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Angelo Gilardino

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Tutti i contenuti di Angelo Gilardino

  1. Vivissimi ringraziamenti per i complimenti, che rimando immediatamente al mittente con ricevuta di ritorno..... Vede, caro Maestro Gilardino, Lei mi ricorda tanto il Marchese del Grillo: Con questo vi saluto e me ne esco definitivamente dal Forum, non senza avervi prima augurato Buon Natale e Felice Anno Nuovo. LP Sono sinceramente toccato, signor Luigi Picardi, dal fatto che Lei, quando pensa a me, corra a mettere online estratti da film con protagonisti invariabilmente romani, da Nerone al Marchese del Grillo. La Sua fedeltà è commovente, forse un po' ossessiva, ma di una trasparenza esemplare. Piemontesi che parlano in romanesco non se ne sono visti mai, però è comprensibile che Lei riconduca tutte le Sue visioni alla Casa Madre che le ha originate: è coerente, bisogna darGliene atto. Il Suo passaggio nel forum verrà ricordato, non tema. dralig
  2. L'ho scritto, si, ma ho dichiarato la fonte: un proverbio del deserto. E poi, l'ho scritto all'inizio del thread. Adesso la carovana è passata - i carri, le merci, i carovanieri, i cammelli li hanno visti tutti: cela suffit. Dovessi citarlo oggi, il proverbio verrebbe modificato così: la carovana è passata da un pezzo, ma i cani seguitano ad abbaiare. Non sono molto intelligenti. dralig
  3. Caro Ermanno, noi oggi ci domandiamo chi fossero e che cosa sostenessero gli oppositori di Fernando Sor: dalle sue furenti autodifese, possiamo immaginare che fossero i soliti poveracci che in qualche, misero modo, invariabilmente tentano - senza successo - di contrastare il cammino delle persone geniali, dotate di talento vero, o anche solo dei bravi musicisti che cercano di fare seriamente il loro mestiere. Ma quei ragli si sono persi nell'etere: l'oblio ha graziato i somari e, paradossalmente, il pochissimo che ne sappiamo ci è stato trasmesso dal loro antagonista, lo stizzoso don Fernando. Se lui se ne fosse infischiato, dei suoi detrattori non sapremmo nulla. Con l'avvento di internet, tutto rimarrà invece a disposizione dei posteri. I musicologi del 2200 avranno accesso a questi archivi, li leggeranno, potranno decifrare, nei messaggi di ciascuno, ogni singolo pensiero, ogni moto dell'animo, ogni pulsione: è per questo che è d'uopo indurre lorsignori a manifestarsi, e saggio e astuto farli parlare. La descrizione che danno di sé stessi è tale da rendere superfluo ogni commento: si consegnano alla storia - anche se soltanto a quella del piccolo orto musicale della chitarra - con perfetta trasparenza. Verranno ricordati per quello che erano: aere perennius. dralig
  4. Visto che questo forum me ne da la possibilità, vorrei ringraziarla personalmente e nel mio piccolo spronarla a continuare! Il modo in cui espone le notizie non solo ne valorizza l'importanza ma stimola la curiosità e la voglia di approfondire. Grazie! ...e non è detto che un giorno o l'altro io non venga a dare un'occhiatina a qualche archivio di Budapest...non ho ancora perso le speranze, riguardo a "quella" faccenda... Cordialità. ag
  5. Anche se non uso esibire in questo forum - né altrove - i miei poteri, posso permettermi di proporre apertamente a un editore i miei progetti senza il minimo bisogno di inviargli messaggi criptati. Mi basta presentarmi con la mia faccia e con la mia parola, e fino a oggi nulla di quello che ho proposto è mai stato rifiutato. Ha ragione, signor Luigi Picardi, i miei rapporti con gli editori non sono un Suo problema, anzi non sono un problema di nessuno, nemmeno mio. E' un Suo problema, invece, quello di spandere immondi pettegolezzi sui miei presunti progetti e sul modo di porgerli agli editori: ed è un problema serio, da affrontare altrove che in un forum di chitarra. dralig
  6. Ha ragione, sono buono e caritatevole. Dieci anni fa, quando feci pubblicare le "Variazioni" di Respighi, un signore de Roma rilasciò a "Seicorde" un'intervista nella quale, oltre a elogiare i "Cinque pezzi brevi" di Frank Martin (cinque), dichiarava che il brano - mandato alle stampe da Ricordi con cinque - queste si, cinque per davvero - certificazioni di autenticità - era un falso. Sarebbe stato facile rispondergli ricordando ai lettori i suoi Tárrega e il suo Weiss , invece tacqui. A imbavagliarmi, era la mia nota cattiveria. dralig Insomma, sta confermando la sua cordiale antipatia, condita da un grano di disprezzo, nei confronti di Mario Gangi. Mi faccia capire: il maestro Gangi rilascia una pubblica dichiarazione dove afferma che una mia edizione, inquestionabilmente certificata da una serie di autentificazioni dell'originale, è un falso. Lo dice lui, e basta. Io non rispondo polemicamente. Taccio, in pratica. A dieci anni di distanza, faccio osservare che le attribuzioni fasulle non sono mie, e produco i fatti. Risultato: nutro antipatia per il maestro Gangi. Lettori, traete le vostre conclusioni: il diritto di accusare senza prove è prerogativa di un maestro, l'altro deve star zitto, se reagisce, anche a distanza di anni, e in tutt'altro contesto, cede alla tentatazione dell'antipatia e del disprezzo. "Lei mi tratta da più di quel che sono" (Alessandro Manzoni, "I promessi sposi", dialogo tra don Rodrigo e frate Cristoforo). La cancellazione del maestro romano e della sua scuola dalla geografia chitarristica italiana sarebbe il tentativo di una mente malata,che grazie a Dio non ha niente che vedere con la mia. La storia della musica - egregio musicologo - non la fa un singolo, tanto meno un folle, la fanno i contemporanei a migliaia - nel caso della piccola storia della musica per chitarra - e i posteri e milioni, e contro il giudizio della storia nulla può il dimenarsi nel presente di qualche idiota. Un'idea del genere sarà buona a sapersi per Lei: Gliene lascio volentieri la paternità, e ancora una volta invito i lettori all'attenzione. Rospi, tori, corna: che bella prosa! Quello che avrei dovuto fare, e che devo fare, quando e come, se permette è affar mio: io contrasto le Sue affermazioni ma non mi permetto di suggerirLe la Sua linea di condotta. Faccia lo stesso con me. Metta le Sue affermazioni - sono ben lungi dall'esserne intimorito - contro le mie, ma di quel che devo fare, come e quando, l'unico responsabile sono io. Continua a non capire che stiamo parlando per migliaia di persone (la quantità degli accessi a questo thread è ben più alta del numero di iscritti al forum), e che queste persone sono pensanti, capaci di elaborare opinioni e giudizi, di trarre conclusioni proprie: delle Sue ossessioni, non importa niente a nessuno, qui si parla di autori e di edizioni e, al riguardo, Lei non ha niente da dire, perché è chiaro a tutti che Lei non sa niente, non ha mai studiato l'argomento, non ha mai letto le edizioni della musica di Tárrega, eccettuata (forse) quella di Gangi e Carfagna, che non è in grado nemmeno di distinguere il concetto di "elaborazione" da quello di "trascrizione" o di pura e semplice copiatura. Lei, in questo forum, si è rivelato per quello che è, e più insiste nel ribattere gli stessi tasti morti, più si manifesta. dralig
  7. Torpore? No, era indifferenza e caritatevole silenzio. I motivi oscuri e reconditi? La decenza. Mi pare una affermazione un po' grave, specie se proviene da un personaggio come Lei. Sarebbe meglio che scendesse un po' più in profondità al riguardo.... Cosa c'entra la decenza??? Forse che il comportamento dei due maestri romani oltrepassò la decenza?? Mi ha preso per stupido? Si ravveda prontamente, Lei che percepisce il torpore altrui. Io non ho accusato i maestri Gangi e Carfagna di comportamento indecente, questo sta tentando di insinuarlo Lei. Ho detto che, per amore della decenza, era necessario ribellarsi all'insinuazione del signor gasgas, il quale ha cercato, all'inizio di questo thread, di suggerire che fosse in atto una congiura del silenzio a carico dell'edizione Gangi-Carfagna delle opere di Tárrega. E' la quarta volta che debbo ribadire quest'evidenza. Un "personaggio" come me è in grado di rispondere delle sue affermazioni in ogni momento, se ha commesso un errore lo ammette e se ne scusa e, se fosse incappato nell'infortunio di un'edizione piena di errori, farebbe quello che va fatto: la correggerebbe. dralig
  8. Ha ragione, sono buono e caritatevole. Dieci anni fa, quando feci pubblicare le "Variazioni" di Respighi, un signore de Roma rilasciò a "Seicorde" un'intervista nella quale, oltre a elogiare i "Cinque pezzi brevi" di Frank Martin (cinque), dichiarava che il brano - mandato alle stampe da Ricordi con cinque - queste si, cinque per davvero - certificazioni di autenticità - era un falso. Sarebbe stato facile rispondergli ricordando ai lettori i suoi Tárrega e il suo Weiss , invece tacqui. A imbavagliarmi, era la mia nota cattiveria. In questo forum, la libertà di opinione non è mai stata contrastata. Certo, per esprimere opinioni, bisogna averne, e l'ingiuria personale non è un'opinione: lo sanno anche i cani, ma certi bipedi battezzati, se mai lo seppero, l'hanno dimenticato, tanto da spingersi a dare del cane a chi ha delle opinioni e qui le esprime. Chitarristi che avete scritto in questo thread assumendo posizioni diverse da quelle di gasgas, sappiate che egli non vi riconosce come esseri umani capaci di formarsi un'opinione e aventi il diritto di esprimerla: se dite qualcosa che non gli aggrada, siete cani da guardia. La vostra parola, per il solo fatto di non recapitargli i messaggi che egli gradisce, diventa un latrato. Lui, gas gas, è buono e decente. E siccome ama dispensare i suoi apprezzamenti ingiuriosi coperto dall'anonimato, pensa che i quadrupedi non sappiano decriptare un nom de plume. Sbaglio, o si sbaglia? dralig
  9. Le condizioni di lavoro sono molto migliorate da quando internet ha permesso la consultazione online di cataloghi di intere biblioteche e spesso anche dei testi musicali; inoltre, lo scambio di notizie e di informazioni, sia con la posta elettronica che con le newsgroup, i forum e i blog è diventato molto più intenso e veloce. E' importante, anzi vitale, che gli studenti, i diplomandi e laureandi, i giovani concertisti, incomincino ad approfondire la loro conoscenza della storia della musica per chitarra: non si tratta di un accessorio ornamentale da aggiungere alla formazione virtuosistica, ma di un nutrimento essenziale della propria arte di interpreti. Per fare ciò, occorre ricercare i testi - ormai non più tanto rari - nei quali gli autori e le opere sono stati sottoposti a uno studio attento e rigoroso, ed è indispensabile, per accedere a tali letture, conoscere l'inglese e lo spagnolo. Contrariamente a quanto si paventa, io credo che, nel volgere di un paio di generazioni, il caravanserraglio della chitarra verrà ripulito di tutta l'immondizia che adesso lo ingombra. Tocca a voi, che avete venti o trent'anni, fare pulizia: dateci dentro. dralig
  10. Torpore? No, era indifferenza e caritatevole silenzio. I motivi oscuri e reconditi? La decenza.
  11. Visto, Frédéric? dralig ...andiamo bene...proprio bene.... Della serie: ve la cantate e ve la suonate.... Mi sembrate in preda ad un inspiegabile 'delirium omnipotentiae'..... Complimenti vivissimi e prosehuite su questa strada, cari 'signori tra cinquanta persone' I miei rispetti LP Lei, che quando parla e scrive viene ascoltato e letto da vaste platee, che cosa cerca tra cinquanta persone in preda a delirio d'onnipotenza? Non Le bastano le folle altrove plaudenti al Suo verbo musicologico? E perché rispetta chi delira? Io non lo faccio: al massimo, lo compatisco. dralig
  12. Giuoca pure con tuo figlio, caro Marcello, ma se non vuoi che, fra vent'anni, la sua vita sia governata dalle regole della cialtroneria pseudoculturale dettate dalla televisione e dalle hit-parade, se non vuoi, nella tua vecchiaia, essere compatito da qualche campione del supermercato che offre, nello stesso scaffale, le opere di Shakespeare e i romanzi di Moccia, pretendendo che si tratti di espressioni differenti della stessa cultura, allora parla, scrivi, dichiara ogni giorno chi sei, chi hai scelto di essere e che cosa non sei e non vuoi essere, e rendi chiara la differenza tra il "chi" e il "che cosa". Non aver paura, non è questione di vincere o di perdere, è questione di essere o di non essere. dralig
  13. Sempre dimostrando, poi, che lo scrivere su una rivista musicologica o il partecipare ad un convegno importante diano a costoro una patente di "giudice" o comunque un'autorevolezza maggiore rispetto a ciò che, internazionalmente riconosciuto, tu ed Angelo avete fatto finora in campo musicologico. Basterebbe parlare solo di Archivio Segovia, A.Josè e H.Villa-Lobos. Mah, dove siamo arrivati........ Antonio José, caro Lucio, fu assassinato a 33 anni da quelli che un suo amico, anni dopo, definì "cattivi musicisti", esattamente come, negli stessi torbidi frangenti, dai "cattivi poeti" fu assassinato Federico García Lorca: la guerra civile, in Spagna non meno che, successivamente, in Italia, servì come paravento a una quantità enorme di regolamenti di conti da parte di persone arse dall'odio e dall'invidia, che diedero sfogo alla loro feroce frustrazione compiendo crimini comuni, coperti da false motivazioni politiche. Il chitarrista-compositore russo Matvei Pavlov-Azancheev ebbe la sua carriera stroncata da un chitarrista che - lavorando per i servizi segreti - lo fece accusare di attività antisovietica e lo fece recludere per dieci anni in un lager, dal quale uscì stremato. Io credo - anzi so - che ci troviamo in un momento cruciale per la storia della nostra cultura: molto al di là dell'orticello della musica per chitarra, è in atto un processo in cui si stanno confrontando, da un lato l'umanesimo, con le evoluzione rese possibili dalla tecnologia, dall'altra quello che Hermann Hesse definì, mezzo secolo fa, il "nuovo Medioevo", annunciandone l'inizio, cioè il ritorno al buio fitto dell'ignoranza e a quello che un grande umanista chiamò "lo spaccio de la bestia trionfante" (se ne vedono i fenomeni anche in questo forum). Bisogna schierarsi. Anche, anzi soprattutto, nel "piccolo": bisogna manifestarsi, bisogna esserci. Non si può rimanere trincerati dietro il paravento della propria posizione acquisita, dalla quale si potrebbe osservare quello che sta accadendo senza compromettersi. Io non ho nulla da guadagnare dai miei interventi su questo forum, ma non posso non esserci con la scusa che uno come me non ne ha bisogno. Ne hanno bisogno gli altri, quelli che hanno appena scelto e si sentono deboli, e quelli che devono ancora scegliere, e si domandano se ne valga la pena, se possa servire a qualcosa. dralig
  14. Scusa Frédéric, ma da uno che evidentemente non conosce le Sonate per violino solo di Bach, i Quartetti di Mendelssohn e i Preludi di Chopin, che cosa ti aspetti? Questa tua premura sarà utile ad altri, ma non alla persona alla quale l'hai regalata. L'ignoranza, Frédéric, non è quella di chi non sa, ma quella di chi si vanta di non sapere, e ne fa pubblica esibizione. Non devi frenarli, questi tipi, devi anzi indurli a manifestarsi: credono di trovarsi in un pub, non sanno che i loro messaggi sono letti ogni giorno da migliaia di persone e che rimarranno per decenni nell'archivio pubblico del forum, a memoria delle loro gesta. dralig
  15. Da parecchi anni, mi sono orientato verso il saggio monografico: "Guitart" ne ha pubblicati alcuni (Castelnuovo-Tedesco, Ponce, Villa-Lobos, etc., ed è imminente la pubblicazione del saggio su Tárrega). E' probabile che, in futuro, io scriva un libro su Segovia, perché l'argomento offre la possibilità di chiarire numerose questioni tuttora aperte sul repertorio. Non è inoltre da escludere che io riscriva anche, a partire dal disco di Segovia, la Suite in La di Ponce, finora pubblicata in modo insoddisfacente e, se riuscirò a recuperarle, alcune opere "segoviane" alla cui definitiva perdita non mi sono ancora rassegnato. Tutto dipende principalmente da due fattori: le commissioni degli editori e la compatibilità con il mio lavoro di compositore. Nelle pause del mio lavoro esercito, come vede, una sorta di giornalismo estemporaneo in questo forum, dove cerco di rispondere al bisogno di serietà che la stragrande maggioranza dei giovani chitarristi italiani avverte e manifesta: lo considero un servizio reso ai colleghi che si apprestano a diventare i concertisti, gli insegnanti, i ricercatori di domani. dralig
  16. Suppongo che a parecchi lettori interessi sapere qualcosa in più sul "Balletto" di Ponce. Scrive Miguel Alcázar, che ha curato l'edizione della "Obra completa para guitarra de Manuel M. Ponce/De acuerdo a los manuscritos originales", a pag. 184 del suo volume (Edizione Conaculta, Messico, 2000): "Anche Il Balletto dev'essere stato scritto nell'ottobre del 1931. Esiste una menzione di entrambe le opere [l'altra è il Preludio] nella corrispondenza con Segovia, in una lettera che dev'essere stata scritta negli ultimi giorni di questo mese o ai primi di novembre, dove [segovia] dice a Ponce: La suite non fu continuata e riumasero solo i due movimenti che Segovia seguitò a suonare fino alla fine dei suoi giorni come Balletto e Allegretto." Fin qui Alcázar, il quale onestamente certifica di non aver trovato, nell'archivio Ponce, il manoscritto del Balletto, mentre il testo del Preludio è stato fortunatamente desunto dalla versione per chitarra e clavicembalo, scritta cinque anni dopo, cioè nel 1936, quale dono di nozze per Segovia e la pianista Paquita Madriguera. Segovia non pubblicò mai alcuna edizione sua, né di questo pseudo-Weiss, né dell'altro, ben più ampio, della Suite in La. Il testo pubblicato da Alcázar è dunque desunto dalla registrazione di Segovia ma, ovviamente, egli restituisce la paternità dell'opera al suo vero autore, non senza denunciare sommessamente la speculazione imbastita sul disco segoviano: "habiendo aparecido ediciones posteriores de ambas piezas". Come dire: la bugia è stata ripetuta da altri bugiardi. Il musicologo messicano, al momento della pubblicazione del suo volume, non poteva sapere che il manoscritto originale di Ponce invece esiste. L'ho trovato io, l'anno seguente, e precisamente l'8 maggio 2001, nelle carte dell'archivio di Andrés Segovia, custodite presso la Fondazione Segovia di Linares, Spagna. Innanzitutto, il pezzo non s'intitola "Balletto", ma "Air de Dance", è redatto su due fogli di quaderno di musica formato orizzontale, nella chiarissima e inequivocabile grafia di Manuel Ponce. Ho doverosamente fatto pervenire agli attuali curatori dell'archivio Ponce una copia del manoscritto, ricevuto con soddisfazione. Angelo Gilardino
  17. A me, non scotta proprio niente. La faccia che scotta, in queste belle faccende, non è la mia: a me, nessuno può e potrà dire che ho pubblicato dei falsi. Coloro che pubblicarono le musiche di Ponce con il nome di Weiss, e a Weiss associarono il loro nome in veste di curatori di edizioni fasulle, erano delle vittime. Certificate al carbonio. Ponce chi era? Il loro carnefice? "Portateci"? A chi? Siete, "voi", i membri di una corte di giustizia? E perché "i risultati" dovrebbero essere portati a "voi"? Detenete, Lei e i Suoi compari, qualche potere al quale gli studiosi devono sottoporre i risultati delle loro ricerche? E se bastasse invece indurvi a scrivere due messaggi in un forum per far "risultare", senza ombra di dubbio, a qualche migliaia di lettori, quali sono le "vostre" patenti? Chiarimento provvidenziale, per la musicologia del pianeta. In questo forum, intanto, anche in mancanza del Suo aneddoto, non ci sarà un cane disposto a credere che il Balletto sia di Weiss, come certifica l'edizione Gangi-Bèrben, e non di Ponce, come i manoscritti dell'archivio Ponce - che io ho - dimostrano. Per non parlare delle attribuzioni dell'edizione Gangi-Carfagna delle opere di Tárrega, la cui attendibilità è difesa solo da "voi". Questo pubblico è poco gentile: i falsi non li digerisce e non li apprezza. E le facce che scottano non sono quelle dei lettori. dralig
  18. Lo ammetto, io di documentarmi come fanno "i storiografi" ai quali Lei si riferisce proprio non sono capace. Quelli alla cui categoria io appartengo, infatti, prima di avventurarsi per biblioteche, archivi e collezioni private imparano a leggere e scrivere. dralig
  19. Memoria auditiva: serve per fissare tutti i parametri specifici del discorso musicale (ritmo, melodia, armonia, contrappunto, timbrica, articolazioni, dinamiche, agogica, espressione) in modo che, anche senza suonare o ascoltare un brano, chi l'ha imparato sia in grado di eseguirlo mentalmente. Memoria digitale: serve per fissare l'immagine mentale dei movimenti da compiere per eseguire materialmente un brano su uno strumento; si può limitare alla diteggiatura o estendere all'intera sfera corporea. Memoria visiva: serve per fissare l'immagine mentale del testo musicale rappresentato nella notazione, sia essa stampata o manoscritta; comprende anche l'impaginazione, le voltate e, in una memoria sviluppata qual era quella di Toscanini, anche le macchie sparse sulla pagina. Memoria associativa: agisce parallelamente alle suddette memorie, affiancando al percorso musicale e visivo-grafico una sequenza di immagini provenienti dal cosiddetto "vissuto" dell'esecutore, il quale, con una funzione cerebrale di cui non si conosce ancora esattamente il meccanismo, fa scorrere insieme alla musica che suona anche una sequenza di immagini-situazioni del tutto personali. Tutti questi tipi di memoria - che agiscono sinergicamente nel risultato finale, che è la memorizzazione tenace - possono e devono essere coltivati con esercizi specifici, da iniziare prestissimo. Si sviluppano all'infinito, in proporzione diversa per ogni persona. Regola: per assicurare la "tenuta", è indispensabile l'apporto della memorizzazione auditiva, preferibilmente in concorso con quella visiva. Se un esecutore non sa suonare mentalmente un brano e non "vede" la pagina di musica scritta senza stare davanti al leggiom, e si affida alla memoria digitale, attraverso la mera ripetizione, si riserva dei gran brutti momenti in pubblico. dralig
  20. Diciamola pure, questa verità. Segovia registrò la Suite in La di Manuel M. Ponce, attribuendola a Silvius Leopold Weiss, nel 1937: a quell'epoca Mario Gangi era imberbe, ma non fu allora che pubblicò il "Balletto" di Ponce attribuendolo a Silvius Leopold Weiss. Quando lo fece, si radeva da molti anni. Uno sbaglio, accreditato dalla mistificazione di Segovia? Passi, ma da allora la mistificazione è stata abbondantemente smontata e il tempo di ritirare dal commercio un'edizione fasulla - riconoscendo il proprio errore - c'è stato: invece, l'edizione è tuttora presente nel catalogo Bèrben, come niente fosse, avallata dal nome del trascrittore, che non è mai tornato sui proprii passi. Si, al mercato delle pulci. Che Villa-Lobos potesse aver scritto quella pinzallacchera, lo credettero solo alcuni chitarristi con evidenti problemi di IQ. In quale senso, scusi? In quale affermazione respighiana è riscontrabile il fatto che egli non distinguesse i due strumenti? Respighi veniva - musicologicamente parlando - dai magnanimi lombi di Torchi, musicista e musicologo che scambiava regolarmente corrispondenza con Oscar Chilesotti, ed è verosimilmente sulle trascrizioni in notazione mensurale del predetto delle antiche intavolature che il compositore basò le sue realizzazioni per orchestra da camera intitolate "Antiche arie e danze per liuto". Come doveva intitolarle "Antiche arie e danze per liuto, con qualche brano originariamente scritto per chitarra"? Bel privilegio, per il repertorio, la mescolanza delle opere di un autore con il nome di un altro. Quanto alla diffusione, non c'è dubbio che abbia avuto luogo: quella delle panzane. Falso. Nel 1959, un imberbe chitarrista, che prendeva lezioni da Benvenuto Terzi, disse chiaro e tondo al maestro che la Suite in La di "Weiss" (pubblicata nel 1951 dalle Edizioni Bèrben a cura di Miguel Ablóniz) non poteva essere opera di un autore del tardo Barocco, e che si trattava di un falso: lo disse senza avallo di documenti e senza potersi appoggiare a nessuna indagine musicologica. Terzi, che era amico di Segovia e che da questi era stato informato (riservatissimamente, si capisce!) sulla vera paternità della Suite, preso alla sprovvista, ammise la verità, e rivelò all'allievo il nome dell'autore della Suite. L'imberbe chitarrista, anche se allora, diversamente da oggi, non era "pesantemente sponsorizzato" dalle riviste "di nicchia", non accolse il suggerimento del maestro, di stare zitto per evitare fastidi, e fu dalla sua piccola, modesta, disarmata ribellione che ebbe inizio il processo che avrebbe portato alla riattribuzione della Suite a colui che l'aveva scritta: Manuel Ponce. Infatti, i pochi che già sapevano la verità non parlavano, per non mettersi in cattiva luce presso Segovia. L'imberbe e inerme studente parlò, e incominciò a pagare di persona il suo essersi fatto individuare come "nemico di Segovia". Certe scelte - quella di stare dalla parte della verità o della menzogna - non si fanno da un certo momento in poi: il meccanismo che le genera è scritto nel Dna, diversamente il parlare e il tacere obbediranno sempre al criterio dell'opportunità. Non certo la Sua. dralig
  21. Egregio gasgas, se non vuole che "queste storie" vengano "tirate fuori", le lasci dormire dove sono, caritatevolmente sepolte: è stato Lei a riportarle in luce, insinuando che fosse in atto una congiura del silenzio sulla mirabile edizione Gangi-Carfagna delle opere di Tárrega. Stare zitti per carità è un conto, essere accusati di stare zitti per evitare di glorificare una siffatta perla di edizione è un altro conto. I postulati della nuova musicologia sono, almeno a questo livello, abbastanza semplici: non occuparsi della pubblicazione di musiche che non si conoscono a fondo, e se per disgrazia è capitato di farlo, non aspettarsi e non pretendere, quarant'anni dopo, che chi lo ha fatto venga celebrato in occasione del cententario della morte del malcapitato autore: questo è troppo, e per porvi fine l'unica crociata che occorre è quella del buon senso. dralig
  22. Ci può contare, e non sarà solo: il suo metodo di lavoro è infatti quello adottato da tutti gli studiosi di questo mondo. D'altronde, la logica messa in campo dal signor Mercurio è chiara e inequivocabile: 1) quello che i curatori dell'edizione Bèrben delle opere di Tárrega hanno attribuito a Tárrega è autentico, e non ha bisogno di essere dimostrato; 2) dimostrare che invece l'edizione suddetta contiene grossolani errori di attribuzione non è possibile, se non adducendo le prove documentali a base di analisi al carbonio 14: un divertimento di una Fuga di Bach diventa un Preludio di Tárrega perché come tale l'hanno pubblicato Gangi e Carfagna, e tale rimarrà "a tutti gli effetti" a meno che un'analisi chimica (fatta su quali documenti?) non dimostri che è di Bach e non di Tárrega, come se non esistessero edizioni scientifiche dell'opera di Bach; 3) riaffermare le vere paternità dei pezzi in questione, smontando le attribuzioni fasulle, non è una corretta operazione musicologica, ma una denigrazione dell'operato di Gangi e Carfagna; 4) la difesa della verità non è un dovere del musicologo, ma espressione della sua arroganza. Questi - come ognuno può constatare leggendo i messaggi, nella loro inequivocabile chiarezza - sono i postulati su cui si fonda la nuova musicologia. La stessa che mantiene tuttora in circolazione il "Balletto" di "Silvius Leopold Weiss" (edizione Bèrben a cura di Mario Gangi), la cui pubblicazione è stata diligentemente preparata consultando le fonti originali accreditate dalla prova del carbonio. dralig
  23. lodevole iniziativa Maestro. Tempo fa sentii un noto direttore d'orchestra sconsigliare un padre che voleva iscrivere la figlia in conservatorio ad un corso di chitarra. Gli disse: "Per l'ambizione di suonare cosa: Aranjuez? Perchè non iscriverla ad un corso di oboe, almeno ha possibilità di suonare molta musica da camera, impara un po di pianoforte, avrà la possibilità di suonare in orchestra e la chitarra la suona con gli amici". Certamente la posizione del direttore è scandalosa. Ma avrà tutti i torti? Ad esempio lei si immagine se tale fanciulla venisse formata all'indirizzo di certe "scuole"? E' iun problema serio. Complimenti comunque. Comprende anche il 900? E' una panoramica sul repertorio della chitarra, escludendo - 210 pagine sono relativamente poche - la chitarra barocca, quindi la selezione è fondata sul Novecento, ma include i maggiori chitarristi-compositori dell'Ottocento. Ho tuttavia aggiunto anche alcuni autori - pochissimi, da Bach ad Albéniz - che non scrissero per chitarra, ma che ricorrono abitualmente, e con qualche buon motivo, nel repertorio dei chitarristi. Non ho puntato sulla forza della selezione - anche se l'ho operata con tutto il senno di cui dispongo - ma piuttosto sullo stile, cercando di infondere alle pagine un taglio narrativo scorrevole - e magari a tratti anche attraente: ma ci sarò riuscito? - senza mai perdere di vista l'obbligo dell'aderenza alla realtà storica. No, il direttore che ha dato quel consiglio non ha torto, anzi ha perfettamente ragione, ma mi fermo lì, perché la discussione diventerebbe troppo ampia e complessa. Comunque, andava fatta prima: è ormai chiaro che il governo intende chiudere i conservatori, chitarra e oboe faranno la stessa fine. dralig
  24. Se non è in grado di immaginare - senza chitarra - tutto un brano, compresa la sua diteggiatura, non si azzardi a suonarlo in pubblico a memoria. Solo se possiede un'immagine mentale chiara e completa della musica può dire di averla memorizzata, altrimenti ha memorizzato i gesti meccanici da compiere durante l'esecuzione, e questi costituiscono un livello di memoria molto labile, tale da svanire se appena cambiano le circostanze e se, come è normale prima di un concerto, sale l'adrenalina. dralig
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