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Angelo Gilardino

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  1. M° la presenza, fra le opere del compositore messicano, della Sonata III, ed ora anche di questa Sonata II, presuppone l'esistenza di una Sontata I, della quale però non ho mai sentito parlare. E', questa Sonata I, per caso la Sonata Mexicana (1923), la prima se non mi sbaglio scritta per Segovia? Precisamente. La Sonata (poi chiamata Mexicana da Segovia) fu espansa intorno al primo pezzo per chitarra scritto da Ponce nel 1923, "Allegretto quasi serenata", poi incorporato nella Sonata (Segovia diede anche dei titoli fantasiosi ai singoli movimenti, ma questi non figurano nell'edizione a stampa). Tra questa Sonata e quella famosissima chiamata Sonata III, Ponce scrisse una Sonata II purtroppo andata persa nel saccheggio della casa di Segovia a Barcelona, nel 1936. Io ne ho un frammento (la maggior parte del finale), che però non ho trovato tra le carte di Segovia a Linares, me l'ha invece regalato un donatore che vuole rimanere anonimo. Forse un giorno completerò e pubblicherò questo tempo della Sonata II, che era, a giudicare da ciò che ne è rimasto, magnifica (armonicamente più audace delle altre). dralig
  2. Certo M°, per questi autori, di sicuro fra i più famosi, credo che tutti i chitarristi "siano passati"; tuttavia la mia domanda mirava a qualcosa di più specifico: a citare opere, di questi autori, più o meno fondamentali alla crescita di un chitarrista. Ad esempio credo che l'op.60 di Carcassi o gli studi Sor-Segovia siano stati una tappa importante per molti studenti.. Grazie Sicuramente. Il progredire della conoscenza porta, anche nel repertorio didattico, a migliorare il modo di leggere e di studiare. Gli Studi di Sor-Segovia erano generalmente accettati come veicolo per il miglior approccio possibile a Sor. La conoscenza degli urtext ci porta invece a constatazioni diverse. Sor scrisse prima le due raccolte più complesse (op. 6 e op. 29), nelle quali manifestò al più alto grado di elaborazione la sua scienza di polifonista e di armonista - oltre che la sua arte chitarristica unica - e poi procedette "scendendo" di difficoltà - ma non di qualità musicale - con le raccolte successive: op. 31 e op. 35, op. 44 e infine - op. 60 - la raccolta più semplice (ma quanta bella musica in quei pezzetti). Ogni raccolta ha una coerenza, un'unità e una progressività, e va quindi studiata in blocco, oserei dire come se contenesse un pezzo solo. Solo così si riesce a coglierne la forma, la bellezza, il valore e l'utilità. E' importante anche comprendere il progetto didattico di ogni raccolta, implicato anche nelle gradazioni sinonimali dei diversi titoli: l quelli dell'op. 6 e dell'op. 29 (legati tra loro da una numerazione che unifica le due raccolte, da 1 a 24) sono Studi; l'op. 31 consta di "24 Lezioni progressive", l'op. 35 di "24 Esercizi molto facili" (mica tanto!), l'op. 44 di "24 Piccoli Pezzi progressivi" e infine l'op. 60 è una "Introduzione allo studio della chitarra", cioè il punto d'incontro tra il grande maestro e i principianti, creato da Sor alla fine della sua carriera: lui, compositore di opere e di balletti, e persino della marcia funebre per la morte dello zar, nel declinare della sua fortuna e della sua vita, s'intenerisce per gli studenti di chitarra alle prime armi e detta quelle pagine limpidissime, dense di sapienza musicale manifesta nella veste spoglia della semplicità! Tutto questo si perde nel servirsi delle selezioni antologiche (quella di Segovia o qualunque altra). E' bene risalire alla fonte - quando è disponibile, e cercare di comprendere, con l'aiuto del docente, l'ispirazione, l'intenzione, la metodologia dell'autore. Sor, in questo senso, è una miniera di ricchezze musicali e strumentali, il Clementi della chitarra. dralig
  3. Chitarrista, compositore e docente (al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma). Nato nel 1923, e, quanto mi risulta, tuttora in buona salute e attivo. E' stato il primo esecutore, in epoca moderna, del Concerto op. 30 di Mauro Giuliani (nella revisione di Ennio Porrino) e del "Concerto dell'Argentarola", dello stesso Porrino. Diplomato anche in contrabbasso. Autore di un metodo per chitarra in tre volumi (Ricordi), l'ultimo dei quali contenente una serie di Studi ben noti ed eseguiti da parecchi concertisti. Figura storica della chitarra italiana. dralig
  4. Quelle già consolidate nelle scuole nazionali della chitarra, cioè Sor e Aguado per la scuola spagnola, Coste per quella francese, Carulli, Carcassi, Giuliani per quella italiana. Questo, come fondamento. Da lì in poi, si possono aggiungere - a seconda delle qualità dell'allievo e del suo impegno - altri studi di altri autori. Bisogna inoltre considerare il fatto che molte pagine non scritte espressamente e dichiaratamente a fine didattico, si possono tuttavia impiegare efficacemente come studi: ad esempio i Ghiribizzi e le Sonate di Paganini, i Preludi di Tarrega... Naturalmente, ha molta importanza la scelta del repertorio didattico, ma ne ha ancora di più il modo con cui tale repertorio viene studiato. dralig
  5. Una fonte biografica afferma - senza però il sostegno di alcuna prova - che Barrios avrebbe scritto all'incirca trecento pezzi, mentre l'edizione più ricca e recente della sua opera ne contiene poco più di un centinaio. Visti il modus vivendi e il modus operandi di Barrios, non è da escludere che altri suoi pezzi siano tuttora sepolti da qualche parte (un chitarrista texano ne avrebbe due). Manca all'appello il concerto op. 129 di Mauro Giuliani, della cui esistenza parla lo stesso compositore in un lettera a Ricordi. Non si trovano più alcune opere scritte per Segovia, della cui esistenza si può essere certi: "Madrigal" di Joaquin Nin, la seconda Sonata di Manuel Ponce (posseggo però una parte del finale), "Adagio" di Pedro Humberto Allende. E' probabile, ma non certo, che esistano anche una "Suite" di Zoltan Kodaly (è stato rintracciato soltanto l'incipit, sei pentagrammi) e un brano di N. Medtner. E' meno probabile, ma non da escludere, che per Segovia abbia scritto anche, intorno al 1927-28, Ildebrando Pizzetti. Queste sono le perle che mancano alla collana, nonostante le più accurate ricerche. dralig
  6. Grazie, ho sentito anch'io, anni fa, di questo fondo di musiche di Coste (o da lui possedute). La voce però non ha avuto seguito. E' un autore importante, che non è ancora stato studiato a fondo. dralig
  7. Ha ragione, Lei non ha esortato, Lei ha chiamato i lettori di questo forum - tra i quali mi annovero - a confrontarsi con Lei "testi alla mano". Il fatto che Lei ora riconosca che - almeno per me - non è compito Suo e non è di Suo interesse è un vero sollievo. Sulle prime, mi sembrava un po' imbarazzante confessare che, dove in partitura è scritto "staccato", io intendo "staccato", ma poi, compreso dell'importanza capitale della questione, ho finito per ammetterlo in modo inequivocabile. Che Lei non abbia preso atto di questa mia resa all'evidenza dei puntini scritti vicino alla testa delle note,è cosa che mi addolora. e quindi lo ribadisco accoratamente: staccato, si, anche per me vuol dire staccato. Lei, che professa accoratamente la Sua fedeltà al testo, ha di che dolersi al riguardo? Le procura qualche inconveniente il poter disporre degli urtext e dei facsimili, delle biografie e delle informazioni riguardanti le musiche, nelle edizioni che compera? Ho nominato en passant alcuni (pochi) titoli delle edizioni che ho curato e, nel Suo ossequioso rispetto per i testi autentici, Lei avrebbe dovuto trarne motivo di conforto, non di sfinimento. Se le indicazioni dei compositori Le stanno tanto a cuore, il poter disporre dei loro manoscritti non dovrebbe lasciarLe dubbi sulla superiorità delle edizioni che tali manoscritti Le offrono, rispetto a quelle che Le mettevano a disposizione dei testi manomessi: allora, chi La legge inevitabilmente si domanderà da quale sentimento scaturiscano le virgolette che Lei aggiunge al sostantivo "superiorità": Le piacciono di più le edizioni con tagli di decine di battute, accrocs, accordi sbagliati, interi passi cambiati senza alcuna motivazione strumentale? Non sfuggirà a nessuno, inoltre, il fatto che, per quanto prolissa, la lista delle mie composizioni non è più lunga di quella che Lei ha fatto dei Suoi dischi e dei Suoi concerti, delle Sue relazioni con i grandi maestri Suoi colleghi, e non contiene, come invece i Suoi messaggi contengono, i nomi e le località delle accademie dove insegno. Che la mia digressione Le sia parsa piacevole, è fatto che mi rallegra. La piacevolezza passa però in seconda linea rispetto al fatto che tale digressione è veritiera, perché basata su documentate dichiarazioni del compositore. A disposizione - come ho già detto - di chiunque voglia leggerle, e in attesa della loro pubblicazione, della quale mi curerò a suo tempo. Non v'è chi non veda l'utilità , per ogni verso illuminante, dell'essere da Lei informati sulla passionalità napoletana del Suo tratto. In una conversazione sulla musica di Castelnuovo-Tedesco, è un abbrivio ermeneutico imprescindibile. Le grandi missioni richiedono sacrifici estremi. Io invece sono sicuro che più questo topic si sdipana, e più i lettori capiscono. E' per questo che lo continuo: sono certo che stanno comprendendo. dralig
  8. Io - che non pretendo di essere informato su tutti i ritrovamenti musicali del pianeta - Le ho solo chiesto di dirmi chi aveva ritrovato che cosa, omettendo poi di pubblicarlo: una domanda breve, normalissima, che Le ho posto perché (non si sa mai) forse Lei potrebbe avere informazioni che io non ho. Tutto lì. Adesso, me lo dica, per favore (se non è vincolato al silenzio): chi ha ritrovato che cosa? Le composizioni delle quali si sa per certo che furono scritte, ma che poi sono sparite sono meno di una mezza dozzina. Su altre, ci sono delle ipotesi. Se sa qualcosa, anche solo qualche indizio, lo dica. dralig
  9. Questo è un esempio di estrapolazione. Io ho scritto, testualmente: "Quindi, riassumendo, io non prendo lezioni di fedeltà al testo da nessun chitarrista al mondo, dico nessuno." Nessuno deve sforzarsi per evincere che il campo nel quale dichiaro di non accettare lezioni da nessun chitarrista è ben delimitato, cioè quello della fedeltà ai testi - alla quale ero stato esortato. Stante il fatto che il risultato dei miei lavori sui testi musicali è di pubblico dominio dal 1970 - quando feci dare alle stampe "Platero y yo" e i "Caprichos de Goya" di Castelnuovo-Tedesco, e si è arricchito, otto giorni fa, della pubblicazione della "Sonata - Omaggio a Boccherini" con riproduzione in facsimile del manoscritto originale dell'autore, vorrei sapere, ora, chi, tra i chitarristi di questo mondo, ha compiuto un lavoro di recupero, di restaurazione e di pubblicazione di opere il cui testo era stato in precedenza manipolato, tale da abilitarlo a impartirmi, in tale ben tracciato perimetro, lezioni. Nomi e cognomi. dralig dralig
  10. Le motivazioni che spingono a iscriversi a un forum dedicato a un argomento qual è la chitarra nella musica classica riflettono giustamente la condizione di ciascuno dei partecipanti. Tuttavia, nella situazione che si crea in un forum, il contesto è originale e, a mio giudizio, persino bizzarro. In conservatorio, ci sono docenti e studenti, assegnati ai loro ruoli e ai loro obblighi, con una parte del loro comportamento e del loro rapporto già tracciata nel profilo dell'istituzione. Nelle sale da concerto, ci sono gli esecutori e il pubblico - e anche lì i ruoli sono molto ben definiti. La stessa definizione di ruoli si osserva nel campo delle pubblicazioni: autori, curatori e lettori si muovono entro un quadro "istituito". Tutto ciò scompare in un forum, dove ciascuno accede sì con la propria storia e con la propria condizione, e si manifesta infine per quel che è, ma in mancanza di una precostituzione di ruoli: tutti sullo stesso piano iniziale, tutti liberi di parlare e di parlarsi senza osservanze prestabilite, di obblighi protocollari, persino di convenzioni (la "netiquette" è ancora troppo giovane e labile per costituire un galateo). Accedere a un forum è, da parte di un musicista che ha già definito una sua situazione nel mondo dei concerti, dell'editoria, della discografia, della didattica, etc., una scelta che presenta ben poche prospettive di utilità nei riguardi della propria attività e della propria carriera. Anzi, a voler essere schietti, non offre nessuna remunerazione, a chi sia già, per usare una metafora, salito a bordo. Rende invece possibili, nei riguardi di costui, manifestazioni di sentimenti negativi che, fuori dal forum, possono esprimersi soltanto nel pettegolezzo e nella maldicenza. Chi ha compiuto qualcosa di valido (o comunemente ritenuto tale) ha perciò stesso accumulato, il più delle volte senza nemmeno rendersene conto, una coltre di inimicizia che inevitabilmente accompagna quello che banalmente si definisce "il successo". In passato, questo strato di odio serpeggiava- come dicevo - nei bassifondi della chiacchiera impotente. Nei forum, invece, prorompe: il chitarrista frustrato dai suoi insuccessi (caso tutt'altro che raro), il candidato bocciato a un esame, il compositore le cui opere sono state rifiutate dall'editore a cui le ha proposte, l'insegnante i cui allievi sono migrati altrove, i molestatori (quei tipi che i francesi chiamano "emmerdeurs" e gli anglo-americani "stalkers"), nei forum (soprattutto in quelli usenet, non moderati) credono di avere mano libera e, protetti (loro credono) dall'anonimato, rovesciano colate scialorroiche su coloro che odiano, invidiano, sentono (chissà perché) come nemici viscerali, come rampogne viventi delle loro miserie, e li ingiuriano in tutti i modi. Ho letto, su Andrés Segovia, nei newsgroups, calunnie di una nefandezza demenziale, e mi fermo qui, accennando soltanto alla mezza dozzina di stalkers che ho appiccicati da decenni, e che moriranno nel livore della loro gratuita e insaziabile cattiveria. D'altra parte, il forum è una finestra sul mondo, è l'agorà contemporanea, e non è indizio di vitalità, di spregiudicatezza giovanile, di realismo, di fiducia nel mondo, da parte di chi abbia già onorato Dio sviluppando i proprii doni, guardare a questa piazza, o cortile, o portico, o propileo, con sufficienza (che maschera timore), con disprezzo (che maschera paura), con sentimento di rifiuto (che maschera il decadimento delle forze e della volontà di essere parte del mondo). Gli studenti si incontrano all'accademia, dove vigono delle regole, e si incontrano anche fuori, dove non ci sono regole, se non quelle comunque in atto, de jure, e dovunque ci sia civiltà, rispetto, attenzione. Il forum è uno spicchio di mondo en plein air: il non esserci è un errore. E' un errore stupido, poi, se motivato dal timore, da parte di chi "ha già un nome", di perdere l'aura di misteriosa, inavvicinabile riservatezza, ispiratrice - secondo i dettami dello star system - del comportamento di ogni vip, che non si lascia raggiungere dai comuni mortali. Il forum è dunque, dal mio punto di vista, l'agorà e il mercato di quell'Atene contemporanea dove Socrate avrebbe sciabattato ogni giorno, parlando da pari a pari con chiunque gli rivolgesse la parola. L'uomo fatto che lo frequenta lo fa per curiosità e per spirito di servizio: vuole vedere con i suoi occhi il mondo che scorre, ascoltare la gente che parla, dire quel che può dire, come la situazione suggerisce e permette. Non è il luogo dove si scrivono opere. E' il luogo dove ci si ritrova tra amici e conoscenti, nei momenti di riposo, tra un lavoro e l'altro, e si cerca, anche nel rilassamento, di non perdere tempo. dralig
  11. Se così è, perché frequentare queste persone? C'è un precetto che obbliga i chitarristi illuminati a catechizzare i selvaggi? Non si sentono appagati nella loro civilissima polis? Quanto al mettere in ridicolo il prossimo, mi sembra fatica davvero sprecata: ci si può rendere ridicoli soltanto da se stessi. Dalla mia penna e dalla mia bocca non è mai uscita una parola che fosse o che potesse essere intesa come dubitativa nei confronti del diritto di chiunque di trovarsi a suo pieno agio nello studiare con chicchessia. La Sua soddisfazione per gli insegnamenti del Suo maestro è esemplare. Quello che Le è parso di leggere nei miei messaggi è quello che Lei è riuscito a rappresentarsene, non quello che io ho scritto. Chi scrive su questo forum si esprime come sa e come può. Non credo che i lettori di questo forum durino fatica nel comprendere quali siano i criteri che inducono a definire gli scritti di chi sa usare la lingua italiana con proprietà "sfoggi di sapienza dialettica". Ognuno scrive come può, e se il saperl scrivere correttamente è sfoggio, allora è sfoggio anche lo scrivere in modo approssimativo e improprio: sfoggio di ignoranza e di maldestraggine. Qui, molte persone cercano qualcosa del genere, e lo trovano, altrimenti non continuerebbero a frequentare questo forum, che non imbonisce nessuno, anzi, periodicamente dà una spazzolata alla lista degli iscritti, eliminando le presenze inerti. Io ho detto che non pubblico i miei scritti e le mie opere su Internet perché, per il momento, preferisco pubblicare con gli editori tradizionali. Anche (ma non soltanto) per ragioni economiche, certo: non sono ricco, e amo vivere decorosamente dei proventi del mio lavoro. Ho detto che non regalo le mie opere, le quali ovviamente non sono l'unico veicolo attraverso il quale posso offrire al mio prossimo quello che ho e quello che so. Ma qui è meglio ricordare il Vangelo: non sappia la tua destra ciò che fa la tua sinistra. Plaudo comunque a coloro che offrono gratuitamente tutto ciò che hanno e che sanno: sono migliori di me. dralig
  12. Se Milhaud ha imposto _quel_ tempo metronomico, probabilmente la sua intenzione era proprio quella di ottenere un effetto grottesco, o "semicomico". la sua "Segoviana" in fondo è una "follia"... o no? Quindi, tempo lento o grave. dralig
  13. Io ho riportato notizie precise e di prima mano sull'atteggiamento che Mario Castelnuovo-Tedesco nutriva nei riguardi della propria musica per chitarra, di ciò che si aspettava dagli interpreti, e del grado di libertà che era disposto a concedere loro, così come della nettezza dei suoi giudizi nei riguardi delle esecuzioni che gli era dato di ascoltare. L'ho riportato in forma colloquiale e non in forma saggistica perché mi piace variare le forme dello scrivere a seconda delle situazioni, ma la sostanza non muta. Non ho difficoltà a credere che tutto questo a Lei possa sembrare nulla, ma non me ne preoccupo minimamente, perché so da molto tempo che il nulla può abitare nella pagina scritta, certo, ma anche nella mente di chi la legge. dralig
  14. Incidentalmente: nel thread in questione, indipendentemente da quello che io ho scritto, di analisi musicale non c'è stata nemmeno l'ombra. dralig
  15. Ci sono diversi livelli di discussione. Io intendo il forum come un luogo di scambio di informazioni e di colloquio, una sorta di club dove, informalmente, si dialoga sugli argomenti di comune interesse. Non credo che il forum sia il luogo adatto per la pubblicazione dei proprii lavori da parte degli artisti e degli studiosi che vi partecipano. Nel forum, posso manifestare il mio pensiero - come ho fatto anche in questo tema -, fornire e ricevere informazioni utili, e anche scambiare un bon mot. Non pubblico però sul forum le mie composizioni, le mie revisioni e i miei scritti. Come membro di una comunità civile e culturale, trovo in linea con il mio modo di sentire scrivere e leggere, in un forum, messaggi colloquiali. Come autore, pubblico le mie opere presso gli editori nella forma che ritengo più consona. Questo io faccio, in piena coscienza e in pieno diritto, e se ciò non corrisponde al Suo concetto di quel che "si fa" o "non si fa", voglia civilmente constatare che io lo faccio senza contravvenire ad alcuna legge dello stato, ad alcuna norma etica, ad alcun codice deontologico. In altre parole, decida per sé, e lì si fermi. dralig
  16. Basterebbe essere decisi e precisi e non cercare di dare il "contentino" a tutti. Scrivere tutto e niente riesce anche a me, ma non lo faccio quando ho qualcosa da dire. Comunque anche a me piacerebbe ritornare on topic, dicendo che l'analisi musicale è possibile anche in un forum. Se è possibile in un libro perché non dovrebbe esserlo qui? Se si ha bisogno di illustrare c'è il tasto "img" è semplice. E possibilmente usando come riferimenti testi di teoria musicale comuni a tutti perché se il nostro riferimento è noi stessi, beh, ci capiamo solo da soli. Scusi, ma non vedo proprio perché dovrei destinare a un forum scritti che posso benissimo pubblicare nel circuito editoriale, in una forma assai più congrua. Gli è che dal mio lavoro ricavo anche i proventi che mi servono per il mio sostentamento, e si dà il caso che io non scriva solo per diletto: miei lavori mi vengano pagati. dralig
  17. In linea puramente ipotetica, mettiamo in campo anche l'evenienza che, di quel che ha detto Gilardino, qualcuno non abbia capito niente. Sa, da chi lamenta che in un forum non si faccia analisi musicale, non c'è molto da aspettarsi, in fatto di comprensione. dralig
  18. Mario Castelnuovo-Tedesco mi raccontò in una sua lettera di aver ascoltato Ravel (a Roma, in un incontro tra musicisti), che eseguì la sua stupenda Sonatina. "La suonò così male", racconta MCT "da far stentare a credere che l'avesse scritta lui". Che cosa vuol dire? Semplice, Ravel non si esercitava al pianoforte per parecchie ore al giorno, perché la sua mente era presa dall'impegno del comporre - impegno che occupa anche quando non si sta a tavolino a scrivere, perché la mente lavora da sola -, quindi la sua "muscolarità" pianistica era appannata, e certo non gli passava per la mente di mettersi a far le scale per rinvigorire la sua tecnica pianistica (con gli interpreti che aveva a disposizione, poi!). Se si aggiunge il fatto che non era uomo di mondo e che, dovendo suonare per un uditorio coltissimo, sentiva comprensibilmente il trac, ecco il risultato di cui MCT fu testimone. Questo "fiasco" sminuisce la statura di Ravel come musicista e, nello specifico, come compositore di musica per pianoforte? Basta ascoltare una pagina della Sonatina, o del Concerto in Sol, per rendersi conto del fatto che ben pochi pianisti, nella storia, erano pervenuti al grado di conoscenza e di dominio dello strumento che egli aveva raggiunto. Si giunge a tale livello solo per altezza d'ingegno, indipendentemente dal grado di sviluppo e di manutenzione della propria tecnica digitale. La storia della musica ci insegna che esistono i grandi strumentisti e i grandi strumentalisti, ossia quegli ingegni che hanno speciale disposizione per impadronirsi dei segreti della tecnica e del suono di uno strumento, manifestandosi poi sul terreno compositivo invece che su quello concertistico: nessuno, all'epoca, ha capito ed esaltato il pianoforte quanto Chopin, che in tutta la sua vita diede 29 concerti (probabilmente quanti ne dava Thalberg in un mese) e, per venire alla chitarra, l'apporto di specifica genialità chitarristica (oltre che compositiva) proveniente da Villa-Lobos (che suonava la chitarra così così) è tale da costituire una pietra miliare nella storia della chitarra della prima metà del Novecento. E' proprio nel secolo ventesimo che la compatibilità tra l'essere concertista e l'essere compositore diventa pressoché insostenibile: Bartok, Falla e, più tardi, Shostakovich furono pianisti egregi, ma a un certo punto si presentò loro l'aut aut. E scelsero di essere compositori perché quella era la loro strada. Quando mi domandano quale sia il più bel concerto per chitarra mai scritto, rispondo: quello di Falla. Si, perché Falla, nel trittico "Noches en los jardines de Espana", inventò uno strumento che prima di lui non esisteva: uno strumento con la tastiera e il suono "fisico" del pianoforte e con l'anima, il "soul", della chitarra. I chitarristi non possono suonare questo capolavoro per i limiti materiali del loro strumento, e i pianisti lo suonano con qualche riserva, perché il pianoforte assomiglia troppo a una chitarra. dralig
  19. L'analisi musicale è una disciplina che non può trovar posto in un forum. Per fare dell'analisi musicale, bisogna disporre di spazi che non sono quelli dei messaggi colloquiali del forum, bisogna abbondare di esempi musicali - oltretutto redatti con grafiche speciali, quali ad esempio i segni dell'analisi shenkeriana - e chi è in grado di svolgere analisi musicali atte alla pubblicazione ovviamente si avvale dei canali editoriali. Certo, se chiamiamo analisi musicale la definizione delle tonalità di un pezzo allora anche il forum può ospitare "saggi di analisi", ma non credo che interessino a nessuno, e io non ho interesse a farla a tale livello. Se Lei desidera studiare la "vera analisi musicale", si rivolga a un compositore e si procuri gli ottimi testi esistenti, anche in italiano - per esempio quelli di Marco de Natale; Le basterà leggere le prime pagine per rendersi conto del fatto che la sede propria della disciplina non può essere quella del forum. dralig
  20. M°, ho dato uno sguardo alla Biblioteca Reale Danese, ed ho trovato alcuni brani di Bosch, chitarrista compositore che non conoscevo; se ha letto (come credo) qualcosa di questo compositore, sa dirmi se vale la pena di perderci un po' di tempo sù, o se è meglio spostarsi su musica più interessante? Anche la sua musica, a Suo avviso, è poco raccomandabile ? Non vorrei aver alimentato un equivoco. Dicendo che il cantante-chitarrista raffigurato da Manet aveva un aspetto poco raccomandabile, e avendo nello stesso messaggio spiegato come il pittore fosse amico di Bosch, non implicavo che quest'ultimo fosse stato il modello del quadro di Manet. A sentire uno dei biografi di Tarrega, in effetti Bosch non era quel che si dice una persona per bene, ma non presterei fede alla chiacchiera di un apologeta. Quanto alla musica di Bosch, io la trovo molto povera, E' musica da salotto, tra intimismo ed esotismo, alla quale mi sembra proprio che manchi il dono dell'invenzione. Quanto alla scrittura, è del tutto convenzionale e priva del benchè minimo ardimento: nulla che si possa collocare tra Tarrega e Llobet, o accostare a Jiménez Manjon, e nemmeno a Broca, Vinas, Ferrer - gli autori dell'epoca e della stessa area culturale, La lettura è comunque d'obbligo. dralig
  21. Io non ho mai detto di doverla mettere al bando. Lei ha scritto delicatamente (testuale): "Fra musicisti, su di un forum specialistico, si parla di musica." Io ho precisato che di musica si può benissimo parlare da diversi punti di vista, incluso quello del musicologo, senza alcun rischio di improprietà derivante dal fatto che ci troviamo in un forum. Su questo punto non credo possano sussistere disaccordi. Questo accade già nelle sale da concerto, nei saloni, ovunque si ascoltino i miei dischi. E anche quelli di tutti gli altri concertisti. La diffusione delle registrazioni è un processo che si sta sviluppando in ampiezza e rapidità, al punto che non esistono quasi più zone d'ombra, qualunque cosa un artista produca è immediatamente esposta in vetrina, resa accessibile hic et nunc, e di conseguenza anche i mezzi che gli ascoltatori hanno a disposizione per formarsi le loro opinioni e i loro giudizi sono cresciuti enormemente. Direi che possiamo incominciare a intravvedere un futuro diverso e, almeno da questo punto di vista, migliore. Non sta a me dirlo, perché io non sono né il creatore di questo forum, né colui che lo mantiene, ma mi pare che la Sua presenza sia stata onorata dalla massima ospitalità. Quello che dovrebbe o non dovrebbe fare è affidato ovviamente soltanto al Suo criterio. Vede, Angelo, siamo molto diversi. Michelangeli non rifuggiva il dire pubblicamente ciò che pensava, Non ho mai letto di una dichiarazione pubblica rilasciata da Michelangeli in cui fosse menzionato con apprezzamenti negativi un altro pianista né, tanto meno, suggeriti confronti con le sue esecuzioni. Può dirmi dove le ha lette? Dipende da come lo si fa. Chiunque faccia qualcosa del genere, è decisamente privo di stile, e nel mio stile il riferirmi a persone simili per precisare che sono diverso da loro si definirebbe come una deplorevole caduta di stile. Io no, perché il tempo che trascorro a pensare è molto più lungo di quello che trascorro parlando. Dico solo una parte di quello che penso. Plaudo. D'altra parte, non v'è chi non veda come sia possibile - senza rischio di incorrere nel vizio di ipocrisia - chiamare franchezza la propria intemperante aggressività. Può contarci. Ne stia certo, è già avvenuto. dralig
  22. Questo è il Forum Italiano di Chitarra Classica, e nel suo manifesto non vi è nulla che escluda discussioni a carattere musicologico, quando queste hanno attinenza diretta con la musica per chitarra. Non vedo perché si dovrebbe bandire la musicologia: qui si parla - piacevolmente e utilmente - di liuteria e di tanti altri argomenti... Il confronto tra le Sue idee di interprete - proprio perché manifeste nei Suoi concerti e nelle Sue incisioni - e quelle degli altri concertisti, è già in atto, perché anche molti altri suonano e incidono. Un esecutore le cui scelte interpretative si stampano fedelmente nell'atto del suonare - tanto meglio se messo al sicuro da buone registrazioni - non ha bisogno di confronti con quelle altrui: è tutto alla luce del sole, è tutto ascoltabile e giudicabile da coloro ai quali l'interprete si rivolge: gli ascoltatori. Infatti, saranno gli ascoltatori a istituire i confronti, ai più vari livelli di competenza, dal "mi piace-non mi piace" all'esame analitico dei come e dei perché, ma non vedo un motivo valido, per un interprete che abbia già realizzato la sua arte in concerti e dischi, per reclamare un confronto con gli altri interpreti. Se la sua superiorità, la sua autenticità, il suo valore risultano dallo specifico linguaggio della musica che egli fa, che bisogno c'è di impegnarli in ordalie verbali con gli altri interpreti? Ha mai sentito Pollini sollecitare un confronto con Ivo Pogorelich sulle libertà che costui si è preso nell'interpretare - che so - gli Studi Sinfonici di Schumann? Ebbene si, in certi - seppur rari - momenti di illuminazione visionaria, arrivo a comprendere che staccato vuol dire staccato. E' una conquista recente, però. Negli anni scorsi, ero all'oscuro di questa verità esoterica. Per i crescendo, bisognerà aspettare ancora qualche anno, ma vedrà che ci arrivo. I segni di staccato e di crescendo presenti nella mia musica, e in quella altrui, della quale ho curato la pubblicazione, sono stati scritti per puro decoro grafico, scrivendoli - da 50 anni a questa parte - non sospettavo che servissero ad altro che a infiorettare graziosamente la pagina scritta. A parte il fatto che io non mi permetterei mai di domandarLe che cosa Lei dice ai Suoi allievi (lo stile è l'uomo), se proprio lo vuol sapere lo domandi a loro. Io ho del ritegno. Ma allora sta dicendo quello che dico io da tempo! Confesso di essere sorpreso. Voglio immaginare che non eserciti la Sua dialettica per il puro piacere di polemizzare con me. . Non provo alcun piacere nel polemizzare con Lei, e la ragione per la quale scrivo in questo forum è nota a coloro che dai miei scritti traggono motivo di interesse. Non ha mai pensato che, conversando con Lei, io stia in realtà parlando soprattutto ad altri? Le ripeto che ci leggono 500 persone, qui, e può darsi che, per ragioni del tutto mie, io abbia a cuore qualcosa che le riguarda. Io non mi sono mai rivolto, né qui né altrove, a persone singole, ben individuate nella loro identità, con aggettivi ingiuriosi. Ho indicato impersonalmente, con qualificazioni negative, categorie di interpreti le cui scelte sono a mio giudizio inaccettabili. Sono due comportamenti molto diversi, e l'adottare uno rifuggendo dall'altro è, nel mio codice etico, una questione fondamentale. Lo stile è l'uomo. Il Suo modo di amare il prossimo, e di esserne riamato, è diverso dal mio. Io mi domando (probabilmente con una passionalità diversa dalla Sua, io sono napoletano) chi stabilisca il limite. Ciascuno per sè, ovviamente, appellandosi al sommo privilegio della propria coscienza di uomo, di artista, di musicista. Pretendere di varcare, con le proprie convinzioni, il limite della propria persona è un atto di violenza che nessun proposito didattico può giustificare. Parlando di devozione ermeneutica, io mi riferivo, ovviamente, alle difformità interpretative di un Benedetti Michelangeli rispetto ad alcuni dettagli del testo dei Préludes di Debussy, o di altre, e ugualmente alte, difformità. Per gli interpreti pacchiani, non ho tempo, e non credo proprio che, istituendo un giudizio di Dio in un forum, li si possa convertire. La pacchianeria è una cifra dell'anima, è iscritta nel codice genetico, e non scompare nemmeno con gli studi più raffinati. Bene, allora si sforzi di comprendere che questa Sua capacità di discriminazione non è esclusiva della Sua persona, e non attribuisca, a chi non le ha mai assunte, difese d'ufficio degli interpreti confusi e pasticcioni. dralig
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