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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Per caso è ispirato al Concerto dell'albatros di Ghedini?

     

    Precisamente. E' una cosa "un po' tra piemontesi". Nel "Concerto dell'albatro" di Giorgio Federico Ghedini, per violino, violoncello, pianoforte e orchestra, e nell'ultimo tempo, "Andante", si aggiunge la voce recitante, che legge una stupenda pagina da "Moby Dick" di Melville, tradotta da Cesare Pavese. Essa racconta l'incontro di Ismael, il giovane marinaio che scrive in prima persona, con l'albatro. Lo studio "Elogio di un albatro" si riferisce al mondo di Ghedini. Ho sempre amato la sua musica e l'ho sempre considerato uno dei miei modelli. Nel 1954 (credo), andai al conservatorio di Milano, di cui era direttore, per sostenere l'esame di solfeggio, e arrivai presto. Lui passava di lì, nel chiostro ancora deserto, mi vide e mi domandò che cosa stessi facendo. Glielo dissi - aspettavo di fare l'esame - e lui mi chiese da dove venivo. Saputolo, disse che eravamo, noi vercellesi, dei mangiatori di rane. Si beccò, in risposta, del mangiatore di castagne. Però soggiunsi che avevo sentito il Concerto funebre per Duccio Galimberti. Nella città dei mangiatori di rane l'avevano eseguito. Ci rimase. Se ne andò dicendo "Ah!".

     

    dralig

  2. Caro Maestro, ti faccio i miei migliori auguri per le tue future composizioni e ti dico grazie, grazie con tutto il cuore per il lavoro svolto in tutti questi anni. Lavoro che mi ha permesso di scoprire musiche nuove e meravigliose.

    Lavoro che mi ha insegnato una cosa fondamentale: la passione per la ricerca, che nel mio piccolo voglio portare avanti nella mia attivita'.

    Grazie per aver cambiato la mia vita da musicista e non solo, in nome della ricerca della bellezza.

    Ed anche se nel corso della tua attivita' avrai ricevuto sicuramente tanti elogi, voglio farti i miei umili ma sincerissimi complimenti.

    Sergio

     

    Nel tuo piccolo mica tanto. Mi pare che tu sia partito molto bene, sia con la tua attività di strumentista che con la tua tesi di laurea su Debussy, e se - come si dice - il buongiorno si vede dal mattino, sarà un giorno molto caldo.

     

    Quanto alle mie nuove composizioni, ho ricevuto stamattina dall'editore le copie fresche di stampa delle ultime due: Sonatina-Lied n. 4 per mandolino e chitarra e Sonatina-Lied n. 5 per oboe e chitarra.

     

    dralig

     

     

     

     

    dralig

  3. Per quel che valgono, i miei più sentiti complimenti per il suo indispensabile lavoro di editor. Ai musicologi e agli interpreti spetterà un lavoro enorme. Guardando questo suo lavoro, "monumentale", la prima considerazione che viene in mente (a me) riguarda la lentezza della comunità musicale a recepire, interpretare, studiare, contestualizzare questo tipo di lavoro editoriale.

     

    Grazie. Come Lei - per il Suo lavoro di compositore - ben sa, certe imprese si affrontano in forza di un impulso interiore, di un'esigenza intima che trascende ogni altra considerazione. Altrimenti, non si troverebbe mai la forza per incominciare, o ci si fermerebbe alla prima stazione. Allo stesso modo, cioè per rispettare un suggerimento che sale da dentro, bisogna cogliere il momento giusto per smettere, mentre tutto è ancora bello.

     

    dralig

  4. Comunico agli interessati che alla fine dello scorso 2006 ho terminato il mio lavoro di editor della collana "The Andrés Segovia Archive", consegnando alle edizioni Bèrben i testi per la pubblicazione del trentesimo e ultimo volume della serie. Si tratta della nuova edizione della "Sonata (Omaggio a Boccherini)" di Mario Castelnuovo-Tedesco. Il volume includerà una versione della composizione pronta per il leggio e - come di consueto nello stile delle pubblicazioni della collezione Segovia - la riproduzione in facsimile del manoscritto originale. Il testo introduttivo - in inglese - riferisce la storia della Sonata.

     

    Come nota marginale, informo che, con questo lavoro, ha termine non solamente la mia opera di editor della collezione Segovia, ma anche la mia carriera di editor in generale. Iniziata quarant'anni fa, con la pubblicazione di un altro brano di Castelnuovo-Tedesco ("Volo d'angeli"), la mia attività a favore del repertorio della chitarra si è svolta ininterrottamente per quattro decenni, esplicandosi sia nel campo della ricerca e del recupero di opere esistenti ma ignote o considerate perse per sempre, che nella collaborazione con i compositori viventi per la creazione di nuovi lavori. I titoli aggiunti al repertorio assommano ad alcune centinaia. Non intendo occuparmi di ordinare i risultati del mio operari in questo campo, e lascio agli studiosi a venire il compito di compilarne il catalogo e di studiarne i contenuti.

     

    Dal 2007 in poi, le uniche musiche delle quali mi prenderò cura saranno le mie: come compositore, ritengo di avere qualcosa da aggiungere a quello che ho già detto, e oso supporre che il volerlo fare senza altri assilli sia consono alla mia età e alla mia condizione.

     

    dralig, alias Angelo Gilardino

  5. Come si costruisce un valido tema musicale?

     

    Dipende dall'uso che se ne vuole fare. I temi per un tempo di sonata sono una cosa, quelli per una serie di variazioni un'altra cosa. Nel forgiarli, bisogna prendere in considerazione tutti gli aspetti relativi al loro impiego nel corso della composizione. Molto in generale, il tema deve avere un carattere ben definito, chiaro, netto, e un carattere altrettanto incisivo. La sua dimensione dipende dalla forma della composizione e dall'organico (un conto è un tema di una sinfonia per orchestra, un altro conto è un tema di una sonatina per chitarra).

     

    dralig

  6. Penso che essendo una chitarra realizzata con più di cento pezzi incollati, montati ed assemblati, tutto abbia una sua funzione per l'ottenimento del suono sia del timbro che del volume.

    per cui perchè le m. non devono entrarci? sicuramente il fatto di essere ben montate fa una seppur piccola differenza.

     

    ciao Sandro

     

    Mentre comprendo l'asserzione in senso filosofico, mi riesce impossibile immaginare in termini fisico-acustici quale possa essere l'effetto delle meccaniche sui parametri del volume e del timbro. Le meccaniche sono a contatto con una parte della chitarra (la paletta) capace di vibrare:, ma l'energia che mette in vibrazione la paletta non è in alcun modo utile alla formazione del suono, è energia dispersa - tant'è vero che alcuni artefici hanno pensato di creare delle impedenze prima della paletta per evitare tale dispersione. Mi pare che, all'altezza delle meccaniche, qualunque partita energetica sia ormai persa.

     

    Vero è, invece, che meccaniche ben montate giovano alla precisione dell'intonazione.

     

    dralig

  7. Certo.

    Un'altra grave dimenticanza riguarda la poesia dialettale, che nel '900 annovera poeti di valore indiscutibile.

     

    Io sono a andato a scovarmi nomi e cognomi per i fatti miei perchè a scorrere i libri di testo pare trattarsi di un aspetto aleatorio della lirica italiana.

     

    mah...

     

    I grandi della poesia piemontese insorgerebbero contro la tua definizione di poesia dialettale. Il piemontese letterario era ed è una lingua, come il catalano. I vari Costa e Olivero non hanno niente da invidiare al Carducci e a Ungaretti.

     

    dralig

  8. Posso farLe una domanda, così per curiosità e in generale sulle opere che ha dedicato ad altri artisti (poeti o pittori ecc.)? Sarebbe bello che nell'edizione dello spartito si potesse leggere il testo della poesia o un riferimento all'immagine che Le ha ispirato la composizione, quando esiste nello specifico.

    Mi sono chiesta quale fosse la poesia di G. Trakl di cui si fa riferimento nella composizione citata da Vladimir, per esempio, ma mi è capitato di fare la stessa riflessione anche per altre Sue composizioni.

     

     

     

    Butterfly

     

    Mi accorgo che non ho risposto prima. La poesia di Trakl in questione s'intitolava appunto "Kindheit", cioè "Infanzia".

     

    Un tema sul quale sono ritornato nella recentissima Sonatina-Lied n. 5 per oboe e chitarra, il cui ultimo tempo ha in epigrafe una strofetta tratta da una poesia di....

     

    "O monachino scintillanti e belle

    che il camin nero inghiotte,

    volate forse a riveder le stelle?

    Buona notte, faville, buona notte!"

     

    Forse è nei libri di scuola ancora oggi, com'era negli anni Quaranta, quando io la imparai...

     

    dralig

  9. Posso farLe una domanda, così per curiosità e in generale sulle opere che ha dedicato ad altri artisti (poeti o pittori ecc.)? Sarebbe bello che nell'edizione dello spartito si potesse leggere il testo della poesia o un riferimento all'immagine che Le ha ispirato la composizione, quando esiste nello specifico.

    Mi sono chiesta quale fosse la poesia di G. Trakl di cui si fa riferimento nella composizione citata da Vladimir, per esempio, ma mi è capitato di fare la stessa riflessione anche per altre Sue composizioni.

     

     

     

    Butterfly

     

    Quando la composizione si riferisce al "mondo" di un autore nel suo insieme, non vi è citazione, ma il titolo è pensato in modo da non lasciare dubbi sulla specificità della poetica in questione. Per esempio "La fleur sur l'eau" è evidentemente un omaggio alla pittura dell'ultimo Monet, quello delle ninfee, anche se non si riferisce a un dipinto in particolare. Quando invece la composizione si riferisce non soltanto a un autore, ma in particolare a un'opera, allora il titolo è specifico e talvolta vi è anche una citazione in epigrafe - nel caso di poesie, s'intende, e a volte quella citazione adombra un aneddoto autobiografico. Per esempio, quando da ragazzo (avrò avuto quindici anni) lessi "Amleto", mi indignai contro Shakespeare perché insomma con la morte di Ofelia se l'era sbrigata un po' alla svelta. Secondo me, la morte della fanciulla avrebbe meritato maggior attenzione. Presi carta e penna e scrissi una lunga poesia sulla povera Ofelia, per risarcirla della disattenzione di W.S., poi inforcai la bicicletta e andai a casa di un noto letterato vercellese per fargli leggere il capolavoro. Mi ricevette un po' annoiato, tenne fra le sue grasse dita sdegnose il foglio contenente il capolavoro, poi si alzò, frugò in uno scaffale e ne trasse un volumetto. "Tu sai il francese, vero?", mi domandò, aprendolo. "Ebbene, leggi, quando il poeta scrisse questa lirica aveva più o meno la tua età". Più tardi seppi che mi aveva ingannato, Rimbaud (era la prima volta che leggevo una sua poesia) aveva un paio d'anni più di me, quando scrisse "Ophélie", ma la botta comunque fu micidiale. In quei pochi minuti, capii che cos'era la poesia, e capii che non ero nato poeta. Me ne uscii mogio mogio dalla casa del prof. Bo (oggi molto vecchio) e da allora non pensai mai più di fare il poeta o il letterato. Come compositore, però, volli rivivere l'emozione della mia prima lettura di Rimbaud con lo studio intitolato "Ophélie".

     

    dralig

  10. Stavo guardando, mentre ero a piedi, il catalogo della Collezione di musiche per chitarra diretta da Angelo Gilardino.

    La partitura sulla quale esso è stampato è quella di Estrellas para Estarellas (stampato nel 1971 e che ora voglio studiare).

    Figurano, sotto il nome di Gilardino, "Abreuana", "Canzone notturna", "Estrellas para Estarellas", "Trepidazioni per Thebit" e una composizione che non avevo mai sentito nominare, "Kindheit, su una poesia di G. Trakl".

    Perchè questa composizione, a differenza delle altre, non è più presente nei cataloghi? Perchè neanche sul sito di Gilardino, in cui si elencano le sue opere, non compare?

    Pura e semplice curiosità.

     

    Grazie per il tuo interesse, Vladimir. Era una composizione che continuavo a correggere, fino a che ne perdetti il controllo e la buttai via, nonostante avessi già firmato il contratto con l'editore. Da buon piemontese, saprai benissimo che noi siamo un po' presi in mezzo tra la cultura francese e quella tedesca. Quel pezzo era troppo...viennese. Vuoi imparare "Estrellas"? Accidenti, ma è troppo facile per te. Perché non impari - che so - la Sonata Mediterranea?

     

    Ciao. Non mangiare troppo, in questi giorni.

     

    dralig

     

    dralig

  11. Ho sognato di avere un bel volume, corposo, contente una ventina di trii composti da me stesso medesimo.

     

    Per ogni opera era presente un'efficace soluzione ai problemi sorti in fase di immersione nel pensatoio musicale; tutto chiaro e palese, bastava leggere.

     

    Ovviamente al risveglio non l'ho ritrovato.

     

    Ci mancava pure che lo trovassi, pronto da copiare.

    E' il tipico sogno di una persona pigra.

    I trii te li devi scrivere. E i tuoi sogni, ambientali in pasticceria, per favore. Non c'è niente di più sentimentale di un dentista che sogna di cavare denti.

     

    dralig

  12. dralig

     

    :mrgreen:

     

    In questo le devo dare ragione ma sono felice di informarla che dall'ultima volta che mi ha visto ho perso 12 kg e continuo su questa strada. Mi sto preparando per correre a scrivere se mi si presenta il motivo...

     

    Notizia luttuosa, ancorché annunziata lietamente. Il motivo che lL' ha indotta a cedere peso è certamente abietto, e La condurrà a tutt'altra occupazione che lo scrivere musica.

     

    dralig

  13.  

    E immagino cha anche a lei capiteranno dei periodi in cui la voglia (o lo stimolo) di comporre/scrivere è nulla. Poi magari vengono delle folgorazioni che ti fan scrivere fino a quando tutto ciò che hai da dire non è sulla carta (elettronica); però quando si vivono questi momenti di scarso stimolo spesso mi viene il pensiero che sia finita - per sempre - l'ispirazione.

     

    Il mestiere di compositore è bellissimo proprio perché, in genere, non si riesce a scrivere nulla di decente, malgrado i tentativi regolari. Eccezionalmente, a furia di dare di testa nelle pareti di casa, qualche volta si imbrocca - per puro caso - l'idea giusta, e allora si va avanti e viene fuori il pezzo. Si sa da dove si comincia, e per quale strada ci si avvia, ma non si sa se e dove si arriverà. Il compositore assomiglia a quel tizio che uscì di casa perché gli serviva un bottone e tornò con sei bottoni, attaccati a un cappotto, o a quell'altro che voleva farsi un brandy al bar dell'angolo e tornò a casa con un san Bernardo. E' - per dirla con i miei allievi - un mestiere del cavolo. A me piace moltissimo scrivere le composizioni altrui : c'è un signore negli USA, ricco e potente, che ha il vizio di comporre, ma non ci riesce: incomincia e poi si blocca. Allora mi scrive, arenato alla terza battuta, e mi chiede di tirarlo fuori da lì. Questo è il genere di composizioni che preferisco. Uno si sente sicuro di sè, e, deresponsabilizzato, scrive, scrive, e quell'altro firma, firma...

     

    Vuole un tango? Guardi, in una mattinata, gliene posso scrivere sei. Di quelli da festival chitarristico, sa? Vuole un pezzo per chitarra? Allora: incominci con mi, sesta a vuoto - funziona sempre, come gli Assiri e i Babilonesi nelle interrogazioni di storia antica: in qualche modo c'entrano sempre. Provi dapprima con le buone - il tremolo per esempio è formidabile. Se non ottiene risultati soddisfacenti, passi alle maniere forti: pacche sulla tavola armonica e sul ponticello, senza remissione, vedrà che il pezzo esce con la bandiera bianca alzata.

    Comunque, se non riesce ad andare avanti, mi faccia sapere. Se devo partire da fermo,per scrivere musica mia, ho dei problemi, ma se parto lanciato dalla terza battuta per scrivere musica altrui, sono un jet.

     

    dralig

  14.  

     

     

     

     

    Sarebbe interessante però capire un altro aspetto della finalità espressiva, perchè un artista nutre comunque il desiderio che la sua arte venga compresa e apprezzata

     

     

    Butterfly

     

    E' ovvio: perché - nonostante tutte le schiaccianti evidenze contrarie - il mal consigliato si ostina a credere che la percentuale di cretini presenti nel genere umano non superi il 96,7 per cento, e perché il rimanente 3,3%, sia dell'umanità presente che di quella futura, gli sembra meritevole del viatico dell'arte. E lui del riconoscimento di tale minoranza.

     

    dralig

  15. A quanto mi risulta i grandi compositori non sono quasi mai stati apprezzati da vivi, solo qualche tempo dopo la morte vengono fuori le bellezze delle proprie musiche forse perchè al momento della creazione non erano state capite. Credo... Quindi se un compositore riscuote tanto successo in vita, forse, non è un compositore?

     

    Benché la storia sia ricca di casi di artisti di genio la cui opera è stata riconosciuta solo dopo la loro morte, mi sembrerebbe saggio evitare di farne una regola, un principio. Ci sono anche casi di riconoscimenti abbastanza immediati: Picasso, Stravinskij, per esempio. Per non parlare di Wagner...

     

    Non ci sono regole assolute, ma situazioni, una diversa dall'altra.

     

    Comunque, se Lei vuole a tutti i costi regalarmi un'isola, uno yacht per raggiungerla e una dozzina di schiavi e schiave per servirmi - da quando mi alzo a quando vado a dormire - io sono incline a permetterglielo, e magari anche a ringraziarLa, senza sospettare che Lei sospetti che io non sono un grande compositore. E il fatto che Lei si sia finora astenuto dal farmi omaggio di questi beni, non riesco a considerarlo una prova del mio genio: Le va se facciamo uno strappo alle regole della storia?

     

    dralig

  16.  

     

    Grazie maestro, ma ho un'altra domanda: si capisce subito se la propria opera godrà di un notevole successo o se magari destinata a poche persone...? Cioè, immagino che sin da subito si intuisca a quale tipo di pubblico "arrivi", o forse a volte anche il compositore rimane sorpreso dal'eventuale successo che una propria opera possa avere?

     

    Poche persone? Rispetto al numero di abitanti del pianeta, pochissime. Più restringiamo la categoria degli ascoltatori (occidentali, di cultura medio-alta, con abitudine all'ascolto della musica "colta", con istruzione musicale di base, con istruzione musicale specifica, etc etc), la percentuale di apprezzamento sale. Direi che il mio pubblico di ascoltatori interessati e favorevoli non supera le 50mila persone al mondo, compresi gli esecutori ed esclusi i parenti. Ho la mia parte di giudici avversi e di detrattori personali: ad esempio il critico musicale del quotidiano della tua città e il mio gatto, che disdegna la mia opera in blocco.

     

    dralig

  17. Me lo son sempre chiesto anche io...

     

    Lei scrive in prosa, no? Comporre è un lavoro analogo al Suo. C'è un progetto, si buttano giù gli schizzi, si incomincia con il delineare le coordinate, poi si procede per cerchi concentrici, dal generale si passa al dettaglio, e si corregge, si corregge, si corregge di continuo, fino a che il lavoro è finito. Finito vuol dire che si è giunti al massimo livello possibile di elaborazione dei dettagli. Bisogna conoscere a fondo la lingua, il vocabolario, la grammatica, la sintassi, forgiarsi uno stile, cioè una selezione di gesti proprii, autentici, espressivi e potenti.

     

    dralig

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