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Marcello Rivelli

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Tutti i contenuti di Marcello Rivelli

  1. Carissimo Giorgio..ti faccio "eco".. Mi piacciono le composizioni che "solo" a guardarle" ti invitano a suonarLe..ma questo lo ha già detto benissimo S. Dodgson alla prefazione del primo volume degli studi..ed è sempre stato ciò che mi ha attirato istintivamente nella musica del Magister..anche se poi una volta superata la barriera della finta...semplicità della scrittura si scoprono mondi....che fanno "suonare" la chitarra come pochi sanno fare nelle sue mille ragnatele... uno dei limiti dei compositori "normali" a mio modesto parere riguarda proprio il soffermarsi (direi piuttosto il "cascare nel tranello") sulla apparente semplicità della scrittura che appare (o può apparire) ma.. una volta preso lo strumento si svelano misteri che...pochi sanno creare... non è forse vero che scrivere per chitarra è una delle cose più difficile per un compositore...? p.s. non è un complimento gratuito..ma una semplice...costatazione (e il Magister sa.. benissimo che è cosi...) non devo dirlo certo io.. con simpatia m
  2. Potresti iniziare dal testo curato da Diana Poulton, The Collected Lute Music of John Dowland, Faber Music Limited London, che contiene le musiche sia in notazione moderna che in intavolatura, mentre per le composizioni non solo liutistiche, sicuramente le raccolte di Song...magnifiche... vi sono anche delle trascrizioni per voce e chitarra a cura di David Nadal per la Dover in due volumi, dei quattro libri di song, oppure se ricordo bene anche la Berben ha in catalogo dei volumi trascritti per chitarra curati da John Duarte, se non vado errato.. , divisi in vari volumi, danze, fantasie..ecc.. per le notizie biografiche potresti partire dal Deumm-Utet.. m
  3. In verità mi piacciono molto gli studi di Bettinelli... ma passo sempre prima da Apivor proprio per la sua "semplicità"...è più didascalico e credo (penso) che all'inizio aiuti ad un allievo (a totale digiuno di certe "cose") a capirne alcune (almeno a me succede cosi)... quello che mi interessa è iniziare a spiegare come si usa la tecnica seriale e mi sembra efficace il testo con gli studi annessi...poi, ovviamente la musica supera (deve superare ) le regole ma onestamente non mi sembra così..pessimo.. c'è molto di peggio in...giro... poi c'è sempre Henze che insegna a usare la dodecafonia libera...e ad abbandonare la scuola di Darmstadt... ma bisogna pur sempre "iniziare" da qualcosa... mr Io penso che sia meglio iniziare dalla scrittura classica, ma, naturalmente, ogni opinione è sempre relativa. Veramente, Maurizio, temo ci sia un pò di confusione, non ho detto che parto da Bettinelli o da Apivor..magari..! (se rileggi tutte le risposte dall'inizio..) la frase : <> era la conclusione degli altri post.. si parlava di Sagreras e ho detto semplicemente che è "poco" classico, appunto, per i miei gusti, (fermo restando il fatto che generazioni di chitarristi lo abbiano usato e lo usano ma credo forse solo per una praticità mista a pigrizia più che per una vera scelta di "vita".." basta fare come la pubblicità, meglio cambiare,no? ...) e che invece preferisco Carulli, Sor e altri.."subito", dopo aver impostato un minimo di esercizi costruiti su misura e poi, dato che abbondano gli studi come forma didattica per avvicinarsi al linguaggio musicale dei vari periodi, vedi Carulli, Sor, Giuliani, Aguado, Coste, Regondi...ecc..arrivo a Dodgson, Bettinelli... (in attesa di fare le musiche di costoro, vedi le "Lingue chitarristiche" di Gilardino di cui parlava in un articolo del Fronimo di qualche anno fa..) ma nel frattempo, "dicevo", utilizzo per le escursioni nei linguaggi più moderni opere come Smith Brindle-Guitarcosmos in tre volumi, (cosa questa, possibile alla maniera di Bartok per i pianisti) di iniziarlo da subito e Apivor (che invece ho detto "non da..subito" , che ribadisco, è uno dei pochi libri (se non l'unico) che introduce con degli studi il linguaggio seriale..che poi questi siano elevati o meno..di questo si discuteva piacevolmente con il magister, per me è secondario in quella fase, perchè mi interessa far capire ad un allievo come si costruisce una serie.."scolasticamente" e come deve iniziare a..comprendere..questa scrittura.. fase in cui di solito il 90% dei chitarristi stravede per Rodrigo e affini e allora..non mi dispiace se inizia a capire che esiste anche Takemitsu, Henze e...altri..ma dato che le opere di costoro non sono certo abbordabili, un "semplice" studio penso si possa fare, (e la mia esperienza diretta me lo conferma)..dimentichi che il 90% degli allievi il primo pezzo che vorrebbe e tenta di suonare è Asturias?..allora perchè non Smith Brindle.. la risposta di dralig era un "tantino" più in là...e mi "punzecchiava" sulle mie manie che conosce benissimo di "amare" un certo tipo di musica..e sul compositore che Lui conosce benissimo ma io dato che non ho avuto il piacere di avere (come tutti noi) il lavoro che M.Castelnuovo Tedesco doveva completare ahimè.., vedi gli appunti, preludi e studi dove negli ultimi quaderni doveva anche trattare questi "argomenti"..mi sono semplicemente "attrezzato"..e ho trovato Smith Brindle e Apivor..che ti assicuro...trovo più interessante..di Sagreras..con tutto il rispetto..mentre con Carulli e Sor risolvo tutti i problemi di Sagreras molto più piacevolmente..potendo parlare di frasi "classiche", cadenze, dominanti, accordi alterati ecc...ecc...cosa che mi interessa di più che fare solo della tecnica..meccanica..e ammirare se un dito si muove in un certo modo...(ovvio che sono cose importanti, ma forse ad un allievo alle prime armi, interessano meno..) ma ripeto, come ho detto nel primo post...(leggete sempre tutto, quando si risponde...è facile distorcere il senso delle cose...con questi mezzi...indiretti, "retrogradi inversi" appunto ..) se si risponde leggendo un solo post... e comunque è solo la mia opinione..di un semplice musicista (meno chitarrista).. e che poi la differenza..la fa l'insegnante, non tanto il libro..perchè spesso il metodo non è un.."metodo"..ma..altro.. io uso spesso il Pujol per esempio, ma dico ai mie allievi non leggete cosa c'è scritto ma solo le.."Note musicali"... adesso dovrei dire altre cose ma mi fermo altrimenti temo di dover usare altre duemila parole e annoiare qualcuno... (ignorate quest'ultima parte..) con simpatia marcello
  4. In verità mi piacciono molto gli studi di Bettinelli... ma passo sempre prima da Apivor proprio per la sua "semplicità"...è più didascalico e credo (penso) che all'inizio aiuti ad un allievo(a totale digiuno di certe "cose") a capirne alcune (almeno a me succede cosi)... quello che mi interessa è iniziare a spiegare come si usa la tecnica seriale e mi sembra efficace il testo con gli studi annessi...poi, ovviamente la musica supera (deve superare ) le regole ma onestamente non mi sembra così..pessimo.. c'è molto di peggio in...giro... poi c'è sempre Henze che insegna a usare la dodecafonia libera...e ad abbandonare la scuola di Darmstadt... ma bisogna pur sempre "iniziare" da qualcosa... mr
  5. e c'è più novecento in quelle semplici corde a vuoto che in tutto il ciclo sagreras il guitarcosmos è una lacuna che devo aasolutamente colmare... E' un'opera interessante, a mio modesto parere, perchè si può inserire da...quasi subito, ed è uno dei pochi libri "didattici" composto da studi progressivi in tre volumi, tra cui si trovano anche omaggi a Webern e Schonberg e un pò tutto ciò che può interessare dal punto di vista squisitamente musicale, imitazioni, canoni, studi di tecnica, e vari linguaggi e per chi ama le opere didattiche più spinte, sempre per quel discorso di avvicinare quanto possibile tramite studi ai vari linguaggi, mi piace e uso da tempo il libro per introdurre alla serialità, di Denis Apivor: An introduction to serial composition for guitarist with ten pieces for solo guitar ed. Musical New Services Ltd. ovviamente questo non per le prime "armi" ma... mr
  6. Personalmente ho eliminato le lezioni di Sagreras tanti e tanti anni fa... mi piace pensare che un allievo possa imparare-assimilare durante l'apprendistato tecnico della chitarra, contemporaneamente, anche e soprattutto il linguaggio musicale, la forma, elementi di armonia tonale, modale ecc... immagino di insegnare a "rovescio", dalla musica verso..la chitarra..anche se è una semplice scala deve diventare..musica, per questo ho quasi subito tolto le lezioni di Sagreras perchè non trovavo queste cose e perchè gli esercizi tecnici preferisco scriverli e "cucirli" su misura per i mie allievi ... mentre il linguaggio "formale"..è la cosa a cui sto più attento per sviluppare una certa logica musicale, per questo trovo molto più utile per esempio gli studi di Carulli dal metodo o l'opera 44 di Sor che almeno sono delle miniature che contengono musica, e vi si trovano tutti quegli ingredienti che ritengo indispensabili come cadenze, accordi particolari, modulazioni scolastiche e...altre cose raffinate, che personalmente non trovo nelle lezioni di Sagreras, dato lo stile che utilizza. Per quanto riguarda gli altri "sistemi"..mi sono sempre trovato bene con il Guitarcosmos di R. Smith Brindle....e da li il passo verso i vari linguaggi...non è poi cosi lontano... mi piace insegnare la chitarra..."sempre dalla musica"...e possibilmente dal primo giorno..anche solo con delle corde a vuoto e poche figure ritmiche (semiminime e crome) e costruire con poche note, ad esempio una semplice scala pentafonica, (con due sole dita della sinistra) raggiunta solo dopo due lezioni, melodie, insieme agli allievi e...fargli prendere coscienza di cosa stanno facendo e..Sagreras..onestamente...non mi aiuta...in queste cose, ma è un mio parere...ovviamente... pensate a Bach con il "pianoforte"...in pratica esiste un percorso di sue musiche che va dal primo anno al raggiungimento dell' arte assoluta...ecco...questo mi piacerebbe fosse il metodo che un giorno scriverò.... forse se raccolgo tutti i fogli che stampo ogni giono tra sibelius e finale magari....e per ogni allievo che incontro a scuola con le sue caratteristiche così..diverse... in effetti non riesco ancora a trovare un libro adatto ancor oggi per iniziare, (anche se li divoro tutti) che mi soddisfi completamente, nel senso che credo che cosi come insegnare sia un'avventura (diceva una persona che scrive su questo forum in un suo rivelante libro di anni fa) non sempre a lieto fine, cosi riuscire a trovare un testo che sia soddisfacente sotto molti punti di vista sia..estremamente difficoltoso... ma solo la musica per chitarra...funziona per...suonare purchè si abbia l'accortezza di saperla scegliere... e penso che i metodi servano più alla pigrizia di alcuni insegnanti che veramente agli allievi... loro--vogliono la.."Musica"...anche con le corde a vuoto! con simpatia... mr
  7. .. è uno di quei casi in cui si può parlare di altissima specificità di scrittura musicale, nella fattispecie, del pianoforte, in cui la musica è ad altissimo livello ma al momento stesso perfettamente idiomatica al..pianoforte... probabilmente la sua ricerca musicale ha trovato nel pianoforte (ovviamente) il giusto mezzo di espansione verso la musica.. trascendendo il pianoforte e non facendone un limite... non necessariamente, credo un compositore debba trovarsi a suo agio in tutto, ad esempio nelle sinfonie come..Mahler..ma questo ovviamente non vuol dire che una ballata di Chopin sia "inferiore" di contenuto musicale... mi viene da pensare agli studi di Gilardino ( e non solo ma nello specifico bastano e avanzano..) dove...questo "limite" della scrittura della chitarra viene "appunto" superato e trasceso senza incappare nella trappola della scrittura chitarristica...(leggasi chitarristi-compositori) puntando alla..musica..e facendone uscire vincitrice "anche" la..chitarra... ecco..possiamo fare una colpa a Chopin di aver "rivoluzionato" la scrittura pianistica (vedi Field, i notturni..) e non aver curato magari la musica da camera e/o sinfonica...? ... p.s. pensiamo agli studi di Sor..(con i dovuti paragoni) non sono dei capolavori di scrittura musicale-chitarristica? mr
  8. Ci sono altri concerti per chitarra e orchestra del Novecento che fanno uso della celesta? Anche se non si può parlare di una "vera" parte, si trova anche nell'organico del Concertino di A. Tansman, in particolare in pochissime battute del terzo tempo "Intermezzo"...se ricordo bene addirittura non oltre due misure... mr
  9. se usi una cuffia... scoprirai che c'è (ma si sente anche senza)... è sempre quel discorso di prima, ho trattato il bicordo come un "unico" suono senza disturbare la melodia e sopratutto con un timbro diverso..scuro sopra e chiaro nel bicordo..facci caso... semplicemente non è.."pestato"... è sullo "sfondo".. invece se cerchi bene ho cambiato una nota...in un punto... che a me piaceva di più cosi e che un grandissimo amico la suonava (la suona) cosi e io gli ho rubato l'idea... non si fa..lo sò..ma a volte...il cuore supera..la ragione e... ... buon lavoro m p.s. per altre curiosità dovrai attendere perchè questa mattina inizia il mio corso..e temo che per almeno 12 gg... sarà difficile rispondere..subito..tranne le notti "bianche".. a presto..
  10. sisi..ci sono autori come Mozzani appunto e lo stesso Terzi e la De Rogatis che nella loro musica (e anche alcuni studi di Gangi devo dire) che hanno e conservano quella magia "pulita"/"intaccabile" dei ..tempi andati, espressione sincera..che oggi ovviamente non si potrebbe più...scrivere...senza quella...innocenza... m
  11. Beh..in verità la linea del basso ha dei bicordi: re-fa# /do-mi /la do (curioso che il secondo bicordo il mi, sia "legato" al la superiore e non insieme al basso do, che sia stato un problema del copista? ..) che lasciano comunque "libertà" di azione per rendere espressiva la linea superiore... puoi provare a "pesare" la linea superiore con un leggero attacco del polso (come se usassi un archetto da violoncellista) mentre per i bicordi una semplice articolazione di sole dita.. il resto della magia è nel... timbro.... vedi l'incisione che conosci... scherzo! ma è molto importante l'impostazione della mano per ottenere quei suoni...che forse intuisco tu voglia ottenere... buona musica... m
  12. vero vero. Ciao Giulio, quanto tempo.. hai "rischiato" di farti un giro in Molise.. da noi.. quest'anno ma non salterà il prossimo anno/corso...(se non prima) salvo tuoi impegni..e ovviamente con qualche brano del Magister... ... a presto.. marcello
  13. ad ulteriore riprova di chi ha "stravolto il sistema tonale ma sapeva scrivere benissimo in "altri" stili..( e conosceva benissimo,soprattutto) http://www.schoenberg.at/9_webradio/jukebox/Keyboard%20Music.htm provare il primo dei Drei_Klavierstuecke_1 nula da invidiare a..Brahms o Schumann...che ne dite? molti a cui le faccio ascoltare non credono al primo ascolto che sia Schonberg..!! curioso no? m
  14. Discorso affascinante e decisamente complesso... che si intreccia con il tema dell'educazione musicale in Italia... (nota dolente).. Penso spesso, facendo un parallelo con la "tecnica-musicale" dello strumento che in sintesi è la stessa cosa quando un allievo, a volte anche dotato dal punto di vista " digitale"... spesso deve "faticare" ad acquisire quel "tessuto" musicale che ad esempio riguarda la musica di Giuliani, Sor..ecc... voglio dire, assistiamo spesso ad allievi che iniziano a studiare la chitarra "classica" senza a volte possedere un buon background musicale "colto", inteso e riferito alla conoscenza della musica dei relativi periodi storici dei nostri chitarristi compositori, ma spesso a chitarristi che suonano un pezzo di Piazzolla, uno di Paco de Lucia e uno, non sò, dei Beatles..(quando siamo ad alti livelli, altrimetni sostituite con altro)..e dicono che Sor è brutto o hanno magari difficoltà nel suonare la musica di Henze (una su tutte?!)... ora, venendo alla composizione, sembrerebbe naturale, cosi come nel percorso di studi della chitarra si cerca di toccare una varietà di stili e periodi storici, doverlo fare anche con la composizione, e come spesso, con la chitarra si parte dal "centro"...(almeno io, preferisco fare cosi) cioè dal sistema tonale e cioè Sor, Giuliani, Carulli ecc.. e poi allargandosi pian piano verso gli estremi, e nella musica antica e nella musica moderna e.. contemporanea (si può ancora dire così? ... certo, oggi come oggi forse, non bisogna dimenticare che Mozart non aveva tutti i problemi che abbiamo avuto e abbiamo oggi dopo quel grande periodo storico-musicale che chiamiamo "novecento" e con quella miriade di stili e innovazioni nei linguaggi.. ma a ragion di più forse.. un allievo di composizione, di chitarra (chiunque, a questo punto si occupi di musica) deve poter sondare questi abissi per poter trovare o meglio "costruire" il suo linguaggio "personale" sia esso compositore o interprete (ma non solo, come spesso avviene "esecutore")..che poi dovrebbe essere uno degli obiettivi principali, pena la condanna ad essere un buon artigiano che ri-costruisce "copie" autentiche.. (il che da un punto di vista didattico non è neanche una cosa facile e inutile tra l'altro).. il discorso è decisamente complesso, io personalmente ho assistito spesso, curisosando, ai nuovi "corsi" apparentemente affascinanti dei conservatorie/o università in cui sembrano essere piovuti dal cielo tanti bei seminari in dieci giorni che promettono di diventare dei conoscitori delle varie "tecniche" e dei compositori originali!!! e... ma onestamente mi rimangano dei forti dubbi quando a questi "colleghi" o studenti chiedo di dirmi quale è il controsoggetto della fuga X di bach e o cose simili... sarò un nostalgico..ma il mio "sudore" sul contrappunto e l'armonia tradizionale mi è tanto servito (e mi serve) a farmi studiare e (capire) suonare brani di una certa complessità seppur apparentemente scritti in modi e tecniche diverse... oggi sicuramente assistiamo a una bellissima possibilità di poter assistere e ascoltare a una miriade di linguaggi e questa è sicuramente una cosa bellissima, ma come per la chitarra, quando ascolto una persona che mi suona un brano di Giuliani come fosse un pezzo di Paco de Lucia..questo onestamente non mi trova molto d'accordo cosi come un brano di un compositore X si spaccia per una nuova creazione non avendo nessun fondamento o...contenuto formale o altro e penso che questo c'entri anche con la conoscenza o meglio la "non conoscenza" di questo/questi linguaggi (tonale) a parte l'approccio dei chitarristi che spesso si inseriscono tra il compositore e la musica con la loro "presunta" originalità..pensando che la loro personalità" sia superiore al contenuto del brano in questione invece che usarla per..scandagliare gli abissi del brano-musica in questione e usare quindi la propria personalità per questo fine e non per.. altro cosi forse la conoscenza approfondita dei linguaggi compositivi e quindi ben venga anche quello tonale, non fosse altro che tantissima musica è stata scritta ed è scritta con questo linguaggio, sia sicuramente uno degli obiettivi da perseguire per ogni buon musicista...cercando poi altri "lidi" se la propria natura lo esige.. scusate l'uscita di "strada".. ma spesso rifletto su questo problema simile (compositore/interprete) quando un ragazzo di 13 anni accende la televisione e sente quel che sappiamo e dice di amare la chitarra "classica" o vorrebe scrivere! ma non conosce un solo brano della (nostra) letteratura...! ecco..non sarebbe più facile se la nostra colonna sonora non fosse quella che i grandi network chiamano musica "moderna" e uno dei nostri ministri in una intervista alla domanda quale fosse il più importante evento di musica in Italia ha risposto il Festival di Sanremo! ... e basta! ecco... chi educherà ai linguaggi di cui sopra...? p.s. in questi giorni sto suonando la Fantasia-sonata di Manen, la Royal Winter Music di Henze e la Sonata n. 1 di Gilardino e mi immagino il pubblico educato da questa "massa sonora"...sentire questi brani che a me sembrano ancora la musica più moderna che sia stata scritta..nel panorama che abbiamo e sentiamo.... .. ovvio è una provocazione ma..girando per programmi di concerti non è poi cosi falso... concludendo.. insegnare uno strumento e sicuramente difficile ma probabilmente insegnare a comporre..(la composizione) temo sia davvero difficile se non si conoscono tante ma tantissime cose..tra cui il sistema tonale....e noi aspettiamo che la "scuola" arrivi a..Guliani! ...e smentisca che il festivaldi sanremo sia la musca "contemporanea" colta.. non mi linciate..! m
  15. ti consiglio di rivolgerti al CSA (ex provveditorato agli studi) della tua provincia, dove hai intenzione di presentare la domanda, per eventuali chiarimenti...cmq. il modulo è uno, dove indichi i vari insegnamenti che chiedi, nello specifico lo strumento musicale e l'ex educazione musicale (musica nelle scuole secondarie di I e II grado ).. leggi attentamente il decreto vi è specificato tutto, comunque fatti anche un giro sui vari siti che si occupano della materia... senza voler fare pubblicità gratuità..dai un'occhiata a questi, anche per..il futuro... http://www.comusica.name/news.htm http://www.edscuola.it/ http://www.pubblica.istruzione.it/ http://www.unams.it/.. ecc.... marcello
  16. Qundi mi pare che questo articolo si riferisca ai concerti fatti in complessi musicali, ma poi dovrebbe esserci anche un'altro articolo per indicare la valutazione dei titoli dei concerti da solista, invece non c'è! La dicitura: mi pare un pò ambigua! Ci sarebbero anche altre cose poco chiare, almeno per me! Ragazzi, al sindacato ci sono i burocrati, però alcune cose non le sanno nemmeno loro, pertanto spero che qualcuno che già ci è passato o qualcuno più pratico che si trovi nella stessa situazione possa darci buoni consigli buona giornata a tutti rudimental La "materia" è abbastanza complessa e in continua evoluzione ma in sintesi, provo a fare un pò di chiarezza. Le graduatorie che erano uscite pochi mesi fa erano per chi aveva particolari requisiti e sono definite ad esaurimento, nel senso che hanno una priorità rispetto alle successive. Le attuali danno la possibilità di poter essere inseriti nelle "graduatorie di circolo e di istituto" per il prossimo biennio. Le "fasce" sono riferite al possesso di particolari requisiti che vanno, come nel caso della I fascia , al possesso della abilitazione e all'inserimento precedente avvenuto negli anni precedenti, quindi da una lettura veloce, l'unica possibilità per i nuovi diplomati è l'inserimento nella II fascia se in possesso di abilitazione, mentre nella III fascia per tutti coloro in possesso del "solo" titolo di studio (vedi diploma di Conservatorio).... Per quanto riguarda la tabella di valutazione dei titoli artistici, solitamente viene considerato come concerto solista la voce "A" della tabella TITOLI ARTISTICI III dove recita: Attività concertistica solistica, in complessi di musica da camera (dal duo in poi) per lo stesso strumento cui si riferisce la graduatoria... e cosi anche i duo, trio.. fino all'all'attività cameristica, per gli orchestrali vi è una voce specifica che riguarda l'attività annuale, in sostanza se uno fa un concerto dignitoso e lo attesta prende un minimo di punti 1... così per le altre voci..se per adesso può bastare.. mi fermo qui..eventualmente ci..risentiamo marc
  17. Ogni diteggiatura è sempre frutto ( almeno dovrebbe esserlo, ma ovvio che nel caso di Ghiglia non si discute) di una "visione" e di un'idea di "suono" a cui tendere, quello che può sembrare strano a "prima vista" potrebbe rivelarsi interessante e totalmente coerente e logico nel contesto generale. Probabilmente, lo scegliere determinate diteggiature fa parte di scelte estetiche che l'interprete cerca e vuole realizzare e non necessariamente devono essere "facili" se questo va a discapito di aspetti timbrici o altro... (che poi bisogna vedere se sono difficili per Lui .. ) comunque in ultima analisi dipende dal tipo di approccio "strumentale" che ha in mente il revisore, cioè a che tipologia di strumento "avvicinarsi".. del tipo violinistica (la diteggiatura), cembalistica, liutistica ecc.... e nel caso della 995 credo sia esplicito il riferimento alla versione per violoncello (nel caso di Ghiglia) ricercando sonorità più pastose anche tipiche della scuola segoviana, non dimenticare la data della revisione...anche.. può essere contestata certo, ma ti assicuro che contiene una "visione" ben precisa.. e si sente suonandola... poi ne esistono tante ma la migliore è sempre la "nostra" ... (o almeno dovrebbe esserlo)... m Ok la ricerca del suono ma se poi si sacrifica il fraseggio? Per quanto mi riguarda si perde la fluidità, specialmente nel "presto" del Preludio ,che poi in realta è una Fuga. Di solito faccio lavorare sull'edizione di R. Chiesa dell'opera integrale per liuto come "approccio" sia iniziale che meno problematico a .. Bach, appunto per quello che dici.. ma volevo solo dire che ovviamente il problema diteggiatura è appunto molto delicato, comunque è sempre bene dare una occhiatina a più versioni se non si vuole o non si ha giustamente il tempo di farlo da soli...al fine di trovare quella più consona alle proprie sia caratteristiche che gusti... buon lavoro.. m
  18. Ogni diteggiatura è sempre frutto ( almeno dovrebbe esserlo, ma ovvio che nel caso di Ghiglia non si discute) di una "visione" e di un'idea di "suono" a cui tendere, quello che può sembrare strano a "prima vista" potrebbe rivelarsi interessante e totalmente coerente e logico nel contesto generale. Probabilmente, lo scegliere determinate diteggiature fa parte di scelte estetiche che l'interprete cerca e vuole realizzare e non necessariamente devono essere "facili" se questo va a discapito di aspetti timbrici o altro... (che poi bisogna vedere se sono difficili per Lui .. ) comunque in ultima analisi dipende dal tipo di approccio "strumentale" che ha in mente il revisore, cioè a che tipologia di strumento "avvicinarsi".. del tipo violinistica (la diteggiatura), cembalistica, liutistica ecc.... e nel caso della 995 credo sia esplicito il riferimento alla versione per violoncello (nel caso di Ghiglia) ricercando sonorità più pastose anche tipiche della scuola segoviana, non dimenticare la data della revisione...anche.. può essere contestata certo, ma ti assicuro che contiene una "visione" ben precisa.. e si sente suonandola... poi ne esistono tante ma la migliore è sempre la "nostra" ... (o almeno dovrebbe esserlo)... m
  19. Verissimo.. una delle cause (a parte ovviamente la propria musicalità innata) è il debole studio di discipline come l'armonia e il contrappunto (tralasciando invece il solfeggio "parlato" che tanto è amato in Italia!! a discapito di quello cantato, molto più..utile) che andrebbero sicuramente fatte in dose più.. massicce...da... "subito"..senza permettere alle dita di correre più veloci del... pensiero e scoprire a posteriori di non riconoscere ad esempio una settima di terza specia a.."orecchio".. perchè non esistono discipline ad esempio come "armonizzare melodie in modo estemporaneo" con il nostro strumento e/o allenarsi a creare un semplice contrappunto a due voci, magari di sola prima e seconda specie..invece di perder tempo (con l'illusione di fare del solfeggio ritmico! o almeno così viene camuffato) a sciorinare elenchi e filastrocche di note a velocità supersoniche senza neanche rendersi conto a che scala eventualmente appartengono?... concordo in massima parte...conoscendo però la dedizione di alcuni musicisti all'arte dell'interpretazione, mi chiedo quanto di quello a cui accenni possa giovare all'interprete professionista...credo sia invece essenziale per la formazione musicale di base Si non si discute, a volte mi faccio prendere la "mano" ..intendo solo dare un significato a ciò che l'interprete "sente" e "percepisce" .. la mia provocazione era rivolta soprattutto al livello base.. appunto... marcello
  20. Verissimo.. una delle cause (a parte ovviamente la propria musicalità innata) è il debole studio di discipline come l'armonia e il contrappunto (tralasciando invece il solfeggio "parlato" che tanto è amato in Italia!! a discapito di quello cantato, molto più..utile) che andrebbero sicuramente fatte in dose più.. massicce...da... "subito"..senza permettere alle dita di correre più veloci del... pensiero e scoprire a posteriori di non riconoscere ad esempio una settima di terza specia a.."orecchio".. perchè non esistono discipline ad esempio come "armonizzare melodie in modo estemporaneo" con il nostro strumento e/o allenarsi a creare un semplice contrappunto a due voci, magari di sola prima e seconda specie..invece di perder tempo (con l'illusione di fare del solfeggio ritmico! o almeno così viene camuffato) a sciorinare elenchi e filastrocche di note a velocità supersoniche senza neanche rendersi conto a che scala eventualmente appartengono?... non posso non pensare che una volta "tecnica" era essere in grado di... "improvvisare" una fuga"..(Bach su tutti, ma quanti "minori" praticavano ciò?) ci siamo persi qualcosa per strada? in nome dell'alta specializzazione? curiosità... m
  21. Se scrivi e stampi per il fabbisogno personale, Flexitme va benissimo, ma se lavori per l'editoria, scòrdatelo: l'inserimento delle note devi farlo da tastiera pc o da mouse, altrimenti ti occorrerà più tempo per l'editing che per scrivere tutto a nuovo. ag Si mi riferivo solo alla velocità di realizzare e catturare idee estemporanee, alla stregua di software come i sequencer, improvvisando quasi, certo per l'editoria hai perfettamente ragione..non si "scappa".. m
  22. Grazie Maestro per la puntuale risposta, si in effetti se penso alla mia "brutta copia" a.. matita .. comunque davvero interessante. Per Sibelius si, è come dici, ho avuto questa sensazione di fare di tutto in "pochissimo " tempo ma in effetti l'allenamento sofferto su Finale è sicuramente servito. Una cosa simpaticissima che non usavo in Finale (ma che ooviamente esite anche se in modo molto diverso) è la funzione "Flexitime" di Sibelius che davvero mi ha strabiliato, in pratica la possibilità di suonare con una tastiera e adattare il tempo senza rovinare la quantizzazione della scrittura... comodo, molto comodo e veloce per i pianisti/cmpositori.. marcello
  23. Sono rimasto piacevolmente colpito dalla lettura del testo di L. Ferrero che a suo tempo Fabio segnalo in un topic su questo forum.. Incredibile! sapevo e immaginavo che esistevano oscuri meandri tra pollici, punti, cm, pica..e tutte le varie unità di misura che si utilizzano.. (tra l'altro io uso in Finale l'altrettanto oscura unità di misura in EVPUs trovandomi benissimo) ma sono rimasto impressionato dalla cura maniacale del posizionament di cose che apparentemente sembravano più o meno casuali (seppur intuivo che certo non si inserissero cosi..) tra l'altro mi ha talmente incuriosito che ho iniziato a vedere alcune cose con occhi nuovi.. (certo senza perdersi nell'estetica dell'oggetto grafico) e dimenticando cosa si sta facendo davvero, anche perchè spesso le mie umili cose nascono quasi sempre con la matita e pentagramma a meno che abbia il mio amato portatile dietro...non per altro ma solletica il mio orecchio immaginare la musica senza ascoltare i suoni..(deformazione degli studi di armonia e contrappunto).. comuque interessante davvero, ha provocato due reazioni, una la curiosità di trovare altri libri del genere (immagino non in italiano) ma in inglese conoscete altri testi? e l'altra di curiosare anche in Sibelius che devo dire.. (non so in verità quanto sia fondamentale o importante la conoscenza acquisita in Finale prima, ho sempre e solo lavorato con lui dal'inizio dell'avventura della mia scrittura al computer..immagino che sia sicuramente servita) ma Sibelius, devo dire, che mi ha procurato grande.. simpatia istintiva.. è solo una mia sensazione averlo trovato più immediato..?...e per la simbologia chitarristica soprattutto mi è sembrato più immediato...ma non solo, anche le partiture orchestrali ad esempio, le parti estartte automaticamente già pronte ..! nel solo scrivere l partitura direttamente.. marcello
  24. Uno dei luoghi comuni è il pensare (giustamente) che se un buon concertista sappia fare una data cosa saprà anche insegnarla e di conseguenza essere un buon insegnante, appunto, ma non sempre è cosi.. del resto al buon insegnante sapere come è fatto un dato brano, nei minimi particolari è sicuramente una cosa che "non guasta"... in verità sono due strade "parallele" e a volte "disgiunte".. certo è che la conoscenza della musica serve ad entrambi, poi c'è chi ha "naturalezza" nel gesto", vedi i direttori d'orchestra, non "suonano" ma non mi sembra che non sappiano essere dei buon concertisti e soprattutto nel caso dei "veri direttori" saperlo "comunicare" cosa fondamentale a tutte le "forme" di musicista, insegnante, concertista, direttore... ecc.. forse bisognerebbe entrare ancor più nello specifico.. secondo me la domanda posta è.. limitata, nel senso che sarebbe più corretto chiedere se un "concertista" ama insegnare (in senso lato) anche ad un allievo che inizia la sua formazione o preferisce, forse, più spesso comunicare con lui/loro solo a certi livelli e da qui, forse... il caso di delusioni di alcuni (allievi) nell'aver "incrociato" nella propria formazione nel momento sbagliato tale esperienza... dimentichiamo che la professionalità è un requisito obbligatorio e onesto a cui tutti devono giungere ma.. la "magia" del cuore e di saper comunicare... è un dono di pochi.. insegnanti o concertisti.. da qui.. la strada della "fabbrica delle illusioni"..non è tanto lontana... mi viente in mente quando si criticava Maurice Ravel come pianista, confrontandolo "giustamente" ad esempio con le esecuzioni del grande A.B.Michelangeli...ma possiamo dire che Ravel non sapesse come si "suonano" i suoi pezzi...?? .. buona musica... m
  25. Nella raccolta dei 24 Preludi si possono tracciare diversissimi percorsi: da quello della piccola suite costituita da un certo numero di brani ben ordinati (cioè con il giusto equilibrio che deriva dai contrasti) a quello del volo che tende a fare dell'intera serie un brano solo, articolato e insieme unitario. A questo proposito, conviene ascoltare la registrazione di Piera Dadomo (CD Map monografico, dedicato interamente alla musica di Ponce), che realizza ammirevolmente questo difficile obiettivo. dralig Concordo pienamente (se mai c'è ne fosse bisogno dopo l'affermazione autorevole di dralig..) brava Piera! m
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