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Butterfly

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  1. Questo discorso sembra scaricare la responsabilità di esecuzioni pubbliche non ''professionali'' esclusivamente sugli ambiziosi e impreparati ''amateurs''. E i maestri? Quelli che mandano ai concorsi ragazzotti ridicoli e fanno silenzio sulle esposizioni al mondo di filmati raccapriccianti su Youtube? Oppure invitano compiaciuti persone competenti ai saggi dei conservatori? Sono professionisti o no? [....] Scusate, non perchè pensi che le mie parole restino scolpite come le tavole di Mosè , ma chi cita il pensiero scritto da qualcun altro, potrebbe per favore farlo correttamente, usando i tag in maniera appropriata? Le frasi incorniciate nel mio nickname non le ho scritte io, e vengono citate erroneamente per due volte, a pagina 7. Ciao e grazie Butterfly
  2. Bè è già molto. Scrivendo il titolo del topic ho pensato con terrore che qualcuno rispondesse "sulla lavatrice durante la centrifuga". Butterfly
  3. Dimenticavo la cosa più importante: avete mai ascoltato musica classica in qualche posto dove non vi sareste immaginati che fosse possibile ascoltarla? Butterfly
  4. Mi trovavo ad Assisi per puro caso, il giorno del terremoto, dieci anni fa. Partita all’alba, non sapevo delle scosse sismiche avvenute durante la notte. Svolgevo una ricerca iconografica su santa Chiara e mi aspettavano al monastero di clausura. Arrivai alla cittadella in mezzo a una gran confusione e ai palazzi medievali puntellati, mentre un anziano signore correva gridando "Non salite alla basilica, è crollato tutto!" Mi venne proprio da piangere; pensavo agli affreschi e a tutta quella bellezza disciolta forse in mille frammenti. Gli angeli sull’ ultimo istante terreno di Francesco, il dono del mantello purpureo, la preghiera in San Damiano... Ma il peggio doveva ancora accadere: giunta alla basilica, ci fu un'altra scossa e una nube di polvere uscì dal portone aperto: era appena crollata una volta del transetto, travolgendo due tecnici e due frati che svolgevano un sopralluogo per verificare i danni. Rimasi ad Assisi, ma invece di un progetto di restauro, scelsi un ospedale da campo a Colfiorito e poi a Serravalle del Chienti. Oggi hanno tutti scordato quei nomi ma allora, per tre mesi, non ci fu giorno che il terreno non venisse scosso da qualche movimento tellurico. A volte la terra tremava, in altri momenti si sentiva una specie di rombo sordo tra le colline. Come sismografo usavamo un vassoio pieno di fleboclisi: quando il vetro cominciava a tintinnare, sapevamo che dovevamo uscire di corsa, ovunque fossimo. Quell'anno trascorsi il Natale in un campo container allestito a Cesi, sulle prime colline marchigiane. Un Natale freddo, col ghiaccio sulle tende, ma tanto bello e pieno di speranza. Che fortuna che la chitarra sia piu' trasportabile di un pianoforte e meno fragile di un violino. Durante la Messa un ragazzo in divisa suonò qualcosa, credo fosse Bach. Nel presepe erano state messe delle statuine vestite con le tute di tutti i volontari e delle forze di difesa civile che si trovavano lì: alpini, vigili del fuoco, protezione civile, croce rossa, carabinieri e il Bambinello su un cumulo di macerie , guardato con stupore e tristezza da quegli improvvisati pastori. Perché quando crolla una casa, crolla un pezzetto di mondo per ognuno di noi. Butterfly
  5. Proviamo a vedere la cosa da un'altra angolazione. Se a 42 anni suonati decidessi di diventare una campione di Ju Jitzu (si scirive così?), secondo te, con tutto l'impegno, l'amore e l'ardone che potrei metterci, avrei qualche speranza di riuscirvi? Si. Forse una su un milione. E' un'angolazione poco pertinente, anche se potrei citarti il caso di qualche pulzella che ha corso le sue regate migliori e piu' difficili ben oltre i 20 anni. L'arte non è uno sport, per quanto richieda un notevole impegno anche fisico. Però ho capito cosa vuoi dire; forse ho spiegato male quello che intendevo io. Vale sempre la pena di lavorare per quella possibilità 1/1.000.000. Se anche non si verificasse si sarebbe fatto un atto di coraggio; considerarla a priori una perdita di tempo invece... Questo non perchè l'ambizione di chi studia musica debbe essere necessariamente fare concerti. Una persona può anche essere timida o ansiosa o non voler suonare in pubblico, non è obbligatorio. Quello che contesto è il ritenere superfluo imparare /insegnare a farlo. Ma probabilmente è un mio personale approccio di affrontare lo studio in generale. Ho avuto uno studente tetraplegico e paralizzato anche nella parola che ha scritto (con l'uso stentato di un solo dito), uno dei volumi piu' interessanti sulla storia dell'arte ligure. Il fatto è che di fronte a uno studente a me non è mai interessato quanti anni aveva, perchè studiasse o se dopo si sarebbe aperto una boutique. Nella mia percezione delle cose, non è questo il punto, Francesco. Spero che resteremo amici anche se non condivido questo approccio agli studenti di musica adulti. Poi, qualunque 42enne sa bene che anche alzandosi alle 6.00 per esercitarsi su scale e arpeggi, non diventerà mai un campione di Ju Jitzu Butterfly
  6. Non sono d'accordo. La differenza è tutta qua. Io ho allievi chitarristi che svolgono la professione di medico, di avvocato e di lavori vari. Costoro amano alla follia la chitarra, ma non si sognerebbero mai di imbracciarla di fronte ad un pubblico vero. Questo non significa che non dedichino lo stesso la loro vita alla musica. Se gli allievi medici e avvocati non si sentono in grado di suonare di fronte a un pubblico, probabilmente non hanno raggiunto questa specifica capacità. Indipendentemente che si arrivi a suonare per professione, studiare uno strumento implica anche sapersi confrontare con un uditorio. Se non erro perfino l'esame di diploma è strutturato come lo svolgimento di un programma da concerto. Non confondiamo poi l'amore per l'arte con la capacità di produrre arte. Se si studia si fa seriamente, altrimenti sì che si è dei dilettanti. Butterfly
  7. Ci mancherebbe, Francesco. Non ho certo negato il tuo diritto ad esprimerti, nè è mia intenzione fare l'elogio del dilettante. Butterfly
  8. Dipende se si identifica la parola professionista con "artista". Anche un amateur può dedicare la vita alla musica. Il senso del pudore verso l'esibizionismo e la consapevolezza dei propri limiti oggettivi, sono invece altre cose, auspicabili in ogni settore. Ci sono anche musicisti di professione, pittori di professione, scrittori di professione, che fanno rimpiangere anche un modico investimento nei confronti del loro operato. Che poi, di fronte all'arte, in molte persone sia scarsamente sviluppata la capacità di distinguere il valido dal non valido, è un problema che ha piu' risvolti di tipo educativo che non etici. Se questa assenza di "educazione al bello" è dovuta sicuramente alla congenita diversa soglia di sensibilità degli esseri umani (che prescinde dall'istruzione, l'età, le mode ecc.), in parte è anche conseguenza di quell''alone di irragiungibilità intellettuale e "divismo" di cui molti professionisti dell'arte amano a volte circondarsi, originando ben poca attrazione e curiosità verso un mondo innegabilmente piu' difficile da capire e "sentire". Certo che non sei tenero, Francesco. Quando leggo un insegnante esprimersi così, rifletto molto sul percorso che sto facendo. Butterfly
  9. Molto utile, grazie davvero! Non dimentichiamo che la necessità di utilizzare versioni di software meno aggiornate non corrisponde sempre a una scelta di "conservatorismo" informatico ma all'esigenza di utilizzare o mantenere in funzione hardware meno aggiornato, per motivi didattici o di costo. Butterfly
  10. Ti l'è áncoa accattou questô libbro? Butterfly
  11. Cara Butterfly, hai ragione, il successo ha tanti lati da valutare. E' comunque la editoria letteraria che ha creato il termine "bestseller", quindi misura in vendite. La piccola casa editrice magari non avrà mai un vero bestseller nel catalogo, ma un successo, anche per loro, deve avere vendite per poter'esserene uno. La giustissima stima per un lavoro valido, amato dagli intelligenti e sensibile, ma un fallimento economico rimane comunque un insuccesso; magari non per sempre, se future generazione onorano il genio. Mi riferivo a specifiche pubblicazioni di questa casa editrice che, approdate al pubblico con non eccessiva quantità di vendite, sono poi stati ripubblicati riscuotendo consensi di critica (e di vendita) e diventando dei bestsellers. Mai affermato niente del genere. I commenti di Butterfly erano riferiti alla tua battuta: Ciao Butterfly
  12. Dipende da cosa si intende per "successo". Per alcuni significa un numeroso consenso (magari anche economico), per altri il consenso delle persone intelligenti. Fosse anche una sola. O anche di quelle che ama. Ci sono case editrici, anche di ridotte dimensioni imprenditoriali, che si contraddistinguono per la qualità delle opere offerte ai lettori. Il valore di molti autori, anche prima d'oggi, si è affermato spesso in questo modo. Sinceramente non conosco Salatko Alexis. Cercando informazioni in internet ho trovato solo questa intervista ascoltabile on line, in cui parla di qesto romanzo. La trama del libro, ispirata peraltro a fatti veri, parrebbe concentrarsi su un tema antico e affrontato da molte opere letterarie e cinematografiche: è la vita che sceglie per noi. Mi ricorda un celebre film con Shirley McLein, in cui due ballerine classiche, subito dopo il fortunato debutto, si trovano a un bivio della vita: una diventerà una celebre étoile, l'altra abbandonerà le scene mettendo su famiglia. Sogni, rimpianti, gioia e solitudine assicurati per entrambe. Butterfly
  13. La trama sembra bella e questo editore pubblica solitamente opere destinate al successo. Butterfly
  14. Grazie. E' talmente una bella composizione e credo che tutti ne convengano, ed è stato davvero un pensiero gentile concederne la libera diffusione. Potrà immaginare che colpo mi è preso, non sapendo di questo accordo con l'editore Berben. E' nel mio elenco degli "spartiti da studiare". Butterfly
  15. Avendo guardato bene il sito, prima di darne notizia nel forum, non mi sarei mai permessa di sospettare diffusioni illecite di spartiti musicali da parte della Sua fondazione; non essendo però a conoscenza di questa concessione del M.° Gilardino, autore di "A quiet song", non ho capito come mai fosse disponibile l'edizione del brano pubblicata da Berben (che, pur essendo genovese, mi sono procurata dall'editore) Per questo ho chiesto delucidazioni. Mi sarebbe spiaciuto essere involontario tramite per materiale coperto da diritti d'autore. Quando si è "ospiti" di un forum, se ne devono rispettare le regole, tra cui quella di non diffondere materiale musicale non di dominio pubblico. Mi dispiace per il problema tecnico, spero possa risolversi presto, perchè il vostro sito web è molto utile e interessante e i fini della Fondazione altrettanto degni di nota. Le scriverò privatamente la mia firma reale. Butterfly
  16. Ciao Salvo, Non so se contiene le informazioni che cerchi, ma in questo topic del forum si trovano delle indicazioni sul Catalogo repertorio 2007 di Vincenzo Pocci. Butterfly
  17. emh..Qualche lettura Leninista in gioventù non fà di me un "cirillo"... Scherzavo Però mi interessa questa idea del "pensare in russo". Me la spieghi meglio, per favore? Mi piace documentarmi sull'autore che studio, sulla singola opera ecc. Il problema è che quando si affronta uno studio del tutto nuovo, anche fare "bene" le domande è difficile. Butterfly
  18. Grazie, mi piacerebbe riuscire a rendelo così. Il problema che riscontro, facendo il vibrato, è che tendo ad allungare il valore della nota, invece che a renderla piu'....piu'....sonora, piena, corposa? Butterfly
  19. Вы думаете то реально? Butterfly
  20. Trovo questi studi davvero belli e sono contenta di studiarli, ma non riesco a suonarli con l'"atmosfera" che vorrei. Sicuramente in questo momento hanno per me una finalità didattica diversa, ma trovo che siano così dolci e così "polifonici" che mi piacerebbe riuscirli a rendere nella loro minuta ma perfetta bellezza. Per esempio ora sto studiando il n. 13. Potrebbe aver senso vibrare le note della voce superiore nelle prime 7-8 battute? Come posso realizzare delle legature di frase fluide e davvero "legate"? Per quanto lo provi con il metronomo a tempo di tartaruga, non riesco ancora a farlo cantare come vorrei... Lo so che è uno studio facile facile, ma mi basterebbe un po' di conforto, mentre rilasso i polpastrelli Grazie Butterfly
  21. Come sottofondo musicale forse era meglio "Il coniglietto Tippy".... http://it.youtube.com/watch?v=dRzYa3z1wLA Butterfly
  22. Sì, ma perchè un mancino che decide di suonare restando tale, deve farsi costruire una chitarra ad hoc? Perchè non poter provare fra tanti modelli, senza impegno, o magari acquistare anche uno strumento di fabbrica con le caratteristiche di incatenatura che gli occorrono? Non solo la logica di mercato va sempre contro le "minoranze" ma mi chiedo se esista una "storia della chitarra" per mancini. Ci sono stati famosi musicisti-chitarristi mancini? Butterfly
  23. non credo che, per molti altri, ci sia bisogno di un dio, per constatare ugualmente l'indimostrabilità scientifica delle proprio operare... E' solo un modo di dire! La letteratura è molto ampia (anche nel piu' recente campo delle neuroscienze cognitive) e fino a che questi studi svolgono la funzione di chiarire certi meccanismi neurofisiologici, niente da eccepire. Quello che non condivido (e non per motivi religiosi) è la pretesa di spiegare (e incasellare, controllare, decidere, magari ricreare) quell'unicità intellettuale di cui ogni essere umano è portatore. Detto così, apre un off topic anche pericoloso e non vorrei aprire discussioni senza soluzione. Riallacciandosi al "problema" dei mancini, ho espresso questo pensiero a titolo d'esempio, per sottolineare come possa essere difficile affidarsi a una norma univoca nel consigliare o forzare l'impostazione di una persona all'orientamento destrimane o meno, proprio perchè (e lo ha esemplificato bene il M.° Gilardino) può accadere che qualcuno si trovi bene, qualcun altro male e magari nessuno dei due si renda conto, a livello coscente, del perchè. Tuttavia, mi pare che nella maggior parte dei casi, forzare il naturale orientamento di un individuo possa, se non danneggiarlo, privarlo magari di qualche abilità "speciale" che si sarebbe manifestata con migliori esiti se lasciato libero di seguire la sua impostazione mancina. Al di là delle logiche di mercato, perchè allora i liutai non dovrebbero provare a sperimentare maggiormente tecniche costruttive per realizzare strumenti che valorizzino questo particolare orientamento delle funzioni manuali, al pari del piu' diffuso? Ma anche questo è un argomento un po' off topic rispetto al quesito originario. Butterfly
  24. Sì, il campo di ricerca è affascinante e sicuramente destinato a nuove scoperte, ma di fatto quella che per molti può definirsi "la scintilla di Dio" resta indimostrabile da un punto di vista strettamente scientifico. Resta da chiedersi allora se è possibile, a priori, stabilire le implicazioni neurofisiologiche circa l'approccio strumentale migliore per un mancino, se non a livello soggettivo, anche se il comune livello esperenziale dimostra, in generale, la non opportunità di costringere una persona mancina a usare la mano destra come dominante. E' invece forse indagabile con più precisione (azzardo, perchè non ho competenze specifiche) quali possano essere le differenze a livello fisico e acustico di uno strumento che viene suonato in una direzione piuttosto che in un'altra e che per questo motivo viene anche costruito con tecniche leggermente diverse. Se a liuteria storica ha ormai fondato le sue basi sui modelli per i "destri", forse c'è ancora spazio per una storia della liuteria per i mancini. Butterfly
  25. Butterfly

    LyricsMode

    Approfitto per segnalare anche la voce "Musica" del sito FSF/Unesco - Free Software Directory, da dove si può scaricare un po' di software gratuito e "sicuro" che potrebbe forse interessare chi si occupa di musica a livello professionale o di studio avanzato (ma ci sono anche il classico metronomo, l'accordatore, diversi programmi di scrittura musicale, un tool di composizione ecc.). Butterfly
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