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Angelo Gilardino

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  1. Scusa Vladimir, nel corso di composizione il pianoforte si adopera come strumento neutrale per leggere intere partiture d'orchestra, dando per scontato che il suono reale è un'altra cosa. Tutta la musica sinfonica che si passa a pianoforte è uno schifo. Però leggerla serve. Come fanno i direttori per presentarsi alle prove con la musica stampata in memoria? dralig
  2. Per la verità, ad affermare ciò non fu Segovia, ma Hector Berlioz, nel suo Trattato di strumentazione e orchestrazione. Il suo avvertimento ai compositori - non provare a scrivere per chitarra se non si conosceva bene la tecnica dello strumento - agì di certo come deterrente nei riguardi di compositori che, magari, sarebbero stati interessati a provarci. Segovia fece esattamente il contrario: disse ai compositori di non preoccuparsi, e promise loro di riassettare i pezzi che avrebbero scritto, rendendoli idiomatici o perlomeno eseguibili. Spesso lo fece, altre volte condannò lavori di notevole valore, che lui giudicava ineseguibili, e che invece si potevano aggiustare e far funzionare perfettamente (come in effetti è stato fatto). Segovia scrisse a Ponce che un determinato arpeggio era ineseguibile, mentre proprio quell'arpeggio permette un effetto bellissimo. A Castelnuovo-Tedesco, che aveva appena finito di suonargli "Golondrinas" al pianoforte, disse che l'arpeggio era ineseguibile, salvo poi telefonargli un'ora dopo dall'albergo per dirgli che era di effetto splendido... Non è un pezzo per pianoforte, ma una canzone per voce e pianoforte, e la chitarra ne suona il trenta per cento: la melodia e un pallido lacerto di quello che Granados scrisse nella parte pianistica. I chitarristi che suonano questo pezzo in genere non sanno nemmeno che, in simbiosi con la musica, esiste un testo poetico. dralig
  3. Non è una domanda banale quella che ti poni, è una domanda essenziale. La musica strumentale deve servirsi degli strumenti, e non c'è modo di servirsene bene, se non mettendo in piena evidenza il loro valore, cioè il loro suono. Una composizione che non suona bene - nel senso che non permette allo strumento di manifestare le sue peculiarità di suono - è una composizione fallita. Nel tuo elenco tu includi pezzi che suonano bene, e altri che suonano bene, ma suonano poco, nel senso che non impiegano la chitarra nel pieno delle sue possibilità, e risultano invece soltanto compatibili con lo strumento: non basta. La Sonata di Chailly è un pezzo mancato perché manca di specificità chitarristica, così come è mancata gran parte della musica per chitarra di Margola: adoperano una scrittura polifonicamente troppo magra, superficiale, come se la chitarr fosse uno strumento melodico, con qualche occasionale rinforzo armonico. E' musica scritta alle soglie della chitarra, non "da dentro". Però, nella sua magrezza, è musica scritta con mano sicura dal punto di vista formale. Al contrario, molta musica scritta da chitarristi suona bene, ma non si tratta di composizioni nel vero senso della parola. Sono soltanto dei gesti strumentali inventati da strumentisti: più o meno ben concatenati, però non giungono a costituirsi in un organismo musicale compiuto, procedono per giustapposizione, per appiccicamento, non si iscrivono in un progetto, non formano nessun edificio, né grande né piccolo, non sono costruzioni. Quindi, dopo la domanda "suona bene?", se la risposta è si, occorre domandarsi: e suonando bene, che cosa dice? dralig
  4. Il compositore scriva musica e non la nasconda in un cassetto. La renda accessibile: se ha almeno un editore che crede in lui, bene, altrimenti si avvalga di internet. Poi, si segga tranquillamente sulla riva del fiume, e mediti sulla prossima composizione: il resto, se e quando s'avrà da fare, lo faranno gli altri. dralig
  5. Le case editrici - come racconta magistralmente Umberto Eco ne "Il pendolo di Foucault - sono erme bifronti. Da un ingresso, fanno entrare quelli che ritengono compositori, delle cui opere si occupano: le stampano, le diffondono (come possono), cercano di dar loro evidenza e buona esposizione, nella speranza di ricavare almeno la copertura delle spese che sostengono (speranza spesso frustrata). Dall'altro ingresso, fanno entrare il capostazione, il commendatore, il dentista, il vigile urbano, il chitarrista-che-compone, etc etc, e mettono a loro disposizione l'apparato e il marchio per appagare il loro desiderio di "lanciare" la loro musica. Si fanno pagare profumatamente, non solo le spese, ma anche degli onorari, con i quali finanziano le operazioni in cui credono con "consapevolezza culturale", e così sostengono alcuni compositori ed evitano di portare i libri contabili in tribunale. dralig
  6. La ringrazio. Conscio della mia totale inettidudine, ho volentieri lasciato al mio editore e a Sardinia.net - che hanno concordato un progetto sinergico - il compito di rendere gradualmente disponibile on line tutte le mie composizioni. Sono stato informato che, presto, i 60 Studi di virtuosità e di trascendenza saranno disponibili in formato elettronico separatamente, dando agli interessati la possibilità di scaricarli uno alla volta. Credo anch'io che questa sia la forma di pubblicazione del futuro. dralig
  7. A meno che mi sia sfuggita una raccolta di Studi di Sor, non ho mai visto questa sua escursione in tutte le tonalità. Persino il feroce Adorno, nemico giurato di tutto ciò che non era seriale, e quindi delle ripetizioni, a non dire delle riprese, ammise che, nel genere dello studio, è necessario ripetere. Occorre quindi valutare quale sia, nella forma complessiva di un pezzo, la motivazione intrinseca della ripetizione, a quale necessità risponda. Per quanto riguarda gli Studi, a me pare proprio che Villa-Lobos abbia fatto le cose a puntino: quando ripete, la tensione musicale si accumula - o viene rilasciata - e la ripetizione non è mai inerziale né, tanto meno, gratuita. dralig
  8. Maurizio, mi perdoni, è proprio sicuro che la chitarra classica (intendendo quindi scuola, repertorio, attività) stia attraversando un momento di anonimato? mi permetto di risp anch'io,SI . Siamo mediocri(senza offesa per nessuno).I soliti strumentisono nettamente superiori. Nella chitarra, come in qualunque altro strumento, ci sono artisti e didatti di grande valore, bravi professionisti, dilettanti, mediocrità e nullità. Riunirli tutti in un solo giudizio è senz'altro ingiusto e sommario. dralig
  9. Questioni di importanza vitale per la musica che avrebbe dovuto scrivere. La sua giovinezza coincise con il momento più forte della secessione viennese, e lui scelse di rimanere fedele alla tonalità e alle forme classiche, con particolare riferimento alla tradizione italiana, da Boccherini a Puccini, esponendosi semmai all'influenza francese (Debussy) e spagnola (Albéniz e Falla). Questa fu una scelta categorica, cruciale. dralig
  10. ...sta a vedere che ne ho combinata una delle mie. Anche io posseggo lo spartito edito da Berbèn, però ricordo di aver letto, su un altro sito (mi pare Artelinkado), che in omaggio alla figura di John W. Duarte (al quale è dedicata), l'Autore aveva autorizzato il download dello spartito di "A quiet song" da internet, gratuitamente. Per carità confermatemi questa cosa oppure modifico all'istante il topic. Butterfly Niente panico. La mia musica è pubblicata dalle Edizioni Bèrben (salvo pochissimi lavori pubblicati altrove), ma per "A Quiet Song" ho potuto disporre, con il consenso dell'editore, di una libertà di diffusione gratuita della musica in Internet: da ciò l'edizione con Artelinkado e con la Fondazione Araniti, che hanno dato impulso alla conoscenza di quello che è probabilmente il più accessibile dei miei brani. E di ciò siamo tutti contenti, compreso l'editore cartaceo che, in quanto proprietario del copyright, vorrebbe che tutti i miei pezzi fossero altrettanto "popolari". dralig
  11. Confermo quanto dichiarato dal maestro Araniti, che saluto cordialmente e con il quale mi congratulo per la sua instancabile opera di sostegno e di diffusione della musica per chitarra del secolo XIX. dralig
  12. Credo che questa sia una pista valida da seguire per gli studiosi. E' vero che Sor era stato formato nel culto della polifonia - e se ne vedono chiaramente gli effetti nella sua musica -, ma è anche vero che, appena uscito dal convento, si gettò nella musica italiana, con la sua prima opera e anche con il "Gran Solo" che, fra tutte le sue composizioni per chitarra, è quella che manifesta più apertamente l'influenza dei maestri italiani le cui opere Sor vedeva rappresentate a Barcellona: Paisiello, Cimarosa, Sarti. Egli ammirava molto questo stile, era anche un cantante che amava lo stile di Crescentini, ma tutto ciò per lui non era facile da conciliare con la sua formazione monserratina, anzi, io credo che in lui si sia aperto un conflitto che, prendendo a prestito un titolo di Stendhal, potremmo definire "il rosso e il nero", intendendo per rosso la vita mondana, militare, il teatro, e per "nero" il convento, l'austerità, la penitenza. E' chiaro che un uomo interiormente lacerato da questo conflitto non poteva guardare con simpatia all'arte di un rivale italiano del tutto privo di conflitti, qual era Giuliani, che incarnava compattamente un modo solo di essere e di fare musica. dralig
  13. Non vorrei dire sciocchezze...il rapporto fra i due non fu buono solo in un primo momento, fino a quando di preciso non so..sta di fatto che Segovia cambio il suò parere su Villa-Lobos, ed incluse alcune musiche del brasiliano nel suo repertorio - studi 1, 7, 8, 11; Preludi 1, 3; il Choro ed eseguì in prima mondiale in Texas il concerto per chitarra e orchestra nel '51 (?) - non so se in seguito a qualcosa di particolare. ...in seguito al fatto che Villa-Lobos l'aveva scritto a richiesta di Segovia. Peraltro, lo suonò una volta soltanto, e poi lo lasciò da parte. Da un lato, l'orchestrazione era troppo pesante, dall'altro lato Segovia non voleva saperne di amplificare la chitarra. Credo che, in quella prima, tutto quello che gli ascoltatori udirono fu la cadenza. dralig
  14. "Vivi felice!" http://www.myspace.com/mesirca dralig
  15. Non credo che Carulli , quando nelle strade di Parigi incontrava Molino, lo salutasse ..il mio avatar, una delle sei litografie di Charles de Marescot (incluse nel suo Guitaromanie), rappresenta la querelle fra carullisti e molinisti. E' un esempio di ciò il concerto per chitarra e orchestra op.56 di Molino e quello di Carulli op.140..un po' il discorso che si faceva prima circa le opere di Giuliani e Sor . Le querelles tra chitarristi potrebbero costituire il soggetto di parecchie opere buffe, o di film nel genere della commedia all'italiana. dralig
  16. Non ne abbiamo prova ma, se così è stato, la rivalità ha dato buoni frutti: il "Gran Solo" e la "Grande Ouverture", le due Sonate op. 15 (entrambe in do maggiore...guardacaso), le Variazioni op. 3 e op. 12 (Sor) e le Variazioni op. 112 (Giuliani), insomma, un bel gruzzoletto radunato a favore del repertorio grazie a un sentimento di competizione molto positivo. dralig
  17. Non risulta che si siano mai incontrati di persona. Da ciò che hanno lasciato - musiche e scritti - si può arguire che Sor ebbe modo di conoscere qualcosa di Giuliani, e sembra inverosimile supporre che Giuliani ignorasse la musica di Sor, viste le molte edizioni francesi e tedesche che circolavano. L'ultima pagina del Metodo di Sor contiene l'infelicissimo frutto del confronto che il maestro catalano, a quell'epoca ristabilitosi a Parigi, sua ultima residenza, volle stabilire tra la sua musica e quella di Giuliani: una variazione sul tema de "La sentinella", inserita in un brano di Hummel da Giuliani, che Sor volle riscrivere a dimostrazione della sua superiorità. Dimostrazione fallita, che lascia intravvedere soltanto l'ansia di Sor di essere il primo della classe. dralig
  18. Mentre nella poesia greca e latina l'elegia era una forma metrica definita (distici formati da un esametro e da un pentametro), e dal carattere improntato a temi amoroso o mitologico o etico, nella musica l'elegia non indica una forma definita e intitola composizioni dal carattere mesto, pensoso, melanconico o addirittura trenodico. dralig
  19. Obbedisco. Secondo Edward Neill - il più qualificato studioso di Paganini - , la melodia fu composta intorno alla metà del secolo XVIII (1746 dice Neill) da un musicista italiano, totalmente sconosciuto per ogni altro verso: si chiamava Giovanni Cifolelli. Costui incluse il motivo in una Contradanza in 6/8, che ebbe diffusione popolare, e che fu conosciuta, in onore al suo creatore, come "La Cifolella". Arrivò anche in Germania, dove si diffuse con il titolo "Mein Hut hat drei Ecken" (traduco a spanne: il mio cappello ha tre punte). Il titolo "Carnevale di Venezia" è successivo, e il titolo "O mamma mamma cara" è desunto dal primo verso. Per quanto riguarda Tarrega, prese probabilmente ispirazione da Johann Kaspar Mertz (op. 6). dralig AG
  20. Vai a vedere quel sepolcro per vivi che è la certosa di Valldemosa, a Mallorca, dove la Sand lo rinchiuse per curargli la tubercolosi... Tanto valeva sparargli. dralig
  21. Al contrario, grazie! Citare a memoria parole in una lingua che non si conosce è pericoloso... dralig
  22. Per Lautenwerke: che fosse un liuto, è ben poco probabile, era invece un clavicembalo armato con corde di liuto. dralig
  23. La diteggiatura è la realizzazione manuale di una serie di scelte interpretative che la precedono. Prima si decide come suonare (fraseggio, intensità, colori, espressione, articolazioni: legato, staccato, sforzato, portato, etc.) un determinato pezzo. Quando si ha ben chiaro in mente come lo si vuol suonare, si procede a diteggiarlo, e la diteggiatura è precisamente l'atto concreto con il quale l'idea interpretativa si rivela in suono. Poiché la chitarra è uno strumento che offre un numero molto alto di opzioni, la diteggiatura è soprattutto una serie di scelte da operare tra tante possibilità: la più vicina all'idea, quella che meglio la realizza, è quella giusta. Le diteggiature già pronte manifestano (o almeno dovrebbero) il pensiero interpretativo dell'esecutore che le ha scritte. Prenderne conoscenza è spesso un aiuto, ancora più spesso un modo sicuro per fuorviarsi, ma in ogni caso il leggerle e l'adottarle senza avere compreso il nesso esistente tra l'idea musicale e la cifra, è del tutto inutile. Nel caso di interpreti già formati, le diteggiature altrui sono di ben poco interesse. Nel caso di studenti, possono funzionare anche come chiavi per far comprendere la forma delle frasi. dralig
  24. è il solito discorso m° ...l'alternativa si doveva imporre come legge dal momento in cui c'era chi sosteneva che costoro, che mai si sarebbero sognati di scrivere gighe e minuetti, (e magari proprio per questo) non erano neanche da considerarsi compositori...fu reciprico il tentativo di squalifica settario... Lo so bene. Tipico della squalifica ideologica non è il negare che la musica scritta fuori dai precetti ecclesiali sia valida, ma il negare che sia musica. dralig
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