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Angelo Gilardino

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  1. Grazie maestro per le sue informazioni a riguardo. Approfitto della sua immensa conoscenza per chiedere il suo parere circa la forma di questa partitura e se il bipartitismo invocazione e danza ha delle analogie con le composizioni cui si ispira. Inoltre se è a conoscenza di qualche fonte bibliografica che potrebbe essermi d' aiuto. Grazie infinite La composizione di Rodrigo ha forma propria, facile da analizzare (non si può comunque farlo in in forum). Non ho letto finora studi sul brano, ma questo non vuol dire che non esistano. Direi di incominciare con l'audizione de "El amor brujo" e di "El Polo", dando per scontato che conosca già l"Homenaje". dralig
  2. La citazione scoperta è tratta da Introduzione e Scena, cioè il motivo iniziale de "El amor brujo" di Falla (L'amore stregone). Essendo questo balletto tutto fondato sull'incantesimo (che si scioglie solo nel finale), è giusto che si parli di spiriti e di stregoneria. Ancorché cattolico romano fervente, Falla era soggiogato dalla magia nera ed era anche superstizioso. Citazioni coperte sono tratte dall'Homenaje per chitarra e dal brano intitolato "El polo" di Isaac Albénizm dalla Suite per pianoforte intitolata "Iberia": più che una citazione, è una parafrasi semplificata. dralig
  3. Tendevo (allora, oggi non so) a suonare le linee orizzontalmente, lungo la stessa corda, e non verticalmente, con la tecnica di posizione, distribuendo la melodia su due o più corde. Con la m.s. a ventaglio (indice a barrè anche su una sola corda) si può facilmente suonare ladiesis-mi senza staccare. Però non ho nulla in contrario se altri decide di suonare il ladiesis in seconda. dralig
  4. Angelo, cosa intendi esattamente per circostanze? Non credi che un genio possa essere tale anche indipendentemente da esse? L'ambiente, il percorso formativo, la famiglia, ecc. possono davvero trasformare qualcuno poco dotato in un genio o viceversa? Il genio non può essere infuso dalle circostanze, però queste lo possono assecondare oppure ostacolarlo al punto da soffocarlo. Noi conosciamo la storia dei geni che si sono manifestati, ma non abbiamo il conto di quelli che sono stati schiacciati dalle circostanze. Temo che sia un conto spaventoso. dralig
  5. Un capolavoro è l'opera di un genio, che è un capolavoro di Dio (o della natura, se si preferisce) e delle circostanze. dralig
  6. Angelo, posso chiederti come mai questo titolo? Che tipo di *input* hai avuto? Perchè hai sentito l'impulso di scirvere questo concerto e chiamarlo così? E perchè quel tipo di organico? Grazie. L'organico è quello normale dei miei concerti - i legni (compresi piccolo e corno inglese) con un solo leggio per strumento, una caldaia di timpani, gli archi (senza divisi, caso mai si volesse eseguire il concerto come pezzo da camera con un solo leggio per ogni strumento ad arco)i e, in questo caso (ma l'avevo già fatto nel "Liederkonzert" per due chitarre e orchestra) anche la celesta. Adopero questo organico perché funziona per il tipo di orchestrazione che ho forgiato (discorso lungo): non serve, a mio giudizio, un'orchestra a corpo, a sezioni compatte, ci vuole invece un'orchestra-ragnatela, trattata cameristicamente, con una scrittura chitarristica anche nell'orchestrazione. Questo è, in sintesi estrema, il mio modo - credo molto personale - di trattare l'orchestra nei concerti per chitarra. Ho imparato a orchestrare a modo mio perché dovevo scrivere della musica diversa dai concerti classici. E in questi casi, prima di adoperare i ferri, te li devi fabbricare. Il titolo "Concerto di Oliena" viene semplicemente dal fatto che mi è venuto in mente di scrivere un nuovo concerto mentre guardavo il panorama della borgata sarda da lontano. Se quell'idea mi fosse venuta in mente (ma non credo, le idee nascono in stretta relazione con i luoghi e le circostanze, non siamo mica degi angeli) a Casalpusterlengo, avrei intitolato il pezzo - se non proprio "Concerto di Casalpusterlengo" - "Concerto di Lombardia" o qualcosa del genere. Ghedini prendeva i titoli dei suoi pezzi ("Concerto dell'Olmeneta") dall'orario ferroviario. Io mi impegno di più, vado sul posto. Ho scritto il concerto perché mi attirava l'idea di un lavoro un po' (ma solo un po') primitivista e arcaicizzante, una sorta di concerto "pastorale" (andiamoci piano, sono sempre io), diverso da tutti i precedenti, e anche perché volevo manifestare stima e amicizia per gli organizzatori (amici nuoresi) di un festival di musiche intitolato a me (cose che di solito si fanno per chi è santamente defunto). dralig
  7. Dietrich Fischer Dieskau - Daniel Barenboim. Deutsche Grammophon. dralig
  8. E' probabile che, se fosse vissuto più a lungo, Chopin avrebbe composto anche musica da camera: la Sonata per violoncello e pianoforte ci dimostra che nutriva interessi non esclusivamente pianistici. Per diventare, da pianista-compositore che era, compositore "puro", avrebbe dovuto in qualche modo sacrificare il pianoforte, ed era ancora troppo giovane per fare il salto (Liszt lo fece intorno ai quarant'anni). Certo, dopo essere uscito dalle grinfie della Sand, non era più un campione di energia... dralig
  9. In pieno, con mio sommo stupore. Mi scuso per l'intromissione (un autore non dovrebbe mai partecipare a discussioni sulla sua opera), ma questa, della musica che non ha inizio né fine, e del brano che ritaglia una fase della musica nel suo infinito scorrere, quasi nel suo accadere, era una delle mie fissazioni all'epoca in cui scrissi la quarta serie di studi e, in parte, anche la quinta. Meno male che non è un musicista. dralig
  10. In che modo? Richiedendo l'esecuzione di una serie di brani assai impegnativi. dralig
  11. E' un concorso che effettua la prima selezione attraverso il programma, risparmiando all'organizzazione e ai candidati trasferte onerose, perdite di tempo, disagi. Chi partecipa, difficilmente può rivelarsi un esecutore deludente. dralig
  12. Non ero presente (e me ne dispiace, perché era programmata nel festival una serie di concerti assai validi), ma mi risulta che il concorso non abbia avuto luogo a causa della defezione, all'ultimo momento, dei pochi iscritti. So che il vincitore della scorsa edizione, l'australiano Harold Gretton, ha dato un concerto eccellente. dralig
  13. M° a titolo di cronaca può indicarci questo errore? O vuole dare spazio ad un mistero come quello (ancora irrisolto) sulla "nota di troppo" del Nocturnal ? No, la nota "di troppo" nel "Nocturnal" non è un errore, ma il risultato di una coincidenza - mancata perché materialmente impossibile - tra la logica della forma musicale e la logica della chitarra. L'errore nella cadenza finale del primo tempo della Sonata classica di Ponce è invece sesquipedale: la penultima battuta dell'edizione Segovia contiene, nel basso, un fa. E' evidentemente un errore del copista, non rilevato da Segovia (che ovviamente non scrisse su quella nota alcun numero di diteggiatura, dando per scontato che si trattasse di una corda a vuoto). La nota è ovviamente un la - al quale per sbaglio è stato aggiunto un taglio addizionale. Passi in una prima edizione. In un'edizione critica, no, non può passare. Nella sua nuova edizione di alcune opere di Ponce, Tilman Hoppstock ha corretto l'errore e riproposto il testo originale: l'accordo in levare della terzultima battuta è a tre parti (mi-re-sol diesis), con il mi in quarta corda. Sulla penultima battuta, c'è la risoluzione solo nel basso (la), mentre le parti superiori mantengono l'armonia di settima di dominante, aggiungendo la quinta (la-mi-si-re-sol diesis), e l'accordo finale è la-mi-la-do diesis - la. dralig
  14. E' un buon pezzo neoclassico, Vladimir. Se l'indecisione sul brano di musica moderna da portare all'esame di compimento medio ha come conseguenza la necessità di leggere molti pezzi, rimani indeciso. dralig
  15. Allo stato attuale della conoscenza delle fonti chopiniane, nulla prova a conferma che il compositore abbia mai detto una cosa del genere. dralig
  16. Incominciamo a leggere i cataloghi e a renderci conto di ciò che esiste e che è disponibile, e constateremo come la quantità di testi non facili da reperire sia minima rispetto a quella dei brani disponibili: questo è il senso della mia esortazione. Un catalogo come quello di Pocci è uno strumento indispensabile a chiunque voglia conoscere a fondo il repertorio del Novecento. Sacrosanto. Nulla da obiettare. Aggiungo che il contributo di un interprete - se originale, fresco, intelligente - può dire qualcosa di nuovo anche riguardo a pagine già interpretate benissimo: il Ponce della Piera Dadomo - per rimanere in tema - non assomiglia per niente al Ponce di Segovia e dei segoviani, e getta una nuova luce sui valori musicali delle Variazioni sulla Follia e dei Preludi. Questa possibilità non è preclusa dal fatto che i testi disponibili non siano quelli dei manoscritti autografi: la Follia è andata perduta ma, a partire dal testo segoviano, l'interprete in questione è stata capace di ricostruire, con l'aiuto del suo ex-insegnante, quello che poteva essere il dettato originale. Quindi, la strada è aperta, e anche la Suite in re può essere letta e suonata in modo nuovo e artistico, pur senza disporre del manoscritto autografo che, tra l'altro, non sappiamo nemmeno dove sia: Paolo Mello, il curatore dell'archivio Ponce, mi ha detto di persona (qui a casa mia) che non ce l'ha, e Alcazar non dice qual è la sua fonte (strano, da parte di un musicologo che presenta l'edizione dell'opera completa di un autore). dralig
  17. La Suite in questione è pubblicata da 40 anni, quindi non è una composizione da riportare alla luce. Alcune incertezze testuali possono essere facilmente risolte da un insegnante che conosca a fondo lo stile del compositore. Almeno a questo riguardo, non c'è da lamentarsi. Esiste un ottimo catalogo di tutta la musica per e con chitarra del Novecento. E' stato compilato da un musicologo italiano, il dottor Vincenzo Pocci, viene aggiornato ogni anno ed è disponibile in CD. S'intitola: "Pocci 2007/ Guitar Reference/Guide do the guitarist's modern and contemporary repertoire". Comprende autori, titoli, organici, editori, indirizzi dei medesimi, etc. Non ci sono misteri nel mondo della chitarra, è tutto alla luce del sole: i chitarristi leggono poco, e quel poco che leggono non si peritano di fotocopiarlo. Gli editori non sono più interessati a pubblicare musica che pochi comperano, e questo ha condotto all'attuale situazione di stallo. I magazzini delle case editrici sono pieni di musica invenduta, e i compositori che possono contare su editori disposti a pubblicare le loro nuove opere sono ormai ben pochi. Se, da un lato, c'è un chitarrista curioso e volonteroso che fatica a trovare un pezzo che vorrebbe suonare, dall'altro lato ci sono centinaia di ottimi pezzi pubblicati e disponibili che nessuno compera e legge: quindi, la ripetitività e il conformismo dei programmi non sono causati dall'irreperribilità della musica, ma dalla pigrizia mentale e dall'inadeguatezza degli esecutori. dralig
  18. Segovia usava cambiare, nei suoi programmi da concerto, i titoli: abbiamo casi dello stesso pezzo programmato in diverse occasioni con una mezza dozzina di titoli differenti; casi di brani intitolati da lui dove il compositore non aveva scritto nessun titolo (Sonata Mexicana) e casi di movimenti di una composizione come una Sonata o una Suite inseriti in un'altra composizione in luogo di un movimento proprio. Quindi, non me la sentirei di affermare con certezza che cosa esattamente suonò Segovia sulla base del solo programma di sala (a meno che non si tratti di composizioni come la Ciaccona). Alcazar, poi, è tutt'altro che una bibbia, al riguardo: nel titolo del suo volume ponciano scrive "de acuerdo a los manuscritos originales", ma poi pubblica il primo tempo della "Sonata romantica" nella versione segoviana (senza darne credito a Segovia), benché l'originale gli sia del tutto accessibile, e riproduce tal quale, nella cadenza finale della "Sonata clasica", un macroscopico errore dell'edizione Segovia-Schott. Non parliamo poi della notazione polifonica della "Suite in la". Quindi, nelle fonti dei testi ponciani, finora, Alcazar è lungi dal rappresentare la parola definitiva. dralig
  19. Prossimamente, "Guitart" pubblicherà un saggio di AG su Ponce: è un profilo biografico del compositore, tracciato con particolare riguardo alle vicende che lo portarono a scrivere per Segovia. I rapporti che legarono i due musicisti, il modus operandi segoviano nei riguardi della musica di Ponce, le travagliate vicende dei testi trafugati nella casa di Segovia a Barcelona nel 1936, sono raccontati nel saggio in modo che il lettore possa finalmente rendersi conto di ciò che avvenne e anche orientarsi nella scelta dei testi. dralig
  20. La Suite in re, scritta nel 1931, non fu concepita come "falso storico", ma semplicemente come composizione in stile barocco. Segovia ne attribuì i movimenti che scelse di eseguire ad Alessandro Scarlatti (attribuzione assai impropria), ma questa fu idea sua, non di Ponce. Riguardo il manoscritto originale, la situazione non è del tutto chiara. Nella sua edizione dell'opera completa per chitarra di Ponce, Miguel Alcazar fa riferimento a un autografo, del quale però non precisa la collocazione, cioè non dice che si trova nell'archivio Ponce, o altrove. Infatti, il catalogo dei manoscritti esistenti nell'archivio Ponce, oggi costituito in "Fondo reservado de la Biblioteca Cuicamatini, Escuela Nacional de Musica" di Città del Messico, non include il manoscritto della Suite. Da quel che si può arguire ragionevolmente, Alcazar è in possesso del manoscritto autografo recuperato fuori dall'archivio Ponce (che contiene soltanto l'edizione Peer). Infatti, l'edizione Peer, curata da Manuel Lopez Ramos, deve essere per forza basata su una fonte scritta. Alcazar ha quindi riproposto l'urtext, mentre l'edizione Peer-Ramos contiene qualche modifica apportata dal revisore. dralig
  21. Se siano molti, non lo so - è un autore che conosco pochissimo. Sono sicuramente parecchi, come può vedere nel sito del lascito Boije, da dove si possono anche scaricare le copie delle edizioni d'epoca: http://www.muslib.se/ebibliotek/boije/ dralig
  22. His talents in composing and performing on the guitar are well documented but his abilities in singing and on the zither are little known to present day music fans of the guitar. Darr was born at Schweinfurt, Germany, 1811 and died at Augsburg, in 1866. At the age of eighteen he began his musical activities in performance and travelled throughout Europe performing before royal courts. At the end of his tour in Russia, he remained in St. Petersburg to teach and perform and after three years returned to a position in Wurzburg. At this time he teamed-up with Frederick Brand and began a relationship as a guitar duet performing throughout Germany until his death October 22, 1866. (See P. Bone). Adam Darr fu uno dei massimi esponenti dell'arte della chitarra in Germania nel pieno Ottocento. Nacque a Schweinfurt nel 1811 e morì ad Augsburg nel 1866. Era un virtuoso della chitarra, ma non soltanto - suonava anche la cetra e cantava. Diede concerti nelle corti europee e, dopo una permanenza a San Pietroburgo, tornato in patria diede vita a un duo con un altro chitarrista, Frederick Brand. Scrisse musica per due chitarre (tra cui il pezzo da Lei trovato) proprio per alimentare il repertorio del duo, e compose anche per chitarra sola. Dal poco che ho letto, mi sembra un musicista ben preparato e, ovviamente, la sua musica calza perfettamente la chitarra. Attualmente, se ne sta occupando uno studioso tedesco, quindi credo che potremo leggere presto uno studio monografico su di lui. dralig
  23. Infatti, nel programma d'esame nulla afferma che lo scopo di quella prova è rivelare la preparazione del candidato nell'affrontare "scritture differenti". Gli viene richiesto solo di eseguire un brano moderno o contemporaneo, non "contemporaneo con scrittura differente". E nemmeno i programmi di compimento medio e di diploma impongono di dar prova di tale capacità. Si può benissimo suonare brani di musica contemporanea con scrittura classica. dralig E' vero, non è scritto che quello è lo scopo, ma secondo me non guasterebbe. Io credo che nella musica moderna/contemporanea ci siano delle pagine bellissime, anche per chitarra (di cui si parla). I gusti ovviamente possono differire dai miei, ma credo che durante un percorso di studi, l'allievo debba saper affrontare anche questo tipo di scrittura. Una volta "maturato" musicalmente, sceglierà il proprio repertorio e forse dimenticherà del tutto le tecniche meno usuali, ma sono esperienze che vanno fatte, non crede? Basta guardare i repertori dei concertisti che hanno studiato con me. dralig
  24. "Albayalde" è pubblicato da Zimmermann. "You asked for it", pubblicato da Universal, è una composizione di David Bedford, nella quale è richiesto il barrito, che si ottiene strofinando le dita della mano destra, bagnate, sul fondo della chitarra. Un vecchio chitarrista della mandolinistica vercellese - del quale fui allievo nel 1954 - eseguiva il tremolo multicorde con uno spazzolino da denti, il glissando multicorde con un collo di bottiglia e - molto prima di Marco - conosceva già tutti gli effetti derivanti dall'uso della lametta da barba sulle corde. Però non immaginò mai di essere un compositore d'avanguardia, anzi, andava fiero della sua abilità nell'accompagnamento arpeggiato di "Speranze perdute", valzer di tale A. Morelli, e nel "Valzer fantastico" di Enrico Marucelli. Il suo pezzo forte era la "Zingaresca"di Navone. dralig
  25. Infatti, nel programma d'esame nulla afferma che lo scopo di quella prova è rivelare la preparazione del candidato nell'affrontare "scritture differenti". Gli viene richiesto solo di eseguire un brano moderno o contemporaneo, non "contemporaneo con scrittura differente". E nemmeno i programmi di compimento medio e di diploma impongono di dar prova di tale capacità. Si può benissimo suonare brani di musica contemporanea con scrittura classica. dralig
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