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Angelo Gilardino

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  1. Certo che no, a meno che le regole specifiche di quel concorso non delimitino l'epoca della composizione (ad esempio: "un brano scritto negli ultimi 10 anni"). L'idea del "contemporaneo" oggi non si può più associare alla musica che sola era considerata tale negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Si è finalmente capito e accettato il fatto che non è la scelta dei materiali a determinare il valore di una composizione, e nemmeno la sua "contemporaneità". dralig
  2. Alla parola "contemporaneo" si dovrebbe dare il senso che ha, quello attribuitole dal vocabolorio, che lo definisce aggettivo qualificativo di ciò che è e che accade nella stessa epoca o nello stesso momento. Che la musica aleatoria alla "Albayalde" fosse "più vicina a noi" è affermazione basata sulla supposizione che il "noi" indichi tutta la contemporaneità di allora. Indicava, invece, una ristrettissima minoranza. Negli USA, a nessuno è mai importato niente delle vicende musicali postweberniane europee e, anche chez nous, molti compositori non hanno scritto musica secondo i dettami della polizia darmstadtiana. Nell'anno in cui Marco scrisse "Albayalde", Castelnuovo-Tedesco scriveva i "Caprichos de Goya". L'idea di considerare l'uso dei linguaggi musicali (e non solo) come una linea che progredisce nel tempo, e che avanza, è tramontata da decenni: era una delle fisse di Adorno e dei suoi pretoriani. La storia l'ha sconfitta. dralig
  3. ...ecco che le discussioni sono incominciate. Nel 1926, Ponce compone il "Théme variè et Finale" e nel 1927 la "Sonata classica": agli occhi dei lettori-ascoltatori di allora, il primo era contemporaneo e la seconda - scritta in perfetto stile haydniano - no? Nel 1963, Tomas Marco compone "Albayalde" - non un solo parametro musicale definito, lametta da barba sulle corde. etc -; nel 1998, lo stesso autore scrive la "Sonata de fuego" in piena tonalità e in stile tradizionalissimo: è contemporaneo solo il brano del 1963? Posso elencare decine di casi del genere... dralig
  4. Credo che l'unico criterio oggettivo sia quello della data di composizione. Ogni altro criterio conduce a discussioni senza basi e quindi senza fine... dralig
  5. Nulla, sono soltanto etichettature convenzionali. dralig
  6. Che possa non piacerti, è del tutto ammissibile. Che le canzoni "non scorrano" non è vero: le ho rifatte di sana pianta - mantenendone l'originario dettato polifonico - con trasposizione di tono, allargamento a parti late, scordatura, proprio per assicurare loro un assetto idiomatico perfetto e un rendimento sonoro soddisfacente. dralig
  7. Preferisco l'op. 46 di Duarte. Le tre canzoni di Mosso non mi sono mai piaciute. Meglio il I quaderno... Meglio ancora andarci piano con i giudizi. Allora: Duarte non fa alcun lavoro di individuazione della natura diatonico-modale delle melodie, le carica di armonizzazioni cromatiche del tutto aliene e per di più tratta le melodie come dei temi, abbozzando poco probabili sviluppi. Mosso circonda le melodie di contrappunti modali che riflettono, oltre che la sua abilità compositiva, anche la sua finissima cultura musicologica - conosce alla perfezione la musica medioevale e rinascimentale e, invece di inscenare pretenziose e gratuite diversioni, rende preziosamente l'atmosfera arcaica in cui queste canzoni hanno avuto origini e persino - ne "I tre prinsi" - mette in atto una sezione di "redobles" nello stile vihuelistico. Preferire Duarte a Mosso significa essere molto lontani dal capire il valore di ciò che si legge e che si ascolta. dralig
  8. La fortuna di questa norma, caro Piero, sta nel fatto che nessuno la osserva: infatti, se fosse imposta a qualche studente conscio dei suoi diritti da un direttore eccessivamente conscio dei suoi poteri, sarebbe facile per lo studente - assistito da un legale - farla miseramente crollare. Il conservatorio opera nello stato, non al disopra del medesimo. E' soggetto per prima cosa alle norme costituzionali, e poi alle leggi. All'interno di questo sistema giuridico, può dettare norme e regolamenti per il proprio funzionamento, ma non può, con i medesimi, andare oltre la costituzione: lo vede anche un liceale che una norma del genere è lesiva della libertà personale, della libertà di espressione e configura un abuso di potere, in quanto instaura una sorveglianza su ciò che avviene al di fuori del conservatorio (in sostanza, esercita un'azione di polizia). Lo studente espulso dal conservatorio anni fa - che tu citi - doveva avere una gran voglia di uscirne, altrimenti gli sarebbe stato facile far diventare il direttore-poliziotto piccolo piccolo. Ciao. ag
  9. D'accordo, agonizziamo pure, però, in attesa che arrivi l'olio santo, 10mila euro per scrivere un pezzo si possono accettare senza riserve morali, non hanno controindicazioni e presentano una straordinaria varietà di impieghi. dralig
  10. La chitarra non ha nulla di strano, ma indubbiamente è complessa, e la sua complessità non si svela tanto facilmente a chi non se ne impratichisce almeno un po': in questo senso aveva ragione Berlioz, anche se quello che scrisse non deve essere preso au pied de la lettre. Sommariamente, la complessità della chitarra si può descrivere così: non potendo essere ridotta a strumento monodico, dev'essere trattata polifonicamente, e la polifonia chitarristica si presenta come un quadro di combinazioni e di probabilità che è impossibile racchiudere in un complesso di regole. Infatti, la descrizione delle possibilità della chitarra attraverso una serie di diagrammi che rappresentano la tastiera risulta molto rozza, vaga e imprecisa: può rappresentare una serie di diteggiature possibili, ma lo fa staticamente, perché non può rappresentare i collegamenti e soprattutto non può rispondere degli effetti sonori che ne risultano. Storicamente, è stata tentata (Aguado, Pujol), ma non ha mai funzionato. Più sbrigativa la "didattica" di Segovia, che forniva ai compositori dei modelli (Sor, Ponce), affidandosi all'intuito di quei lettori, indubbiamente molto speciali. Ha dato frutti migliori, ma con il rischio dell'approssimazione, un rischio evidente nelle pagine dei vari Castelnuovo-Tedesco, Tansman, etc. Nello spiegare la chitarra ai compositori che non la suonano, io ho attaccato il problema da un altro lato. Una volta descritta la tastiera con una rappresentazione grafica particolare, invece di entrare nella selva infinita e oscura dei diagrammi delle posizioni, ho spiegato accuratamente le possibilità delle due mani in rapporto al reticolo corde-tastiera, partendo dall'origine (le mani) anziché dalla destinazione (la tastiera). Così facendo, il compositore ha un doppio controllo: capisce da sé che cosa si può fare e che cosa è impossibile osservando le mani e le combinazioni digitali. Pare che funzioni. dralig
  11. La musica che si ascolta oggi nelle sale da concerto e nelle incisioni discografiche è con grande prevalenza musica tonale. E' quindi fuori discussione la necessità di conoscere a fondo l'armonia tonale, sia da parte dei compositori che da parte degli interpreti. La padronanza dell'armonia tonale costituisce una forte agevolazione anche nell'acquisizione di una eguale padronanza della musica atonale, seriale, seriale-integrale, politonale, polimodale, etc. Chi compone oggi può usare la tonalità come uno dei possibili ambiti: se gli serve, è giusto che ne faccia uso. Lo stesso si può dire dell'atonalità, della serialità, della politonalità, etc: sono tutti ambiti storicizzati, e il potervi accedere senza restrizioni è utilissimo, allarga il campo delle possibilità. Con una differenza fondamentale, rispetto a mezzo secolo fa: nessuno oggi - se non qualche rudere vetero-marxista o, all'opposto, qualche innocente chitarrista-compositore - può tentare di squalificare a priori l'uso della tonalità, o della serialità, o di qualunque altro linguaggio musicale, su basi ideologiche, fideistiche, di scuola di pensiero: il giudizio sui materiali, e le relative magistrature, chiese e guerre sante, sono finiti, e speriamo che non ritornino. dralig
  12. Io ho letto il ciclo e ho ascoltato l'esecuzione di alcuni Preludi e Fughe da parte di Dimitri Illarionov. Penso che siano buoni. Si tratta di un compositore preparato, capace di costruire forme complesse con mano sicura, e pur non essendo chitarrista ha un buon controllo dello strumento. dralig
  13. Dal curriculum di una giovane speranza della chitarra: "Ha frequentato numerosi orsi di perfezionamento". Ed è tuttora in vita. dralig
  14. vero è un peccato la loro vivacità ben sostituirebbe la flemma e l'incompetenza di molti editori che non hanno nemmeno la possibilità (volontà?)di stampare e distribuirele partiture dei loro compositori più importanti poi, sarebbero numerose le novità p.es: non le piacerebbe avere, chessò, come gadget, un pupazzetto carillon in platino di Boulez (con una variazione serial integrale della marsigliese) da sostituire al polveroso similmarmoreo beethoven? Non ho mai tenuto immagini necrofile in casa, alle pareti tengo solo dipinti vivi e talvolta freschi di colore. Comunque, non sarebbe Boulez, grande musicista che amo detestare. dralig
  15. La differenza sta nel fatto che la musica non produce oggetti materialmente assoggettabili al diritto di proprierà da parte di acquirenti-collezionisti, perciò il mercato della musica è molto più piccolo di quello dell'arte. Per ogni altro verso, invece, il discorso di Nespolo vale per tutte le arti. dralig
  16. Ma no, è un vecchio trucco dei maestri viennesi, si chiama doppia dominante. Ne trova un esempio nella modulazione da do maggiore a sol maggiore tra il primo e il secondo tema della Sonata op. 15 di Giuliani. dralig
  17. Moreno-Torroba incominciò a scrivere un concerto per Segovia nel 1926, ma non lo portò a termine. Il Concierto de Castilla non fu mai né eseguito né inciso da Segovia. Lo suonò in prima esecuzione Narciso Yepes. dralig
  18. Ci può stare anche un do diesis, akaros. Les amis de mes amis... dralig
  19. http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/arte/grubrica.asp?ID_blog=62&ID_articolo=554&ID_sezione=117&sezione= Segnalo questo efficace e spiritoso articolo dell'ottimo pittore Ugo Nespolo, pubblicato dal quotidiano "La Stampa". Con alcuni aggiustamenti, i concetti si applicano benissimo anche alla musica contemporanea (musei=festival, etc.) dralig
  20. Perdonate la domanda poco informata...in una situazione come quella descritta, quanto contano, al di là della tecnica, l'intuizione e la fantasia creativa? Perchè quelle temo siano difficili da "imparare"... Butterfly Contano tutto. Chiunque può imparare degli schemi di modulazione: si tratta di tecnica, nemmeno tanto complessa. La partita vera inizia dopo... dralig
  21. Il punto non è imparare degli schemi di modulazione, ma come funzionavano negli stili musicali in cui venivano impiegati. Non ha più senso - anzi, non ha mai avuto senso - imparare un processo modulante come se fosse una norma assoluta, vigente al difuori e al disopra della storia. Chi modula in quel modo, come, perché, a quale scopo, con quale risultato, questo serve, tutto il resto è tempo perso.L'armonia non può più essere insegnata in modo astorico, come se fosse matematica. dralig
  22. Non lo so. Non è cosa da suonare in un recital, infatti io la volevo registrare, ma non fu possibile: nessuna casa discografica la volle. dralig
  23. Esatto, e rispose che si, era di suo gradimento. dralig
  24. Credo che occorra riflettere, su questo punto. Della musica del passato, noi ascoltiamo oggi il meglio, quello che si è salvato (anche se, nella selezione, sono rimaste impigliate musiche di un certo valore, che non sono ancora abbastanza conosciute). Della musica contemporanea, ci viene proposto invece tutto, dall'eccellenza al ciarpame, la selezione non è ancora stata operata e - come la storia ci insegna - prima che il grano venga separato dalla paglia, molto tempo dovrà trascorrere, non inerzialmente, ma con l'affinamento delle capacità degli ascoltatori. Io credo che molte composizioni contemporanee siano in effetti "uno strazio" (d'accordo), ma lo erano anche moltissime composizioni che affliggevano i nostri antenati di cento, duecento, mille anni fa: oggi non le ascoltiamo più, abbiamo dimenticato i loro autori...La storia, almeno in questo senso, si ripeterà. Intanto, bisogna aver pazienza e accettare che gli autori di musiche strazianti abbiano il loro momento di celebrità, le programmazioni nei festival, le trasmissioni radiofoniche, le registrazioni, al pari degli autori capaci di creare - oggi come ieri -musiche eccellenti: Gesù Cristo ci ha insegnato ad accettare che il grano e il loglio crescano nello stesso campo: non spetta a noi separarli. Un mio collega, che scrive musica orrenda, è pur sempre un mio collega, perché il solo fatto che scrive... dralig
  25. M° approfitto della Sua citazione per chiederLe cosa ne pensa di questo concerto che ho ultimamente ascoltato in un'esecuzione con il duo Abreu alle chitarre. Grazie Musica scritta con maestria, formalmente perfetta, scrittura chitarristica impeccabile, orchestrazione raffinata. Manca il graffio geniale nelle idee. dralig
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