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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Innanzitutto, grazie per la risposta e per la celerità. Visto che mi sembra di aver letto che p-i fosse una delle sue combinazioni preferite, potrebbe indicarmi in che contesti userebbe questa diteggiatura?

     

    Dappertutto dove un'articolazione di note a coppie la rende calzante - per esempio nel "Capriccio diabolico" di MCT le coppie di semicrome, oppure, con altra concordanza, le biscrome della variazione "Gently rocking" del "Nocturnal" di Britten, etc. etc

     

    dralig

     

    Credo di aver capito. Io volevo usarla per alcuni passaggi veloci di Rafaga, nella seconda parte, ma a questo punto non mi sembra il caso.

     

    pim va benissimo, nella Rafaga.

     

    dralig

  2. La copertina è stata creata da uno studio grafico di Milano che lavora per le edizioni Curci. Con le quali io non avevo mai collaborato prima (il 99% del mio lavoro è pubblicato dalle Edizioni Bèrben). Dopo avere preparato la trascrizione, l'anno scorso mi rivolsi necessariamente all'editore americano Edward B. Marks (proprietario dei diritti di Lecuona) per ottenere una licenza di pubblicazione della trascrizione con le Edizioni Bèrben. La risposta fu un secco no. Ma un mese dopo, arrivò un messaggio del loro capo che - complimentandosi per il lavoro - diceva che lo avrebbero pubblicato loro. E mi rimandarono alla loro consociata italiana, le Edizioni Curci, per la stipulazione del contratto e per l'edizione sorgente. Ecco fatto. Ora la trascrizione verrà pubblicata anche da Marks.

     

    dralig

     

    Grazie per la spiegazione. A commento della vicenda editoriale starebbe bene un aforismo (che però ora non ricordo con precisione) il cui senso è che a volte si ottiene di più chiedendo di meno ;) Evidentemente l'editore americano ha capito la portata del lavoro. Complimenti ancora.

     

     

    Butterfly

     

     

    P.S.: Veramente l'Andalusia è un po' lontana dal mare...ma facevo riferimento a un'immagine simbolica :oops: (gasp).

     

    Non intendo dare lezioni di geografia a nessuno, ma ho l'impressione che Malaga sia messa più o meno come Genova.

     

    dralig

  3. Innanzitutto, grazie per la risposta e per la celerità. Visto che mi sembra di aver letto che p-i fosse una delle sue combinazioni preferite, potrebbe indicarmi in che contesti userebbe questa diteggiatura?

     

    Dappertutto dove un'articolazione di note a coppie la rende calzante - per esempio nel "Capriccio diabolico" di MCT le coppie di semicrome, oppure, con altra concordanza, le biscrome della variazione "Gently rocking" del "Nocturnal" di Britten, etc. etc

     

    dralig

  4. Non riesco ad ottenere uniformità di suoni con questa diteggiatura. Avete consigli?

     

    Certo, rinunci a ottenere uniformità di suono tra dita conformate così diversamente quali sono il pollice e l'indice. L'idea che tutte le dita debbano dare lo stesso suono è irreale, o meglio cartesiana, ma non ha riscontro nella pratica. Certo, la mente governa gli impulsi e può impartire alle dita ordini che, cartesianamente, non contemplano differenze di intensità o di modo d'attacco, ma resta il fatto che le leve che agiscono sulle corde sono strutturalmente e morfologicamente diverse: la mente non può annullare tali differenze. Conviene invece imparare a conoscere alla perfezione i suoni che ciascun dito ottiene dalle corde, e adoperarli consciamente a fini estetici. La diteggiatura contempla anche questo aspetto.

     

    Usando l'alternanza p-i si ottiene una successione di impronte paragonabili, come articolazioni, a quelle dell'arco in giù e dell'arco in su del violino, o del plettro del mandolino. E' un'articolazione utilissima a fini espressivi. L'uniformità, se la levi dalla testa.

     

    dralig

  5. Nell'area MP3 è stato inserito "Cordoba", il brano di apertura della Suite, nell'esecuzione dell'Orchestra "Andrès Segovia" di Como con la direzione di Francesco Diodovich, all'interno del Festival "Chitarre in fiore di Brescia", 24 febbraio 2007.

     

    Si tratta dell'esecuzione offerta come bis.

     

    Molto molto bella. Complimenti a tutti.

    Anche a me piace la copertina, è bella l'idea che la buca della chitarra sia la riva di un golfo aperto su un mare profondo, ma mi sembrava un po' limitativo notare la veste estetica della partitura. Comunque è scelta con gusto, mi chiedo anzi a chi spettano le scelte grafiche e chi è l'illustratore.

     

     

    Butterfly

     

    La copertina è stata creata da uno studio grafico di Milano che lavora per le edizioni Curci. Con le quali io non avevo mai collaborato prima (il 99% del mio lavoro è pubblicato dalle Edizioni Bèrben). Dopo avere preparato la trascrizione, l'anno scorso mi rivolsi necessariamente all'editore americano Edward B. Marks (proprietario dei diritti di Lecuona) per ottenere una licenza di pubblicazione della trascrizione con le Edizioni Bèrben. La risposta fu un secco no. Ma un mese dopo, arrivò un messaggio del loro capo che - complimentandosi per il lavoro - diceva che lo avrebbero pubblicato loro. E mi rimandarono alla loro consociata italiana, le Edizioni Curci, per la stipulazione del contratto e per l'edizione sorgente. Ecco fatto. Ora la trascrizione verrà pubblicata anche da Marks.

     

    dralig

  6. Kant diceva........., Kirkergaard diceva........., Heidegger diceva ..............., Shopenauer diceva ......................., Nitzche diceva............,

     

    ma voi ................................................... ?? che cosa dite ???? :D

     

    Voi chi?

     

    dralig

  7.  

    Mi spiace maestro G. che lei non arrivi a capire quello che voglio dire.

     

    Si, ha ragione, non ci arrivo proprio. Però non si perda d'animo, qui ci troviamo in un forum con persone che hanno capito Kant e Heidegger, e quindi la Sua Parola non è spesa invano.

     

    dralig

  8. E' una newsgroup, Francesco, s'intitola rec.music.classical.guitar, la puoi leggere con un lettore di news (outlook express va benissimo), dopo esserti iscritto. E' una newsgroup senza moderatori, quindi attenzione, è una giungla, piena di bestie feroci.

     

    dralig

    Non riesco ad entrare.. come e dove ci si iscrive?

     

    Devi creare un account a partire dal tuo lettore di news (Outlook Express? Oppure, se usi Mac, trovi dei newsreader gratuiti in Internet, ne devi scaricare e installare uno). Esattamente come ha fatto creando il tuo account per la posta elettronica, ma nelle news. Il tuo IP ti dà accesso a un server di news che devi indicare nel tuo account

     

    dralig

  9. Nel corso di una discussione in atto sul selvaggio forum americano RMCG, il chitarrista Stanley Yates ha gettato stamane il link a due files - autopiratandosi - per argomentare un suo concetto. Indipendentemente dalla discussione in atto - alla quale non prendo parte e alla quale dubito assai che chiunque voglia partecipare, tra gli iscritti di questo forum - riporto il link. Credo che sia temporaneo. Contiene la riproduzione in formato pdf di una delle composizioni di AG e, in formato mp3, una trasparente esecuzione della medesima da parte dello stesso Yates. Una lezione di pulizia.

     

    http://www.stanleyyates.com/winterzeit.html

     

    dralig

    Angelo, potresti darci anche il link direttamente al post del forum americano? Grazie.

    In quanto all'esecuzione, è sicuramente molto pulita, come dici tu, ma l'ho trovata un tantinello scolastica...

     

    E' una newsgroup, Francesco, s'intitola rec.music.classical.guitar, la puoi leggere con un lettore di news (outlook express va benissimo), dopo esserti iscritto. E' una newsgroup senza moderatori, quindi attenzione, è una giungla, piena di bestie feroci.

     

    dralig

  10.  

    Mi viene però questa riflessione costruita su un esempio : paragoniamo un signore che ha una depressione e uno che è ricoverato all'ospedale.

    Per ognuno dei due la massima sofferenza viene data dal loro stato psico-fisico del momento. Quello che ha la depressione, non può conoscere lo stato di uno che è ricoverato se non lo ha mai provato o se non lo prova in quel momento. Viceversa chi è ricoverato non può conoscere lo stato depressivo se non lo ha mai provato o se non lo prova in quel momento.

    .

     

    Non sia così restrittivo, e lasci ai suoi simili perlomeno la speranza. Un malato di depressione può - sia pure a prezzo di sforzi enormi - uscire di casa, essere investito da un'auto, accolto nel reparto traumatologico dell'ospedale con una prognosi di 90 giorni, e lì pervenire alla conoscenza della condizione del ricoverato, assommandola a quella, già esperita, del depresso (ingessato e appeso ai tiranti, non avrà modo di suicidarsi). Lascerei speranze anche maggiori al ricoverato in ospedale che, dovendo essere operato, ha ragionevole probabilità di essere spedito al creatore dall'anestesista, di contrarre un'infezione da degenza, di ritrovarsi al risveglio operato di ernia addominale invece che di appendicite, nonché quasi sicuramente derubato degli effetti personali (telefono cellulare, portafogli, fazzoletti di carta, etc) da lui incautamente depositati nell'armadietto accanto al suo letto. Una bella depressione è quindi alla sua portata, e con ciò lo stato della Duplice Conoscenza, che Lei sembra volergli precludere. Sia generoso e lungimirante, e accordi agli esemplari delle Sue tipologie cognitive anche ulteriori possibilità, per esempio quella - accessibile sia ai ricoverati che ai depressi - di abbandonarsi senza resistenze culturali alla condizione di telespettatore, di tifoso di una squadra di calcio, di alcoolista, di chitarrista...

     

    dralig

  11. Nel corso di una discussione in atto sul selvaggio forum americano RMCG, il chitarrista Stanley Yates ha gettato stamane il link a due files - autopiratandosi - per argomentare un suo concetto. Indipendentemente dalla discussione in atto - alla quale non prendo parte e alla quale dubito assai che chiunque voglia partecipare, tra gli iscritti di questo forum - riporto il link. Credo che sia temporaneo. Contiene la riproduzione in formato pdf di una delle composizioni di AG e, in formato mp3, una trasparente esecuzione della medesima da parte dello stesso Yates. Una lezione di pulizia.

    http://www.stanleyyates.com/winterzeit.html

    dralig

     

    [Mod Edit]

    I file sono disponbili anche da questi link:

    PDF: https://googledrive.com/host/0B5mkGxzWFAzneVhack9ycmJDVEE/winterzeit.pdf

    MP3:https://googledrive.com/host/0B5mkGxzWFAzneVhack9ycmJDVEE/winterzeit.mp3

    [/Mod Edit]

  12. Ascoltavo oggi Segovia, interprete di Nortena di Jorge Crespo..e mi sono chiesto chi fosse questo compositore...se ha scritto pezzi originali per chitarra o se si tratta di trascrizioni...

     

    Spero ci sia qualcuno che possa chiarirmi le idee :oops: ...

     

    Jorge Gomez Crespo (Buenos Aires, 1900-1971è stato il maggior compositore-chitarrista argentino del secolo xx. Non fu un concertista puro, anche se suonava abbastanza spesso alla radio nazionale, ma uno strumentista che si serviva dello strumento per comporre. Non scrisse molti pezzi, né si avventurò al di fuori dell'orto chitarristico, ma la sua musica è bella. Brani ispirati al folclore argentino, però depurati e scritti con una tavolozza armonica tutt'altro che banale. Fu anche ottimo trascrittore di musica composta per pianoforte dai maggiori compositori argentini del Novecento storico: Julian Aguirre, Gilardo Gilardi, Carlos Lopez Buchardo e Alberto Williams. Si può dire che queste trascrizioni e la sua musica originale per chitarra formano un corpo unico e coerente.

     

    Fu uno dei pochissimi chitarristi-compositori che, viventi, godettero della stima di Andrés Segovia, che rese celebre nel mondo la "Nortena", uno dei sei movimenti di una suite intitolata "Serie Argentina" (Preludio, Vidala, Cantar, Estilo, Nortena, Pampeana).

     

    Non si guadagnò da vivere con la musica - come Benvenuto Terzi, era impiegato pubblico di rango.

     

    La sua musica è ancora in gran parte inedita.

     

    dralig

  13. Volevo delle informazioni circa questa Sonata di G. Santorsola, volevo sapere se qualcuno potrebbe aiutarmi a trovare qualche registrazione.

     

    Grazie a tutti, anticipatamente.

     

    La Sonata n. 4 (Italiana) di Guido Santorsola è stata incisa da Antonio Rugolo nel disco intitolato "Guitarreo/musiche rioplatensi" per l'etichetta Stradivarius, Guitar collection (direttore F. Zigante), vol. 9. Le note del fascicolo - scritte da AG - contengono informazioni di base, utili per incominciare a conoscere l'autore.

     

    dralig

  14. .... In generale, suggerisco di non studiare mai nella prospettiva di dover rispondere a domande di un esaminatore o di doversi allineare alle vedute di un trattatista: quello che importa, è portar fieno in cascina...

     

    dralig

     

    Infatti .. mi chiedo spesso se un Beethoven o un Bach si ponessero problemi di "funzioni parallele" o.. altre cose del genere quando la loro musica è cosi esplicita di "potenza espressiva e profondità"...

    nel leggere a volte alcune analisi mi viene, confesso, un senso di perplessità

    come quando qualcuno tenta di descrivere i voli empirici di un fantasma!! senza aver avuto il dono di..esserlo..

    non so forse sono troppo "ingenuo" e idealista".. ma ho sempre pensato che nella musica ci sia già... tutto, nel bene e nel.. male.. basta solo.. cercarlo..

    io cerco di "usare" la teoria "solo" per spiegarmi a posteriori ciò che provo nel "sentire" e leggere un brano di musica e non sempre, in effetti le terminologie tecniche possono venire in aiuto di ciò che cela il significato musicale... e penso onestamente che sia un.. bene..

     

    marcello

     

    Si, certo, è utile e doveroso legare le formulazioni teoriche a un lessico preciso, ma farne una religione è cosa da conventicole.

     

    dralig

  15.  

     

     

     

    Butterfly

     

    Ad un primo sguardo che avevo già visto grazie alla segnalazione di Fabio Selvafiorita riguardo questo link, mi pare di capire che si torna "in ballo" sul problema delle terminologie armoniche delle varie teorie : funzionale, della teoria dei gradi fondamentali, basso numerato (reale) e altre.. adottate storicamente e che il problema in sintesi è l'adottare a volte in contesti storici una tipologia di analisi "scorretta" con le terminologie...mi spiego (se ho capito).. sarebbe più idoneo analizzare magari Bach con l'armonia funzionale essendo in contesto barocco e cosi di seguito... questo comporta diverse interpretazioni nei vari trattati in cui si "sente" dire magari che nel tale passo vi è una modulazione al tono x mentre magari è solo una tonicizzazione secondaria adottatat con le dominanti secondarie (schonberg, teoria dei gradi fondamentali)...

    penso si tratti di questo..ma approfondirò..

    e sicuramente saremo presto illuminati...

    interessante comunque..è un problema che mi ha attanagliato per ben dieci anni questo delle teorie. armoniche... con cui "litigavo" con i miei professori di armonia.. :)

    perchè io leggevo di nascosto De la Motte/Schonberg/ Ratner (molto interessante) ma dovevo usare la teoria del basso numerato..:(

     

    marcello

     

    Anche il lessico musicale cambia, ed è naturale che il significato dei termini non sia lo stesso di epoca in epoca e anche - nella stessa epoca - in lingue diverse. Anni fa, in una discussione promossa da Matanya Ophee, che metteva a confronto diverse revisioni di uno stesso pezzo di musica per chitarra dell'Ottocento, Stanley Yates (peraltro uno dei maggiori sostenitori della mia musica e uno dei miei migliori interpreti) mi rimproverò l'uso scorretto del termine "appoggiatura", da me adoperato per definire una nota estranea a un'armonia di tonica in battere, dichiarando che era solo un'ornamentazione superficiale senza dignità di appoggiatura (per essere tale, deve risultare da uno scostamento dell'intera armonia, tolto il basso, oppure del basso, rispetto alle altre parti). Che dire? Lui ragionava da americano e io da italiano. Ma l'armonia la sapevamo entrambi (almeno mi pare). Non credo che sia drammaticamente importante stabilire quando è proprio usare il termine modulazione e se per gli analisti europei sia corretto l'uso della locuzione "cambio armonico", presa direttamente dall'inglese, che io adopero spregiudicatamente, e se, quando non c'è modulazione con conferma cadenzale, parlare di modulazione transitoria sia davvero un'infrazione alle leggi di natura. Si tratta di varianti lessicali all'interno di diversi sistemi, non è il caso di appassionarcisi...L'importante, alla fine di un'analisi, è pervenire a conclusioni chiare, che permettano di fissare i cardini di un'interpretazione, influendo direttamente (e questo lo sottolineo) sulle decisioni riguardanti il fraseggio, le articolazioni, la dinamica, l'agogica, etc. Di strumenti analitici che, tramite la lettura del testo musicale, pervengono a conclusioni prive di influenza sull'interpretazione, l'esecutore può anche disinteressarsi. In generale, suggerisco di non studiare mai nella prospettiva di dover rispondere a domande di un esaminatore o di doversi allineare alle vedute di un trattatista: quello che importa, è portar fieno in cascina...

     

    dralig

  16. A mio avviso le variazioni sull Follia non sono certo il più bel pezzo di Giuliani... tenerle anche allo stesso tempo (o quasi) secondo me le ammazza... io sono dell'idea che in un tema con variazioni, in generale ogni variazione abbia una sua identità, pur restando nell'unità della composizione e nella sua derivazione dal tema (appunto!!!), quindi, io preferisco connotare ognuna di esse anche dal punto di vista del tempo, qualora non espressamente inicato il movimento. (penso a Giuliani, ma anche a Sor, Ponce, Britten...).

     

    Magari qualcuno più edotto di me, però, potrà dare una visione diversa, il che sarebbe utile anche per me!

     

     

    Spero di esserti d'aiuto, in qualche modo!

     

    Bisogna considerare la forma variazione specificamente usata da ogni singolo autore in ogni singolo pezzo. Se la variazione consiste soltanto in una ornamentazione per diminuzione o per altre modeste varianti, e lascia comunque percepire chiaramente gli stessi profili motivici del tema, allora (di regola) si suona con lo stesso tempo del tema, proprio per far percepire che il compositore non intende spostare il fuoco dell'ascolto dai profili motivici: la regolarità del tempo diventa un ancoraggio e una guida nella percezione della forma della variazione, che opera sulla superficie e non sulla sostanza. Questo caso è abbastanza comune in molti cicli di variazioni per chitarra nel secolo XIX, dove per variazione s'intende semplicemente fioritura o complicazione ornamentale delle superfici.

    Se la variazione consiste invece - fermo restando il percorso armonico del tema - in una sostituzione dei motivi tematici con nuovi motivi inventati dall'autore, allora è ben difficile che lo stesso stacco di tempo possa risultare giusto: cambiando i motivi, cambia il carattere, e ogni variazione tende a diventare un pezzo in sé (anche se ovviamente permangono le relazioni di affinità e di contrasto con ciò che precede e con ciò che segue). Sor, in questo senso, è un compositore delicato, perché le sue ornamentazioni del tema hanno sostanza motivica, cioè fiorisce e trasforma al tempo stesso...

     

    E' quindi necessario riflettere attentamente sulla forma e sul carattere di ogni singola variazione. Suggerisco comunque un artificio secondo me efficace. Se si eseguono variazioni ornamentali senza variante motivica e di carattere, è bene attaccarle insieme, come se fossero un pezzo solo. Si stacca con una lunga pausa quando arriva una variazione diversa, per esempio in Giuliani la variazione di rottura, con il passaggio al modo minore se il tema è maggiore e viceversa, e con l'aggiunta di una coda che dà alla variazione ornamentale l'ampiezza e la dignità di una variazione figurata e ampliata. Esempio, le famose variazioni op. 107 su tema di Haendel, si dovrebbero suonare così: tema e cinque variazioni per diminuzione graduata (anche se con sostituzioni motiviche) senza interruzione e allo stesso tempo, come un pezzo solo, poi una bella pausa, la variazione con coda in modo minore a un tempo più lento, e poi, dopo una bella corona sull'ultimo accordo minore, l'entrata del finale con tempo accelerato, anche rispetto al tema. La coda a rotta di collo (chi più ne ha...). Nelle famose variazioni op. 9 di Sor, solo la prima variazione, che è un mero ornamento del tema, allo stesso tempo, tutte le altre con tempo proprio e separate da brevi pause. Le variazioni op. 45 di Giuliani sono formalmente insidiose, e richiedono un interprete molto fine: infatti, che cosa fa, il bastardo? Parte da un tema polifonico e variazione per variazione lo corrompe fino a trascinarlo (nella variazione in modo maggiore) in area melodico-armonica. quindi per forza lavora di motivo e di carattere. Il tema e la prima variazione sono una cosa sola (ma attenti al profilo melodico della variazione, il chitarrume non si accorge dell'insidia e la suona senza saperlo in 6/8, salvo poi non riuscire a rientrare nella metrica principale nelle ultime battute), poi ogni variazione va per conto proprio, ma non per contrasti, per leggeri spostamenti. E' una composizione musicalmente difficile, sotto la sua parvenza sempliciotta e disadorna. Finisce però in modo indecente.

     

    dralig

  17. Perbacco! stavo per mettermi a ripassare i Valses poeticos e mi sono sentito una cacca. Devo trovare assolutamente qualcosa di nuovo altrimenti mi stacco da me stesso

     

    Li trasformi in tanghi, con dovizioso spiegamento del ritmo emiolico. Ne verranno fuori i tangos poeticos, una meraviglia, proprio quello che ci vuole per i festival di chitarra del pianeta.

     

    dralig

  18. Grazie! Mi avete fatto venire in mente anche la balalaika del dottor Živago di Pasternàk, che nel film anzi svolge un ruolo simbolico non da poco (nel libro non ricordo bene perchè confesso di non essere mai riuscita a portarlo a termine causa l'edizione in mio possesso che aveva i nomi dei personaggi scritti in cirillico :oops: )

    Evidentemente (ma potrebbe essere la mia ignoranza in materia) anche se nell'immaginario collettivo l'immagine della chitarra si lega più spesso ai paesi latini, forse abbondano maggiori riferimenti nella letteratura dell'Est. Mi incuriosisce il riferimento ai due tipi di chitarre, in "Guerra e pace".

     

     

     

    Butterfly

     

    Non è da escludere che, preso l'anno scorso dalla febbre compositiva per la chitarra eptacorde russa, io ne veda tracce dappertutto, e che dunque l'abbia infilata, per un abbaglio, anche in "Guerra e pace".

    Ma ho ancora fiducia nella stanca memoria. Verificherò.

     

    dralig

  19. Esistono romanzi o racconti celebri nella cui trama si ritrovi la chitarra classica o qualche strumento antico, liuto ecc.? Stavo cercando di fare mente locale ma non me ne viene in mente nessuno, a differenza delle poesie che invece annoverano anche autori famosi... :roll:

     

     

     

    Butterfly

    Guerra e pace, e più in generale la letteratura russa. Ricordo ad esempio qualche accenno in Zio Vania di Cechov, se non erro.

     

    Bravissimo. In "Guerra e pace", se ben ricordo, c'è addirittura una menzione dei due tipi di chitarre, quella esacorde e quella eptacorde russa. Mi ero ripromesso di rintracciarla, ma non l'ho ancora fatto.

     

    dralig

  20. Dopo aver trascritto e diteggiato la bellissima Fantasia X di Simone Molinaro sorge un problema in vista dell'esecuzione: infatti in genere (soprattutto in composizioni rinascimentali inglesi) si preferisce fissare un capotasto mobile sul 3° tasto in modo da ottenere l'accordatura in Sol del liuto tenore (naturalmente dopo aver abbassato di un semitono la terza corda).

    Quello che mi chiedo è se questa considerazione valga anche per la realtà rinascimentale italiana; inoltre mi domando per quale motivo alcuni esecutori montano il capotasto al 2° tasto; infine, considerando che l'escursione melodica della Fantasia è abbastanza ampia (raggiunge il Si sulla prima corda) mi chiedo se è veramente necessario montare il capotasto (il quale d'altro canto aumenta la potenza sonora dello strumento e facilita peraltro l'esecuzione).

    Grazie.

    Andrea

     

    Semmai, bisognerebbe aggiungere dei bassi che la chitarra non ha, altro che impiccare la tessitura in alto!

     

    dralig

  21. Bè, questa artista è dotata di una tecnica mica male no? Cominciamo a dire questo. E poi in questo repertorio ci può anche stare: è una scelta che sicuramente sarebbe in grado di giustificare anche culturalmente. Non si suona così solo studiando chitarra e basta, bisogna metterci dell'altro. A parte i vestiti of course

     

    Questo è il modo giusto per fare della critica seria. La grande scrittrice americana Flannery O'Connor, rispondendo a un editore che aveva sollevato obiezioni sul suo primo romanzo, risponde infuriata: "I suoi commenti mi sembrano indirizzati a una ragazzina leggermente idiota. Io sono disposta ad accettare critiche soltanto nell'ambito di quello che sto cercando di fare".

     

    Che cosa vuol dire? Semplice: per fare della critica seria e utile, occorre per prima cosa comprendere l'artista, rendersi pienamente conto del suo modo di essere e della sua visione del mondo, di ciò che gli è proprio e peculiare: solo partendo da lì sarà possibile adoperare - con un diritto culturale e con qualche efficacia - lo strumento critico. Criticare, come aveva fatto l'editore, a partire da una posizione di incomprensione, di estraneità, di pregiudizio, è solo prova di pretenziosa ottusità, di pigrizia mentale, di stolto autoritarismo culturale: e giustamente, la scrittrice, per nulla intimorita dal fatto di star parlando al suo futuro editore, rifiuta con sdegno e irritazione la critica fasulla, e la rispedisce al mittente.

     

    A che cosa serve criticare un'esecuzione di un brano di musica? E a chi?

    Il chitarrista ignoto che da Calcutta manda un messaggio a un forum di colleghi dicendo che le esecuzioni del chitarrista di Aberdeen non gli piacciono fa della critica? A chi giova il suo "non mi piace"? Adduce qualcosa alla conoscenza dell'autore e della musica? Influisce in qualche modo su un qualsiasi processo culturale? Fa anche soltanto della pura e semplice - ma perlomeno utile - informazione? In quale modo, per quale strada? Quando si leggono le pagine dettate dai critici che sanno fare il loro mestiere, per prima cosa si trovano sempre le premesse che costituiscono i fondamenti della critica. Ci si occupa di un interprete? Bene, la prima cosa da fare è inquadrare il repertorio che suona, lo stato di questo repertorio nella storia già scritta delle esecuzioni esistenti (una cosa è incidere per l'ennesima volta il "Concierto de Aranjuez", altra è il registrare per la prima volta brani appena editi), e subito dopo è necessario dar prova di aver colto qual è, alla base, l'approccio dell'interprete a tale repertorio: si pone come una lettura innovativa o segue le orme già tracciate dagli interpreti precedenti? Se è un'interpretazione innovativa, in che cosa consiste l'innovazione, quali ne sono gli aspetti evidenti e reconditi, quale il potere di rivelazione nei riguardi della musica eseguita? Se invece l'interprete seguita un sentiero sul quale ci sono già delle orme, perché lo fa, con quale scopo, in che cosa, pur collocandosi nella scia de deja entendu l'esecutore di rende utile? Fatto questo, si può motivatamente esaminare la coerenza e la pienezza della realizzazione che l'interprete dà al suo progetto, e in questa fase si possono rilevare le eventuali debolezze, sempre facendo riferimento all'opera eseguita - della quale (è ovvio!) il critico dev'essere conoscitore profondo, altrimenti come può valutare servizi e disservizi resi dall'interprete alla musica?

     

    Questo è critica. Il resto è pettegolezzo da ballatoio, chiacchiera, esibito per il puro piacere di mettere in mostra il proprio parere, per attribuirsi l'esercizio di una capacità di giudizio smentita in dal modo stesso con cui si parla e si scrive, per annettersi una ridicola imitazione dell'autorevolezza.

     

    Certo, le carte costituzionali riconoscono ai cittadini il diritto di esprimere la loro opinione. Ma invocare siffatto diritto a proposito dell'esercizio della critica d'arte è intrinsecamente stupido: quando il privato cittadino va ad acquistare un CD in un negozio, esercita il diritto di opinione, compra ciò che gli piace (fosse anche un CD del più scalcagnato dei cantautori) e non gli passa per la testa di comperare ciò che non gli piace (fosse anche Mozart), poi incontra sul pianerottolo di casa un vicino al quale rivela con soddisfazione di essere un ammiratore del genio che ha inciso il CD: nessuno può aver nulla da ridire. Il signor Rossi del suo denaro fa quello che vuole ed esercita il suo diritto di opinione in campo musicale con le sue scelte sacrosante: l'indomani, però, non leggiamo i suoi giudizi sul "Corriere della Sera" o sul "Giornale della Musica", e il fatto che i suoi giudizi non vengano presi in considerazione dalla stampa specializzata non gli sembra lesivo del suo diritto di opinione e di espressione - già esercitato all'atto dell'acquisto del CD e sul pianerottolo di casa.

     

    Il chitarrista di San Martino di Castrozza che si avventa in un forum contro il CD di un collega di St. Louis non sta facendo della critica: è solo un signor Rossi che, credendosi un critico, suppone di poter dare alle sue opinioni da signor Rossi una risonanza più ampia di quella del cortile del condominio dove abita. Nella migliore delle ipotesi, si rende ridicolo. In ipotesi meno indulgenti, invece, è solo un invidiosetto che cerca di sminuire il lavoro altrui, avvantaggiandosi (apparentemente) del fatto che chi suona, incide, compone, scrive, è esposto, mentre lui - il critico - non lo è, perché - oltre a proteggersi con un nom de plume - non fa assolutamente nulla, al di là di qualche stento esamino in qualche conservatorio (e magari con risultati non precisamente brillanti). La critica non c'entra niente. E' solo flatus vocis.

     

     

     

    dralig

  22. salve a tutti,

    approfitto della presenza di tanti grandi maestri per chiedere gentilmente un chiarimento. Vorrei sapere in linea generale come vanno eseguiti (se in battere o in levare) gli abbellimenti in relazione ai vari periodi storici. Soprattutto vorrei capire le differenze quando bisogna eseguire un abbellimento in contemporanea ad un basso o a un accordo. Faccio tre esempi a caso di acciaccature doppie: Cimarosa Sonata C.55 (per il barocco), Giuliani Studio op.50 n.31 (per il classico), Tarrega Adelita (periodo romantico).

    Spero di non aver fatto troppa confusione ;)

    Grazie

     

    In Cimarosa, non c'è il minimo dubbio: gli abbellimenti si eseguono "in battere", ossia togliendo valore alla nota reale successiva.

     

    In Giuliani, è convenzione invalsa - e suffragata da quanto si legge nelle opere didattiche - eseguire gli abbellimenti ancora in battere, anche se, per esempio, nella coeva letteratura pianistica (Beethoven) è abbastanza normale ascoltare abbellimenti eseguiti "in levare". Diciamo che si potrebbe, in certi casi, quando l'abbellimento non è la classica appoggiatura (che va comunque eseguita in battere) ma per esempio un gruppetto, collocarlo con bella resa estetica in levare. A questo proposito, si possono classificare gli abbellimenti classici (Giuliani e gli italiani, Sor e Aguado, i viennesi) in due categorie: quelli ornamentali (e stanno bene in battere) e quelli melodici, che per il loro profilo si inseriscono nel ductus melodico, e questi stanno meglio eseguiti in levare. Ovviamente, si anticipa, rispetto al "battere", solo l'ornamentazione, e non anche il basso coincidente, che - non abbellito - resta in battere.

    Nei romantici, anche se la convenzione chitarristica seguita a far eseguire gli abbellimenti in battere, credo che non ci debbano essere dubbi: in levare. Se vuole, può leggere nel manuale intitolato "La chitarra" (EDT Torino) la trattazione svolta sull'argomento specifico nel capitolo intitolato "La notazione", dove troverà sia la realizzazione scritta degli abbellimenti tarreghiani che la descrizione della tecnica per eseguirli.

     

    dralig

  23. personalmente la ritengo inascoltabile....

     

    Anche a me non piace propio.

    Non che non sia brava per carità,pero' mi sembra tutto fatto con le mani e non con l'intelletto.

    Il pezzo a mio umile avviso è orribile.

     

    Nella stesura di siffatte sentenze, la maschera dell'aggettivo "umile" non sta sul volto del giudice nemmeno in questi giorni di Carnevale. Di fronte a ciò che non piace, l'umile si domanda se sia egli in grado di giudicare e, in forza dell'umiltà, pur dissentendo, tace. Niente contro i lupi, "per carità", ma travestiti da agnelli e da fratini di san Francesco proprio non sono credibili.

     

     

    dralig

     

     

    Pensi cio' che vuole.

     

    Ho il permesso di fare questo? Davvero, l'umiltà è capace di prodigi.

     

     

    A me personalmente il brano ha dato tale sensazione che ho espletato.

     

     

    Espletare significa portare a termine, compiere, completare. Impari il significato delle parole, prima di adoperarle, altrimenti la Sua umiltà risulta ancora meno credibile di quando se ne dà credito diretto.

     

    Con cio' non significa che mi metto al di sopra della chitarrista in considerazione poichè è una cosa che non posso fare ne tantomeno voglio fare.

     

    Non occorre che lo manifesti: chi si lascia andare a giudizi come i Suoi nei confronti di una collega implica sempre e comunque un'ammissione di inferiorità. Che adesso è pubblica.

     

     

    Ma se permette ,non devo dar conto a lei di cio' che affermo.

     

     

    Né io Gliel'ho chiesto. Infatti - ove leggesse le affermazioni alle quali risponde - si accorgerebbe che nessuno Le ha contestato il diritto di dire quello che pensa e forse capirebbe che, dal momento che lo dice in pubblico, Lei non può sottrarsi alle considerazioni che altri può esprimere su quello che dice Lei: che cos'è questo, un forum, oppure un tribunale di cui Lei è il giudice idi appello, quello che ha l'ultima parola? Se Lei giudica le esecuzioni della Vale, io giudico i Suoi giudizi. E la rimando ai lettori, che sono centinaia: che cosa crede, che pendano dalle Sue labbra? O che diano alle parole lo stesso significato che dà Lei, che "espleta" le Sue sensazioni?

     

     

    Tantopiù ,ammesso e non concesso, mi è data la libertà personale anche di dire cose da lupo travestito da agnello.

     

    Travestito e riconosciuto. E la storiella dell'umiltà, la racconti altrove: qui, non Le crede proprio nessuno.

     

    dralig

  24. personalmente la ritengo inascoltabile....

     

    Anche a me non piace propio.

    Non che non sia brava per carità,pero' mi sembra tutto fatto con le mani e non con l'intelletto.

    Il pezzo a mio umile avviso è orribile.

     

    Nella stesura di siffatte sentenze, la maschera dell'aggettivo "umile" non sta sul volto del giudice nemmeno in questi giorni di Carnevale. Di fronte a ciò che non piace, l'umile si domanda se sia egli in grado di giudicare e, in forza dell'umiltà, pur dissentendo, tace. Niente contro i lupi, "per carità", ma travestiti da agnelli e da fratini di san Francesco proprio non sono credibili.

     

    dralig

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