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eh già, avrà ormai capito che ogni tanto mi scappano queste superficialissime osservazioni...

8)

tornando alla tecnica, così intesa come "assoluta" o superiore, non pensa che gli esercizi di Biscaldi, insieme magari ai poliritmici di Bogdanovic gettano nuova luce sulla "tecnica", appunto quella semi astratta (l'esercizio non ancora studio)?

Premetto che anche io non penso che questi (BiscaBogda) siano autoreferenziali se si proiettano i risultati sul repertorio (quindi nuova luce anche su questo)...scusi la modalità di scrittura ma fa un caldo che spacca il culetto ai passeri :roll:

 

Sorvolando sugli effetti secondari del caldo a carico di una sfortunata specie di volatili (speriamo che ai piccioni e alle poiane tocchi una sorte meno ingrata), Le dirò che vedo una netta differenza tra gli studi di Bogdnovic e quelli di Biscaldi. Bogdanovic pone alla base dei suoi studi una nuova concezione del ritmo, quindi svolge un'operazione fondamentalmente musicale: le composizioni, più che ergersi come costruzioni autonome, si formano "raccogliendo" una serie di conseguenze delle fasi ritmiche indipendenti che sono state determinate con un criterio matematico-musicale. La chitarra ne diventa il recipiente e il controllore. Biscaldi si inoltra, nei tre volumi dei suoi esercizi speciali, in una sorta di mistica della tecnica, ossia nella definizione del possibile - o di ciò che sta nella zona di confine tra il possibile e l'impossibile - e nella sua notazione. Si potrebbe dire operazione fine a se stessa, se non se ne intravvedessero poi i possibili esiti musicali, che l'autore avrebbe potuto - e potrebbe, se davvero volesse - materializzare anche in una serie di studi da concerto. Ma questa fase non è realizzata, è potenziale. Sono invece svelati e operanti i portati puramente strumentistici dell'operazione, e i relativi pericoli...

 

dralig

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Sarebbe molto interessante se il M°Biscaldi concludesse l'opera con degli studi da concerto, moooolto interessante... Tornando al suo discorso, potrebbe spiegare di che pericoli parla?

 

Marco


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Ed è a questi che bisogna dare le giuste risposte...

 

LM

 

Grazie Lucio, per fortuna penso di essere in ottime "grinfie" ;)

E' il mio ultimo OT, scusate!

 

 

Butterfly


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Sarebbe molto interessante se il M°Biscaldi concludesse l'opera con degli studi da concerto, moooolto interessante... Tornando al suo discorso, potrebbe spiegare di che pericoli parla?

 

Marco

 

Come tutti i farmaci molto potenti, dev'essere somministrato e assunto con grande attenzione.

 

dralig


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eh già, avrà ormai capito che ogni tanto mi scappano queste superficialissime osservazioni...

8)

tornando alla tecnica, così intesa come "assoluta" o superiore, non pensa che gli esercizi di Biscaldi, insieme magari ai poliritmici di Bogdanovic gettano nuova luce sulla "tecnica", appunto quella semi astratta (l'esercizio non ancora studio)?

Premetto che anche io non penso che questi (BiscaBogda) siano autoreferenziali se si proiettano i risultati sul repertorio (quindi nuova luce anche su questo)...scusi la modalità di scrittura ma fa un caldo che spacca il culetto ai passeri :roll:

 

Sorvolando sugli effetti secondari del caldo a carico di una sfortunata specie di volatili (speriamo che ai piccioni e alle poiane tocchi una sorte meno ingrata), Le dirò che vedo una netta differenza tra gli studi di Bogdnovic e quelli di Biscaldi. Bogdanovic pone alla base dei suoi studi una nuova concezione del ritmo, quindi svolge un'operazione fondamentalmente musicale: le composizioni, più che ergersi come costruzioni autonome, si formano "raccogliendo" una serie di conseguenze delle fasi ritmiche indipendenti che sono state determinate con un criterio matematico-musicale. La chitarra ne diventa il recipiente e il controllore. Biscaldi si inoltra, nei tre volumi dei suoi esercizi speciali, in una sorta di mistica della tecnica, ossia nella definizione del possibile - o di ciò che sta nella zona di confine tra il possibile e l'impossibile - e nella sua notazione. Si potrebbe dire operazione fine a se stessa, se non se ne intravvedessero poi i possibili esiti musicali, che l'autore avrebbe potuto - e potrebbe, se davvero volesse - materializzare anche in una serie di studi da concerto. Ma questa fase non è realizzata, è potenziale. Sono invece svelati e operanti i portati puramente strumentistici dell'operazione, e i relativi pericoli...

 

dralig

Forse è il caso che mi procuri questi perigliosi esercizi...


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Forse è il caso che mi procuri questi perigliosi esercizi...

 

Te lo consiglio caldamente.

E' un lavoro che porta via degli anni ma i risultati che ottieni sono indelebili.


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Come tutti i farmaci molto potenti, dev'essere somministrato e assunto con grande attenzione.

dralig

Ciao Angelo.

Hai detto bene.

Non vorrei però che queste tue parole (lo so che non è nelle tue intenzioni, ma vorrei cogliere l'occasione per ribadirlo), facessero pensare agli "Esercizi" di Luigi come una sorta di montagna da "scalare" quando già si è in uno stadio più che avanzato di studi.

Già anni orsono ti palesai il mio stupore nel constatare che impiegando questi esercizi nei primissimi anni e parallelamente alla tecnica di base sul modello ottocentesco, ho ottenuto risultati migliori che non posticipandoli ad anni successivi.

Sembra infatti che lo "stampo" crato dalla tecnica dei vari Sor, Giuliani etc, sia più difficile da scardinare in seguito, specialmente se ci riferiamo al non-uso o uso approssimativo dell'anulare, con tutte le implicazioni relative all'assetto della destra.

 

Ho trovato invece che praticare questi esercizi già dai primi anni (a maggior ragione da somministrare con attenzione!) contribuisce molto, anche mentalmente, ad una visione completamente diversa dell'uso delle dita della destra, a prescindere la loro finalizzazione nell'impiego delle scale a tre dita (cito naturalmente l'esito più banale).

 

E devo dire di non essere tanto d'accordo con te quando paventi una possibile "operazione fine a se stessa".

Anche se Luigi non ha voluto ancora "materializzare in una serie di studi" gli esiti di questi suoi lavori, cosa che tutti auspichiamo si concretizzi al più presto, credo che le applicazioni dei concetti che essi sottintendono abbiano dato una luce nuova alla interpretazione della tecnica chitarristica anche se applicata al repertorio oramai storicizzato, e mi spingerei a dire persino per quello ottocentesco.

Non devo certo ricordarti le brillantissime esecuzioni di Luigi dei Capricci di Legnani, che magari facevano storcere il naso ai soliti filologi dell'ultima ora, ma che emanavano una energia straripante e dalle quali io stesso ho tratto notevole spunto per le mie (che non a caso, come sai, hanno anch'esse fatto storcere il naso etc, etc... non vale la pena parlarne...).

 

Insomma... detto in soldoni a mio parere gli "Esercizi" di Biscaldi andrebbero studiati da subito!

LM


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Insomma... detto in soldoni a mio parere gli "Esercizi" di Biscaldi andrebbero studiati da subito!

 

Fondamentalmente sono d'accordo Lucio ma come dice Gilardino non sono esattamente i 120 Arpeggi di Giuliani, vanno presi a dosi controllate perchè l'esercizio (totale) e la fatica è notevole.


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Sembra infatti che lo "stampo" crato dalla tecnica dei vari Sor, Giuliani etc, sia più difficile da scardinare in seguito, specialmente se ci riferiamo al non-uso o uso approssimativo dell'anulare, con tutte le implicazioni relative all'assetto della destra.

 

Ho trovato invece che praticare questi esercizi già dai primi anni (a maggior ragione da somministrare con attenzione!) contribuisce molto, anche mentalmente, ad una visione completamente diversa dell'uso delle dita della destra, a prescindere la loro finalizzazione nell'impiego delle scale a tre dita (cito naturalmente l'esito più banale).

LM

 

Ah... parole sante!

Spesso quando sento parlare un "maestro" con queste parole non posso fare a meno di ricordare di quanto effettivamente conti l'insegnante nello sviluppo (in senso più ampio del termine) di un chitarrista, e quanta responsabilità un bravo insegnante si dovrebbe sempre sentire dentro. Non basta avere un potenziale, non basta affatto, l'insegnante (parlo sopratutto dei primi anni) ha davvero un ruolo decisivo, addirittura potrei dire che tanti bravi chitarristi e concertisti sono tali perchè hanno trovato gli insegnanti giusti e tanti magari molto dotati, non lo sono perchè viceversa non lo hanno trovato. Poi certo ci sono le eccezioni, i cosidetti "geni", ma sono casi a parte. Tutto questo senza assolutamente nella togliere a chi la fortuna ce l'ha dentro di se, ovvero che aveva la capacità propria di capire chi era un insegnante bravo e la forza di aver fatto sacrifici enormi per seguirli. Ma forse la parte più difficile è la prima.


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Come tutti i farmaci molto potenti, dev'essere somministrato e assunto con grande attenzione.

dralig

Ciao Angelo.

Hai detto bene.

Non vorrei però che queste tue parole (lo so che non è nelle tue intenzioni, ma vorrei cogliere l'occasione per ribadirlo), facessero pensare agli "Esercizi" di Luigi come una sorta di montagna da "scalare" quando già si è in uno stadio più che avanzato di studi.

Già anni orsono ti palesai il mio stupore nel constatare che impiegando questi esercizi nei primissimi anni e parallelamente alla tecnica di base sul modello ottocentesco, ho ottenuto risultati migliori che non posticipandoli ad anni successivi.

Sembra infatti che lo "stampo" crato dalla tecnica dei vari Sor, Giuliani etc, sia più difficile da scardinare in seguito, specialmente se ci riferiamo al non-uso o uso approssimativo dell'anulare, con tutte le implicazioni relative all'assetto della destra.

 

Ho trovato invece che praticare questi esercizi già dai primi anni (a maggior ragione da somministrare con attenzione!) contribuisce molto, anche mentalmente, ad una visione completamente diversa dell'uso delle dita della destra, a prescindere la loro finalizzazione nell'impiego delle scale a tre dita (cito naturalmente l'esito più banale).

 

E devo dire di non essere tanto d'accordo con te quando paventi una possibile "operazione fine a se stessa".

Anche se Luigi non ha voluto ancora "materializzare in una serie di studi" gli esiti di questi suoi lavori, cosa che tutti auspichiamo si concretizzi al più presto, credo che le applicazioni dei concetti che essi sottintendono abbiano dato una luce nuova alla interpretazione della tecnica chitarristica anche se applicata al repertorio oramai storicizzato, e mi spingerei a dire persino per quello ottocentesco.

Non devo certo ricordarti le brillantissime esecuzioni di Luigi dei Capricci di Legnani, che magari facevano storcere il naso ai soliti filologi dell'ultima ora, ma che emanavano una energia straripante e dalle quali io stesso ho tratto notevole spunto per le mie (che non a caso, come sai, hanno anch'esse fatto storcere il naso etc, etc... non vale la pena parlarne...).

 

Insomma... detto in soldoni a mio parere gli "Esercizi" di Biscaldi andrebbero studiati da subito!

LM

 

D'accordissimo.

 

dralig

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