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Angelo Gilardino

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  1. Nel repertorio ottocentesco, non ha che da accomodarsi (attenzione, molte musiche originali richiedono il fortepiano). Nel Novecento, c'è poco da scialare: Hans Haug, Fantasia Mario Castelnuovo-Tedesco, Fantasia Carlo Mosso, Fantasia Guido Santorsola, Sonate (scritte genericamente para guitarra y clave, quindi con opzione tra chitarra e piano) C'è anche qualche lavoro di Margola, Borlenghi, Bruno Canino, etc., Non è - e penso che non sarà mai - un vero e proprio repertorio. AG
  2. E' impossibile dirlo in assoluto. Ogni studio tratta un tipo di tecnica, un modello di scrittura, e rispetto a tutto ciò le risposte degli esecutori sono necessariamente diverse, personali: uno studio che a un chitarrista non oppone alcuna resistenza - perché l'esecutore ha una risposta facile e pronta per quel tipo di tecnica - potrà impegnare un altro esecutore, ugualmente bravo, richiedendogli un lavoro severo; e, passando a un altro studio, gli stessi esecutori si troveranno magari in una situazione uguale e contraria. Io direi che gli Studi op. 6 e op. 29 sono l'espressione del più alto livello musicale e tecnico raggiunto dalla chitarra propriamente "classica", cioè nei primi tre decenni dell'Ottocento. Quindi, nel loro genere, richiedono all'esecutore il più alto livello tecnico e musicale. dralig
  3. Bravissimo Frédéric, anzi fu proprio con il Quartetto Paganini che Segovia diede a Los Angeles la prima esecuzione del Quintetto di MCT. Il compositore ne fu molto contento mentre, in seguito, fu meno contento di altre esecuzioni segoviane del lavoro. Eh si, se facciamo la classifica delle vittime dei progetti mancati di Segovia, temo che il primo posto spetti a Tansman e ai pezzi che egli scrisse per il suo amico chitarrista. Eppure, non se ne stancò mai... dralig
  4. Guardi, io non pretendo di sapere tutto su Segovia ma, per ragioni di lavoro, ho dovuto leggere una montagna di carte su di lui, la sua attività, la sua vita, etc., e in tutto quello che ho letto non c'è la minima traccia di un suo, non dico concerto, ma anche solo esercizio, con Williams. Forse, Lei ha visto una ripresa di una lezione alla Chigiana dove lo studente JW suonava per il maestro Segovia, che lo stava ascoltando, e che aveva una chitarra in mano, per fare qualche esempio. dralig
  5. Non c'è differenza, in linea generale, tra il suonare in duo con un altro strumentista (Segovia ha suonato e inciso qualche brano con il clavicembalista Rafael Puyana) o con una formazione da camera più numerosa: in questo caso, il capolavoro esecutivo di Segovia è il Quintetto di Castelnuovo-Tedesco che egli ha eseguito e inciso con gli archi del Quintetto Chigiano. Gli capitò di suonare in pubblico, qualche volta, i concerti di Castelnuovo-Tedesco e di Ponce accompagnato non dall'orchestra, ma dalla moglie, l'egregia pianista Paquita Madriguera, con la quale comunque studiava regolarmente i concerti che aveva in repertorio. Ho trasecolato nel leggere recentemente una lettera di Regino Sainz de la Maza, che racconta di una traversata Buenos Aires-Barcelona: si incontrò nella nave con Segovia (1921) e, secondo SdlM, suonarono in duo (privatamente) e progettarono di dare concerti (questa, conoscendo l'opinione che Segovia aveva di RSdlM, mi pare difficile da credere, ma tutto può dardi). Segovia aveva progettato un disco con Isaac Stern, e per l'occasione Duarte si era prodigato nel preparare una versione del Centone di Sonate paganiniane, con una parte di chitarra degna di Segovia. Non se ne fece nulla. Ugualmente, sfumò il progetto di una registrazione di "Platero y yo" in duo con l'attore José Ferrer. Idem per un progetto di duo con Nicanor Zabaleta: il povero Sacha Tansman preparò una versione per chitarra e arpa della "Suite in modo polonico"... Buona regola, per un compositore: accettare commissioni di pezzi per chitarra e....(qualunque altro strumento), solo se il committente è l'altro strumentista, altrimenti il rischio che non se ne faccia nulla è grande. dralig
  6. Consideri che era soprattutto un autore di zarzuelas: lo vede Lei, Falla che compone una zarzuela? O Mompou? A tenere in vita Moreno-Torroba nel campo della musica "colta" è stato soprattutto Segovia. Da giovane, quasi gliene facevo una colpa. Ma, ripeto, con quel che s'è visto dopo, "Torija" o "Turegano" sembrano scritti da Schumann... dralig
  7. Non sia troppo severo, Aedo. Moreno-Torroba ha scritto molti pezzi per chitarra, alcuni, nel loro genere, perfetti, altri invece di puro artigianato: il fatto è che, anche in questi, si vede la mano del compositore che ha il pieno controllo della situazione. Deboli, ripetitivi, se vogliamo, si. Imbarazzanti, non direi. E poi, rispetto alla roba che circola oggi nei festival di chitarra, sarà d'accordo con me nel riconoscere che i "Castillos de Espana", o le ancora più modeste "Puertas de Madrid" sembrano degli intermezzi di Brahms. dralig
  8. Quale autore delle note del disco di Zigante (che credo si trovi in vacanza), rispondo che il CD in questione s'intitola "Falla Turina Mompou/Complete Works for Guitar", e contiene tutto quello che i tre maestri del Novecento spagnolo hanno composto per chitarra. Un pezzo di Moreno-Torroba, in quel programma, non avrebbe avuto alcun senso, e per incidere l'integrale per chitarra del compositore castigliano non basterebbe comunque un CD, tanto vasta (e disuguale) è la sua opera. dralig
  9. Per la verità, non abbiamo la certezza che sia stato Segovia a chiedere a Frank Martin di scrivere un pezzo per lui. Segovia, in quegli anni, ci andava piano nel chiedere pezzi nuovi, perché era già sommerso di musica che non riusciva ad assorbire, e questo lo metteva spesso in imbarazzo con gli autori. In una lettera scritta a Ponce, fa un elenco (sommario) di autori che hanno scritto pezzi che lui non ha suonato, e osserva preoccupato che costoro erano tutti critici che scrivevano sui giornali più importanti...da ciò, il suo timore di incappare in qualche critica avversa, dettata dal malumore. Omise di chiedere musica a Ravel, Bartok e Stravinskij, proprio perché temeva di creare situazioni insostenibili...Io ho letto quello che gli scrissero certi compositori delusi, e ne sono rimasto esterrefatto. Segovia abitò a Ginevra dal 1925 al 1935, e ovviamente familiarizzò con i compositori ginevrini o comunque svizzeri. Quasi tutti scrissero per lui: Martin, la Peyrot, Gagnebin, Sulzberger, Haug...Segovia non suonò nulla, salvo due pezzi di Haug (ma molti anni dopo). Nessuno ne fece una tragedia. Su come si svolsero i fatti, abbiamo solo una versione di seconda mano - la moglie di Martin. Troppo poco per trarre delle conclusioni... dralig
  10. ma per esempio che i chitarristi hanno talvolta un rapporto feticistico con certe pagine del proprio repertorio (novecentesco e non) e che se guardassero a questo con una profonda capacità analitica, (nel più ampio contesto della storia della Musica) alcuni paginoni si potrebbero utilizzare per costruire grandi aeroplani di carta altre paginette risplenderebbero di luce propria...il problema, a quanto pare, stà anche nell'onestà (direi anche serenità), tutta intellettuale, dell'espressione di giudizio per tutto ciò che sta in mezzo tra la cartaccia e ciò che risplende Sa, Fabio, ai rappresentanti di una categoria che usa abbondantemente, sia nella conversazione che negli scritti, la locuzione "il nostro strumento", sembra una perfidia (ma Lei dev'essere davvero un tipo perfido) augurare l'accesso a "una profonda capacità analitica". Più che un adoratore di Calvino, Lei è un emulo del marchese de Sade. dralig
  11. L'egregio Marcello Rivelli, chitarrista sottile che vive alla macchia in Abruzzo, ha inciso in un suo pregevole CD l'ultimo tempo della Sonata di Desderi, Toccata e Fuga. Non ha potuto incidere l'intera Sonata perché, all'epoca in cui scelse il programma, del lavoro di Desderi era disponibile e pubblicato soltanto il quarto tempo. Altrimenti, sono certo che non si sarebbe tirato indietro. E non è detto che non provveda in un prossimo futuro a colmare questa lacuna. dralig
  12. Su questo punto, nessun musicista degno nutrirebbe mai il minimo dubbio, quand'anche non gli piacesse soggettivamente la severità calvinista delle "Quatre Piéces" e adoro Calvino Ah si? Perdoni la mancanza (temporanea e del tutto occasionale, Le assicuro) di discrezione, ma dalla Sua prosa in questo forum proprio non si direbbe. La mia, s'intende, è una notazione puramente letteraria, e sono pronto ad arrendermi, una volta di più in vita mia, alla constatazione che le vie del Signore sono davvero infinite. dralig
  13. Su questo punto, nessun musicista degno nutrirebbe mai il minimo dubbio, quand'anche non gli piacesse soggettivamente la severità calvinista delle "Quatre Piéces" e, in generale, della musica di Frank Martin. Ricordo l'algida cortesia con la quale il compositore rispose a una mia richiesta di comporre un altro pezzo per chitarra. Nonostante fossero gli anni della scoperta delle ""Quatre Pièces" anche da parte dei chitarristi (dopo che la composizione era stata valorizzata nientemeno che da Ernest Ansermet), il suo diniego, benché formale, equivaleva a un: "Chitarra e chitarristi? Dio ne scampi e liberi. Mai più!". dralig
  14. Per parlare responsabilmente di una composizione, non c'è che una cosa da fare: leggerla. Se se ne è capaci. dralig
  15. Cosa ti fa pensare che non siano valorizzati? non ho trovato la partitura molto facilmente e poi nei repertori dei grandi interpreti non le vedo mai eccetto le eccezioni I grandi interpreti suonano la grande musica. Gli esecutori che suonano la musica superficiale alla moda non sono grandi interpreti, sono intrattenitori più o meno brillanti che suonano per un pubblico che desidera essere intrattenuto e divertirsi. dralig
  16. Ci saranno venti incisioni discografiche delle "Quatre pièces brèves", e l'edizione Universal ha avuto parecchie ristampe, quindi non c'è stato, almeno dagli anni Sessanta - quando furono pubblicate - un disconoscimento del loro valore. E' chiaro che saranno sempre appannaggio di una minoranza di esecutori che se le possono permettere, sia intellettualmente che dal punto di vista strumentistico, ma questo è vero per tutto il miglior repertorio del Novecento. dralig
  17. Aedo, mi prometta tra le lacrime che non dirà mai più in vita sua una cosa banale. dralig
  18. ahhhh!!!!! questi scrigni!!!! questi armadi russi!!!! 8) Anche gli armadi di altri paesi - inclusa l'Italia - non scherzano. La concezione che io ho degli armadi è un forse eccentrica: mi piace tirarne fuori le cose (ed è un piacere che la vita mi ha concesso abbondantemente) e mi piacerebbe rinchiudervi certe persone (ma la legge lo vieta e in ogni modo in me agiscono possenti i freni inibitori). dralig
  19. Trascrizioni da Chopin? E dai Preludi? Iniziano a metà Ottocento. Bobrowicz, Tarrega, poi Segovia,etc., fino a Stephen Aron, che ha trascritto per chitarra tutte - dicesi tutte - le Mazurke. dralig
  20. Si tratta di una delle composizioni alle quali Aguado non assegnò un numero d'opera. dralig
  21. No, la riduzione per due chitarre e pianoforte - opera dello stesso autore - è pubblicata a parte, con il numero di catalogo 1890. La Bèrben ha messo on line solo una parte del suo immenso catalogo. dralig
  22. Se si ha un'immagine mentale nitida e dettagliata del pezzo non c'è motivo di rimandarne la realizzazione. Se invece non si sa bene che cosa fare, conviene procedere per gradi e, in attesa di vederci più chiaro, un'onesta scansione "letterale" delle note, con un buon metronomo a sostegno, è la scelta più saggia. dralig
  23. Sa perché si dice che i chitarristi non sanno leggere come gli altri musicisti? Perché non sanno farlo. Scusi, se Lei ritiene che "i bilanci" siano improbabili, perché propone dei rimedi? Inoltre, questo è un forum, non una scuola di musica: perché mai i maestri dovrebbero in questa sede assumersi dei compiti educativi? Per il piacere di veder messo in dubbio quello che dicono ogni volta che aprono bocca? dralig
  24. Il che equivale a dire che, se l'esecutore ha pulsazione, può amministrare l'uso del rubato dall'alto del suo controllo, altrimenti subisce i cambi di tempo involontari e l'aggiunta del rubato servirà solo a creare maggior confusione. dralig
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