Ospite Neuland Inviato 23 Novembre 2008 Inviato 23 Novembre 2008 Basterebbe, qualche volta, di tornare in tema e non fare chiacchiere inutili. Il gioco infantile è un tema importantissimo per la pedagogia, nonche per la psicologia infantile e quindi per la didattica e metodologia dell'insegnamente musicale dei bambini, specialmente quando sono piccoli. Quindi vale la pena di spiegare bene cos'è inteso per giocare con la chitarra, quando viene raccomandato in un stadio di primo approccio con lo strumento. La frase da me commentata era "(...) ricordati di fare divertire la tua bambina con la chitarra, non a caso gli inglesi usano lo stesso verbo per indicare sia il giocare che il suonare: to play (...)". E' indubbiamente cosi che suonare uno strumento ha aspetti ludici (vedi i contributi di Dralig), ma "gli inglesi" non pensano al gioco infantile quando dicono "to play an instrument", come non lo fanno "i tedeschi" quando dicono "ein Instrument spielen". Quindi sarebbe interessante sapere in cosa consiste e in che cosa potrebbe consistere il gioco da proporre ai bambini per farle divertire e (presumibilmente) imparare qualcosa con e della musica che sia un po meno vago di una grossolana traduzione di un verbo inglese.
Marcello Rivelli Inviato 23 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 38 Content Count: 391 Reputation: 88 Joined: 19/12/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 23 Novembre 2008 Nella mia piccola esperienza con i bambini dai 6 anni in su..ho potuto notare che a volte basta un'apparente sciocchezza a intralciare il percorso educativo, la chitarra "sbagliata" intesa nelle non giuste proporzioni, il "dolore" alle dita della mano sinistra se la tastiera dello strumento è piuttosto dura..e soprattutto i "loro" tempi che sono del tutto differenti dai nostri.. il riuscire a coinvolgerli e utilizzare la loro concentrazione-entusiamo dirigendola a buon fine..d'altra parte ci sono altre cose splendide come vedere le mani che si "posano" naturalmente sullo strumento come se fossero impostate da.. sempre.. insomma è un bellissimo e magico momento, quello di riuscire a fare lezioni con i bambini ma..basta un passo falso...(e spesso quando c'è ne accorgiamo) può essere..troppo..tardi... io uso spesso il metodo della Ricordi Sirindina per i piccoli..ma non è tanto il problema del testo, (possono essere tutti ottimi) ma piuttosto saper scegliere il momento adatto al piccolo discente... e soprattutto approfittare di questo "momento" di curiosità e interesse spontaneo del bambino per una vera educazione ritmica, melodica e della musica stessa...lo stesso linguaggio teorico è molto complesso per l'età a cui ci riferiamo e quindi il nostro bagaglio di conoscenze chitarristiche va messo totalmente in discussione se riferito a quella fascia d'età... vi sono dei punti importanti ceh forse andrebbero presi in considerazione: 1) può essere sempre idoneo un genitore che insegna al proprio figlio? (in teoria si..anzi.. ma?) 2) come vi prospettate il percorso strumentale_musicale adattato alla fascia di età in questione? 3) non pensate che una certa pre-preparazione sia fondamentale dal punto di vista ritmico, dello sviluppo dell'orecchio e altro prima dell'approccio vero e proprio sullo strumento? (a meno che esso diventi la scusa per sviluppare queste abilità e solo dopo in un secondo momento si possa pensare ad un vera educazione strumentale...) non so ma...temo sia più facile insegnare in un Master... non credete? con simpatia m
Ospite Neuland Inviato 23 Novembre 2008 Inviato 23 Novembre 2008 non so ma...temo sia più facile insegnare in un Master... non credete? con simpatia m Sono daccordo con te; credo che sia più facile, perchè un maestro con una conoscienza molto ampia della musica insegna ciò che sa di più rispetto allo studente quasi altrettanto preparato. Lo studente avrà, per la sua pluriennale esperienza con la materia, i mezzi per comprendere il maestro, anche se questo non dovesse usare lo stesso linguaggio dello studente o esporre punti di vista completamente diversi; il dialogo è inoltre facilitato dalla possibilità di fare delle domande precise da parte dello studente. Tutto ciò è un po diverso, quando lo studente ha solo 4, 5 o 6 anni: qui per forza il maestro deve adattare il suo modo di communicazione alle modalità del bambino, entrare nel suo mondo per trovare le parole giuste e per poter capire le eventuali domande. io uso spesso il metodo della Ricordi Sirindina per i piccoli..ma non è tanto il problema del testo, (possono essere tutti ottimi) ma piuttosto saper scegliere il momento adatto al piccolo discente... Hai ragione, il testo non è tanto importante; è importante, che l'allievo trovi un significato per lui importante nel pezzo da suonare, di modo che diventi un'oggetto interessante e sottidafcente con cui giocare/fare musica. e soprattutto approfittare di questo "momento" di curiosità e interesse spontaneo del bambino per una vera educazione ritmica, melodica e della musica stessa...lo stesso linguaggio teorico è molto complesso per l'età a cui ci riferiamo e quindi il nostro bagaglio di conoscenze chitarristiche va messo totalmente in discussione se riferito a quella fascia d'età... Il linguaggio teorico ad un bambino piccolo non può fregar di meno: non lo interessa, non lo incuriosisce; gli è estraneo e basta. Bambini non sono neanche particolarmente interessati ad imparare di leggere la musica. Possono suonare benissimo anche senza sapere le note. Se l'insegnante traduce il linguaggio teorico in parole e immagini, che hanno a che fare, che provengono dal suo mondo, allora le cose diventano comprensibili e anche divertenti. Esempio: il ritardando alla fine di un brano. La parola non significa niente o poco per il bambino (di 4,5,6 anni); conoscerà, però, come si frena con la bici, può immaginare come per esempio un cavallo nel circo, dopo vari giri sulla pista, si ferma rallentando e non di colpo. Imitando questo tipo di movimento, vivendolo con il proprio corpo, il bambino avrà un mezzo per eseguirne una astrazione musicale sullo strumento, "essendo" il cavallo che si ferma, "essendo" il ciclista che frena. vi sono dei punti importanti ceh forse andrebbero presi in considerazione:1) può essere sempre idoneo un genitore che insegna al proprio figlio? (in teoria si..anzi.. ma?) Se il bambino gli permette di fare quell ruolo, allora si. 2) come vi prospettate il percorso strumentale_musicale adattato alla fascia di età in questione? Il percorso dev'essere strutturato rispetto ai contenuti e al linguaggio didattico in modo che accompagna il bambino dal suo punto di partenza, faccendo in modo che il cammino delle lezioni abbia a che fare con il mondo del bambino e sia percepito come pertinente e importante per la sua vita. 3) non pensate che una certa pre-preparazione sia fondamentale dal punto di vista ritmico, dello sviluppo dell'orecchio e altro prima dell'approccio vero e proprio sullo strumento? (a meno che esso diventi la scusa per sviluppare queste abilità e solo dopo in un secondo momento si possa pensare ad un vera educazione strumentale...) Certo che lo è, ma di solito questa pre-preparazione c'è già: tutti bambino sono curiosi rispetto ai suoni/rumori e li distinguono con una precisione a volte disarmante. Mia figlia a due anni ha riconosciuto chi dei nostri due gatti miagolasse davvanti alla porta (blindata) di casa dal solo ascolto del verso fellino. Inoltre aiuta tantissimo il canto in famiglia/nella scuola materna e elementare, l'ascolto di musica, il ballo, ma anche la partecipazione dei genitori come pubblico curioso e attento del proprio figlio. Certo, non è poco oggigiorno. Saluti, Neuland
Ospite Neuland Inviato 23 Novembre 2008 Inviato 23 Novembre 2008 Comunque to play è un verbo con diversi significati, ad esempio potrei dirti: "Play with yourself" R. F. Che volgarità, Maestro Fabbri. Spero che intendeva "Play by yourself". Ma dopo quella affermazione di leggero razzismo di prima c'è da aspettarsi di tutto!?
Taltomar Inviato 24 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 18 Content Count: 73 Reputation: 2 Joined: 22/01/2008 Status: Offline Device: Windows Autore Inviato 24 Novembre 2008 Prometteva bene ma a mio modestissimo parere a un certo punto ha preso un vicolo cieco. Le discussioni si incanalano in un vicolo cieco quando al confronto si sovrappone il litigio che quasi sempre è sterile, ridondante ed inconcludente. Il confronto civile ed interessante in corso fra gli utenti Rivelli e Neuland è un esempio di come - a mio parere - dovrebbe svolgersi una normale discussione civile basata su esperienze, pareri e punti di vista. Taltomar
Giorgio Signorile Inviato 24 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 70 Content Count: 612 Reputation: 41 Joined: 10/02/2007 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 24 Novembre 2008 Mi sembra che gli elementi chiave della discussione siano riconducibili ad alcuni punti: preparazione specifica dell'insegnante (non tutti sono adatti a questo tipo d'insegnamento), percorso formativo semplice e chiaro, piccoli obiettivi quotidiani (entusiasmano e contribuiscono a rendere lo studio più leggero e divertente) e, dimenticavamo forse un aspetto forte della questione, la collaborazione dei genitori. E' vero che non bisogna esagerare nello sforzare un bambino allo studio, ma credo sia importante aiutarlo ad organizzare lo stesso nell'ambito della giornata e nello spazio della casa. Creare un bel posto, accogliente dove studiare, luminoso, e cercare di dare al momento dello studio un'orario ben definito, che sia quello, sempre o quasi, altrimenti poi si inizia a dire faccio dopo, faccio prima ecc e l'organizzazione va a farsi benedire. In più è bello che i genitori ogni tanto chiedano di farsi suonare qualcosa, un concertino, anche solo di due corde a vuoto, per contribuire a creare sempre quell'entusiasmo necessario soprattutto nella fase iniziale Ciao
Cristiano Porqueddu Inviato 24 Novembre 2008 Group: Ammministratori Topic Count: 865 Content Count: 3653 Reputation: 227 Joined: 14/11/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 24 Novembre 2008 Comunque to play è un verbo con diversi significati, ad esempio potrei dirti: "Play with yourself" Assente dal forum per un paio di giorni causa motivi di lavoro ho trovato una ventina di messaggi privati e mi sono state inoltrate 59 (!) eMail da utenti iscritti al Forum Italiano di Chitarra Classica all'indirizzo info(at)sardinianet.com tutte contenenti la richiesta di intervento su questo thread a causa della volgarità di questa espressione usata dall'utente Roberto Fabbri che riceve una ammonizione (su un massimo di tre). Invito tutti al dialogo costruttivo. Grazie per la vostra collaborazione.
Marcello Rivelli Inviato 24 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 38 Content Count: 391 Reputation: 88 Joined: 19/12/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 24 Novembre 2008 Mi sembra che gli elementi chiave della discussione siano riconducibili ad alcuni punti: preparazione specifica dell'insegnante (non tutti sono adatti a questo tipo d'insegnamento), percorso formativo semplice e chiaro, piccoli obiettivi quotidiani (entusiasmano e contribuiscono a rendere lo studio più leggero e divertente) e, dimenticavamo forse un aspetto forte della questione, la collaborazione dei genitori.E' vero che non bisogna esagerare nello sforzare un bambino allo studio, ma credo sia importante aiutarlo ad organizzare lo stesso nell'ambito della giornata e nello spazio della casa. Creare un bel posto, accogliente dove studiare, luminoso, e cercare di dare al momento dello studio un'orario ben definito, che sia quello, sempre o quasi, altrimenti poi si inizia a dire faccio dopo, faccio prima ecc e l'organizzazione va a farsi benedire. In più è bello che i genitori ogni tanto chiedano di farsi suonare qualcosa, un concertino, anche solo di due corde a vuoto, per contribuire a creare sempre quell'entusiasmo necessario soprattutto nella fase iniziale Ciao Si Giorgio, la "trappola" più pericolosa è proprio l'organizzazione dello studio.. che sia quotidiana a piccole dosi ma al tempo stesso non pesante per il bambino..che non diventi una cosa noiosa.. l'idea dei piccoli concerti davanti a i genitori e altro..mi piace..infatti assume quel giusto stimolo di ricevere soddisfazioni-gratificazioni da ciò che si sta facendo al momento.. con simpatia m
Ospite Neuland Inviato 24 Novembre 2008 Inviato 24 Novembre 2008 Anch'io penso che l'ambiente famigliare e la partecipazione dei genitori lunga la strada dell'apprendimento musicale siano cruciali. Lezioni aperti ai genitori possono fare altro bene. Tanto dipende anche dalla socializzazione musicale del bambino, se ha famigliarità con musica ascoltata con criterio, se vede i genitori partecipi in un ascolto attivo della musica o, meglio ancora, strumentisti o cantanti anche loro. Dove possibile ritengo molto utile, che i bambini piccoli abbiano piuttosto due lezioni brevi alla settimana che una sola di 60 minuti: il grosso della materia è meglio impararla con il maestro, di modo che lo studio a casa possa solidificarlo attraverso il ripasso. Inoltre lezioni insieme ad altri bambini di musica d'insieme possono stimolare moltissimo il piacere di suonare. Lo so che questo non è facile da gestire, sia economicamente (più lezioni costano di più) e per l'insegnante, che dev'essere molto concentrato in tutte le lezioni, che durano solo 25 o 30 minuti, ma sarebbe sicuramente molto efficace. Saluto tutti, Neuland
Giorgio Signorile Inviato 24 Novembre 2008 Group: Membri Topic Count: 70 Content Count: 612 Reputation: 41 Joined: 10/02/2007 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 24 Novembre 2008 due lezioni brevi alla settimana che una sola di 60 minuti: il grosso della materia è meglio impararla con il maestro, di modo che lo studio a casa possa solidificarlo attraverso il ripasso. Inoltre lezioni insieme ad altri bambini di musica d'insieme possono stimolare moltissimo il piacere di suonare. probabilmente lo saprai ma stai parlando dell'organizzazione oraria di una Media a indirizzo musicale...
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