Angelo Gilardino Inviato 27 Settembre 2007 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 27 Settembre 2007 però seguo il tuo discorso e aggiungo solo che la responsabilità è più di una...a cominciare dal ben noto problema del reclutamento docenti a quello più delicato della responsabilità di case editrici nel condividere progetti che reiterano quell'immagine di "chitarra classica" che tanto non ci piace (e che mette in moto il circuito dei concerti sakura, dell'immagine chitarra). Sarebbe interessante chiedere a queste case editrici quanti di questi progetti sono esclusivamente finalizzati alla copertura di una nicchia di mercato e quale sia la sostanza (consapevolezza) culturale di tale operazione. Le case editrici - come racconta magistralmente Umberto Eco ne "Il pendolo di Foucault - sono erme bifronti. Da un ingresso, fanno entrare quelli che ritengono compositori, delle cui opere si occupano: le stampano, le diffondono (come possono), cercano di dar loro evidenza e buona esposizione, nella speranza di ricavare almeno la copertura delle spese che sostengono (speranza spesso frustrata). Dall'altro ingresso, fanno entrare il capostazione, il commendatore, il dentista, il vigile urbano, il chitarrista-che-compone, etc etc, e mettono a loro disposizione l'apparato e il marchio per appagare il loro desiderio di "lanciare" la loro musica. Si fanno pagare profumatamente, non solo le spese, ma anche degli onorari, con i quali finanziano le operazioni in cui credono con "consapevolezza culturale", e così sostengono alcuni compositori ed evitano di portare i libri contabili in tribunale. dralig
Maurizio Pennisi Inviato 27 Settembre 2007 Group: Membri Topic Count: 13 Content Count: 129 Reputation: 0 Joined: 06/05/2006 Status: Offline Device: iPad Autore Inviato 27 Settembre 2007 Tango en Skay e di Koyunbaba per raccattare interesse e consens Nel programma di un recital, va benissimo suonare qualcosa che sia di impatto verso pubblico Da dove arriva questa necessità di "impattare"? Non sarebbe meglio incuriosire il pubblico con un programma intelligente, studiato e stilato con cura che lasci da parte l'effetto speciale per concentrarsi sulla qualità? Un pubblico che ha bisogno del 'pezzo d'effetto' per apprezzare il concerto (senò, perchè 'alla fine?' Per lo zuccherino?) non può essere ritenuto un punto di riferimento per la scelta del repertorio. Che poi, come fa giustamente notare Giorgio Signorile, ognuno di noi abbia tutta la libertà del mondo per poter suonare ciò che vuole è ovvio e indubbio. E ci mancherebbe anche dell'altro. Ma per favore, evitiamo di mascherare la scelta di un programma costruito per incantare l'audicence di Maria de Filippi dietro la patetica scusa che "il pubblico ha bisogno di brani d'effetto". Ribadisco la necessità di impattare (evidentemente su questo punto siamo totalmente lontani). Per quanto riguarda il discorso di Maria De Filippi, io non ho do tetto che al fine di impattare bisogna suoanare spazzatura, ma, brani che possano piacere a tutti (per es. Koyunbaba, come dicevo prima, mi sembra un pezzo di un livello acettabile). Se posso fare qualche altro esempio (tanto per fare capire esattamente cosa intendo) potrei dire che spesso metto a fine dei miei concerti brani come i valzer venezuelani di Lauro, Asturias, ecc.. Ebbene, funzionano sempre. Saluti.
Angelo Gilardino Inviato 27 Settembre 2007 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 27 Settembre 2007 Ma di cosa vi lamentate?Allora cosa dovrebbe dire un compositore che cerca di far conoscere ciò che ha scritto? Può forse fare a gara con il chitarrista di turno che pubblica i suoi lavori rivendendoli ai propri allievi? Il compositore scriva musica e non la nasconda in un cassetto. La renda accessibile: se ha almeno un editore che crede in lui, bene, altrimenti si avvalga di internet. Poi, si segga tranquillamente sulla riva del fiume, e mediti sulla prossima composizione: il resto, se e quando s'avrà da fare, lo faranno gli altri. dralig
Ospite Nicola Mazzon Inviato 27 Settembre 2007 Inviato 27 Settembre 2007 spesso metto a fine dei miei concerti brani come i valzer venezuelani di Lauro, Asturias, ecc.. Ebbene, funzionano sempre.Saluti. Chiaro che funzionano sempre, fanno parte della routine chitarristica, tutti o quasi sanno distinguerle ormai. Non trovi si più educativo far conoscere altre musiche che l'impatto comunque lo danno e sono magari meno conosciute e più importanti di un valzer venezolano o Asturias che non è nemmeno per chitarra?
Cristiano Porqueddu Inviato 27 Settembre 2007 Group: Ammministratori Topic Count: 865 Content Count: 3653 Reputation: 227 Joined: 14/11/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 27 Settembre 2007 Ribadisco la necessità di impattare (evidentemente su questo punto siamo totalmente lontani). Oserei dire in posizioni diametralmente opposte. Non vedo come il pubblico di un musicista valido possa avere un ruolo nella scelta del repertorio. Per quanto riguarda il discorso di Maria De Filippi, io non ho do tetto che al fine di impattare bisogna suoanare spazzatura, ma, brani che possano piacere a tutti (per es. Koyunbaba, come dicevo prima, mi sembra un pezzo di un livello acettabile). Come volevasi dimostrare. come i valzer venezuelani di Lauro, Asturias, ecc.. Ebbene, funzionano sempre. Non lo metto in dubbio, Maurizio. La questione è un'altra: che senso ha scendere a compromessi con un pubblico che da più valore ad Asturias trascritta per chitarra (ancora!) che ai Caprichos di Castelnuovo-Tedesco? A che cosa serve? Ad avere l'applauso più forte? Il consenso?
Maurizio Pennisi Inviato 27 Settembre 2007 Group: Membri Topic Count: 13 Content Count: 129 Reputation: 0 Joined: 06/05/2006 Status: Offline Device: iPad Autore Inviato 27 Settembre 2007 Il problema nasce nel momento in cui riconosci, riconosceresti, in cuor tuo, che la sonata di Henze (ad esempio) meglio rappresenterebbe lo strumento che suoni e i tuoi gusti musicali...che fai? La suono tranquillamente
Maurizio Pennisi Inviato 27 Settembre 2007 Group: Membri Topic Count: 13 Content Count: 129 Reputation: 0 Joined: 06/05/2006 Status: Offline Device: iPad Autore Inviato 27 Settembre 2007 Non lo metto in dubbio, Maurizio.La questione è un'altra: che senso ha scendere a compromessi con un pubblico che da più valore ad Asturias trascritta per chitarra (ancora!) che ai Caprichos di Castelnuovo-Tedesco? A che cosa serve? Ad avere l'applauso più forte? Il consenso? Io non scendo affatto a compromessi, ribadisco che suono quelle musiche che possano piacere al pubblico dei non professionisti ma che come diceva Fabio Selvafiorita sento consone alla mia personalità Per quanto riguarda il pubblico più, per così dire preparato, suono brani come ad es. Invocation y dansa di Rodrigo o la Gran Sonata di Paganini, i preludi di Tarrega, La Catedral di Barrios ecc. Non mi sembra, pertanto, di scadere di livello, ansi. A me piace suonare sia per i chitarristi, ma, anche per i non chitarristi e sinceramente, non mi vergogno di dire che gradisco molto anche il loro apprezzamento. W l'applauso più forte, l'apprezzamento.
Maurizio Pennisi Inviato 27 Settembre 2007 Group: Membri Topic Count: 13 Content Count: 129 Reputation: 0 Joined: 06/05/2006 Status: Offline Device: iPad Autore Inviato 27 Settembre 2007 Volevo solo aggiungere che le trascrizioni di Albeniz o Granados ancora oggi sono obbligatorie nella finale di un concorso come IL Sor di Roma
Maurizio Pennisi Inviato 27 Settembre 2007 Group: Membri Topic Count: 13 Content Count: 129 Reputation: 0 Joined: 06/05/2006 Status: Offline Device: iPad Autore Inviato 27 Settembre 2007 Non trovi si più educativo far conoscere altre musiche che l'impatto comunque lo danno Ben vengano, infatti, ne sto preparando altre...
Cristiano Porqueddu Inviato 27 Settembre 2007 Group: Ammministratori Topic Count: 865 Content Count: 3653 Reputation: 227 Joined: 14/11/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 27 Settembre 2007 Volevo solo aggiungere che le trascrizioni di Albeniz o Granados ancora oggi sono obbligatorie nella finale di un concorso come IL Sor di Roma E questo significherebbe qualcosa?
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