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tecnica, velocità e rilassatezza...


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Una tecnica onnivora, capace di rendersi veicolo per un'esecuzione perfetta di tutto il repertorio, non di una parte di esso.

 

 

Per non essere frainteso come in passato faccio una premessa:

Non sto contestando nessuno e non mi sto riferendo a nessuno in particolare!

 

 

Io, quando mi riferisco a qualcuno, lo nomino, così non sorgono equivoci.

 

 

A me questa idea di 'tecnica onnivora' non convince moltissimo per due motivi:

 

 

Io non intendo convincere né Lei né nessun altro di nulla, e quella della tecnica onnivora non è più un'idea, da almeno vent'anni è una realtà dimostrata e operante: chi, avendo assimilato tale tecnica, suona i concerti di Giuliani, l'opera integrale di Tarrega, l'opera completa di Castelnuovo-Tedesco, i concerti e i brani di Rodrigo, la Sequenza di Berio e i miei pezzi, non è un fantasma, è un concertista in carne e ossa, e non è il solo.

 

 

1-Mi da tanto l'idea di una panacea per tutti i mali,il che è francamente impossibile,mi sembra un'utopia..

 

 

 

Questo genere di utopia pesa sugli ottanta chili, stazza in media 1.80 da terra e si sta moltiplicando sul pianeta con poco utopica evidenza. Utopia è pensare che ciò non esista, perché l'ammetterlo ci obbligherebbe a dare una spolveratina alla nostra formazione.

 

 

 

2-Ognuno è portato per un certo tipo di repertorio,ha una certa indole,di questo ce ne rendiamo conto da soli ma ce lo fa notare anche il fatto che molti grandi hanno voluto suonare tutto ed è andata a finire che sono stati ricordati come grandi esecutori solo di un certo tipo di repertorio..

 

Fatti loro. Nessuno è obbligato a ripetere le gesta e gli errori dei grandi del passato. Che artista è, quello che rinuncia a espandere il proprio repertorio, e a cercare di misurarsi con tutto ciò che esso offre, con la scusa che i grandi del passato non ci sono riusciti?

 

 

 

Quello che mi chiedo è questo,non varrebbe la pena trovare una tecnica adeguata a quello che ci piace suonare e che ci permetta di suonarlo al meglio piuttosto che cercarne una che ci permetta di 'suonare tutto'(dubito dell'esistenza di questa tecnica..)ma con il rischio di non distinguersi mai in nessun 'campo'?

 

 

Scusi, e se a uno piace suonare tutto il repertorio, da Roncalli fino a Ferneyhough (c'è una regola che lo vieta?) e, seguendo il suo precetto, si forgia una tecnica che "permetta di suonarlo al meglio", che cosa sta facendo? Non arriveremo alla mostruosità secondo la quale, non potendo esistere la tecnica omnicomprensiva, perché a Lei piace credere che non esista, costui dovrà limitare la propria esplorazione del repertorio nel timore di smentirLa...

 

 

Ribadisco il fatto che queste sono mie considerazioni e che sarei contentissimo se qualcuno mi inducesse,con motivazioni,a cambiare la mia opinione.

 

Delle Sue opinioni è padrone solo Lei. Dell'evidenza dei fatti già verificatisi, no: Lei è padrone di nasconderli alla Sua vista, non di negarne l'esistenza. Suppongo che il Suo omonimo Fabio Caputo, chitarrista, compositore e musicologo di Buenos Aires, abbia legittimamente esercitato il suo diritto a esistere, anche se Lei non ne era a conoscenza. Adesso, che ne è informato, può scegliere, se interessarsi a lui e al suo lavoro, o affermare che non esiste.

 

dralig

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Una tecnica onnivora, capace di rendersi veicolo per un'esecuzione perfetta di tutto il repertorio, non di una parte di esso.

 

 

Per non essere frainteso come in passato faccio una premessa:

Non sto contestando nessuno e non mi sto riferendo a nessuno in particolare!

A me questa idea di 'tecnica onnivora' non convince moltissimo per due motivi:

 

1-Mi da tanto l'idea di una panacea per tutti i mali,il che è francamente impossibile,mi sembra un'utopia..

 

2-Ognuno è portato per un certo tipo di repertorio,ha una certa indole,di questo ce ne rendiamo conto da soli ma ce lo fa notare anche il fatto che molti grandi hanno voluto suonare tutto ed è andata a finire che sono stati ricordati come grandi esecutori solo di un certo tipo di repertorio..

 

Quello che mi chiedo è questo,non varrebbe la pena trovare una tecnica adeguata a quello che ci piace suonare e che ci permetta di suonarlo al meglio piuttosto che cercarne una che ci permetta di 'suonare tutto'(dubito dell'esistenza di questa tecnica..)ma con il rischio di non distinguersi mai in nessun 'campo'?

Ribadisco il fatto che queste sono mie considerazioni e che sarei contentissimo se qualcuno mi inducesse,con motivazioni,a cambiare la mia opinione.

Non penso di essere ipocrita,infatti come dice la frase allegata ad ogni mio messaggio,il mezzo per non cambiare è non pensare,quindi al momento giusto e con le valide motivazioni sono prontissimo a cambiare le mie opinioni.

 

Il minimo che possa fare un buon esecutore è avere una tecnica in grado di fargli affrontare serenamente ogni tipo di brano. In realtà la tecnica, da sola, non basta. C'è bisogno di metodologia di studio e capacità di controllo (meccanico e musicale) che permettano di affrontare qualunque brano con la sicurezza di poterlo suonare una volta studiato. L'indole, le scelte estetiche, la capacità interpretativa etc... non dovrebbero in alcun modo essere influenzate dalla tecnica. Semmai è vero il contrario. Magari la scelta delle soluzioni tecniche adottate terranno conto dei propri limiti fisici.

 

Ora, un primo grado (molto elementare) tecnico è quello di appropriarsi di meccaniche corrette. Meccaniche che ci permettano: indipendenza delle singole dita, movimenti di ampiezza minima, applicazione della forza in maniera ragionata etc... in funzione di una massima resa sonora (ampiezza dinamica, differenziazione timbrica, pulizia, velocità, agilità, forza etc). Il passo successivo consiste nella capacità di dare "vita alle idee", trasformare in suono la nostra interpretazione, fare bellezza e verità. Qui è possibile un confronto tra i diversi modi di risolvere i problemi; confronto basato sul risultato sonoro. Come giustamente fa notare dralig una tecnica è il risultato di una scelta estetica. Tuttavia è sorprendente notare come tecniche che adottano meccaniche molto diverse portino talvolta a risultati sorprendentemente simili.

 

Oggi la situazione della chitarra è mutata radicalmente, dall'epoca in cui il Maestro Gilardino ha pubblicato il suo trattato. E' possibile, oggi, reperire trattati di tecnica fra i più disparati. Esistono e sono stati adottati con maggiore o minor successo da diversi concertisti (di 1,80, 1,60, 1,50 e meno). Per quanto mi riguarda ho studiato in passato il libro di tecnica del Maestro Gilardino. Mi è servito, molti anni addietro, e non mi è bastato. L'ho usato e sono andato oltre. Ho sviluppato negli anni una tecnica che si è arricchita di influenze le più disparate e che mi permette di affrontare in maniera soddisfacente tutto il repertorio; una tecnica ed una metodologia di studio che sno adeguate alle mie capacità musicali. Questo non limita, comunque, la mia curiosità nè mi impedisce di cercare ulteriori soluzioni...

 

EC

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Per quanto mi riguarda tecnica (meccanica) onnivora, vuol dire saper affrontare "tecnicamente" e senza alcun problema qualsiasi brano che ci si trova a studiare.

 

Chiaramente dal suonare tutto, al "suonare bene tutto" c'è una differenza enorme. Non è più una questione di dita...

 

 

CS

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Oggi la situazione della chitarra è mutata radicalmente, dall'epoca in cui il Maestro Gilardino ha pubblicato il suo trattato. E' possibile, oggi, reperire trattati di tecnica fra i più disparati. Esistono e sono stati adottati con maggiore o minor successo da diversi concertisti (di 1,80, 1,60, 1,50 e meno).

 

 

Sono piacevolmente sorpreso, caro Edoardo. Non ho mai misurato i concertisti dalla loro altezza corporea, ma la notizia che persone alte meno di 1,50 fanno i concertisti di chitarra mi fa contento - sono sempre stato un ammiratore di Biancaneve.

 

 

 

Per quanto mi riguarda ho studiato in passato il libro di tecnica del Maestro Gilardino. Mi è servito, molti anni addietro, e non mi è bastato. L'ho usato e sono andato oltre.

 

 

 

Io ero già oltre il mio libro di tecnica quando lo scrissi 26 anni fa. Non rappresentava né il punto più avanzato delle mie conoscenze né, tanto meno, il nocciolo della mia ricerca artistica. Lo scrissi perché mi serviva un sussidiario da adoperare come pro-memoria per i miei allievi e gli allievi dei miei allievi, non perché ritenessi di collocare, in quel manuale, il punto di arrivo del mio mondo musicale. Era un taccuino, non una stele.

 

 

Ho sviluppato negli anni una tecnica che si è arricchita di influenze le più disparate e che mi permette di affrontare in maniera soddisfacente tutto il repertorio; una tecnica ed una metodologia di studio che sno adeguate alle mie capacità musicali. Questo non limita, comunque, la mia curiosità nè mi impedisce di cercare ulteriori soluzioni...

 

Negli anni, io ho sviluppato altre ricerche in altri campi musicali, e lascio che le opere parlino da sole.

 

drallig

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Per quanto mi riguarda tecnica (meccanica) onnivora, vuol dire saper affrontare "tecnicamente" e senza alcun problema qualsiasi brano che ci si trova a studiare.

 

Chiaramente dal suonare tutto, al "suonare bene tutto" c'è una differenza enorme. Non è più una questione di dita...

 

 

CS

 

Caro Christian, se una categoria che si dedica professionalmente alla musica si ritrova a parlare di tecnica, vuol dire che molti dei suoi esponenti non sono professionisti.

 

dralig

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Per quanto mi riguarda tecnica (meccanica) onnivora, vuol dire saper affrontare "tecnicamente" e senza alcun problema qualsiasi brano che ci si trova a studiare.

 

Chiaramente dal suonare tutto, al "suonare bene tutto" c'è una differenza enorme. Non è più una questione di dita...

 

 

CS

 

Caro Christian, se una categoria che si dedica professionalmente alla musica si ritrova a parlare di tecnica, vuol dire che molti dei suoi esponenti non sono professionisti.

 

dralig

 

 

Sono d'accordo con te, fortunatamente non ne parlo mai.

Per adesso non ho di questi problemi.

 

Scusa ma adesso vado a fare un po' di scale....

 

CS

 

:shock:

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non varrebbe la pena trovare una tecnica adeguata a quello che ci piace suonare e che ci permetta di suonarlo al meglio

 

.

 

una giorno, a lezione da un compositore, imparai una cosa importante...il compositore dovrebbe essere in grado di apprezzare non solo ciò che egli desidera, ciò che sente, volgarmente quello che gli piace...dovrebbe essere anche in grado di farsi sorprendere dalla trascendenza (nel senso qui di Gilardino) del proprio artigianato, il quale può essere in grado di trasportare la musica così scaturita dalla penna (dal piano, dal computer, dalla pietra) verso un luogo a lui stesso sconosciuto, ignoto...l'artigianato per il compositore, l'arte dell'intepretazione per l'interprete sono residui, "tracce di una volontà formatrice che non tanto si riconosce nella organicità di una forma voluta, ma piuttosto si dispone al riconoscimento della formazione di un organismo sorgente dall'evento vissuto" (disse Donatoni)...

 

Non sono un filosofo, ma mi sembra evidente, in quest'affermazione di Donatoni - nella lettura dell'esperienza del comporre, che poche altre persone al mondo come lui avevano condotto al limite estremo - l'allineamento alle posizioni di uno dei massimi pensatori del Novecento, Luigi Pareyson, che nella suo studio sull'estetica colloca il "fare" non come esecuzione di un progetto preordinato nei suoi dettagli, ma piuttosto come una scoperta di ciò che si deve fare attraverso la coscienza del "come" farlo. Lo diceva anche Stravinskij. A farla breve, quella del compositore "mozartiano" che, prima di scrivere la prima nota, ha già in mente tutta la composizione, è una bella favola. Ho parlato qualche volta con Donatoni (a tavola) della relazione tra autore e opera: devo dire che era, al riguardo, molto romantico, ma non glielo dissi mai, perché mi premeva di finire il pasto, e se invece glielo avessi detto, credo che avrebbe tentato di passare a vie di fatto. Era un tipo sanguigno.

 

dralig

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Sono piacevolmente sorpreso, caro Edoardo. Non ho mai misurato i concertisti dalla loro altezza corporea, ma la notizia che persone alte meno di 1,50 fanno i concertisti di chitarra mi fa contento - sono sempre stato un ammiratore di Biancaneve.

 

I nani, spesso, non si misurano con il metro... La mia era naturalmente una provocazione riferita ad un suo messaggio precedente.

 

Io ero già oltre il mio libro di tecnica quando lo scrissi 26 anni fa. Non rappresentava né il punto più avanzato delle mie conoscenze né, tanto meno, il nocciolo della mia ricerca artistica. Lo scrissi perché mi serviva un sussidiario da adoperare come pro-memoria per i miei allievi e gli allievi dei miei allievi, non perché ritenessi di collocare, in quel manuale, il punto di arrivo del mio mondo musicale. Era un taccuino, non una stele.

 

Il taccuino è stato utile a molti allievi ed al sottoscritto. Quando parlo degli anni della mia prima formazione mi scopro spesso a parlare di cose che sembrano venire dal pianeta Marte... In quel momento avevamo una grande "sete" e le fontane a cui dissetarci (concertisti, didatti e trattatistica) erano poche ancorchè note a tutti. Io stesso durante il corso che tenevo a Parigi mi sono visto costretto a pubblicare (ad uso esclusivamente interno) un taccuino di appunti sull'interpretazione. Una sorta di Vademecum per mettere un po' d'ordine nella testa dei moltissimi allievi che non sapevano neanche da dove si cominciasse ad eseguire...

 

Caro Christian, se una categoria che si dedica professionalmente alla musica si ritrova a parlare di tecnica, vuol dire che molti dei suoi esponenti non sono professionisti.

 

Il confronto, a mio avviso, non può e non deve avere argomenti tabù. La tecnica strumentale, in un forum sullo strumento, è uno degli argomenti possibili. Se diventasse l'UNICO argomento di conversazione, io sarei uno dei primi ad abbandonare discussione e comunità non per disprezzo ma per noia!

 

Cordialmente

 

Catemario

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Caro Christian, se una categoria che si dedica professionalmente alla musica si ritrova a parlare di tecnica, vuol dire che molti dei suoi esponenti non sono professionisti.

 

Il confronto, a mio avviso, non può e non deve avere argomenti tabù. La tecnica strumentale, in un forum sullo strumento, è uno degli argomenti possibili. Se diventasse l'UNICO argomento di conversazione, io sarei uno dei primi ad abbandonare discussione e comunità non per disprezzo ma per noia!

 

Cordialmente

 

Catemario

 

Infatti, caro Edoardo, a dire il vero - e considerando gli argomenti, i contenuti e il tenore abituali dei Suoi interventi in questo forum - non ho capito a quale necessità rispondesse il Suo sopraggiungere in una discussione sulla tecnica, al fine di manifestare il superamento, da parte Sua, di concezioni manualistiche della medesima, e il conseguimento di una tecnica declinata nelle particolari esigenze del Suo fare musica: ciò è del tutto ovvio per un concertista. Nessun artista adopera solo una tecnica imparata a scuola o da uno o più manuali, ed è artista anche nella misura in cui si forgia le tecniche proprie. Nel Suo caso - essendo i Suoi concerti e le Sue registrazioni di pubblico dominio - è anche evidente e nessuno, ch'io sappia, si è mai sognato di mettere tutto ciò in forse. Io non sento il bisogno di sottolineare il fatto che non adopero il contrappunto fuchsiano nelle mie composizioni, ma un contrappunto mio: che diamine, se no sarei un chierichetto, non un compositore, non Le pare?

 

dralig

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