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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Qualcuno mi sa dare qualche informazione su quest'opera incompiuta di de Falla?

     

    So che ci lavorò per un lasso di tempo spropositato, praticamente abbandonando ogni altro tipo di lavoro e che nelle intenzioni del compositore avrebbe dovuto essere una sorta saga celebrativa della regione iberica.

     

    Si trova su cd?

     

    "Atlantida". Non lo finì. Lo terminò il suo pupillo, Ernesto Halffter. E' una sorta di oratorio. Fu eseguito in prima a Milano, alla Scala. Pubblicato da Ricordi (la partitura è in commercio).

     

    dralig

  2. Scontro fra titani...

     

    Ritornando al topic, chi aveva ragione, Toscanini o Ravel?

    Tutti e due e nessuno dei due.

     

    Giovanni

     

    Avevano evidentemente ragione tutti e due. Ragioni diverse. Ravel aveva concepito il Bolero per la grande danzatrice Ida Rubinstein, e l'aveva immaginato in funzione coreutica, pensando ai tempi che la danza avrebbe richiesto per permettere alla famosa étoile di plasmare le sue figure e i suoi passi. A questo stadio della creazione dell'opera, il compositore era ben lungi dall'immaginare che quel pezzo "utilitaristico", nei confronti del quale egli non smise mai di manifestare il suo distacco, sarebbe diventato invece un brano sinfonico, al quale direttori e orchestre avrebbero aspirato indipendentemente dalla sua destinazione primigenia.

    E allora risulta valida la lezione toscaniniana che, tra l'altro, è poi diventata il modello della maggior parte delle esecuzioni successive, alcune delle quali, mantenendo lo stacco del direttore italiano, avrebbero "calcato" ancora di più l'escursione dinamica, rendendo il pezzo davvero infernale. Ravel si sentì dire chiaro e tondo da Toscanini - in modo brutale, com'era tipico del maestro italiano - che nel "Bolero" c'era una potenzialità sinfonica che solo con quel tempo avrebbe potuto manifestarsi. Eseguendo il pezzo al tempo di Ravel, ma senza Ida Rubinstein in scena, il risultato sarebbe stato debole: e questo Ravel non lo sapeva, perché era un esecutore mediocre, pianista debole nella tecnica e direttore privo di gesto e di polso. A ciascuno il suo mestiere...

     

    dralig

  3. Ciao, basta che guardi sul sito di Seicorde. Comunque il link è il seguente:

     

    http://www.seicorde.it/music/viv_conc.pdf

     

    Ciao!

     

    Ti ringrazio per la segnalazione, ma lo spartito in organico originale l'ho gia. Io cercavo la trascrizione per piano.

     

    ciao Roberta

     

    Un buon pianista può leggere a prima vista senza problemi la partitura, anche se non disposta nel sistema a due righi. E' cosa molto facile.

     

    dralig

  4. "Ma il fatto che Ravel consideri questo pezzo [il Bolero] con una certa degnazione non autorizza gli altri a prenderlo alla leggera. E bisogna che tutti capiscano che non si scherza col suo tempo. Quando Toscanini lo dirige a modo suo, a una velocità doppia e accerelando, dopo il concerto Ravel gli fa una gelida visita. Non è il mio tempo, osserva. Toscanini si gira verso di lui allungando ancor più il già lungo viso e corrugando il frontone che gli funge da fronte. Quando lo eseguo rispettando il suo tempo, dice, non fa nessun effetto...lei non capisce niente della sua musica".

     

    Appena letto. Jean Echenoz, Ravel, Adelphi 2006.

  5. Io conosco uno che, alla fine dei suoi studi di contrappunto e fuga, scrisse una fuga che si poteva eseguire leggendola normalmente, oppure da destra a sinistra (retrogrado), oppure capovolgendo i fogli (speculare), ottenendo comunque un risultato "musicale".

     

    dralig

     

    Interessante, ricorda alcuni esperimenti leonardeschi.

    Gli apprendisti poco informati come me, potrebbero conoscerne l'autore? E' Lei, Maestro?;)

     

     

     

    Butterfly

     

    " A ciò non fui io sol". E' un esercizio di virtuosismo compositivo nel quale si sono cimentati parecchi apprendisti stregoni.

     

    dralig

  6.  

    Non so se ci sia qualcuno in grado, al giorno d'oggi, di scrivere alla Bach.

    Nadia Boulanger penso che ci riuscisse.

     

    Io conosco uno che, alla fine dei suoi studi di contrappunto e fuga, scrisse una fuga che si poteva eseguire leggendola normalmente, oppure da destra a sinistra (retrogrado), oppure capovolgendo i fogli (speculare), ottenendo comunque un risultato "musicale".

     

    dralig

  7. [quote name="dralig

    sembra difficile caro Angelo' date='ma forse potresti anche avere un pc in cui tutto fila liscioo

     

    chiedo scusa per la lunghezza del messaggio

    un saluto grande

    ab[/quote]

     

    Grazie! Poiché sto per rifare a nuovo il sistema, stampo il messaggio con i tuoi consigli e lo passo al tecnico che deve assemblare la nuova macchina. Se non M audio, quale altro apparecchio?

     

    Cordialità.

     

    ag

  8. Beh, dai Angelo...dici che non sia il caso di scrivere un Ricercare sugli aromi del Barolo?

     

    Credo che quando gli adolescenti (anche quelli dotatissimi e simpatici come Vladimir) fanno qualche sparata sui piaceri dell'alcool, sia opportuno, se si dice loro qualcosa, non confondere l'enologia con l'alcoolismo.

    Sono due cose diverse.

     

    dralig

  9. Egr. M° Gilardino,

     

    La ringrazio per la fiducia che mi accorda.

    Il problema di cui Lei parla sembra essere legato al solo Kontakt Player (d'altra parte, fino alla sua installazione, all'inizio del secondo atto, tutto funzonava correttamente). Ritengo questo perché, come Lei dice, la GPO full e Finale funzionano correttamente, mentre i crash sono interni a Sibelius. Cionondimeno, il caricamento "fasullo" dei suoni avviene proprio da parte del Kontakt player.

     

    In prima analisi, ritengo probabli (incluse le soluzioni più ovvie):

     

    1. bug nel programma - Soluzione: attendere una nuova versione/aggiornamento;

     

    2. Incompatibilità con gli ASIO driver della scheda - Soluzione: verificare che il firmware sia l'ultimo disponibile; in caso affermativo, attendere una nuova versione dei driver;

     

    3. Errore nell'installazione del programma - Soluzione: disinstallare il programma e tutte le sue parti (voci di registro, cartelle e sottocartelle non eliminate dalla disinstallazione automatica) e reinstallarlo; se ciò non dovesse avere buon fne, provare a formattare e installare tutto da zero;

     

    4. RAM insufficiente: più programmi diversi utilizzano lo stesso materiale (nel caso specifico, campioni audio) allocando quantità diverse di RAM - Soluzione: incrementare la capactà della RAM (possibilmente, raddoppiarla in modo "gemellare");

     

    5. Latenza troppo basa nella scheda audio - Soluzione: dal pannello di controllo della scheda audio, alla voce "hardware" impostare il parametro "ASIO/WDM buffer size" ad un valore superiore.

     

    6. Altre istanze aperte contemporaneamente che utilizzino lo stesso materiale - Soluzione: chiudere i programmi che utilzzano i campioni caricati dal KP.

     

    Sperando che la cosa non Le crei ulteriori disagi, mi prendo un pò di tempo per installare i programmi sul mio pc (attualmente utilizzo solo Finale 2007 facendolo suonare con i suoni della VSL attraverso il Gigastudio) e cercare di capire che cosa potrebbe causare i problemi che Lei descrive. Mi auguro di saperLe dare una risposta precisa tra qualche giorno (purtroppo sarò fuori casa fino al 2 maggio e non potrò lavorare a questo fino ad allora).

    Nel frattempo, per avere più informazioni possibili, La prego di inviarmi la confgurazione il più possibile dettagliata del Suo pc (scheda madre, processore, RAM, numero, capacità, confgurazione e tipi di dischi, perferiche di altra natura...) onde investigare eventuali incompatibilità con il suddetto programma.

     

    Aggiungo solo una domanda: perché passare a Windows Vista e regalare al solo sistema operativo tanta parte delle risorse di sistema?

     

    Spero di esserLe stato di qualche utilità anche solo con queste prime ipotesi.

     

    Cordialmente.

     

    EB

     

    Grazie mille. Poiché la migrazione a Vista avverrà in concomitanza con un rifacimento del sistema - nuovo processore, nuova motherboard, etc- dovrò comunque reinstallare tutti i programmi e procederò secondo le Sue indicazioni. Delle evenienze da Lei segnalate, l'unica che mi sento di escludere con certezza è la scarsita di RAM: ne ho 2 GB. L'intera Garritan caricata occuperebbe 1 gb. Ma al massimo io uso l'orchestra da camera (mai scritto una nota per gli ottoni, tra l'altro).

     

    ag

  10. Occhio a non confondere sintesi e campionamento...

    I suoni "brutti", ancorché migliorati negli anni, che si sentono su Finale e Sibelius, sono suoni "sintetizzati", cioè sono algoritmi fisici che approssimano la forma d'onda di un timbro medante i moltssimi parametri dei filtri di un sintetzzatore. Il campionamento prevede che, in fase di creazione, ci sia un chitarrsta (magari più di uno) che esegua tutte le note nel maggor numero di combinaziopni possibili (dinamca, timbro, ma anche effetti o tecniche partcolari) ed un ottimo tecnico del suono che le registri, le normalzzi, le traformi in loop (inserendo marker di inizio e fine loop, tag di riconoscimento...) e le inserica in un programma più o meno complesso (a seconda del numero di suoni e della loro validtà) rendendoli fruibili via midi. (Nelle ultime edizioni di Finale sono disponibili le librere ridotte dei campioni della Garritan Peronal Orchestra, mentre in Sibelius ci sono i campioni della Native Instruments. Entrambi sono discreti)

    Nel topic segnalato da Alfredo Franco si fa rifermento alla "Concert gutar" della VSL serie Horizon, che per ora è uno dei miglori, ma siamo ancora lontani da un risultato realstico.

    Fortunatamente, la chitarra clasica è uno strumento con molte sfaccettature dipendenti da variabili difficilmente riproducibili con queto sistema (moooooolto più facile è campionare un panoforte, e i risultati, ad es. con The grand 2 di Steinberg o il Bosendorfer Imperial di VSL, sono impressionanti). Ciò non significa che non sia possibile (Real guitar di MusicLab, Chris Heins Guitars...), ma i risultati sono ancora scadenti.

     

    EB

     

    Egregio Dr Brignolo, poiché Lei è esperto in materia, Le sottopongo un problema che né i tecnici di Sibelius né, tanto meno, il sottoscritto - che però ne è vittima - hanno risolto.

     

    Scenario. Finale e Sibelius versione pre-Garritan. Nel mio sistema è installata una Garritan Orchestra full version. Tutto bene, con i due programmi. Tra l'altro, il manuale Garritan include istruzioni speifiche per collegare l'orchestra sia a Finale che a Sibelius.

     

    Primo atto. Esce la versione di Finale - due anni fa, credo - con la Garritan in formato light incorporata. Poiché è facile settarla all'avvio del programma, la installo. Tutto bene. Posso usare i suoni Garritan sia dall'interno di Finale che - volendo - dall'esterno, con la full version.

     

    Secondo atto. Esce la versione 4.1 di Sibelius, che offre la possibilità di incorporare i suoni della Garritan (Native Instruments), a chi avesse già una full version della medesima, con un programmino aggiuntivo (crossgrade). Lo compero, mi piacerebbe caricare i suoni direttamente all'avvio del programma, invece che dall'interno del medesimo, dopo, con tutte le noiose operazioni di settaggio. Il programma crossgrade prevede l'installazione di Kontak Player, e poi tutto dovrebbe risultare automatico.

    Niente da fare. Compiuti tutti gli aggiornamenti sia di Sibelius che di Kontak Player, all'avvio non solo Sibelius finge di caricare i suoni, ma non lo fa, va anche in crash di continuo.

     

    Le ho tentate tutte, fino alla resa. Disinstallazione di Native Instruments for Sibelius e uso della full version Garritan collegata a Sibelius dall'esterno, con il vecchio caricamento.

     

    In occasione di un prossimo aggiornamento del sistema operativo (passaggio a Windows Vista), che fare? Caricare ancora tre volte i suoni (Garritan full version, Finale con Garritan Light, Sibelius con Kontakt Player) o lasciar fuori la full version e sperare che Sibelius faccia finalmente sul serio, installando davvero i suoni Garritan con il suo crossgrade?

     

    Grazie!

     

    ag

     

    PS Scheda audio: M audio firewire audiophile (esterna).

  11. Una cosa simpaticissima che non usavo in Finale (ma che ooviamente esite anche se in modo molto diverso) è la funzione "Flexitime" di Sibelius che davvero mi ha strabiliato, in pratica la possibilità di suonare con una tastiera e adattare il tempo senza rovinare la quantizzazione della scrittura... comodo, molto comodo e veloce per i pianisti/cmpositori..

     

    marcello

     

    Se scrivi e stampi per il fabbisogno personale, Flexitme va benissimo, ma se lavori per l'editoria, scòrdatelo: l'inserimento delle note devi farlo da tastiera pc o da mouse, altrimenti ti occorrerà più tempo per l'editing che per scrivere tutto a nuovo.

     

    ag

  12. M Gilardino, lei per l'intonazione delle note ha l'orecchio assoluto ??

     

    Spero di no (è un intralcio, quando devi scrivere in partitura per strumenti traspositori o leggere con la chitarra usando il capotasto: ti viene l'emicrania), ma temo di si. Da ragazzo, quando procurarmi la musica che ascoltavo nei dischi era molto difficile (per tante ragioni), la "tiravo giù", scrivendola. Lavorando nell'editoria, questa si è rivelata una risorsa preziosa. Un esempio tra tanti: "Alba" di Hans Haug è un pezzo di cui si è perso il manoscritto. Ne ho preparato l'edizione "tirandola giù" dal disco di Segovia. In questo lavoro, c'è chi fa meglio di me: Phillip de Fremery, chitarrista americano, è in grado non solo di tirar giù le note, ma, in un disco di chitarra, riesce a individuare anche le corde su cui le note sono state fatte. Un chitarrista di Milano, Paolo de Lorenzi, tirò giù da un disco di Russell l'"Aire Vasco" di Manjon in un pomeriggio. Biscaldi "tirò giù"la "Serenade" di Lou Harrison (con scordatura della quinta e della sesta corda) in due ore. Un altro "diavolo", in questo, è Lorenzo Micheli.

     

    I jazzisti e gli arrangiatori di musica leggera, in questo, fanno polpette dei classici: per loro, ascoltare e ripetere cogliendo a volo tonalità, note e accordi, è normale. Per quanto "accademici", molti musicisti classici, in fatto di capacità propriamente musicali, sono delle talpe.

     

     

     

    dralig

  13. Sono rimasto piacevolmente colpito dalla lettura del testo di L. Ferrero che a suo tempo Fabio segnalo in un topic su questo forum..

     

    Incredibile! sapevo e immaginavo che esistevano oscuri meandri tra pollici, punti, cm, pica..e tutte le varie unità di misura che si utilizzano..

    (tra l'altro io uso in Finale l'altrettanto oscura unità di misura in EVPUs trovandomi benissimo) ma sono rimasto impressionato dalla cura maniacale del posizionament di cose che apparentemente sembravano più o meno casuali (seppur intuivo che certo non si inserissero cosi..)

     

    tra l'altro mi ha talmente incuriosito che ho iniziato a vedere alcune cose con occhi nuovi.. (certo senza perdersi nell'estetica dell'oggetto grafico) e dimenticando cosa si sta facendo davvero, anche perchè spesso le mie umili cose nascono quasi sempre con la matita e pentagramma a meno che abbia il mio amato portatile dietro...non per altro ma solletica il mio orecchio immaginare la musica senza ascoltare i suoni..(deformazione degli studi di armonia e contrappunto)..

     

    comuque interessante davvero, ha provocato due reazioni, una la curiosità di trovare altri libri del genere (immagino non in italiano) ma in inglese conoscete altri testi?

     

     

    Il compositore americano Gardner Read ha scritto un testo fondamentale sulla notazione (prima che nascessero i software). Si intitola "Music Notation/A Manual of Modern Practice" ed ha avuto diverse ristampe. Io ho l'edizione del 1964, Allyn and Bacon, Boston. 450 pagine fitte. Per quanto riguarda l'arte dell'incisoria musicale - cioè il mestiere di copiare la musica per la stampa - la Bibbia è il libro "The Art of Music Engraving and Processing" di Ted Ross (Hansen). Questi due libri rappresentano lo stato dell'arte dell'editoria musicale prima dell'avvento dei software. I quali ovviamente hanno mirato a emulare i risultati raggiunti nelle pagine dell'incisoria classica, specialmente quella tedesca. Non ci sono ancora riusciti, ma si stanno avvicinando. Se pensi che Ross dedica pagine e pagine all'inclinazione delle travi che collegano crome e semicrome, ti rendi conto di quanto complesso possa risultare, per un programma computerizzato, ottenere gli stessi "effetti".

     

     

    e l'altra di curiosare anche in Sibelius che devo dire.. (non so in verità quanto sia fondamentale o importante la conoscenza acquisita in Finale prima, ho sempre e solo lavorato con lui dal'inizio dell'avventura della mia scrittura al computer..immagino che sia sicuramente servita) ma Sibelius, devo dire, che mi ha procurato grande.. simpatia istintiva.. è solo una mia sensazione averlo trovato più immediato..?...e per la simbologia chitarristica soprattutto mi è sembrato più immediato...ma non solo, anche le partiture orchestrali ad esempio, le parti estartte automaticamente già pronte ..! nel solo scrivere l partitura direttamente..

     

     

    Imparare Sibelius a partire dalla conoscenza di Finale è facile. Non è facile il contrario. Sibelius ha un'interfaccia molto migliore di Finale. Alla fine, i due programmi si equivalgono, nel senso che puoi fare con entrambi le stesse cose, ma con Sibelius devi faticare meno a impararle.

    Diciamo che, se vuoi proprio andare al nocciolo dei dettagli minimi e adattarli alle tue esigenze estetiche, Finale (i cui default sono semplicemente orribili, tutti i parametri vanno riprogrammati) ti dà qualche chance in più. L'ideale sarebbe una fusione tra i due programmi.

     

    dralig

  14. [

    La composizione è la parte creativa ed è formata da idee (colui che inventa è un compositore, colui che fa una composizione è un creativo)

    La tecnica è quella parte che ti consente di esprimere al meglio queste

    idee ma può esserci l'idea senza la tecnica un esempio potrebbe consistere nel fatto che ho sentito dire che una delle genialità del M Gilardino è quella di scrivere le sue idee su carta senza bisogno di toccare uno strumento.

     

    Non c'è niente di speciale in ciò, Waller, per un compositore di normale formazione. L'orecchio interiore e la facoltà di immaginare la musica senza bisogno di suonarla si formano fin dalla scuola, con gli studi di armonia e contrappunto, e poi si sviluppano con la pratica.

     

     

     

    So che è stato anche un grande concertista,

     

     

    Incidentalmente: no, non sono stato un grande concertista. Suonavo perché la mia formazione di compositore e di didatta doveva passare attraverso l'esperienza interpretativa, altrimenti non avrei potuto, come compositore, trattare la chitarra come ho fatto. Quando ho ritenuto d'aver raggiunto la conoscenza dello strumento sufficiente a creare un nuovo stile di composizione chitarristica, ho abbandonato l'attività concertistica: i concertisti sono di un'altra razza musicale, hanno caratteristiche diverse da quelle dello strumentista-compositore. Solo per dare un'idea: io ero un chitarrista come lo era Duarte (anche se lui non diede mai concerti), o come Castelnuovo-Tedesco era pianista: si suona, ma non è quello il punto.

     

    dralig

  15. Grazie Angelo, puntuale come sempre.

    Per quanto riguarda me, considero già te la mia biblioteca personale... :D anche perché in alcune biblioteche pubbliche italiane c'è poco da rovistare.

    In ogni caso, mi procurerò questo libro.

     

    In attesa di ciò, però, mi preme ascoltare il giudizio un pò di tutti, o pensi che (e qui avresti forse già risposto implicitamente ad una delle domande) il giudizio e la critica siano appannaggio solo di alcune categorie elette, come appunto lo sono i filosofi o i critici?

    Non pensi, ad esempio, che anche tra i massimi esperti, del passato e non, si possano annidare giudizi estetici fasulli?

     

    Voglio dire, a Platone, come sai, non piaceva la nuova musica; egli adoperava solo alcuni modi e gli altri li considerava brutti o, peggio, dannosi.

    Quindi, chi ha avuto ragione in quel caso... lui o i nuovi compositori?

     

    Ecco perché l'estetica (filosofia dell'arte) va studiata innanzitutto come storia dell'estetica: proprio perché si impara a comprendere come il pensiero estetico (dal quale hanno origine la critica d'arte, la critica musicale, etc.) si formi e si trasformi, come tutte le attività umane, nel tempo e nella storia.

     

    L'estetica non ha come scopo fondamentale quello di emettere giudizi - tanto meno con pretesa di assoluta e immutabile esattezza -, ma quello di fondare dei metodi di comprensione e di apprezzamento dell'arte. Non c'è arte solamente nel comporre e nell'interpretare, c'è arte anche nell'ascoltare e nel comprendere (di conseguenza, nel giudicare). Poiché il comporre e il suonare si evolvono e mutano nel tempo, anche l'ascoltare e il giudicare si trasformano. L'estetica è l'arte della compresione dell'arte, è la risposta più artistica che l'uomo possa dare all'arte: è un'arte sensibile e raffinata, con "strumenti" proprii, né più né meno di quelli adoperati da chi compone e da chi suona. L'autore di un saggio sulla musica, si pone in una prospettiva ermeneutica non meno feconda di quella dell'interprete che la musica sa eseguire materialmente con uno strumento: la sua risposta è articolata in un altro linguaggio, ma è ugualmente "produttiva".

     

    Chi emette giudizi, diventa per ciò stesso automaticamente giudicabile: lo è a seconda della qualità delle sue motivazioni, dalle sue intuizioni e dal modo con cui le sviluppa, del metodo che dimostra di possedere e di saper applicare, dallo stile con cui scrive...Coloro che emettono giudizi più o meno sommari sull'opera altrui, quasi sempre si illudono di aver costituito, con il loro giudizio, un punto stabile, fermo, sentenziale, dal quale possono conseguire fortune o sfortune per l'opera giudicata e il suo autore. La realtà è ben diversa: il giudizio è invece l'opera del giudice, lo qualifica esattamente come l'opera giudicata ha qualificato il suo autore. Ben di rado un giudizio negativo (ad esempio) ha potuto arrestare il compiersi del destino di un'opera: l'avverso giudizio di Benedetto Croce (grande maestro dell'estetica), non solo non ha nuociuto alla "Recherche" di Marcel Proust, ma è andato a collocarsi nelle (rare) voci passive del bilancio del filosofo italiano. Ciò non toglie valore all'estetica crociana, ma ne dimostra la fallibilità.

     

    Il senso dell'estetica è quindi rendere la risposta all'arte qualcosa che si possa a buon motivo definire opera di interpretazione. Prima l'interpretazione, e poi il giudizio. Con la consapevolezza che l'alea dell'errore grava sullo studioso come su qualunque artefice.

     

    dralig

  16.  

    a volte si riesce, a volte l'opera, ancorché formalmente conclusa, resta in qualche modo imperfetta. Ma non serve tornarci sopra: i miglioramenti formali operati con il senno di poi sono sempre, in qualche modo, una falsificazione.

     

    dralig

     

    uh

    grazie, mi conforta il giudizio di falsificazione

    ora che sto riportando tutto su finale anche materiale vecchio la tentazione è grande

    ;)

     

    Giù le mani. Quel che è fatto è fatto: consummatum est.

     

    dralig

  17. Dopo i recenti dibattiti molto accorati, prendo spunto per proporre un argomento, a carattere generale, su cosa viene considerato bello nell'arte e cosa no.

    Mi chiedo (e vi chiedo): quali sono le caratteristiche che una composizione o un'interpretazione devono possedere per far si che si abbia di esse una visione più o meno univoca o un giudizio abbastanza unanime (e non parlo solo di chitarra e chitarristi, ovviamente!)?

    Insomma, quali sono i canoni di bellezza che un opera d'arte o un artista devono possedere; quando si può considerare un' opera d'arte patrimonio dell'umanità; quando la si può considerare addirittura sublime;

    e la critica a chi spetta? a tutti? ad una cerchia ristretta di esperti? aila gente comune? ... insomma, a chi?

    E' argomento molto vasto e difficile ma forse proprio per questo molto interessante.

    Io per primo son curioso di ascoltare.

    A voi il microfono. :D

     

    Niente microfono, Francesco. Biblioteca. L'estetica è la filosofia dell'arte, e l'Italia è patria di insigni maestri. Inutile - e anzi dannoso - perdersi in discussioni sterminate tra chitarristi: prima, studiare. Per incominciare, ti suggerisco un libro che, scritto da un professore di filosofia e diplomato in composizione (docente universitario a Roma), ha un pregio straordinario: quello di riferire - con sintesi chiare, brillanti e anche spiritose - il pensiero dei filosofi sulla musica, da Aristotele fino ai contemporanei. Leggendolo, si può comprendere come la musica sia stata osservata, compresa, considerata, amata e valorizzata nelle diverse epoche e nelle varie culture. L'autore è Giovanni Guanti, il titolo dell'opera "Estetica musicale - la storia e le fonti", l'editore è La Nuova Italia, Firenze.

     

    Sarà per te, e per qualunque musicista lo voglia leggere, un grande libro. Da lì in poi, se il tema di appassionerà, potrai affrontare direttamente i testi dei quali avrai imparato, attraverso le sintesi guantiane, a conoscere i fondamenti, ma anche se non te la sentirai di "attaccare" Kant e Schopenauer, la sola lettura del libro che ti consiglio sarà più che sufficiente a metterti in condizione di organizzare il tuo pensiero sui temi che hai proposto: le grandi menti dell'umanità ci lavorano da millenni, e sapere che cosa hanno detto è necessario come il pane.

     

    Questo ti dico perché so che, nella tua sincerità e autenticità di artista, non ti accontenti di "strofinare il mobile" e cerchi qualcosa di più.

     

    dralig

  18.  

    non mi fido della stabilità dell'immagine sonora che, una volta simboleggiata, torna indietro a tentarmi con infinite possibilità metamorfiche. Credo che questo sia pane quotidiano di tutti i compositori.

     

     

    già

    è una cosa che mi ha sempre affascinato e incuriosito...le tentazioni del materiale...non so chi diceva che il compositore è soddisfatto quando, arrivato ad un certo punto del suo lavoro, "naturalmente" percepisce che il materiale composto, come un ingranaggio, non ha più possibilità di muoversi in nessuna direzione...poco importa il "come" si è arrivati a questa sensazione...può accadere in un attimo, a volte in anni...probabilmente dipende dalla natura del sentimento (di fede?) che il compositore nutre nei confronti del pensiero creativo...

    mah

     

    forse è un po OT

     

    Pablo Picasso non affermava di aver finito i suoi quadri, ma di aver portato ciascuno dei suoi quadri a un differente livello di elaborazione. Credo di aver capito che cosa intendeva dire. Un'opera ha un suo tempo: inizia, trascorre e termina. E' un momento, una configurazione tra mente e animus del compositore. L'opera può venire elaborata coerentemente solo nell'arco di quel tempo: non può essere iniziata prima che quel tempo inizi e, una volta scaduto il tempo - ne incominci un altro, o si cada nell'inattività - non è più possibile lavorare coerentemente all'opera. Nella durata di quel tempo, non è sempre possibile condurre l'opera al massimo livello di elaborazione: a volte si riesce, a volte l'opera, ancorché formalmente conclusa, resta in qualche modo imperfetta. Ma non serve tornarci sopra: i miglioramenti formali operati con il senno di poi sono sempre, in qualche modo, una falsificazione.

     

    dralig

  19.  

    Come dice Ezra Pound degli scrittori, sarebbe stato meglio aprire una piccola tabaccheria...

     

    dralig

     

    :shock:

    sto proprio ora leggendo parte dell'epistolario di Pound...quando la polemica sa farsi arte...grandissimo

     

    Eh si, lo scrittore di razza si vede in ogni genere letterario, inclusa la polemica. Di Pound, si può ben dire quel che Proust diceva riguardo il suo immaginario scrittore, Bergotte: l'arte consiste nel potere riflettente assai più che nella qualità intrinseca dello spettacolo riflesso.

     

    dralig

  20.  

     

    E l'epoca della musica aleatoria è tramontata da un pezzo...

     

    dralig

     

    su questo non sono d'accordo...anzi, è l'unica delle esperienze estreme degli anni 60 che resiste ancora oggi, contrariamente all''artisanat furieux bouleziano...certo i contesti sono altri, spesso l'ambito della sperimentazione sonora contemporanea è più facile ascoltarla nell'ambito del "sistema arte" che in quello musicale...ma, fortunatamente, le ibridazioni e le curiosità reciproche (spesso si osservano tra loro con fare tra il sospetto e la curiosità da entomologo) sono sempre più numerose e spesso anche molto interessanti... tra alti e, naturalmente (molti) bassi...

     

    Ha ragione. In questo caso, riferendomi al tramonto dell'aleatorietà, io lasciavo trapelare il mio inconfessato (fin qui) rifiuto di dar fuori degli oggetti sonori che io non abbia definito, almeno a livello simbolico, in tutti i loro aspetti. Mi sembra già di essere anche troppo aleatorio scrivendo tutte le note, le articolazioni, le legature, i segni dinamici, agogici e le espressioni, ma questo non perché io non mi fidi degli interpreti (ai quali lascio libertà): non mi fido della stabilità dell'immagine sonora che, una volta simboleggiata, torna indietro a tentarmi con infinite possibilità metamorfiche. Credo che questo sia pane quotidiano di tutti i compositori. Se fossimo pittori, una nostra opera sarebbe replicabile (e vendibile), tra l'approvazione generale, in cento, mille versioni solo un poco diverse tra di loro (avere in casa un Pollock o, da noi, un Morlotti, significa avere qualcosa di molto simile a quello che ha qualcun altro), saremmo più felici (e molto più ricchi). Invece, se scriviamo due pezzi simili, ci rimproverano di aver impiantato la cucina; e se scriviamo due pezzi diversi, ci incolpano di eclettismo. Brutto mestiere. Come dice Ezra Pound degli scrittori, sarebbe stato meglio aprire una piccola tabaccheria...

     

    dralig

  21. per me è un mondo vastissimo...tanto quanto quello delle percussioni a cui assimilo un certo utilizzo della famiglia"chitarra" (compreso la preparazione e la percussione propria sullo strumetno classico)...mai "scritto" per l'elettrica preferendo alla scrittura l'improvvisazione e la pratica performativa spesso finalizzata alla composizione elettroacustica (diciamo che quando l'improvvisazione si fa consapevole, si trasforma in tecnica compositiva)...in questo senso è un oggetto decontestualizzato sia dal mondo "rock", tanto quanto da quello della "scrittura"...non apprezzo molto l'utilizzo dell'elettrica che ne è stato fatto in ambito colto, tranne qualcosa, ma sicuramente, a causa della ritrosia dei chitarristi classici, poche sono le occasioni di ascolto di concerti e dei cd, quindi sostanzialmente mi posso definire un ignorante in materia...

    il discorso sul timbro è vastissimo essendo possibile oggi con una chitarra midi fare anche un caffe...personalmente lavoro solitamete su tre livelli

    - interazione chitarra catena elettroacustica classica (ampli, cascata dei pedali, tipo di chitarra) sostanzialmente derivate dall'utilizzo sperimentale di tecniche classiche

    - interazione chitarra computer

    - interazione chitarra oggetti con/senza computer

     

    Stimolato da ex-allievi che si sono dedicati con successo alla chitarra elettrica, ho provato ad accostarmici, per onorare l'invito a comporre qualcosa, ma confesso che tuttora non ce l'ho fatta: la complessità delle risorse disponibili, e per parecchi versi la loro refrattarietà a un sistema di notazione qual è quello sul quale si è formato il compositore "tradizionale", pongono problemi formali che per il momento non sono riuscito a risolvere. Se il compositore esige di esercitare il controllo sulla materia sonora, tutta intera, la chitarra elettrica diviene un vero puzzle. E l'epoca della musica aleatoria è tramontata da un pezzo...

     

    dralig

  22. Idea dolcissima. I cipressi sono tra gli alberi più belli al mondo.

     

    .....

     

     

    Butterfly ;)

     

    Non per niente MCT scrisse un bellissimo pezzo per pianoforte intitolato "Cipressi" , e il primo tempo della mia "Sonata mediterranea (ricordo di MCT)" s'intitola "Cipressi", alberi che nella cultura etrusca non erano icone cimiteriali, ma simboli della vita e protettori di feste.

     

    dralig

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