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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1.  

    Il quintetto di Mario Castelnuovo-Tedesco Segovia lo suonò in pubblico con diversi quartetti d'archi tra i quali ricordo ( a memoria) il Parrenin Quartet e il Quartetto Paganini.

     

    Bravissimo Frédéric, anzi fu proprio con il Quartetto Paganini che Segovia diede a Los Angeles la prima esecuzione del Quintetto di MCT. Il compositore ne fu molto contento mentre, in seguito, fu meno contento di altre esecuzioni segoviane del lavoro.

     

    Tra i progetti "bucati" c'è anche la versione per chitarra e quartetto d'archi della Mazurka di Alexandre Tansman.

     

    Eh si, se facciamo la classifica delle vittime dei progetti mancati di Segovia, temo che il primo posto spetti a Tansman e ai pezzi che egli scrisse per il suo amico chitarrista. Eppure, non se ne stancò mai...

     

    dralig

  2. ho visto una documentario su williams, dove ,adolescenta,eta duettava con segovia

     

    Guardi, io non pretendo di sapere tutto su Segovia ma, per ragioni di lavoro, ho dovuto leggere una montagna di carte su di lui, la sua attività, la sua vita, etc., e in tutto quello che ho letto non c'è la minima traccia di un suo, non dico concerto, ma anche solo esercizio, con Williams.

     

    Forse, Lei ha visto una ripresa di una lezione alla Chigiana dove lo studente JW suonava per il maestro Segovia, che lo stava ascoltando, e che aveva una chitarra in mano, per fare qualche esempio.

     

    dralig

  3. Mi chiedevo se Segovia nella sua lunghissima carriera avesse mai suonato in duo con un altro chitarrista,o con un altro musicista.So per certo che egli ha suonato concerti per chitarra e orchestra,ma mi rimane questo dubbio,soprattutto a quando penso che personaggi del calibro di Bream,Williams,Russell,Barrueco,Fisk ed altri ,hanno lasciato il segno anche in altri ambiti extra solistici.Se avete qualche informazione in proposito vi prego di segnalarla!

     

     

    Non c'è differenza, in linea generale, tra il suonare in duo con un altro strumentista (Segovia ha suonato e inciso qualche brano con il clavicembalista Rafael Puyana) o con una formazione da camera più numerosa: in questo caso, il capolavoro esecutivo di Segovia è il Quintetto di Castelnuovo-Tedesco che egli ha eseguito e inciso con gli archi del Quintetto Chigiano.

     

    Gli capitò di suonare in pubblico, qualche volta, i concerti di Castelnuovo-Tedesco e di Ponce accompagnato non dall'orchestra, ma dalla moglie, l'egregia pianista Paquita Madriguera, con la quale comunque studiava regolarmente i concerti che aveva in repertorio.

     

    Ho trasecolato nel leggere recentemente una lettera di Regino Sainz de la Maza, che racconta di una traversata Buenos Aires-Barcelona: si incontrò nella nave con Segovia (1921) e, secondo SdlM, suonarono in duo (privatamente) e progettarono di dare concerti (questa, conoscendo l'opinione che Segovia aveva di RSdlM, mi pare difficile da credere, ma tutto può dardi). Segovia aveva progettato un disco con Isaac Stern, e per l'occasione Duarte si era prodigato nel preparare una versione del Centone di Sonate paganiniane, con una parte di chitarra degna di Segovia. Non se ne fece nulla. Ugualmente, sfumò il progetto di una registrazione di "Platero y yo" in duo con l'attore José Ferrer. Idem per un progetto di duo con Nicanor Zabaleta: il povero Sacha Tansman preparò una versione per chitarra e arpa della "Suite in modo polonico"...

     

    Buona regola, per un compositore: accettare commissioni di pezzi per chitarra e....(qualunque altro strumento), solo se il committente è l'altro strumentista, altrimenti il rischio che non se ne faccia nulla è grande.

     

     

     

    dralig

  4. Voglio esprimere un piccolo e lapalissiano parere.

     

    Se Segovia, che ne fece richiesta a Martin, avesse poi apprezzato e registrato il risultato di tanto sforzo creativo, non sarebbe cambiato nulla.

     

    Per la verità, non abbiamo la certezza che sia stato Segovia a chiedere a Frank Martin di scrivere un pezzo per lui. Segovia, in quegli anni, ci andava piano nel chiedere pezzi nuovi, perché era già sommerso di musica che non riusciva ad assorbire, e questo lo metteva spesso in imbarazzo con gli autori. In una lettera scritta a Ponce, fa un elenco (sommario) di autori che hanno scritto pezzi che lui non ha suonato, e osserva preoccupato che costoro erano tutti critici che scrivevano sui giornali più importanti...da ciò, il suo timore di incappare in qualche critica avversa, dettata dal malumore. Omise di chiedere musica a Ravel, Bartok e Stravinskij, proprio perché temeva di creare situazioni insostenibili...Io ho letto quello che gli scrissero certi compositori delusi, e ne sono rimasto esterrefatto.

     

    Segovia abitò a Ginevra dal 1925 al 1935, e ovviamente familiarizzò con i compositori ginevrini o comunque svizzeri. Quasi tutti scrissero per lui: Martin, la Peyrot, Gagnebin, Sulzberger, Haug...Segovia non suonò nulla, salvo due pezzi di Haug (ma molti anni dopo). Nessuno ne fece una tragedia. Su come si svolsero i fatti, abbiamo solo una versione di seconda mano - la moglie di Martin. Troppo poco per trarre delle conclusioni...

     

    dralig

  5.  

    Cosa dire...

     

     

    ma

    per esempio che i chitarristi hanno talvolta un rapporto feticistico con certe pagine del proprio repertorio (novecentesco e non) e che se guardassero a questo con una profonda capacità analitica, (nel più ampio contesto della storia della Musica) alcuni paginoni si potrebbero utilizzare per costruire grandi aeroplani di carta altre paginette risplenderebbero di luce propria...il problema, a quanto pare, stà anche nell'onestà (direi anche serenità), tutta intellettuale, dell'espressione di giudizio per tutto ciò che sta in mezzo tra la cartaccia e ciò che risplende

     

    Sa, Fabio, ai rappresentanti di una categoria che usa abbondantemente, sia nella conversazione che negli scritti, la locuzione "il nostro strumento", sembra una perfidia (ma Lei dev'essere davvero un tipo perfido) augurare l'accesso a "una profonda capacità analitica". Più che un adoratore di Calvino, Lei è un emulo del marchese de Sade.

     

    dralig

  6. Voglio esprimere un piccolo e lapalissiano parere.

     

    Se Segovia, che ne fece richiesta a Martin, avesse poi apprezzato e registrato il risultato di tanto sforzo creativo, non sarebbe cambiato nulla.

     

    E' un mirabile lavoro che è comunque riuscito a conquistarsi un posto al sole, nonostante l'endemica ritrosia dei chitarristi nei confronti di certa letteratura "severa".

     

    (A proposito, qualcuno, prima o poi inciderà la Sonata di Desderi???)

     

    Peggior sorte è toccata, ad esempio, alla Fantasia-Sonata di Manen, che pur vantando una mirabile incisione segoviana pare sia finita nel dimenticatoio!

     

    Cosa dire...

     

     

    L'egregio Marcello Rivelli, chitarrista sottile che vive alla macchia in Abruzzo, ha inciso in un suo pregevole CD l'ultimo tempo della Sonata di Desderi, Toccata e Fuga. Non ha potuto incidere l'intera Sonata perché, all'epoca in cui scelse il programma, del lavoro di Desderi era disponibile e pubblicato soltanto il quarto tempo. Altrimenti, sono certo che non si sarebbe tirato indietro. E non è detto che non provveda in un prossimo futuro a colmare questa lacuna.

     

    dralig

  7. a mio parere una delle pagine più alte (diciamo pure più belle) della letteratura per chitarra

     

    Su questo punto, nessun musicista degno nutrirebbe mai il minimo dubbio, quand'anche non gli piacesse soggettivamente la severità calvinista delle "Quatre Piéces" e

     

     

     

    adoro Calvino

     

    :shock:

    :cry:

    :oops:

    :lol:

     

     

    Ah si? Perdoni la mancanza (temporanea e del tutto occasionale, Le assicuro) di discrezione, ma dalla Sua prosa in questo forum proprio non si direbbe. La mia, s'intende, è una notazione puramente letteraria, e sono pronto ad arrendermi, una volta di più in vita mia, alla constatazione che le vie del Signore sono davvero infinite.

     

    dralig

  8. a mio parere una delle pagine più alte (diciamo pure più belle) della letteratura per chitarra

     

    Su questo punto, nessun musicista degno nutrirebbe mai il minimo dubbio, quand'anche non gli piacesse soggettivamente la severità calvinista delle "Quatre Piéces" e, in generale, della musica di Frank Martin.

     

    Ricordo l'algida cortesia con la quale il compositore rispose a una mia richiesta di comporre un altro pezzo per chitarra. Nonostante fossero gli anni della scoperta delle ""Quatre Pièces" anche da parte dei chitarristi (dopo che la composizione era stata valorizzata nientemeno che da Ernest Ansermet), il suo diniego, benché formale, equivaleva a un: "Chitarra e chitarristi? Dio ne scampi e liberi. Mai più!".

     

    dralig

  9. come mai i quattro pezzi brevi non sono valorizzati come meriterebbero

     

    Cosa ti fa pensare che non siano valorizzati?

     

    non ho trovato la partitura molto facilmente e poi nei repertori dei grandi interpreti non le vedo mai

    eccetto le eccezioni

     

    I grandi interpreti suonano la grande musica. Gli esecutori che suonano la musica superficiale alla moda non sono grandi interpreti, sono intrattenitori più o meno brillanti che suonano per un pubblico che desidera essere intrattenuto e divertirsi.

     

    dralig

    • Like 1
  10. come mai i quattro pezzi brevi non sono valorizzati come meriterebbero

     

    Ci saranno venti incisioni discografiche delle "Quatre pièces brèves", e l'edizione Universal ha avuto parecchie ristampe, quindi non c'è stato, almeno dagli anni Sessanta - quando furono pubblicate - un disconoscimento del loro valore. E' chiaro che saranno sempre appannaggio di una minoranza di esecutori che se le possono permettere, sia intellettualmente che dal punto di vista strumentistico, ma questo è vero per tutto il miglior repertorio del Novecento.

     

    dralig

  11.  

    Qualche tempo fa lessi di alcuni quartetti sepolti in qualche armadio russo...

     

     

    ahhhh!!!!!

    questi scrigni!!!!

    questi armadi russi!!!!

    8)

     

    Anche gli armadi di altri paesi - inclusa l'Italia - non scherzano. La concezione che io ho degli armadi è un forse eccentrica: mi piace tirarne fuori le cose (ed è un piacere che la vita mi ha concesso abbondantemente) e mi piacerebbe rinchiudervi certe persone (ma la legge lo vieta e in ogni modo in me agiscono possenti i freni inibitori).

     

    dralig

  12. Mi ricordo una volta che la chitarrista, se non ricordo male Papandreu (scusate, si scrive così? Perdonate l'eventuale errore), in un concerto tenuto a Mantova un paio di anni fa suonò una trascrizione di un preludio di Chopin...

     

    Trascrizioni da Chopin? E dai Preludi? Iniziano a metà Ottocento. Bobrowicz, Tarrega, poi Segovia,etc., fino a Stephen Aron, che ha trascritto per chitarra tutte - dicesi tutte - le Mazurke.

     

    dralig

  13. Buongiorno a tutti!

    Avrei bisogno di un'informazione: mi servirebbe sapere se in commercio è reperibile una riduzione per due chitarre e pianoforte del Concerto op. 201 per due chit. e orchestra di Castelnuovo-Tedesco. Consultando il catalogo on-line dell'editore Berben di Ancona, risulta disponibile solamente la partitura! Magari la riduzione è inclusa...

     

    Vi ringrazio in anticipo per le risposte.

     

    Tiento

     

    No, la riduzione per due chitarre e pianoforte - opera dello stesso autore - è pubblicata a parte, con il numero di catalogo 1890. La Bèrben ha messo on line solo una parte del suo immenso catalogo.

     

    dralig

  14. Quindi è opportuno anche (piccola parentesi nel post, spero non troppo OT) studiare il pezzo ed impararlo ignorando momentaneamente ciò che sentiamo dentro a livello interpretatito (rubato, fraseggio, ecc.), oppure se si ha già raggiunto un buon grado di consapevolezza musicale studiarlo da subito con quelle che sono le nostre scelte estetiche?

     

    Se si ha un'immagine mentale nitida e dettagliata del pezzo non c'è motivo di rimandarne la realizzazione.

     

    Se invece non si sa bene che cosa fare, conviene procedere per gradi e, in attesa di vederci più chiaro, un'onesta scansione "letterale" delle note, con un buon metronomo a sostegno, è la scelta più saggia.

     

    dralig

  15. invece di star sempre a dire che i chitarristi non sono all'altezza, come gli altri musicisti, di leggere uno spartito,

     

     

    Sa perché si dice che i chitarristi non sanno leggere come gli altri musicisti?

    Perché non sanno farlo.

     

     

     

    perchè non iniziamo a descrivere quali indicazioni seguire per diteggiare correttamente un brano? Mi sembra più costruttivo ed educativo da parte di Maestri, che limitarsi a fare bilanci più o meno probabili sulla situazione dei chitarristi.

     

    Scusi, se Lei ritiene che "i bilanci" siano improbabili, perché propone dei rimedi? Inoltre, questo è un forum, non una scuola di musica: perché mai i maestri dovrebbero in questa sede assumersi dei compiti educativi? Per il piacere di veder messo in dubbio quello che dicono ogni volta che aprono bocca?

     

    dralig

  16. L'uso del rubato dovrebbe essere dosato in modo tale da conferire maggior chiarezza a ciò che le note suggeriscono ma non dicono appieno, se eseguite nella loro staticità.

     

    Ogni esecutore interpreta ovviamente in modo personale il significato di un brano musicale, così il "rubato" che ne deriva è frutto anche di un gusto e un vissuto dell'interprete, in cui convivono elementi differenti.

     

    Quando il rubato va a storpiare eccessivamente il ritmo scritto, la motivazione deve essere chiara e limpida, frutto di un progetto globale di interpretazione. Deve essere chiaro il motivo di una scelta, senza che questa si leghi solamente al semplice gusto dell'esecutore. Quando questo tipo di progetto è difficilmente avvertibile, il risultato può piacere, anche affascinare, ma non sarà mai pienamente coerente nè ricco sotto il piano intelletuale ed emotivo.

     

    Il che equivale a dire che, se l'esecutore ha pulsazione, può amministrare l'uso del rubato dall'alto del suo controllo, altrimenti subisce i cambi di tempo involontari e l'aggiunta del rubato servirà solo a creare maggior confusione.

     

    dralig

  17. Caro M°, grazie per la risposta. Per dimensione intendevo l'accezione figurata di "carattere" di serenata (cfr. dizion. Garzanti della lingua italiana ed. 1993). Non immagino, nell'esecuzione ascoltata, la "dimensione" dell'innamorato che "canta l'amore" alla sua bella (ma questo riguarda il processo estesico, dunque mio-soggettivo).

     

    Il titolo "Serenata", nell'accezione conferitagli dai compositori - e Tarrega era un compositore - non esclude che possa trattarsi di un brano popolareggiante a carattere sentimentale, ma implica molte altre possibilità, ad esempio che la Serenata fosse rivolta a un personaggio dell'aristocrazia per festeggiare il suo genetliaco, o addirittura a un gruppo di persone, in una circostanza da festeggiare in ore serali (l'etimo di serenata ha alla sua origine la parola "sera") o notturne. Nulla da eccepire riguardo l'uso della serenata per ingraziarsi una "bella", ma dubito che fosse quello lo scopo del "Capricho arabe": Tarrega, all'epoca in cui compose il brano, era accasato con Maria Josefa (la Marieta della Mazurka), e oltre a lei doveva tenere a bada la capricciosa (quella si) dona Concha: credo che due gli bastassero, e che non sentisse alcun bisogno di convocare altre presenze muliebri nella sua vita.

     

    dralig

  18. Intendo il non rispetto del tempo nell'unità di movimento: ad es. se la semiminima è a 48 MM, le quartine di semicrome delle battute 20, 30, 58 e 68 andrebbero battute non discostandosi molto dal 48 MM, sia pure in accelerando. Altro es.: il la della 12 battuta non viene fatto durare un quarto; così pure in batt. 60 (molto rit.). Idem nell'ultima battuta. L'alterazione della figurazione starebbe nel rendere biscrome le crome attraverso un'accelerazione che sembra quasi un abbellimento della nota di appoggio.

    Tutto si può accettare se le scelte interpretative rispondono a giustificazioni coerenti, ma il ritmo ed il metro sono sacri, almeno secondo me.

     

    Si informi sull'esistenza del rubato, che non ha nulla che vedere con il suonare fuori tempo.

     

    dralig

  19. D'accordo, ma che mi dite della forma: perchè capriccio se è una serenata? O, se si vuole, come si fa a rendere "capricciosa" una serenata?. Apprezzo l'esecuzione di Christian ma, a parte alcuni punti di alterazione del ritmo dalla figurazione (confrontando con l'edizione di San Vicente, rist. Chanterelle 2001), mi pare manchi la dimensione della serenata.

     

     

    Non capisco cosa vuoi dire ....

    "alcuni punti di alterazione dalla figurazione" ? ?

     

     

    CS :?:

     

    "Alterazione del ritmo della figurazione" è un modo di usare cinque parole dove, nel lessico musicale, ne basta una: rubato.

     

    dralig

  20. D'accordo, ma che mi dite della forma: perchè capriccio se è una serenata?

     

    E perché no, scusi? Il titolo "capriccio" non si riferisce in alcun modo a una forma musicale, non esiste la forma-capriccio, o meglio il capriccio, in quanto tale, può assumere qualunque forma (basta guardare le migliaia di esempi nella letteratura di tutti gli strumenti). Capriccio definisce un carattere. Quanto a "Serenata", la definizione si riferisce a un genere di musica fatto a scopo di intrattenimento notturno di uno o più ascoltatori: le serenate spesso constano di più movimenti, dal lento al vivace, dal melanconico allo spensierato. Perchè mai in una Serenata non potrebbe trovar posto un Capriccio?

     

     

     

    O, se si vuole, come si fa a rendere "capricciosa" una serenata?.

     

    Rispettandone il carattere capriccioso, posto che ce l'abbia. Nel caso del "Capricho arabe" di Francisco Tarrega, è chiaro l'intento del compositore di evocare nell'ambito ridotto della chitarra una linea melodica, cioè un canto che, allo stato originario, verrebbe affidato alla voce umana, con il sostegno di un semplice accompagnamento ritmico-armonico. Non mancano, com'è abituale nel pezzo di carattere, le parti libere, da eseguire fuori dalla scansione esatta del ritmo. Non occorre fare nulla di speciale, il carattere capricciosa della serenata è già insito nel pezzo, basta eseguirlo con un bel suono, rispettando le indicazioni dell'autore.

     

     

     

     

    Apprezzo l'esecuzione di Christian ma, a parte alcuni punti di alterazione del ritmo dalla figurazione (confrontando con l'edizione di San Vicente, rist. Chanterelle 2001), mi pare manchi la dimensione della serenata.

     

    Che cosa significa, "la dimensione della serenata"? Ci sono serenate di dimensione breve, qual è il "Capricho arabe", e serenate di dimensioni assai più lunghe - quella di Castelnuovo-Tedesco, per chitarra e orchestra, che ricorda le serenate settecentesche, è in cinque movimenti e dura mezz'ora. Che cosa doveva fare Saggese per rispettare "la dimensione della Serenata", oltre a suonarla come Tarrega l'ha scritta? Allungarla, accorciarla?

     

    dralig

  21. Che bei... tempi!! :D:)

     

    da auspicare che ritornino più... spesso :D

     

    p.s.

    ricordo al mio esame di composizione ( il compimento inferiore) anni fa

    che uno dei commissari si "lamentava" di aver avuto a suo... tempo un "basso dato" da... Ghedini...shock: : :D

     

    m

     

    Immagino che roba. Del resto, capitò di impazzire su una fuga e poi di vedere che anche il docente vi si impantanava e, per venirne fuori, doveva alterare il soggetto...che aveva scritto lui...

     

    dralig

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