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Nuovi CD di musica del XX e del XXI secolo

Cosa si pensa prima di suonare in pubblico?


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Credo che purtroppo molte persone non arrivino a capirlo a nessuna età. Competono in tutto, anche per il posto in fila al supermercato.

 

Sono in completo accordo con te. Ci sono persone che muoiono dalla voglia di primeggiare. Come galli nel pollaio.

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Credo che purtroppo molte persone non arrivino a capirlo a nessuna età. Competono in tutto, anche per il posto in fila al supermercato.

 

Sono in completo accordo con te. Ci sono persone che muoiono dalla voglia di primeggiare. Come galli nel pollaio.

 

Non credo comunque che sia il caso di Kikkina.

 

 

 

Butterfly

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Certo che no! Ho quotato il tuo messaggio solo per dare la mia opinione in merito al fatto che si tende a 'gareggiare' tutti l'uno con l'altro.

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Un chitarrista che fa un errore e non lo corregge al millesimo di secondo, non è un chitarrista valido, e non è neanche un chitarrista pronto.

Quando sei preparato e padrone dello strumento non puoi sbagliare. E' matematico. E quindi non puoi avere la paura di sbagliare. Resta il divertimento ................... :)

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Ospite Alessio Olivieri

io penso che, nella consapevolezza di essersi perparati al massimo prima di un concerto, la paura peggiore , possa essere non tanto quella dell' errore quanto quella del VUOTO di MEMORIA! ( maledetto..)...se mi devo preoccupare di qualcosa prima di suonare, di solito mi viene in mente che possa succedermi questo. ( fin' ora è andata bene, pero ci penso tutte le volte).

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Un chitarrista che fa un errore e non lo corregge al millesimo di secondo, non è un chitarrista valido, e non è neanche un chitarrista pronto.

Quando sei preparato e padrone dello strumento non puoi sbagliare. E' matematico. E quindi non puoi avere la paura di sbagliare. Resta il divertimento ................... :)

 

Certo che deve restare un gran divertimento, sapendo che chi si ha davanti la pensa così.

Che si debba saper proseguire in modo che un eventuale errore non incida o interrompa l'insieme, posso capirlo, ma questa propensione all'ascolto col fucile puntato sull'interprete un po'meno.

 

 

Butterfly

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Un chitarrista che fa un errore e non lo corregge al millesimo di secondo, non è un chitarrista valido, e non è neanche un chitarrista pronto.

Quando sei preparato e padrone dello strumento non puoi sbagliare. E' matematico. E quindi non puoi avere la paura di sbagliare. Resta il divertimento ................... :)

 

Certo che deve restare un gran divertimento, sapendo che chi si ha davanti la pensa così.

Che si debba saper proseguire in modo che un eventuale errore non incida o interrompa l'insieme, posso capirlo, ma questa propensione all'ascolto col fucile puntato sull'interprete un po'meno.

 

 

Butterfly

 

Ho conosciuto e ascoltato in carne ed ossa tutti i grandi chitarristi attivi nella seconda metà del Novecento e posso assicurare che nessuno è, o era, infallibile. Nessun ascoltatore che sia mosso da un interesse musicale appunterà mai la sua attenzione sul piccolo errore che accade inevitabilmente, anche nell'esecuzione del virtuoso più capace di controllo.

Questa constatazione non deve indurre nella tentazione di apprezzare l'errore in quanto tale - perché, denunciando la fallibilità umana, esso avvicinerebbe l'esecutore all'ascoltatore: questo non è vero, l'errore, grande o piccolo, dà sempre fastidio a chi lo commette e a chi lo percepisce. La neurologia ci spiega peraltro come sia umanamente impossibile mantenere al massimo livello la concentrazione su una serie complessa di comandi per più di alcuni minuti, anche da parte del cervello più pronto ed efficiente. Poiché un recital dura un'ora o più, il livello della concentrazione dell'esecutore sarà quindi soggetto a un certo numero di cadute, ed è in quelle fasi che l'errore accade. Come tale, viene tollerato, e non influisce sull'apprezzamento dell'esecuzione, che si accetta o si rifiuta in relazione - per fortuna - ad altri contenuti.

 

C'è errore ed errore: il piccolo incidente si tollera. L'errore causato invece da problemi tecnici di fondo o da una assimilazione imperfetta della musica da parte dell'interprete, quello no, non è scusabile: chi lo commette non dovrebbe avere l'impudenza di presentarsi in pubblico.

 

dralig

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Un chitarrista che fa un errore e non lo corregge al millesimo di secondo, non è un chitarrista valido, e non è neanche un chitarrista pronto.

Quando sei preparato e padrone dello strumento non puoi sbagliare. E' matematico. E quindi non puoi avere la paura di sbagliare. Resta il divertimento ................... :)

 

Certo che deve restare un gran divertimento, sapendo che chi si ha davanti la pensa così.

Che si debba saper proseguire in modo che un eventuale errore non incida o interrompa l'insieme, posso capirlo, ma questa propensione all'ascolto col fucile puntato sull'interprete un po'meno.

 

 

Butterfly

 

Ho conosciuto e ascoltato in carne ed ossa tutti i grandi chitarristi attivi nella seconda metà del Novecento e posso assicurare che nessuno è, o era, infallibile. Nessun ascoltatore che sia mosso da un interesse musicale appunterà mai la sua attenzione sul piccolo errore che accade inevitabilmente, anche nell'esecuzione del virtuoso più capace di controllo.

Questa constatazione non deve indurre nella tentazione di apprezzare l'errore in quanto tale - perché, denunciando la fallibilità umana, esso avvicinerebbe l'esecutore all'ascoltatore: questo non è vero, l'errore, grande o piccolo, dà sempre fastidio a chi lo commette e a chi lo percepisce. La neurologia ci spiega peraltro come sia umanamente impossibile mantenere al massimo livello la concentrazione su una serie complessa di comandi per più di alcuni minuti, anche da parte del cervello più pronto ed efficiente. Poiché un recital dura un'ora o più, il livello della concentrazione dell'esecutore sarà quindi soggetto a un certo numero di cadute, ed è in quelle fasi che l'errore accade. Come tale, viene tollerato, e non influisce sull'apprezzamento dell'esecuzione, che si accetta o si rifiuta in relazione - per fortuna - ad altri contenuti.

 

C'è errore ed errore: il piccolo incidente si tollera. L'errore causato invece da problemi tecnici di fondo o da una assimilazione imperfetta della musica da parte dell'interprete, quello no, non è scusabile: chi lo commette non dovrebbe avere l'impudenza di presentarsi in pubblico.

 

dralig

 

 

La Sua disamina è certamente condivisibile, perchè più chiara e circostanziata. L'intervento di Waller mi ha ricordato (ma è solo la mia impressione) quell'atteggiamento a volte un po' ansiogeno da parte di diversi tipi di pubblico nell'attendersi quasi inevitabilmente l'errore di un esecutore.

Che sia auspicabile che non si verifichino errori durante un concerto (supponiamo) posso anche capirlo, ma che si misuri a millesimi di secondi la capacità di un interprete di riprendersi, mi ha fatto un po' paura.

A volte capita di sbagliare anche a chi è "preparato e padrone dello strumento", perchè pur essendoci tanto di matematico nell'arte, non c'è altrattanto di matematico negli esseri umani.

Che poi si differenzi l'errore causato da lacune tecniche dal caso fortuito è più che comprensibile e umano.

The show must go one, si dice. Qualunque artista professionista sa che nessun accadimento deve interferire con la conclusione della sua performance.

Certi errori, anche valutabili non determinanti (faccio riferimento a una piccola stecca o a una corda scontrata per caso) provocano generalmente in chi ascolta una sofferenza quasi fisica, perchè viene interrotto un fluire che la mente in qualche modo "anticipa" aspettandosi la sequenza corretta delle note.

 

Scusate scrivo in fretta e un po' sconclusionatamente, ma sono nella pausa di un congresso e invece di ingoiare un tramezzino di corsa, ho preferito dare un'occhiata al forum.

Sono o no da "premio fedeltà"? :D

 

 

Butterfly

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