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Alfredo Franco

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Tutti i contenuti di Alfredo Franco

  1. Io credo che quando si usano termini quali capolavoro o genio sia necessario riflettere attentamente. Sono parole di cui probabilmente si abusa, anche se magari lo si fa in buona fede, portati da un epidermico entusiasmo.
  2. Grazie delle dritte. Mi sono accorto di avere questa terribile lacuna riguardante il lieder come forma... e non ho mai scritti...paradossale data la mia natura...
  3. Qualcuno sa consigliarmi un interpretazione particolarmente degna di nota? Non conosco i cantanti...ma mi piacciono quelli che rifuggono il melodrammatico...ovviamente nelle possibilità concesse a tali istrioni.
  4. Perchè mia moglie ha smesso di fare danza classica parecchi anni orsono...
  5. Ecco, ad esempio...il preludio n.1 del primo libro del Clavicembalo ben temperato è un capolavoro...nella sua disarmante semplicità...
  6. Ma come, l'unica donna che riusciva a fargli prendere un po' di sole...
  7. Nessuna colpa, ci mancherebbe. Il 3d è partito da questa ipotetica dichiarazione chopiniana che è evidentemente smentita dai fatti.
  8. Uhm...non credo sia possibile dare una definizione di "forma romantica del concerto per pianoforte e orchestra"...almeno se vogliamo farci entrare una serie di lavori che vanno dal 5 di Beethoven a Grieg...quando ho scritto che a Chopin interessava "solo" il pianoforte, mi riferivo alla sua completa latitanza in ambito cameristico...cosa piuttosto sorprendente; Chopin è certamente stato uno dei compositori più dotati nel formulare un pensiero musicale introspettivo e armonicamente sorpendente...tuttavia trovò la più totale realizzazione di tutto ciò "solo" attraverso il pianoforte...come se tutto il resto, tutto il resto del mondo, non fosse che ombra...
  9. Capolavoro...non ti sembra di esagerare? Stiamo calmi con le parole...
  10. Beh, ogni musica ha un pensiero...c'è un pensiero nel valzerino di Tarrega e c'è un pensiero nell'Offerta musicale...c'è un pensiero in Autobahn e c'è un pensiero in grazie dei fior...la musica spensierata non esiste...
  11. o mare nero mare nero mare ne (edit) finisce sempre così in vacanza...
  12. Posto qui la mia "recensione" al lavoro di Lucio Matarazzo; se gli amministratori lo ritenessero opportuno si potrebbe aprire un 3d apposito. Avrebbe dovuto fare la sua comparsa molto prima, ma a causa di inderogabili impegni familiari si è fatta un poco attendere... Ringrazio Lucio ed il Forum. Scorrendo la tracklist dell'ultima fatica discografica di Lucio Matarazzo (and friends...), ci si potrebbe scoprire apertamente sorpresi dall'apparente eterogeneità del contenuto, se non fosse che solo di apparenza si tratta. Se volessimo, ad esempio, seguirne il contenuto su di un'ipotetica mappa geografica, ci renderemmo subito conto che il sentiero è tracciato e ben visibile al cammino. Identificarne il punto di partenza nella città di Napoli, e dei suoi dintorni, pare ovvio: le Sonate di Cimarosa e Scarlatti, la Sonatina di Carulli e le composizioni di Edoardo Caliendo sono un formidabile terreno di gioco, che attraverso stilemi differenti suonano indissolubilmente legate al territorio della mente che le ha viste germogliare. Le trascrizioni per due chitarre di alcune sonate di Scarlatti e Cimarosa (e di Soler e Galles) sorprendono per la loro aderenza stilistica alla materia originale; l'incessante lavorio contrappuntistico dei due strumenti, quasi frenetico nella Sonata L.288 di Scarlatti e nella Sonata di Soler, lascia il passo nei lavori di Cimarosa ad una melancolia quasi segreta, delicatamente portata allo scoperto dai due interpreti. Qualcuno potrà baloccarsi il cervello sulla necessità di tale operazione di trascrizione ma sul risultato raggiunto, adagiate le armi della filologia-a-tutti-i-costi, non si potrà che prestare orecchio con gratitudine. La Sonatina op.7 n.2 di Ferdinando Carulli è uno dei tipici lavori “leggeri” del compositore napoletano; divisa in due parti, un Larghetto espressivo seguito da un Allegretto, dimostra che quando la fantasia è unita ad un solido senso della forma, anche la leggerezza si lascia ricordare volentieri. E poi diciamocelo, quei capricciosi arabeschi dell'allegretto farebbero balenare il sorriso anche al più burocratico dei musoni. Le composizioni di Edoardo Caliendo (1922-1993), sono una vera sorpresa. Si tratta brani brevi o addirittura brevissimi, che nella loro stringata compostezza riescono ad evocare in maniera decisamente efficace una napoletanità da cartolina in technicolor, densa, oltre che di colori, di profumi finemente speziati. In particolare “Voci dal mare (tre raccontini)”, spingono la scrittura strumentale in territori coloristicamente molto interessanti e non disdegnano (in “Stelle di mare”) soluzioni compositive piuttosto avanzate. Un sentito plauso dunque a Lucio Matarazzo per aver fissato su cd questi piccoli gioielli. Le composizioni di Maurizio Colonna (i Preludi n. 7 e 8 e le Arie mediterranee 1 e 5), giocano scopertamente sia sul terreno del virtuosismo più acceso che su quello di un immediatezza di ascolto. Anche se non dichiarata nel titolo, l'aria di Napoli si respira comunque nella riuscita melodia del Preludio n.8; quanto all'incipit dell' Aria mediterranea n.1, con la sua tarantella a tamburo ...si tratta indubbiamente di aria orgiasticamente eruttata dalla bocca del Vesuvio! Nel muoverci all'ascolto dei quattro “Studi di virtuosità e trascendenza” del compositore vercellese Angelo Gilardino qui presentati (n.4, 1, 9 e 5), dobbiamo necessariamente abbandonare la tranquillità del golfo. Converrà allora affidarsi al fluire mediterraneo dello Studio n.1, chè di marina memoria ha nel suo omaggio a Castelnuovo-Tedesco le (per)turbate onde del terzo dei “Tre preludi mediterranei”, e lasciarsi portare verso derive spagnole od ungheresi... Un solo suggerimento è dato ai naviganti: quello di non lasciarsi intimorire dal gioco delle ombre, ma di ascoltarne con attenzione le voci... I due brani del chitarrista cuneese Giorgio Signorile, intessuti di trame leggere, ci riportano a territori familiari. Si tratta di due brevi “improvvisi” lavorati su un acquatico tappeto di arpeggi atto a sostenere una linea melodica che trova nella reiterazione di piccole cellule il suo punto di forza. Ne aspettiamo volentieri e con curiosità gli sviluppi in incisioni a venire... Spostandoci oltreoceano, com'è necessario fare per parlare delle rimanenti composizioni, non possiamo non far notare agli ascoltatori che nonostante l'apparente lungo cammino, le liasons con ciò che ci siamo lasciati alle spalle sono forti e ben marcate. I tanghi di Piazzolla e Gardel, eseguti dal GuitArt Quartet ed impreziositi dalla voce di Adria Mortari, raccontano di emigrazioni oceaniche e portano nel loro dna scampoli di ricordi europei ricuciti con mezzi di fortuna nella vastità del continente sudamericano. I celeberrimi primi dieci “Esudios sencillos” di Leo Brouwer (che aprono il cd) chiudono idealmente il nostro viaggio, lasciandoci approdare nell'endemico crogiolo cubano fatto di culture disparate, diversissime e tuttavia sapientemente introiettate nella scrittura del compositore. Dell'interpretazione di Matarazzo bisogna innanzitutto riconoscere l'alto valore stilistico, in grado di muoversi con coerenza anche all'interno di lavori così (apparentemente) distanti. Il suono riesce ad essere materico anche negli episodi maggiormente introspettivi ed il suo virtuosismo, sempre al servizio della musica, evita accuratamente le facili sirene dell'apparenza. L'accurata ricerca timbrica ne esce esaltata e si palesa come uno dei tratti peculiari dell'interprete. Buon viaggio. Alfredo Franco
  13. A Chopin interessava "solo" il pianoforte; basta ascoltare i suoi concerti per pianoforte e orchestra per accorgersene.
  14. Certo, bravo, grande disco. Di Pulcinella ti consiglio questa: http://www.rondomagazin.de/klassik/s/strawinsky/is12.htm con la favolosa Scarlattiana di Casella (capolavoro di orchestrazione) e gli ascetici Ricercari di Malipiero
  15. Beh, se per te questa è la più grande testimonianza musicale della civiltà occidentale, non ci sono ragioni da opporre; è giusto che sia così. Io assegno questo primato, nell'ottica del gioco, alla Passione secondo Giovanni di Bach, ma in un caso o nell'altro, o in altri ancora, si tratta comunque di qualcosa che trascende la sensorialità e ci trasporta in territori sconosciuti. Di Stravinsky ti consiglio l'ascolto (se non lo conosci) dell' Apollon Musagete diretto da Karajan con i Berliner...archi densi assai...
  16. Se vogliamo leggere le composizioni di Regondi in prospettiva storica, visto che sono stati fatti i nomi di Sor e Giuliani, possiamo dire che da entrambi abbia attinto una serie di elementi peculiari, elementi che saranno poi declinati al suo inconfondibile stile; da Sor, innanzitutto, alcune figurazioni ritmiche (come quella dell'Allegretto della Fantasia "Les adieux") e da Giuliani l'ariosità melodica...in questo senso Regondi è un compositore che palesa nella chitarra una visione orrizzontale celata a Coste...partendo da questa premessa non credo sia difficile giungere ad una diteggiatura consona.
  17. Nonostante la terrificante qualità audio del video l'op. 130 rimane uno dei punti più alti dell'arte compositiva di Giuliani; un lavoro che pare prendersi gioco di tutto e di tutti, ribadendendo ai detrattori, di ieri come di oggi, che anche nel basilare dialogo fra tonica e dominante è pronto a palesarsi il genio dell'invenzione.
  18. Perchè? Regondi è un compositore dell'800, constatazione pleonastica dalla quale consegue la limpidezza della sua mancante diteggiatura.
  19. [quote name="Musicava Più o meno... se c'è scritto forte e lo faccio piano perchè a me piace di più' date=' va bene così. Sono d'accordo sul fatto che siamo nel 2007. Se si aggiunge qualcosina però non fa male a nessuno. Anche alla musica barocca devi aggiungere delle cose per rendere più piacevole l'esecuzione. Ciao[/quote] Hai idea di quanto tempo ed energie mentali richiedano, per un compositore, le indicazioni agogiche e di carattere? Quanti ripensamenti e verifiche sottendano alla decisione di scrivere F invece di MF? Secondo te un compositore può sentirsi soddisfatto nel sentire stravolto ciò che ha meditato lungamente? Pretendere di sostituire le indicazioni del compositore è francamente ridicolo, così come sostenere che la musica di Piazzolla è musica popolare...
  20. OT. Bellissimo lavoro le tre canzoni piemontesi di Mosso.
  21. Verissimo, e probabilmente, la chitarra, con la sua indispensabile "artigianalità", riferita ai chitarristi-compositori che indichi, ha preservato queste musiche dallo scempio del tempo...cioè, non fanno la figura del loreto impagliato o del busto di Alfieri...
  22. Queste zuccherose paginette, nella loro ingenuità, restituiscono il sapore di un mondo irrimediabilmente perduto. Complimenti Giulio, fanne un cd. Saluti balneari dalla puglia.
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