Vai al contenuto
Novità discografiche:

Angelo Gilardino

Membri
  • Numero contenuti

    2241
  • Iscritto

  • Ultima visita

  • Giorni Vinti

    37

Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Leggevo su Seicorde che Leo Brouwer dichiara che purtroppo la tradizione della musica sinfonica considera ancora la chitarra una strumento popolare dal momento che si procede ancora a ragionare in maniera "etichettata" tipo: la Nona di Beethoven, l'Incompiuta di Schubert, etc....

    Ora, so che un argomento del genere è stato già affrontato migliaia di volte, ma volevo sottoporre una riflessione: non sarebbe il caso da parte dei compositori di scrivere più musica di questo genere con al centro la chitarra?

     

    ... a voi la corda ...

     

    All'origine della situazione lamentata da Brouwer non c'è la mancanza di musica per chitarra - il repertorio del Novecento in specie è molto ricco - ma la scarsissima conoscenza della medesima, da parte degli interpreti in primis, e poi, di conseguenza, da parte del mondo musicale, soprattutto degli ascoltatori.

     

    Scrivere musica "con al centro la chitarra" non è più, oggi, una priorità, dal momento che esistono 500 concerti per chitarra e orchestra. La priorità è far conoscere la musica che esiste già e, fino a che navighiamo tra interpreti che si dilettano di istituire graduatorie dei "cento pezzi più importanti" (quando ne conoscono si e no una dozzina e posseggono biblioteche striminzite), il problema resterà ben lungi dal trovare soluzione.

     

    dralig

  2. I will look for as I would do for a message of the CICR of Ginevra! That's OK?

    Bye

     

    Non ho una conoscenza di CICR.

     

    Ciao Matanya, I have just rang up to the leading Italian mandolin player and scholar, an old friend of mine, Ugo Orlandi. He owns a copy of Fabbri's metodo, but he is unaware of biographic news about him. He promised that he will search. If a person in Italy can find anything about Tito Fabbri, it is Ugo. Let's keep in wait.

     

    dralig

  3. Opus Clavicembalisticum, di Kaikhosru Sorabij (5 CD) suonati da Geoffrey Douglas Madge

    Concerti nn.1 e 2 per violoncello e orchestra di Shostakovich suonati da Schiff

    Gould che suona le Sonate di Hindemith e musiche di Berg, Ravel, Debussy, Webern e Krenek.

     

    I miei album di chitarra non li porto. Mi annoierei (già sentiti 4000 volte ciascuno).

     

     

    In fatto di noia, con l'ascolto di Sorabj hai raggiunto l'immunità.

     

    dralig

  4.  

     

     

     

    Il mio interesse è stato generato tramite una delizioso arrangiamento che Fabbri ha fatto di La Carnaval de Venise, (titolo fornito in francese) ed è stato pubblicato da Forlivesi circa 1890, che vorrei includere in mia prossima antologia della Hit Parade del ottocento. Forse dovrei esaminare anche i suoi studi di velocità. Ha potuto essere interessante da confrontarli ai lavori recenti sull'oggetto.

     

    Il fatto che sia stato pubblicato da Maurri e da Forlivesi induce a supporre che fosse di Firenze, o comunque della zona. Forlivesi era era infatti creatura di Bellenghi, un mandolinista (amico di MCT). Sembrerebbe un autore dell'ambiente chitarmandolinistico fiorentino: Munier, Marucelli, Bellenghi, etc. Bella gente. Cercherò da quelle parti.

     

    dralig

  5. Al rischio di abusare il vostro aiuto collegiale qui è un'altra domanda:

     

    Sono interessato in un chitarista-mandolinista italiano chiamato Tito Fabbri. Secondo Domingo Prat (1934), era un contemporaneo che ha pubblicato metodi di chitarra. Non posso trovargli qualunque altre informazioni.

     

    Il "Dizionario dei Chitarristi e Liutai italiani" (1937) lo elenca come autore di trascrizioni e brani pubblicati da Carisch e da Maurri, ma non dà la minima informazione: niente date, niente bografia...

     

    Seguito la ricerca, ma temo che sia difficile...

     

    dralig

  6. Le musiche di Giuliani e di Sor non hanno punti in comune, tali da poter offrire argomenti a una comparazione diretta.

     

    Quello non ha arrestato un Calvin Elliker di confrontare le due versioni della variazione su La Sentinelle, date da Sor parallelamente a quella di Giuliani (nel metodo del SOR) ed il tiraggio da quello la conclusione incredibile che Giuliani era un esecutore molto più compiuto che Sor.

     

    Le due variazioni sono diverse nella superficie ma, dal punto di vista compositivo, sono entrambe abbastanza deboli: non c'è, in entrambe, altro che un onesto artigianato. Sia Sor che Giuliani hanno fatto cose molto migliori.

    Sor è stato un po' sciocco nel volere a tutti i costi dimostrare che era più bravo di Giuliani: poteva risparmiarsi un paragone che, alla fine, rivela un lato piuttosto meschino del suo animo. Non abbiamo documenti - fino ad oggi - che ci rivelino le stesse preoccupazioni di Giuliani nei riguardi di Sor. A occhio e croce, sembrerebbe che a Giuliani stessero più a cuore i gulden che i lavori dei colleghi...O forse era occupato nello sventare i maneggi di sua sorella "Emmanuelle, mostro infernale". Quanto al concludere, dall'esame delle rispettive variazioni su La Sentinelle, che Giuliani suonava meglio di Sor, non so che cosa dire: dopo quello che hanno detto di Schubert, i musicologi non hanno più confini.

     

    dralig

  7. Mi interesserebbe conoscere la vostra preferenza e magari la motivazione...

     

    ... a voi la corda ...

     

    Le musiche di Giuliani e di Sor non hanno punti in comune, tali da poter offrire argomenti a una comparazione diretta. Sono due autori vissuti nella temperie illuminista, nell'Europa scossa dalla rivoluzione francese, poi dall'illusione napoleonica e infine dal peso della restaurazione, ed è tutto quello che ebbero in comune - oltre a una evidente e spiccata inclinazione per il gentil sesso.

    Sul piano personale, Giuliani sembra molto più simpatico. Sor era il tipico primo della classe. Sor si sentì esule perché obbligato a vivere fuori dalla sua patria; Giuliani manifestò invece sentimenti da esule dopo essere rientrato in Italia dalla dorata Vienna, dove si era trovato benissimo. Inoltre, a Giuliani, di Sor non gliene importava proprio niente, mentre, a Sor, Giuliani dava sui nervi.

     

    dralig

  8.  

    m

     

    Il committente, nel senso mercantile del termine, nasce all'incirca con la dea ragione. Bach scriveva per dei datori di lavoro, più che per dei committenti, Mozart fece entrambe le cose e Beethoven fu il primo, grande compositore freelance. In casi di quella portata, il committente è comunque il padreterno.

     

    dralig

     

    Beh.. a pensarci.. non ci molte possibilità :D di scampo o LUI... o...? :D

     

     

    m

     

    Per quell'altro, tradizionalmente lavorano i tedeschi. Noi, subalpini o mediterranei, siamo storicamente avvezzi ad arrangiarci con i nostri mezzi, senza aiuti da...fuori.

     

    dralig

  9. Bene Magister...

    vedo con piacere che non hai tempo di annoiarti...

    complimenti per le ultime "creature"..

     

    (ma del resto il buon bravo ed umile Bach... provvedeva quotidianamente ai suoi committenti regalando "cosucce" che poi hanno fatto la gioia di... tanti :D ... anche se si trattava di un semplice... corale... )

    e non mi sembra che per il fatto che siano state commissionate siano di "scadente"... livello :D

    non trovi?..

     

    m

     

    Il committente, nel senso mercantile del termine, nasce all'incirca con la dea ragione. Bach scriveva per dei datori di lavoro, più che per dei committenti, Mozart fece entrambe le cose e Beethoven fu il primo, grande compositore freelance. In casi di quella portata, il committente è comunque il padreterno.

     

    dralig

  10. Recentissima, finita sabato notte (come i classici delitti narrati nei primi romanzi polizieschi, anche le composizioni vengono terminate preferibilmente con il favore delle tenebre), è invece la "Sonatina-Lied n. 4" per mandolino e chitarra, che AG ha scritto su commissione del duo tedesco formato dal mandolinista Daniel Ahlert e dalla chitarrista Birgit Schwab

     

    Se ne potrebbe avere un assaggio?

     

    Per rispetto verso i committenti, non posso rendere pubblici dei files audio - tanto meno delle partiture - prima delle esecuzioni in concerto, ma nulla mi vieta di inviare, a titolo privato e personale, un file audio a un amico che me lo richiede, indicandomi un indirizzo di posta elettronica atto a ricevere files dell'ordine di 5-10 mb.

     

    dralig

  11. Nell'attività di un compositore, spesso trovano posto i lavori scritti su commissione. La commissione può provenire da un'orchestra, da un gruppo di esecutori o da un esecutore singolo (o dalle persone che li rappresentano), per il loro repertorio, oppure da un'istituzione - per un programma, una ricorrenza, un evento speciale - o anche - perché no - da una famiglia: è noto il caso di un ricco industriale texano che, in occasione del diciottesimo compleanno della figlia, e della rituale presentazione della medesima in società, commissionò a Joaquin Rodrigo (credo tramite Pepe Romero) quello che poi divenne il "Concierto para una fiesta" e che, secondo fonti degne di fede, fu pagato dal magnate al compositore 100 mila dollari.

    Non c'è quindi da stupire - né tanto meno da scandalizzarsi - se un compositore scrive musica su commissione invece che a seguito di ispirazione celestiale. Accettarono di buon grado commissioni l'assetato (di denaro) Mozart e lo scorbutico Beethoven e, nel Novecento, ci furono grandi compositori che scrissero la maggior parte della loro opera su commissione: Stravinskij, ad esempio.

    Quando un compositore termina un lavoro scritto su commissione, tira invariabilmente un sospiro di sollievo: ha fatto il più delle volte qualcosa che è venuto in mente ad altri e non a lui, e scrivere un pezzo su un'idea altrui è in genere più difficile che scriverlo a partire da un'idea propria. Le folgorazioni non arrivano più: probabilmente è colpa del buco nell'ozono o dell'inquinamento...

    E' quindi con sollievo che vi parlo brevemente di due lavori di AG, uno recente e uno appena finito, tutti e due scritti su commissione. Il primo (in ordine cronologico) è una Partita per vibrafono e chitarra: scritto un anno fa, sta per andare alle stampe (Edizioni Bèrben), trascorso il pattuito anno di esclusiva a favore del duo che lo ha commissionato. Il chitarrista sassarese Luigi Vedele, molto attivo nel campo della musica contemporanea (ha inciso un bel CD con le opere più belle e purtroppo poco note dei maestri austro-tedeschi del Novecento) chiese, nella primavera del 2005, all'attonito AG di scrivere un pezzo per un duo di chitarra e percussioni. AG, compositore legato principalmente al contrappunto, si trovò seduto per terra e non seppe al momento che cosa dire, ma in seguito, riavutosi dallo choc culturale, venne a patti con lo spietato chitarrista e gli propose timidamente di ridurre le percussioni a un solo strumento con suoni determinati, il vibrafono. Ciò gli avrebbe permesso di scrivere contrappuntisticamente, secondo lo stile della casa.
    Gli fu permesso. Nacque così una composizione in quattro movimenti (Invenzione, Toccata, Aria, Capriccio) che l'autore volle intitolare "Partita" proprio per sottolineare il carattere contrappuntistico - qualcuno insinuerebbe: neo-barocco - della composizione. Contrariamente a quanto si può pensare, la chitarra (amplificata) e il vibrafono possono dialogare efficacissimamente, dando luogo a speciali effetti di suono. Come diceva Orazio, i cantanti dapprima si fanno pregare nei banchetti per intonare una canzoncina, ma poi non la smettono più. Anche i compositori fanno un po' la stessa cosa. Al buon Vedele - chitarrista intrepido e capacissimo - è così rovinata addosso una valanga di suoni che hanno tramortito lui e il suo - a quanto si dice prodigioso - vibrafonista, che hanno si dichiarato la loro piena soddisfazione per il lavoro, ma che finora non l'hanno eseguito in pubblico, a causa di una serie di problemi organizzativi. Ai confidenti maliziosi come lui, AG racconta sommessamente che il problema organizzativo finora insoluto è quello relativo all'installazione, sul luogo del concerto del duo, di una tenda a ossigeno, della quale ci sarà bisogno per rianimare i due virtuosi alla fine del secondo movimento, intitolato "Toccata". Se tutto va bene, a quel punto i due maestri saranno mezzi morti. L'indicazione "attacca", posta alla fine della "Toccata", è quindi rivolta all'infermiere di turno, per ordinargli di applicare il respiratore ai due agonizzanti.

    Recentissima, finita sabato notte (come i classici delitti narrati nei primi romanzi polizieschi, anche le composizioni vengono terminate preferibilmente con il favore delle tenebre), è invece la "Sonatina-Lied n. 4" per mandolino e chitarra, che AG ha scritto su commissione del duo tedesco formato dal mandolinista Daniel Ahlert e dalla chitarrista Birgit Schwab. Sonatina fino a un certo punto, perché dura 19 minuti. Recidivo, anche in questo lavoro AG ha collocato una "Toccata" micidiale con cui sperava di folgorare i suoi committenti. E' bello, infatti, fulminare la propria clientela dopo averla servita. Da Oltralpe è giunta invece una raggelante dichiarazione: "La Toccata è wonderful, è non ci spaventa affatto, siamo abituati a trattare con i pazzi e non vediamo l'ora di incominciare a suonarla". Oltretutto, il messaggio è giunto alle 14 di ieri, quando, nella rovente città padana dove il compositore risiede e lavora, ardevano 35 gradi all'ombra: per cui, se l'autore fosse uscito ululando sul balcone di casa, il suo lamento sarebbe stato attribuito a un effetto della canicola e, prontamente ricoverato, il poveraccio non avrebbe avuto modo di spiegare che si trattava di un motivato sfogo contro i teteschi.

    Insomma, che scriva su commissione degli uomini o di Dio, il compositore è...Chi è? Il vocabolo più à la mode lo descrive come uno sf...

    dralig

  12. Se il movimento è ben preparato, eseguito economicamente e perfettamente controllato, non importa a quale sequenza si applica

     

    scusa dralig non ho ben capito ... mi stai dicendo che magari anche col solo indice-medio se ben allenati posso eseguire tutte le scale che voglio, magari anche in terzine, senza per forza andare col i-m-a?

     

    grazie :)

     

    Non vorrei creare confusione. Primo, occorre muovere le dita nel modo più economico e più efficace. Il movimento è fondamentalmente sempre lo stesso, a qualunque sequenza di note lo si applichi (scale, arpeggi, note ribattute, note simultanee) e quale che sia la sua fase terminale (libera o appoggiata). Detto ciò, è ovvio che ciascun esecutore abbia delle formule che gli riescono bene (cioè più spontaneamente e quindi anche più rapidamente) e altre che gli riescono meno bene: c'è chi suona "meglio" la successione p-i-m-a e chi suona meglio la successione p-a-m-i, etc.

     

    Le scale a coppie di dita (im, mi, ia, ai, ma, am) danno luogo a risultati diversi a seconda dell'esecutore, e così pure quelle a tre dita (ami, ima, mia, mai). Ciascuno ha le sue combinazioni preferite. Io, ai miei tempi, adoperavo la formula pim, e mi andava benissimo...

     

    dralig

  13. mentre per quanto riguarda le scale o esercizi specifici su corda singola che non siano apreggi?

     

    Non c'è differenza tra le varie applicazioni della tecnica: per eseguire le scale, gli arpeggi, gli accordi, le note ribattute, le trame polifoniche, si impiegano sempre gli stessi movimenti delle stesse dita, e la differenza (di superficie) è solo di applicazione. Un tremolo può benissimo essere descritto e praticato come un arpeggio su una sola corda, etc.

     

    Ci si deve occupare della preparazione, dell'esecuzione e del controllo dei movimenti, non tanto della loro applicazione a sequenze di note comunque disposte (scale, arpeggi, etc.). Se il movimento è ben preparato, eseguito economicamente e perfettamente controllato, non importa a quale sequenza si applica. Le tecniche che prescrivono sostanziali differenziazioni di movimento nelle varie applicazioni sono mal fondate.

     

    dralig

  14. Non è ancora detto che l'anno prossimo i privatisti non possano dare esami, a quanto mi risulta. Certo, nel dubbio, e potendolo fare, meglio farlo quest'anno.

    In caso l'anno prossimo non si possa né dare l'esame di diploma da privatista né quello di ammissione al corso tradizionale, il consiglio sarebbe tentare la ammissione al biennio (se in possesso di una maturità e maggiorenne) oppure al triennio del nuovo corso.

     

    Tentare, ben detto. Si, perché i conservatori, che non vogliono più ammettere i privatisti agli esami, non sono d'altra parte in grado, a causa del blocco delle cattedre in atto, di ricevere tutti coloro che - magari senza volerlo, ma solo perché costretti dalla reiezione dei privatisti - sarebbero costretti a iscriversi. Tutto ciò, in un paese la cui vita è fondata su una costituzione che garantisce a tutti il diritto allo studio.

     

    dralig

  15. Buongiorno a tutti, avrei una domanda da porvi, anzi perlopiù dovrebbe essere un consiglio spassionato: suono da qualche anno la chitarra classica ed ho una preparazione "vicina" ad un V anno - nel senso che ho regolarmente seguito il programma, quindi sto studiando Sor, Villa Lobos ecc. -;

     

    il mio insegnante mi ha detto che sarebbe un peccato non fare l'esame del V ....il problema è che non ho sostenuto quello di teoria e solfeggio, pur avendo studiato a suo tempo la materia -;

     

    Il fatto è che non riesco a trovare la motivazione giusta.....secondo voi ha senso suonare di meno per un annetto e provare a fare 'sto benedetto esame? Qualcuno ha affrontato questo dubbio? Cosa dovrebbe motivarmi verso questa sfida?

     

    Grazie, Maghisi

     

    Niente, a meno che Lei non abbia bisogno di acquisire titoli di studio per intraprendere la carriera di insegnante nella scuola pubblica. Se Lei ha già un lavoro, e fa musica per diletto e passione, consideri quelle le Sue motivazioni più nobili e si disinteressi di tutto il resto: le costrizioni dei programmi ministeriali La obbligherebbero a studiare autori e pezzi che Lei potrebbe benissimo non amare, e questo andrebbe a detrimento del Suo impegno. Il dilettante e il concertista - per ragioni diverse - non hanno bisogno di sostenere esami. Il concertista viene esaminato dal suo pubblico e il dilettante si esamina da sé, interrogandosi sul senso del far musica nella sua vita di ogni giorno. Il resto, è fumo.

     

    dralig

  16. Grazie per le risposte, siete sempre molto precisi e veloci nel rispondere!

    Mi piacerebbe approfondire il discorso Gran Solo.. Qualcuno ha tempo di scrivere qualcosa al riguardo oppure ha la voglia di postare un link dove poter leggere qualcosa su Sor?

     

     

    Luis Gasser (ed.)

    Estudios sobre Fernando Sor Coleccion Musica Hispana

    Publicaciones del Instituto Complutense

    de Ciencias Musicales.

     

     

    Ne ha per 500 pagine e più. Tra l'altro, mi stupisco del fatto che Lei non ricorra, per questi suggerimenti, al Suo egregio insegnante, che è stata una delle primissime persone in Italia a leggere la raccolta di saggi di cui si tratta, e che è capace di accuratissime analisi musicali.

     

    dralig

  17.  

    Cmq credo che il Gran Solo renda al meglio l'idea di Sor anche senza virtuosismi e piroette spettacolari....

     

     

    Sor, come ogni altro compositore, ha avuto un'evoluzione stilistica. Il "Gran Solo", composto certamente quando Sor era ancora in Spagna, e probabilmente in età giovanile, è in effetti l'unica composizione nella quale egli adotta lo stile italiano della sinfonia operistica, e fa uso di ornamentazioni brillanti che, nelle sue opere della maturità, non troveranno più posto. In questo brano, è evidente l'influenza degli operisti italiani che il giovane Sor aveva occasione di ascoltare nella programmazione teatrale di Barcellona: Cimarosa, Paisiello, Sarti...

     

    Benché priva di supporti documentali, è secondo me degna di attenzione l'ipotesi del musicologo e chitarrista americano George Warren, che considerava il Gran Solo non un pezzo completo (benché pubblicato come tale dallo stesso Sor), ma la parte di chitarra di una composizione più vasta, per esempio la parte di chitarra della perduta "Concertante" che Sor eseguì a Londra (violino, viola, violoncello e chitarra). Matanya Ophee non ha sottoscritto pienamente questa ipotesi, ma l'ha guardata con simpatia, e ha poi pubblicato la "Fantasia Concertante sul Gran Solo op. 14 di F. Sor" per violino, viola, violoncello e chitarra, che AG ha composto, immaginando la partitura smarrita e adoperando, nel ricostruirla, lo stile della sinfonia cimarosiana e anche alcuni procedimenti alla Boccherini.

     

    dralig

  18. Ciao a tutti, devo studiare il Gran Solo, quale edizione prendo?

    ho visto che ce ne sono diverse tipo la suvini-zerboni e la ricordi. La prima revisionata da Chiesa e l'altra da Storti. Quale edizione mi consigliate?

     

    bye bye

     

    Marco

     

    Sono da tempo disponibili, anche on line, i facsimile delle edizioni d'epoca, e non è più il caso di adoperare revisioni. Il Gran Solo è stato pubblicato, durante la vita di Sor, in tre diverse versioni. Vale la pena di leggerle e di confrontarle per fare una scelta motivata.

     

    dralig

  19. Consiglio anche un'altra cosa. Non so di che programma P2P si tratti, ma con la maggior parte (limewire, e-mule e altri) è possibile da parte degli utenti aggiungere commenti ai file che vengono scambiati.

     

    Nel qual caso sarebbe utile aggiungere un commento per dire che non è il M° Gilardino ad eseguire. Succede spesso nei file scambiati in questo modo che i titoli non corrispondano al contenuto (anche per i film), proprio per questo l'utente può aggiungere commenti.

     

    un saluto,

    professorina

     

    Un commento che mi sembra di dover aggiungere, per evitare l'insorgere di equivoci, è questo: a quanto mi risulta, le attribuzioni fasulle si riferiscono a diverse registrazioni, effettuate da diversi esecutori. E' evidente che, ad attribuire tali registrazioni al sottoscritto, non sono stati coloro che le hanno effettuate: chi incide un disco lo fa per accreditarsene, non per darne credito ad altri. Si tratta quindi di azioni malevole perpetrare da terzi che, attribuendo a un artista esecuzioni da loro ritenute scadenti, tendono a mettere in cattiva luce l'interprete al cui nome tali esecuzioni vengono ascritte.

     

    E' quindi ovvio che, nel riferirmi esplicitamente alle incisioni del chitarrista Reza Ganjavi, che mi erano state attribuite, non implicavo alcun mio convincimento che, a collocare tali registrazioni in un server di file peer-to-peer, accreditantole a me, fosse stato il medesimo Reza. Non è stato lui, ovviamente, e anzi, quando ho protestato per l'attribuzione, lui si è attivato per ristabilire la verità.

     

    dralig

  20. Avendo una grande passione per il balletto classico (ma forse più per le ballerine 8) ) , in questi giorni mi stavo chiedendo se esistono pagine di musica per chitarra (sia sola che in ensemble) scritte appositamente per accompagnare una coreografia, o che siano state utilizzate per fini di questo tipo.

     

    Non mi risulta. Un compositore difficilmente si servirebbe solo di una chitarra per comporre un balletto, e anche nel caso di una "Scène de ballet" (Ferenc Farkas, Six pièces brèves) il titolo non è da prendere alla lettera, ma da interpretare, cioè "versione per chitarra sola di una musica scritta per un balletto": allora si, di pezzi a ispirazione coreutica ce ne sono centinaia. Si è però dato il caso di un coreografo che, interessato a un pezzo per chitarra, l'ha fatto danzare. Nel 1978, il Cullberg Ballet di Stoccolma mise in scena un mio pezzo intitolato "Ocram", con il chitarrista che lo eseguiva anch'egli in scena.

     

    dralig

  21. ciao Fabio.

    a me le hanno fatte di tutti i colori quindi non c'e' una regola.

    diciamo che è unpò a discrezione della commissione che vaglia i titoli.

    naturalmente di solito i concerti/saggi del conservatorio li valutano poco o niente.

    figurati che a me hanno valutato 3 concerti da solista con orchestra come "collaborazione" solo perchè (naturalmente) in programma c'erano altri brani oltre al concerto che suonavo io!!!

    c'e' di tutto.

    ciao

     

    La prossima volta, si presenti insieme ai professori d'orchestra fin dall'inizio del programma e difenda strenuamente la posizione acquisita fino alla fine. A tale scopo, potrà ricorrere a un lazo, che passerà intorno alla gola del direttore d'orchestra, i cui eventuali tentativi di fuga saranno agevolmente neutralizzati da un Suo perentorio strattone. Alle prevedibili rimostranze che si leveranno da più parti, Lei risponda dignitosamente che fa tutto ciò per il bene "del nostro strumento", e Le assicuro che sarà l'unica volta in cui un direttore d'orchestra prenderà seriamente in considerazione la chitarra.

     

    Si accerti inoltre che in sala sia presente un cineoperatore, che riprenderà la scena dall'inizio alla fine del concerto. Allegherà poi la videoregistrazione alla domanda e, vista l'autorevolezza dei Suoi metodi, nessuna commissione oserà più negarLe il punteggio che Le spetta.

     

    Elargisco questo consiglio con spassionata generosità, noti bene.

     

    dralig

  22. Vi ringrazio tutti per le risposte che mi avete dato.. Mi sono di grande aiuto!

    Cristiano, tu hai detto che se scelgo Paganini allora è bene associare il Capriccio Diabolico (sei sicuro che si possa usare quello di Biscaldi-Gilardino?)

     

    Ci mancherebbe pure che non si potesse, dal momento che "quello di Biscaldi-Gilardino" è anche (piccolo dettaglio) "quello di Castelnuovo-Tedesco"!

     

    dralig

×
×
  • Aggiungi...

Informazioni importanti

Usando il Forum dichiari di essere d'accordo con i nostri Terms of Use.