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Giorgio Signorile

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  1. è citato nella descrizione dell'indice del forum, comunque trattasi dell'ultimo Suonare news la frase esatta a cui mi riferisco è (si sta parlando dell'arte di Giulio Tampalini) "...è capace di eseguire - e purtroppo anche di registrare in disco- articoli da bazar chitarristico da lasciare sgomenti tanto è abissale la distanza tra la sua classe di strumentista e la musicaccia sgrammaticata che, Dio sa solo perchè, qualche volta suona.....
  2. Cito da Wiki ma non senza aver prima ragionato e condiviso: "La grammatica è una disciplina della linguistica che raccoglie, per ogni diversa lingua naturale, una successione finita di regole necessarie alla corretta costruzione di frasi, sintagmi e parole". Mi pare che la stessa cosa possa dirsi della grammatica musicale, imparare e conoscere un linguaggio comune per costruire e dialogare Sempre dalla stessa fonte, parlando di Musica "La musica è l'arte e la scienza dell'organizzazione dei suoni nel corso del tempo. Si tratta di arte in quanto complesso di norme pratiche adatte a conseguire determinati effetti sonori, che riescono ad esprimere l'interiorità dell'individuo che produce la musica e dell'ascoltatore" Questo piccolo preambolo per chiedere all'amico Angelo se davvero crede che esista un confine preciso oltre al quale far musica -parlo di musica "colta" non canzonette- perde un valore alto e diventa come scrive lui "roba da bazar chitarristico" e soprattutto chi è deputato a sottolinearne e decretarne il valore o la limitatezza. Perchè credo che nel far musica ci siano più figure in campo e che il compositore non possa far finta di essere l'unico artefice-fruitore del proprio lavoro: altrimenti scrivere sarebbe cosa soltanto intima e personale e non dovrebbe avere uno sviluppo commerciale, seppur limitato, nella produzione editoriale ecc (leggi si pubblica anche per diffondere e vendere). E quali sono le altre figure che partecipano al gioco? l'esecutore, con la sua versatilità e la sua capacità di entrare in sintonia col compositore, la sua voglia di comunicare lo spartito, la sua onestà intellettuale nella ricerca di un repertorio a lui consono, la sua abilità tecnica nel renderlo al meglio, e poi questo maledetto pubblico, che pare nessuno voglia tenere in considerazione ma che alla fine entra in gioco pesantemente, perchè è sempre meglio avere gente davanti, e che questa gente torni e crei interesse e movimento attorno al musicista. Ogni volta che si parla di "avere pubblico" pare si parli di pecoroni che partecipano solo se si suona Giochi proibiti e Lagrima (in effetti l'ultima produzione della DG va purtroppo in questa direzione, ne abbiamo già discusso...) Ma allora dove sta il problema? e perchè continuiamo, a differenza di altri strumenti, a farci di queste storie, non appena qualcuno esce dal seminato tracciato calpestato e ricalpestato? Perchè non può esserci un repertorio non dico alternativo, semplicemente parallelo, nel quale la chitarra possa giocare senza troppi problemi divertendosi e magari divertendo (...divertere, volgere altrove...) senza venire accusata di essere impura e sgrammaticata? Se scrivo e suono un brano che entra in sintonia con la gente, che durante l'esecuzione sento "parlare" al cuore delle persone, se durante un mio concerto riesco a percepire un sentimento alto, comune, di condivisione di un meraviglioso momento, se vedo la gente serena di aver partecipato...io sono felice, realizzato come esecutore e compositore, ma non vorrei che proprio a causa di questa vicinanza col pubblico questo linguaggio venga macchiato dalle accuse che leggo nell'articolo di Angelo (che peraltro ben fa nel lodare le interpretazioni di Giulio). Scusami Angelo di questo post magari poi non parlavi di ciò che ho voluto intendere io, ma a prescindere da ciò credo che un'analisi semplice e schietta e magari più precisa di ciò che in due righe hai scritto possa servire a tutti con simpatia Giorgio
  3. ricorda che l'action si modifica, basta abbassare un pò l'osso del ponte se è troppo alta, è una robina. Tra le chitarre da iniziare medie non sono male le Cuenca, ne ho una in classe, ma devi vedere il sito non so dirti se c'è il modello giusto come spesa. Però sono buoni strumenti
  4. un buon liutaio è in grado di fare ciò che il cliente desidera, tenendo presente certe caratteristiche standard della chitarra: Tieni conto che quello del diapason per un adulto è secondo me un falso problema, non sono quei 2-3 millimetri a cambiare la facilità o meno della chitarra. Piuttosto è la conformazione del manico, più curvo, più piatto, largo ecc a rendere la sinistra più facile o meno, l'altezza delle corde...ma anche lì bisogna vedere l'impostazione tua sullo strumento: tieni presente che a mano piccola non corrisponde necessariamente un manico piccolo, è un discorso di impostazione della mano, anche con una mano piccola si possono prendere normalmente posizioni apparentemente difficilissime, basta lavorare con la corretta impostazione. Insomma un liutaio può farti una chitarra seguendo soprattutto le tue specifiche e le tue esigenze, vedendoti suonare, ma le sensazioni giuste le hai tu e devi comunicarle correttamente. Prima di un liutaio, che tra l'altro su quella cifra è difficile da trovare, prova un pò di chitarre industriali, tieni conto che ad es l'Alhambra è piuttosto impegnativa per dimensioni, ultimamente ho provato delle Salvador Cortez per alunni che avevano la mano piccolina e le ho trovate ottime, ma non so nulla di costi ecc.....
  5. i miei saranno al di sotto. Però i discorsi di valutazione degli insegnanti sanno un pò di regime visti i tempi che corrono....quando poi a valutare entrano in gioco le famiglie che hanno ormai la tendenza a delegare la totale educazione dei propri ragazzi alla scuola....come al solito il destino dell'insegnante è di essere giudicato e messo alla berlina da qualsiasi altra categoria
  6. http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=9820
  7. secondo me un pezzo Rock è libertà ed espressione al di là di tecnicismi fini a sè stessi, non so che senso abbia un assolo tanto per andare un pò su e già dal manico, senza una sua contestualizzazione in un brano che dica qualcosa. Lo trovo molto freddo e poco comunicativo, anzi per niente. Scusa di questo giudizio, ma ho suonato moto rock tempo fa, quando non esistevano "contest" di velocità, ma solo esibiziomi più complete. Bò, è un pò come nel campo sportivo che mi appassiona paragonare una scalata su una via classica del Bianco a una arrampicata su muro artificiale durata una gara di speed climbing. Manca il sentimento, e per me nella musica è fondamentale, a prescindere dal genere. Ciao!
  8. in un anno stranamente senza neve ecco il vallone di Sancto Lucio, paesino dedicatario del concerto di Angelo Gilardino, così potete bene rendervi conto dell'ambiente circostante, selvaggio e unico. Il paesino è quel piccolo nucleo di case con chiesetta, in centro
  9. bravo, è così, consapevolezza, autorevolezza, senso di responsabilità, umiltà e voglia di imparare, sempre
  10. E' proprio così Angelo, non scrivevo per ribattere alla tua idea, ci tenevo solo a mettere una precisa distinzione tra ambiti differenti che lavorano sulla stessa materia e che anche a livello pratico adoperano sovente materiali (leggi testi ecc) diversi. Ho precedentemente scritto la mia idea sul "pubblico"principale a cui destinare la tua raccolta di studi e sono sicuro, spero almeno, che sarà l'inizio per molti colleghi di una certa revisione del proprio operato didattico. Non ho problemi a dire che nel corso degli anni ho cambiato più volte idea su come affrontare una lezione "tipo" (tuttora sono in ricerca), e qualsiasi novità non può che far bene, quando poi è una novità meditata anni e fortemente voluta da molti insegnanti come la tua....
  11. Ci terrei a fare una semplice distinzione tra l'insegnamento in SMIM e altra istituzione. La scuola media è scuola dell'obbligo e l'insegnamento musicale, disciplinato da apposito ordinamento ministeriale del 79 e successivi (scusate se parlo così) ne fa parte a pieno titolo, si inserisce cioè fra gli insegnamenti di Italiano, Inglese, Matematica ecc e con essi dialoga, cercando di costruire all'interno del Corso una via privilegiata alla musica: tutte le materie devono (dovrebbero) avere all'interno della loro programmazione una parte di trasversalità con la musica. Detto ciò, nell'ora dedicata alllo strumento non è prevista la "creazione" di un novello Segovia o Uto Ughi, diciamo che l'obiettivo didattico finale non è quello, ma l'allargamento dell'orizzonte culturale dell'alunno grazie alla conoscenza del linguaggio musicale di uno strumento; ovviamente, e capita, qualora si vedano in un ragazzo delle qualità notevoli il progetto didattico si approfondisce e diventa più simile a quello di un'Istituzione accademica, con un piano di studi più approfondito e personalizzato. Ma, e ci tengo a sottolinearlo, ciò non vuol dire minore impegno del docente, semplicemente impegno orientato a creare delle buone e solide basi di amore per la musica e lo strumento su cui poi inserire una didattica più alta, anche perchè dobbiamo considerare che oltre all'ora di strumento e teoria c'è l'ora di assieme, che è fantastica per stimolare i ragazzi e per renderli partecipi in prima persona della loro scelta artistica, in modo creativo e tutto sommato piuttosto semplice se si è ben organizzati. In questo contesto rientrano i "pezzettini" di cui si parla, i Jingle bells ecc, che sono dei veicoli per viaggiare e arrivare, non degli obiettivi Però qui parliamo di SMIM, scuola dell'obbligo, non di altra istituzione, dove invece lo studio dev'essere compiuto con programmi più adatti a uno sviluppo musicale e tecnico di alto livello (anche se nella parte iniziale non vedo molta differenza) ciao!
  12. no, tipo partire dall'esperienza musicale vissuta fino ad allora dal ragazzo ed elaborare un programma che, partendo da lì, arrivi ad un obiettivo preciso voluto dall'insegnante. Se ho un allievo che strimpella qualche accordo ed è mal impostato, come sovente capita, lavorerò magari su ciò che ha fatto fino a quel momento ma penserò di più all'impostazione. Oppure se ho un alunno che ha difficoltà nell'articolazione delle dita della mano sinistra cercherò con lui più esercizi e pezzettini monodici rispetto ad altri studenti. O ancora se mi arriva un ragazzo che ha solo usato il tocco appoggiato, e capita molto spesso, dovrò farlo lavorare di più in arpeggio, privilegiando il lavoro sulla mano destra rispetto alla sinistra ecc ecc. Tutto questo tipo di lavoro, "ad personam" mi permetterà di arrivare dopo qualche mese ad avere una classe piuttosto omogenea, cosa possibile proprio grazie al fatto che ho un alunno davanti e con lui posso/devo agire in modo personale ed efficace, senza ricorrere al Cepu Lo so che tu Fabio ridi un pò di queste cose, non ti occupi in prima persona di insegnamento e ancor meno nei contesti di base, ma ti assicuro che questo tipo di insegnamento è molto importante anche a costo di sorvolare, almeno all'inizio, sulla qualità eccelsa del repertorio
  13. Gentile Giorgio, ritenevo la mia affermazione talmente esagerata, grottesca e inverosimile da non dare adito a dubbi circa la sua carica ironica. Ma pare che qui dentro non vi sia molto spazio per simili figure retoriche, a tutto vantaggio di altre, di cui si fa invece ampio uso. Per essere chiari: condivido ogni singola parola dei suoi interventi in questa discussione. E, se legge bene, i miei dicono esattamente le stesse cose. "Il sapone!! Il sapone!!! Dove diavolo avete messo il sapone?! Qui c'è un prof delle medie da giustiziare e voi mi nascondete il sapone. Branco di aiuto-boia incapaci che non siete altro. Tocca fare sempre tutto a me su questo dannato patibolo." bastava scrivere sono d'accordo, a Cuneo facciamo così e ci capiamo meglio
  14. il sociale c'entra molto con la Musica, perchè suonare, per un ragazzo con difficoltà espressive dovute a problemi famigliari o handicap, è trovare un'altra via di comunicazione con l'esterno, lo aiuta a sentirsi meglio e a sentirsi più protagonista della sua vita. Un insegnante di Italiano non sceglie Moccia, ma può partire dai tanti Moccia per arrivare dove vuole e sa lui, se è un insegnante autorevole. Partire dal quotidiano dello studente per noi che abbiamo la fotuna di un rapporto 1:1 con l'allievo è una cosa da sfruttare a nostro favore. Imponendo scelte da subito molto impegnative è vero, ci farà trovare magari il talento dotato di tutto, famiglia compresa, ma ci fa perdere tanti altri "normali" che avrebbero potuto godere del nostro insegnamento. Insegnare ad un allievo per volta è fantastico per riuscire a proporre uno studio individualizzato con obiettivi alti e percorsi personali
  15. Signor Signorile, lei - con il suo buonismo e la sua faciloneria malamente trasformati in benevolenza nei confronti dei ragazzi - è tra i principali artefici della barbarie in cui viviamo oggigiorno. Però un'ultima sigaretta la si offre anche ad un condannato a morte, e visto che non fumo gradirei, in alternativa, sapere il motivo della sua affermazione. Io parlo solo per esperienza e situazioni vissute, e il mio non è "buonismo" è che sono davvero buono , anche con quelli come lei, che non conoscendomi e non palesandosi cerca di offendermi così, tanto per passare il tempo. In quanto ad essere uno dei responsabili della barbarie in cui viviamo bè, la ringrazio ma tutto sto merito non me lo prendo, sono umile, voglio condividerlo con tanti bravi colleghi, un bel gruppo di rovinaragazzi, di cui comunque lei non fa assolutamente parte, stia tranquillo. Comunque mi faccia sapere, sono davvero curioso di conoscere la sua idea circa la mia metodologia didattica visto che ne parla così bene, e se le serve le spedirò del materiale, programmazione, dispense e qualche mio testo facile in omaggio, stia bene
  16. sulla denigrazione non mi riferivo a te, che hai il grandissimo merito che pochi altri possono vantare, la coerenza e la chiarezza relativamente al tuo operato. Fai benissimo a prendere le distanze da ciò che ti sembra fasullo ed è legittimo ma a volte quel "sembrare" potrebbe magari confondersi con un mondo da te molto lontano socialmente e culturalmente, che può servirsi di certi strumenti per veicolare saperi altrimenti inarrivabili per molti motivi. Ti assicuro che ho visto situazioni girando per l'Italia, non solo al Sud, dove la presenza anche solo di una chitarra intorno alla quale ritrovarsi per fare gruppo è davvero miracolosa nel tirare fuori il bello e il positivo dai ragazzi. Il difficile è trasformare tutto ciò in qualcosa di alto ma è un processo lungo, che passa anche attraverso la semplicità di una proposta didattica magari rivestita da "intrattenimento". Come sempre sta all'intelligenza, alla competenza e all'autorevolezza del docente fare il passo successivo, a prescindere dai testi usati. Questa discussione mi piace molto, vorrei sentire i pareri di colleghi e amici che lavorano in situazioni analoghe e hanno voglia sempre di sperimentare e andare "oltre" Giorgio
  17. un breve intervento per ribadire la mia idea, che qui in molti già conoscono. Innanzitutto chiariamoci su qual'è il nostro alunno di riferimento: perchè cambia molto a seconda se fa parte della scuola dell'obbligo SMIM o Conservatorio o istituzione simile. Nelle medie Musicali soventissimo abbiamo a che fare con ragazzi che scelgono di suonare ma che sanno pochissimo del mondo musicale "colto", arrivano con un gran entusiasmo e con un loro vissuto di ascolti musicali legati alla loro età, da Rihanna all'hip hop alla commerciale ecc. ma hanno scelto di imaparare a suonare e vivere la Musica da protagonisti, e dobbiamo essere felici e fieri della cosa. E dobbiamo ascoltarli e capire quel loro vissuto musicale, ed entrarci pian piano, interessandocene magari a nostra volta e arrivare dove sappiamo noi senza strappi feroci, con disponibilità ma anche molta autorevolezza. E in quel percorso ci può stare di tutto, solo chi non ha mai vissuto la realtà dell'insegnamento in contesti simili può pensare di Jingle Bells che il male sia perdere delle lezioni per farlo imparare (che c'è di male poi in un saggio di Natale non so, anzi a me piace un sacco, è un piccolo obiettivo d'assieme, e si fatica ad arrivarci e ai ragazzi avere piccoli obiettivi concreti serve tantissimo). E via dicendo, qui confondiamo il dito e la luna tanto per andare su metafore sicure . Il problema è che tanti insegnanti non sono molto sicuri della loro autorevolezza didattica e pensano di perdere prestigio lavorando su certi repertori semplici per arrivare a fare discorsi più alti dopo un pò di tempo; costa tempo, impegno, determinazione, esperienza, perchè si lavora con tutti i ragazzi, senza eliminare nessuno, perchè da tutti ci si può-deve aspettare qualcosa, sarebbe ben diverso lavorare su pochi scelti che già sanno di aver intrapreso un percorso preciso e determinato. Tornando al bel lavoro di Angelo Gilardino, sono davvero felice di averlo finalmente tra le mani, sarà un ottimo compagno di viaggio di tanti ragazzi, e mi servirà per approfondire molti importanti discorsi, dalla profondità della lettura all'analisi al fraseggio ecc. Ma io so cosa farmene, so dove applicarlo e a chi, sta a me individuare i soggetti giusti e affidare a loro questo ulteriore aiuto didattico-musicale. Con qualcuno potrò sicuramente partire da questi studi per elaborare un percorso "alto" ma non posso sicuramente pensare di sostituirlo a altri lavori semplici adatti ad una massa di ragazzini che, e me rendo conto con l'esperienza acquisita da anni di lavoro, più di tanto non arriverà a fare. Proprio per rispetto a chi come Angelo ha lavorato con perizia in un settore che non era davvero il suo, quello dell'educazione dei primi anni di studio, e che ringrazio davvero per il contributo prezioso. Mi piacerebbe anche che non si denigrassero metodi come quello di Paradiso o altri che hanno nella loro semplicità e piacevolezza una chiave di lettura precisa e contribuiscono a divulgare la chitarra in ambienti dove difficilmente sarebbe arrivata, e se ci arriva con una canzoncina è davvero molto meglio di nulla mi sembra Con simpatia! Giorgio
  18. la cosa interessante sarà ascoltarli dai diretti interessati, cioè gli studenti dei primi anni. Ci sarà un lavoro interessante e proficuo da fare a monte
  19. sai quello che suoni, e questo è già molto importante; in Torroba ci sono piccole incertezze, ritmiche soprattutto, che necessitano di un pò più di studio, ma la strada è giusta. Il brano antico non mi entusiasma molto, non si capisce bene dove vuoi andare, è musica antica ma cerchi di suonarla "alla Segovia", curando più il suono che il portamento delle frasi. Prova a rivederla con un occhio più attento "all'ambiente" e fai sentire meglio lo svolgimento della linea melodica rispetto al resto, senza fretta. Quest'ultimo brano ti piace meno credo.....
  20. questo è un post molto chiarificatore, scritto con onestà. Si può essere più o meno d'accordo, ma è un modo concreto di pensare e agire
  21. un piccolo sacrificio? quindi io lavoro per quattro, cinque, sei settimane la media di 4 ore al giorno e devo pagare per farmi pubblicare? cioè siamo lì a sempre a ridicolizzare politicanti a la Brunetta poi quando si entra nel merito delle questioni, della meritocrazia, del riconoscimento del proprio lavoro, tutto è esattamente coerente e conforme a questa forma mentis. Chi ha la fortuna (fortuna a secondo dei punti di vista) di vivere di musica insegnando, non dovrebbe gettar discredito sulle altre professioni: e in genere gli obiettivi preferiti sono il compositore e il musicologo. lungi da me l'idea di gettare discredito sul compositore e il musicologo (per quanto riguarda la categoria insegnanti siamo discreditati da sempre) semplicemente osservo: in tanti lavorano più di 4 ore al giorno per tutto l'anno, non è quella la questione, parlo (perchè così me ne hanno parlato editori "famosi" nell'ambiente) che nessuno investe più di tanto nello sconosciuto, a meno che non sia supportato da qualcuno o davvero abbia una proposta eccezionale. Che non è il "pezzo" ma un progetto organico, articolato, nel quale si possa anche ipotizzare e realizzare una fattiva collaborazione tra compositore e casa editrice: invece cosa capita sovente dopo che un editore ha pubblicato l'opera? qualche esecuzione, se va bene,qualche recensione e via, tutto può finire lì, e in quel caso l'operazione è in perdita, non solo economica, ma culturale. E' per quello che parlo di collaborazione tra le due figure professionali, di sinergia, altrimenti è troppo facile e sterile (ed è lì che si arriva probabilmente alla richiesta di pagare la stampa, quando cioè dietro a chi propone non c'è un'idea, una storia e un contenuto).
  22. mi fa piacere l'intervento del collega Vedele, il post, pur corretto nella parte iniziale stava secondo me prendendo una piega nella sezione didattica un pò esasperata. Tornando al tema iniziale, io lavoro abbastanza con le case editrici e pubblico diverse cose, credo di aver capito una cosa: pagare una certa cifra può essere per la casa una specie di piccola "garanzia" nei confronti dell'opera pubblicata, soprattutto quando questo lavoro provenga da un compositore sconosciuto e magari sia soltanto un foglio d'album e non un lavoro più corposo e organizzato. Alcuni chiedono soldi (me li chiese la più conosciuta fra le edizioni anni fa e non accettai perchè avevo fortunatamente altre proposte), altri chiedono acquisto di tot copie (100....200)....insomma si arrangiano tutti: ma mi chiedo una cosa, e non stupitevi troppo: se uno crede nel suo lavoro, fortemente, non può essere anche disposto ad un piccolo sacrificio per raggiungere un obiettivo? (che non sia solo fiera delle vanità ovviamente, ma ricco di contenuti). Poi si può accettare o meno questo modo di operare ma non vedo grandi differenze rispetto ad altre situazioni lavorative, alla fine il valore viene fuori oppure si resta tristemente col proprio foglio d'album in mano e qualche soldo in meno....Ciao!
  23. L'idea era di giocare con accordature "diverse"...ho provato a lavorarci un pò su, e ho scritto e registrato molto alla "buona la prima" questo pezzo
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