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Ermanno Brignolo

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Risposte pubblicato da Ermanno Brignolo

  1. Oggi come oggi va molto di moda la filologia nell'interpretazione delle musiche!!

     

    Chi intraprende la strada della filologia come "moda del momento". solitamente, finisce col prendere delle cantonate colossali e produrre delle colossali porcherie.

    In Italia e nel mondo ci sono casi eminenti di musicisti che hanno intrapreso una ricerca musicologica in ambito interpretativo che li ha condotti (meglio dire li sta conducendo, forse...) a studi profondissimi, a ricerche snervanti ed a lavori assai ardui sullo strumento e non solo. D'altro canto, ci sono anche dei plateali cialtroni che si spacciano per filologi unicamente per aver usato una chitarra d'epoca (???) per eseguire le musiche di Giuliani, ma senza essersi preoccupati minimamente di contestualizzare né la scelta dello strumento, né - tanto meno - le musiche.

     

    Fatta questa premessa, si delineano solitamente due strade distinte nell'approccio alla musica di Bach: alcuni (mi vengono in mente Göran Söllscher e Oscar Ghiglia) hanno preferito un approccio più severo, forse si potrebbe dire "tradizionale" (?) andando a fare scelte allineate con la prassi esecutiva liutistica del XVIII secolo; altri (ad esempio, pur con approcci molto diversi, Sharon Isbin e Luigi Attademo) hanno rivisitato la sua musica con un'intenzione più romantica.

    Ora, non credo sia in discussione la liceità di una o di un'altra scelta, quanto il percorso artistico che porta ad esse. Sono interpretazioni che possono serenamente coesistere senza nuocersi e senza pretese assolutistiche, ma solo perché sono ben motivate e coerenti con loro stesse, essendo supportate da solidi studi.

     

    EB

  2. E' difficile poter fornire informazioni più dettagliate di quanto non si possa conoscere con una ricerca su Google, tuttavia, provo a riportare quanto a mia conoscenza, traducendo la biografia della compositrice come riportata sul volume "Fernande Peyrot - Thème et variations" della collezione "The Andrés Segovia Archive", edito da Bèrben.

    La compositrice, insegnante e direttrice svizzera Fernande Peyrot nacque a Ginevra il 21 novembre 1888. Studiò al conservatorio della sua città natale con Ernst Bloch ed Emile Jaques-Dalcroze (il famoso ideatore di un metodo ginnastico e coreografico di interpretazione del ritmo). Nel 1916 conseguì il diploma all’Institut Jaques-Dalcroze dove avrebbe insegnato fino alla pensione.

    Nel 1919 lasciò Ginevra per Parigi, dove frequentò le lezioni di André Gédalge e Paul Dukas al conservatorio. Nel frattempo, insegnò sia alla École de rythmique de Vaugirard (ispirata dai principi di Jaques-Dalcroze), dal 1919/20, ed alla École normal de musique. Al suo ritorno a Ginevra, perseguì una doppia carriera come insegnante e compositrice, e si dedicò anche alla direzione di un piccolo coro per molti anni.

    Il lavoro della Peyrot si dipana attraverso molti generi, ed include molti lavori corali, molta musica da camera, diversi lavori orchestrali (notevoli sono Esquisses symphonique e Suite pour cordes), e molte musiche per il teatro dei burattini di Ginevra. Le sue composizioni furono spesso suonate nel festival dell’associazione dei musicisti svizzeri e da molti ensemble di Ginevra. Il compositore franco-svizzero Ernest Ansermet diede la prima della sua Messa nel 1918 e della sua La petit sirène nel 1949.

    Fernande Peyrot morì nella sua Ginevra il 10 marzo 1978. L’archivio delle sue musiche è conservato nel “Fonds Fernande Peyrot” nel Conservatoire de musique di Ginevra.

     

    Musicista della stessa generazione e con lo stesso substrato culturale di Frank Martin, Fernande Peyrot probabilmente fu attratta verso la chitarra dall’arte di Segovia, che visse per molti anni a Ginevra, dove diede molti concerti. La Peyrot non fu l’unica compositrice svizzera ad essere ispirata da Segovia.

     

    Tre lavori per chitarra di Fernande Peyrot sono noti: Thème et variations, scritto per Segovia e pubblicato da Bérben nella collezione “The Andrés Segovia Archive”, Petite suite pour guitare, op. 31, pubblicata da Menestrel, e cinque preludi. Dei preludi, quattro sono pubblicati da Hug nella revisione di Christoph Jäggin. Nelle carte di Segovia sono stati trovati i manoscritti di quattro preludi, dei quali uno riporta il titolo Prélude, con la dedica “Pour Andrés Segovia”, e corrisponde al Prélude 1 dell’ed. Hug; altri tre fanno parte di un ciclo unitario intitolato “Préludes” e riportano come titolo i numeri romani I (corrispondente al preludio 4 dell’ed. Hug, ma un tono sotto), II (inedito) e III (Prélude 3 nell’ed. Hug). Quello che io ho indicato come Prélude IV non è presente in manoscritto nelle carte di Segovia, ma dalla prefazione dell’ed. Hug si legge che Jäggin ha seguito alla lettera i manoscritti di Fernande Peyrot.

     

    EB

  3. I testi te li hanno già consigliati. Quanto agli argomenti del colloquio sulla storia della letteratura, nessuno si aspetterà che tu conosca approfonditamente tutto ciò che è stato scritto, ma indubbiamente dovrai avere un'idea ben precisa sugli autori più importanti dell'Ottocento e conoscere le varie correnti del Novecento e contemporanee, le loro opere più significative e gli autori principali... e, per quella che è la mia esperienza, non mi preoccuperei troppo dell'essere privatista: basta essere preparati.

     

    EB

  4. esistono numerose tecniche di ripresa microfonica

    a mio parere, e per quello che è la mia esperienza, la ripresa microfonica utilizzata in questi registratori (chiamata XY) media qualla che è la ripresa stereofonica, approssimandola al centro dell'immagine acustica. Per avere una buona ripresa stereo è necessario utilizzare altre tecniche come la http://www.wikirecording.org/index.php/AB_Stereo_Microphone_TechniqueAB o ancora più allargata la ORTF

    la scelta di implentare questa tecnica di questi registratori è comunque efficace perchè è, in sostanza scelta di marketing, approssimazione di quelle che sono le esigenze medie dei musicisti semi-professionisti: ottenere un immagine nitida di un segnale che non è mono e nemmeno stereo. Si insegue, spesso come nelle peggiori esigenze delle rincorse al realismo nella computer graphics, l'ideale di una immagine acustica hi-fi che altro non è che media di quelle che sono le reali possibilità di ripresa microfonica.

     

    Sì, sono d'accordo. In particolare, per la chitarra io preferisco un microfonaggio Mid-Side con microfoni a diaframma largo (io continuo a sostenere quanto già argomentai in una discussione tempo addietro: preferisco il diaframma largo a quello stretto per microfonare una chitarra classica).

    Sai bene, però, che queste tecniche (AB, MS, ORTF ecc...) richiedono spazi ben più ampi, non realizzabili mediante microfoni on-board su macchine di queste dimensioni.

    Il mio intervento voleva solo mettere a confronto le due configurazioni per dare una risposta sintetica a Tarcisio.

     

    EB

  5. Noto che i microfono sono disposti diversamente rispetto allo zoom che ho io. Sono sempre l' uno di fronte all' altro,ma nel suo uno è sopra e l' altro è sotto. Mi domando quali differenze comporti questa disposizione,e se ci sono quale peso abbiano.

     

    La disposizione dei microfoni secondo assi non intersecanti è, a mio avviso, una bella trovata: ovvia a due problemi che, nelle edizioni precedenti, rendevano meno nitida l'immagine stereofonica.

    Il primo è dato dalla distanza tra le due capsule: se i microfoni sono più vicini, si riduce il lasso di tempo che intercorre da quando un'onda (proveniente da una fonte non equidistante dalle capsule) raggiunge il primo e quando raggiunge il secondo.

    Il secondo è la completezza dell'immagine stereo: con i microfoni disposti su piani differenti è meno probabile la presenza di zone in controfase.

    Il peso di queste differenze è una questione decisamente annosa, che sta facendo traballare il mondo dell'ingegneria del suono: se l'ascolto avvenisse su una coppia di casse di buona qualità (magari con case in legno, coni da almeno 5", tweeter da 1"1/2, risposta in frequenza ad ampio spettro...), le differenze sarebbero sensibili; non tanto da cestinare una registrazione e salvare l'altra, ma si potrebbe sentire una maggiore ricchezza di dettagli in una rispetto all'altra. Se, invece, l'ascolto avviene su un normale impianto hi-fi da casa, con diffusori in plastica e coni di dimensioni ridotte (per intenderci, sotto i 2"1/2) o - peggio - nelle cuffie di un ipod... allora i microfoni, lo studio di registrazione, la catena audio, la post-produzione... praticamente sarebbero solo lambiccamenti da nerd che ben poco sarebbero udibili dall'ascoltatore.

     

    EB

  6. Ho letto con molto entusiasmo dal sito tuo Ermanno,che ci saranno le registrazioni di questi brani,e dell'intero archivio di Segovia è vero? Io mi prenoto gia da adesso,fammi sapere quando sono pronti. I miei alunni ne avranno bisogno per i loro studi futuri.

     

    Sì, Raffaele, è vero. Per ora ho completato le registrazioni di due dei trentatrè volumi che compongono l'archivio, e sto iniziando il terzo e più corposo, vale a dire "Alexandre Tansman posthumous works". Il lavoro è piuttosto massiccio e richiederà molto tempo per poter essere completato. Credo che le registrazioni complete della collana non saranno pronte prima di due anni, probabilmente di più.

     

    EB

  7. Non avevo certo intenzione di mancare di rispetto all'encomiabile lavoro di Chierici e Hoppstock (mirabile e sconvolgente, per altro, il lavoro di analisi svolto da quest'ultimo e pubblicato recentemente proprio sulla musica di Bach e sulla sua interpretazione), ma se da un lato sono completamente in accordo con i vostri suggerimenti, dall'altro trovo che imparare ad avere che fare con i manoscritti - soprattutto se ancora sotto la guida di un maestro che possa dare supporto nella fase di studio - non sia un'esperienza da buttare.

     

    Certo, come dice giustamente Marcello, siamo di fronte a Musica con la M maiuscola, e proprio per questo, nel momento in cui un chitarrista - studente o esperto concertista - si accinga a studiarla, dovrà già avere nel suo bagaglio conoscenze approfondite che gli consentano di comprenderla, scavarla, indagarla e farla propria, altrimenti anche un'edizione musicologica come quelle citate (delle quali, è bene che lo ripeta, conosco, riconosco e non voglio sminuire il valore) non servirà a nulla.

     

    EB

  8. Già: è sempre la stessa... dubito che il lavoro di riedizione di Gilardino abbia, tra i suoi intenti, quello di screditare quanto mirabilmente fatto da Segovia: è un'altra versione, diversa, non più né meno valida. A più di cinque anni dalla pubblicazione dei manoscritti, c'è ancora chi esegue la sonata di Castelnuovo-Tedesco nell'edizione Schott revisionata da Segovia, e di ciò credo nessuno si lamenti. Rinunciare, senza averlo letto, all'esame del lavoro di riedizione mi sembra - è una mia opinione personale - un procedimento aprioristico un pò frettoloso, una chiusura pregiudiziale di fronte a nuovi punti di vista e, in ultima analisi, un limite.

     

    EB

  9. Nello specifico, non so se esistano altre integrali, oltre a quella da te citata. Quello che so é che esistono ancora delle lacune eclatanti nella registrazione di certa letteratura chitarristica. Di Mosso, ad esempio, conosco solo l'integrale di Ficco e le Tre canzoni piemontesi di Rivelli. Di Bettinelli nulla...mai potuto ascoltare il suo concerto per chitarra...

     

    Se già è raro trovare le registrazioni delle opere per chitarra sola, immaginati i concerti: decine di titoli - e tra questi, molti notevolissimi - giacciono privi di considerazione da parte dei campioni della chitarra. Tolta una decina di titoli, il resto è buio pesto.

    Rallegriamoci nell'assistere a qualche barlume di cambiamento, ma non speriamo che questo sia radicale, né che avvenga in tempi brevi: per ogni esecuzione del concertino di Tansman o di Berkeley ce ne saranno mille di Aranjuez, cento del concerto n.1 di Giuliani e dieci del concerto n. 1 di MCT... se va bene!

    Queste decisioni stanno tutte nel coraggio degli interpreti, e tra i tanti interpreti, quelli coraggiosi sono piuttosto pochi.

     

    EB

  10. Se pensassi che per chitarra esistesse solamente "brutta musica" dovrei anche pensare che tutti i chitarristi siano un po' cretini, a scegliere di suonare invece che di comporre.

    Forse ho capito male quello che intendevate dire, ed il senso in realtà è che gli interpreti preferiscono suonare musica pessima che metta in luce le loro qualità piuttosto che musica bella già di suo. Forse un po' più di umiltà non guasterebbe.

    Paolo.

     

    La musica di qualità, nella letteratura per chitarra, esiste eccome. Il fatto è che, nonostante il repertorio, molti interpreti (molti, non tutti) preferiscono approcciare la chitarra o - meglio - l'immaginario astratto che etichettano come "pubblico" adoperando un repertorio annacquato fatto di canzonette di richiamo radiofonico o trascrizioni di motivetti che facciano parte del bagaglio "culturale" di chi, ipoteticamente, potrebbe trovarsi ad acquistare il biglietto d'ingresso o il cd.

    Le osservazioni di Fabio e Cristiano - che condivido - evidenziano questo tipo di degenerazione stilistica: seppure sia indubbiamente più facile attirare l'attenzione ricorrendo a brani d'effetto o canzoncine riarrangiate (perché tanti - di nuovo, non tutti - ascoltatori non sanno discernere il pezzettino originale dallo scempio che ne viene fatto trascrivendolo) di fatto il "servizio" reso alla musica è nullo, se non addirittura una sorta di danno.

    Esistono - eccome - interpreti che sappiano ancora scavare il repertorio, affrontare brani immensi e complessi e, con essi, attrarre pubblico verso una concezione di "musica" più elevata del motivetto da fischiettare, ma non sono così numerosi.

     

    EB

  11. Mi rendo conto - e mi scuso di questo - che il mio intervento non abbia molto a che fare con simili tenzoni demagogici sulle derivazioni etimologiche di un termine ed i suoi impieghi per come vengono definiti nei vocabolari contrappostamente ad un corretto o presunto tale utilizzo comune nel lessico quotidiano, ma...

     

    Sarebbe possibile pubblicare l'indice del libro oggetto del 3D o qualche estratto per poterne visionare il contenuto e valutarne l'acquisto?

     

    EB

  12. ...si può scindere l'artista dall'uomo?

     

    Se si potesse fare, il l'opera dell'artista sarebbe in tutto e per tutto paragonabile a quella dell'impiegato postale: uno sarebbe artista, sì, ma solo dalle 8.30 alle 12.30 e dalle 14 alle 18.

    No, sono convinto che se un uomo è - non svolge la mansione di, non prova a fare: è - artista, lo sia per natura,e per condizione, non per scelta, quindi l'arte faccia parte della sua vita.

     

    EB

  13. Non sono un esperto ma è possibile. Esistono vari musicisti del passato che hanno inciso dischi suonando diversi strumenti.

    Due chitarre è più semplice..............o quasi.

    L'esperto è Ermano Brignolo che non tarderà a rispondere.

    :)

     

    Ohibò... grazie!

    Alessio ha pubblicato prima di me lo stesso video che volevo postare io.

    Operativamente, non è la cosa più semplice da fare: finché si va a tempo nessun problema, ma quando si incontrano respiri, rallentamenti, cambi di tempo o cadenze... eh-eh, lì il gioco inizia a complicarsi.

    Per farla breve, con i mezzi attualmente disponibili, occorrono un pc, un sequencer, una scheda audio ed un microfono... e tanta, tanta pazienza. Non guasterebbe, come preparazione della registrazione, disporre di due tracce MIDI eseguibili sul sequencer che diano la possibilità di decidere prima il tempo e le sue alterazioni, dopo di che registrare sopra le tracce midi diventa un pò più semplice.

     

    EB

  14. Gli americani, come sai, sono un pò paranoici. In questo, tuttavia, Apple si scarica una bella fetta di responsabilità: con l'accettazione di queste clausole, infatti, non sarà sua (di Apple) la responsabilità di annoverare, tra l'elenco di mp3 in archivio, un brano che nasconda istruzioni su come preparare una bomba al VX o al Napalm (che, effettivamente, ha una preparazione assai più semplice di molti manicaretti d'alta cucina).

     

    EB

  15. Asociazione%20Punto%20Primo.jpg

     

    Cari amici e colleghi,

     

    con mio grandissimo piacere, annuncio la fondazione, ad Asti, dell’Associazione Culturale "PuntoPrimo".

    L’Associazione si propone come promotrice di iniziative culturali incentrate principalmente sulla musica classica ed il jazz, facendosi carico dell’organizzazione di concerti – in primis – ma anche di corsi, master-class, seminari e conferenze.

     

    L’attività dell’Associazione inizierà nel mese di ottobre del 2010, ed i primi concerti vedranno la luce nella primavera del 2011.

     

    Quale direttore artistico dell’associazione, desidero riservare spazio, nella nostra attività, anche agli interpreti emergenti, pertanto invito chi lo desideri ad inviarmi una proposta di repertorio o qualsiasi suggerimento: li valuterò con attenzione.

     

    L'indirizzo di riferimento è info@associazionepuntoprimo.com

     

    Se Cristiano Porqueddu è d’accordo, sarò lieto di pubblicare anche qui, nelle apposite sezioni, informazioni relative alle iniziative dell’Associazione.

     

    Ringrazio per l’attenzione e corro al lavoro…

     

    Ermanno Brignolo

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