Alfredo Franco Inviato 20 Novembre 2006 Group: Membri Topic Count: 84 Content Count: 1188 Reputation: 77 Joined: 03/12/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 20 Novembre 2006 Ti assicuro che la maggioranza delle persone che vanno abitualmente ai concerti di musica classica non è in grado di sentire una stecca. Quando l'interprete è un vero artista è in grado di stendere una sorta di coperta sensoriale nei confronti del pubblico per portarlo su territori altri.
Butterfly Inviato 20 Novembre 2006 Group: Membri Topic Count: 227 Content Count: 1196 Reputation: 0 Joined: 31/01/2006 Status: Offline Autore Inviato 20 Novembre 2006 La maggioranza, hai detto bene. Ecco, se proprio volessi avanzare delle pretese verso un artista gli chiederei di fare del suo meglio per non suonare per "la maggioranza". Non credo che ce ne sarebbe bisogno, tuttavia. Gli artisti non sono già di per se stessi, "per la maggioranza". Butterfly
Angelo Gilardino Inviato 20 Novembre 2006 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 20 Novembre 2006 Ti assicuro che la maggioranza delle persone che vanno abitualmente ai concerti di musica classica non è in grado di sentire una stecca.. Dipende dallo strumento, Alfredo. Uno spiazzamento di un dito da parte di un pianista si traduce nella chiamata di una nota che non c'entra con quella che si deve suonare: estranea quanto si vuole al discorso musicale in atto, è pur sempre un suono, un bel suono, che si differenzia da quelli giusti solo per la sua impertinenza. Già più delicata si fa la situazione per un violinista: un piccolo spiazzamento di un dito produce si un suono, ma un suono non intonato: è vero che, se non si tratta di una nota brevissima in un contesto veloce, il violinista la può sempre aggiustare, ma la prima impressione è indubbiamente sgradevole - ne ho ricevute molte, una sera ricordo Oistrakh sistematicamente calante nel primo tempo della Sonata a Kreutzer, e Dio sa se dava fastidio. Nel caso del chitarrista, il danno è massimo: uno spiazzamento di un dito, anche sul tasto giusto, ma non preciso rispetto alla barretta, ha come conseguenza un rumore, che rovina il suono. Ricordo un concerto di Segovia nel 1959, con la sua Hauser ormai al lumicino, e la frizione immancabile ogni volta che suonava un si bemolle in seconda corda - una cosa atroce. Quindi veramente il chitarrista balla sui fili, e ha la vita più difficile di qualunque altro strumentista. Un concerto interamente limpido di un chitarrista è cosa rarissima...Giustamente, ci appuntiamo su altri aspetti dell'"offerta musicale", ma è indubbio che l'errore disturba. D'altra parte, certi "flash" di Bream si verificavano principalmente nei suoi concerti più disastrosi, quasi a compensazione... Quando l'interprete è un vero artista è in grado di stendere una sorta di coperta sensoriale nei confronti del pubblico per portarlo su territori altri. Certo, ma dobbiamo ammettere che capita di rado, molto di rado, nel caso dei concerti di chitarra. Per cui, si finisce per dare importanza al fattore meccanico e alla pulizia, in mancanza d'altro... dralig
Alfredo Franco Inviato 20 Novembre 2006 Group: Membri Topic Count: 84 Content Count: 1188 Reputation: 77 Joined: 03/12/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 20 Novembre 2006 Si Angelo, hai ragione, la chitarra da questo punto di vista è uno strumento tremendo, impietoso e non risparmia nessuno. Io mi ricordo di concerti con stecche e senza stecche, magari dello stesso chitarrista...non so dire ora se in quelli senza stecche effettivamente queste non ci furono, so che ero in una dimensione sensoriale altra, extra quotidiana, fatta di un qualcosa razionalmente inesplicabile. Dei nomi mi vengono in mente, Ghiglia, de Santi, Diaz,...gente che in quei concerti ha dato vita a qualcosa di dionisiaco, di sconvolgente per i sensi...
Angelo Gilardino Inviato 20 Novembre 2006 Group: Membri Topic Count: 87 Content Count: 2241 Reputation: 100 Joined: 24/11/2005 Status: Offline Device: Macintosh Inviato 20 Novembre 2006 Si Angelo, hai ragione, la chitarra da questo punto di vista è uno strumento tremendo, impietoso e non risparmia nessuno. Io mi ricordo di concerti con stecche e senza stecche, magari dello stesso chitarrista...non so dire ora se in quelli senza stecche effettivamente queste non ci furono, so che ero in una dimensione sensoriale altra, extra quotidiana, fatta di un qualcosa razionalmente inesplicabile. Dei nomi mi vengono in mente, Ghiglia, de Santi, Diaz,...gente che in quei concerti ha dato vita a qualcosa di dionisiaco, di sconvolgente per i sensi... A de Santi dobbiamo riconoscere cristallina, indefettibile onestà artistica: quando - ancora giovane - ha sentito affievolirsi in lui l'ispirazione, non ha fatto leva sulla sua immensa bravura per continuare a suonare: con gesto di estrema coerenza, ha attaccato la chitarra al chiodo, noncurante dei contratti che aveva in tasca, e ha dedicato il suo talento ad altre attività. - nelle quali ha avuto successo quanto ne aveva come chitarrista (il talento non è acqua). Abbiamo potuto ascoltare il suo ultimo concerto di artista dionisiaco - come dici tu - ma ci ha risparmiato il suo successivo concerto, quello che sarebbe stato il primo di una routine professionale. dralig
prf83 Inviato 20 Novembre 2006 Group: Membri Topic Count: 18 Content Count: 236 Reputation: 0 Joined: 16/12/2005 Status: Offline Inviato 20 Novembre 2006 Certo, ma dobbiamo ammettere che capita di rado, molto di rado, nel caso dei concerti di chitarra. Per cui, si finisce per dare importanza al fattore meccanico e alla pulizia, in mancanza d'altro... dralig L'ultimo concerto cui ho assistito cercavo di non pensarci, ma mi era inevitabile... Il chitarrista era (ed è) bravo tecnicamente, ma ascoltandolo io non riuscivo a non pensare e "osservare" la sua tecnica... E poi soprattuto dei brani che conoscevo (quasi tutti - ahimé) non riuscivo a non farne il paragone con esecuzioni migliori. Non è una malattia vero? Una sindrome del "chitarrista ascoltatore"? Esistono concertisti-chitarristi in grado di far pensare solo alla musica?... Lo spero.
Cristiano Porqueddu Inviato 20 Novembre 2006 Group: Ammministratori Topic Count: 865 Content Count: 3653 Reputation: 227 Joined: 14/11/2005 Status: Offline Device: Windows Inviato 20 Novembre 2006 E poi soprattuto dei brani che conoscevo (quasi tutti - ahimé) non riuscivo a non farne il paragone con esecuzioni migliori. E' un problema anche dalla parte di chi ascolta, come vedi.
prf83 Inviato 20 Novembre 2006 Group: Membri Topic Count: 18 Content Count: 236 Reputation: 0 Joined: 16/12/2005 Status: Offline Inviato 20 Novembre 2006 E poi soprattuto dei brani che conoscevo (quasi tutti - ahimé) non riuscivo a non farne il paragone con esecuzioni migliori. E' un problema anche dalla parte di chi ascolta, come vedi. Sì, senza dubbio. Ma riuscire a stornare dalla mente le conoscenze retrograde di bran noti e stranoti non è facile...
Waller Inviato 20 Novembre 2006 Group: Membri Topic Count: 41 Content Count: 470 Reputation: 0 Joined: 17/11/2006 Status: Offline Inviato 20 Novembre 2006 Gentili lettori, soprattutto butterfly e dralig, spiego meglio la mia frase. Così come nella vita, nella musica gli errori si fanno. Tutti, anche i più grandi chitarristi. Io volevo solo dire che l'importante è saperlo correggere continuando a suonare, senza interruzioni o lunghe pause, magari improvvisando . Chi riesce a farlo (conosco due persone che lo riescono a fare) dimostrano solamente che conoscono la musica e chi non lo riesce a fare dimostra solamente che si basa sulla memoria. Basarsi sulla memoria è come stare in equilibrio su un filo, se lo perdi cadi. Spero di essere stato chiaro Io stesso ho una esperienza di un concerto nella quale sono inceppato e non mi sono ripreso. Ma sono onesto. Ammetto che forse non ero pronto per farlo e non cerco l'ansia come capro espiatorio.
Waller Inviato 21 Novembre 2006 Group: Membri Topic Count: 41 Content Count: 470 Reputation: 0 Joined: 17/11/2006 Status: Offline Inviato 21 Novembre 2006 Vorrei chiedere gentilmente al M.° Gilardino cosa intende per apprendimento "astratto, senza strumento". E' un metodo di studio opportuno anche per chi inizia a studiare? Cercherò di spiegarmi con un esempio. Un esecutore - un chitarrista, supponiamo, dato che la musica per chitarra non è in genere monodica e quindi presenta una certa complessità polifonica - suona un pezzo. Lei gli tolga la chitarra di mano, gli dia un foglio pentagrammato e una penna, e gli chieda di scrivere quello che ha appena suonato. Constaterà come ben pochi siano in grado di farlo. Constatazione: non hanno affatto memorizzato la musica che suonano, ma una serie di gesti manuali che conducono all'esecuzione del pezzo, esecuzione che loro controllano con il riconoscimento auditivo di quello che suonano. Se il rifornimento della memoria gestuale si spezza (per esempio, a causa di una scarica di adrenalina indotta dal trac), il riconoscimento auditivo non può soccorrerli, perché non funziona all'indietro. Ed ecco il vuoto di memoria. Per "sapere" veramente un pezzo a memoria, bisogna saperne ricordare le note in tutti i paramentri anche senza avere lo strumento in mano, in altre parole bisogna poterlo riscrivere o recitare. A rendere sistematico questo metodo di apprendimento del testo musicale in un'opera didattica, fu il didatta tedesco Carl Leimer, maestro di Walter Gieseking, che pubblicò negli anni Cinquanta uno scarno "metodo di perfezionamento pianistico", che io adottai subito per i miei affari chitarristici e cercai poi, con alterne fortune, di trasmettere ai chitarristi miei allievi. Questo metodo di apprendimento e di memorizzazione della musica è da adottare quando serve imparare i brani a memoria. Il principiante fatica di più, l'esecutore esperto di meno. dralig Esattamente Butterfly, penso che anche sulle mie frasi precedenti abbia risposto alla meglio Gilardino. Tutto quello che ha detto corrisponde a quello che volevo dire e che forse ho spiegato in malo modo.
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