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Giorgio Signorile

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  1. credo proprio di si. Perchè è un silenzio falso, costruito artificialmente, che in natura non esiste. Sai quei cd tremendi dove c'è ad es. l'aria sulla 4 corda con le cascate e l'acqua e gli uccellini in sottofondo? Ecco, la realtà (forse anche del compositore) è più vicina a quell'idea, cioè ad essere vivo e a lavorare nell'ambiente che non in una camera iperbarica. Poi nell'ascolto non so, non dico di registrare all'aperto...ma c'è gente stressata dal rumorino delle dita sulle corde, dal respiro, dalla manica che frega sulla cassa, cioè dalla vita dello strumentista e dello strumento
  2. Cioè la capacità di adeguarci al mondo intorno detto in parole povere?
  3. Bravo Cristiano! pensa che parlavo di una cosa simile durante un corso quest'estate, riferendomi all'ansia di tanti chitarristi di avere strumenti che sparassero,dimenticando altre peculiarità dello strumento. Ora, qui non parliamo di costruzione di chitarre ma di suono prodotto dall'esecutore, di quella caratteristica dinamica che rende unico il nostro strumento. Non so se il mondo esterno influenza anche la nostra "dinamica", sicuramente non la favorisce: a volte mi rendo conto che sto suonando forte, quando faccio ascoltare un brano in classe, perchè lo voglio inconsciamente rendere piacevole ed accettabile da chi lo ascolta, quasi pensando che se lo suono come va suonato non possa esserlo...è una malattia? nel mondo d'oggi non brillano le mezze misure, i pastelli, i colori tenui, è tutto esasperato, il rumore di fondo è esagerato, sempre, anche quando non ce ne accorgiamo, è lì, presente. Durante i corsi estivi in montagna, quando suoniamo fra i boschi, sai che ci sono ragazzi che sono quasi intimoriti del silenzio, perchè ogni suono prodotto è l'unico suono, c'è solo quello, e sembra che se lo sbagli, lo fai troppo forte, si rompe qualcosa, la magia, l'atmosfera. E allora credo onestamente di dirti, si, siamo influenzati dall'esterno, ma la scommessa di un bravo musicista è far accettare la propria idea non solo di musica ma di suono, e rendere evidente questo discorso nell'insegnamento. Mi sono allargato?, bò, ciao!
  4. sei tremendo ma è vero, è una frase che anch'io pronuncio almeno tre volte al dì, a proposito di un numero esagerato di autori. Faccio ammenda. In effetti allo scopo di cui sopra si cimentò con ardore anche Carulli, compilando un metodo che permetteva finalmente al popolo di strimpellatori di fare qualche passo in più verso la Musica oltre che limitarsi ad accompagnare. Giuliani certamente portò il virtuosismo chitarristico a vette notevoli, ma la sua naura "melodica"-senza svilire il termine- forse fu un pò castrante allo sviluppo di una scuola, di uno stile, rimanendo sempre nella scia di un chitarrismo piacevole, godibile, forse musicalmenteun pò essenziale... Sor. Lì si mi sembra ci sia davvero un momento forte di cambiamento...
  5. e bè, le limosne della siae sono famose, quasi quanto le porche miserie, anzi sovente coincidono...
  6. Bè viva o morta sta Adelita funziona sempre, quando è ben suonata così, bravo Antonio!
  7. Errore, la composizione con questo titolo non è di Tarrega, ma di Barrios - altrimenti conosciuta come "Una limosna...". dralig Mazza Angelo, questa è bellissima, direi quasi uno studio di virtuosità e trascendenza
  8. Una soddisfazione per entrambi. Ve lo meritate, complimenti!
  9. aiuto, help me, non lasciatemi esposto al pubblico ludibrio...delete me please
  10. aiuto, help me, non lasciatemi esposto al pubblico ludibrio...delete me please
  11. non riesco ad inserirlo toglietelo pure....riprovo domani...
  12. Un brano semplice e pacato scritto per chitarra sola ma che ho arrangiato per il corso estivo Montagna in Musica...niente di stratosferico ma mi piace per l'ambiente sereno che lo circonda e per i bei ricordi che evoca. youtube.com/watch?v=-apagBmUjOQ
  13. Credo che, visto anche che sei caldo di studi, completare il ciclo col II livello sia per te la cosa migliore. Tutto il resto verrà di conseguenza, ma così la tua laurea (e la tua esperienza) è monca. Dai, due anni...
  14. bè, come minimo credo esistano anche composizioni per altri strumenti ...semmai il pianoforte è un buon "tavolo da lavoro", su cui studiare, analizzare, scrivere...ci puoi fare di tutto, anche le riduzioni per orchestra, ecco perchè si studia (a parte farci le canzoni di Venditti... )
  15. Un bel riconoscimento Angelo, complimenti! (viaggetto tutti assieme a Ithaca offerto dal premiato?)
  16. http://www.cristianoporqueddu.it/forumchitarraclassica/viewtopic.php?t=4862
  17. secondo te? a me si, a te credo di no, visto che parli di "alti"Comunque comprala e fanne buon uso, ciao!
  18. avessi guardato il mio avatar....sotto al mento appoggia proprio la chitarra in questione. Se però al posto di acuti usi il termine alti non ci siamo, il lessico corretto è la prima cosa. E poi va bè che è un forum di chitarra ma anche la grammatica a le sue regole....e poi sì, la Ferrarotti mod.2bis è la mia amata chitarra, dal 1969...
  19. uhm credo che tu sia all'inizio dello studio vero? cioè anche come scuola normale, grammatica.... Comunque, se te la puoi permettere senza problemi ok, ma sappi che all'inizio anche una Ferrarotti 2bis è un'ottimo strumento.
  20. C'è di peggio...il dolcetto quest'anno è probabilmente peggiore di quello dell'altr'anno, questo sì è drammatico
  21. Tra l'altro Coste ha la prima responsabilità dell'aver operato una scelta tra gli studi di Sor, estrapolandone una serie....che anni e anni dopo, con più o meno opportune revisioni, (Segovia in primis) diventerà "i 20 Studi di Sor da portare al V e all'VIII"...
  22. perchè? è musica bellissima
  23. Povero Coste!è vero che sovente viene relegato in un ruolo che non gli appartiene, uno studio, due pezzettini per compendiare il programma...ma non da tutti i colleghi voglio sperare! E' un compositore che ritengo incarni il gusto francese più di ogni altro. I suoi brani, siano essi studi che composizioni di diverso respiro, sono molto piacevoli da suonare, soddisfano l'orecchio, c'è melodia, polifonia, (senza esagerare), e un gusto salottiero tipico di tutta la sua produzione. Nello specifico, l'op 38 forse è il punto compositivo più elevato, almeno tecnicamente. Gli studi sono tutti impegnativi da studiare, sia per l'allievo che l'insegnante -sarà per quello che a volte viene un pò accantonato-. Per l'insegnante dico perchè c'è una ricerca melodica interna alle frasi che bisogna lavorare con appropriate diteggiature, c'è un fraseggio a volte molto difficile tecnicamente, e soprattutto c'è da titrar fuori il gusto per il bello, specchiarsi in un ambiente forse un pò decadente ma interessante da scoprire. Ascolta se puoi La source du Lyson, a mio giudizio la sua opera più significativa. In che periodo di studio inserire l'op 38? dipenda dal livello, dalle scelte metodologiche...c'è abbastanza diversità tecnica tra uno studio e l'altro, i primi 3, 4 si possono proporre anche dopo tre anni di studio "normale" gli altri costituiscono un bel bagaglio tecnico-interpretativo per il V e anche dopo... Ci sono tante revisioni di quest'opera, io ho una vecchia Berben di Gilardino (1969) che mi ha dato interessanti spunti di soluzioni di diteggiatura (forse dopo quell'edizione Gilardino ha cambiato qualcosa...ma non ricordo, forse mi confondo...)
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