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Cosa si pensa prima di suonare in pubblico?


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Questo stadio supremo, però, lo si dovrebbe raggiungere senza arrivare a superare gli ottant'anni, altrimenti stiamo freschi.

 

:lol: Amen fratello!

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Questo stadio supremo, però, lo si dovrebbe raggiungere senza arrivare a superare gli ottant'anni, altrimenti stiamo freschi.

 

:lol: Amen fratello!

 

Meglio ancora non doverlo raggiungere, perché lo si ha in sé dalla nascita, e si è capaci di non smarrirlo.

 

dralig

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Il solista non è figura ordinaria nella vita musicale. E' figura eccezionale: in qualunque campo è rara avis. Il chitarrista, no: sta studiando il programma del corso inferiore senza rivelare alcunché di speciale, e già si propone per suonare come solista. A questa follia, bisognerebbe porre un argine, un freno. La musica da camera mi sembra un ottimo farmaco.

 

Pongo questa domanda in punta di piedi, considerate che più che studiare ho solo letto tanto sulla storia della chitarra, quindi ci sono molte cose che non so e ricordo ancora bene:

 

Il fatto che chi studia chitarra sia portato ad aspettarsi (o desiderare) una carriera da solista, potrebbe essere indotto dal maggiore repertorio storico di brani per sola chitarra che non per formazioni da camera e, in qualche modo, anche dalla struttura dei programmi di insegnamento?

 

E poi un'altra cosa, ringraziando Francesco che si è ricordato della mia "pretesa" di indagare nelle vostre anime di artisti:

 

Per fare bisogna essere

 

L'ultimo Horowitz si era "liberato" del proprio fardello di voler "apparire a tutti i costi" ed aveva finalmente scoperto la vera gioia di suonare, quella autentica che ti mette in pace con il mondo. Questo stadio supremo, però, lo si dovrebbe raggiungere senza arrivare a superare gli ottant'anni, altrimenti stiamo freschi.

 

Quanto incide la maturità personale (e in qualche modo anche l'età anagrafica) nella migliore espressione artistica di un musicista?

 

Scusate, a volte mi sento un po' come la punta del Monte Toc :oops:

 

 

Butterfly

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Pongo questa domanda in punta di piedi, considerate che più che studiare ho solo letto tanto sulla storia della chitarra, quindi ci sono molte cose che non so e ricordo ancora bene:

 

Il fatto che chi studia chitarra sia portato ad aspettarsi (o desiderare) una carriera da solista, potrebbe essere indotto dal maggiore repertorio storico di brani per sola chitarra che non per formazioni da camera?

 

Praticare un repertorio solistico non implica essere destinati a eseguirlo in pubblico. La tradizione borghese del pianoforte, che alimenta da due secoli un'industria, un'editoria e una serie correlata di consumi, è a propria volta alimentata da esecutori che familiarzzano con il repertorio dello strumento solista per eccellenza, ma che non si sognano di puntare a una carriera concertistica. Chi si laurea in lettere pensa necessariamente di fare lo scrittore? Chi si diploma all'accademia di belle arti sarà perciò stesso un pittore o uno scultore? Analogamente, chi va al conservatorio a studiare chitarra, e vi si diploma, dovrebbe capire che ciò non lo conduce necessariamente a svolgere un'attività concertistica in qualità di solista. Si dirà: allora, perché studiare qualcosa in cui non si eccelle? Non so rispondere, ma so di non dover rispondere. Ciascuno fa della sua vita quello che vuole.

 

 

 

 

Quanto incide la maturità personale (e in qualche modo anche l'età anagrafica) nella migliore espressione artistica di un musicista?

 

Scusate, a volte mi sento un po' come la punta del Monte Toc :oops:

 

 

Butterfly

 

Maturità personale e maturità artistica non possono essere scisse, sono consustanziali. Può accadere che l'interazione dell'artista e quella dell'uomo con il mondo diano luogo a situazioni diverse (l'artista ammirato, l'uomo detestato, etc.), ma questo appartiene alla sfera esterna: l'artista maturo è immancabilmente anche un uomo maturo.

Che - come osservava Baudelaire - pur maturando, ha saputo conservare intatta l'immaginazione e la sensibilità dell'infanzia (vedere Elemire Zolla, Lo stupore infantile, Ed. Adelphi, e James Hillman, Il codice dell'anima, id.)

 

dralig

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Lo studente che in conservatorio frequenta la classe di oboe o di violino, e che è bravo, aspira a far parte di un'orchestra o di un gruppo da camera. Non gli passa nemmeno per la testa l'idea di diventare un solista. Ogni mille studenti di violino, i professori ne individuano uno che, per le sue doti particolarissime, sembra poter aspirare alla carriera di solista. Il bravo violinista, che magari arriverà anche a diventare la spalla in orchestra, non si sente affatto sminuito dal fatto di non essere Perlman, suona con precisione, puntualità, flessibilità ai comandi del direttore, ed è contentissimo. Ancora più contento se la vita gli ispira e gli permette di entrare in un quartetto. Non si sogna di essere un solista, e sta benissimo.

 

Chi si laurea in lettere pensa necessariamente di fare lo scrittore? Chi si diploma all'accademia di belle arti sarà perciò stesso un pittore o uno scultore? Analogamente, chi va al conservatorio a studiare chitarra, e vi si diploma, dovrebbe capire che ciò non lo conduce necessariamente a svolgere un'attività concertistica in qualità di solista. Si dirà: allora, perché studiare qualcosa in cui non si eccelle? Non so rispondere, ma so di non dover rispondere. Ciascuno fa della sua vita quello che vuole.

 

Mi aiuta gentilmente a capire una cosa? Potrebbe darsi che chi studia uno strumento più tradizionalmente destinato ad esprimersi in formazioni strumentali, parta già con la mentalità di un "aspirante orchestrale" perchè questa è la sua aspirazione e quindi si sentea realizzato se è questa che realizza?

 

Secondo me non ci si iscrive a Lettere perchè si desidera diventare scrittore (anzi, forse è più facile diventarlo se ci si guarda bene dal frequentare questa facoltà ;)). Allora mi chiedo: ci si iscrive al conservatorio pensando principalmente a una carriera da solista, o forse questo pensiero è prevalente in chi sceglie determinati strumenti e quindi il non diventarlo può essere fonte di frustazione?

 

Il desiderare di suonare da soli o in una formazione, potrebbe talvolta essere anche l'espressione di una impronta caratteriale?

Mi sembra che fare musica con altre persone sia un modo di suonare completamente diverso che farlo da soli, non necessariamente meno "virtuoso".

Sapersi amalgamare, rinunciando in qualche modo a far emergere la propria unicità, per far "trionfare" l'insieme, non è altrettanto difficile(o comunque difficile in modo diverso) che suonare da soli?

Ho sempre pensato a un quartetto come a quattro solisti bravissimi che scelgono di suonare assieme, non come a musicisti che non posseggono, singolarmente, qualità altrettanto eccelse di un solista.

Fatte le debite eccezioni, ovviamente. Uto Ughi lo vedrei malino suonare dentro a un'orchestra in terza fila...credo che comunque il suo suono emergerebbe in qualche modo...

Come sempre ho le idee un po' confuse e la testa piena di domande...

 

 

 

Butterfly

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Spero arrivino presto delle risposte a questa domanda..

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Mi aiuta gentilmente a capire una cosa? Potrebbe darsi che chi studia uno strumento più tradizionalmente destinato ad esprimersi in formazioni strumentali, parta già con la mentalità di un "aspirante orchestrale" perchè questa è la sua aspirazione e quindi si sentea realizzato se è questa che realizza?

 

Secondo me non ci si iscrive a Lettere perchè si desidera diventare scrittore (anzi, forse è più facile diventarlo se ci si guarda bene dal frequentare questa facoltà ;)). Allora mi chiedo: ci si iscrive al conservatorio pensando principalmente a una carriera da solista, o forse questo pensiero è prevalente in chi sceglie determinati strumenti e quindi il non diventarlo può essere fonte di frustazione?

 

 

Strumenti come il pianoforte e la chitarra, il cui repertorio solistico è ricco,

non richiamano soltanto esecutori eccezionali, ma anche - e per la maggior parte - esecutori normali che, con una buona preparazione, possono raggiungere una conoscenza approfondita del repertorio e anche un livello di esecuzione soddisfacente in ambito personale, familiare, scolastico. Il solista destinato a fare il concertista è, in questa categoria, un'eccezione, non diversamente dal flautista che, invece di suonare in orchestra, farà il concertista di flauto: questa è la realtà. Darsi rappresentazioni diverse di tale realtà significa dannarsi l'anima e l'esistenza. La paura, di cui qui si discorreva, è spesso - quasi sempre - un sintomo tipico di tale dannazione.

 

 

 

 

 

 

 

Il desiderare di suonare da soli o in una formazione, potrebbe talvolta essere anche l'espressione di una impronta caratteriale?

 

 

Può darsi. L'importante è che tale aspirazione si fondi sulla reale disponibilità di mezzi adeguati, e non solo sul desiderio.

 

dralig

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Come è possibile individuare le proprie capacità? Intendo dire come si fa sapere se si sarà o una cosa o l'altra...? L'unico modo per sapere se si arriverà in fondo alla strada è provare a percorrerla o si intravede da subito una validità di riuscita? Sono quasi convinto di provare a suonare musica da camera, mi cercherò una formazione che ne abbia voglia.. Credo che partire da questo sia un buon inizio, percorrere la strada del musicista di fila per capire se si può essere musicisti solisti.. Sbaglio qualcosa? L'approccio di cercare le cose è da considerarsi sbagliato?

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Ospite Nicola Mazzon
Come è possibile individuare le proprie capacità? Intendo dire come si fa sapere se si sarà o una cosa o l'altra...? L'unico modo per sapere se si arriverà in fondo alla strada è provare a percorrerla o si intravede da subito una validità di riuscita? Sono quasi convinto di provare a suonare musica da camera, mi cercherò una formazione che ne abbia voglia.. Credo che partire da questo sia un buon inizio, percorrere la strada del musicista di fila per capire se si può essere musicisti solisti.. Sbaglio qualcosa? L'approccio di cercare le cose è da considerarsi sbagliato?

 

Fare musica da camera non è per niente sbagliato, (anzi è un buon modo per imparare altre nuove cose se si ha anche a che fare con altri strumentisti non chitarristi) può aiutare a controllare quel bisogno di "spiccare" dato ke non obbligatoriamente la chitarra partecipi come strumento principale, e quindi a sostituire la spavalderia con la ricerca della musica come unico fine.

 

Secondo me non sbagli, dobbiamo cercarle le nostre strade.

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Come è possibile individuare le proprie capacità? Intendo dire come si fa sapere se si sarà o una cosa o l'altra...? L'unico modo per sapere se si arriverà in fondo alla strada è provare a percorrerla o si intravede da subito una validità di riuscita? Sono quasi convinto di provare a suonare musica da camera, mi cercherò una formazione che ne abbia voglia.. Credo che partire da questo sia un buon inizio, percorrere la strada del musicista di fila per capire se si può essere musicisti solisti.. Sbaglio qualcosa? L'approccio di cercare le cose è da considerarsi sbagliato?

 

Così a naso, immagino che le qualità e le specifiche predisposizioni di un allievo non tardino a manifestarsi all'osservazione attenta di un maestro e forse anche a una accurata introspezione.

In generale chi ha un talento innato, al di là del necessario percorso di formazione, si fa notare velocemente per un qualche quid che lo differenzia dagli altri, anche mentre sta facendo le stesse identiche cose.

Capita anche in altre forme d'arte, come la danza e il canto e anche nelle arti figurative, perfino nei banali temi di scuola.

Il che non significa che ognuno non debba interrogarsi e cercare la propria strada, anche nella più perfetta "normalità" e perfino, a volte, evitare di cadere in false illusioni, perchè anche il talento deve essere riconosciuto con onestà e coltivato, per dare buoni frutti.

Forse anzi la consapevolezza di possedere delle qualità "speciali" rappresenta anche una bella responsabilità e la garanzia di molti sacrifici, per chi decide di cavalcarla. In questo senso, probabilmente è valido il pensiero che chi si interroga a lungo sui suoi dubbi, spesso conosce già la risposta.

E' anche vero però che sovente "la strada si raddrizza lungo il cammino"... In ogni caso vale la pena percorrerlo.

 

 

 

Butterfly

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