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Angelo Gilardino

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Tutti i contenuti di Angelo Gilardino

  1. gli amministratori mi hanno redarguito per meno... non capisco perchè questo forum continua ad essere usato per scaramucce tra il Maestro Gilardino e il signor Fabbri! Evidentemente, nel caso del maestro Gilardino, perché le sue risposte al signor Fabbri sono una parte minima del suo lavoro a favore di questo forum, nel quale ha scritto e scrive ben altro che il messaggio da Lei citato. dralig
  2. Ciao Neuland, quando un autore scrive un libro, spera ovviamente che venga tradotto in tutte le lingue. Dipende da tanti fattori...Per il momento, io sono soddisfatto di essere riuscito a forgiare un testo di (presumibile) utilità musicale avendo in mente, quale lettore ideale, non un allievo di chitarra del conservatorio, o un concertista di chitarra, o il frequentatore di un forum di chitarra - categorie per le quali ho fin qui scritto -, ma il maestro concertatore e direttore d'orchestra, il cantante di lieder, il pianista ripassatore di spartiti, il bibliotecario municipale, il professore di tedesco, l'avvocato, la maestra d'asilo, l'impiegato e l'operaio che, tornando dal lavoro, riescono a trovare, nella loro intimità domestica, un'alternativa allo sciamano digitale terrestre. Scrivendo, ho pensato a "I giusti" di Borges, immaginando che, alle figure evocate dal grande poeta come quelle di coloro che salvano il mondo, se ne potesse aggiungere un'altra: un uomo che si dimentica del suo lavoro di oggi e non pensa ancora a quello di domani e che, nella sua dimenticanza dell'oggi e del domani, ascolta un Preludio di Villa-Lobos o la Mazurka di Ponce. dralig
  3. Maestro, qualunque tipo di libro Lei e io possiamo o potremo avere scritto, non hanno e non avranno mai nulla, assolutamente nulla in comune. ag questo e' certo grazie a Dio, quindi dovra' trovare un titolo differente! Si faccia gli affari Suoi, ché ai miei - compresi i titoli dei miei libri - ci penso io. dralig
  4. Maestro, quali che siano i libri che Lei e io possiamo aver scritto o potremo scrivere, non hanno e non avranno mai nulla, assolutamente nulla in comune. ag
  5. Che cosa ne sa il pubblico musicale - quello che assiste ai concerti di musica classica, che ascolta i CD e le varie registrazioni, che magari legge qualche rivista musicale per appassionati - della chitarra? Che cosa ne sanno, del "nostro strumento", i musicisti stessi - quelli che suonano nelle orchestre, i cantanti, i direttori, i pianisti, i direttori artistici delle istituzioni musicali, i programmatori delle trasmissioni, i giornalisti che scrivono di musica? Se domandate a qualcuno degli esponenti di una delle suddette categorie chi è Chopin o Debussy, vi rivolgerà uno sguardo interrogativo, come per chiedervi quale senso abbia una domanda tanto ovvia e banale. Ma se gli domandate chi era Giulio Regondi, cadrà dalle nuvole. L'idea che questo pubblico, percentualmente modesto a petto di quello che ascolta gli altri generi di musica, ma immenso se paragonato a quello dei concerti di chitarra, possa essere raggiunto da un messaggio informativo sull'esistenza di un repertorio ampio e meritevole di essere conosciuto, qual è quello della chitarra, non è stata mia: fino a quattro mesi fa, io avevo scritto solo testi storici, saggi, articoli, etc., destinati a coloro che, della chitarra, erano già ben consci, e quindi avevo scritto in una forma che dava per scontate certe conoscenze di base: per essere chiaro con un esempio, ho spiegato le caratteristiche specifiche della musica di Napoléon Coste - e di cento altri autori - a chi sapeva benissimo chi fosse stato il compositore dei "25 Studi op. 38". La direzione di una casa editrice milanese - Curci - mi ha invece proposto di scrivere un libro sulla musica per chitarra destinato a coloro che amano la musica classica, che magari sono anche musicisti, ma che, di chitarra, sanno poco o nulla. In altre parole, mi ha chiesto di "raccontare" la chitarra ai pianisti e ai direttori d'orchestra, ai compratori di biglietti di concerti di musica classica che, da quando Segovia è mancato, di chitarristi non vedono nemmeno l'ombra, e di rivelare loro nomi, opere e gesta dei maestri della composizione chitarristica. L'idea dell'editore è quella di fare in modo che, alla domanda: "Chi era Fernando Sor?" possa rispondere non soltanto il maestro o lo studente di chitarra (e non è detto che sappia dire molto, oltre al fatto che era un chitarrista-compositore dell'Ottocento), ma anche l'architetto che ha in discoteca i Concerti Brandeburghesi , i Concerti di Vivaldi, le Sinfonie di Mozart e di Beethoven e magari i Quartetti di Bartók o il maestro di pianoforte che sa a memoria l'opera omnia di Chopin, ma che non ha mai sentito menzionare Dionisio Aguado. Ovviamente, a tale consapevolezza corrisponderebbe anche un vigoroso aumento degli ascoltatori dei concerti e dei dischi di chitarra, non destroungulati e non reduci dal recente festival di chitarra di San Martino di Castrozza - anche se a nessuno di questi campioni sarà vietato di acquistare il libro, e magari anche di leggerlo. Dopo aver molto dubitato delle mie capacità di scrivere in uno stile che risultasse accettabile, e magari stimolante, per così diverse e differenti categorie di lettori "musicali", aventi in comune soltanto la loro beata - e non certo colpevole - ignoranza della chitarra, e dopo aver abbozzato e discusso con la direzione editoriale in questione alcune "prove di scrittura", mi sono convinto e anzi animato, e ho scritto il libro, attenendomi alle prescrizioni del committente: 210 pagine di testo, alle quali si aggiungeranno l'iconografia e le soglie. Il volume è in corso di impaginazione e verrà pubblicato tra qualche settimana, con una prefazione di Emilia de Segovia, la vedova di Andrés Segovia. Comunico tutto ciò ai colleghi, agli studenti e ai lettori di questo forum riferendomi ai recenti accenni all' "isolamento della chitarra"... Angelo Gilardino
  6. La mattina del 15 dicembre 1909, cent'anni e un giorno fa, spirava a Barcelona Francisco Tárrega. Alla sua memoria, ho dedicato un saggio biografico intitolato "Il grande maestro povero della chitarra romantica". In questo scritto, che verrà pubblicato nel prossimo numero della rivista "Guitart", ho ricostruito i fatti salienti della sua esistenza confrontando e interrogando le fonti biografiche esistenti e collocando la figura del musicista nel contesto socio-culturale in cui visse. Ho cercato di dare un profilo caratteriale ai personaggi che accompagnarono il suo transito in questo mondo, dal "Cego de la Marina", che fu uno dei suoi primi maestri, alla turbolenta Doña Concha, sua mecenate, dallo stravagante don Gualterio "el inglés" ai suoi devoti alunni. Questo mio studio non contiene rivelazioni, ma consiste principalmente in una rilettura critica di ciò che sappiamo del maestro valenciano. L'ho scritto soprattutto in funzione didattica e informativa, per aiutare gli studenti a comprendere chi fu Tárrega, che cosa fece, come, dove, quando e, se possibile, anche perché. A completamento del saggio, "Guitart" pubblicherà anche un CD contenente le splendide registrazioni che, della musica di Tárrega, lasciò Andrés Segovia. Si tratta dei nove brani tarreghiani registrati nel mese di marzo del 1955 a New York. Infine - poiché sono anche, come musicista, un ammiratore di Tárrega - ho fatto includere nel CD la registrazione computerizzata di quattro dei nove pezzi eseguiti da Segovia nella mia versione per chitarra e orchestra da camera, intitolata "Retrato de Francisco Tárrega": insieme al mio lavoro di studioso, ho voluto presentare anche quello di compositore attratto dalla semplice e genuina bellezza del mondo tarreghiano. Vi ringrazio per la vostra attenzione e vi saluto cordialmente. Angelo Gilardino
  7. Caro Frédéric, la rivista in questione - forse tu non hai abbastanza anni sulle spalle per ricordartelo, e allora ti aiuto io - circa 20 anni fa fece recensire il mio Manuale di storia della chitarra - quello che ora, nella stessa collana, è stato sostituito dal libro di Nuti - da Griselda Ponce de Leon, che stroncò il libro - quello stesso libro che Luigi "preferisce" - accusandomi di voler demolire la figura di Segovia e minacciando - testuale - di far brillare i coltelli. Nella sua recensione, tra l'altro, erano stati ampiamente travalicati i confini della critica, e c'erano gli estremi della querela. Prevalse la carità cristiana dell'editore del manuale. Nonostante la fiera opposizione di "Chitarre", il libro ebbe sei o sette ristampe, una seconda edizione, e avrebbe dovuto essere ristampato l'anno scorso, se io non lo avessi ritirato perché lo ritenevo superato nei contenuti: superato dai risultati delle mie stesse ricerche. La risposta alla signora de Leon venne dalla famiglia Segovia e dalla Fondazione intitolata al suo nome, che mi chiamarono al ruolo di direttore artistico. Auguro all'autore del nuovo manuale, per il futuro del suo libro, una bella recensione, come quella che ricevette a suo tempo il mio. dralig ...eccolo.... Grazie. dralig
  8. Quindi, Fabbri, ride di sé stesso e del suo collaboratore, visto che siete stati solo voi due a tirare in ballo eventuali querele....? Caro Matteo a tirare fuori per primi la parole "querela" in questo 3d non siamo stati certo noi, ma se vai a pagina 9 di questo lunghissimo post, troverai che questo "primato" va attribuito a dralig... R. F. E' vero, maestro Fabbri, ma la verità bisogna dirla tutta, perché la restrizione della verità equivale alla menzogna. Io ho ricordato come, in passato, la "Sua" rivista (uso il possessivo secondo la logica che promana dai Suoi scritti) avesse pubblicato una "recensione" sul mio "Manuale di storia della chitarra" nella quale figuravano apprezzamenti del tutto estranei all'esercizio del diritto di critica, e come tali passibili di querela. Lei stesso ha preso le distanze da quello scritto - precisando che apparteneva alla "preistoria" della "Sua" rivista, la cui linea di condotta è poi cambiata da quando il servizio di recensioni è passato sotto il Suo controllo. L'episodio è stato da me ricordato per argomentare come, agli effetti del successo di un libro di storia della chitarra classica, una recensione negativa di "Chitarre" non abbia contato assolutamente nulla, nonostante la sua ferocia: anzi, come sempre avviene, l'aggressione da parte delle persone accecate dall'invidia si tramuta invariabilmente in acquisto di stima per chi è aggredito. L'idea che io possa aver ventilato una minaccia di querela ora è insensata, perché io non sono l'autore del libro di cui si tratta, e perché il suo autore non ha bisogno della mia tutela, né culturale né, tanto meno, legale. dralig
  9. Sarà disponibile, nel giro di qualche mese, la biografia ufficiale di Segovia, scritta dal suo amico Alberto López Poveda di Linares. Verrà pubblicata a cura del dipartimento di storia della musica dell'Università di Jaén. A Poveda, Segovia consegnò una grande quantità di materiale, incoraggiando il suo progetto di diventare, un giorno, il suo biografo. Gli diede quindi, in moltissime occasioni, lettere, programmi da concerto, biglietti ferroviari e aerei (così da permettergli di ricostruire gli itinerari dei suoi viaggi), conti degli alberghi, ritagli di giornali, registrazioni, appunti, persino occhiali, pipe e corde usate. Con l'eccezione (rilevante) dei manoscritti musicali - per le cure dei quali aveva in mente un'altra persona, non essendo López Poveda un musicista, ma un funzionario amministrativo - tutto passò nelle mani del biografo linarense, oggi 94enne, che è stato anche il creatore della Fondazione Segovia. A questo archivio, si aggiunse, dopo la morte del maestro, il contenuto del suo studio di Madrid. Da questo lascito, Poveda ha potuto attingere senza limiti: le informazioni che lui ha avuto sono spesso di primissima mano, e non di rado smentiscono molte notizie o voci comunemente note circa Segovia e la sua vita. E' per questo motivo che io mi trattengo dal dare informazioni che potrebbero, in qualche modo, anticipare i contenuti della biografia. Mi limito solo a correggere le voci più grossolanamente sbagliate - e Dio sa se su Segovia se ne sono accumulate - ma, per ogni altro aspetto, cerco di non invadere il terreno di Poveda, come lui non ha invaso il mio, negli anni in cui mi sono curato delle musiche. Abbia quindi ancora un po' di pazienza e poi saprà, di Segovia, tutto o quasi. Nel frattempo, impari lo spagnolo... dralig
  10. Parla della citazione di Ponce presente in Oracion di Segovia? No - anche se il Suo riferimento non mi sembra affatto fuori luogo rispetto al tema: parlo delle "invasioni" creative segoviane nei testi di Ponce, là dove non esiste alcuna necessità di modifiche ai fini dell'eseguibilità o del rendimento sonoro. Sembra che Segovia si sentisse in una sorta di simbiosi creativa con Ponce, e per questo, in certi punti, non si tratteneva dal ridisegnare alcuni profili facendoli corrispondere a quello che aveva in mente lui... dralig
  11. Lei Gigi Picardi, così solerte nel segnalare le mie interviste, e così benevolo nel definirle "agiografie", magari dovrebbe pure leggerle, non dico integralmente, ma qua e là. Vedrebbe allora come e qualmente, in quella pubblicata recentissimamente da "Guitart", là dove mi si domanda quale fosse la situazione della chitarra in Italia negli anni Cinquanta, io faccia doverosa, rispettosa e non ipocritamente passeggera menzione della figura del maestro Gangi e della sua dignitosissima autonomia dall'allora imperante dogma segoviano. Magari, potrebbe pure dare un'occhiata ai testi musicali (pubblicati ma, si tranquillizzi, non per il loro valore: la loro pubblicazione è il risultato di una congiura di palazzo ordita a mio favore in quel di Ancona, città notoriamente massonica), dove troverebbe due mie composizioni dedicate rispettivamente al maestro Gangi e al maestro Carfagna: ancorché non più bisognose della loro approvazione - perché ormai facenti parte del repertorio di molti concertisti traviati dalla lettura delle riviste che mi "sponsorizzano" - queste musiche testimoniano i sentimenti del loro autore nel momento in cui le dedicò agli illustri maestri. Quindi, delle due, una: o Lei è un ignorante - nel senso etimologico del termine, cioè nel senso che ignora fatti determinanti ai fini della conoscenza del comportamento delle persone sulle quali sparge poi chiacchiere indegne e insensate - oppure sa, e allora non Le dico chi è, non me la sento. Si, un chitarristucolo che, poveretto lui, si arrabatta come docente tra la Manhattan e la Juilliard. Vuol mettere, co' quelli de Roma? dralig
  12. Non mi passa nemmeno per la testa. Io ho reagito - e lo rifarei subito - contro l'insinuazione dell'utente Gasgas, il quale sosteneva che era in atto un qualche intrigo per occultare, in occasione dell'anniversario tarreghiano, il valore dell'edizione Gangi-Carfagna: sulla quale, per decenni, io non ho aperto bocca, pur sapendo di che cosa si trattava fin dalla prima lettura che le diedi, al tempo della sua prima pubblicazione. Tacere, passi. Ma essere accusati - sia pur obliquamente - di voler imbavagliare un'edizione del genere, mi sembra francamente troppo! Poiché siamo sul tema dei silenzi, ecco che ne rompo un altro: quando, una decina d'anni fa, Ricordi pubblicò le Variazioni di Respighi, il maestro Mario Gangi, in un'intervista rilasciata a "Seicorde", dichiarò che si trattava di una falsa attribuzione. Prima di pubblicare il brano, io avevo sottoposto il manoscritto a ben cinque livelli di autentificazione, tutti superati: mi sarebbe stato facile rispondere annichilendo l'accusa e l'accusatore. Tacqui: non dissi una parola. Lasciai che l'acqua andasse al suo mulino: due settimane dopo, Julian Bream presentava il brano nei suoi concerti in Gran Bretagna, e pochi mesi dopo Mark Delpriora teneva lezioni-conferenza alla Manhattan School of Music sull'opera di Respighi. Da un anno - me ne sono testimoni Filippo Michelangeli e Frédéric Zigante - sto insistendo per ripubblicare, nella collana discografica "I maestri della chitarra", allegata alla rivista "Seicorde", la registrazione di Mario Gangi dello splendido "Concerto dell'Argentarola" di Ennio Porrino - mancano solo alcuni sigilli burocratici, ed è cosa fatta. dralig
  13. Va bene, ho letto male.....reciterò il mea culpa.... Lungi da me l'essere il Vicario sul forum di Carfagna, che non ne ha certo bisogno.... Comprendo il suo rancore per le insinuazioni, che non volevano comunque essere tali e che sono state interpretate come nefandezze... E comunque non può negare che il libro sia stato scritto se non a 4, almeno a 3 mani, visto che alcuni paragrafi sono stati scritti dal dott. Sorrentino... Che poi sia lei l'ispiratore del progetto, visto che ha più volte disconosciuto il suo secondo volume, pubblicato più di venti anni fa, penso che non ci siano dubbi. I suoi ex-allievi saranno stati stimolati da Lei a dare il meglio di se in questa pubblicazione Rinnovo la stima, pur essendo cosciente che ne riceverò in cambio il suo risentimento, il suo odio e la sua fervida e perpetua disitima.... Cordialmente, LP Sorrentino è co-autore del libro, come tale dichiarato nelle soglie: i suoi contributi sono contraddistinti, sicché è perfettamente possibile, nel libro, distinguere quello che ha scritto lui da quello che ha scritto l'autore principale, Gianni Nuti. L'ispiratore del progetto è il signor Fabio Boccosi, amministratore delegato e proprietario delle Edizioni Musicali Bèrben, che mi aveva da tempo segnalato con urgenza la necessità di ristampare il mio libro. Poiché non mi sentivo eticamente intitolato a scrivere di opere nel cui recupero e nella cui pubblicazione avevo avuto parte, gli ho chiesto di esonerarmi dall'incarico. Lei ha appena rivendicato, in un Suo messaggio, la Sua indipendenza e l'autonomia del Suo pensiero rispetto a quelle del maestro Carfagna: in ciò ha tutto il mio rispetto, ma la domanda che segue, inevitabilmente, è: come si permette di supporre e di insinuare che il dottor Nuti e il dottor Sorrentino non dispongano, nel loro pensare e nel loro scrivere, della stessa libertà di cui Lei fa professione? Hricevuto, Lei, un diverso battesimo, appartiene a una categoria antropologica diversa dalla loro? Infine, si, confermo - e lo faccio con sdegno - che, con le Sue cattive insinuazioni, Lei si è guadagnata la mia disistima. Però si fermi lì: io non so che cosa sia l'odio, e non La odio per niente. Lei e io siamo diversi nell'intelletto e nelle viscere, ma sappia che io non odio né Lei né nessun altro. Non ne sono capace. dralig
  14. Caro Matanya so che parli un pò italiano ma eventualmente ti tradurrà il testo Dralig se non capirai qualcosa. . Si, magari glielo tradurrò in italiano. Impresa non facile, dato l'idioma in cui è scritto l'originale. Nessun mistero: non l'ho fatto prima perché non me ne importava niente. L'ho fatto adesso perché il signor Gasgas -che scrive a difesa dell'edizione Gangi-Carfagna delle opere di Tárrega - ha sollevato (lui, non io) l'argomento, insinuando che era in atto una manovra per occultare i meriti della pregevole edizione in oggetto, nella ricorrenza dell'anniversario tarreghiano. Nuova regola musicologica, Matanya: varca l'oceano e impara. Allora: i maestri si erano accorti che certi Preludi non erano attribuibili a Tárrega, ma li hanno ripubblicato come tali - Preludi originali di Tárrega - "dal momento che le edizioni spagnole dell'epoca li indicavano come tali". Il che ci porta a concludere che, secondo Fabbri, la regola della moderna musicologia consiste nel prendere le vecchie edizioni e nel ripubblicarle tal quali, anche se contengono errori sesquipedali e attribuzioni fasulle. E aggiunge: tutto qui. Meno male che non c'è altro. Meno male che in Italia non disponiamo solo delle edizioni italiane. Che cosa c'entra la storiografia con la ripubblicazione delle opere di un autore? Chi mai ha parlato di storiografia, riguardo a quest'edizione? DarLe contro? Non occorre: basta farLa parlare. dralig
  15. E' anche la prima volta che tenta di leggere un testo in inglese, lingua che evidentemente non conosce. Altrimenti avrebbe capito che, lungi dall'implorare aiuto, il messaggio lo offre: Matanya Ophee, come me, non sa come ci si comporta con le attribuzioni di autorship delle musiche, e io gli segnalo un'"occasione veramente ghiotta" (si, più ghiotta non si potrebbe) per imparare. Non vorrà mica che una lapide musicologica come quella dettata dal Suo illustre committente di recensioni venga letta solo in Italia? Le nostre glorie dobbiamo farle conoscere, non Le pare? dralig Non ha proprio nulla da fare per perdere tempo in questa maniera! ma come ho già detto da un altra parte la perdono ah! ah! ah! Grazie, Maestro Fabbri. Ci terrei tanto a sapere da dove ha emesso il Suo decreto di perdono nei miei confronti: sa, io non posseggo nemmeno un'utilitaria, e l'idea che qualcuno, magari mentre viaggiava a bordo sua Mercedes o addirittura del suo aereo personale, tra un festival e l'altro, mi abbia perdonato, mi aiuterebbe a giungere a sera, confortato dalla speranza di poter anch'io, un giorno, raggiungere il successo. dralig
  16. .....di quali nefandezze parla??? Nessuno mi detta niente, grazie a Dio penso con la mia testa... Se invece si riferisce al suo collega Carfagna......vuoti il sacco!!! Cordialità lp Senta Picardi, impari a leggere: "lo stesso" si riferisce inequivocabilmente a ciò che immediatamente lo precede, cioè il "Suo intimo", quella pregevole entità che l'ha indotta, prima ancora di leggere il libro in questione, a insinuare vergognosamente che fosse stato scritto a quattro mani, che anche altri, e non soltanto Nuti, ne fosse l'autore, etc.: nel mio mondo, queste sono nefandezze. Immonde. Se ho qualcosa da dire al collega e amico Carlo Carfagna, gli scrivo o gli telefono, come ho sempre fatto: non credo che Lei sia il Suo vicario in questo forum, e sono sicuro che, con lui, il dialogo scorrerà sempre sereno, come da quarant'anni a questa parte. Quindi, tra Carfagna e me, Lei è decisamente di troppo. dralig
  17. Mi verrebbe da pensare che la sua ( di Segovia) estetica sia stato il "parametro" nella scelta dei singoli compositori, le musiche dei quali sono state oggetto di trascrizioni del maestro spagnolo. Segovia tuttavia trascrisse Franck, Grieg, Schumann, Debussy, Mozart, Beethoven, Bach, Benda (cito a caso) ecc , compositori la cui estetica musicale in alcuni casi è decisamente differente. La mia domanda è questa: quali sono Maestro, secondo Lei, e sempre che vi siano, i criteri che portarono il maestro spagnolo alla scelta di quel determinato "compositore da trascrivere" (mi si passi l'espressione)? Tutto si risolve nel puro gusto musicale? Senza abbandonare la mia idea, secondo cui l'argomento può essere trattato in un saggio ma non in un forum, propongo una piccola modifica alla Sua espressione "puro gusto musicale" : direi invece, "puro gesto musicale". L'estetica di Segovia era più di un criterio, ossia si manifestava attraverso una serie di criteri che, di tale estetica, diventavano, i filtri applicativi. I criteri si manifestavano a loro volta in gesti musicali applicati alla chitarra. Quindi, tre livelli: di fondo, un'estetica, ossia un sentimento-concetto del bello; poi, una serie di criteri applicativo-selettivi, esplicabili in termini anche razionali; infine, il gesto musicale-chitarristico, ossia la forma visibile, concreta, dell'estetica e dei suoi criteri. Segovia era primariamente un artista (le sua prosa e i suoi disegni ci dimostrano che avrebbe potuto diventare uno scrittore o un pittore). Aveva quindi un mondo ideale ed emotivo, una sorta di paesaggio interiore. Da ragazzo, decise di farne un paesaggio sonoro - lo stesso fece, nella stessa epoca, Joaquin Rodrigo (per rimanere nell'ambito della hispanidad) - e scelse di farlo attraverso la chitarra. Da lì in poi, filtrò tutta la musica, di qualunque autore e di qualsivoglia epoca, non al vaglio di un giudizio storico-estetico sui contenuti delle opere da suonare (anche se, ovviamente, non scese mai al disotto di un certo livello qualitativo, compiendo anzi alcune audaci arrampicate come quella che lo portò alla Ciaccona), ma alla luce di un criterio - anzi di una serie di criteri - di compatibilità, di coerenza, o meglio ancora di identificazione (come nel caso della musica di Ponce) - tra le caratteristiche di paesaggio sonoro esistenti in potenza nelle pagine da suonare e il suo mondo, già costituito. Egli non fu un interprete - non hanno capito niente di lui quelli che gli rimproverano di non esserlo stato - ma un creatore che si servì della musica altrui per dar vita alla propria, fu un creatore per procura. I gesti sonori che forgiò per dar vita concreta al suo paesaggio sonoro non sono moltissimi: riducendoli in categorie (qui si apre il tema del possibile saggio da scrivere) non se ne elencano più di una dozzina. Ponce? E' tutto perfettamente coincidente con il paesaggio sonoro segoviano, e lo è al punto che, in certi passaggi, Segovia si appropria non solo del testo del compositore, ma lo modifica per esprimere la sua totale identificazione con il compositore (che vede e tratta come un fratello di sangue). Castelnuovo-Tedesco? E' compatibile fino a un certo punto. Allo stesso modo sono compatibili Tansman, Turina, Moreno-Torroba, Mompou, Manen, etc. Villa-Lobos? E' quasi tutto incompatibile: il suo mondo è primitivista, con la sua musica il paesaggio sonoro segoviano si intorbiderebbe nelle contrapposizioni del dramma, alle quali è alieno, perché è fondamentalmente lirico, non tragico. Non parliamo dei maestri tenebristi, da Frank Martin a Britten...portatori di ansia metafisica. E' già un miracolo che abbia suonato l'"Homenaje", e si vede che non lo amava, come non amava Falla... Da ragazzo, vedevo Segovia come interprete, e avevo molto da ridire sulla sua arte. Poi - non a caso, da quando ho appeso la chitarra al chiodo e ho virato verso la composizione - ho capito che si può "comporre", ossia "creare", anche suonando, al di là della propria funzione di interprete, e ho cominciato a studiare Segovia come artista, non più come interprete. Mi sono immerso nel suo mondo, lontanissimo dal mio, e alla fine - al di là di tutto il lavoro che il destino mi ha riservato nei riguardi delle sue carte - ho cercato di manifestare il mio riconoscimento del suo paesaggio sonoro in due composizioni, tra loro quasi opposte: da un lato, il "Retrato de Andrés Segovia" per orchestra d'archi, dall'altro il "Colloquio con Andrés Segovia" per chitarra sola. Secondo me, Segovia andrebbe studiato - e suo figlio Carlos Andrés, filosofo, ha dato una forte indicazione in tal senso - in un'area interdisciplinare in cui dovrebbero convergere l'estetica (filosofia dell'arte) e la musica, sia in senso storico che in senso analitico. In quest'ultima area, non è detto che io non scriva il saggio che ritengo si dovrebbe scrivere... dralig
  18. ....non mi riferivo assolutamente a Lei.... Grazie! Continui così, La prego! dralig
  19. Si, La disistimo. No, non mi irrito se appena qualcuno osa citarmi. Dipende da chi è questo qualcuno, e da come mi cita: Lei, per esempio, mi dà fastidio citandomi, ma vedo che non c'è verso di farLa smettere. Sarebbe così bello, non ricorrere più nei Suoi pensieri e nei Suoi discorsi... Nel periodo precedente, sono stato descritto come chi si irrita, toccato su un nervo scoperto, se appena qualcuno osa citarmi. Nel periodo successivo, vengo invece descritto come chi si affanna per "far circolare il proprio nome": mirabile esempio dell'equilibrata coerenza con cui i recensori delle riviste di chitarra osservano i fatti e le persone. Il mio nome rimarrebbe sconosciuto ai molti? Mi basterebbe che lo fosse a Lei e ai pari Suoi. Per "farlo circolare" non trovo altra via che quella di scrivere di "altra gente"? Scusi, se mi ha preso per scemo, perché mi stima tanto? Notevole esempio di ermetismo in prosa, si libra altissimo sopra la grammatica e la sintassi, in attesa che qualche pio esegeta spieghi al volgo di questo forum che cosa diavolo vuol dire. Collaborare con Lei? "Che mi prenda un colpo", direbbe John Wayne. Trattasi di citazione letteraria, non di invettiva personale. Lei mi dà delle speranze... Si, è vero, ma non si accasci nello sconforto, scavi nel Suo intimo - lo stesso che Le ha dettato le nefandezze che ha scritto nei Suoi precedenti messaggi - e vedrà che riuscirà a trovare il modo di spiegare questa pesante sponsorizzazione e questo spalleggiamento nei miei riguardi, attribuendoli a qualcosa che non sia il valore intrinseco del mio lavoro: perseveri, ci dev'essere sotto qualche intrigo, qualche manovra, non solo a mio ingiusto favore, ma anche ai danni di qualcun altro. Se non lo scopre, lo inventi - come ha fatto finora - e poi scriva al forum... Grande - ancorché involontario - riconoscimento: da un lato, sarei circondato di "accoliti", dall'altro indicato come chi non ha nessuna prebenda da distribuire. Il che vuol dire - inevitabilmente - che sono benvoluto. Le confermo: non dispongo di altro che delle mie capacità, e non ho nessuno al mio servizio. Gli amici e gli estimatori li filtro, e i candidati servi li mando a cercarsi un padrone altrove. In casa, amo la pulizia. Lo facciamo tutti, ogni giorno, e non lo scriviamo su un forum, come se chi ci legge stesse oziando. dralig
  20. E' anche la prima volta che tenta di leggere un testo in inglese, lingua che evidentemente non conosce. Altrimenti avrebbe capito che, lungi dall'implorare aiuto, il messaggio lo offre: Matanya Ophee, come me, non sa come ci si comporta con le attribuzioni di autorship delle musiche, e io gli segnalo un'"occasione veramente ghiotta" (si, più ghiotta non si potrebbe) per imparare. Non vorrà mica che una lapide musicologica come quella dettata dal Suo illustre committente di recensioni venga letta solo in Italia? Le nostre glorie dobbiamo farle conoscere, non Le pare? dralig .....guardi che l'inglese lo leggo benissimo, non si preoccupi...... Anche gli altri partecipanti al forum lo leggono benissimo, non si preoccupi. dralig
  21. Caro Piero, ti concedo di aver scritto quello che hai scritto sopra senza aver letto bene la discussione. Sembrerebbe infatti, leggendo quello che scrivi, che qualcuno, preso da meschini furori, sia andato a rinvangare le zolle della qualità musicologica di un'edizione tarreghiana per "gettare discredito....sui suoi autori". Questo è falso. E' stato il signor Gasgas, in un suo messaggio, a insinuare che, nel complotto ordito contro quegli autori, fosse compresa anche la scelta di far passare sotto silenzio, in occasione del "centocinquantenario" tarreghiano, l'edizione Gangi-Carfagna. E non è bastato rispondergli che, su quell'infortunio musicologico, il silenzio era la risposta più caritatevole: si è giunti a sostenere che, una volta pubblicate da Gangi-Carfagna con il nome di Tárrega, certe musiche di altri autori, diventavano di Tárrega "a tutti gli effetti" (testuale) e che, per provare come il tema della Fantasia op. 7 di Sor fosse effettivamente di Sor, bisognava produrre la prova del carbonio sui manoscritti. Dov'eri, Piero? Dico, non come concertista o come docente, ma come cittadino, come uomo. E guarda che nessuno è partito da lì per gettare discredito sui maestri Gangi e Carfagna, anzi, ho fatto osservare come, nel lavoro di un musicologo, non sia affatto scandaloso e screditante commettere degli errori, dai quali nessuno è immune: lo scandalo non è, e non è mai stato, un'edizione sfortunata e fatta male, ma l'uso che ne viene fatto oggi, incolpando persone che di quell'edizione non parlerebbero mai, di volerla imbavagliare per negare i meriti dei suoi curatori. Se fosse stata l'espressione del dispiacere, del disappunto, del disaccordo con le impostazioni metodologiche del libro di Nuti, o sul modo con cui le aveva realizzate nel suo trattato, nessuno avrebbe avuto nulla da ridire, anzi, la discussione sarebbe stata - e ancora potrebbe essere - ampia e proficua. Ma non si è trattato di dissenso sul piano stororiografico e culturale. Si è trattato invece - e mi meraviglia il fatto che tu sorvoli su tutto questo, definendolo "dispiacere" - di una serie di insinuazioni - riportate puntualmente nel messaggio di Fabio Selvafiorita - che nulla hanno di musicologico: sono laidi pettegolezzi. A quelli, e non contro il dissenso culturale, io ho risposto. Vedi, come facevo notare all'autore di un messaggio, il quale mi esortava a rimanere silenzioso, forte della mia situazione attuale, e a non impegnarmi in una polemica, io ho risposto quello che oggi rispondo a te: di fronte a certi comportamenti, non è il musicista che reagisce, è l'uomo, il cittadino, il membro di una comunità governata da leggi etiche e deontologiche. A me risulta impossibile celare la mia ripugnanza per i seminatori di sospetti e di calunnie: se tu hai un margine di tolleranza che ti permette di stare in silenzio di fronte alle loro insinuazioni nei confronti degli altri, sei diverso da me. Se qualcuno ti attaccasse insinuando che le tue scelte di repertorio non sono motivate dalla tua stima per gli autori che suoni, ma dalla loro appartenenza, in veste di accoliti, al tuo clan, io non starei in silenzio. E, qualora tu ti difendessi, non arriverei il giorno dopo nei panni decorativi del pacificatore a esortarti alla concordia. dralig
  22. Si. Recentemente è saltato fuori a Montevideo il pezzo più ampio e articolato composto da Segovia, un "Fandango de la Madrugada" di impronta ponciana, che si può considerare il suo capolavoro. Contiene persino un accenno a un tema del "Concierto del Sur", tant'è vero che, sulle prime, di fronte a un manoscritto indiscubilmente vergato dalla mano di Segovia, ma anonimo e senza titolo, si era pensato - non solo da parte mia - a un brano sconosciuto di Ponce. Naturalmente, non mi sono azzardato nell'attribuzione e non ho fatto pubblicare il lavoro, in attesa di altre indicazioni, che infatti sono giunte: un manoscritto segoviano, meno rifinito e meno accurato di quello anonimo, però intitolato e firmato, ha sciolto i dubbi sull'identità del pezzo, che verrà pubblicato presto, insieme a un altro lavoro di minor consistenza musicale ma non meno ampio. dralig
  23. E' anche la prima volta che tenta di leggere un testo in inglese, lingua che evidentemente non conosce. Altrimenti avrebbe capito che, lungi dall'implorare aiuto, il messaggio lo offre: Matanya Ophee, come me, non sa come ci si comporta con le attribuzioni di autorship delle musiche, e io gli segnalo un'"occasione veramente ghiotta" (si, più ghiotta non si potrebbe) per imparare. Non vorrà mica che una lapide musicologica come quella dettata dal Suo illustre committente di recensioni venga letta solo in Italia? Le nostre glorie dobbiamo farle conoscere, non Le pare? dralig
  24. ah ecco a proposito di dinosauri bell'esempio uno ha fatto la fine che ha fatto l'altro, 140 anni, è ancora direttore del festival del cinema Fabio, Lei è un giovane indisciplinato. dralig
  25. Il mio disagio è ben altro. Ciò che più sconcerta e deprime non è il loro sostenere delle ragioni, ma il vostro continuo e assordante silenzio sul merito delle questioni (come già si era verificato in altri 3d). Quella pazzerella della Fallaci sai cosa disse? " Vi sono momenti nella vita, in cui tacere è una colpa è parlare un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre. Per fare trionfare il male è sufficiente che le presunte forze del bene siano inoperose". Ora, a parte il contesto differente della dichiarazione della Fallaci, sconcerta leggere questo tuo intervento. Vedere che con tale superficialità si avvallano falsi. Ciò che fa male non sono tanto questi interventi che lasciano il tempo che trovano (ma non solo il tempo; anche gli spazi dove possono essere sostenute tali tesi non sono molti) ma è una posizione come la tua. Non c'è nulla secondo me che è possibile fare per andare nella direzione che indichi. Se realmente si è interessati ai "giovani che ci guardano" si cominci ad interagire con i "pochi" giovani che qui stanno partecipando. Può questa domanda di un giovane rimanere a lungo senza risposta in questo forum di professionisti? Parli di apertura e valorizzazione? Ma a chi? A cosa? Quali valori? Realmente è necessario spiegare cosa capirebbe un "giovane" dalla lettura di tutto ciò? Capirebbe che è meglio non invischiarsi in certi fatti, perchè fare ciò potrebbe compromettere qualche concertino nelle province laziali. Tutto il resto, il silenzio, è complicità (che spesso va di pari passo all'indiffferenza) con questo stato di cose. Chi legge cosa vuoi che creda? Che tra i chitarristi funziona allo stesso modo che tra gli avvocati, gli impiegati e i portieri di condominio. Se la cantano e se la suonano, con beata indifferenza per tutto ciò che riguarda la produzione e la ricerca, musicale e musicologica. Ma questo è un paese che va avanti così, grazie ai dinosauri ed è inevitabile pensare che questo stato di cose ce lo meritiamo soprattutto grazie a questo veltroniano silenzio. Pier Paolo Pasolini a Gian Luigi Rondi: "Sei così ipocrita che, quando l'ipocrisia ti avrà ucciso/sarai all'inferno, e ti crederai in Paradiso". Cito a memoria, Fabio, è un epigramma tratto, se ben ricordo, da "La religione del mio tempo". Immagino che Lei lo conosca. Sono sicuro che " i giovani che ci guardano" non sono stupidi. dralig
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