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Dodecafonia nella musica di Angelo Gilardino


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Poi, ho elaborato un mio stile, e con quello campo, senza curarmi di due opposti tipi di critica: quella che mi rimprovera di essere troppo legato alla tradizione e quella che mi rimprovera di scrivere musica troppo difficile.

 

dralig

 

Direi che non esista situazione più congeniale per portare avanti le proprie convinzioni.

 

Alfredo per favore aiutatemi a spiegare quel che ho chiesto sulla composizione. IN Primis M Gilardino. Dopo è ovvio quello che hai detto.

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Io ho un parente (che poi questa cosa qui è stata anche confermata da un altro musicista) che mi ha detto che la dodecafonia ha una regola armonica ben precisa.

 

Veramente quella regola riguarda prima di tutto la melodia.

 

E' altresì vero, come dice Schoenberg, che un compositore degno di questo nome, quando e se pensa una melodia, la connota armonicamente nel medesimo istante.

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scusate ma non riesco ad inserire uno schema di excel.

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OK Fabio, anche se non sei stato chiarissimo.

 

La mia domanda sulle composizioni di Gilardino, mettiamola così, era se le composizioni rispettavano una regola dall'inizio alla fine con una relazione fra le parti o senza relazione fra le parti, oppure se erano a "caso ragionato" nel senso di non avere nessuna relazione armonica ma delle parti ragionate staccate e concatenate.......

 

sono confuso :cry:

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Venendo alla tua domanda (armonia) è più corretto parlare di contrappunto, di condotta delle parti (sempre per Krenek "in questo genere di musica le relazioni armoniche non rivestono alcuna importanza") che di armonia, tenendo presente che sto contestualizzando storicamente, parlando di ciò che i compositori facevano sessant'anni fa.

 

Questo può essere condiviso se si accetta la dodecafonia come punto di partenza dei successivi sviluppi seriali.

 

Però, se la si guarda, storicamente, come punto di arrivo e di riorganizzazione della dissoluzione tonale, non ne sarei così certo.

Anche perchè, in quegli anni, chi recuperava il discorso contrappuntistico (Respighi, Malipiero, Stravinsky) andava in una direzione diametralmente opposta.

 

E francamente (forse con l'eccezione di Webern) ritengo che nelle composizioni di Schoenberg e Berg, la melodia, anche se estremamente articolata sia comunque percepibile come elemento caratterizzante.

 

Insomma, a me pare che sia molta la distanza che separa Berio da Schoenberg...penso anche, ad esempio alla dodecafonia fatta propria da Castiglioni o da Santorsola...

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Mi spieghi per favore che tipo di mescolanza fa con le scale modali. Voglio dire..........mischia scale diverse su scale modali appartenenti ad una tonalità ? La tonalità varia in quanto un susseguirsi cromatico ? Nelle sucessioni cromatiche le scale modali relative alla tonalità ?

 

A volte (Sonata n. 1) sovrappongo nella stessa armonia due modi diversi; a volte - più spesso - a partire dalla stessa nota, costruisco, avvalendomi di scale modali diverse, linee simili ma non identiche.

 

Non uso, di regola, la tonalità, se non in modo allusivo - p. es. simulo una cadenza, ma poi non ne adopero i risultati. Qualche volta però (Studio "Tema con variazioni" in omaggio a F. Sor, Sonata n. 2) adopero la tonalità con qualche licenza.

 

Quando impiego le scale cromatiche, non mi muovo in ambito modale né, tanto meno, tonale, ma in ambito atonale, con uso di serie incomplete.

 

dralig

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OK Fabio, anche se non sei stato chiarissimo.

 

La mia domanda sulle composizioni di Gilardino, mettiamola così, era se rispettavano una regola dall'inizio alla fine con una relazione fra le parti o senza relazione fra le parti, oppure se erano a "caso" nel senso di non avere nessuna relazione armonica.

 

ma secondo te un compositore mette le note a caso????

 

:mrgreen:

 

senti, fammi un favore, prenditi un bel manuale di armonia e leggilo: altrimenti diventa impossibile rispondere alle tue domande, sono prive di senso.

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OK Fabio, anche se non sei stato chiarissimo.

 

La mia domanda sulle composizioni di Gilardino, mettiamola così, era se rispettavano una regola dall'inizio alla fine con una relazione fra le parti o senza relazione fra le parti, oppure se erano a "caso" nel senso di non avere nessuna relazione armonica.

 

ma secondo te un compositore mette le note a caso????

 

:mrgreen:

 

senti, fammi un favore, prenditi un bel manuale di armonia e leggilo: altrimenti diventa impossibile rispondere alle tue domande, sono prive di senso.

 

No a caso ragionato (leggi sopra ho corretto). Più parti scollegate ognuna con un ragionamento.......boh non lo so ! Non ho ancora capito niente.

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OK Fabio, anche se non sei stato chiarissimo.

 

La mia domanda sulle composizioni di Gilardino, mettiamola così, era se le composizioni rispettavano una regola dall'inizio alla fine con una relazione fra le parti o senza relazione fra le parti, oppure se erano a "caso" nel senso di non avere nessuna relazione armonica ma delle parti ragionate staccate e concatenate.......

 

sono confuso :cry:

 

"A caso" è una locuzione che, nel lavoro di un compositore, non può esistere.

Tutto dev'essere sotto controllo, ogni nota al suo posto, con un perché, e tutte le relazioni devono essere calcolate e controllate. Altrimenti, un buon impiego in banca o, se uno ama viaggiare, in ferrovia, sono senz'altro più adatti.

 

dralig

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Mi spieghi per favore che tipo di mescolanza fa con le scale modali. Voglio dire..........mischia scale diverse su scale modali appartenenti ad una tonalità ? La tonalità varia in quanto un susseguirsi cromatico ? Nelle sucessioni cromatiche le scale modali relative alla tonalità ?

 

A volte (Sonata n. 1) sovrappongo nella stessa armonia due modi diversi; a volte - più spesso - a partire dalla stessa nota, costruisco, avvalendomi di scale modali diverse, linee simili ma non identiche.

 

Non uso, di regola, la tonalità, se non in modo allusivo - p. es. simulo una cadenza, ma poi non ne adopero i risultati. Qualche volta però (Studio "Tema con variazioni" in omaggio a F. Sor, Sonata n. 2) adopero la tonalità con qualche licenza.

 

Quando impiego le scale cromatiche, non mi muovo in ambito modale né, tanto meno, tonale, ma in ambito atonale, con uso di serie incomplete.

 

dralig

 

Ok, al punto uno ci siamo e io le chiamo sovrapposizioni !

 

Mi spieghi per favore meglio i punti 2 e 3 con un esempio. Se puo' grazie.

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