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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Ciao a tutti. Ho trovato su un libro un inno della goliardia tedesca (inno nazionale dei goliardi) e c'è scritto pure che tale inno è stato musicato a Wittemberg nel 1511 e rielaborato nell'attuale forma da Johannes Brahms.

     

    Sapete dirmi qual'è il nome della musica per sapere di quale brano si tratta ???

     

    E' incluso forse nelle rapsodie ??? Ditemi per favore il titolo esatto. Non lo so come mai ma non l'hanno scritto. C'è solo una citazione in latino che non metto perchè non so la traduzione.

     

    Johannes Brahms, Akademische Festouveture op. 80, 1881. Nota nei programmi italiani come Ouverture Accademica.

     

    dralig

     

    La ringrazio, vedo cosa posso trovare per ascoltarla,

     

    ma c'è la possibilità di trovarla impreparato su un argomento ??? :shock:;)

     

    Per un compositore, non conoscere la musica di Brahms sarebbe una lacuna molto grave.

     

    dralig

  2. Ciao a tutti. Ho trovato su un libro un inno della goliardia tedesca (inno nazionale dei goliardi) e c'è scritto pure che tale inno è stato musicato a Wittemberg nel 1511 e rielaborato nell'attuale forma da Johannes Brahms.

     

    Sapete dirmi qual'è il nome della musica per sapere di quale brano si tratta ???

     

    E' incluso forse nelle rapsodie ??? Ditemi per favore il titolo esatto. Non lo so come mai ma non l'hanno scritto. C'è solo una citazione in latino che non metto perchè non so la traduzione.

     

    Johannes Brahms, Akademische Festouveture op. 80, 1881. Nota nei programmi italiani come Ouverture Accademica.

     

    dralig

  3. Sto studiando questa Sonata dall' Edizione Berben, e se non erro, mi sembra che esiste una Edizione della Ricordi, volevo sapere se vi sono grandi differenze tra un edizione e l' altra, pur ammettendo che davvero esista.

     

    Mi complimento col M' Gilardino per il lavoro portato a quella dell' Edizione Berben.

     

    Non mi consta che esista un'altra edizione. L'opera è di proprietà della Bèrben, ed è protetta da copyright. Può dirmi qual è la fonte della Sua informazione?

     

    dralig

  4.  

    Una quindicina di anni fa mi ero introdotto nella selva oscura della composizione multichitarristica, componendo quattro lavori in quattro anni, ma non avevo mai scritto un quartetto vero e proprio. L'ho fatto quest'anno, e ho potuto constatare una volta di più che si tratta di un problema di non facile soluzione, ma anche assai stimolante.

     

    dralig

    Ho avuto il piacere di ascoltare il primo movimento poche settimane fa... semplicemente stupendo!!!

     

    A quando la prima?

     

    Non lo so, ma credo che non tarderà molto.

     

    dralig

  5. Ho sentito una Fuga di Nadia Boulanger.

     

    Perchè una musicista dotata di un genio simile non viene considerata dagli interpreti?

    E' raro ascoltare compositori al giorno d'oggi (anche se è morta nel 1979) con una musicalità così spiccata.

     

    Non capisco perchè quasi nessuno suoni la sua musica.

    Risultava antipatica nello zoo di Darmastadt?

     

    Il fatto è che ha dedicato la sua vita all'insegnamento, rinunciando all'attività compositiva poco dopo averla iniziata. Sai, il compositore non campa della sua musica, deve fare qualcos'altro, e talvolta purtroppo il qualcos'altro finisce per prendere il sopravvento. Ci sono andato vicino anch'io...

     

    .

     

     

    perchè purtroppo m°?

    quando uno lo fa a quei livelli (e anche ai suoi visti i risultati) credo sia giusto che venga riconosciuta quella altissima competenza che è l'insegnamento...alla faccia anche di chi ancora sostiene la "superiorità"dell'interprete sopra tutto...deus ex machina che muove le sorti del mondo musicale.

     

    p.s.

    ma siamo tutti a dieta?

     

    Il "purtroppo" non si riferisce alle altre cose che si fanno oltre al comporre, ma al fatto che esse prevalgano al punto da indurre un compositore al silenzio. Non è male fare qualcos'altro, a patto di non smettere di fare la cosa principale.

     

    Quanto alla dieta, non sono più in grado di formulare pensieri corretti e nemmeno, temo, civili. Vivo nella fame più nera, e per giunta non posso nemmeno ricevere soccorso dalle istituzioni preposte a nutrire gli affamati, perché, diversamente da loro, che se mangiassero starebbero molto meglio, io se mangiassi a sazietà correrei un sacco di rischi. Credo che sia inaudito suicidarsi con pane e salame, ma è la minaccia che incombe su di me.

     

    dralig

  6. Leggevo oggi (sempre con la chitarra fra le mani..) alcune misure di Canzone Notturna; avendo la fortuna di poter interpellare l'autore, chiedo al M° Gilardino cosa ne pensa di questa sua "vecchia"(non è certo un bel termine, ma il brano è pur sempre del '69 :oops: ) composizione, se ha particolari ricordi legati ad essa, ed infine se ne esiste una registrazione discografica (forse ne ha realizzata una il dedicatario -Parkening-?)..sarà che è uno dei primi brani atonali che leggo, sarà che è scritto da AG (probabile :) ) ma mi affascina molto...

     

    Per la verità, il brano non fu scritto nel 1969, ma nel 1965, al termine dei miei studi di composizione con l'organista e compositore Giuseppe Rosetta. Fu il primo brano "libero" che scrissi, dopo i molti brani scolastici e dopo gli interminabili esercizi di armonia e contrappunto. Un anno dopo, lo inviai a Mario Castelnuovo-Tedesco, che lo elogiò e, soprattutto, lo corresse in un modo singolare: non cambiò nemmeno una nota, ma eliminò la metà del pezzo. Così com'è ora, mi disse, è perfetto. E così lo pubblicai, in seguito, modificando la data di composizione perché, all'atto della pubblicazione (1969) apportai qualche piccolissimo ritocco. Lo dedicai a Parkening perché in quegli anni eravamo in corrispondenza, e lui mi disse che il pezzo gli era piaciuto. Non credo che l'abbia mai suonato - lui non suona musica atonale. E' un pezzo per me importante perché dalla lezione di MCT imparai molte cose - che poi credo di aver messo a profitto - e perché, dopo averlo letto, lui mi disse che avrei fatto molto meglio a fare il compositore piuttosto che il concertista. Aveva ragione, ma ci impiegai una quindicina di anni a rendermene conto e a seguire il suo consiglio.

     

    Che cosa ne penso ora? Mi trattengo dal considerare quel pezzo alla luce di quel che so fare adesso (sto componendo il mio decimo concerto con orchestra), e penso che, con i mezzi che avevo allora, avevo fatto del mio meglio. L'importante è proprio questo: riuscire sempre a dare il meglio di sé.

     

    dralig

  7. Ho sentito una Fuga di Nadia Boulanger.

     

    Perchè una musicista dotata di un genio simile non viene considerata dagli interpreti?

    E' raro ascoltare compositori al giorno d'oggi (anche se è morta nel 1979) con una musicalità così spiccata.

     

    Non capisco perchè quasi nessuno suoni la sua musica.

    Risultava antipatica nello zoo di Darmastadt?

     

    Il fatto è che ha dedicato la sua vita all'insegnamento, rinunciando all'attività compositiva poco dopo averla iniziata. Sai, il compositore non campa della sua musica, deve fare qualcos'altro, e talvolta purtroppo il qualcos'altro finisce per prendere il sopravvento. Ci sono andato vicino anch'io...

     

    Vedo che mi hai depennato dalla lista dei tuoi compositori preferiti. Proprio adesso che, oltretutto, ho dovuto iniziare una dieta ferrea. Te la auguro, così impari.

     

    ag

     

    PS Segovia, da giovane, usava telefonare alla Boulanger imitandone la voce e la parlata, e lei andava su tutte le furie.

  8. Tra giovani e anziani, è bene che sia in atto una sana competizione: voi siete i ragazzi-prodigio? Bene, ve la dovrete vedere con i vecchi-prodigio.

     

    Mi sembra un buon punto di partenza.

    Ma volendo fare un po' il guastafeste, per quel che mi riguarda ho spesso notato maggior "presunzione" (nell'accezione meno simpatica del termine) più nei "vecchi-prodigio" che nei "ragazzi-prodigio". E mentre nel secondo caso l'ingenuità e l'esuberanza (non solo in campo musicale) sono evidentemente la causa di questo comportamento, nel primo non vi sono scusanti.

     

    La scusa c'è, ed è tragica: il fallimento. Tra le persone di valore, a maggior ragione se esperte, non troverai mai presunzione, supponenza, alterigia: queste sono le caratteristiche delle mezze tacche e dei falliti.

     

    dralig

  9.  

    Maestro, non vorrei avesse preso per presunzione le mie affemazioni. I libri di tecnica io li leggo (tralaltro anche il suo, prestatomi, all'inizio per curiosità, poi per grande capacità di spiegazione e competenza ho continuato la lettura), e da essi cerco sempre di ricavare quanto più posso. Questo penso sia una premessa indispensabile.

    Tornando alla diteggiatura, sto cercando i libri del M° Biscaldi in tutte le librerie e i negozi di musica della zona, ma non li trovo, chi mi può aiutare? Seconda cosa, quanti sono?

     

    Biscaldi ha pubblicato per le Edizioni Musicali Bèrben tre volumi di "Esercizi speciali di virtuosismo" e un volume di "Esercizi elementari".

    Sono raccordati. Manca un libro di livello intermedio, che l'autore non ha voluto scrivere.

     

    Mi piacciono i giovani un po' presuntuosi (un po', non troppo), specialmente se sono intelligenti e volonterosi. La vita modera poi le loro ambizioni, ma a vent'anni è normale sentirsi bene e darlo a vedere. Tra giovani e anziani, è bene che sia in atto una sana competizione: voi siete i ragazzi-prodigio? Bene, ve la dovrete vedere con i vecchi-prodigio.

     

    dralig

  10.  

    Piuttosto, di uno strumento immaginario, che si materializza nella misura in cui il compositore riesce a crearlo. Le quattro chitarre diventano componenti di una chitarra virtuale e non definibile, se non nella specificità che di volta in volta assume, grazie al compositore. L'esperienza abilita a formarsi un proprio vademecum, con regole e interdizioni...Le cose da non fare sono moltissime...

     

    dralig

     

    Devo farti visita.

     

    Una quindicina di anni fa mi ero introdotto nella selva oscura della composizione multichitarristica, componendo quattro lavori in quattro anni, ma non avevo mai scritto un quartetto vero e proprio. L'ho fatto quest'anno, e ho potuto constatare una volta di più che si tratta di un problema di non facile soluzione, ma anche assai stimolante.

     

    dralig

  11. 24 o 26 corde...una quarantina di dita....il tutto da utilizzare in funzione della propria scrittura...si tratta di uno strumento mostruoso...

     

    Piuttosto, di uno strumento immaginario, che si materializza nella misura in cui il compositore riesce a crearlo. Le quattro chitarre diventano componenti di una chitarra virtuale e non definibile, se non nella specificità che di volta in volta assume, grazie al compositore. L'esperienza abilita a formarsi un proprio vademecum, con regole e interdizioni...Le cose da non fare sono moltissime...

     

    dralig

  12. Scrivere con cognizione di causa per 4 chitarre è qualcosa di tremendamente complesso.

     

    Ci si ritrova ad armeggiare con 4 strumenti polifonici, uguali.

     

    Quindi, non li si può utilizzare come 4 voci distinte, in questo caso la traslitterazione eidetica dal quartetto d'archi non è di alcun aiuto, ma allo stesso tempo si corre il rischio di creare un panino cacofonico terribilmente indigesto.

     

    Qualcuno mi cavi da questo impiccio.

     

     

     

    :shock:

     

    Non serve scrivere per quattro chitarre. Bisogna scrivere immaginando una chitarra le cui limitazioni di diteggiatura e di suono vengono infrante dal fatto che la chitarra in questione ha 24 corde (meglio ancora se 26, cioè con una delle quattro chitarre a otto corde), e che le dita a disposizione sono quadruplicate. Il quartetto di chitarre non ha senso, se non come una chitarra virtuale, espansa, che moltiplica esponenzialmente le possibilità "interne" di una chitarra sola, senza gonfiarne la polifonia. Le forme compositive si espandono di conseguenza.

     

    Ci sono tanti accorgimenti da imparare e da usare. Componendo, li scoprirai, ma àrmati di santissima pazienza, perché ne avrai bisogno.

     

    dralig

  13.  

     

     

    Concordo in pieno. Ma dunque escludendo le scale, quali sono secondo te i modi migliori per l'allenamento quotidiano?

     

    Quelli che ciascuno deve fabbricarsi da sé in base alle proprie difficoltà e idiosincrasie. A che serve fare scale, se il problema è - poniamo - in un trillo a due corde?

     

    dralig

  14. bella questa Maestro :D

     

    Io non capisco come mai voi dite che è necessario adoperare una diteggiatura diversa per la mano sinistra.

     

     

    Infatti, io non ho detto che è necessario. Ho detto che sono state escogitate delle diteggiature della m.s. che permettono una simmetria (il termine è metaforico, ma rende bene il concetto) tra le due mani: ciò può essere considerato da taluni (molti, credo) opportuno, vantaggioso, utile, ma io non ho detto: necessario.

     

     

     

    Sarà che io non ho avuto mai difficoltà di sorta ad andare veloce con le scale, ma io questa necessità di mettere tre o sei note per corda non la vedo, ad esempio: se io devo fare una sequenza veloce, come per esempio le biscrome all'inizio del secondo tempo della sonata 15 di Giuliani, che si sviluppa su due corde, si può tranquillamente eseguire la sequenza di biscrome con a-m-i o viceversa (dipende da come mi trovo al momento :D). Io, ripeto, non ne vedo la necessità; anche lo studio n°7 di HVL io lo faccio sia con i-m che con i-m-a senza variare la diteggiatura.

     

     

     

    Buon per Lei. Non adoperi le diteggiature delle quali non vede i vantaggi, e siamo tutti contenti. I libri di tecnica vengono scritti e pubblicati per coloro che ne hanno bisogno, non per chi ne può fare a meno.

     

    dralig

  15. Dalle scale traggo molti insegnamenti perchè mi vengono fatti applicare anche su quelle tutti gli aspetti tecnici che imparo progressivamente.

     

    Butterfly

     

    L'utilità dello studio delle scale è variabile - cambia secondo i criteri con cui vengono studiate e praticate -, ma in genere è molto sopravvalutata. Diciamo che le scale sono un feticcio didattico, istituito anche grazie alla prescrizione di eseguirle nell'esame di compimento inferiore dei conservatori. In realtà, sono utili nei primi due anni, dopodiché - se l'approccio fondamentale allo strumento è corretto e lo studente normale -fare le scale è una perdita di tempo. Come diceva Schumann, lo strumentista che fa le scale è come lo scrittore che ogni mattina recita l'alfabeto...

     

    dralig

  16. Quali sono le differenze tra le scale eseguite con diteggiatura pari e con diteggiatura dispari? Una delle due tecniche produce conseguenze solo sulla velocità? In che modo eseguire le scale "a tre dita" influenza anche la mano sinistra?

     

     

     

    Butterfly

     

    Non si può stabilire a priori quale diteggiatura della mano destra permetta di raggiungere i risultati migliori. Ciascun esecutore ha le sue combinazioni favorite e quelle che invece gli risultano meno favorevoli, o

    addirittura ostiche.

     

    Il Suo maestro ha congegnato una diteggiatura delle scale in cui la mano sinistra prende sempre tre o sei note sulla stessa corda (nel secondo caso, con cambio di posizione). Questo permette di adoperare una o due serie a-m-i,

    cambiando corda sempre all'inizio di una nuova serie, e non all'interno della medesima. E' un grande vantaggio, che però si paga adoperando una diteggiatura della m.s. un poco più complessa, cioè, ad esempio, controllando cinque tasti con quattro dita.

     

    dralig

  17. Mi capita spesso di voler interpretare le "smorfie" dei chitarristi quando suonano la chitarra classica. Potete vedere un esempio nel video nel topic scale di Ciccio Matera.

    Siccome penso che sia un linguaggio del corpo derivato dal fatto che sentono la musica, mi piacerebbe anche sapere il significato di queste "smorfie". Vengono naturali oppure sotto sotto c'è anche un messaggio da lanciare agli spettatori del concerto ??

     

    Certo, il messaggio è: sarebbe molto meglio non fare tutti questi versi.

     

    dralig

  18.  

    Salve a tutti, volevo riproporre la risposta di Fabio Federico in merito alle scale a tre dita. Io trovo che questa sia una scelta molto intelligente, insomma, in tutti gli strumenti la tecnica si evolve, soprattutto il nostro che nel novecento ha avuto una svolta clamorosa e vi è stata la formazione non più di una classe di compositori-esecutori delle proprie musiche, ma veri e propri esecutori, che suonano musiche di altri con difficoltà tecniche diverse e più accentuate. Infondo, perchè usare correndo due dita e non usare, coordinandosi meglio, tre dita con notevole vantaggio di stabilità e di uguaglianza di suono?

    A voi la palla.

     

     

     

    Ci sono chitarristi che raggiungono i risultati migliori adoperando la diteggiatura dispari (ami) e altri che invece preferiscono adoperare le diteggiature pari (i-m oppure i-a): si tratta di opzioni individuali. L'adozione della diteggiatura a-m-i implica una diteggiatura particolare delle scale anche nella mano sinistra. Un ottimo esempio di tale diteggiatura delle scale (in funzione della tecnica a-m-i) è contenuto nel terzo volume della serie "Esercizi speciali di virtuosismo" di Luigi Biscaldi, ed. Bèrben.

     

    dralig

  19. Salve a tutti,

    ho in progetto un concerto con una flautista e stò cercando brani da proporre in duo. Mi sono passati fra le mani opere di Carulli, Giuliani, Piazzolla, Rossini (l'italiana in Algeri arrangiata per i due strumenti), Ibert, Keck e questo Burkhard.. e' datato 1945, è una composizione formata da un preludio, una romanza e una marcia. Qualcuno sa dirmi qualcosa riguardo l'autore e la composizione?

     

    TXS...

     

     

    Marco

     

    p.s: avete qualche brano da consigliare?

     

    E' un gran bel lavoro - uno dei migliori esistenti per la formazione.

     

    dralig

  20. Vorrei avere cortesemente qualche parere autorevole sulla velocità di esecuzione della Grande Ouverture di Giuliani; A quanto pare l'andante sostenuto dovrebbe aggirarsi intorno ai 65-70 bpm ma a mio avviso a questa velocità l'introduzione perde molto del suo carattere maestoso e drammatico diventanto un po troppo triste e noiosa;

    é corretto (nel rispetto della volontà dell'autore) suonare l'introduzione 80-85 bpm e l'allegro maestoso 115-120?

    Grazie giampaolo

     

    La funzione dell'introduzione è drammatica. Il dramma nasce dal contrasto di caratteri tra l'introduzione e l'allegro. In linea di principio, bisogna tendere (senza esagerazioni) a esaltare tale contrasto, non a spianarlo, con stacchi di tempo molto diversi e soprattutto con un uso attento delle dinamiche. Comunque, l'introduzione e l'allegro hanno un elemento in comune, il motivo anacrusico con tre note in levare e un appoggio in battere (strutturazione motivica che, pur mutando nei valori, mantiene sempre lo stesso aspetto in tutto il brano), e questo aspetto andrà posto in primo piano nell'esecuzione: contrasto si, ma tra fattori che hanno origine comune.

     

    dralig

  21. Vorrei avere cortesemente qualche parere autorevole sulla velocità di esecuzione della Grande Ouverture di Giuliani; A quanto pare l'andante sostenuto dovrebbe aggirarsi intorno ai 65-70 bpm ma a mio avviso a questa velocità l'introduzione perde molto del suo carattere maestoso e drammatico diventanto un po troppo triste e noiosa;

    é corretto (nel rispetto della volontà dell'autore) suonare l'introduzione 80-85 bpm e l'allegro maestoso 115-120?

    Grazie giampaolo

     

    La funzione dell'introduzione è drammatica. Il dramma nasce dal contrasto di caratteri tra l'introduzione e l'allegro. In linea di principio, bisogna tendere (senza esagerazioni) a esaltare tale contrasto, non a spianarlo, con stacchi di tempo molto diversi e soprattutto con un uso attento delle dinamiche. Comunque, l'introduzione e l'allegro hanno un elemento in comune, il motivo anacrusico con tre note in levare e un appoggio in battere (strutturazione motivica che, pur mutando nei valori, mantiene sempre lo stesso aspetto in tutto il brano), e questo aspetto andrà posto in primo piano nell'esecuzione: contrasto si, ma tra fattori che hanno origine comune.

     

    dralig

  22. Ho letto, non ricordo dove, che Leonardo da Vinci si cimentò anche nell'avventura musicale, componendo canzoni e accompagnandosi con una lira.

    Non ho mai indatao questo aspetto del geniale artista toscano.

    Approfitto però per segnalare la possibilità di consultare circa 3.000 dei suoi manoscritti attraverso questo sito, di recente presentazione:

     

    E-Leo

     

    La recensione dell'archivio è stata pubblicata da L'Espresso

     

     

    Leonardo suonava, a quanto pare, il liuto. Un suo frammento melodico - l'unico pervenutoci - è alla base di una trattazione scritta dal compositore Roberto Lupi (1908-1971), intitolata "Ars bene movendi". Sul frammento leonardiano, Lupi ha fondato una sorta di arte del contrappunto. molto elaborata e originale.

     

    Anni fa, qualcuno - non ricordo più chi - aveva preso l'iniziativa di commissionare e raccogliere in un'antologia alcuni pezzi per chitarra basati sul "tema" (per così dire) di Leonardo. Ero stato interpellato, e sulle prime avevo anche detto di si, ma poi, non so più perché, non se ne fece nulla. Mi pare di ricordare che l'iniziativa fosse scaturita in ambito iniziatico, rosicruciano, e che avesse anche basi organizzative solide.

     

    dralig

     

     

     

     

     

     

     

    Butterfly

  23.  

    L'interprete deve saper intervenire allo scopo di esaltare (e non ribaltare) le intenzioni del compositore, ma attraverso scelte, mezzi e criteri appartenenti al suo bagaglio espressivo.

     

    è necessario distinguere ciò che vorremmo, da ciò che effettivamente è, nella prassi dell'interpretazione

    l'interprete fa ciò che è nelle sue possibilità di fare, fossero anche queste possibilità, quelle di stravolgere il testo musicale...

    più che tra compositore e interprete io virerei questa discussione sul versante del rapporto, più stretto, tra interprete ed analisi musicale

    l'interpretazione è indubbiamente già di per se, nel 900, la testimonianza più alta dell'analisi musicale

    viceversa essendo l'interprete libero, anche nel manifestare la propria mediocrità, è labile spesso il confine tra la bellezza della chirurgia analitica musicologica e la noia, risultato dell'ennesima produzione musicale dei soliti classical evergreens

     

    Per chi ci legge, è importante innanzitutto comprendere il significato del termine "interpretazione". Normalmente, in campo musicale interpretazione si identifica con esecuzione. L'esecuzione è certo interpretazione, ma esistono altre forme di interpretazione: lo studioso che legge un testo musicale al fine di comprenderlo e di scrivere, su di esso, un saggio o un articolo, senza necessariamente eseguirlo, è sicuramente un interprete. In senso lato, si può interpretare anche componendo: per esempio, Debussy interpreta Rameau, Ravel intepreta Couperin, Britten intepreta Dowland, etc (lungo elenco).

     

    L'analisi musicale è una forma di interpretazione in se stessa, ma è anche uno strumento per l'interprete-esecutore. Lo aiuta a fissare più nitidamente e tenacemente gli aspetti di quella che diverrà la sua esecuzione. D'altra parte, anche l'esecuzione che va direttamente al testo attraverso una semplice lettura, e non passa attraverso un'analisi formalizzata, diviene analisi nella misura in cui adotta scelte particolareggiate e non lascia nulla al caso. Mentre, d'altra parte, rimane tuttora problematica la descrizione delle relazioni dimostrabili tra un certo tipo di analisi musicale e l'atto esecutivo.

     

    Se, da un lato, chiamare analisi una pedissequa tracciatura del percorso armonico di una composizione, e la scomposizione della sua forma in sezioni, mi sembra un po' anacronistico (ma è quello che tuttora si fa nei conservatori, salvo qualche eccezione), d'altro canto tradurre in qualche indicazione concretamente utile - all'alto dell'esecuzione manuale di un'opera - le conclusioni di certe analisi musicali, mi sembra chimerico.

    E se, da un lato, ci fa sorridere l'analista naif che chiama sol minore una triade data sul quarto grado della tonalità di re minore, d'altra parte non saprei quale importanza possa rivestire, ai fini interpretativo-esecutivi, la lettura di un saggio sulla klangfarbenmelodie, alla fine del quale non si riesce a capire in alcun modo che cosa sia la klangfarbenmelodie.

     

    dralig

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