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Piero Bonaguri

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  1. Qualcosa è scritto nella prefazione ai volumi curata da Ruggero Chiesa. Praticamente, a quanto vi si legge, solo i primi due quaderni furono completati, e solo per il primo di questi il revisore, che fu anche colui che commissionò il lavoro, riuscì a concordare una versione con l'autore. Fino al momento della sua improvvisa scomparsa Castelnuovo Tedesco aveva scritto, oltre ai primi due quaderni, due pezzi del terzo e un abbozzo di tre studi seriali.
  2. E' uscita, sempre per la Uniòn Musical Espanola ma in fascicolo separato, una versione di El Noy De La Mare attribuita a Llobet - non posso sapere con che margine di autenticità. Quella che suonava Segovia non è pubblicata, che io sappia; io la ho in un vecchio manoscritto di Alirio Diaz. Potrebbe essere stata fatta da Manuel Ponce, a quanto ho sentito dire. Nel volume "23 Canciones Populares" arrangiate da Segovia pubblicato da Bérben esiste una ulteriore versione di El Noy de la Mare, ma non conosco registrazioni segoviane di quella versione.
  3. Intervengo qui, non so se sono off topic! Faccio una premessa: In generale ho sempre considerato con molto rispetto le edizioni stampate di pezzi per chitarra approvate (addirittura con un contratto scritto con l'editore) dal compositore, specie se di autori non chitarristi e "filtrate" da collaboratori di gran classe, come nel caso delle revisioni di Segovia; la scoperta postuma di manoscritti precedenti certo ci dà notizie ulteriori, ponendo però anche ulteriori problemi perché bisognerebbe essere sicuri sulle reali intenzioni dell'autore, che spesso e volentieri cambia anche idea nel tempo...- per quanto mi riguarda, posso testimoniare che nella mia lunga esperienza di rapporto con i compositori, quello che si può considerare come il vero "originale" è l'ultima versione approvata dall'autore, e non certo la prima, come può sembrare invece ovvio a chi non ha esperienza di come le cose succedono... Per fortuna i compositori con cui ho collaborato sono ancora quasi tutti vivi e possono confermare questo.(Fine della premessa). Però, naturalmente, occorre vedere caso per caso. Dico questo perché ho avuto la fortuna di imbattermi in ben tre manoscritti diversi di un pezzo pubblicato, l'Improvviso di Ettore Desderi.(Manoscritti firmati dal compositore). I manoscritti appartenevano al chitarrista bolognese Raffaele Suzzi, che me li cedette e che presumibilmente ne curò la revisione per Bérben - i tre pezzi, Serenata, Improvviso e Tarantella uscirono anche come supplementi musicali de L'Arte Chitarristica. E' abbastanza agevole, osservando le "correzioni" via via apposte a matita sui manoscritti e confrontandole con la edizione stampata, capire il loro ordine temporale. Si tratta probabilmente di successive stesure che il compositore proponeva al revisore, tenendo anche conto dei suggerimenti che mano a mano gli arrivavano. Un modo complicato, ma a quei tempi non si usava il computer e relativi programmi di scrittura... Il problema si pone perché Suzzi, o chi fece le revisioni, aveva le competenze musicali e strumentali che aveva, e di fronte a problemi di eseguibilità del manoscritto proponeva le soluzioni che le sue competenze musicali e strumentali gli suggerivano. Come diceva prima Angelo Gilardino, il compositore non poteva "scegliere" e doveva un po' fidarsi di quello che il revisore gli proponeva. A me pare che in molti casi si potessero trovare soluzioni migliori. Nel prossimo convegno di Modena, di cui è data notizia su questo Forum, sono stato invitato a suonare anche quella che si può considerare come la prima esecuzione assoluta di una versione di Improvviso che sto preparando basandomi sui manoscritti, oltre che sulla edizione a stampa. Porterò a Modena anche i suddetti tre manoscritti e, tempi permettendo, sarà interessante affrontare il problema, documenti alla mano, con chi fosse interessato.
  4. La realizzazione a quattro voci della Sarabanda è pubblicata in appendice alla edizione della Suite curata da Ghiglia per la Suvini Zerboni. Mi pare che si tratti, secondo quando affermava lo stesso Ghiglia, di una trasposizione personale, senza la preoccupazione di rispettare una concezione ortodossa o scolastica di polifonia a quattro.
  5. La brutta notizia è che la DIMAR, storico negozio di dischi di Rimini, chiude. La buona notizia è che fino al 30 settembre svendono tutto (cd e lp a 3 euro l'uno, musicassette a 0,50 l'una, eccetera). Io sono appena tornato con, tra l'altro, un disco in vinile di Carlos Montoya, che prima come antiquariato aveva il prezzo di 35 euro e ora costava 3. Ovviamente c'è la gente che si porta via pacchi di roba, comunque se qualcuno vuol provare l'indirizzo è: Corso D'Augusto 49, in pieno centro.
  6. Risolto, adesso va...e prima avevo anche scritto "nuoto" invece di "nuovo"...lapsus freudiano estivo? Va be' che nei siti si naviga, ma insomma... Ri-buona estate
  7. Stranamente il link, da questa pagina del forum non va,...ma digitando manualmente l'indirizzo, oppure per esempio andandoci da google, invece, va.
  8. E online il mio nuovo sito web - sempre al vecchio indirizzo, http://www.bonaguri.com/ Buona estate!
  9. Sicuramente una incisione di Alirio Diaz potrebbe essere un punto di riferimento. Io l'ho sentita da qualche parte, forse alla radio, ma non so se esiste in commercio. Forse Antonio Lauro ha dato il meglio di sé nelle opere brevi. Alcuni valzer venezuelani (Natalia, El Marabino, Carora, Maria Luisa...) sono molto eleganti e graziosi; si vede la freschezza della invenzione melodica, il buon gusto e l'artigianato compositivo, memore della lezione di Vicente Emilio Sojo, a mio parere un grande ingiustamente dimenticato. Se poi facciamo il paragone con tanta musica sudamericana venuta di moda dopo....averne, di Lauro!
  10. E' vero: purtroppo non ho accesso al sito del conservatorio e le modifiche proposte diventano operative dopo molto tempo...però ci sono cambiamenti in vista (a Bologna il nuovo direttore che si insedierà a novembre, per esempio)
  11. Certo che manca: corrisponde al N°13 della raccolta di Segovia. C'è - o c'era da tempo - almeno un altro errore ricorrente in diversi siti web; riguardava l'esame di compimento inferiore, dal quale risulterebbero esclusi, se non ricordo male, i Preludi di Villa - Lobos. Come può succedere tutto questo? Forse un conservatorio fa un copia e incolla da un elenco lacunoso, e altri copiano l'errore del primo: una specie di virus... Se l'errore fosse in qualche sito ufficiale del ministero la cosa sarebbe ancora più inquietante...
  12. Sì. Il limite d'età non è previsto per i nuovi corsi - ancora sperimentali - di triennio e biennio. Per l'accesso al triennio è richiesta la maggiore età ed il possesso di un titolo di studio di scuola secondaria superiore, oltre naturalmente al superamento di un esame di ammissione.
  13. Il limite sarebbe di 15 anni per essere idonei ad accedere al primo anno, ma è data facoltà alla commissione di derogare al limite d'età in considerazioni di particolari qualità del candidato. Fin qui la legge. In pratica, poiché non si dice quali debbano essere queste qualità (un po' come per le scale doppie al quinto) in pratica la commissione in questi casi ha un certo margine di discrezionalità. Il problema vero è la disponibilità dei posti. Per fare l'esempio di Bologna - che conosco bene perché ci lavoro - i posti sono molto pochi rispetto ai candidati che ogni anno si presentano, nonostante ci siano tre cattedre di chitarra. In genere la commissione assegna l'idoneità a tutti o quasi i candidati per cui la lista degli idonei è abbastanza lunga;ma purtroppo solo i primi in graduatoria riescono ad entrare. Il consiglio però è sempre quello di provare a fare l'esame (forse privilegiando conservatori dove ci sia più disponibilità di posti o meno richiesta, ma queste sono scelte personali); speriamo che anche a Bologna si possa trovare il modo per non deludere tanti idonei che al momento non possono entrare per mancanza di posti. Quest'anno in particolare il livello medio dei candidati era molto alto e dispiace particolarmente lasciar fuori tante persone meritevoli. A Pesaro hanno attivato una specie di corso dedicato agli idonei che non sono potuti entrare per mancanza di posto, chissà che non si possa fare qualcosa di simile anche da altre parti. Auguri.
  14. Nei pezzi di cui parlavo la chitarra ha una parte significativa: Smith Brindle è pubblicato da Schott, Otto Siegl da Doblinger che ha in catalogo altri pezzi del novecento per questo organico (come le sonate di Reiter e Bloch); Margola è pubblicato da Zanibon, la Serenata di Bartolozzi in origine da Forlivesi (ora reperibile attraverso Bérben); Cappelli dovrebbe essere proprietà Ricordi, anche se credo non pubblicato; i pezzi di Chiara Benati sono reperibili - temo illegalmente - sul web. Per quelli di Ugoletti bisognerebbe chiedere al compositore. Amche la Trekl di Amburgo ha pubblicato per questo organico (mi viene in mente Hermann Ambrosius) mentre di Krenek non ricordo l'editore al momento, potrebbe essere Schott. Probabilmente la sensibilità dei paesi mitteleuropei per la hausmusik e la kammermusik è complice della presenza di un repertorio pubblicato che è di buona qualità artigianale e che "funziona". In Italia c'è un pezzo di Lorenzini edito da Suvini Zerboni, ed anche Zanettovich ha scritto per questo organico. Lorenzini è un compositore di grande abilità e mi pare un po' trascurato.
  15. Tra i pezzi che ho suonato segnalo le Sonatine di Franco Margola e di Otto Siegl, qualcosa dalla Kammermusik di Krenek ed i purtroppo ancora inediti pezzi di Gilberto Cappelli (Suoni di Luce, ma ne ha fatti anche altri due) e Paolo Ugoletti (Air and Reel - bellissimi e di grande presa, da far venir giù il teatro). Oltre alle telegrafiche e raffinatissime miniature di Chiara Benati, che sono andate a finire, chissà come, sul web. Mi sembrano interessanti anche i pezzi di Bartolozzi e ho, ma non ho mai suonato, gli Sketches di Reginald Smith Brindle.
  16. Negozi a Bologna: direi Tomassone. In zona: a sud, Baldacci a San Marino, a nord la chitarreria di Reggio Emilia (se è ancora aperta). Bisognerebbe però capire se con quel budget si ha qualcosa di realmente meglio rispetto alla chitarra che ha già, e questo si può fare solo paragonando effettivamente i singoli strumenti, le sigle dicono poco. Un mio exallievo di origine argentina metteva recentemente in vendita per circa 800 euro una chitarra argentina di liuteria ; in quel caso direi che il rapporto qualità - prezzo era decisamente interessante.
  17. Una risposta articolata richiederebbe molto tempo; ma qualche esperienza e idea negli anni me la sono fatta e intanto butto giù qualcosa, magari può servire. Mi scuso per la lunghezza. Anzitutto occorre rendersi conto che non è un diritto acquisito quello di fare concerti, a parte le esibizioni che una scuola dovrebbe garantire agli allievi come parte della formazione; il resto dipenderà anche dal prodotto che si ha da offrire e comunque, questo "resto", è tutto da costruire, e a scuola bisognerebbe insegnare un po' anche come fare, specie ai solisti - e ai chitarristi in particolare. Spesso poi sono gli altri, gli amici, quelli che abbiamo intorno, che ci fanno capire di avere le qualità per potere provarci (a fare concerti) e magari ci forniscono le prime occasioni;nella sua autobiografia Segovia raccontava di come da ragazzo si stupì delle previsioni entusiastiche che su di lui facevano alcuni amici e di come questo fatto gli fece venire l'idea di buttarsi nella carriera concertistica, cosa alla quale lui non aveva pensato. Io, negli ormai lontani inizi della mia attività, mi sono trovato attorno da subito persone che mi stimavano, che poi me ne hanno fatte conoscere altre (il mio vecchio maestro Battelli di Cesena mi portò a Todi a conoscere Alirio Diaz e là suonai per lui quando avevo tredici anni), e tutto è proprio nato così. Andavo a 14 anni ai corsi prima di Diaz poi anche di Ghiglia e Segovia, e l'ho fatto fino a 26 anni, conoscendo, anche lì, un sacco di gente e cominciando pure a conoscere, attraverso i maestri, il mondo reale della vita concertistica di un chitarrista; nel frattempo mi sono "diplomato" a Parma con Enrico Tagliavini (anche lui in piena attività in quegli anni) ed ho iniziato quasi subito ad insegnare in conservatorio a 25 anni avendo già una certa attività artistica alle spalle - quella che mi ha dato il "punteggio artistico" per insegnare, l'idoneità. I primi concerti "importanti" li feci ad Imola, in una rassegna creata dallo stesso Diaz, e nel ravennate per la società di concerti "Angelo Mariani" della quale avevo conosciuto il direttore artistico una sera a casa di amici. Non mi sono vergognato di chiedere a Diaz e poi a Segovia, quando studiavo con loro, dichiarazioni su di me; e neanche loro si sono stupiti che gliele chiedessi - ricordo che il concretissimo Segovia mi disse: "la vuole generale o particolare - per qualcuno?" Poi nel 1984 mandai a Rodrigo la cassetta di una mia esecuzione pubblica di "Aranjuez" e lui mi scrisse complimentandosi: altra lettera da utilizzare, assieme alle recensioni che da quei tempi ormai lontani continuo a raccogliere. Con il curriculum iniziale che avevo, le lettere di presentazione ed anche le proposte di repertorio (quanti soldi spesi a comprare musica, fin da ragazzo!) feci stampare delle brochures e le mandai in giro, utilizzando anche gli indirizzi che trovai sull'annuario musicale del CIDIM - in particolare mi furono utili gli indirizzi degli Istituti Italiani di Cultura all'estero. (Se iniziassi adesso userei molto anche internet - Myspace, Youtube e simili - ma attenzione perché lì è un po' una giungla e un giovane deve pensarci bene per non scottarsi). Un'altra amica che lavorava in Rai mi fece conoscere Laura Padellaro che mi fece fare qualcosa a Radio 2. Nell'85 arrivò il primo disco, favorito dalla mia amicizia con il compositore milanese Pippo Molino: l'idea era raccogliere una decina di pezzi contemporanei inediti per la casa editoriale e discografica Edi - Pan. Fu l'inizio di una esperienza per me straordinaria di collaborazione con tanti compositori, esperienza che nel tempo si è sviluppata e mi ha anche aperto tante strade - oltre a generare un repertorio che ormai supererà i duecento pezzi - e si è rivelata anche molto formativa nel farmi vedere, come un po' dal di fuori, attraverso la prospettiva di musicisti non chitarristi, come usare la chitarra per "fare musica". Per tanti anni, all'inizio della attività, ho anche collaborato col flautista Massimo Mercelli; anche in questo caso imparando a guardare la chitarra da una prospettiva diversa da quella alla quale ero abituato, più ampia. Diciamo che questi sono stati gli inizi, e poi è vero che da cosa nasce cosa, come è stato detto, e che, anche per questo, occorre non buttare via niente: ogni occasione può essere preziosa. Per limitarmi ai cd, in quasi venticinque anni di lavoro sono poi arrivate anche Universal e Naxos, ma è stato importante iniziare. L'ho già tirata lunga, ma la cosa più importante per me la devo ancora dire; nel tempo, stimolata in particolare dal corso con Segovia, si è consolidata in me una mia visione ed un giudizio personali su quello che secondo me vale la pena proporre con la chitarra, quello di cui c'è bisogno, in particolare oggi, sul perché la chitarra fa fatica ad essere proposta nei concerti, eccetera. Su questo giudizio personale io rischio, lavoro, invento programmi e proposte. Questa cosa - il rischio di un giudizio personale - io la ritengo un po' indispensabile, anche se, trattandosi di giudizi personali, si rischia anche di trovarsi di fronte ad incomprensioni ed ostacoli. Però non credo nella carriera "generica", tipo: uno "è bravo" , vince un po' di concorsi, ha qualche spinta e va. La "cura del prodotto" inizia dando dei giudizi su quello che si reputa importante proporre, sul modo, sugli interlocutori possibili. Per esempio: al chitarrista medio (o ai festival chitarristici eccetera) importa poco o nulla della musica contemporanea. Se io mi fossi fatto influenzare da questo non avrei "perso tempo" con compositori oggettivamente importanti di cui anche ora i chitarristi non sanno quasi nulla - poi però attraverso uno di questi ho suonato alla Biennale di Venezia, e comunque insistendo caparbiamente su ciò che ritenevo importante ho messo su un numero tale di pezzi scritti per me da compositori d'oggi che diventa, di per sé, un "fatto" oggettivo che comunque qualifica un percorso professionale. Se avessi mollato a metà strada, deluso dal disinteresse dei chitarristi, adesso questo fatto non ci sarebbe. Poi capitano anche i colpi di fortuna come incidere l'integrale di Villa - Lobos per una grossa casa qualche mese prima del cinquantesimo anniversario della morte del compositore. Il disco può piacere o no, ma ci sono i margini per fare notizia - gli anniversari van di moda, Universal è Universal - allora da cosa nasce cosa. Queste sono le tipiche cose che un po' "vanno da sole", come il giusto interesse che generò l'integrale di Paganini che, per primo, Zigante fece un po' di anni fa, come lui stesso mi raccontava (tra l'altro la fece prendendo al volo l'occasione, dopo che qualcun altro aveva rifiutato il progetto). Ma, anche in questo caso, non si scappa dal famoso giudizio personale: su quell'autore (Villa - Lobos) avevo lavorato, credendoci sempre più, ormai da decenni; a qualcuno piaceva come lo facevo, ed è saltato fuori anche il cd. Basta, non vorrei essere troppo logorroico.
  18. ho cominciato a pensarci, appena ho un po' di tempo la butto giù
  19. Certamente non è proibito, né potrebbe esserlo, presentare all'ottavo anno la Tarantella di Castelnuovo Tedesco o la Sonata Eroica di Giuliani; non potrebbe essere proibito perché entrambi i pezzi corrispondono alle caratteristiche richieste dal programma ministeriale per le rispettive prove. Consultando il programma ministeriale - cosa abbastanza facile ed assai raccomandabile, specialmente ai candidati privatisti, ma che sorprendentemente molti non fanno - si può però notare che questi due pezzi sono esplicitamente menzionati tra i pezzi che si possono presentare all'esame di diploma. Certamente una commissione non può impedire ad un candidato all'esame di ottavo anno di presentare questi pezzi - non può per la ragione che ho appena esposto. Può però chiedersi cosa spinga il candidato a fare questa scelta, certamente non imposta; e deve chiedere che a questi pezzi venga resa giustizia da una interpretazione adeguata, senza "fare sconti" al candidato a causa del fatto che si tratta solo di un esame di compimento medio. Insomma, non è una buona politica quella di portare pezzi al di sopra delle proprie capacità e non richiesti, pensando che questo fatto sia di per sè ritenuto prova di valore, o addirittura pretendendo che la commisssione d'esame lasci passare esecuzioni lacunose con la scusa che si tratta di pezzi molto difficili, più difficili di quelli richiesti a quel livello di studi. Meglio portare pezzi adeguati all'esame e fatti bene, che pezzi più difficili fatti male. Certo, un candidato all'ottavo che suona benissimo la Tarantella di Castelnuovo - Tedesco farà una bellissima impressione - non c'è bisogno di dirlo...
  20. A me il programma piace e lo accetterei senz'altro; è un po' spostato sul difficile per quanto riguarda alcune scelte (Lo studio 2 di Villa - Lobos, la Sonatina di Berkeley), il ché può essere obbiettivamente più rischioso per il candidato perché crea una aspettativa di un certo tipo da parte della commissione. Però se uno è sicuro dei suoi mezzi, anche relativamente alla tenuta psicologica (messa più a rischio nei candidati privatisti, otre tutto dichiaratamente autodidatti)... Qualche commissario d'esame, lo so per lunga esperienza, storce un po' il naso (secondo me a torto) sulla fantasia decima di Mudarra, in quanto non sarebbe di "rilevante impegno contrappuntistico"; in realtà il contrappunto c'è, anche se non di tipo imitativo; per mettersi al sicuro da eventuali discussioni, si potrebbe comunque optare per qualcosa di contrappuntistico ed imitativo; c'è grande abbondanza di pezzi così, anche in Mudarra. In bocca al lupo!
  21. Se è tutto vero, direi che c'è anche una notevole dose di talento, perché negarlo? E' un dono, da usare bene. Senza quello, anche ammazzarsi di fatica servirebbe a poco (e viceversa: se il talento non si coltiva...). E, direi, probabilmente c'è anche una buona guida o comunque un buon rapporto didattico. Complimenti e buon proseguimento!
  22. Non ho mai provato l'Edirol ma non ho dubbi sulle sue potenzialità. Quello che mi ha fatto decidere per lo zoom h4 è il fatto che possa essere collegato al pc in modo da rendere possibile registrare direttamente sull'hard disk (fungendo in pratica, in questo caso, da scheda audio) e la definizione della registrazione che può arrivare a 24 bit e 96.000 khz, mentre l'Edirol, almeno qualche anno fa, non ci arrivava. Credo si tratti comunque di due ottimi prodotti.
  23. Solo ribadire che lo zoom ha già due microfoni incorporati e posti in una tipica configurazione stereo, quindi non c'è bisogno di un ulteriore acquisto, almeno per quanto riguarda la registrazione- lo zoom può registrare anche a 16 bit - 44100 khz e oltre. Per amplificare io continuerei a suggerire microfono collegato a cassa amplificata- io quando serve uso una cassa amplificata della AER, di ottima qualità anche se non molto potente. Forse però si potrebbe sfruttare un output analogico della scheda audio - o dello stesso zoom - e collegare quello all'amplificatore. In un negozio specializzato in audio dovrebbero poter chiarire questi aspetti.
  24. Naturalmente registrare ed amplificare sono esigenze diverse; comunque per avere qualcosa utile in entrambe le situazioni, partendo da quello che ha già, consiglierei un microfono a condensatore, la cui qualità dipende anche dal budget; ad esempio il C1000 della akg può essere un discreto punto di partenza. Bisogna che la cassa amplificata abbia l'ingresso phantom, se no meglio usare un microfono autolimentato come ad esempio il Rode NT3. Questa soluzione lascia la possibilità, quando il budget lo permetterà, di comprare un altro microfono uguale al primo e potere registrare in stereo. Ci vuole la staffa, ma la qualità sonora dovrebbe compensare la scomodità rispetto al pickup. Quando si inizia sembra che tutto vada bene, poi dopo un po' l'orecchio si affina e si sente l'esigenza di avere una qualità sonora migliore, allora può spiacere non avere comprato subito un buon microfono. Se la strumentazione che ha le consente già di arrivare con il segnale digitale al pc, direi che può iniziare a registrare. Un software che a me è sempre piaciuto molto è il vecchio Cool Edit che ora si chiama Adobe Audition, ma la scelta è veramente ampia (Sound Forge, Wavelab, ecc...). Quando usa la cassa amplificata in abbinamento al microfono a condensatore, attenzione al "fischio" dell'effetto larsen. Esistono anche apparecchiature antilarsen, ma non le ho mai provate. Un oggetto "all-in-one" è il pratico registratore digitale zoom h4 che potrebbe anche essere collegato direttamente al pc per registrare su hard disk (oppure, a scelta, sulla sua schedina di memoria incorporata). Lo zoom ha una coppia di microfoni stereo integrati, ma accetta anche microfoni esterni, ed il rapporto qualità prezzo (quando si ascoltano i risultati non dal registratore stesso ma da un impianto buono, dopo averli riversati) è a mio avviso sorprendente.
  25. Mi è appena venuto in mente che i "Tres Libros de Musica en Cifra para Vihuela" di Mudarra, contenenti anche i Tientos, oltre a tanta musica utilizzabile al Suo scopo, anche con la voce, sono stati pubblicati in edizione moderna da Ut Orpheus di Bologna - quindi sono anch'essi facilmente reperibili.
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