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tecnica, velocità e rilassatezza...


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Non intravedo alcuna offesa butterfly....

E' che in effetti vi siete messi a parlare d'altro...

 

Riporto in-topic il thread:

 

Per quanto mi riguarda tecnica (meccanica) onnivora, vuol dire saper affrontare "tecnicamente" e senza alcun problema qualsiasi brano che ci si trova a studiare.

 

A livelli altri Saggese è questo possibile secondo lei?

 

scusa se mi intrometto rob...

secondo me si.

a certi livelli come anche dralig ha detto più volte un passaggio non lo si deve ripetere 10000 volte o qualcosa non funziona bene nella tecnica...

o no?

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Riporto in-topic il thread:

 

Per quanto mi riguarda tecnica (meccanica) onnivora, vuol dire saper affrontare "tecnicamente" e senza alcun problema qualsiasi brano che ci si trova a studiare.

 

A livelli altri Saggese è questo possibile secondo lei?

 

 

Parlando di tecnica puramente meccanica, sinceramente penso di no.

Credo che non sia una qualità raggiungibile da tutti.

 

(aspetto risposte feroci...)

 

 

CS

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Parlando di tecnica puramente meccanica, sinceramente penso di no.

Credo che non sia una qualità raggiungibile da tutti.

 

Pienamente d'accordo sul fatto che non sia cosa per tutti ma secondo me si sta equivocando un elemento fondamentale dello studio.

 

Non si deve pensare alla tecnica come ad un bagagliaio di soluzioni pre-confezionate.

La tecnica è uno studio che aiuta e forma la mente nella ricerca di nuove soluzioni e nello sviluppo di quelle esistenti.

 

Sarebbe come studiare matematica e avere la pretesa di studiare tutte le soluzioni possibili per ciascun tipo di problema: uno studio per l'analisi di una funzione rimane tale per tutte le funzioni. Pretendere di mettere dentro la testa la soluzione specifica di milioni di funzioni singole è oltre che impossibile anche ottuso.

 

Idem con la tecnica. Non abbiate la pretesa di lavorare su tutti i passaggi possibili immaginabili usati nel repertorio della chitarra ma cercate, piuttosto, di imparare a risolvere situazioni nuove applicando un genere di mentalità sviluppata con l'ausilio di esercizi meccanici e ripetuti.

 

Diffidate - e mi ripeto ancora - di chi studia ore ed ore cercando di spingere il metronomo a 200.

Serve a nulla.

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Parlando di tecnica puramente meccanica, sinceramente penso di no.

Credo che non sia una qualità raggiungibile da tutti.

 

Pienamente d'accordo sul fatto che non sia cosa per tutti ma secondo me si sta equivocando un elemento fondamentale dello studio.

 

Non si deve pensare alla tecnica come ad un bagagliaio di soluzioni pre-confezionate.

La tecnica è uno studio che aiuta e forma la mente nella ricerca di nuove soluzioni e nello sviluppo di quelle esistenti.

 

Sarebbe come studiare matematica e avere la pretesa di studiare tutte le soluzioni possibili per ciascun tipo di problema: uno studio per l'analisi di una funzione rimane tale per tutte le funzioni. Pretendere di mettere dentro la testa la soluzione specifica di milioni di funzioni singole è oltre che impossibile anche ottuso.

 

Idem con la tecnica. Non abbiate la pretesa di lavorare su tutti i passaggi possibili immaginabili usati nel repertorio della chitarra ma cercate, piuttosto, di imparare a risolvere situazioni nuove applicando un genere di mentalità sviluppata con l'ausilio di esercizi meccanici e ripetuti.

 

Diffidate - e mi ripeto ancora - di chi studia ore ed ore cercando di spingere il metronomo a 200.

Serve a nulla.

 

 

La penso allo stesso modo.

 

Ah .. meglio studiare a 200 di metronomo alla semicroma

8)

 

CS

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La penso allo stesso modo.

 

Ah .. meglio studiare a 200 di metronomo alla semicroma

8)

 

CS

 

 

maròòò...che cazzimma, direbbero alcuni miei cari amici!!!

:lol:

comunque sono d'accordo con voi

credo nello stesso tempo che questa idea di tecnica "assoluta" per molti giovani studenti sia contemporaneamente uno stimolo che un ostacolo...responsabilità sia del maestro che dell'allievo dovrebbe essere quella di accompagnare lo strumentismo fine a se stesso alla musica, quindi all'arte dell'intepretazione musicale (premesso ovviamente che si desideri diventare interpreti)...

 

Il Suo messaggio inizia bene, Fabio, poi si converte in una esortazione ecumenica ai maestri e agli allievi a comportarsi lodevolmente. Il fatto è, e Lei lo sa benissimo, che, mentre lo strofinamento del mobile è attività democraticamente aperta a tutti, il far musica è un po' meno accessibile.

Dovrebbe, si. Se potesse.

 

dralig

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Sono un poco perplessa, non capisco perchè in un forum anche i professionisti, essendo tali, non dovrebbero discutere di tecnica o di altri temi basilari. Lo chiedo senza nessun intento polemico.

 

Premesso che la polemica, esercitata correttamente, cioè riguardo le idee e gli argomenti, e con pieno rispetto delle persone, è strumento civilissimo di cultura e di relazione, faccio notare che io non ho mai detto che non si dovrebbe discutere di tecnica. Infatti, stavo partecipando a una discussione sulla tecnica. Proprio perché non esistono divieti, mi sono sentito in diritto di osservare come, a parer mio, risultasse sorprendente che un noto concertista sopravvenisse a rendere noto il fatto che, nella sua storia personale, si era verificato, a un certo punto, il superamento delle tecniche manualistiche: e la mia sorpresa derivava dal fatto che questa "personalizzazione" della tecnica è normale in tutti coloro che abbiano raggiunto uno stile personale. Il maestro Catemario ha poi soggiunto che il Suo intervento aveva una valenza didattica, e io ho accettato questa Sua conclusione. Riconosciuto tutto ciò, ribadisco la mia osservazione. Non so di che cosa parlino, nei loro club, i dentisti, gli avvocati e i giocatori di hockey, ma so per certo che, nei convegni tra letterati, si parla di poesia, di romanzi e di saggi, non di ortografia, grammatica e sintassi, dando per scontato che chi partecipa alla vita letteraria non abbia più bisogno di tornare sugli argomenti insegnati nella scuola primaria.

 

Prego di cogliere la differenza esistente tra il manifestare stupore perché a un certo punto, nel dibattito su un argomento, è affiorata una dichiarazione sorprendente, e il voler mettere all'indice l'argomento stesso: a me non sembra una sottigliezza e, visto che le regole della corretta polemica non permettono di attribuire a qualcuno cose che non ha detto, per poi prendere posizioni contrarie, mentre l'amabile conversazione sembra invece ammetterlo, esorto a polemizzare senza problemi. Ne guadagnano la sostanza e la correttezza del dibattito.

 

dralig

 

dralig

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[

 

Idem con la tecnica. Non abbiate la pretesa di lavorare su tutti i passaggi possibili immaginabili usati nel repertorio della chitarra ma cercate, piuttosto, di imparare a risolvere situazioni nuove applicando un genere di mentalità sviluppata con l'ausilio di esercizi meccanici e ripetuti.

 

 

E' stato dimostrato da studi neurologici che la differenti contestualizzazioni di un determinato passaggio (ad esempio, una scala) creano situazioni nelle quali il cervello non trasferisce le nozioni apprese in contesti diversi. Dunque, se in un pezzo c'è una scala in la maggiore, l'averla studiata separatamente non serve a nulla: mutando il contesto, si riparte da zero.

 

Dopo il secondo- terzo anno, fare le scale serve soltanto a coloro che hanno problemi di tecnica (per aggravarli) e per guardare la televisione, occupazione priva di significato, che ben si accoppia al far le scale.

 

Scrive Robert Schumann: certi virtuosi si addestrano a suonare le scale ogni giorno, fino alla più tarda età. E' come se i poeti, alzandosi dal letto, recitassero ogni mattina l'alfabeto.

 

dralig

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Partiamo da un dato significativo di base... i concertisti, da sempre, che sulla faccia della terra hanno fatto parlare di sè sono dei virtuosi del proprio strumento (e mi riferisco a coloro che posseggono una bella tecnica fatta di rapidità - soprattutto - precisione, potenza e così via).

Alla gente comune, agli organizzatori di spettacoli ed al chitarrista con una preparazione media interessano soprattutto queste cose. Iniziando dal caro Williams, passando dai Barrueco, Russell, Assad o Yamashita, fino ai nuovi talenti cinesi giovanissimi o ai nostri Micheli e Aniello, fanno tutti quanti leva principalmente sull'aspetto virtuosistico.

 

Quindi la tecnica serve, eccome!

Per rispondere alla domanda iniziale, direi che essa si basa esclusivamente sulla mera ripeizione meccanica degli stessi movimenti delle dita per ore e ore, giorni e giorni, mesi, anni. Al pari di uno sportivo, che allena i propri muscoli tutti i giorni, un musicista, a differenza invece di un pittore o un poeta, ha in più questa incombenza: esercitare le proprie mani, tenerle sempre elastiche e scattanti, perfezionare singoli passaggi, ripetere e provare lo stesso punto da capo a fondo anche cento volte (salvo poi sbagliarlo in concerto perchè subentrano fattori emotivi, di stanchezza o più banalmente di concentrazione).

 

Un mio amico presente in questo forum mi ripete spesso che queste sono le uniche cose che effettivamente un insegnante è in grado di trasferire agli allievi perchè, al contrario, insegnare l'arte musicale, facendo uso solo della propria sensibilità artistica, essendo soggettiva e unica, rimane impossibile. Spiegare la musica, l'arte, ad un ragazzo di 10, 15 o 20 anni è impresa ardua, oltre che inutile, perchè queste cose sono innate... o ce le hai dentro oppure fai quel che puoi.

 

Quindi io trovo assolutamente legittimo per un musicista parlare di tecnica meccanica legata alla velocità e al superamento delle difficoltà purchè l'allievo sia ben consapevole che tutto ciò debba asservire unicamente la musica e non diventare l'unico scopo del fare musica.

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Sono un poco perplessa, non capisco perchè in un forum anche i professionisti, essendo tali, non dovrebbero discutere di tecnica o di altri temi basilari. Lo chiedo senza nessun intento polemico.

 

Premesso che la polemica, esercitata correttamente, cioè riguardo le idee e gli argomenti, e con pieno rispetto delle persone, è strumento civilissimo di cultura e di relazione, faccio notare che io non ho mai detto che non si dovrebbe discutere di tecnica. Infatti, stavo partecipando a una discussione sulla tecnica. Proprio perché non esistono divieti, mi sono sentito in diritto di osservare come, a parer mio, risultasse sorprendente che un noto concertista sopravvenisse a rendere noto il fatto che, nella sua storia personale, si era verificato, a un certo punto, il superamento delle tecniche manualistiche: e la mia sorpresa derivava dal fatto che questa "personalizzazione" della tecnica è normale in tutti coloro che abbiano raggiunto uno stile personale. Il maestro Catemario ha poi soggiunto che il Suo intervento aveva una valenza didattica, e io ho accettato questa Sua conclusione. Riconosciuto tutto ciò, ribadisco la mia osservazione. Non so di che cosa parlino, nei loro club, i dentisti, gli avvocati e i giocatori di hockey, ma so per certo che, nei convegni tra letterati, si parla di poesia, di romanzi e di saggi, non di ortografia, grammatica e sintassi, dando per scontato che chi partecipa alla vita letteraria non abbia più bisogno di tornare sugli argomenti insegnati nella scuola primaria.

 

Prego di cogliere la differenza esistente tra il manifestare stupore perché a un certo punto, nel dibattito su un argomento, è affiorata una dichiarazione sorprendente, e il voler mettere all'indice l'argomento stesso: a me non sembra una sottigliezza e, visto che le regole della corretta polemica non permettono di attribuire a qualcuno cose che non ha detto, per poi prendere posizioni contrarie, mentre l'amabile conversazione sembra invece ammetterlo, esorto a polemizzare senza problemi. Ne guadagnano la sostanza e la correttezza del dibattito.

 

dralig

 

dralig

 

 

le vostre parole mi hanno incuriosita e mi piacerebbe qualche chiarimento semplice semplice.

 

Avevo estrapolato alcune frasi della discussione che mi avevano colpita e posto questa domanda, nel modo piu' sincero e spontaneo in cui l'avevo formulata a me stessa.

Non credo si possa entrare in polemica o discutere alla pari con persone che hanno piu' preparazione in uno specifico campo, al massimo si può chiedere "amabilmente" spiegazione di qualcosa che che si desidera approfondire o inquadrare correttamente.

Ognuno di noi è specialista in qualche materia.

La parola "polemica" ha insito il significato di "combattimento", evento che eticamente dovrebbe svolgersi solo ad armi pari e tra persone che abbiano voglia e/o motivo di farlo.

Non era mia intenzione attribuire a nessuno cose non dette; chi mi conosce sa che non è mia abitudine dibattere scorrettamente, mi spiace se l'impressione è stata diversa.

 

Mi è stato segnalato di porre le domande di tipo "scontato" o "noioso" per chi le ha già sentite tante volte, nelle sezioni del forum riservate alla richiesta di suggerimenti tecnici; non appartenendo a nessuna delle categorie indicate in quella sezione e non potendo partecipare a questa conversazione, mi ritiro dal dibattimento, sinceramente un pochino delusa, ma piu' per l'aspetto umano che non per la questione in sè.

 

 

Butterfly

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Cristiano Porqueddu ha scritto:[

 

Idem con la tecnica. Non abbiate la pretesa di lavorare su tutti i passaggi possibili immaginabili usati nel repertorio della chitarra ma cercate, piuttosto, di imparare a risolvere situazioni nuove applicando un genere di mentalità sviluppata con l'ausilio di esercizi meccanici e ripetuti.

 

Dralig ha scritto :

 

 

E' stato dimostrato da studi neurologici che la differenti contestualizzazioni di un determinato passaggio (ad esempio, una scala) creano situazioni nelle quali il cervello non trasferisce le nozioni apprese in contesti diversi. Dunque, se in un pezzo c'è una scala in la maggiore, l'averla studiata separatamente non serve a nulla: mutando il contesto, si riparte da zero.

 

Dopo il secondo- terzo anno, fare le scale serve soltanto a coloro che hanno problemi di tecnica (per aggravarli) e per guardare la televisione, occupazione priva di significato, che ben si accoppia al far le scale.

 

Scrive Robert Schumann: certi virtuosi si addestrano a suonare le scale ogni giorno, fino alla più tarda età. E' come se i poeti, alzandosi dal letto, recitassero ogni mattina l'alfabeto.

 

Sinceramente dopo il quinto anno non ho dedicato molto tempo delle mie giornate agli esercizi di tecnica, preferendo affrontare con spirito rigoroso le composizioni da suonare.

 

In vista del diploma però, sento l'esigenza di migliorare le mie capacità tecniche e la padronanza dello strumento, per giungere nell'aula dell'esame con la massima rilassatezza fisica.

 

Dunque, oltre ad uno studio particolarmente analitico del repertorio, ho deciso di dedicare circa un'ora e mezza della mia giornata ai noti esercizi tecnici (anche a mo' di riscaldamento), sperando in qualche effetto benefico (che già sto avvertendo).

 

...però con la televisione spenta... :P

 

Andrea

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