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Ermanno Brignolo

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Risposte pubblicato da Ermanno Brignolo

  1. Io credo che la maggior parte dei presenti in commissione non possano neanche lontananamente suonare nell'orchestra di Sanremo, dove sono presenti musicisti ai quali viene chiesto di suonare all'impronta ,con conoscenza di progressioni e di armonie.

     

    Se tu avessi avuto a che fare con alcuni elementi dell'orchestra che suona a Sanremo sapresti che questo non corrisponde a verità... e per pietà mi fermo qui. Per di più, se il termine di paragone che assumi per la musica contemporanea, alle soglie di un diploma, è il Festival di Sanremo, forse il percorso di studi che ti ha portato al diploma è quanto meno da rivedere.

    Al di là di questo, se ritieni che questo brano sia confacente alle richieste ed aspettative per un diploma (esame nel quale la tecnica non è certo messa al centro dell'attenzione), e se ritieni che la tua analisi del repertorio sia sufficiente a giustificare la tua scelta, perché chiedi consiglio e pareri ad altri? Per come hai posto la domanda iniziale, s'intende che tu desideri sapere se la tua scelta pare adeguata alle richieste, e a questa domanda ti è stato risposto. Non hai chiesto di infondere coraggio alla tua scelta indipendentemente dal pensiero degli interlocutori, ma hai cheisto un parere personale, e questo è arrivato.

    Lascia Sanremo dove sta: con la musica dei diplomi non ha praticamente niente a che spartire, se non la grafia delle partiture.

     

    EB

  2. Poi, certamente qualche conservatorio ha avuto una tendenza a precorrere i tempi di attuazione della riforma (anche perché le cose stanno andando lentissimamente) forse per fregiarsi, in anticipo rispetto ad altri, della immagine di scuola universitaria a tutti gli effetti. Questo però forse è successo soprattutto un po' di anni fa, quando ancora non ci si era resi conto di che razza di fregatura fosse questa riforma, almeno per come viene applicata da noi: non si sa bene a cosa porterà, tranne ad una perdita dell'artigianato. E qualche collega, in qualcuno di quei conservatori, non vede l'ora di andarsene per potere fare, fuori, quello che non si può più fare dentro: insegnare decentemente l'artigianato musicale.

    Per quanto mi riguarda finché potrò svolgere i programmi del vecchio ordinamento garantisco che in conservatorio si può imparare qualcosa, dopo non so. Un amico docente di composizione mi diceva proprio ieri che gli è stato affidato un allievo per un corso di composizione da tenersi in cinque ore. Sarà un esempio limite, ma la tendenza a sostituire l'artigianato con l'infarinatura è galoppante.

     

    E tutto questo è semplicemente disarmante: una regressione che porterà inevitabilmente a conclusione l'annichilimento culturale che, già oggi, dilaga anche nei conservatori. La mia domanda è: si può (oppure: è opportuno) fare qualcosa per contrastare questo fenomeno, o semplicemente i centri di studio diventeranno altri con buona pace delle istituzioni statali?

     

    EB

  3. Secondo me, le accuse di inganno e truffa mosse a Fabio Selvafiorita ed al suo metodo, sono del tutto fuori contesto e, in questo senso, pretestuose.

    I computer sono macchin e fondamentalmente imbecilli. Capiscono solo due cose: 0 e 1. Con esse, e solo con esse, possono avere a che fare (almeno finché ci si baserà sulla tecnologia binaria... le reti neurali sono ancora molto lontane dall'essere sviluppate...), e solo quello sanno capire. Cosa fare con quei numeri è un'istruzione che deve - necessariamente - arrivare dall'esterno. E' come sperare che l'editing audio possa sanare le pecche di un interprete: se l'interprete registrato non vale niente, le sue registrazioni contunueranno a non valere niente; se il compositore non vale niente, le sue composizioni - assistite o meno - continueranno ad essere carta straccia.

    L'ottica di Fabio - che io non critico, in ambito musicale, in alcun modo, né positivo né negativo - è un passo avanti rispetto all'utilizzo che tantissimi utenti fanno dei computer: in quasi trent'anni di diffusione dei calcolatori elettronici, la maggior parte degli utilizzatori li usa ancora come dei sofisticati fogli di carta in cui annotare delle cose... (in quanti sanno che MS Excel, ad esempio, sa fare qualcosa (molto!!) di più che gestire delle tabelle di dati immessi a mano???) in questo senso, l'informatica ha clamorosamente fallito il suo scopo. Far sì che un computer "impari" a svolgere un certo tipo di operazioni non significa certo barare: significa aver indirizzato i proprî sforzi verso lo strumento di scrittura, così da renderlo veramente un aiuto in campo lavorativo, e non solo una stilografica con monitor e Hard disk.

    E' il caso di capire come funzionano gli algoritmi segnalati da Fabio: non credo che uno con la sua preparazione ed il suo intelletto affiderebbe la propria creatività ad un Music maker... e non mi pare che i programmi descritti siano ascrivibili a questa famiglia

  4. [...] Sono tutti d'accordo nel sostenere che la buona musica necessita di sostanza e quindi di costruzione e che la lettura di pagine accartocciate con pentagrammi concentrici (non mi riferisco a nessuna composizione in particolare) o di tamburelli sul ponticello prima con unghie e poi con il polpastrello (basta, per favore!) sia tutto sommato qualcosa da fare al solo scopo di conoscere - benvenga sempre - ma non certo per espandere il proprio repertorio.

     

    Sono dell'idea che ricerca, innovazione e sperimentazione non possano essere il fine ultimo della composizione, ma come ogni altro, mezzi d'espressione che debbano solamente supportare l'idea compositiva ed aiutare il compositore a renderla nel migliore dei modi. In buona sostanza, quello che conta è il contenuto, in senso stretto: se mancano le idee e la capiacità di svilupparle, ricorrere ad effetti "inusuali" o avanguardie di varia natura non sopperisce certo a queste mancanze.

     

    EB

  5. La totale mancanza di una cultura elettroacustica da parte degli interpreti di musica classica a differenza di quelli pop

     

    Confermo. Non ne capisco un'acca.

    Ma d'altro canto ad ognuno il suo mestiere. Meglio così, no?

     

    Sono più propenso ad assecondare, per buona parte, l'idea di Cristiano. Mi spiego: al concertista interessa che il suono ripreso da qualcuno e trasmesso, tramite qualcosa, a qualcun altro, sia il più possibile vicino alle sue esigenze. Come questo venga fatto può (non necessariamente) non essere affar suo. Dopo tutto, molti sapranno meglio di me che un'infarinatura di un argomento non ne sostituisce certo la conoscenza approfondita, ma in alcuni casi genera il vero pericolo: la prosopopea, dalla quale, inevitabilmente, scaturiscono problemi di ogni ordine, dalle liti con eventuali tecnici del suono (che sappiano fare il loro mestiere) al danneggiamento del risultato sonoro.

    Riporto un esempio che mi è successo recentemente. Concerto per coro e chitarra. Ho necessariamente amplificato la chitarra: per fare un buon lavoro sono andato in teatro due ore prima del coro ed ho impostato un'equalizzazione che, a mio avviso, potesse essere ideale. In seguito, ho modificato qualcosa (poco) per adattare il suono alla presenza del coro. Il risultato finale, a detta mia e di chi ascoltava dall'esterno, era molto buono. Il direttore del coro (laurato in fisica, ha studiato alcuni microfoni su un testo discutibile in cui Neumann non viene nemmeno menzionato, non capisce un tubo bucato di psicoacustica, né ha la preparazione per usare i filtri d'equalizzazione... né ha mai usato i microfoni che conosce sulla carta...) ha arbitrariamente modificato a mia insaputa la mia equalizzazione perché lui, dal palco del teatro, percepiva un suono che, sempre secondo lui, non era "bello". Il risultato è stato un suono simile ad un dobro perché lui, secondo la sua autostima, sarebbe dovuto riuscire a perfezionare il mio lavoro. Io, personalmente, preferisco un ignorante in materia, piuttosto che un sedicente ingegnere del suono povero di attitudini e ricco di supponenza.

     

    EB

  6. Maestro Bonaguri,

     

    innanzitutto, grazie delle informazioni: approfondirò quanto prima quello che Lei riporta, in quanto è un'idea che mi interessa molto.

    Lungi dal volermi ergere a livelli tanto alti, io trovo, nella mia esperienza, che - limitatamente allo studio - i microfoni a diaframma stretto siano più adatti ad una ripresa di strumenti che producano una pressione sonora più consistente di quella della chitarra classica (ad esmepio, trombe, violini...). Banalmente, questa mia sensazione discende dalle considerazioni sulla natura della commutazione del segnale meccanico in elettrico: quello che esce dallo strumento è un segnale meccanico (suono) ad una certa pressione ( [Pa]=[N]/[m^2] ). Il condensatore riceve quindi una pressione e la trasforma in una forza che produce lo spostamento della placca mobile del condensatore ( F=p*A ). Le cariche accumulate sulle armature del condensatore, poi, fanno si che, per le leggi di Faraday-Neumann-Lenz sui campi elettrici (campo elettrico costante con cariche statiche in movimento), lo spostamento geometrico della placca del condensatore produca il segnale elettrico che rende trasportabile via cavo il nostro suono. Data la linearità diretta della forza F con l'area A del diaframma (la placca mobile del condensatore), si nota che, a parità di pressione, la forza F è maggiore se è maggiore la superficie d'influenza su cui la pressione insiste. Questo, secondo quanto ho scritto, fa sì che i microfoni a diaframma stretto possano sopportare pressioni maggiori, mentre i microfoni a diaframma largo possano riprendere anche pressioni sonore di bassa entità.

    Ho, poi, avuto l'impressione che i microfoni a diaframma largo riescano a riprendere meglio di quelli a diaframma stretto le infinite variazioni di timbro che, secondo me, sono la reale forza espressiva dello strumento. Forse è pregiudizio (mi sincererò di verificarlo accuratamente e mi ricrederò prontamente se dovessi trovare smentita), ma mi sembra che i microfoni a diaframma largo rendano più giustizia ai colori reali dell'immagine sonora. Di questo, tuttavia, non ho alcuna prova teorica, ma solo la mia esperienza che, come tale, è opinabile e discutibile.

     

    EB

  7. [...] Per lo meno questa è stata la mia esperienza facendo iniziare la catena con il Neumann.

     

    Impossibile darLe torto: Neumann (più ancora di Braunn) è il miglior produttore di mircofoni al mondo. Non l'avevo consigliato solo per questioni economiche, ma la qualità non lascia spazio a nessuna discussione.

    Generalizzando leggermetne il discorso al di fuori delle marche, si può dire che in generale, quando possibile, è preferibile usare un microfono a condensatore (meglio se a valvola, ma i prezzi salgono ancora e di parecchio), in quanto molto più pregiati dal punto di vista costruttivo. Tra questi, c'è la discriminante non banale della dimensione del diaframma: un diaframma largo (diametro superiore a 1") offre una miglior distribuzione delle vibrazioni sul condensatore ed è in grado di ricevere meglio pressioni sonore basse (quale quella della chitarra). Questo è un aspetto ideale per lo studio, ma meno per li live, dove non sempre è agevole maneggiare un microfono che riprenda qualsiasi battito d'ali di una farfalla (come capita, ad esempio, con i Neumann U87). In queste situazioni è preferibile - come giustamente notato dal M° Bonaguri - un microfono a diaframma stretto, con un diagramma a cardioide (magari ristretto) la cui sensibilità sia circoscritta nello spazio (la serie K di Neumann, per l'appunto, serve benissimo a questo scopo).

    Ciò premesso, può essere utile spendere due parole su ciò che sta a valle del microfono (o dei microfoni...). Innanzitutto, è poco utile far suonare un Neumann su due casse FBT con un suono nasale e di plastica... Dato per assunto che l'hardware che compone la catena audio sia di qualità omogenea, è bene affrontare il vero problema di qualsiasi situazione: il tecnico del suono. I microfoni a condensatore (e i Neumann soprattutto!) sono molto, ma molto difficili da trattare. Ammesso, come dicevo, che i filtri d'equalizzazione siano eccellenti (non buoni: eccellenti), bisogna sapere che cosa fare di un suono tanto ben definito, perché basta pochissimo per deturparne l'immagine. D'altro canto, sarebbe ingenuo pensare che un microfono tanto pregiato non richieda equalizzazione o, prima dell'equalizzazione, un'accurata calibratura del guadagno in ingresso... E posso dire per esperienza prolungata che un Neumann nelle mani sbagliate fa molti e più gravi danni di un prodotto meno prestigioso.

     

    EB

  8. Se possibile, un buon microfono a condensatore a diaframma largo con configurazione cardioide (un ottimo strumento è il Rode NT1 o, con la stessa capsula ma più versatile, il Rode NT2-A; costano intorno ai 300€).

    In mancanza di alimentazione Phantom, bisogna andare su un dinamico, ed uno dei più versatili è lo Shure SM57 o, più difficile da trattare, il fratello maggiore Beta 57. Costano intorno ai 100€.

    Per dettagli ed acquisti, ti consiglio

    www.audiomusicarecording.it (per i microfoni professionali a condensatore)

    www.luckymusic.com (per tutto)

     

    EB

  9. Un atteggiamento non è fascistoide perchè si impone sugli altri: è fascistoide perchè individua degli altri e una volta giunto al potere li elimina o gli rende la vita impossibile. Mentre la categoria "stalinoide" non esiste, ma il fatto che lei l'abbia utilizzata per indicare degli "altri" uguali e contrari rafforza la mia idea che l'italico omuncolo voglia sempre un ghibellino dove c'è un guelfo.

     

    Ripeto che questo mio intervento nulla c'entra con la polarizzazione creatasi negli altri due thread.

     

    E il mio non è un suggerimento a questo o quel repertorio per trovare facilmente il successo.

     

    E' solo che ho visto paragonare Piazzolla alla Pausini.. :D

     

    g

     

    Giunto al potere? Crediamo davvero che si possa parlare in questi termini? Potere su cosa? Su chi? Di cosa?

    In tutta franchezza, a me di Guelfi, Ghibellini, Fascisti, Comunisti, Nordisti, Sudisti, Bianchi, Neri e tutto il resto "nun me ne po' frega' dde meno". Constato che una scissione netta ed incontrovertibile tra artisti esista necessariamente. Da una parte, chi approccia un repertorio di stampo più meditato ed intimo, rivolto ad un ristretto numero di persone in ambienti ridotti, teso a valorizzare l'estetica timbrica della chitarra anziché la sua componente spettacolar-popolaresca; da un'altra parte, chi affronta e propone un repertorio che si avvicini di più al gusto del pubblico di grandi dimensioni, prediligendo un repertorio dall'ascolto meno "impegnativo" o privilegiando un suono più aggressivo e prorompente. In mezzo c'è un vasto gruppo di artisti che operano nella trasversalità, o cross-over, cercando di mescolare i due aspetti che, nel mio immaginario, ho individuato, accettando anche influenze dall'esterno (jazz, fusion, pop, rock, new age...). Non fare distinzione significa, a mio avviso, accettare un'accozzaglia di roba la cui unica matrice comune sono le note e lo strumento che le suona, mentre non si fa distinzione di repertorio.

    Credo che la mia inclinazione sia palese, pertanto spero sia logico attendersi che i miei giudizi e le mie preferenze in ambito "chitarra classica" siano rivolti in una ben precisa direzione. Con questo, non è mia intenzione sminuire il lavoro di altri, almeno finché questi altri non denigrino il mio.

     

    EB

  10. [OT]

    Fascistoidi, cani da guardia, cospiratori... a mio avviso si è oltrepassato - e di molto - il limite della decenza.

    Francamente non capisco come si possano promulgare e perorare lotte demagogiche in difesa di ciò che, in qualunque mente raziocinante, si potrebbe serenamente definire un errore, facendone discendere l'etichetta di cocciuta perseveranza attribuibile alla strenua difesa dello stesso.

    Non capisco come illustri studiosi e musicologi possano piegare a proprio piacimento le definizioni di trascrizione, adattamento, riduzione e plagio per giustificare opere che, pur non perdendo nulla del loro valore, richiederebbero un minimo lavoro di revisione.

    Non capisco come si possano definire "cani da guardia" persone che prendono le parti (e non le difese, si badi bene!!!) di Gilardino e Zigante mentre si definiscono "epigoni" quelli che le contestano, talvolta in modo pacato, talaltra in modo ridicolo.

    Non capisco come si possa definire fascistoide un musicista che palesa le sue preferenze di repertorio, mentre si lasci correre chi accusa di ottusità queste scelte incitando esplicitamente i giovani a prendere le distanza da questi dinosauri della chitarra perche il futuro del dannato "nostro strumento" del cavolo sta nelle trascrizioni della musica leggera.

    Non capisco come si possano portare avanti delle discussioni nelle quali l'unico modo per procrastinare una pietosa fine è quello di arrivare alle illazioni personali, o alla correzione, a sua volta sbagliata, di errori di gramamtica, ortografia e sintassi (si noti che si pone attenzione sul concetto di partitura, ma non si evidenziano perle come "...oltre ha non godere di...").

     

    Ho evidenti e conclamati limiti di intelletto e rielaborazione che non mi consentono di capire... più mi sforzo e meno capisco... o forse non lo voglio capire, perché mi spaventerebbe scoprire di essere piombato in un cortile d'asilo in cui si litiga perché un compagno di giochi ha osato screditare il supereroe preferito di un altro... ed allora, forse, sarebbe preferibile defilarsi per evitare di sprecare tempo e risorse a parlare con chi non vuole ascoltare... sarebbe preferibile, forse perché più facile, ma non corretto. Io credo che la chitarra sia un'altra faccenda, credo che la Musica sia un'altra faccenda, e per me negarlo sarebbe un forte segno di disonestà nei confronti dei mei allievi ed insegnanti, nei confronti dei miei amici e parenti, nei confronti di chi ha pagato per anni i miei studi quando ancora ero nello stato di famiglia dei miei genitori, nei confronti di quegli sventurati che dovessero mai incappare in una mia esibizioine o registrazione, e nei confronti di me stesso.

     

    EB

     

    [/OT]

  11.  

    Ricordo una masterclass con Alberto Ponce, che diceva più o meno così: "Perchè suoniamo la chitarra? Per la sua sonorità, per il timbro, non certo per il vasto repertorio."

     

    Neuland

     

    Che uscita infelice da parte di un artista di questo calibro!!!

     

    Bisogna vedere in quale contesto Ponce ha detto questa frase. All'inizio io scelsi la chitarra proprio per il suo suono e non sapevo nulla del suo repertorio. Anzi ero circondato da tutti i pregiudizi del caso. Mio padre, pianista, era convinto non esistesse proprio il repertorio della chitarra e un amico di famiglia (che era direttore di Conservatorio) gli disse pure " Non capisco come un pianista possa permettere a suo figlio di perdere tempo con uno strumento come la chitarra".

     

    Il contesto era una semplice valutazione di importanza del repertorio in termini di quantità (molto inferiore) e qualità (rispetto a Bach-Mozart-Beethoven) del pianoforte e di altri strumenti. Non era intesa come costatazione di un repertorio non valido della chitarra, ; comunque, in quella specifica occasione, che naturalmente non può dar luce sulle opinioni e la filosofia intera del maestro, non ha detto niente sul reale valore del repertorio per chitarra.

     

    L'infelicità dell'affermazione sta nel fatto, che non è stato presa una posizione a favore del repertorio in quell specifico momento. Per quello ricordo la frase, che so valutare, ma non sono sicuro che tutti li fanno in questa maniera.

     

    Neuland

     

    Grazie signori: non conoscendone il contesto, avevo interpretato questa frase in modo non corretto.

     

    EB

  12. E' un po' OT, però questo è il lato del discorso che più mi interessa.

    Non è pericoloso e fuorviante, in ultima analisi fascistoide, pensare che ci sia una chitarra giusta ed una sbagliata? Un programma giusto ed uno sbagliato?

     

    g

     

    Se ben interpreto il pensiero del caro Marcello (pensiero che, seguendo dalle idee che ho avuto modo di scambiare con lui, condivido in pieno), la scissione del repertorio non è tra guisto e sbagliato... anzi, non c'è proprio una divisione. Semplicemente, nella mente di alcuni chitarristi, il repertorio della chitarra classica è definito, o quanto meno definibile secondo criteri ben precisi nei quali certe contaminazioni non trovano posto. E' opinione di alcuni che la chitarra trovi la sua massima forza espressiva nella vastissima gamma timbrica e nell'espressione intima e raccolta di un suono che, seppur "piccolo", è in grado di comunicare tanto. In questo, le grandi folle deliranti, come le musiche per queste scritte, non c'entrano per niente.

    Non è un atteggiamento fascistoide: lo sarebbe se questi musicisti tentassero di imporre questo pensiero agli altri, ma questo non avviene. Certo, pur non volendo imporre niente a nessuno, non si può sperare che si taccia con indifferenza di fronte alle scelte di repertorio operate da altri: è nel pieno diritto di critica esprimere un parere riguardo al programma che un interprete presenti in concerto, ed è ancora meglio se questo parere viene supportato da motivazioni che, ad esempio, nel caso di Marcello non sono mai mancate.

    D'altro canto, più volte in questo stesso forum abbiamo assistito ad invettive contro la vetustà della vecchia scuola decadente che dovrebbe aprire gli occhi e smetterla di obsolescere in queste prigioni senza futuro? Quante volte, da alcuni, sono partite esortazioni a prendere le distanze da queste impostazioni retrograde e anacronistiche, adducendo motivazioni profetiche di una nuova via elitaria ed iniziatica che parrebbe essere, sempre secondo questi araldi, l'unico mezzo per il successo?

    Perché, quindi, si definisce fascistoide chi sostiene un repertorio nei confronti di un altro, e non si definisce parimenti fascistoide (o, se preferisci, stalinoide...) chi denigra quel repertorio in favore dell'altro?

     

    EB

  13.  

    Altra domanda:

    Perchè un chitarrista soffre le pene dell'inferno a suonare il repertorio di qualità e deve e cerca cose che a mio parere il cestino dell'immondizia è il luogo più appropriato e indicato per tali cose?...

     

    [...]

     

    Non sarà che il problema "forse" consiste che il repertorio per chitarra (classica)-perdonate se ripeto, ma molti dimenticano di scriverlo-non piace per primo ai chitarristi e..preferiscono o meglio tentano di suonare cose..che..vedi punto precedente forse meritano quel simpatico suono che fa il mio computer quando cestino dei documenti? (leggasi Mac)...

     

    Piace... non piace... per cortesia: andresti allo stadio se non ti piacesse il calcio?

     

     

    Trovo invece la riflessione di Marcello pertinente, se non fondamentale.

    Solleva una questione sottovalutata.

    Una buona percentuale di chi si iscrive ad un corso di chitarra "classica" lo fa avendo in mente altri repertori rispetto quelli che invece si ritroverà ad affrontare. Probabilmente tutti quei repertori riconducibili al bagaglio culturale del perfetto tangueros.

     

    Fabio, mi sono reso conto di essermi espresso un pò male: scondo me Marcello ha toccato uno dei (se non IL) punti cruciali della faccenda... e ce ne rendiamo conto quotidianamente...

     

    EB

  14. Caro Magister ..come ben sai, la mia scelta e la mia coerenza è iniziata dal lontano 1986, rifiutando di suonare "El decameron negro" al mio diploma opponendovi la Ballad di Stevens scelta da me!...

    Personalmente non ho nulla da perdere o nascondermi, le mie idee sono trasparenti e credo conosciute ai più, il mio peggior difetto è la testardaggine(coerenza) e la non diplomazia.

     

    In due parole il mio pensiero che è esattamente quello di oltre 20 anni fa.

    Se i moderatori ritengono sia OT possono tranquillamente cancellare...

     

    Non credo che le ultime trovate "geniali" (a parer loro) di alcuni (che stanno diventando molti) possano risollevare i problemi che affliggono in generale la cultura e di conseguenza la musica, cioè portare un'immagine surrogata del nostro strumento ai più?! A cosa serve fare un concerto per 20.000 persone allo stadio se la musica che si suona per chitarra non è...per..chitarra?

    C'era già arrivato Pat Metheny no? non mi sembra per niente geniale!

    Lui scrive un repertorio in cui usa anche il suo strumento ma la chitarra classica, forse..ha un suo repertorio è una modalità esecutiva ben precisa! e mi riferisco alla tipologia di ascolto e alla poetica ed estetica in cui nasce il suo repertorio.

    Se vengono a mancare questi presupposti, tanto vale non chiamarla più chitarra! Infatti mi sembra di capire che alcuni vogliono raggiungere l'obiettivo di "quotare in borsa lo strumento" ma non di accrescere o far conoscere il "repertorio" dello strumento (leggasi sempre chitarra classica).

     

    Caro Marcello, non posso non condividere il tuo pensiero: il repertorio, unico aspetto che concretamente potrebbe sancire una sorta di nuova renaissance della chitarra è, molto spesso, l'ultima preoccupazione di molti sedicenti chitarristi... ammesso che la sua analisi occupi davvero posto nelle loro scelte artistiche. Ci sono illustri testimoni di situazioni imbarazzanti: professionisti che giudicano la Sonata di José un "brano senza capo né coda", concertisti che commentano la Sonata di Desderi come "un branno inutile, di cui non si sentiva la mancanza", salvo poi far sì che i loro allievi suonino Koyunbaba al concerto di laurea, o qualche trascrizione di Zucchero Fornaciari nei concerti di fine anno del conservatorio... quegli stessi allievi che, in possesso di una laurea di secondo livello, non sono in grado di distinguere una terzina di crome da una quartina di semicrome... quegli stessi allievi che cercano con affanno i biglietti per assistere ai concerti di Dyens e trovano poco interessanti le incisioni del duo Maccari-Pugliese... quegli allievi che suonano un tema monodico lasciando che le note risuonino l'una sull'altra... quegli allievi che pensano sia innovativo e "in" proporre Paganini in veste techno/prog/dance... Nulla importa della chitarra (se non avere una chitarra che suoni da sola... e che immancabilmente non trovano mai... e non la trovano per colpa dei liutai... e mi fermo!)... l'unica cosa che desti vero interesse sono i soldi: né più né meno che un ben più dignitoso impiego in un ufficio postale.

     

    Altra domanda:

    Perchè un chitarrista soffre le pene dell'inferno a suonare il repertorio di qualità e deve e cerca cose che a mio parere il cestino dell'immondizia è il luogo più appropriato e indicato per tali cose?...

     

    [...]

     

    Non sarà che il problema "forse" consiste che il repertorio per chitarra (classica)-perdonate se ripeto, ma molti dimenticano di scriverlo-non piace per primo ai chitarristi e..preferiscono o meglio tentano di suonare cose..che..vedi punto precedente forse meritano quel simpatico suono che fa il mio computer quando cestino dei documenti? (leggasi Mac)...

     

    Piace... non piace... per cortesia: andresti allo stadio se non ti piacesse il calcio? E, nel caso, inizieresti a sbraitare come un ossesso sostenendo che i gestori dello stadio dovrebbero smetterla di continuare ottusamente a far giocare il calcio nello stadio, perché sarebbe meglio farci i tornei di Pallavolo? Qui è la stessa cosa: la chitarra, secondo me, non è solo quel dannato pezzo di legno: è un mondo, fatto di luci e ombre, colori e chiaroscuri ben precisi, atmosfere e sensazioni squisitamente sue. Il desiderio di imporre alla chitarra attribuzioni non sue è la smania di successo da rock-star: questo insensato desiderio di portare la chitarra al grande pubblico quando non per esso deve necessariamente essere pensata. Che senso ha una chitarra che suoni in uno stadio? E se anche ce la facesse, che cosa ci suona: Britten? Mompou? Henze? Peyrot? Perché la chitarra è questa... o lo si accetta, o ci si veste di ridicolo... e il pubblico non ci mette molto a capirlo...

     

    Cerco di immaginarmi Pollini che presenta le quattro Ballate di Chopin (prima parte) e la seconda...

    sette trascrizioni dalla saga di Guerre Stellari con tanto di proiezioni, luci, fumogeni e....

    devo continuare?...

     

    se queste persone aspirano a queste cose..non fanno prima a..cambiare strumento forse? visto che ...proprio non è la stessa cosa..?

    magari suonando nella band di Vasco Rossi..cosi realizzano i loro sogni di pubblico, fama, successo e..soldi...

    ma per favore..non confondiamo..la bellezza poetica di una Suite Compostelana e altre cento cose simili..con...devo dirlo?...risparmiatemi almeno questo...

     

    buona domenica...

     

    mr

     

    p.s. un musicista di solito ha un evoluzione..il pianista smette di suonare per diventare spesso direttore d'orchestra o compositore, il violinista idem, il..chitarrista...invece?...

    è preoccupato di come quotare in borsa il suo strumento?.. non fa prima a cambiare mestiere?

    credevo che si passasse alla storia con l'aver raggiunto un'interpretazione di valore o lasciato nero su bianco musiche di valore... ma forse mi sono perso qualcosa...

     

     

    Passare ad un altro strumento? Che futuro potrebbe avere in un altro strumento? Nell'immaginario collettivo esterno alla nicchia (nicchia, certo: non illudiamoci che il piccolo mondo degli schitarratori non sia una nicchia) della chitarra "classica", le sei corde sono quelle di Battisti o, per i raffinati, Satriani. Secondo te è più "facile" suonare le corde di nylon assecondabndo questa credenza popolare o proporre qualcosa di diverso? Dici bene: se sai proporre al pubblico le cose in cui credi, il pubblico - colto o meno - le digerisce, le apprezza, le comprende (Diamine, io ho suonato Britten, Martin e Desderi nello stesso programma ed il pubblico era entusiasta!!!)... ma non deve essere il pubblico a fare il lavoro: deve essere l'interprete... e l'interprete deve aver operato delle scelte per poterle trasmettere... e quelle traspariranno dalle sue interpretazioni, nulla più. La chitarra non ne trarrà alcun beneficio, né alcun danno: resterà lì, placida e indifferente... l'unico ad esserne danneggiato o esaltato sarà l'interprete stesso...

     

    EB

  15. [...] la verità non conta e se mai dovesse venire a galla non sarà certo tra le cose più importanti.

     

    E' una questione matematica. La verità, qualunque essa sia, non è sempre importante allo stesso modo: tende a perdere rapidamente valore con l'aumentare della sua scomodità, e la sua scomodità aumenta in ragione quadratica rispetto all'orgoglio personale. Se vuole, si può divertire a studiare la funzione che ne deriva... lontana parente di un'iperbole... o, più precisamente, l'inverso di una parabola...

  16. [...]Non c'è ragione che tenga.

    [...] i "postulati della nuova musicologia"... quaranta anni or sono, quando uno sforzo simile era unico ed inimmaginabile.

     

    Io quarant'anni fa non ero al mondo, ma domando a coloro che, invece, erano già in vita: le opere di Bach e Mendelssohn erano ancora sconosciute a quell'epoca? Non dico le loro trascrizioni per chitarra (delle quali mi risulta esistessero già delle registrazioni, ma non posso confermare le fonti in quanto dispongo di CD stampati ben più recentemente e non so se le case discografiche abbiano o meno pubblicato le esatte date di registrazione sui booklet dei cd o se se le siano inventate), delle quali ipotizzo comunque già una discreta diffusione ad opera di alcuni concertisti come Bream e Segovia, ma quanto meno gli originali (mi sembra che la fuga BVW 1000 sia inclusa nella sonata n. 1, dei sei solo per violino senza accompagnamento BWV 1001-1006): era molto difficile reperire queste fonti all'epoca? E, se realmente era arduo definire un'attribuzione corretta, non è prevedibile una revisione dell'opera che indichi la corretta paternità dei brani ivi contenuti?

     

    EB

  17. Per quanto mi riguarda, la memorizzazione di un brano è frutto non tanto dell'esasperazione esecutiva, quanto dell'analisi ed interiorizzazione della partitura al di fuori della chitarra. Mi sono spesso ritrovato a studiare a memoria brani senza avere la chitarra tra le mani (in treno, in aereo, in autobus, in albergo... qualsiasi occasione è buona a patto di poter raggiungere un buonlivello di concentrazione).

    Fidarsi solo della memorizzazione delle combinazioni digitali (delle dita) è, a mio avviso, un pò rischioso: basta poco per non sapersi più raccapezzare.

     

    Questo, almeno, vale per me.

     

    EB

  18. [...] un uomo che si dimentica del suo lavoro di oggi e non pensa ancora a quello di domani e che, nella sua dimenticanza dell'oggi e del domani, ascolta un Preludio di Villa-Lobos o la Mazurka di Ponce.

     

    dralig

     

    Sempre più rari sono coloro che non si facciano assorbire nel turbine frenetico in cui sono professionalmente ingabbiati. Costoro sono, a mio avviso, l'unica speranza rimasta per una rinascita culturale di questa civiltà sciatta e scialba, in cui ben prima del digitale terrestre, ma ancora più violentemente con l'avvento di quest'ultimo, il tedio intelelettuale ha invaso ed occupato le case della gente. La speranza, per ciò che nel mio piccolo posso constatare, sta nella determinazione di questi preziosi individui: seppure siano in numero percentualmente non elevato, la loro determinazione, o le loro passioni, sono spesso forti ed autentiche, ed incontrarli è tanto un piacere quanto un'inestimabile fonte di arricchimento umano.

    La scelta editoriale, in questo caso, mi sembra audace: lodo l'intraprendenza dell'editore per aver promosso il progetto, e ringrazio il Maestro Gilardino per aver portato a termine questo compito, che immagino non semplice, segnando la reale possibilità di un solido ponte di collegamento tra la "chitarra classica" ed il "resto del mondo".

     

    ermanno

  19. Perché di Desderi esegui solo "Toccata e fuga", cioè il quarto movimento della Sonata?

    Capisco che sia stato pubblicato separatamente a suo tempo, quando la Sonata si riteneva perduta, ma per fortuna è stata ritrovata nel 2005 e pubblicata da Berbén... questo potrebbe causare qualche problema, temo.

     

    Per il resto, se i minuti totali devono essere circa 60 (non ricordo esattamente), credo che, effettivamente, sia un pò cortino...

     

    Ciao

     

    EB

  20. mi stanno crocifiggendo ancor prima dell'uscita dell'articolo!!

     

     

    Gigi,

    il testo in esame è stato criticato prima ancora che fosse letto, ergo è stato applicato il concetto che altri hanno richiamato "un peso e una misura" (parafrasi).

    Tali e tanti sono stati i pregiudizi che si sono susseguiti che era inevitabile un surriscaldamento dell'ambiente ed una serie di "sparatorie" causate da affermazioni che, già risibili di per sè stesse, sono state anche frutto di improbabili tentativi di difesa da parte di chi le ha formulate, ricorrendo anche ad autosmentite incoerenti.

    Andiamo!! Utenti che intervengono per apporre correzioni di ortografia e sintassi, Maestri che intraprendono crociate per salvare il proprio ideale dal barbaro invasore, querele autopronosticate sulla base di non si sa bene che cosa, una recensione affidata in modo tanto plateale e pretestuoso (non che sia per te un danno, ma sicuramente ti sei trovato insigito di questo incarico in modo quanto meno pericoloso per te, ed io fossi stato in te avrei seguito il consiglio del M° Zigante rifiutando l'incarico, proprio per il modo in cui ti è stato offerto, ma non giudico minimamente la tua scelta contraria... hai, però, una grossa responsabilità, ingigantita da altri)... e, in mezzo a tutto questo, non una risposta (una sola, sparuta, timida e misera risposta!) agli interventi degli autori del testo, tanto richiesti ed auspicati. Il confronto si è svolto sul campo sbagliato, confermando uno scisma assurdo e, a mio avviso, anacronistico ma quanto mai presente. L'opportunità di confronto tra musicisti è stata buttata via per questioni di orgoglio non già personale, ma di "classe"... Qual è il risultato? Il nulla. Non il dialogo, non il dibattito, non il confronto che tanto si vorrebbe sbandierare. Niente di niente. Si è arrivati a chiedere la prova del carbonio 14 per sostenere che la Fuga BWV1000 fosse di Bach: ti pare serietà?

    Questo non è nato e non è per nulla un 3D di crocifissione di Luigi Picardi, ma - e su questo sposo in toto quanto affermato dal M° Gilardino - alcune affermazioni non potevano essere passate sotto silenzio: teorie del complotto, conflitti di interessi, disconoscimento delle fonti, attribuzioni di paternità di concetti, assurde querele... e intanto il mondo gira, per larga parte ignaro, per sua fortuna, di ciò che "il nostro strumento" sta vivendo in Italia.

    Un'altra occasione sprecata.

     

    Credo che quanto emerso qui sia un esauriente e pittoresco spaccato della chitarra in Italia, e dia una chiara motivazione al fatto che i chitarristi non compaiano quasi mai nelle stagioni concertistiche di ampio respiro.

    EB

     

     

    ....E lo credo!!! I chitarristi continuano ad autoisolarsi e ad allontanarsi dai musicisti....E' sempre la solita solfa: si fanno concerti di chitarra per i chitarristi!! Il 'Pubblico' è un miraggio sempre più distante...

     

     

    [OT]

    Non c'entra il pubblico: questo ha a che fare solo con la zucca delle persone. Non m'illudo che altri musicisti siano meno piccini, o che tutti gli altri ambiti siano necessariamente migliori, ma so che la chitarra, come strumento da concerto, non è certo nell'età dell'oro: tanta letteratura di livello eccelso ancora da scoprire, un mondo da inventare e reinventare, una cultura da far conoscere al "pubblico"... e si sta a pontificare sul metodo usato da UN musicologo per scrivere un testo... per la serie: quello che esiste non va bene a priori, ma nessuno propone un'altra lettura degli eventi. L'importante è lamentarsi sempre e comunque: del contenuto di un opera (saggistica, storiografica, manualistica, musicologica o musicale) siamo sempre pronti a prendere il peggio, fregandocene di ciò che di buono può esservi contenuto. Che palle!!

    In una recente discussione, il M° Fabbri riprese i convenuti ad una masterclass dicendo loro "nessuno si è proposto per dare una mano" (vado a memoria: non me ne voglia Fabbri se, per brevità, non ho 'quotato' la discussione come si converrebbe, ma il senso era questo). Applichiamo lo stesso concetto: tanti pronti e compatti a scagliarsi contro il libro in esame, e nessuno che abbia offerto la propria collaborazione (eccezion fatta per il M° Bonaguri) per colmare quelle che riteneva fossero lacune nella trattazione. Io non ne ho nessuna competenza, ma Voi, che siete musicologi, storiografi e musicisti di alto livello professionale, Voi io esorto ad operare attivamente in questo. A cosa servono 20 pagine di frustate agli otto colpi se a queste non segue un'azione reale e concreta volta alla crescita?

     

    Salute

     

    EB

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