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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1.  

    Ora voglio dire una cosa scendendo più sul pratico: chi l'ha detto che la

     

    revisione di Segovia è la migliore e non esistano altre maggiormente

     

    valide?

     

    .

     

    Per la verità. ben pochi oggi affermano una cosa del genere. La revisione di Segovia è stata abbandonata da quasi tutti i docenti e gli interpeti, da quando si è resa disponibile la ristampa in facsmile o comunque l'edizione urtext degli Studi di Sor: tutti, non solo quelli selezionati da Segovia.

     

    Non c'è alcun bisogno di adoperare revisioni: Sor era un chitarrista sommo, e la sua musica per chitarra non necessita di alcuna revisione. si può e si deve suonare così come lui l'ha scritta.

     

    dralig

  2. Bello però..Per leggere una cosa del genere chi sa quanto tempo ci vuole. Colui che lo legge è un interprete nel senso più ampio della parola.Ma che tipo di partitura è ? A me sembra un brano per uno strumento che ''esprime'' il canto e il pianoforte di accompagnamento.

     

    E' del tutto normale, per chi svolga un lavoro nell'editoria con competenze musicologiche, decifrare manoscritti problematici - spesso lo sono anche le copie definitive, non soltanto le minute o gli appunti. Questi, risultano spesso utili nel caso in cui il manoscritto conclusivo presenti dei punti oscuri: per quanto pasticciati, gli appunti possono servire a sciogliere deu dubbi.

     

    Nelle edizioni della collezione "The Andrés Segovia Archive" sono riprodotti in facsimile i manoscritti originali. Chi vuole, può rendersi conto di persona del tipo di lavoro che il musicologo-chitarrista ha dovuto svolgere. per arrivare al testo "pronto per l'uso".

     

    dralig

  3. Le composizioni diventano di dominio pubblico - salvo rare eccezioni - 70 anni dopo la morte dell'autore. Fino ad allora, sono protette, cioè di proprietà dell'autore o dei suoi eredi e, per la parte che gli spetta, dall'editore.

    dralig

    Ciao Angelo.

    Ti risulta che la SGAE (per gli altri la SIAE spagnola) abbia riprotetto Albeniz ed altri autori iberici?

    LM

     

    No, ma posso informarmi. Mi risulta al contrario che avevano accorciato i termini della loro protezione (70 anni invece che 80). Ri-proteggere Albéniz oggi sarebbe la classica chiusura della stalla dopo la fuga dei buoi. La SGAE è comunque, in effetti, molto protettiva nei riguardi degli autori. Diversamente dalla SIAE.

     

    dralig

  4. Scusate l'ignoranza, ma il pizz. Bartok sarebbe il pizzicato tradizionale ?

     

    Per intenderci, il primo brano famoso in cui ho usato la tecnica del pizzicato è stato Asturias, nel finale della prima parte.

    E' proprio quello lì ?

     

    Perdonate l'ignoranza e la banalità della domanda :oops:

     

    No, il pizzicato Bartok prescrive un effetto percussivo: la corda deve sbattere contro la barretta e produrre un rumore.

     

    dralig

  5. Scusate. Fraintendimento, solito del mezzo su cui scriviamo. Maestro, non era un'insinuazione. L'espressione "umano" per dire non dotato di branchie. Era una battuta, peraltro dovuta al mio rapporto difficile con lo spazio veneziano. Ho vissuto diversi anni a Venezia, avendo anche lavorato in quella università e abitato a lungo a Cannaregio.

    Per amore di dibattito culturale: i veneneziani non riconoscono né piazzale Roma né il Lido, né tantomeno Mestre come "Venezia". Avevo capito si riferisse alla terraferma...era solo battuta da ex-veneziana.

    isabella

     

    p.s. però occorre una generosità di fondo nell'interpretare le parole altrui. Specialmente quando non ci si conosce, personalmente e culturalmente.

     

    Io non faccio mai - di mia iniziativa - questioni personali. Leggo quello che devo leggere dando alle parole il loro significato normale. Nel raccontare l'aneddoto di Sacha Tansman che per poco non finiva sotto un taxi a Venezia (Dio sa se era perennemente nelle nuvole), non ho scritto che l'incidente - a lieto fine - ebbe luogo davanti a un albergo, né che, per andare in albergo, qualcuno aveva usato il taxi. Sicché, l'associazione albergo-taxi, interamente creata da Lei, mi era parsa un po'...come dire, ingenerosa nei confronti del mio aneddoto. Lei ora chiarisce che la Sua non era un'insinuazione. Bene, tutto a posto.

     

    dralig

  6. Grazie per la risposta Maestro Gilardino.

    Ha registrazioni valide da segnalarmi?

     

    Quelle in commercio sono abbastanza noiose, sentimentali. D'accordo sul fatto che Duarte non è Bartok, e che la "English Suite" è un pezzo semplice, ma appunto per questo bisogna evitare di banalizzarlo facendone musica di sfondo per una scena agreste, Quindi, direi di prendere a modello la musica per orchestra di Delius e di Vaughan Williams, e di riportare il pezzo di JWD in quella prospettiva. Ci sta dignitosamente.

     

    dralig

  7. Ho una vecchia registrazione di Segovia e sto iniziando a studiarci sopra.... ci sono diverse edizioni o solo una?

     

    Una sola, come nella quasi totalità delle opere protette da copyright.

    Le composizioni diventano di dominio pubblico - salvo rare eccezioni - 70 anni dopo la morte dell'autore. Fino ad allora, sono protette, cioè di proprietà dell'autore o dei suoi eredi e, per la parte che gli spetta, dall'editore. Si dà talvolta il caso di editori che concedono licenze di sub-edizione, in genere a regime territoriale. Un autore che ha edizioni e subedizioni è Federico Moreno-Torroba. Non è il caso delle musiche di JWD.

     

    dralig

  8.  

     

    Mah...io credo che semplicemente non a tutti sia ben conosciuta la struttura urbanistica di Venezia e non ritengo ci fosse malizia nella domanda di Professorina... :

     

     

     

    Butterfly

     

     

    Certo che no. E' evidente agli occhi di chiunque che appurare se nel 1973 Venezia fosse servita dai taxi è necessità vitale per la propria cultura. Si tratta di una chitarrista, mica di una cavallerizza.

     

    dralig

  9. Sembrerebbe strano, eppure anche a Venezia esiste il traffico automobilistico, anzi proprio a causa degli spazi terrestri ridotti è abbastanza caotico.

    Piazzale Roma (poco dietro la stazione ferroviaria di S. Lucia), la grande isola del Lido e il Lido del Cavallino non sono stati risparmiati dalla presenza di macchine e taxi (nelle due isole ci sono anche gli autobus).

     

    Non è detto però che la quiete delle malinconiche calli sia sempre preferibile: ricordo con angoscia un convegno al quale venni inviata, giovanissima e inesperta relatrice, a San Sebastian (sede della Facoltà di Lettere). Le grida concitate di alcuni gondolieri che, proprio sotto le finestre aperte dell'aula magna, "ipotizzavano" a gran voce, l'uno per l'altro, una ben poco onorevole professione materna, inframmezzarono il mio discorso con effetti al limite del tragicomico... :roll:

    Scusate l'off topic e se ho risposto a una domanda non rivolta a me.

     

     

     

    Butterfly

     

    Il sospetto che a Venezia circolassero anche le automobili - e addirittura i taxi - ha preso piede da qualche tempo in seguito a indiscrezioni che stanno raggiungendo persino i forum di chitarristi. Si mormora inoltre qualcosa circa l'esistenza di una parte di Venezia in terraferma, chiamata Mestre, dove pare che già nel remoto 1973 si siano dati convegno dei musicisti in un albergo. Pare che uno di loro fosse addirittura un umano. Gli altri, stavano studiando per diventarlo.

     

    dralig

  10. questo 3d mi ha fatto venire in mente che devo ancora comprare il II e il III...chissà perchè poi...

     

    nel IV c'è un omaggio a Couperin? mi ricordo di una sezione da suonarsi con l'unghia tipo plettro che produceva un suono da clavicembalo straniato...è che ho perso il volume in qualche trasloco...insomma, spero non sia stata una visione...

     

    Alfredo, sei uno stregone. Ho appena finito di ascoltare la registrazione dello studio "Les jardins mysterieux", omaggio a Francois Couperin, contenente, tra l'altro, anche l'effetto che tu descrivi (spero che abbia anche una causa). Ti mando l'esorcista?

     

    dralig

  11. Vorrei sapere la migliore risoluzione per il pizzicato Bartok.

    Grazie

     

    Il pollice della mano destra spinge la corda dall'interno verso l'esterno, perpendicolarmente alla tavola armonica, e la rilascia di colpo, mandandola a urtare le barrette.

     

    E' esattamente il contrario di quello che si fa nell'attacco ordinario, sempre tendenzialmente perpendicolare al piano armonico, ma con la spinta alla corda in direzione contraria.

     

    dralig

    Angelo, io di solito uso prendere la corda tra il pollice e l'indice.

    Questo modo, oltre ad ottenere una presa un pochino più sicura, non costringe ad infilare il pollice sotto le corde (cosa, secondo me, non sempre agevole :D)

     

    Non si mette il pollice proprio sotto la corda, Francesco, e si impiega soltanto una piccola porzione di polpastrello. Incidentalmente, con la stessa azione del pollice, ma riducendo l'oscillazione della corda fino a evitare l'impatto con le barrette - cioè "spostando" la corda con una porzione minima di polpoastrello del pollice - si ottiene un suono purissimo, quasi di sola fondamentale, che sulla sesta corda dà effetti davvero straordinari di oscurità.

     

    Naturalmente, tornando al pizz. Bartok, la tua tecnica va benissimo.

     

    dralig

  12. Vorrei sapere la migliore risoluzione per il pizzicato Bartok.

    Grazie

     

    Il pollice della mano destra spinge la corda dall'interno verso l'esterno, perpendicolarmente alla tavola armonica, e la rilascia di colpo, mandandola a urtare le barrette.

     

    E' esattamente il contrario di quello che si fa nell'attacco ordinario, sempre tendenzialmente perpendicolare al piano armonico, ma con la spinta alla corda in direzione contraria.

     

    dralig

  13.  

     

     

     

    Angelo, nel ripotare ciò che ho scritto, devi aver aggiunto involontariamente una frase di Butterfly che letta così (non me ne volere Butterfly) sembrerebbe scritta da me.

     

    Comunque, sò bene che l'armonia andrebbe studiata approfonditamente, l'ho fatto per qualche annetto.

    Dico solo, che ai fini di una corretta esecuzione di un brano strumentale, non vi trovo una stretta interdipendenza tra lo studio dell'armonia e la composizione da eseguire, come invece accade per l'analisi.

    Il mio non era un invito a non studiarla, ci mancherebbe, ma solo a farlo senza l'illusione di trovarvi nascosti i segreti per una corretta interpretazione di un'opera.

     

    Scusami Francesco - sono gli effetti della senescenza. D'accordissimo sul senso implicito nelle tue domande - infatti mi sembrava di aver risposto confermandolo, ma incomincio ad accusare défaillances...

     

    dralig

  14. L'armonia lasciamola ai compositori, ragazzi!

     

    Che impazziscano loro a trovare tutte le quinte parallere, a fare l'inventario degli accordi (vi sono almeno 100 specie diverse, lo sapevate?), a trovare false relazioni, enarmonie, scale modali, modulazioni, trasposizioni, pant, pant...

    Gli strumentisti devono studiare soprattutto sui testi di analisi formale... è decisamente più utile.

    Lo studio dell'armonia è mooolto noioso, non trovate? :D (e comunque io preferisco l'Alfredo De Ninno - edizioni Curci)

     

    I musicisti degli altri strumenti cosa fanno, cioè chi studia chitarra studia anche queste materie con un approccio diverso oppure ogni tecnica strumentale condiziona in modo specifico anche la parte teorica da approndire maggiormente (al di là di essere strumentisti o compositori)?

     

    Grazie!

    L'armonia, il contrappunto, la forma, andrebbero studiati come scienze pure, non legate a nessuna logica strumentale. Nel momento in cui si inizia a comporre, subentra una logica strumentale che è, dev'essere, uno dei riferimenti fondamentali dell'operare artistico. Quindi, si adatta ciò che si è appreso in vitro alla realtà di ogni strumento e di ogni organico.

     

    La chitarra è, in questo senso, uno degli strumenti che maggiormente impongono l'adattamento e il superamento delle regole pure. Ma guai a non conoscerle.

    E guai a rimanerne sopraffatto.

     

    dralig

     

     

     

     

    Butterfly

  15.  

     

    dell'armonia i compositori sanno (o ricordano) solitamente ciò che serve unicamente a legittimare la propria prassi...)

     

     

    E che altro dovrebbero ricordare, o Fabio? Quattro regolette cretine sulle quinte nascoste? Mi pare che Lei sappia benissimo - ma non lo dice - di aver toccato il punto: chi non riesce a liberarsi delle regole scolastiche (rimuovendole) le ha studiate inutilmente, e non si trova in una situazione molto migliore di chi non le ha mai imparate: questo è un compositore puzzone e naif, quello è un allievo istruito che non è riuscito a diventare un compositore. Sono decisamente malmessi tutti e due.

     

     

     

    gente innocua

    l'innocenza, poi, genera complessità...così è possibile dire che sono i compositori che fanno, inventano continuamente armonie

     

     

    Fischio arbitrale e applausi a scena aperta, insieme. Primo: innocuo e innocente sono due stati diversi. Innocuo è chi non riesce a nuocere, innocente è chi non sa nuocere, perché il nocumento gli è estraneo. I compositori innocui cercano di nuocere, ma non ci riescono al di là della ristretta cerchia della loro clientela, perché il loro potere intellettuale è debole, e dunque innocuo. I compositori innocenti scrivono soltanto buona musica, e sono perciò stesso incapaci di scriverne di cattiva: per stare alla storia della musica recente, Niccolò Castiglioni era un compositore innocente, mentre la lista dei suoi coetanei innocui è molto lunga.

     

    Applausi riguardo la faccenda dell'inventare armonie. E' facile osservare delle regole. Molto meno facile è creare qualcosa che, pervenendo allo stato di esistenza, crea una nuova regola. Il compositore degno di questo nome ha alle sue spalle una serie di manuali che deve aver imnparato e deve aver dimenticato, e per ogni cosa che fa aggiunge pagine a un nuovo manuale, che serve solo a lui. Ogni compositore autentico, per comporre, si avvale di una serie di procedimenti che la precettistica antecedente bolla come errori. Il punto è che senza quegli errori la sua musica non esisterebbe, e quindi deve scegliere tra il commetterli (voce del verbo essere) e il non commetterli (cioè, non essere). Non è mica scemo: sbaglia scelleratamente, e dopo di lui gli autori dei manuali aggiungono nuove regole, desumendole da quello che lui ha fatto.

     

     

     

    cosa diversa sono i "teorici"dell'armonia, un poco più inquietanti...)

     

    Ma no, sono innocui - loro si. Sono le uniche mezze tacche indispensabili nel mondo della musica. Servono a essere buttati via. Non c'è niente di più piacevole che gettare via un manuale. Se si potesse buttare nel cassonetto anche il suo autore, sarebbe bellissimo. Ma è un cittadino onorato, ha famiglia, etc etc.

     

    dralig

  16. Anche se già citato.. e spesso "discusso" come testo...

    non dimentichiamo comunque

    la "bibbia" dei manuali di armonia

    (a cui personalmenete sono molto legato) e che ha stimolato non poche riflessioni su tutta la manualistica precedente e.. conseguente...

     

    il libro dei libri :)

    il manuale di armonia di A. Schoenberg

    e se proprio ci vogliamo fare "male".. :)

    Le "sue" funzioni strutturali dell'armonia..

    da conoscere assolutamente...

     

     

     

    m :)

     

    Il manuale di armonia di Schoenberg ha il grande merito di aver impostato lo studio in chiave storicistica. Da allora in poi, non si sarebbe più dovuto smarrire questa prospettiva, anzi la si sarebbe dovuta ampliare, arrivando al punto cruciale: partire dall'osservazione delle musiche e spiegare come i procedimenti armonici sono diventati regola.

     

    In conservatorio, qualche insegnante procede già con questo metodo.

     

    dralig

  17. Chi conosce il manuale di armonia complementare di Bruno Coltro?

     

    Nei dettagli, personalmente non lo conosco,

    ma ricordo solo di averne sentito parlare nel testo citato prima di

    C. Marenco- manuale di armonia,

    ne fa un riferimento insieme ai testi di Farina, Delachi...

     

     

    marcello

     

    Reputo opportuno, per non dire indispensabile, che l'armonia venga oggi insegnata in chiave storicistica, ossia si a partire dalle sue leggi e regole nel sistema tonale, ma con immediata apertura, sia verso il passato remoto (modalità) che verso il passato prossimo (atonalità, politonalità, polimodalità, serialità). Considero molto dannoso, sul piano culturale e sul piano musicale specifico, identificare l'armonia esclusivamente con l'armonia tonale, e insegnarla - come tuttora si seguita a fare - in modo tale da far apparire gli altri sistemi come secessioni. Inoltre, non capisco perché l'armonia non venga insegnata a partire dalle prime lezioni di musica e di strumento, insieme al solfeggio (che per la verità è più difficile dell'armonia).

     

    L'armonia tonale sta alla musica come il dogma della chiesa cattolica romana sta alla vita. Sarà bene aprire gli occhi e imparare a usare fin da piccoli il sommo privilegio della libertà e, in tale uso, ammaestrarsi per tempo. Altrimenti continueremo ad avere ascoltatori che distinguono la musica romantica dalla musica contemporanea come due etnie.

     

    dralig

  18. A casa ne ho uno di Walter Piston, l'ho sfogliato un pochino, ma per ora sta lì nella libreria con la sua bellissima copertina che riproduce la carta veneziana pavonata... invece ho letto un capitolo intitolato "cenni di armonia" dentro a un altro manuale di teoria musicale ma non parla di queste cose.

    Ho spesso il timore di sembrare troppo ansiosa di imparare, so che a volte gli studenti così irritano un po'. E' che la trovo una materia interessante.

     

     

    Butterfly

     

    Il manuale di Piston è ottimo.

     

    dralig

  19.  

    Prendo spunto da questo contributo del M.° Gilardino (e da una foto di un albero in autunno che ho visto nel suo live journal) per chiedervi una cosa: come funziona nella musica per chitarra il rapporto arte-natura?

     

    Nelle arti figurative si è dibattuto a lungo sul concetto di imitazione della natura e sul suo rapporto con la perfezione irragiungibile d'essa o con lo svincolo totale dai suoi condizionamenti fisici e mentali.

    E nella musica? Ci sono epoche in cui questo aspetto è stato più preso in considerazione che in altre?

    Butterfly

     

    La natura è stata presa come modello dagli artisti di diverse epoche, fintanto che è esistita. La manipolazione violenta dell'uomo ha stravolto la natura al punto tale che nessun artista, oggi, progetta di modellarsi sulla natura, e Schoenberg liquida la questione, proprio nelle prime righe del suo trattato d'armonia, affermando che soltanto al suo livello più basso l'arte imita la natura.

     

    Il modello al quale si connette l'artista contemporaneo è un modello mentale, che può benissimo rievocare la natura, ma non più come presenza (dov'è?), bensì come immagine.

     

    dralig

  20. Conosco solo il Secondo Concerto.

    A proposito di questo, non mi fa impazzire. Preferisco il Concerto per pianoforte (suonato da Pollini).

     

    Allora, vai un po' indietro e procurati una buona incisione del primo concerto, in genere snobbato come opera giovanile. C'è un tema, lì, che non dovrebbe risultarti del tutto sconosciuto. Pollini, benissimo. Perfetto. Ma ascolta anche altre incisioni. Stephen Kovacevich, per esempio. In ciascuna c'è qualcosa che nelle altre non c'è. E così uno si "compone" mentalmente la sua interpretazione ideale, anche se non suona.

    Comunque, si raggiunge il massimo quando si riesce ad apprezzare ugualmente (stando sempre nei concerti per violino) il concerto di Berg e il concerto di Kachaturian. Non so se mi spiego...

     

    dralig

  21.  

     

     

     

    A parer mio la registrazione più strabiliante di Sibelius è sicuramente quella di Heifetz.

    Il concerto di Elgar mi piace molto, ma preferisco il primo di Shostakovich (uno dei miei concerti preferiti, insieme al Concerto in modo misolidio di Respighi e il Primo Concerto per pianoforte e orchestra di Bartok).

     

    Heiftez era la perfezione in carne e ossa. Nel concerto di Sibelius, però, credo che Oistrak gli abbia dato dei punti, almeno nelle parti spianate. Dove c'è il virtuosismo, hai ragione tu, Heifetz era insuperabile. Tutti belli i concerti che menzioni ma, a questo punto, ti devo domandare se conosci il neglettissimo primo concerto per violino di Bartok. Sentiamo che cosa ne dici.

     

    dralig

  22. In questo istante vi leggo e scrivo dalla Finalndia (e non vi dico quanto sto´bene e sono rilassato) dove ho avuto modo di ascoltare, discutere e seguire le prove di orchestra e approfondire la mia conoscenza su Sibelius. Quindi saluti a tutti da queste fredde ma accoglienti terre.

     

    Questo è un classico esempio di spudoratezza. Come rientrerà in Italia, Gliela faremo pagare cara.

     

    dralig

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