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Angelo Gilardino

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Tutti i contenuti di Angelo Gilardino

  1. In effetti, la Quarta è, tra le Sinfonie di Mahler, la più "leggera", se così possiamo dire senza recare offesa alla sua memoria. dralig
  2. A 66 anni appena compiuti, mi sento ancora vivo di mente e ricco di idee, tanto da supporre di poter arricchire ulteriormente il catalogo delle mie composizioni. Credo quindi che i progetti di registrazione integrale siano prematuri, tolto il lavoro che sta terminando Cristiano con gli "Studi di virtuosità e di trascendenza", i quali si, potevano essere registrati "integralmente" in quanto trattasi di un ciclo concluso. Sono comunque al corrente di iniziative in corso per registrare il mio "Concerto Italiano" per quattro chitarre e orchestra da parte del quartetto Santorsola, e "quel che bolle in pentola" mi fa presagire che siano molto realistiche le prospettive di prossima registrazione del "Concerto di Novgorod" e del "Concerto di Oliena" - A parte il caso personale, credo che i concerti per chitarra e orchestra siano il mezzo più forte e più efficace per qualificare la chitarra tra gli ascoltatori, i quali - se non chitarristi essi stessi - trovano il concerto con orchestra molto più attraente del recital di chitarra sola. Nessun brano per chitarra sola è stato ascoltato quanto il "Concierto de Aranjuez", e, tra le opere chitarristiche di un compositore qual è Mario Castelnuovo-Tedesco, quella che ha ottenuto il maggior riscontro del pubblico (sempre tenendo i chitarristi a parte) è senza dubbio il Concerto in re op. 99. Ora, senza perdersi in fantasticherie su quel che avrebbe potuto essere nel caso in cui Ravel o Respighi o Shostakovich avessero composto un concerto per chitarra e orchestra, è auspicabile che i chitarristi, invece di puntare tutte le loro carte sul recital di chitarra sola - che, intendiamoci, non è pratica da mettere da parte - si ingegnino con maggior tenacia per far accettare i concerti per chitarra e orchestra agli organizzatori e ai produttori discografici: io credo che, superate le iniziali ritrosie e le difficoltà organizzative, otterrebbero un risultato premiante, per se stessi e per "il nostro strumento". dralig
  3. ...così i suoi produttori discografici vanno dritti a portare i libri contabili in tribunale. dralig
  4. La chitarra russa a sette corde rappresenta un'alternativa (non una sfida) alla chitarra classica. La peculiarità della sua accordatura (re.sol.si.re.sol.si.re) la predispone a un idioma chitarristico proprio, nel quale le sonorità a campanella hanno grande rilievo e si collocano in un quadro timbrico molto ricco, sebbene improntato, fondamentalmente, a un colore scuro. Un trattamento compositivo accorto può sfruttare le diteggiature a campanella e quelle "orizzontali", e ottenere in tal modo combinazioni interessantissime. Suggerisco ai giovani concertisti di chitarra di aggiungere la chitarra russa eptacorde e le composizioni scritte appositamente per questo strumento nel loro repertorio: c'è una vasta messe di opere di autori notevoli, come Sychra e Sarenko (cito quelli che conosco meglio, ma la lista è lunga) che possono essere offerte nei programmi accanto a quelli dei grandi classici, e sono sicuro che il pubblico apprezzerebbe molto la varietà del suono in concerti eseguiti con chitarre diverse. Ho scritto il "Concerto di Novgorod" obbedendo a un'esigenza interiore, ma anche per manifestare concretamente, non solo a parole, la mia convinzione che la chitarra russa a sette corde abbia un futuro. dralig
  5. La pratica suggerisce di derivare la metrica dal ritmo. La metrica più conveniente è quella che consente di rappresentare il ritmo nel modo più semplice, ossia con il minor ingombro possibile del pentagramma. dralig
  6. Per non sminuire l'eccellenza e la proprietà di alcune esecuzioni, e anzi per incorniciarle celebrativamente, suggerisco di modificare il titolo del brano: "El avestruz" (Lo struzzo). Uccello nobilissimo, degno di essere esaltato anche dai chitarristi. dralig
  7. Carlos Guastavino faceva della tonalità, non una scelta, ma una religione. La musica atonale o seriale era per lui figlia del diavolo. Uguale e contrario ad Adorno. dralig
  8. Sempre a guardare il pelo nell'uovo eh... Tu quando lo scrivi il quintetto per chitarra e archi? Cioè, se non lo scrivi tu, chi dovrebbe farlo? Non so chi, ma so "come". Allora, grosso modo, qual è il guaio? Il guaio è che la chitarra e il violoncello sono praticamente omologhi (come registro). Per far suonare la chitarra bene, bisogna evitare di mandarla insieme al cello nello stesso registro: guarda il lavoro che ho fatto con la Sonata Romantica di Ponce, che ho trasformato per violoncello e chitarra, e vedrai che ho tenuto il cello nel registro medio-grave, sacrificandolo un po', ma in compenso ho fatto respirare la chitarra, lavorandola parecchio nel registro medio-acuto, così il suono che ne esce è, nell'insieme, piuttosto aperto e abbastanza trasparente. Il punto è: come fare per mantenere la stessa chiarezza se nel gioco entrano anche due violini - saputelli come sono - e una viola, che s'intrufola in mezzo? La risposta è: il dialogo, molto dialogo, in modo da poter usare tutti e quattro gli archi in tutti i loro registr, senza appendere i due violini al soffitto ed evitando le congestioni chitarra-cello o, peggio ancora, chitarra-viola-cello. Mi domanderai: ma gli altri, come hanno fatto? Ti sembrerò presuntuoso, ma ti rispondo: secondo me, bisogna fare meglio, molto meglio. Quando me la sentirò, lo farò. dralig
  9. Ah si...un bel lavoro, nonostante qualcuno guardi a Guastavino con malcelata sufficienza. Nemmeno lui era tenero con chi scriveva fuori dal sistema tonale. Altro che sufficienza! Diventava una iena. dralig
  10. Angelo Gilardino

    Flauto e chitarra

    Bruno Giuffredi mi segnala questi link, che portano a registrazioni dal vivo effettuate durante uno dei suoi recenti concerti con la flautista Gaia Scabbia:
  11. Lo credo anch'io, ma ho qualche riserva sul trattamento che egli fa degli archi: parti difficili e poco sonore. Il timore di soverchiare la chitarra... dralig
  12. M° posso mandarLe la trasposizione della Burgalesa che feci qualche mese fa? Mi farebbe molto piacere ricevere una Sua opinione. Certo. La confronterò con la mia, vecchissima. dralig
  13. E' un lavoro un po' meno fantasioso e un po' più accademico della "Serenata", ma comunque sempre condotto con mano magistrale. Ha persino qualche momento elegiaco. I musicisti francesi sono tutti molto francesi, non hanno mai avuto bisogno di rivolgersi altrove. dralig
  14. Gran bel lavoro. E' divisa in cinque movimenti: Preludio - Canto d'amore - Epigramma - Sogno - Fanfara al regno lilipuziano. Titoli in italiano. Scrittura semplice, robusta, per un bel suonare dritto, aperto, scanzonato, senza fare storie. Atmosfera solita del compositore: umorismo, sensualità velata, gioco... Se a 15 anni ti puoi permettere di dare del tu a musica di questo livello, vai male: la chitarra per te ha i giorni contati. dralig
  15. Il numero appena uscito della rivista "La Guitarra" contiene un DVDche mi sembra doveroso segnalare per la sua straordinaria utilità. Due concertisti, Luigi Attademo e Philippe Villa, suonano un brano (Canco del lladre di Llobet per Attademo, un brano di Sergej Rudnev per Villa) per sei volte, adoperando ogni volta una chitarra diversa. E' un ascolto eccezionalmente interessante. Un plauso alla rivista per questa iniziativa. dralig
  16. Grazie, M° Bonaguri, è proprio questo il mio scopo: invitare i maestri di questo forum a confrontarsi su un programma generalmente accettato di V livello. Vediamo se inizia la discussione e il confronto. Provo a dire la mia... vediamo cosa succede (ma sento che non finirà bene, sigh... ) Per ciò che riguarda Poulenc, Smith Brindle, Rodrigo, Sojo, mi trovi sostanzialmente d'accordo. Mi astengo per Peyrot che non conosco ancora (anzi, se ti va di mandarmi, please, un file pdf te ne sarei grato). Meno d'accordo sarei invece su autori come Sauguet, Torroba, Tansman ed aggiungo anche i preludi di Ponce. Qui ci troviamo a dover risolvere problemi interpretativi non indifferenti. Sauguet in particolare, anche se da un punto di vista strettamente tecnico non presenta particolari difficoltà (che comunque sono presenti), da un punto di vista musicale richiede all'interprete una maturità espressiva che di solito al V° corso ancora non si possiede (ed aggiungo forse neppure all'ottavo o decimo). Per quanto riguarda la "Burgalesa" di Moreno-Torroba c'è un problema: affrontata così com'è nel testo pubblicato, cioè nel tono di fa diesis, è un pezzo tutt'altro che facile. Diventa più abbordabile se lo si trasporta - come ha fatto Segovia nella sua registrazione - un tono sotto, ma non si tratta di una trasposizione letterale: bisogna aggiustare qualche armonia. dralig
  17. Per pura curiosità, Piero: Sojo ho scritto pezzi originali per chitarra? Ciao. dralig
  18. Che altro potrà fare ai conservatori, la riforma? Bombardarli? dralig
  19. Perlomeno, lasceranno trascorrere serenamente le feste natalizie e di fine anno. Qual è la calamità in arrivo? L'insegnamento di chitarra verrà affidato ai bidelli? dralig
  20. Julio S. Sagreras scriveva musica per chitarra a prevalente - anzi, pressoché esclusivo - orientamento melodico nello stile di un autore tardo romantico interessato principalmente alla musica popolare della sua terra, l'Argentina. Non vedo come tale impostazione, culturale prima ancora che musicale e chitarristica, possa essere presa come base per la formazione di allievi che studiano, 80 anni più tardi, nelle scuole musicali europee. Sagreras fa suonare melodie accompagnate nel modo armonicamente più ovvio e, in quanto a idioma, non aggiunge una parola a quanto già detto, in modo musicalmente assai più appropriato, dai classici dell'Ottocento, e certo Sor, con le sue raccolte più facili, lo sovrasta dall'alto di una cultura polifonica infinitamente superiore. Senza contare gli errori di armonia in cui Sagreras talvolta incorre. Un ragazzo che si forma oggi avrà diritto di sapere, fin dai primi studi, che cos'è la modalità, no? Come può cambiare, nello stesso esercizio, la metrica? Qual è la differenza, anche a livello elementare, tra melodia accompagnata e le voci di una polifonia? Sagreras è un vecchio arnese per futuri suonatori di vidale, gatos e zambas: Dio ce ne scampi e liberi. dralig
  21. Si, i metodi si vendono ancora. E in misura abbastanza indipendente dalla loro qualità, sia musicale che didattica. Le "prime lezioni" del Sagreras hanno fruttato, agli eredi del compositore, una fortuna, e non v'è chi, conoscendo l'armonia e le problematiche relative alla formazione del gusto musicale dei principianti, non veda le pecche del lavoro, davvero modesto e, per certi versi, diseducativo. dralig
  22. Questo tipo di calcolo - indipendentemente dall'attenzione che io posso prestargli - è, oggi, del tutto superato per quanto riguarda la musica destinata alla pubblica esecuzione in concerto, e rimane valido solamente per le pubblicazioni a carattere didattico. Mi spiego. Con l'avvento delle fotocopiatrici, si è verificato un calo drastico nella vendita della musica stampata. E' un fatto che solo uno studio interdisciplinare potrebbe spiegare, ma è innegabile che non soltanto mariuoli e profittatori fotocopiano invece di comperare: lo fanno anche persone per ogni altro verso correttissime, e lo fanno senza addurre spiegazioni, né agli altri né a se stessi. Se a ciò si aggiungono altri fattori, quali l'endemica incapacità di orientamento dei chitarristi (che non sanno valutare la qualità di un brano e quindi non sono in grado di operare delle scelte), la sovraproduzione di musica offerta dagli editori (incrementata grazie anche alle pubblicazioni autofinanziate), la non sempre agevole reperibilità, etc., si fa presto a concludere che, oggi, e ancor più in futuro, i compositori e i loro editori sanno di non poter fare affidamento sugli introiti della vendita di copie stampate. E' ovvio che se ne vendano tuttora, ma non in misura paragonabile a quella dell'epoca pre-fotocopie. E allora, perché stampare e pubblicare? Perché, se pur fotocopiata e piratata su Internet, la musica seguita a produrre introiti - a volte anche ragguardevoli - provenienti dalle esecuzioni pubbliche e dalla registrazioni: introiti rispetto ai quali quelli della carta stampata sono relativamente poca cosa. Gli autori che sanno di poter puntare sulla qualità della loro musica, ormai sono disposti a rinunciare ai diritti cartacei pur di avere la certezza che le loro opere stampate giungono nelle mani degli esecutori potenzialmente in grado di interpretarle. E, in questo senso, il lavoro svolto da un editore che abbia un indirizzario clienti ricco e aggiornato e un servizio di spedizioni efficiente, cioè ramificato in tutto il mondo, è fondamentale. Personalmente, alimento una partita di giro: tutto quello che incasso in diritti cartacei, lo spendo per mandare la musica a quei chitarristi che stimo e che so capaci di comprendere e di far comprendere ai loro allievi quello che scrivo. Non potrei mai fare una cosa del genere da solo: non ne ho la capacità, l'attrezzatura, la voglia e il tempo. Credo che molti altri autori facciano suppergiù la stessa cosa. Naturalmente, tutto ciò è basato su un rapporto fiduciario con l'editore, e sulla certezza che, nello stesso modo in cui io mi scanno per dare il meglio di me nelle mie composizioni, lo stesso fa l'editore per la parte che lo riguarda. E' il caso di precisare che le vendite cartacee degli "Studi di virtuosità e di trascendenza" superano di 20 volte quelle delle partiture dei miei Concerti per chitarra e orchestra? Mi pare ovvio. Il fatto è che io non ho scritto i Concerti per guadagnare, ma perché avvertivo l'imperativa esigenza di scriverli, e perché ritenevo di poter fare qualcosa di diverso da "Aranjuez" e dai concerti di repertorio. Altro è il discorso riguardante le edizioni di metodi, esercizi e studi, i cui contenuti non sono destinati alle esecuzioni pubbliche e alle registrazioni, e che quindi non producono royalties, ma solo diritti provenienti dalla vendita delle copie stampate. Lì, tocca agli editori darsi d'attorno con la distribuzione e con la pubblicità, altrimenti è partita persa in partenza, e senza appello. dralig
  23. Amiamo pensare che sia così, e io lo credo, ma so che, per farsi conoscere e apprezzare nella giusta misura, l'arte prende molto tempo. Se si tratta di composizioni, il loro autore non deve avere fretta e farà bene a preventivare di assistere al riconoscimento della sua opera dall'alto dei cieli (se li raggiungerà). Per quanto riguarda invece gli interpreti, che la musica se la portano addosso, intus et in cute, i tempi sono più stretti, bisogna essere riconosciuti in vita, nonostante il fatto che le registrazioni garantiscano ormai una forma di sopravvivenza anche dell'arte di chi suona. Gli editori oggi sono piuttosto disorientati. Tendono a rinchiudersi nei loto gusci, dove sopravvivono senza troppe illusioni e, soprattutto, con scarsissime prospettive per il futuro. I continui passaggi di proprietà di alcune grandi case editrici, verificatisi in tempi recenti, testimoniano chiaramente la tendenza, da parte dei proprietari, a convertire i pacchetti azionari di maggioranza in capitali da investire altrove... dralig
  24. A seconda dell'anzianità di servizio, tra i 1500 e i 2000 euro netti. No comment. dralig
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