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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Ho avuto occasione di ascoltare Estudio sin Luz di Andrés Segovia e mi piacerebbe sapere qualcosa su questo brano, che ho trovato molto gradevole all'ascolto.

    Ho trovato alcuni brevi cenni su internet, in lingua spagnola, ma non ne ho compreso bene il senso e non so come orientare efficacemente una ricerca, quando la storia di una composizione mi incuriosisce.

    Grazie!

     

     

     

    Butterfly

     

    Segovia compose il brano nel 1953. In quell'anno, si fece ricoverare in una clinica di Madrid (era tornato in Spagna solo da un anno, ma solo per darvi concerti, a quell'epoca viveva a New York) perché rischiava di rimanere cieco a causa di un distacco della retina in entrambi gli occhi. L'operazione che gli salvò la vista andò bene, ma lo obbligò a rimanere bendato per due settimane, e in quel periodo, nella sua stanza di ospedale, scrisse l'"Estudio sin luz" (Studio senza luce). Nel momento in cui lo componeva, aveva innanzi a sè la prospettiva di dover interrompere per sempre la sua attività: non era infatti per niente sicuro dell'esito dell'intervento.

     

    La città di Linaresa ha adottato il tema della composizione come motivo per l'orologio municipale, che suona ogni ora.

     

    Quando i resti mortali di Segovia furono portati da Madrid a Linares, nel 2002, la bara su portata a spalle dagli ex-allievi dalla cattedrale alla sede della Fondazione Museo. Passando per le piccole strade del centro storico, a un certo punto il corteo fece sosta in una piazzetta, dove, da un balcone, provenivano le note dell'Estudio sin luz suonate da una mano inesperta, e tuttavia commoventi.

     

    Ero lì, e in quel momento decisi che avrei scritto un pezzo "in risposta", partendo da quelle note. Due mesi più tardi, scrivevo il "Colloquio con Andrés Segovia".

     

    dralig

  2. Personalmente ritengo le Five Bagatelelles di Sir William Walton componente importante del repertorio moderno per chitarra.

    Mi interesserebbe un vostro giudizio, un commento su questi lavori del compositore inglese.

     

    PS Non scrisse altro per chitarra Walton?

     

    Una lirica per voce e chitarra e una versione per chitarra e orchestra delle medesime Bagatelle.

     

    dralig

  3. ... C'è solo un punto dove il compositore ha dovuto togliere una nota di troppo, che nel manoscritto e nell'edizione non figura più, ma che si sa che c'era nella minuta. Io so dov'era quella nota, e lo sa anche almeno un'altra persona, che come me, studiando il testo, ha trovato il piccolo vuoto. Vediamo se qualcun altro ci riesce. Scommetto di no.

     

    dralig

    Non ti riferisci, per caso, al MI basso, ultimo quarto della penultima battuta del primo rigo di pagina 5 (batt 41 della terza variazione)? Sarebbe troppo facile e oltrettutto, anche se in parentesi, figura sullo spartito e quindi non è valido.

     

    Dacci un aiutino, altrimenti questa notte non dormirò bene... :D

     

    No, non è quello il punto. Acqua, acqua...

     

    dralig

  4. qui http://www.guitarra.artelinkado.com/foros/printthread.php?t=2633

     

    ho trovato la seguente bibliografia

     

    1) PINOVAR, Philip: "Benjamin Britten's Style as Exemplified in the Nocturnal, op. 70", Soundboard, vol. 7, n. 2 (1980).

     

    2) WALKER, Tim: "Aspects of Performing: Analysis of Benjamin Britten's Nocturnal", Guitar, vol. 12, n. 7 (1984).

     

    3) KOZINN, Allan: "The Guitar Literature: Beyond Segovia's Influence", Guitar Review, n. 58 (1984).

     

    4) BUELL, Timothy: "Benjamin Britten's Nocturnal", Guitar Review, n. 66 (1986).

     

    5) DONLEY, Michael: "Britten's Nocturnal", Classical Guitar, vol. 5, n. 9 (1987).

     

    6) LO PRESTI, Carlo: "Il Nocturnal di Britten. Note di ricerca per una teoria dell'opera eseguita", il Fronimo, n. 64 (1988).

     

    7) GIANI, Maurizio: "Agghiacciante simmetria: Tritono e variazioni in sviluppo nel 'Nocturnal' op. 70 di Benjamin Britten", il Fronimo, n. 67 (1989).

     

    anche

    http://www.egtaguitarforum.org/JournalContents/Goss.html

     

     

    Il saggio di Lo Presti è buono.

     

    dralig

  5. Mi servirebbero alcune notizie sulla struttura del Nocturnal di Britten

    Grazie

     

    Variazioni con tema (di Dowland) alla fine. Tecnica compositiva raffinatissima, controllo dello strumento assoluto (verificato sul manoscritto, senza errori di scrittura chitarristica). C'è solo un punto dove il compositore ha dovuto togliere una nota di troppo, che nel manoscritto e nell'edizione non figura più, ma che si sa che c'era nella minuta. Io so dov'era quella nota, e lo sa anche almeno un'altra persona, che come me, studiando il testo, ha trovato il piccolo vuoto. Vediamo se qualcun altro ci riesce. Scommetto di no.

     

    dralig

  6.  

    verissimo

    cioè vero è che quando si suona bene (soprattutto musica di oggi, quando si lascia più o meno intendere cosa c'è scritto in partitura) la "gente" è contenta...detto questo a me Wozzeck/Sinopoli teatro alla scala 1997 mi sem,bra non era proprio piaciuto...un magma di suono

     

    I migliori giudici dei direttori d'orchestra sono gli orchestrali. Se si vuol sapere che cosa vale esattamente un direttore, non c'è che da domandarlo a loro. Quelli, vanno al sodo. Se il direttore sa quello che fa, o se fa finta di saperlo, a loro risulta chiaro dopo due battute: alla terza, sanno già se possono fidarsi o se devono arrangiarsi -----loro...

     

    dralig

  7. Da un'intervista del Corriere della Sera del 13 Aprile 1993 a Giuseppe Sinopoli:

     

    Ma sono stati i geroglifici a sedula Sinopoli?

    «Sono una cosmogenesi, un modo di scrivere il mondo riservato a una stretta cerchia, così come a una stretta cerchia è riservata la conoscenza. L'importante era che fossero visti prima ancora che compresi. La stessa cosa si potrebbe dire per la musica. Sono davvero pochi quelli che la ascoltano decifrandone le leggi. Eppure per goderla non ce n'è bisogno».

     

    L'affinamento della capacità di ascolto non passa necessariamente attraverso l'acquisizione della capacità di decifrazione e di analisi della musica scritta - in questo ha ragione Sinopoli. Altrimenti non sarebbe spiegabile il fatto - peraltro evidente - che molti intellettuali non musicisti abbiano una conoscenza del repertorio sinfonico, operistico e cameristico superiore a quello dei professori di musica (docenti, orchestrali, etc.). Attenti però a non cadere in un equivoco: mentre è chiaro che per un Umberto Eco non ci sono problemi nell'ascoltare indifferentmente "La Traviata" o il "Wozzeck", lo stesso non può dirsi della stragrande maggioranza del pubblico dell'opera, che adora Verdi ma si blocca davanti a Berg, o degli appassionati di pianoforte, che conoscono Chopin come i pianisti ma che proprio non ce la fanno con Bartok...

     

    dralig

  8. Chiaro.

     

    Il mio è un esempio per sottolineare come si sia sempre creata una sorta di frattura fra artista e fruitore, nel caso specifico poi la frattura dura ancora oggi perchè non è necessario far ascoltare un brano dodecafonico di Castiglioni per suscitare sguardi stupefatti, a volte una sonata scritta 200 anni fa sortisce ancora lo stesso effetto.

     

    Mi sembra ovvio. Come esistono diversissimi livelli nella creazione e nell'interpretazione, così anche l'ascolto si colloca su infinite gradazioni ci sensibilità percettiva, di intelligenza, di raffinatezza, di erudizione: potremmo dire, senza tema di smentita, che anche quello dell'ascoltatore, come quello del compositore e dell'interprete, è un mestiere che ha le sue tecniche, il suo apprendimento, la sua evoluzione - o involuzione -, insomma la sua storia.

     

    dralig

  9. Nelle scale vi sono chiaramente dei passaggi che richiedono un semplice appoggio in successione delle dita della mano sinistra ed altri che richiedono uno spostamento della mano,che spesso risulta inagevole o troppo brusco per fare si che l'esecuzione risulti sicura,perchè per rendere legate due note spesso bisogna eseguire veri e propri scatti.

     

    Mi rifersco ad esempio ai passaggi che secondo le diteggiature di Segovia e Chiesa, si trovano all'inizio della fase discendente nelle scale come di Fa M,Sol M La M e via dicendo, quei passaggi tipo

     

    Tasto XIV XIII XII X

    -(1)-----Sol-Fa#-MI- RE

    Dito 4 3 1 4

     

    quindi esiste metodologia di studio o degli esercizi preparatori che consente di eseguire tali passaggi in modo fluido,legato e sicuro,oppure è naturale che si venga a creare un senso di staccato,(oltretutto al di là dei passaggi delle scale,vi sono passaggi in cui anche i professionisti fanno sentire lo spostamento della mano,un lieve singhiozzo)che nelle scale non dovrebbe esistere?

     

    Sembrerebbe che le interruzioni del suono dipendano solo dal comportamento della mano sinistra. Non è così. Ogni dito della mano destra che attacca una corda interrompe la sua vibrazione: tra l'entrata e l'uscita dalla corda si interpone un tempuscolo di pausa, e tra il rilascio della corda e la formazione del primo ciclo di vibrazione si interpone un altro tempuscolo. Quindi, se si prendono due note consecutive sulla stessa corda con la m.d., non c'è legato. C'è una continuità intenzionale che dà luogo a una percezione dell'intenzionalità, in altre parole si crea un'illusione.

     

    E' ovvio che i tempuscoli di sostituzione della dita della m.s. in posizione, o quelli di cambio di posizione, vengono coordinati, dalla mente dell'esecutore, con quelli "morti" a causa degli attacchi della dita della m.d.

    E' quello che si chiama comunemente "coordinazione".

     

    Per suonare legato, bisogna che due o più note vengano prese su corde diverse lasciate in vibrazione. La chitarra lega negli arpeggi e nelle successioni di note attraverso le corde. Con successioni di note sulla stessa corda (scale) il legato è illusorio.

     

    dralig

  10. Ironia colta ovviamente, spero anche lei la mia.

    Ragionandoci un pò sopra mi viene da dire che quello che lei dice è spesso vero, ma mi scappano due considerazioni. La prima è che sembra che appunto ci sia un'iversione di tendenza tesa sempre più a valorizzare l'artista oggi e a dissacrarlo o peggio ancora dimenticarlo poi. Si vive sempre più in un mondo di veloce fagocitazione, dove l'artista viene sfruttato da vivo perchè fa immagine, fa moda, fa tendenza, poi appena è passato di moda finisce nel dimenticatoio (non stò assolutamente parlando di Lei, la prego di credere e aiutarmi se le và in questo generico ragionamento). In passato invece l'artista era tale perchè precursore, dipingeva o componeva spesso ciò che era al di là dell'attuale (forse qui si rivede un pò di più?), il genio non viene compreso dalla massa o comunque solo in parte, è così "avanti" da essere irraggiungibile per molti, e solo il tempo e i postumi gli renderanno valore e merito. Ci vuole prima la base culturale atta ad accoglierlo. Ma un artista che nasce oggi mi sembra più probabile che se non fa breccia nel presente, il futuro gli riservi solo un triste dimenticatoio... e ancora mi viene da pensare che è quasi impossibile che un artista venga apprezzato profondamente in tempi così brevi, serve una apertura ed elasticità mentale, into all'entusiasmo e tante altre belle cose da rendere da rendere rara anche questa persona. Spero di essere troppo pessimista e di sbagliarmi totalmente.

     

    Mi pare sia un dato di fatto: il mondo non è mai stato tanto popolato come oggi, e la velocità delle comunicazioni mai così elevata. Ne consegue, ovviamente, che in tutti i campi l'informazione prende il sopravvento sulla realtà e crea situazioni fittizie su scala molto vasta, diciamo planetaria. Alla mitologia si è sostituita la contaffazione. Constatare che il grano e il loglio non sono mai stati mescolati come oggi, mi pare troppo ovvio. Il piccolo mondo della musica colta ne è affetto come tutti gli altri: nella politica regnano gli imbroglioni, nell' economia i lestofanti,nella religione i fanatici. E' ben poca cosa, al confronto, il fatto che, tra chitarristi, i venditori di articoli dozzinali di plastica siano scambiati - grazie all'"informazione" - per artisti, e gli artisti superstiti guardati con sospetto, con invidia e con malvolere. Che fare? Essere quel che si è. Nient'altro.

     

    dralig

  11. Si triste, ma c'è da dire per fortuna che chiunque suoni con cuore e passione un suo pezzo è molto di più che portare fiori sulla sua tomba.

     

    Maestro non si demoralizzi così, tanti le vogliono bene, quindi può solo sperare in un'inversione di tendenza e prepararsi a rivoltarsi poi e laciare maledizioni a destra e manca.

     

    Non sono preda dello sconforto - alla mia età, se si è fisicamente vivi e artisticamente operanti, vuol dire che è stati dotati di possenti possenti anticorpi. Sono invece disincantato e un po' (mi auguro) ironico nel constatare come, da morti ma anche da vivi, gli artisti abbiano la vita dura.

     

    Cordialmente,

     

    dralig

  12. Vorrei sapere se sono in commercio spartiti per chitarra di Oscar Esplà; in particolare, mi interesserebbe la musica de "Dos Impressiones Levantinas".

     

    Non sono pezzi originali per chitarra, ma trascrizioni rese celebri da un'incisione di Segovia.

     

    Sia Antano che le Seis impresiones levantinas sono pubblicati da Union Musical Espanola (UME) in una trascrizione di Josè de Azpiazu.

     

    Opera Tres ha pubblicato "Tempo di Sonata", un brano di Esplà che motivatamente si ritiene sia stato scritto originariamente per chitarra. Ne esiste - a conferma- una copia manoscritta anche nell'archivio Segovia. E' un pezzo molto valido.

     

    dralig

  13. molti anni fa io scrissi un saggio pubblicato da "il Fronimo" ("Il problema della diteggiatura nelle musiche per chitarra").

     

    dralig

     

    dralig

     

    caro maestro

    sarebbe possibile leggere questo articolo?

    sarei interessato.. il problema diteggiature è continuamente motivo di polemiche e problemi per noi poveri chitarristi "diteggianti"

    grazie in anticipo..

    rik

     

    Dovrei cercare nel mio archivio. Gli scritti pubblicati sono tutti in un baule dove getto perdutamente i miei lavori non musicali. Io ho messo ordine nella carte di Segovia. Chi metterà ordine nelle mie?

     

    dralig

  14. Per quanto riguarda l'immagine chiedo all'amministratore del forum di toglierla. Come lo faccio io?

    Per quanto concerne Villa Lobos vorrei dire che nessun' altra copia degli studi contiene la stessa quantità di segni di espressione e dettaglio della diteggiatura trovate nel manoscritto del 1928 (copia autografata ed edita dalla Max Eschig).... che stano!

    Ho la sensazione che Segovia abbia "contribuito" in qualche modo, a differenza di ciò che recita nella prefazione della pubblicazione.

    E comunque credo interessante l'articolo di Stanley Yates:

    http://www.stanleyyates.com/articles/hvl/hvl.html

    buona lettura

     

    In campo musicologico, le sensazioni non contano niente, contano solo i documenti. Lo scritto di Yates è ben noto a tutti gli studiosi, e i documenti che sciolgono ogni dubbio riguardo il fatto che l'edizione del 1953 sia stata conforme alla volontà di HVL sono stati ritrovati e pubblicati recentemente, nel saggio citato su "Guitart", il quale, almeno a questo riguardo, va ben oltre il saggio di Yates: sono lettere di HVL a Segovia, e non c'è sensazione che tenga.

     

    dralig

    dralig

  15. Ho intenzione di comprare questo libro, mi sembra d'obbligo nella libreria di un chitarrista...Vorrei chiedere ad uno degli autori qui presente e a tutti coloro che posseggono il libro in questione, se è esaustivo sugli argomenti di Organologia e diteggiatura.

     

    Avrei un'altra domanda, che in parte si rifà ad una sezione del libro ma in realtà è aliena dall'argomento di cui al topic: I violinisti posseggono un prezioso strumento per imparare come diteggiare un brano che funzioni musicalmente e tecnicamente nel libro di C. Flesch : Alta scuola di diteggiatura violinistica...esiste un libro analogo per la chitarra?

     

    Ringrazio tutti in anticipo, un caro saluto

     

    Il libro in questione fu scritto da quattro autori che lavorarono indipendentemente su altrettante sezioni, loro assegnate dalla casa editrice. La divisione della materia in tali sezioni rispondeva a uno schema adottato dalla casa editrice per tutti i manuali della serie, non soltanto per quello dedicato alla chitarra. La trattazioni sono condizionate dai limiti di spazio imposti dall'editore, che intendeva pubblicare dei manuali e non dei trattati, quindi gli argomenti non sono stati sviluppati oltre un certo limite. Non sta a me raccomandare il volume, ma obiettivamente, a distanza di tempo, mi sembra tuttora buono.

     

    Il capitolo sulla diteggiatura, scritto dal compianto Ruggero Chiesa, non affronta l'argomento dal punto di vista della concordanza tra fraseggio e diteggiatura, ma dal punto di vista tecnico. Non esiste fino a oggi, ch'io sappia, una trattazione vera e propria della diteggiatura come atto finale dell'interpretazione anche se, proprio sull'argomento, molti anni fa io scrissi un saggio pubblicato da "il Fronimo" ("Il problema della diteggiatura nelle musiche per chitarra").

     

    dralig

     

    dralig

  16. Manuel Barrueco, nel cd "300 Years of Guitar Masterpieces", interpreta "three pieces for guitar" di un certo Charlos Chàvez, tre pezzi (rispettivamente "Largo", "Tranquillo", "Un poco mosso") a mio parere interessanti.

     

    Qualcuno saprebbe darmi qualche informazione circa il compositore Chàvez?

     

    E' stato un grande protagonista della musica moderna in Messico. Perseguiva un ideale anticolonialista (culturalmente) un po' astratto: per affrancare la musica del suo paese dall'influsso europeo (al quale soggiaceva invece Manuel Ponce), Chavez diceva di volersi rifare alla musica autoctona precolombiana, le cui tracce peraltro erano molto labili. Questo non gli impedì di scrivere musica di valore, soprattutto la "Sinfonia India", nella cui partitura hanno molto spazio le percussioni.

     

    Da notare che due dei Tre Pezzi per chitarra furono scritti nel 1922, cioè un anno prima che Ponce incominciasse a scrivere per Segovia. Sapendo quanto Chavez fosse inviso a Segovia, mi sono meravigliato molto nel ritrovare, nell'archivio Segovia a Linares, il manoscritto di uno dei pezzi - per la precisione il terzo - dedicato dall'autore a Segovia. Dedica che poi svanì quando i rapporti tra i due musicisti si deteriorarono e che ovviamente non compare nell'edizione del trittico.

     

    dralig

  17. Grazie. Molto triste però...la memoria di un artista, anche nella semplice cura della sua ultima dimora, non dovrebbe essere affidate alla sola dinastia familiare privata. Mi stupisce molto, nella patria della chitarra.

     

     

     

    Butterfly

     

    Pensiero gentile, dal quale sarebbe molto poco gentile dissentire. Tuttavia, per quanto un artista possa essere maltrattato da morto, sicuramente mentre era vivo sarà stato trattato peggio.

     

    dralig

  18. Grazie M° per la Sua -come sempre- esauriente risposta; molto interessante la notizia che incise anche lo Studio n. 7 ....mi metterò alla ricerca...

     

    Fu proprio quell'incisione che mise in crisi il breve episodio con i trilli della ms, sostituiti da Segovia con arpeggi della md.

     

    Nel fascicolo di "Guitart", Zigante svolge un'ampia dissertazione sulle varie possibili interpretazioni di quel passo. Una cosa è certa, però: trilli, e non arpeggi. Per aver affermato questo nei primi anni Sessanta, poco ci mancò che fossi lapidato dai sacerdoti del tempio segoviano.

     

    dralig

  19. Le uniche registrazioni di Segovia di musiche del composiotore brasiliano che ho trovato riguardano gli studi 1 e 8, e i preludi 1 e 3: non suonò altro di Villa-Lobos il chitarrista spagnolo?

     

    Segovia incise anche lo Studio n. 7. Inoltre è certo che suonò anche il Choros n. 1 e lo Studio n. 11 (anche se non li regristrò), e che diede la prima esecuzione (non seguita da altre) del Concerto per chitarra e orchestra. E non è detto che non abbia suonato altro, semplicemente non ne abbiamo traccia.

     

    dralig

  20. Salve Dralig. Sei un insegnante? Puoi citare brevemente l'articolo di cui parli? Non ho l'abbonamento a Guitart e quindi non avrò modo di leggerlo

     

    No, non posso, perché la questione non è riducibile in breve, si sviluppa su un arco di tempo e su una successione di eventi che, per essere esposta con chiarezza e argomentata con serietà, richiede lo spazio che le ho dedicato, né più né meno.

     

    Richieda alla rivista di fornirLe il fascicolo in questione (è una pubblicazione separata), è possibile ottenerlo - credo - anche senza abbonarsi. Altrimenti, lo chieda in lettura a qualche lettore di questo forum.

     

    dralig

  21. Ho iniziato a studiare lo studio in oggetto e, casualmente, mi è capitato fra le mani la copia del manoscritto originale di Villa Lobos. Ebbene, ho potuto constatare che nella revisione di Segovia vi sono state diverse modifiche, a cominciare sin dalle primissime battute e in tutto il brano... C'è ad es. la scala con le legature a tre a tre - che nella revisione di Segovia viene interrota sul FA in terza corda - e ciò implica una difficoltà esecutiva in più - mentre nell'originale di Villa Lobos le note sono legate a tre a tre fino alla fine... e anche l'effetto è diverso.

    Capisco che per "versione originale" (!) venga considerata la revisione di Segovia, ma il volere di Heitor era diverso.

    Come comportarsi?

    Altro es. vedi il frammento che allego: nella Eschig non c'è il doppio glissato ma V.Lobos lo aveva previsto, e se lo suoni ha una sua logica!!!

     

    Le differenze tra il manoscritto e l'edizione Max Eschig non sono in alcun modo da imputare a Segovia, che non ha effettuato alcuna revisione del testo del 1928, ma allo stesso compositore che, in vista della pubblicazione, revisionò di suo pugno la versione primaria apportando varie modifiche. I dubbi riguardo all'origine di tali modifiche sono stati risolti con il ritrovamento di una lettera di HVL a Segovia. I fatti e i documenti sono esposti nel mio scritto pubblicato su HVL pubblicato quest'anno dalla rivista "Guitart".

     

    dralig

  22. Mi ha un po' stupita la recente notizia pubblicata sul sito di artelinkado, circa il ritrovamento della sepoltura di Miguell Llobet, della quale vengono pubblicate due foto.

    Da quel che ho capito (la mia comprensione della lingua spagnola è abbastanza limitata) si rende necessario un lavoro di restauro abbastanza impegnativo e sorprende vedere questa lapide cancellata dal tempo in mezzo a tante altre coperte di fiori.

    Immaginavo che la gloria di questo musicista fosse invece ancora molto sentita in Catalogna e per questo mi ha sorpreso la notizia di questo ritrovamento, come se fosse stata perduta la memoria del suo ultimo sito (non web). Ho compreso male la notizia?

     

     

     

    Butterfly

     

    P.S.: Scusate l'argomento poco allegro... :roll: Comunque, a titolo puramente informativo, esiste un filone di ricerca e studio storico artistico dei cimiteri molto interessante e complesso (non è il mio campo, per fortuna). Ovviamente siete autorizzati a.... ;)

     

     

    Llobet lasciò una figlia. Miguelina. Fu lei la sua unica erede. Evidentemente, costei non ebbe una famiglia - non ne ho certezza documentale, ma credo che sia stato così - e questo spiega l'oblio in cui cadde la tomba.

     

    dralig

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