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Butterfly

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  1. Non solo è simpatico, è come se dicesse "ho fatto bene?". E' uno sguardo intensissimo e pieno di aspettativa e curiosità. L'altro bimbo invece ha già l'applomb di un musicista d'esperienza: non batte ciglio, sembra quasi un po' annoiato da questo esercizio così semplice. Altro che "pezze e pezzette" per tenere ferma la chitarra! Butterfly
  2. Sì, Francesco, figurati. E' solo una svista nella doppia citazione, puoi correggerla anche tu, inserendo un " dopo la prima frase e un "
  3. I musicisti degli altri strumenti cosa fanno, cioè chi studia chitarra studia anche queste materie con un approccio diverso oppure ogni tecnica strumentale condiziona in modo specifico anche la parte teorica da approndire maggiormente (al di là di essere strumentisti o compositori)? Grazie! Butterfly
  4. Allora sono a posto. E' praticamente impossibile che mi capiti una cosa del genere Butterfly
  5. Non ho resistito....troppo tenero Il brano non è coperto da diritti d'autore, spero non violi nessuna regola del forum. http://www.youtube.com/watch?v=0kmhCXtyN04&mode=related&search= Lo sguardo finale che il bambino più piccolo rivolge all'insegnante è tutto un programma... Butterfly
  6. Caro Marcello, hai capito perfettamente... Grazie a tutti delle preziose indicazioni. In effetti il volume di Walter Piston è ancora troppo difficile per me, anche se le vostre dissertazioni me ne confermano la validità e completezza.. Ovviamente al momento opportuno studierò secondo le indicazioni del mio maestro, però è interessante vedere la ricchezza di scambi che offrite sull'argomento. Tutta la teoria della musica mi appassiona come la musica stessa, il problema che è le note mi fanno "sentire" spesso aspetti che intuisco ma non so definire e mentre imparo con metodo da una parte, la curiosità mi avvince dall'altra. Butterfly
  7. Grazie! Della stessa collana ho anche "Analisi musicale" di Ian Bent (ancora intonso ) e "La Chitarra" di cui anche Lei è autore e che invece ho già letto. Butterfly
  8. A casa ne ho uno di Walter Piston, l'ho sfogliato un pochino, ma per ora sta lì nella libreria con la sua bellissima copertina che riproduce la carta veneziana pavonata... invece ho letto un capitolo intitolato "cenni di armonia" dentro a un altro manuale di teoria musicale ma non parla di queste cose. Ho spesso il timore di sembrare troppo ansiosa di imparare, so che a volte gli studenti così irritano un po'. E' che la trovo una materia interessante. Butterfly
  9. Grazie. Avrei altre domande ma conosco troppo poco l'armonia come materia e rischierei di dire sciocchezze. Solo una cosa: presumo che Schoenberg si riferisca specificatamente all'arte contemporanea. Stavo pensando a Vivaldi...ma temo di essere l'unica qua dentro che non sa molto di queste cose... Mi vorrei far consigliare un testo facile di armonia, ma proprio facile facile facile, ma non ho ancora finito tutte le note sulla tastiera.... Butterfly
  10. Povero Shopenauer, quante cose belle si è perso della vita. Preferisco Platone che diceva: "l'amore è un mistero". Butterfly P.S.: perà è molto carina anche questa: "L'amore e il sesso stanno bene insieme, e va bene anche il sesso senza amore, e l'amore senza il sesso. Sono l'amore e il sesso individuali che vanno male. (Andy Warhol)"
  11. Prendo spunto da questo contributo del M.° Gilardino (e da una foto di un albero in autunno che ho visto nel suo live journal) per chiedervi una cosa: come funziona nella musica per chitarra il rapporto arte-natura? Nelle arti figurative si è dibattuto a lungo sul concetto di imitazione della natura e sul suo rapporto con la perfezione irragiungibile d'essa o con lo svincolo totale dai suoi condizionamenti fisici e mentali. E nella musica? Ci sono epoche in cui questo aspetto è stato più preso in considerazione che in altre? E in che modo, tenendo conto che la creazione musicale è poi mediata al fruitore da un altro soggetto ancora: il musicista...chi assume allora la relazione principale con il rapporto arte-natura: il compositore o l'interprete? Butterfly
  12. Off-topicone Allora non mi stupisco. La Sony-Ericsson è la regina dei collegamenti in internet attraverso il cellulare: il mio per esempio si connette in continuazione, peccato che non sia sempre io a volerlo e così ci rimetto ricariche su ricariche. Che fischiandogli le note il cellulare vada alla ricerca del brano in rete è un conto, ma poi lo trova anche? Butterfly
  13. Si, è l'ultimo telefonino di due note marche mondiali che hanno collaborato alla creazione di questo gioiellino tecnologico. Saluti Giovanni La ricerca a cui faccio riferimento io si svolgerebbe nell'ambito di un progetto al quale partecipano un dipartimento di ingegneria che si occupa di robotica, un altro dipartimento di neuroscienze e il conservatorio della mia città, ma non conosco nessun dettaglio; non so se sia correlato a qualche ricerca sui dispositivi informatici per i disabili (tipo riconoscimento vocale). Scusate l'off topic. Tanto per trovare un collegamento con l'oggetto del 3D, ho letto anche che attraverso particolari tipi di PET sarebbe possibile far riconoscere a un computer le istanze di pensiero che si stanno formulando, in base alle diverse attivazioni delle zone cerebrali, anche se per ora solo a livello molto generico e sperimentale (sempre a scopo medico riabilitativo). Forse un giorno si potranno in questo modo studiare anche la paura e le altre emozioni, anche se lo trovo un po' asettico... A volte mi manca un "mondo semplice". Butterfly
  14. Non è del tutto pertinente, ma ho sentito parlare di un sistema di interrogazione di una banca dati informatizzata di file musicali e relativi spartiti, che verrebbero resi ricercabili attraverso il riconoscimento vocale delle prime note, accennate da un utente al microfono. Vi risulta possibile? Non mi ricordo se rientra negli studi di informatica applicata ai disabili, scusate se avessi scritto qualche eresia... Butterfly
  15. Grazie Butterfly. Sai ero molto titubante sul fatto di pubblicare questo annuncio: scrivere è una cosa molto intima, che ti mette a nudo e far leggere i miei testi a persone che conosco, anche solo virtualmente, mi imbarazza non poco. Però d'altronde se uno scrive per sé stesso, che scrive a fare? Bè Pietro, se si pubblica un proprio scritto, specie se di tipo creativo, è perchè si sente il desiderio che anche altri lo leggano. Però capisco cosa vuoi dire e immagino che sia emozionante pensare alle sensazioni che la tua opera produrrà in altre persone, tanto piu' se lontane e sconosciute. Ogni pensiero che trova forma, è come affidato al vento: sai da dove viene ma non dove va Butterfly
  16. Dici che è per quello che si è gettato nel Reno? Butterfly
  17. Maturità personale e maturità artistica non possono essere scisse, sono consustanziali. Può accadere che l'interazione dell'artista e quella dell'uomo con il mondo diano luogo a situazioni diverse (l'artista ammirato, l'uomo detestato, etc.), ma questo appartiene alla sfera esterna: l'artista maturo è immancabilmente anche un uomo maturo. Che - come osservava Baudelaire - pur maturando, ha saputo conservare intatta l'immaginazione e la sensibilità dell'infanzia (vedere Elemire Zolla, Lo stupore infantile, Ed. Adelphi, e James Hillman, Il codice dell'anima, id.) dralig In questo senso, come si collocano gli enfants prodiges? Dal punto di vista musicale piu' compiuto, è da considerare maggiormente apprezzabile la freschezza e perfezione tecnica di un musicista giovanissimo, o l'interpretazione piu' personale e virtuosa ma meno "perfetta" di un musicista piu' "maturo" (penso al precedente esempio di Horovitz)? E' mai stato individuato il "momento migliore" di un artista oppure ogni caso è a sé e possono anche esserci enfants prodiges dotati di virtuosismo tecnico e profondità di interpretazione? Nella chitarra come funziona questo processo di maturazione artistica? Non so come esprimere i termini corretti, spero si capisca quello che intendo. Butterfly
  18. Non credo che venga usata in fase di studio, comunque la tua osservazione mi fa riflettere su tutte le cose "aggiunte" di cui sarebbe meglio riuscire a fare a meno: ergoplay, pezze varie per non far scivolare la chitarra, riti magici per non steccare... non perchè ci sia qualcosa di male, intendiamoci, ma perchè forse è meglio essere il piu' liberi possibile da tutto... Butterfly
  19. Sembrano quasi leggende metropolitane... Tiento Ehmm...purtroppo a studiare da soli si commettono errorucci più o meno comici che potrebbero alimentare un vasto repertorio di episodi del genere. Ogni tanto qualcuno sgrana gli occhi e, con un certo gentile imbarazzo, ti dice: "ma sei proprio sicura..." Insomma, la vita fuori dai boschi è durissima Butterfly
  20. Congratulazioni Pietro, sono già andata a sbirciare Butterfly
  21. Mi hai fatto ridere di cuore Le poltrone sono un esempio di architectural design tipico dell'epoca. Viste in quel contesto non sono brutte, anzi è da notare l'alternanza dei colori. Invece non pensavo che il M.° Gilardino fosse così alto, ecco cosa succede a vedere i musicisti soltanto in foto o seduti con la chitarra. Che considerazioni profonde, direte...però riflettendoci, non fa sempre un certo effetto vedere le proprie foto di un po' di anni prima, anche quando ricordano un bell'evento? Butterfly P.S.: ha ragione il M.° Gilardino...ma si dice così per dire, scuserà l'impertinenza, spero! Complimenti per il salvataggio, ci vuole una bella prontezza di riflessi.
  22. Così a naso, immagino che le qualità e le specifiche predisposizioni di un allievo non tardino a manifestarsi all'osservazione attenta di un maestro e forse anche a una accurata introspezione. In generale chi ha un talento innato, al di là del necessario percorso di formazione, si fa notare velocemente per un qualche quid che lo differenzia dagli altri, anche mentre sta facendo le stesse identiche cose. Capita anche in altre forme d'arte, come la danza e il canto e anche nelle arti figurative, perfino nei banali temi di scuola. Il che non significa che ognuno non debba interrogarsi e cercare la propria strada, anche nella più perfetta "normalità" e perfino, a volte, evitare di cadere in false illusioni, perchè anche il talento deve essere riconosciuto con onestà e coltivato, per dare buoni frutti. Forse anzi la consapevolezza di possedere delle qualità "speciali" rappresenta anche una bella responsabilità e la garanzia di molti sacrifici, per chi decide di cavalcarla. In questo senso, probabilmente è valido il pensiero che chi si interroga a lungo sui suoi dubbi, spesso conosce già la risposta. E' anche vero però che sovente "la strada si raddrizza lungo il cammino"... In ogni caso vale la pena percorrerlo. Butterfly
  23. Mi aiuta gentilmente a capire una cosa? Potrebbe darsi che chi studia uno strumento più tradizionalmente destinato ad esprimersi in formazioni strumentali, parta già con la mentalità di un "aspirante orchestrale" perchè questa è la sua aspirazione e quindi si sentea realizzato se è questa che realizza? Secondo me non ci si iscrive a Lettere perchè si desidera diventare scrittore (anzi, forse è più facile diventarlo se ci si guarda bene dal frequentare questa facoltà ). Allora mi chiedo: ci si iscrive al conservatorio pensando principalmente a una carriera da solista, o forse questo pensiero è prevalente in chi sceglie determinati strumenti e quindi il non diventarlo può essere fonte di frustazione? Il desiderare di suonare da soli o in una formazione, potrebbe talvolta essere anche l'espressione di una impronta caratteriale? Mi sembra che fare musica con altre persone sia un modo di suonare completamente diverso che farlo da soli, non necessariamente meno "virtuoso". Sapersi amalgamare, rinunciando in qualche modo a far emergere la propria unicità, per far "trionfare" l'insieme, non è altrettanto difficile(o comunque difficile in modo diverso) che suonare da soli? Ho sempre pensato a un quartetto come a quattro solisti bravissimi che scelgono di suonare assieme, non come a musicisti che non posseggono, singolarmente, qualità altrettanto eccelse di un solista. Fatte le debite eccezioni, ovviamente. Uto Ughi lo vedrei malino suonare dentro a un'orchestra in terza fila...credo che comunque il suo suono emergerebbe in qualche modo... Come sempre ho le idee un po' confuse e la testa piena di domande... Butterfly
  24. Pongo questa domanda in punta di piedi, considerate che più che studiare ho solo letto tanto sulla storia della chitarra, quindi ci sono molte cose che non so e ricordo ancora bene: Il fatto che chi studia chitarra sia portato ad aspettarsi (o desiderare) una carriera da solista, potrebbe essere indotto dal maggiore repertorio storico di brani per sola chitarra che non per formazioni da camera e, in qualche modo, anche dalla struttura dei programmi di insegnamento? E poi un'altra cosa, ringraziando Francesco che si è ricordato della mia "pretesa" di indagare nelle vostre anime di artisti: Quanto incide la maturità personale (e in qualche modo anche l'età anagrafica) nella migliore espressione artistica di un musicista? Scusate, a volte mi sento un po' come la punta del Monte Toc Butterfly
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