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Quello che contesto è il ritenere superfluo imparare /insegnare a farlo.

 

Butterfly

Questo non l'ho mai detto e non mi sogno neppure di pensarlo.

Lo studio è fondamentale per la vita. Tutti dovrebbe cimentarsi con mille cose, per carità.

Il problema nasce solo quando ci si improvvisa professionisti, tutto qui.

Come si diceva all'inizio, un po' di buon senso dovrebbe guidarci nell'affrontare un pubblico solo quando siamo perfettamente padroni dell'argomento in questione.

Poi se uno vuol farlo lo stesso, che lo faccia.

Perlomeno si sarà divertito. Solo questo.

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Inviato

Ma di cosa vi lamentate?

Allora cosa dovrebbe dire un compositore che cerca di far conoscere ciò che ha scritto?

Può forse fare a gara con il chitarrista di turno che pubblica i suoi lavori rivendendoli ai propri allievi?

Ospite Neuland
Inviato
Perchè non parliamo delle difficoltà che incontrano molti giovani chitarristi (preparati e che si sentono di suonare in pubblico) nel trovare associazioni musicali o culurali o enti pubblici che li facciano esibire?

 

Perchè queste probabilmente pretendo una qualità ed una serietà professionale che non riscontrano nel mondo della chitarra. Cioè quel mondo di cui si discute e si è discusso in questi e altri 3d in questa settimana.

Probabilmente, incalzate anche da una necessità culturale, sono stanche di sentirsi proporre un repertorio stereotipato e (pur nelle sue pagine di qualità) svincolato dal mondo della musica.

 

... e molto spesso è ancora più semplice, quando gli organizzatori al chitarrista rispondono: Chitarra? Ma non ci viene nessuno.

 

Pensiamo a Segovia come il genio che ha aperto le porte delle sale da concerto in tutto il mondo alla chitarra; purtroppo adesso sembra che si sono aperti per lui, ma non in ugual misura per lo strumento. Incontrai una signora newyorkese, ultra 70enne, che facceva da guida alla Carnegie Hall che, quando mi sono presentato come chitarrista, ricordava quel chitarrista spagnolo, Segovia; "Ma non si sentiva molto", era il massimo di commento che è riuscita a dirmi.

 

A chi dovrebbe avercela con gli amatori (in tutti i sensi): sono loro che permettono di vivere faccendo l'artista a quasi tutti i chitarristi professionisti (classici). Chi ci va ai concerti (pagando, come pure ai masterclasses ecc.), se non studenti di conservatorio, sia attuali - che formano anche il mercato dell'insegnamento, appunto - sia ex - che non hanno trovato possibilità di farsi una professione dal diploma, ma sono rimasti affezionati allo strumento? Il mercato principale della chitarra sono loro: amatori intesi come chitarristi che non fanno il musicista di professione. Al di fuori di questo gruppo, l'interesse è molto ridotto, direi.


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Inviato
Ma di cosa vi lamentate?

Allora cosa dovrebbe dire un compositore che cerca di far conoscere ciò che ha scritto?

Può forse fare a gara con il chitarrista di turno che pubblica i suoi lavori rivendendoli ai propri allievi?

Urca Alfredo mi fai sentire in colpa così....tra le altre vigliaccate ho commesso anche questa, ma pratico un prezzo politico, decisamente scontato rispetto al negozio... :oops::oops:


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Il mercato principale della chitarra sono loro: amatori intesi come chitarristi che non fanno il musicista di professione. Al di fuori di questo gruppo, l'interesse è molto ridotto, direi.

 

Mi spiace contraddirla, Neuland, ma da quel che ho vissuto in prima persona c'è da affermare il contrario.

Non amo inscatolare le situazioni e le persone. Quello che lei chiama "mercato principale" per essere definito tale necessita di ricerche, statistiche e studi che vanno ben oltre il contare il pubblico all'ultimo concerto a cui si è assistito.

Potrei farle i nomi di tantissimi musicisti (professionisti) che presenziano a festival, rassegne e non si fanno scappare una stagione di concerti ma non per questo mi azzardo a dire che 'la chitarra è al centro dell'attenzione'.

 

C'è il bianco e c'è il nero. In mezzo moltissime sfumature di grigio.

E la realtà cambia in continuazione.


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Caro Giorgio, scusami, ma la questione è molto più complessa di come appare.

Il professionista non è l'amatuer. Egli svolge un compito completamente differente.

Il primo dedica la propria vita ad una cosa, il secondo si diverte a rovinargliela.

L'amateur compie molti danni al mercato, soprattutto quando gioca a fare il professionista... è questo uno dei momenti in cui il potenziale ascoltatore volta le spalle al nostro strumento. Lo fa anche quando ascolta un professionista... figuriamoci se ascolta un dilettante, non credi?

 

Leggo solo ora tutti gli interventi a partire dal mio ultimo (e non quello di Giorgio :lol: ). Sinceramente e con tutto il rispetto che ho per il tuo pensiero, Francesco, l'ho trovato un po' troppo duro e "cassant" (mi riesce molto meglio trovare la parola in francese che in italiano).

 

Come "amateur" mi sono sentito un po' preso di mira dalle tue parole: "Il primo dedica la propria vita ad una cosa, il secondo si diverte a rovinargliela." Sinceramente, non credo di aver mai rovinato la vita a nessun professionista.

 

Quando ho affermato che sia gli amateur che i professionisti possono nel limite delle loro capacità dare il loro contributo alla divulgazione e alla conoscenza della chitarra, mi riferivo alla mia esperienza personale.

 

Due anni fa ho dato in una chiesa un concerto. Il pubblico che è intervenuto, erano conoscenti, amici, persone che bene o male non avevano una benchè minima idea di che cosa fosse la chitarra classica. In genere erano quelle persone che pensavano che la chitarra fosse lo strumento da strimpellare in spiaggia e.... bona lì! Credimi, nessuno di loro sarebbero mai andato ad ascoltare in concerto un Francesco Diodovich piuttosto che un John Williams... solo per fare due nomi. Oggi, forse qualcuno sarebbe più invogliato ad andare ad ascoltare Diodovich in concerto di prima non pensi? E non penso proprio di averti rovinato la vita. Non ho mai avuto la pretesa di passare per professionista, anzi quella sera, è stato ampiamente sottolineato che sono un amateur e che suono solo per pura passione.

 

Ecco cosa intendevo dire, se solo pensassi di rovinare la vita a voi professionisti, mi ritirerei immediatamente fra le 4 mura di casa mia a suonare solo per me, ma certo non darei il mio microscopico contributo a far conoscere e divulgare la chitarra classica.

 

Cordialmente

 

magic guitar


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Urca Alfredo mi fai sentire in colpa così....tra le altre vigliaccate ho commesso anche questa, ma pratico un prezzo politico, decisamente scontato rispetto al negozio... :oops::oops:

 

 

Ti posso assicurare, come testimoniano le righe seguenti, che scrivendo quella riflessione non ho pensato a te.

 

:D

 

...I due brani del chitarrista cuneese Giorgio Signorile, intessuti di trame leggere, ci riportano a territori familiari.

Si tratta di due brevi “improvvisi” lavorati su un acquatico tappeto di arpeggi atto a sostenere una linea melodica che trova nella reiterazione di piccole cellule il suo punto di forza.

Ne aspettiamo volentieri e con curiosità gli sviluppi in incisioni a venire...

 

http://www.cristianoporqueddu.it/forumchitarraclassica/viewtopic.php?t=2335&start=40


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Inviato

Magari ci fosse oggi un chitarrista con il carisma di Segovia (vedi ad asempio John Williams, perfetto, ma....) Che si occupasse, non soltanto della sua carriera, ma anche della divulgazione della chitarra. La verità è che oggi ci sono grandissimi professionisti, molto più preparati di un tempo, molte più scuole di chitarra, molti più Festival, molti più concorsi, ma:

manca un Segovia (ribadisco, non dal punto di vista della bravura).


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Urca Alfredo mi fai sentire in colpa così....tra le altre vigliaccate ho commesso anche questa, ma pratico un prezzo politico, decisamente scontato rispetto al negozio... :oops::oops:

 

 

Ti posso assicurare, come testimoniano le righe seguenti, che scrivendo quella riflessione non ho pensato a te.

 

:D

 

...I due brani del chitarrista cuneese Giorgio Signorile, intessuti di trame leggere, ci riportano a territori familiari.

Si tratta di due brevi “improvvisi” lavorati su un acquatico tappeto di arpeggi atto a sostenere una linea melodica che trova nella reiterazione di piccole cellule il suo punto di forza.

Ne aspettiamo volentieri e con curiosità gli sviluppi in incisioni a venire...

 

http://www.cristianoporqueddu.it/forumchitarraclassica/viewtopic.php?t=2335&start=40

Avevo letto e non ti avevo ancora ringraziato per le tue belle parole. Ovviamente sul discorso vendere libri scherzavo! Se ci vediamo a Torino sarò felice di regalarti il mio (quello che i miei alunni con gioia :oops: comprano eh eh)

Ciao


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Il problema nasce solo quando ci si improvvisa professionisti, tutto qui.

Come si diceva all'inizio, un po' di buon senso dovrebbe guidarci nell'affrontare un pubblico solo quando siamo perfettamente padroni dell'argomento in questione.

Poi se uno vuol farlo lo stesso, che lo faccia.

Perlomeno si sarà divertito. Solo questo.

 

 

Questo discorso sembra scaricare la responsabilità di esecuzioni pubbliche non ''professionali'' esclusivamente sugli ambiziosi e impreparati ''amateurs''.

E i maestri? Quelli che mandano ai concorsi ragazzotti ridicoli e fanno silenzio sulle esposizioni al mondo di filmati raccapriccianti su Youtube? Oppure invitano compiaciuti persone competenti ai saggi dei conservatori?

Sono professionisti o no?

Possibile che la qualifica di dilettante nel senso spregiativo della parola sia da attribuire solo a chi suona in pubblico senza l' imprimatur del maestrucolo di turno e non venga appiccicata anche a coloro che avvallano

scempi musicali diffusi sotto il loro benevolo sguardo?

Pare poi che il perverso compito dell' amateur sia quello di distruggere quello che il professionista crea.Ma cosa crea? Un John Williams che in concerto suona Koyunbaba e Sakura var. cosa crea se non un diffuso malcontento? E i maestri cosa creano? Quanti di essi nascondono i propri limiti portando a giustificazione la poca voglia di applicarsi o il limitato talento degli allievi?

Ma cosa pensate , o maestri, di essere?

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