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Cristiano Porqueddu

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Tutti i contenuti di Cristiano Porqueddu

  1. Trovo sia una verifica necessaria e onesta nei confronti dei diretti interessati: gli allievi. Verifiche con cadenze biennali o triennali. Punteggio, colloquio e prova.
  2. Sarebbe un grande passo avanti comunicargli l'esistenza di questo forum (moderato) dove potrebbe leggere e discutere con i diretti interessati di problematiche inerenti la materia.
  3. Un coltello non si dona. La moneta serve per "comprarlo" da chi vuole donartelo. Ecco perchè si da una moneta al donatore.
  4. La causa di qualcosa che non va è sempre da ricercare in un errato metodo di studio o in uno studio non costante. Le altre scappatoie sono scuse. Non si scappa. In bocca al lupo per il tuo esame.
  5. In Sardegna è un simbolo di legame inscindibile e amicizia pari o superiore alla fratellanza. Originariamente di selce, di ossidiana, addirittura di conchiglia, il coltello - inteso come "ciò che può tagliare" - è l' oggetto più antico del mondo, il primo strumento che l'uomo primitivo imparò a reperire in natura e a costruirsi, lavorando i materiali che la stessa natura gli offriva, per il soddisfacimento dei suoi bisogni quotidiani. La Sardegna, terra ricca di giacimenti metalliferi, conosce sin dal periodo nuragico un'importante evoluzione nella produzione di utensili "da taglio", evoluzione legata alla tipica lavorazione del bronzo di quell'epoca. Sotto la dominazione romana è il ferro a divenire la materia più utilizzata a tal fine, mentre con i Bizantini nell'isola l'attività estrattiva si limita principalmente all'argento, per poi riprendere più ampiamente con l'arrivo dei Pisani. A partire dalla prima metà dell'Ottocento, nel periodo del regno sabaudo, la Sardegna sud-occidentale inaugura una sorta di "età mineraria" durante la quale, sia per l'abbondanza della materia prima sia per le necessità legate al lavoro nella miniera, l'attività dei fabbri-coltellinai riceve un forte stimolo, anche se i sardi avevano acquisito un'ottima abilità artigianale ed una superba capacità manuale fin dalla preistoria. Proprio al periodo "minerario", secondo numerose testimonianze, risalirebbe la comparsa del serramanico: da portare nella bisaccia, nella tasca della giacca o del corpetto, sicuramente più pratico e comodo rispetto al coltello a lama fissa che, da costume, si conficcava nella cintura. Ma è soprattutto nel mondo pastorale e contadino che "sa leppa" - o "sa resorza" - assume quel ruolo fondamentale che ne ha fatto un vero e proprio simbolo della tradizione culturale sarda. Certo, simbolo anche di violenza, quella violenza che è intimamente legata ad una concezione individualistica di libertà e di giustizia personale, alla vendetta. Tuttavia, non soltanto violenza. Questo "strumento che il gergo freddo e burocratico della legge definisce un'arma e la magia del sentimento eleva a una pluralità di suggestioni" (Paolo Pillonca), racchiude per il sardo un intero mondo. Tra i pastori non è soltanto un utensile indispensabile in tutte le fasi del lavoro, è anche l'unica posata usata nel pasto quotidiano: con la punta del coltello ci si serve dal piatto di portata per poi adagiare la propria porzione di cibo sulla fetta di pane che funge da piatto… All'occorrenza diventa un passatempo, una distrazione, uno svago: il pastore annoiato, in attesa di riportare le pecore all'ovile, utilizza il proprio coltello per intagliare pezzetti di legno o per incidere disegni sulla corteccia degli alberi sotto i quali, di volta in volta, pazientemente, si siede…. Spesso era il dono che la fidanzata soleva fare al futuro marito nel giorno dell'ufficializzazione del loro amore: coltelli dai manici arabescati, decorati con materiali preziosi quali la madreperla, l'argento e il corallo, dalle lame incise con motivi floreali o simboli d'amore - come il cuore trafitto da una freccia -, veri e propri gioielli che si possono ancora ammirare nei musei sardi. Si tratta comunque di una eccezione perché il coltello, come del resto tutti gli oggetti appuntiti, non poteva essere regalato. Un tal dono, secondo le tacite regole di convivenza tra sardi, avrebbe significato un augurio nefasto; era "permesso" soltanto alla promessa sposa e all'adulto - uno stretto parente o il padrino - che volesse fare un regalo ad un fanciullo. Se ciò non avveniva, il bambino che avesse superato la fase propriamente infantile doveva assolutamente procurarsi la sua resorza - quasi sempre rubandola - per poter così accedere simbolicamente al "mondo dei grandi". Il coltello, allora, diveniva quell'"amico fidato", quel "segno tangibile della propria virilità", quella "garanzia di dignità ed orgoglio personale", di cui parla Piergiorgio Gometz, che ancora scrive: "nell'incedere incerto della notte è costantemente accarezzato con gesto rassicurante nella tasca, lisciato e riscaldato quasi fosse un oggetto che riflette ansie, paure e trepidazioni di chi lo porta. Il sardo, non solo il pastore, non abbandona mai il suo coltello, quasi unica fonte di sicurezza nel suo fatale andare in una esistenza spesso vissuta nella solitudine di campagne deserte, fedelissimo compagno in tutte le occasioni della festa come nel lavoro quotidiano".
  6. La carta abrasiva che ho suggerito è una 3600 quella a cui tu rimandi è 2400. Ma va bene lo stesso.
  7. L'unica carta abrasiva per cui vale la pena di spendere qualcosa è questa: http://www.thecompleatsculptor.com/catalog_98/abrasives/micromesh.htm Sotto i 2000 compra la 3M 1500 (09545) che trovi in negozi di ferramenta ben forniti. Io la compro a pacchetti di fogli da 230x140 mm
  8. Proponi e chiederò ai gestori se possibile fare qualcosa.
  9. Non ti preoccupare più di tanto. Sono prove semplici. Quella di trascrizione poi... Per il diploma, ricordo, dovetti interpretare una delle variazioni di Gilardino sulla Follia. Ma in tre ore si fa moltissimo. Un consiglio: leggi tutto quello che puoi e fallo sempre anche in futuro. Ti aiuta nel perfezionare la lettura, la visione del brano (anche senza conoscerlo) e - soprattutto - accelera i processi di apprendimento.
  10. Linda, per favore, Cristiano va benissimo. Le diteggiature proposte da Gilardino sono quasi sempre ideali e funzionali allo Studio. Tuttavia, Gilardino lo sa bene, sono incontentabile e raramente (se non in rari casi) utilizzo la diteggiatura "così com'è". E' una mia caratteristica innata: cerco di plasmare a mio piacere tutto ciò che mi circonda. Questo è uno dei questi rari casi. Lo studio in questione, Noche Oscura, è una brutta bestiaccia specialmente nella sezione "dolce e scuro", parte centrale. Nella sezione "Mosso, quasi rapido" (che, riascoltando la registrazione, effettivamente, è un "rapido" a tutti gli effetti) non effettuo alcuna modifica alla diteggiatura della Mano Destra anche perchè il pollice deve suonare solo ed esclusivamente le note della voce inferiore Ma dai. Metronomo = 112 alla semicroma. Lavoro giornaliero di 10 minuti sulla combinazione e ogni giorno aumenta il metronomo di una tacca. Solo se incontri difficoltà effettiva tieni la stessa velocità per più di un giorno. Nel giro di poche settimane avrai risolto il problema e non solo per questo semplice passaggio. Al tuo posto però concentrerei l'attenzione sul problema di meccanica elementare dell'arpeggio: se hai una difficoltà così marcata per un arpeggio di questo genere (anche se riconosco che in velocità non è cosa semplice) ti consiglio di affrontare il problema alla radice. L'unica variazione alla diteggiatura (mano sinistra) che ho effettuato in questa sezione dello studio è un capotasto parziale (6a e 5a) con il dito 1 nella terza battuta per le note SIb e MIb. Nada mas. Insisti tutti i giorni e buon lavoro.
  11. Ciao e benvenuto Marco. Ti ricordo che puoi personalizzare il tuo avatar dalla pagina del tuo Profilo personale. Prendi visione del regolamento e buona permanenza.
  12. Saggio consiglio.
  13. Benvenuto ma.po. Prendi visione del manifesto del forum e buona permanenza.
  14. "Cristiano" va benissimo, Fabio. Intendo la parte dell'unghia che, insieme al polpastrello, usi per suonare.
  15. E tantissimi seguono questa prassi. Sarebbe più interessante lavorare nella sezione Timbri dell'Ufficio Postale.
  16. Spiego brevemente: la carta igienica è composta da due fogli uniti. Dividi questi due fogli e utilizzane uno per ricavarne dei piccoli pezzi grandi piò o meno come la falange del tuo pollice. Fatto questo stendi con il pennellino (la confezione è questa: http://www.plaisio.gr/images/products/small/559121.gif) l'attack sulla parte dell'unghia desiderata. Ti consiglio di ricoprire l'intera parte esterna al dito. Applica i tasselli di carta igienica subito sopra la base di attack in modo che questa aderisca all'unghia e si imbeva completamente dell'adesivo. Meno colla metti e più il lavoro è preciso. Se alcune parti di carta non risultano aderenti all'unghia puoi aggiungere con massima attenzione microscopiche quantità di adesivo per correggere. Lascia asciutare per pochi minuti. Utilizza un tagliaunghie per tagliare la carta in eccesso e con una lima grossa ( Io uso queste http://www.unghieknails.it/lime-block-per-unghie.php ) correggi le increspature causate dalla carta (adesso solidificata) in modo che toccando le unghie non si avvertano increspature o (peggio ancora) "gradini" nella parte dedicata allo svincolo. Fatto questo riapplica una nuova base (pochissimo) di attack sulla parte limata. Attendi che si asciughi e lima con pazienza con carta 1000 o 1200 inizialmente poi 2000 o 2500. Senza questo sistema - per quanto mi riguarda - lavorare alle prime due serie degli studi di Gilardino sarebbe stato impossibile. Buon lavoro e buon fine settimana.
  17. Attack e Carta Igienica, Kokis, Attack e Carta Igienica.
  18. Certamente. Dopo un certo livello è inammissibile che un problema tecnico/meccanico non venga risolto entro un tempo relativamente breve a meno che non si tratti di un genere di difficoltà nuova che oltre a richiedere nuove risorse puramente fisiche, includa anche generi di difficoltà diversi dalle "solite" scale, arpeggi e legature.
  19. Ma spero che con questo prossimo concerto da Maestro Gilardino, la chitarra russa smetta di russare ed infine svegli! Ieri, l'incipit con 24 battute, tutte orchestrate. Se proseguisse così, in capo a sei settimane il concerto sarebbe finito - ma non ci spero. E poi, bisognerà fare i conti con la parte di chitarra: io immagino, e scrivo, scrivo, ma chissà se funziona... dralig Eccome se funziona.
  20. Il riposo dopo il lavoro o gli intervalli (che suggerisco sempre ai miei allievi) durante lo studio hanno importanza pari al lavoro stesso. Ma qui si parla di interrompere lo studio per uno o due giorni e la cosa non è positiva per il miglioramento.
  21. Si, è accaduto ma ho constatato che si tratta di una vera e propria illusione. Quello che accade, in realtà, è che la richiesta di performance (mentale, interpretativa o meramente meccanica), dopo uno/due giorni di mancanza di esercizio, è inferiore. La pratica metodica, oltre che al miglioramento esecutivo (dato per scontato un decente metodo di studio e piano di lavoro), causa anche una richiesta (conscia o meno) sempre maggiore. Quando la pratica viene a mancare questa richiesta cala in modo considerevole e l'esecuzione ci sembra migliorata ma in realtà è peggiorata o - nel migliore dei casi - uguale a prima.
  22. Tengo a precisare, Lucio, che l'esame di Diploma ho dovuto darlo da interno. Lasciamo perdere tutti i dettagli per amor di decenza. Ho, quindi, frequentato i due anni di tirocinio. Non avrei mai espresso un parere non conoscendo - ahimè - l'oggetto della discussione.
  23. Per un neofita non sono il massimo. Danno ottimi risultati se applicati alla tecnica di base giornaliera con costanza. I frutti li raccoglierai nel tempo.
  24. Precisamente. Lettura consigliata.
  25. A meno che il docente da cui ti stai staccando dopo il diploma non sia un docente di grande valore, lascia perdere. E' un immane spreco di tempo ed energie: il docente dovrebbe insegnarti ad insegnare (poveri noi) ma così non fa perchè non ha tempo da perdere. Frequenta corsi di lunga durata all'estero, studia nuove lingue, metti in cantiere repertorio nuovo - specie quello che non riesci ad apprezzare - e leggi molto: altro che tirocinio.
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