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Ma certo, questo è fuori di dubbio. Il contenuto è più importante di tutti. Fin qui ci siamo. Ma io dico proprio perchè è il più importante perchè non dargli una presentazione migliore.

 

Te lo detto che ho assistito (lavorando a teatro) ad un monologo di un ora e mezza. Pieno di contenuto s'intende, al contrario degli americani che spesso tengono di più alla realizzazione della presentazione che al contenuto.

Ma dopo un po che lo guardavo, gli occhi si stancavano, sempre la stessa scena, una sedia e 4 assi di legno, la stessa luce, non sono più riuscito a seguirlo anche se interessante per quanto riguarda il contenuto.

Ora, cosa ci voleva a dargli più scenografie per renderlo più seguibile ??

 

Quello che dico io è che il chitarrista classico che si lamenta (giustamente) delle carenze e vorrebbe correggerle, deve prendere atto che se è effettivamente così, bisogna fare delle modifiche.

E' ovvio che per un intenditore il punto fondamentale del concerto è il pezzo eseguito, ma bisogna andare incontro ad un pubblico se si vuole una lodevole approvazione.

Il giovane abituato ascoltare Metal e Rock (come sono stato io e come sono stati molti altri) che giudica la classica senza effettivamente conoscerla, potrebbe essere avvicinato anche da questi elementi.

L'atmosfera ha sempre avuto un ruolo di attrazione, che non vuol dire essere fondamentale ma vuol dire che potrebbe aiutare in qualche modo.

 

E' chiaro che pochi si avvicinano alla classica se non volete dargli neanche un po' di moda e di fascino. Poi uno è attratto, incomincia (anche se non capisce ancora niente) a seguirla, poi si fa una cultura ed ecco che incomincia ad essere dentro a questo mondo.

 

Adottare piccoli sistemi (che possono essere anche non fondamentali) ma che correggano quella mancanza di pubblico che si viene a creare. Ma se a voi va bene un pubblico scelto perchè sono pochi i colti che possono seguirla non vi dovete domandare come mai c'è carenza nella musica classica.

 

Continueranno i soliti noiosissimi cliscè sul chitarrista classico che portano all'allontanamento delle masse più utili che sono i giovani.

 

Il tuo discorso è agghiacciante.

 

La pretesa di piallare verso il basso la cultura, al fine di renderla avvicinabile alla massa...massa, c'è ancora spazio per la massa o è maggiormente lecito riferirsi ad un'eventuale moltitudine di soggetti?!?..., non porta a nulla di buono.

 

L'idea che nei grandi numeri risieda la verità è fascista.

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Il tuo discorso è agghiacciante.

 

La pretesa di piallare verso il basso la cultura, al fine di renderla avvicinabile alla massa...massa, c'è ancora spazio per la massa o è maggiormente lecito riferirsi ad un'eventuale moltitudine di soggetti?!?..., non porta a nulla di buono.

 

L'idea che nei grandi numeri risieda la verità è fascista.

 

Esagerato... :) Io penso fondamentalmente che ci siano da sempre artisti e compositori che si possono definire (definizione brutta ma rende l'idea) aristocratici e altri che pensano che la musica colta abbia anche un forte valore sociale che si aggiunge al piacere di praticarla.

 

I grandi numeri non determinano la qualità di un'opera, ma l'allargamento dell'interesse verso la chitarra è un mio personale obiettivo.

 

Presentare in maniera più moderna un recital di chitarra non significa intaccare il valore in sè dell'opera, ma coinvolgere un po' di più i non addetti ai lavori. E' un valore aggiunto, non un imbarbarimento.

 

Ciò che conta alla fine è il contenuto e qui mi sembra siamo tutti d'accordo, waller compreso.

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Per Cristiano : Non si può seguire un concerto o uno spettacolo con intensità costante, i piccoli cali di attenzione ci sono e la mente cerca qualche altra distrazione (quello ad esempio che appallottola una cartina tra le mani).

Se i giovani si allontanano mi sta bene ma dopo non si può stupirsi del fatto che nessuno segue la musica classica.

I maestri dovrebbero sapere che per insegnare bisogna abbassarsi al livello dell'allievo per poi portarlo e avviarlo alla loro cultura.

Piccolissime cose come la scenografia che avvicinino, dopo il resto e la conclusione la trarranno loro.

 

Per M. Giulio Tampalini : la penso così

 

Per Alfredo Franco : "L'idea che nei grandi numeri risieda la verità è fascista" questa la tua citazione

 

I capi fascisti utilizzavano questa tecnica psicologica della forza e della grandezza per far crescere (e l'hanno fatto) il loro carisma e l'autostima di una nazione.

Il bilancio dopo la II guerra mondiale è stato ipernegativo per l'illusione dei tonti che ci hanno creduto(anche se una parte era obbligata a credere) e i bagni di sangue. Parlano le statistiche.

Il mio discorso Alfredo Franco è diverso. Avvicinare la massa non illudendola ma facendola crescere e facendola capire.

 

Non so perchè bisogna sempre tirar fuori la politica del fascismo, del comunismo, ecc. Per me riguardo a questo possono parlare le persone che l'hanno vissuta, non chi è nato dopo.

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I grandi numeri non determinano la qualità di un'opera, ma l'allargamento dell'interesse verso la chitarra è un mio personale obiettivo.

 

Presentare in maniera più moderna un recital di chitarra non significa intaccare il valore in sè dell'opera, ma coinvolgere un po' di più i non addetti ai lavori. E' un valore aggiunto, non un imbarbarimento.

 

Ciò che conta alla fine è il contenuto e qui mi sembra siamo tutti d'accordo, waller compreso.

 

Mi sembra che il M.° Tampalini faccia il ragionamento piu' sensato.

Non si tratta di attirare il pubblico con gli effetti speciali cinematografici ma di offrire un incontro con la musica di alto livello, un'esperienza gioiosa e non penitenziale.

 

All'epoca di Tarrega, per esempio, la chitarra classica non aveva anche una connotazione "salottiera", nel senso positivo del termine? O gli spettatori venivano accolti con la scopa all'ingresso dei concerti? ;)

E' proprio nell'arte piu' autentica che forma e contenuto si compenetrano, tanto che una trascende l'altro.

Arturo Toscanini scriveva: "Siate democratici nella vita, ma aristocratici nell'arte".

 

Ciao!

 

 

Butterfly

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Il M.Tampalini ha esposto quello che ho cercato di dire. Il senso era quello.

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Ospite Nicola Mazzon
Una persona se va ad un concerto, se vuole ascoltare "musica", dovrebbe poter chiudere gli occhi e ascoltare...

ci puoi mettere l'interprete con una parrucca da cugini di campagna e uno sfondo dietro che raffiguri quello che vuoi...ma ad un concerto gli occhi non devono servire se non per trovare la sedia dove sedersi...

 

chiudere gli occhi e magari ascoltare, poi quando si hanno le pause di riflessione gli occhi cercano qualcosa e non lo trovano, e si cade in un sonno profondo.

 

Che devono cercare gli occhi scusa? Se uno soffre il sonno ed è interessato ad ascoltare un concerto, si fa una dormitina prima di andarci.

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Interessante questione.

Devo dire che mi trovo tendenzialmente d'accordo con Waller. E vi spiego perché.

Mi allontano un momento dal fulcro della discussione per proporvi un'altro spunto di riflessione. Pensiamo per un momento ai programmi dei più noti concertisti sulla scena internazionale... cosa sono se non tentativi di coinvolgere quante più persone possibili? Voi ci vedreste un Barrueco alle prese con Donatoni o le Sonate di Henze?

 

In un certo qual senso il discorso con la scenografia è molto simile.

Si possono proporre programmi di una certa qualità artistica anche se ben conditi da un apparato scenico intrigante (luci, ombre, ambienti confortevoli), e perchè no, come dice Cristiano, anche da un bel Martini tra un tempo e l'altro (magari servito da una avvenente fanciulla..:D) e, secondo me, l'effetto finale non potrebbe che essere migliore.

 

In fondo, che male c'è a rendere più confortevole e accattivante un posto dove si produce cultura anche di altissimo spessore? Sembra quasi che questa non possa sposarsi con il mondo frivolo di uno snack-pausaprimotempo, o un palcoscenico abbellito da piante e fiori o da brochure in carta lucida dorata.

 

Sono cose complementari. Nessuna esclude l'altra. Semmai il punto è che a queste cose dovrebbe pensarci un organizzatore attento e non l'artista interessato, al quale spetta solo il compito di produrre Arte.

 

I giovani e i meno giovani non sanno semplicemente cosa sia la musica classica, ma non sono ignoranti, cattivi o prevenuti. Sono solo persone che non hanno avuto occasione di conoscere il bello che c'è in certe forme d'arte. E per fare questo, noi musicisti professionisti, dovremmo anche giocare con le stesse armi utilizzate da chi si occupa professionalmente di attirare molta gente, ad esempio, con la pubblicità in TV o con altri mezzi video o simili.

Da queste persone, invece, abbiamo tutto da imparare.

Un po' di umiltà servirebbe più a noi che a loro. Voliamo così in alto, a volte, che non ci accorgiamo di essere rimasti da soli.

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Spiegata nel migliore dei modi anche da Francesco Diodovich. Il bello dell'arte sta anche nel condividerla. Questo ha un senso. Chi vuol star da solo nell'arte o con pochi, o è un artista triste o è un eremita.

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Posso dirvi una cosa in tutta franchezza? anche qui si sta cercando di rimanere sui primi strati ma, purtroppo, bisogna andare dentro alla questione, dentro all'arte. Chi se ne frega degli sfarzi se poi la sostanza è povera? chi se ne frega se Barrueco suona in un luogo bellissimo e pieno di luci una trascrizione per chitarra di Zucchero per attirare la gente... Ma chi se ne frega degli interpreti in generale... Lodiamo i compositori, sono quelli i veri artisti, cosa ci preoccupiamo se i "grandi interpreti" suonano due cavolate per far contento il pubblico, cavoli loro, se voglion fare così ben venga, non trovate? Esistevano anche gli esecutori artisti, ma credo sia una categoria estinta o quasi...

 

°_O

 

Ritengo che si rimane sempre ai margini della questione, a dibattere su ciò che appare e non su ciò che è.

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