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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Scelta personale destini e morte


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premetto che è per amor di giustizia nei confronti di quest'uomo, che per me è un Padre, che rispondo a Cristiano, e non risponderò oltre, perchè evidentemente l'unico modo per affermare se stessi in questa discussione è distruggere il pensiero di altri, e questo è l'ultimo mio interesse. E sempre per amor di verità, è un discorso a braccio, le ripetizioni è normale ci siano...

 

Ma tutto è cammino di Dio nella nostra vita. Comunque, non c’è se non questa formula per rendere il nostro cuore moralmente, anche moralmente pronto e sempre capace di soffrire, per quello che Iddio ci ha fatti.

 

Con tutto il rispetto, ancora la storia del fango e delle costole? A quando la lettura di testi di evoluzione della specie?

 

La frase completa è questa: "Ho potuto seguire il vostro cammino nel modo in cui il Signore me lo permette, più limitato e faticoso di prima. Ma tutto è cammino di Dio nella nostra vita. Comunque, non c’è se non questa formula per rendere il nostro cuore moralmente, anche moralmente pronto e sempre capace di soffrire, per quello che Iddio ci ha fatti.".

Qui don Giussani è molto malato, e non può presiedere gli Esercizi Spirituali della Fraternità, ma interviene alla fine in videoconferenza da casa sua, dicendo che quello che gli stava accadendo, soprattutto quello, era cammino di Dio nella sua vita: Lui (da grande cattolico), è cosciente che tutto quello che accade nella vita è volontà di un Altro, è appunto "cammino" di un Altro nella sua vita, e questo è moralità, cioè seguire con gioia la volontà di Dio, sapendo che è per il nostro bene, sia pur non fisico, ma che accresce la coscienza di dipendere da Lui.

 

Ma io, per non prolungare troppo la vostra permanenza lì, oggi dico che c’è una sola cosa che non può sfuggire – non lasciamola cadere nella sua possibilità –: bisogna pregare nel senso letterale del termine, vale a dire, scongiurare Colui a cui apparteniamo perché non ci abbia chiamati invano.

 

Non appartengo a nessun colui (terrificante, il riferimento ad una terza persona che non c'è) e non ho ricevuto alcuna chiamata.

 

Evidentemente qui richiama a non lasciarsi sfuggire il valore della preghiera come domanda a Colui (leggi Cristo) che li ha chiamati li, perchè quello che hanno vissuto non lo lascino cadere.

 

Ogni giorno siamo chiamati, ogni ora siamo chiamati, ogni minuto, ogni istante siamo chiamati.

 

Da chi? A fare cosa? E' retorica. Nessuno che contraddice perchè nessuno da spiegazioni.

Chiamati a fare del bene? Chiamati ad aiutare il prossimo?

E c'è bisogno che qualcuno "chiami" per farlo?

 

Chiamati da Cristo a portargli testimonianza e a non lasciarci schiacciare nella nostra umanità da questo mondo che dice "massù, che problemi ti fai, pensa alle donne e a divertirti...", non lasciarci schiacciare nei nostri desideri ed esigenze umane di Verità, Giustizia, Felicità.

 

E infatti ciò che qualifica l’io, ciò che definisce l’io di fronte a tutti gli altri atteggiamenti umani, ciò che qualifica l’io è proprio la coscienza che è rapporto con l’infinito:

 

Ciò che qualifica l'io non è il rapporto con l'infinito (che significa un bel nulla) ma il rapporto con il terreno e tutto ciò che lo circonda. La qualificazione dell'io non è un gioco di parole ma un modo per sottintendere che una persona vale per quello che fa e per quello che è.[

 

i due punti indicano che il concetto sta per essere espicato in maniera più esaustiva, quindi è monco quello che dici senza quello che segue sotto.

 

Ciò che caratterizza l’uomo è questa dimensione paradossale tra il poco che si è, il pochissimo che si è, il “fusibile” che si è, fra una pochezza che si è e il rapporto costitutivo, un rapporto costitutivo che è rapporto con Dio.

 

Non mi sento ne' poco, ne' pochissimo ne' tantomeno un fusibile. Sono un essere pensante conscio del suo stato di essere vivente destinato a morire e ad essere sostituito da suoi simili ma tutt'altro che una nullità che gravita intorno ad uno strumento di tortura vecchio di millenni.

 

Natura umana, or come,

Se frale in tutto e vile,

Se polve ed ombra sei, tant'alto senti?

Se in parte anco gentile,

Come i più degni tuoi moti e pensieri

Son così di leggeri

Da sì basse cagioni e desti e spenti?

(Giacomo Leopardi)

 

Don Giussani amava Leopardi, la sua vocazione è nata lì, e lui ci ha sempre confidato che la usava come preghiera di ringraziamento dopo la Comunione. Leopardi cerca, cerca incessantemente il nesso tra la nostra natura cagionevole di uomini e quello che noi siamo in grado di pensare, in questo senso noi siamo "autocoscienza del cosmo" (cioè punto in cui il cosmo prende coscienza di se e di ciò che lo circonda): com'è che tu uomo, sei polvere e ombra, eppure "tant'alto senti"? Perchè le tue aspirazioni e i tuoi pensieri sono così leggeri (che tendono alle cose grandi, alte) eppure da "si basse cagioni" sono destati e spenti? Ecco, questa è la domanda, e qui c'è tutto quello che don Giussani dice, ma l'ha scoperto leggendo Leopardi, che non ha fatto il passo di Giussani, ch ha capito che questa domanda è il segno del Sigillo che Dio ha messo nell'uomo, l'ha fatto perchè Lo cerchino: l'uomo è esigenza di infinito, e la ragione umana ha il suo culmine nel sospiro e nel presentimento che questo infinito si manifesti.

 

Io voglio semplicemente dire: preghiamo, preghiamo, perché questo uno lo può fare anche mentre fa qualsiasi altro lavoro.

 

Qualsiasi lavoro si stia facendo, se lo si fa con impegno, è difficile che consenta alla mente di vagare per lidi immaginari.

 

Evidentemente uno prega quando ne ha necessità, quando ne sente il bisogno.

 

È un’intenzione, apre a un’intenzione, come in una giornata piovosa il sole che varchi le nubi, sfondi le nubi e getti la luce, ci faccia gettare la luce su tutto quello che siamo e che facciamo.

 

Dove ho sentito "La materia come trampolino per altra materia?". E' quasi delirio.

 

 

E anche qui, il problema è la tua errata interpretazione: ad aprire ad una intenzione è la preghiera, che getta luce su quello che si sta facendo, perchè rende in quel momento coscienti della Speranza che ha investito la propria vita.

 

Io ho applicato in questi tempi, ho scoperto in questi tempi, con tutto il cuore, commosso, la formula “giaculatoria” si direbbe, la formula più completa che si possa concepire dal punto di vista cristiano: «Vieni Santo Spirito. Vieni per mezzo della Madonna». Veni Sancte Spiritus. Veni per Mariam. Ripetete questa formula tutti i giorni, tutte le ore,

 

Ci vorrebbe una sveglietta per ricordarlo.

 

 

Evidentemente non ci vuole una sveglietta per ricordarti di chiamare la tua ragazza...E' questione di quanto questo è importante per la sua vita.

 

Veni Sancte Spiritus, perché Spiritus est Dominus, Spiritus est Deus (Dio è Spirito, lo Spirito è Dio). Lo Spirito è Dio, a cui apparteniamo.

 

Di nuovo lo stesso concetto in meno di 10 frasi. E' tipico.

La ripetizione ossessiva di una frase o un concerto (tipica dei venditori e di chi intende rifilarti qualcosa di losco come delle azioni Alitalia) è uno degli escamotages mentali per convincere (chi non ha molti filtri, ovviamente) qualcuno a fare/acquistare/accettare qualcosa.

 

 

Questo no, non te lo consento, primo perchè non conosci la figura di Don Giussani, secondo perchè stai offendendo una persona a me molto cara, terzo perchè offendi me: io i filtri ce li ho, non che funzionino granchè, ma ce li ho, e sono in grado di capire chi ho difronte. Questo è insultare, ed è il contrario del dialogo, quindi ti chiedo di scusarti il prima possibile.

 

Perché lo Spirito è autocoscienza; e se questa è in noi bene applicata fa capire: l’uomo capisce che appartiene, che è appartenenza a un Altro. È l’appartenenza a una Presenza, a una Presenza, anche qui, misteriosa (misteriosa perché non è nostra, questa Presenza, in un certo senso non lo è; perché se è da un’altra fonte, non è della nostra fonte).

 

Lo spirito è autocoscienza non significa nulla. Sono due sostantivi appiccicati che hanno solo un effetto altisonante per chi non sa cosa sia l'uno e cosa sia l'altra.

Una presenza che possiede tutto? Anche le persecuzioni e la ricchezza ostentata? E gli aerei privati?

 

 

anche qui, ancora una volta, riprendo il concetto che ho spiegato prima: "Lo spirito è autocoscienza", vale a dire che lo Spirito è "coscienza di se", cioè è coscinete dei propri desideri, delle proprie aspirazioni: Don Giussani qui indica un criterio, se usiamo bene questa coscienza (come Leopardi nella poesia di cui sopra) capiamo che noi siamo fatti per Qualcosa, e per noi che abbiamo incontrato Cristo è coscienza di appartenere a Lui, come dice S.Paolo "Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me", non che Paolo si annulli, ma che è cosciente che l'unico bene nella sua vita è quello.

 

«Vieni Santo Spirito» in ogni mia azione, «Vieni Santo Spirito» in ogni mio momento.

Veni per Mariam, e questo è proprio… la Madonna è proprio il tocco più potentemente umano e persuasivo che Dio abbia fatto verso il Suo agire sull’uomo.

 

Più "potentemente umano" è una sgrammaticatezza orripilante che, di nuovo, significa nulla.

Ma poc'anzi si definiva l'uomo un fusibile. Che potenza vuoi che abbia un fusibile?

 

La potenza della domanda, tipica della Specie Sapiens, e di nessuna altro genere di animale di ogni sorta sulla faccia della terra. La sproporzione enorme tra la natura umana (piccola, insignificante) e il suo sentire.

 

Ma, d’altra parte, Maria è la totalità dell’uomo, la totalità dell’uomo che viene esaltata fino a farla diventare, fino a renderla strumento necessario per il rapporto con Dio (necessario, non nel senso immediato del termine, ma nel senso ultimo del termine).

 

Un altro giro di parole che significa un bel nulla.

"Maria è la totalità dell'uomo". Chi si ferma a fare un po' di analisi coerente della frase?

Si possono posporre gli addendi, cambiare il nome del santo e troverete un ottimo testo per una funzione domenicale.

 

Questa, è vero, è una frase che necessita di essere ripresa e approfondita (molte volte noi stessi non capivamo le sue parole, ma questo eravamo ben coscienti che era un limite nostro, non suo) ma presa così, monca, è difficile capirne il senso: ho dovuto prendere il testo e leggere il pezzo per capire quello che voleva dire: Lui qui per totalità dell'uomo, intende l'apice che la natura umana (intesa come ragione, bellezza e tutte le virtu di cui l'uomo è capace) ha raggiunto nella storia, nella figura di Maria.

 

Per Mariam, perché non ha fatto un errore, Dio non ha permesso che essa fosse oggetto dell’attacco del demone opposto alla verità.

 

Attacco? Per riprodursi occorre essere attaccati da qualcuno? E quando qualcuno si riproduce è attaccato dal demone opposto alla verità? Mi stai dicendo che mio padre e mia madre sono stati attaccati da qualche demone?

A quando la lettura di testi scientifici e la rinuncia alle fiabe con diavoli, draghi e gente che suona la lira sulle nuvole?

 

anche qui, si riferisce alla giaculatoria "Veni Sancte Spiritus, veni per Mariam", si riferisce al fatto che la Madonna è stata concepita senza peccato originale, il peso che si porta l'uomo addosso lei non l'ha portato, quindi il fatto del demone si riferisce all'azione che dopo il peccato originale il demonio ha sugli uomini.

 

Vergine pura e bella: la bellezza è il segno, ed essa è quasi un segno sacramentale della bellezza per cui Dio ha fatto il mondo.

 

Si. Ha anche acceso la luce.

Il concetto di sole, galassia e gravità lha brevettato 1600 anni dopo.

Dopo qualche secolo di stragi nel nome di dio per chi aveva i capelli rossi e per chi sosteneva che la terra girava intorno al sole.

 

 

Perdonami, lo dico davvero, ma a volte non capisco le tue repliche, mi sembrano campate per aria. Qui esprime semplicemente che la bellezza è segno, richiamo, desta stupore, ammirazione. La Madonna è bellezza che richiama, è segno. Per noi cristiani.

 

Vi auguro che questa giaculatoria, che questo impeto di sincerità e di semplicità, trovi nei vostri cuori quotidianamente spazio

 

Io mi auguro che questo intruglio sgrammaticato di parole che girano intorno al niente possano essere letti da un'ottica di intelletto e non di sottomissione.

 

Io invece faccio mio l'augurio del Don Giuss. :)

 

Davvero, mi è costato molto rispondere, non sono uno che demolisce, e non mi piace che uno demolisca le cose che dico o che propongo.

 

Con affetto, Francesco

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Invito a leggere "Il rischio educativo" - Luigi Giussani - ediz. Rizzoli

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Queste incongruenze di cui Lei parla sono proprio quelle che pongono le basi, culturali appunto (in senso lato), del disprezzo per le culture che chiamerei, semplificando, laiche. Sterili divisioni? E quali sentimenti dovrebbe provare una persona che percepisce che "forze" più grandi di lui impediscono alla figlia, immobile e in stato vegetativo da quasi vent'anni, di adempiere alla sua volontà di lasciare questa vita? E quali sentimenti dovrebbe provare una persona malata che nutre speranze nella ricerca sulle staminali quando sente parlare di "cellule etiche" ?

Queste sono le conseguenze di quelle incongruenze, che sono anche le fondamenta culturali di quel pensiero.

Questo a casa nostra, per ora ci si "limita" a questo. Ma l'incongruenza sappiamo bene che non riguarda solo il cattolicesimo contemporaneo ma tutte le religioni soprattutto quelle monoteiste.

Ci sono delle guerre, ma non a causa della congettura di Riemann.

 

Non sarò io a difendere l'indifendibile. Io credo invece alla necessità - essa sola salvifica - dell'individuazione e del perseguimento di valori comuni a tutte le culture (per esempio, l'arte), e a una solidarietà "leopardiana" tra tutti gli esseri viventi. Questo è possibile, se a vincere sarà l'intelligenza. Altrimenti, è certo che la catastrofe, che può rimanere allo stato latente fintanto che il pianeta è abitato da cinque o sei miliardi di persone, esploderà inevitabilmente quando la popolazione giungerà a raddoppiarsi, senza abbandonare le reciproche intolleranze.

 

dralig

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Ha senso il dolore? Ha senso la vita? e il lottare quotidiano e l'universale destino del morire hanno un significato che renda degna la fatica di vivere?

Nella Croce piantata dentro la storia ho trovato le mie risposte.

 

 

 

"L'interpretazione della storia è in ultima analisi un tentativo di comprendere il senso dell'agire e del patire degli uomini in essa" - da Significato e fine della storia di K. Lowith

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Ha senso il dolore?

 

Ci risponde Jean Genet, un grande scrittore che fu anche un deviato criminaloide, e che quindi ci parla dal profondo della sofferenza: "La santità consiste nel rendere utile il dolore."

 

Utile in quale senso? Naturalmente, nel senso di una trasformazione in sapienza e in solidarietà. Chi ha patito, sa come il suo patimento poteva essere alleviato, e sa come soccorrere chi patisce. Genet non era un cristiano, ma aveva compreso a fondo il valore della solidarietà. L'intelligenza laica e l'altruismo cristiano possono convergere.

 

 

Ha senso la vita?

 

La vita di ciascuno ha il senso che ciascuno riesce a darle, con la sua volontà e il suo fare. In assenza di ciò, è chiaro che non ha alcun senso. Gli esseri umani nascono in condizioni enormemente diverse, e quindi per molti - la maggioranza - è assai difficile costruire una vita che abbia senso. E' tuttavia evidente che molte persone non sanno cogliere il favore delle circostanze che permetterebbero loro una vita piena di senso. L'affermazione "la vita non ha senso" andrebbe spesso sostituita da un'altra, più veritiera: "Non ho saputo né voluto dare un senso alla mia vita, e ora sono qui a lamentare il fatto che la vita non ha senso, il che è evidentemente insensato".

 

 

 

 

 

 

Nella Croce piantata dentro la storia ho trovato le mie risposte.

 

Lei usufruisce di un dono, quello della fede. Io sono convinto che, quando si tratta di vera fede, e non di un abbaglio della follia e della disperazione (dalle quali sorge molto spesso il fanatismo religioso, che non ha nulla che vedere con la fede), chi ne è toccato sa che non è dono elargito a tutti, sa che lo Spirito Santo scende sugli uomini con decisioni imperscrutabili (al punto da posarsi imperiosamente sull'ideologo avverso, sul volgare peccatore, sul potente criminale), e rispetta profondamente l'operato di chi, pur non illuminato dalla fede, opera per il bene del suo prossimo. In questo mondo, il cristiano e il laico hanno, nei riguardi del loro prossimo, gli stessi doveri. Cambia la prospettiva del servizio che rendono, prospettiva religiosa per i cristiani e puramente etica per i laici, null'altro.

 

Io metto sullo stesso piano il cristianesimo aggressivo e giudicante di molti cattolici e il laicismo tronfio e derisorio di molti laici: penso che entrambi stiano arando il mare.

 

dralig

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utopia...che è figlia di una concezione escatologica (salvifica appunto) della storia che non condivido (con Löwith)

 

Gli è, caro Fabio, che io non ho mai proposto ad alcuno di "condividere" la mia concezione salvifico-escatologica, e in ciò ho manifestato, se non amore per il mio prossimo, certamente un autentico rispetto per le altrui convinzioni: mi fa stupire, dunque, la Sua mancata condivisione di ciò che io ho sempre tenuto accuratamente per me, limitandomi a darne discreta testimonianza là dove si aprisse un discorso qual è quello ora qui in atto.

 

Dialetticamente, lo ammetto, mi sono scoperto, offrendoLe la possibilità di definire "utopia" quello che io penso e in cui credo, mentre Lei, che dichiara di non voler rivelare il Suo pensiero, non esita a trafiggere quello altrui - anche quando l'operazione, attuata nei confronti di messaggi molto ingenui, risulta culturalmente un poco sleale -, ma La prego di constatare e di riconoscere che la mia escatologia salvifica è stata determinante ai fini della creazione della mia musica, e che perciò non è forse giusto, filosoficamente, definirla "utopia", nemmeno quando essa, manifestandosi al di fuori del processo estetico, si mostra come pensiero. Il cristiano direbbe che non è caritatevole, e il laico direbbe che non è corretto, puntare il proprio strale alla radice, fingendo di non vedere l'albero che ne è nato.

 

A questo solo, e non ad altro, doveva servire la mia "concezione". Infatti, ho scelto di essere musicista, non altro.

E si dà il caso che anche i musicisti pensino e parlino: per favore, però, non citiamo le loro parole come quelle dei filosofi.

 

dralig

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Ha senso il dolore? Ha senso la vita? e il lottare quotidiano e l'universale destino del morire hanno un significato che renda degna la fatica di vivere?

 

Ci risponde Jean Genet, un grande scrittore che fu anche un deviato criminaloide, e che quindi ci parla dal profondo della sofferenza: "La santità consiste nel rendere utile il dolore."

 

Utile in quale senso? Naturalmente, nel senso di una trasformazione in sapienza e in solidarietà. Chi ha patito, sa come il suo patimento poteva essere alleviato, e sa come soccorrere chi patisce. Genet non era un cristiano, ma aveva compreso a fondo il valore della solidarietà. L'intelligenza laica e l'altruismo cristiano possono convergere.

 

"L'interpretazione della storia è in ultima analisi un tentativo di comprendere il senso dell'agire e del patire degli uomini in essa" - da Significato e fine della storia di K. Lowith

 

San Giovanni Grisostomo ha scritto: "Alla sera della vita, saremo interrogati sull'amore".

 

Nella Croce piantata dentro la storia ho trovato le mie risposte.

 

Assieme a molti interrogativi.

Non riesco a comprendere il valore pedagogico della sofferenza, nè a riconoscere l'enunciato evangelico che identifica nella vita dolorosa di alcuni la possibilità data ad altri di operare il bene.

Però mi piace Gesù, che resuscita una bambina e dice semplicemente "ora datele da mangiare".

Bisogna proprio sbatterci il naso e rileggere tutto, e non basta mai.

Spesso non si può fare altro che "esserci", non ci sono parole, non ci sono gesti.

Una mia collega, dopo alcuni anni di malattia affrontati con l'anima gentile e la dignità che la contraddistinguevano, lasciò come suo ricordo questa poesia di Montale:

 

 

Portami il girasole ch'io lo trapianti

nel mio terreno bruciato dal salino,

e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti

del cielo l'ansietà del suo volto giallino.

Tendono alla chiarità le cose oscure,

si esauriscono i corpi in un fluire

di tinte: queste in musiche. Svanire

é dunque la ventura delle venture.

 

Portami tu la pianta che conduce

dove sorgono bionde trasparenze

e vapora la vita quale essenza;

portami il girasole impazzito di luce.

 

 

 

 

 

---------------------------

 

 

 

Butterfly

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utopia...che è figlia di una concezione escatologica (salvifica appunto) della storia che non condivido (con Löwith)

 

Gli è, caro Fabio, che io non ho mai proposto ad alcuno di "condividere" la mia concezione salvifico-escatologica, e in ciò ho manifestato, se non amore per il mio prossimo, certamente un autentico rispetto per le altrui convinzioni: mi fa stupire, dunque, la Sua mancata condivisione di ciò che io ho sempre tenuto accuratamente per me, limitandomi a darne discreta testimonianza là dove si aprisse un discorso qual è quello ora qui in atto.

 

Dialetticamente, lo ammetto, mi sono scoperto, offrendoLe la possibilità di definire "utopia" quello che io penso e in cui credo, mentre Lei, che dichiara di non voler rivelare il Suo pensiero, non esita a trafiggere quello altrui - anche quando l'operazione, attuata nei confronti di messaggi molto ingenui, risulta culturalmente un poco sleale -, ma La prego di constatare e di riconoscere che la mia escatologia salvifica è stata determinante ai fini della creazione della mia musica, e che perciò non è forse giusto, filosoficamente, definirla "utopia", nemmeno quando essa, manifestandosi al di fuori del processo estetico, si mostra come pensiero. Il cristiano direbbe che non è caritatevole, e il laico direbbe che non è corretto, puntare il proprio strale alla radice, fingendo di non vedere l'albero che ne è nato.

 

A questo solo, e non ad altro, doveva servire la mia "concezione". Infatti, ho scelto di essere musicista, non altro.

E si dà il caso che anche i musicisti pensino e parlino: per favore, però, non citiamo le loro parole come quelle dei filosofi.

 

dralig

 

Se lo sleale e il trafiggere messaggi altrui riguarda il suo messaggio e l'estetica ...le do ragione...tra l'altro è una opinione che condivido...per questo preferisco non nominarla (detto con faccino sorridente allegato, che poi infatti non è mai vero...è assai probabile che questa esperienza di forum, con quasi 2500 messaggi, di blog, di tumblr, e altre cosette rechi sempre una traccia labile di un percorso)....ma avevo in mente wittgenstein...su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere...mi sembra una buona massima.

...se il "trafiggere" e lo sleale culturale riguarda invece le mie risposte (che penso semplicemente serie, non culturalmente poco sleali) messaggi di altri utenti...beh...sono un poco perplesso.

 

indipendentemente da chi pronuncia cosa (per me Ciccio ha lo stesso valore di Joseph Ratzinger) quel che conta che per me, detto terra terra, priva di coltura, è che la sostanza dell'ingenuità di quei discorsi si insinua e serpeggia in ambiti dove non dovrebbe stare minando la libertà della ricerca...si ricorda la frase la mia libertà finisce dove comincia la tua? ecco, io ho la percezione, ma la forte percezione, che la mia libertà sia minata da quelle "ingenue riflessioni", che trovo contro natura.

Riporto allora un mio messaggio precedente che privo di cultura, riguarda invece la vita di ognuno di noi, non l'oltretomba o il potere dei simboli:

 

Sterili divisioni? E quali sentimenti dovrebbe provare una persona che percepisce che "forze" più grandi di lui impediscono alla figlia, immobile e in stato vegetativo da quasi vent'anni, di adempiere alla sua volontà di lasciare questa vita? E quali sentimenti dovrebbe provare una persona malata che nutre speranze nella ricerca sulle staminali quando sente parlare di "cellule etiche" ?

Queste sono le conseguenze di quelle incongruenze (i messaggi ingenui), che sono anche le fondamenta culturali di quel pensiero.

 

La comprensione incomincia prima del dialogo, e dura anche quando questo è terminato. Io penso che i ragazzi come Francesco governeranno il mondo dopo di noi, e che lo faranno con passione amorevole, e non ho paura di quello che pensano, perché so quello che sentono. Ho fiducia nelle loro passioni. Mi preoccupa solo l'indifferenza.

 

dralig

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La comprensione incomincia prima del dialogo, e dura anche quando questo è terminato. Io penso che i ragazzi come Francesco governeranno il mondo dopo di noi, e che lo faranno con passione amorevole, e non ho paura di quello che pensano, perché so quello che sentono. Ho fiducia nelle loro passioni. Mi preoccupa solo l'indifferenza.

 

dralig

 

Beh io invece un pò di timore ce l'ho.

Perchè i peggiori interpreti del suo (di Ciiccio) pensiero siedono da sempre nel nostro parlamento. E quella spina non la vogliono staccare e quelle cellule non le vogliono studiare.

 

Il problema è che tra ciò che si sente e ciò che si fa, corre fin troppo spesso un largo torrente.

Per questo tanto più precocemente equilibrate sono le posizioni nei confronti dei grandi temi della vita, tanto più serene sono le scelte esistenziali.

Con grande rispetto per Don Giussani e altri rappresentanti dei movimenti cattolici, non ho mai avuto eccessiva simpatia nè per Comunione e Liberazione nè per qualunque altra forma di aggregazione che poggiasse sulla figura di un lider e sull'adesione incondizionata ad un'unica scuola di pensiero.

Di fronte a tanti ideali celesti abbracciati con teorico fervore inamovibile resta sempre un'incognita: cosa succederà quando i più giovani incontreranno la vita vera e dovranno affrontarne morsi e carezze.

E' solo allora che, nei fatti, assume davvero valore sociale e personale ciò che si sente.

 

 

 

 

Butterfly

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e i laici che infieriscono nel ricordare le nefandezze compiute in nome di Gesù Cristo e nel sottolineare le incongruenze culturali del cattolicesimo contemporaneo.

 

Lo posso fare in libertà dopo secoli di proibizioni, galere e torture nel nome della purificazione.

Serve a poco e nulla, è vero, ma la possibilità di allontanarsi culturalmente da ottusi dogmi costruiti inizialmente per un dominio territoriale poi - ben più pericoloso - quello mentale non è da perdere.

Soprattutto quando alle domande e ai dubbi posti si risponde con elucubrazioni prove di senso che girano intorno a una trentina di termini in tutto.

 

Ha senso il dolore?

Ha senso la vita?

e il lottare quotidiano e l'universale destino del morire hanno un significato che renda degna la fatica di vivere?

 

Sono domande che arrivano da un fondo di presunzione dell'uomo di antropocentrismo e del volersi sentire a tutti i costi degli esseri superiori.

Il dolore la vita e il lottare quotidiano fanno parte della nostra esistenza dal momento in cui nasciamo a quello in cui moriamo: non c'è nessun premio per una azalea che dopo aver resistito al gelo muore per il caldo eccessivo perchè dovrebbe essercene uno per una specie che non ha fatto altro che massacrarsi e devastare - appena ha potuto - il luogo che ha infestato?

Perchè non guardare da un punto di vista diverso la questione senza aver paura della semplicità?

 

La morte fa parte della vita. Non è divertente, non è una cosa da prendere a cuor leggero e non è affatto un gran discorso la notte di capodanno ma è un dato di fatto.

Prima si comprende il suo fondo naturale (cosa che non riusciamo a fare con niente di quello che ci circonda) prima la nostra vita assumerà colori diversi, magari cercando di rendere utili tutti i giorni a noi stessi e a quelli che ci circondano senza aver necessità della promessa di vite eterne fantasmagoriche o di inferni (c'è ancora chi crede nelle fiamme e nella pece bollente!).

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