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Angelo Gilardino

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  1. Professionista: seicento semicrome al minuto. Virtuoso: ottocento semicrome al minuto. Mi riferisco, ovviamente, a note singole consecutive (scale, arpeggi). ag
  2. per il colibrì (la mia velocità "sicura" su questo ultimo brano è 132...certamente voglio innalzarla...ma fino a quanto??) Grazie Andrea Ovviamente, fino al punto esatto in cui Le serve per rendere manifesta, nello specifico del suono della chitarra, la Sua idea del colibri. Se ne ha una, su quella regoli la velocità della Sua esecuzione, se non ce l'ha, se la procuri. La tecnica è un fatto cerebrale, e solo marginalmente digitale, serve a esprimere delle idee. dralig
  3. E' un problema ben noto: le note a partire dal fa sulla quinta corda sono sorde oppure - peggio ancora - lasciano cadere la fondamentale e subentrare la prima armonica superiore (ottava). Uno dei test primari ai quali si sottopone una chitarra da collaudare è proprio quello delle note critiche sulla quinta corda. dralig
  4. Nessuno ha espresso giudizi di valore sull'opera di Pietro Paulo Borrono: da parte mia, c'è stata invece un'individuazione del carattere delle sue opere, indubbiamente leggero, ma non per questo disprezzabile. Borrono era legato alla canzone e alla danza, e il suo contrappunto non è nemmeno da lontano paragonabile a quello - per parlare di un altro italiano - Francesco da Milano. Questo divario si manifestava in una società, qual era quella italiana del secolo XVI, in cui era netta la separazione tra la musica colta e la musica popolare: Francesco da Milano non scrive canzoni e danze, e Borrono è invece un compositore legato alla musica popolare: tutto lì. In una società qual era quella inglese, strutturata socialmente e culturalmente in modo diverso, possiamo vedere nell'opera di un Dowland l'elemento colto e l'elemento popolare fondersi in un'unità. L'interpretazione inizia con l'individuazione dei caratteri della musica, non implica l'emissione di sentenze, esige la comprensione dell'essenza della musica. Quella di Borrono è musica "leggera", e l'aggettivo non è in sé, né per l'uso che qui ne è stato fatto, sinonimo di "deteriore". Ci sono esponenti della musica leggera del Novecento sicuramente più meritevoli di certi compositori di musica "colta": questo non toglie che, parlando di Frank Sinatra, sia giusto definire i suoi dischi "musica leggera", no? dralig
  5. Quando si esegue la musica per liuto con la chitarra, si crea un "ambiente" sonoro del tutto diverso. La chitarra non è il liuto. Quindi, non serve porsi obiettivi di fedeltà al mondo sonoro liutistico: adottando la chitarra, lo si abbandona per sempre. Conviene invece ricollocare le musiche nel loro nuovo ambiente sonoro, adoperando al meglio le risorse che questo offre. Il capostasto va bene se si adopera una chitarra ad otto o più corde: anche elevando la tessitura dello strumento, il basso rimane sempre ben rappresentato. Con una chitarra a sei corde, adoperando il capotasto si rischia di "appendere" la tessitura a un "soffitto" troppo elevato, impoverendo il basso: bisogna giudicare se il carattere di ogni singolo pezzo ne risulta valorizzato o, al contrario, compromesso. Nel caso di un autore "leggero" qual è Pietro Paulo Borrono, non credo che il brano rischi di diventare troppo canterino: non era un compositore profondo, ma solo piacevole. Con un Dowland, le cose cambiano: tirar su la chitarra esacorde di una terza in una fantasia di Dowland è un rischio che io non correrei. Il liuto ha bisogno di sgranare gli accordi, perché il placcato del liuto, come quello del clavicembalo, è poco estetico. La chitarra può placcare e arpeggiare, quindi si decide caso per caso: in fine di frase l'accordo arpeggiato sta bene, nelle successioni a tre o quattro voci nel corpo della frase in genere è meglio placcare (si tratta di contrappunto, non di accordi), ma qualche volta, sgranando, si può dare rilievo a una voce... Per il fraseggio, non se ne può parlare: ci sono tante risorse, e adoperarle a modo è ars longa (vita brevis). dralig
  6. Che la DF possa essere risolta dalla botulina, è una pia illusione. Una mano con alcune funzioni inibite non è una mano iper-abile, come dev'essere quella di un concertista, è una mano rabberciata. La botulina può inibire sintomaticamente alcuni effetti della DF, ma non ne attacca la cause, quindi serve a poco. dralig
  7. Io posso rispondere, ma non so da dove cominciare. Credo che occorra fondare un concetto, e lo faccio ricorrendo a un paragone che a me sembra efficace. Noi tutti impariamo a leggere e a scrivere fin dalla scuola materna, e nessuno si sogna di fare questo per diventare scrittore. Nemmeno coloro che poi si laureano in lettere studiano per diventare scrittori. Si impara a scrivere per la stessa ragione per cui si impara a leggere, no? E anche i laureati dell'accademia di belle arti non sono necessariamente pittori e scultori: sono professori di disegno, o applicano la loro preparazione a mille altre attività, senza dipingere e fare mostre. I musicisti, no: se sono strumentisti, basta che sappiano leggere. Fu mai dettata regola più intrinsecamente assurda e, mi si permetta di dirlo senza mezzi termini, cretina? Io non capisco, non ho mai capito e non capirò mai perché a uno studente del corso di teoria e solfeggio non si deve insegnare a costruire le frasi musicali, esattamente come si fa a scuola con i pensierini. Imparare a scrivere un mezza frase e la relativa risposta è una cosa che si può fare al primo anno di teoria e solfeggio. Altrettanto cretina è la separazione categorica tra lo studio del solfeggio e quello dell'armonia: imparare e costruire e a collegare gli accordi è una cosa fondamentale, e si può fare dopo il primo anno di solfeggio. Che cosa vuol dire, armonia complementare? Complementare di che cosa? Si studia grammatica italiana complementare, perché lo scolaro farà il geometra e non il letterato? Ragazzi, se volete fare i musicisti, studiate composizione dal primo anno di strumento. Imparate a scrivere musica non per comporre - non necessariamente - ma perché imparare a leggere senza imparare a scrivere è una cosa da babbuini. dralig
  8. Si trova un efficace esempio di questa tecnica nel brano intitolato "Coup de vent" di Luigi Mozzani dralig
  9. Nel suonare passi di note doppie, la tecnica ordinaria della mano sinistra si sviluppa su tre fasi: 1) pressione delle dita sulle corde per preparare i suoni; 2) rilascio della pressione dopo aver prodotto i suoni con la m.d.: 3) spostamento alla posizione successiva. Nella tecnica paganiniana, le tre fasi sono compiute a pressione uniforme: si preme lo stretto necessario per permettere alla destra di estrarre suoni puliti e ci si sposta con un movimento del braccio senza schiacciare né rilasciare. La mente dev'essere capace di comandare il braccio per fargli eseguire il movimento in modo tale da far coincidere i tempuscoli di attacco della mano destra e quelli in cui la mano sinistra si trova nel punto esatto vicino alle barrette. Ho constatato che sono capaci di tale coordinamento gli esecutori che hanno la pulsazione interiore, mentre non ne sono capaci gli altri. Per sapere se si ha la pulsazione o no, si controlli con un cronometro, facendo scattare la lancetta dei secondi mentre si inizia a contare chiudendo gli occhi, per riaprirli quando si arriva a sessanta. La sentenza la emette la lancetta. dralig
  10. negli anni in cui venne pubblicata l'intervista con il titolo a effetto dralig a mio parere la scelta di quel titolo fu di dubbio gusto...ricordo che la percepii quasi come un "attacco" al suo malessere...non so perchè...ma questa era la sensazione... p.s. un saluto a tutti appena tornato dalle vacanze spero tutto/i bene! Nelle redazioni dei giornali e delle riviste, i titoli non vengono scritti dagli autori degli articoli, ma da "specialisti" che li inventano allo scopo di attirare l'attenzione dei lettori. Talvolta, i titoli non solo soltanto irrelati ai contenuti degli scritti, ma in conflitto... ag
  11. Hoppstock lamentava un malessere complesso, con sintomi diversi. La sua attività, negli anni in cui venne pubblicata l'intervista con il titolo a effetto, era fortemente condizionata: poteva registrare con sessioni molto brevi, non superiori ai 10 minuti - e difatti registrò parecchi CD - ma non dava concerti. Un poco alla volta, si è riabilitato. dralig
  12. Ho visto un chitarrista (tra l'altro presente sul forum) dal vivo suonare (non ricordo più cosa) con questa tecnica e in effetti mi ha molto impressionato, anche a livello visivo è incredibile da vedere. Il primo ad attuarla - in modo del tutto spontaneo, tra l'altro: nessuno gliel'aveva insegnata - fu, ch'io sappia, Luigi Biscaldi. La applicò come niente fosse al famoso Studio in la maggiore di Sor sulle terze, e poi da lì, ai passi a note doppie dei Concerti di Giuliani. Io ho poi trasmesso questa tecnica ad altri giovani virtuosi, sempre precisando che non era farina del mio sacco. Naturalmente, è possibilissimo che altri ci siano arrivati con il loro intuito: la scoperta dell'America da parte di CC è una convenzione degli storiografi, si sa benissimo che prima di lui il nuovo mondo l'avevano già visitato altri... dralig
  13. Bene, allora siamo in sintonia. OT: immagino che Lei sappia di essere omonimo (nome e cognome) di un chitarrista argentino, attivo anche nel campo della musicologia, che conduce trasmissioni radiofoniche dedicate alla chitarra. dralig
  14. Bisogna guardare una composizione per quello che è (fase cognitiva) e poi farne quel che si può e si vuole (fase intepretativa e creativa). Se manca una delle due fasi, il risultato è debole. Paganini scrisse Sonate in varie forme, ma un aspetto è costante: nelle sue Sonate rifulge lo stile italiano, sia esso ancora legato allo stile galante (molte delle 37 Sonate), o sia già propriamente uno stile classico. Questo vuol dire, a farla breve, che i temi sono anche delle melodie: tant'è vero che, di sviluppo, non c'è poi nemmeno l'ombra (come si fa a sviluppare una melodia?). E nelle melodie lo strumento evoca la voce umana: quindi deve cantare seguendo la logica del respiro e cercando di rendere l'espressione il più possibile affine a quella del canto vocale. Poi, ci sono le fasi propriamente strumentali (in Paganini, le scale e le note doppie). E lì, bisogna saperci fare con la tecnica. Ad esempio, io credo che Paganini suonasse le note doppie con la chitarra adoperando una tecnica violinistica, cioè muovendo il braccio sinistro con pressione uniforme, senza varianti, semplicemente scivolando lungo le corde, e coordinando la velocità dello scivolamento in modo da prendere con le dita della mano destra le note esattamente nel tempuscolo in cui le dita della mano sinistra si trovano nel punto giusto vicino alle barrette. Non è una tecnica per tutti, ma chi l'ha imparata ha ottenuto risultati specifici che rendono evidente, nel suono, come Paganini aveva forgiato quei passi. dralig
  15. Veramente Ruggero Chiesa nella sua edizione modifica la scrittura originale di Paganini realizzando sistematicamente la polifonia non indicata dall'autore: lo afferma Chiesa stesso nella prefazione. Nella sua edizione Chanterelle invece Giuseppe Gazzelloni ripropone anche la grafia originale di Paganini lasciando al gusto dell'nterprete il compito della realizzazione polifonica. Comunque si tratta di due ottime edizioni che per di più offrono una riproduzione chiara e completa del manoscritto paganiniano. Realizzare una polifonia (adoperiamo qui il termine in senso lato, non riferendoci a uno stile di composizione che Paganini ignora) in modo esplicito non è operazione semplice. Il principio di espandere le voci in tutta la loro durata materialmente possibile - principio che sembra informare la maggior parte di questo genere di ri-scritture - è un po' grossolano, e può condurre a risultati infausti. Credo che sia indispensabile conoscere a fondo lo stile: nelle partiture dei maggiori compositori dell'epoca (ma già anche in precedenza), ad esempio, la durata dei bassi non era fissata in base a un criterio di disponibilità, ma veniva opportunamente scandita e interrotta da pause molto significative ai fini del fraseggio. In molte realizzazioni vedo invece patate (semibrevi e minime)... dralig
  16. Qualche piccola differenza, si. Niente di rilevante, ma per un interprete che tenda a scavare un pezzo fino in fondo, è bene leggere il manoscritto. dralig
  17. E' una composizione "trasparente", nel senso che non ha nulla di criptico. Paganini la scrisse da giovane, ma evidentemente la sua maestria aveva già raggiunto la piena maturità: quello che vediamo in questa Sonata è uno stile compiuto, rifinito in tutti i suoi aspetti. Il trattamento della chitarra è diverso da quello dei chitarristi-compositori. Paganini non sembra toccato dalla preoccupazione di rappresentare, in ogni momento, un quadro armonico ben definito, punta tutto sui valori melodici (anche se si tratta di una Sonata), e - strano a dirsi, apparentemente - traccia la cornice armonice completa solo nell'area del secondo tema e nella prima fase della sezione centrale, mentre il primo tema è lasciato relativamente spoglio. Molti interpreti non hanno capito che questa era una precisa risoluzione stilistica, e si sono dannati nel farcire il primo tema e le aree corrispondenti con armonie aggiunte, ottenendo il solo risultato di sfigurare la composizione. Non cadde in questo tranello la grande Ida Presti che, nella sua registrazione giovanile del secondo tempo - armonicamente ancora più "povero" del primo - suonò esattamente quello che Paganini aveva scritto. Ma introdusse qualcosa che certamente a Paganini, sommo violinista, era ben familiare: un uso generoso del vibrato, risorsa di cui lei disponeva in modo naturale e prodigioso. dralig
  18. Attenti giovani, qui non avete che fare con persone in attesa di essere catechizzate. Fino al punto in cui manifestate positivamente la vostra ammirazione per un artista, siete nel giusto. Quindi, ben vengano le vostre espressioni di plauso per il chitarrista che amate. Da lì in poi, ogni parola in più è fuori luogo. Prendete in considerazione il fatto che è perfettamente possibile elogiare qualcuno senza essere obbligati a biasimare qualcun altro: basta dire di un artista "è bravo", e non occorre soggiungere "non è come uno di quelli che non sono bravi, cioè tutti gli altri, o quasi", perché, vi ripeto, qui non vi trovate tra persone che, per formarsi un giudizio sul valore di un artista, hanno bisogno di istruzioni né, tanto meno, che possono accodarsi alla vostra generalizzata sfiducia nei confronti degli artisti che non vi piacciono. dralig
  19. Hai ragione e la scelta di quella pagina miserella (un solo chitarristico in un pezzo collettivo di circostanza) è davvero ingenerosa nei confronti di Giuliani. Comunque è noto che ognuno tira l'acqua al suo mulino. Per chi volesse andare un pochino oltre al " preferisco" o al "mia piace/ non mi piace" suggerirei un'accurato confronto tra le Variazioni op.3 di Sor e le Variazioni op.112 di Giuliani nei quali i due autori trattano lo stesso tema. http://www.kb.dk/elib/noder/rischel/RiBS0353.pdf http://www.kb.dk/elib/noder/rischel/RiBS0686.pdf
  20. Non risulta che si siano conosciuti di persona. Però, nella pagina conclusiva del suo Metodo pubblicato a Parigi nel 1839, Sor non resistette alla meschina tentazione di pubblicare un confronto tra una Variazione sul famoso tema de La Sentinelle (inclusa in una composizione da camera di Hummel), scritta da Giuliani, e la sua versione - confronto accompagnato da un acido commento. Insomma, Sor si sentiva il primo della classe, ed evidentemente mal sopportava la presenza di Giuliani (che peraltro, nel momento in cui Sor pubblicava il suo metodo, era già morto). Lo si può dire: Sor era antipatico. dralig
  21. Non occorre trascriverlo, un bravo organista è in grado di realizzarlo a vista per il suo strumento, trasportando in alcuni punti la parte inferiore al basso (pedaliera) e rinforzando spesso l'armonia con le parti "mancanti": è un lavoro che qualunque organista di buon mestiere fa quasi automaticamente. dralig Eh ma il mio organista è un pianista/pastore uso a suonare gli inni all'organo...con i piedi ci cammina...io comunque gli metto lo spartito davanti mezz'ora prima...così si agita un po'... Capito. Allora, ad evitare che la cerimonia venga funestata da eventi sonori infausti, proceda così: sopra la pedaliera dell'organo, collochi un secchio, e vi costringa le estremità inferiori del Suo pianista, che in tal modo non potrà più pedalare. Indi, gli dia istruzione di suonare la parte inferiore dello studio due ottave sotto quello che legge (lui non sa che la chitarra traspone, quindi un'ottava serve per annullare la trasposizione e l'altra per abbassare effettivamente la parte), e lasci le altre due voci dove sono (lui le suonerà un'ottava sopra il registro chitarristico, e staranno bene). Benché un po' magro, il risultato sarà comunque piacevole, e servirà perfettamente alla bisogna. dralig
  22. Non posso che espiare l'onta di una cotale svista andando subito a lavorare su alcuni studi del suddetto compositore, studi che prontamente mi preoccuperò di inserire nel mio prossimo CD. LM Mutuando l'interiezione al lessico dei miei allievi più colti: UAU! dralig
  23. Si, Ivan vuol dire Giovanni. Le differenze di scrittura sono tipiche delle traslitterazioni dei nomi slavi nelle lingue occidentali. dralig
  24. Non occorre trascriverlo, un bravo organista è in grado di realizzarlo a vista per il suo strumento, trasportando in alcuni punti la parte inferiore al basso (pedaliera) e rinforzando spesso l'armonia con le parti "mancanti": è un lavoro che qualunque organista di buon mestiere fa quasi automaticamente. dralig
  25. Era un uomo dalla vita allegra, spensierata, con le mani bucate, che tanti ne guadagnava e altrettanti ne spendeva, e che aveva quindi bisogno sempre di nuove entrate. Quando Vienna lo espulse (1819) tornò in Italia, e dalle poche lettere sue che abbiamo, possiamo constatare che la sua prima preoccupazione era la scarsità di fondi. A quell'epoca, vendere la propria musica agli editori era una risorsa primaria per i compositori e per gli autori di metodi, e in base a questa realtà si deve valutare la tendenza di Giuliani (ma ancor più di Carulli e altri) a ripetersi e a prendere a prestito, sia da se stessi che, talvolta, anche dagli altri. Ci sono intere sezioni di brani che possiamo trovare identiche in Carulli e in Giuliani, e non sappiamo chi le abbia scritte, forse nessuno dei due... dralig
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