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Angelo Gilardino

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  1. Analizzare - "analizzare", si badi bene! Non "farsi un'idea preliminare", "supporre", "presumere": no , "analizzare" -, il contenuto di un libro leggendone l'indice: credo che nemmeno la Gestapo si sia mai comportata in questo modo: prima di far imprigionare o giustiziare un imputato, l'ispettore almeno leggeva gli atti, e non si fermava al titolo indicato nell'"oggetto" della relazione. dralig I miei modesti studi universitari mi hanno portato a comprendere un libro a partire dall'indice....è un metodo di studio, un primo approccio...se poi per lei non bisogna prendere in considerazione quella che è la struttura del libro in questione, beh, non so cosa altro aggiungere.... con stima lp Non si nasconda, Lei non ha detto "inizio", "approccio", ha detto "analisi". Comunque si, è meglio che non aggiunga nient'altro, è tutto fin troppo chiaro. dralig
  2. Analizzare - "analizzare", si badi bene! Non "farsi un'idea preliminare", "supporre", "presumere": no , "analizzare" -, il contenuto di un libro leggendone l'indice: credo che nemmeno la Gestapo si sia mai comportata in questo modo: prima di far imprigionare o giustiziare un imputato, l'ispettore almeno leggeva gli atti, e non si fermava al titolo indicato nell'"oggetto" della relazione. dralig
  3. Margola ha firmato tutti i suoi lavori con il nome Franco. Non c'è niente di male a commettere un errore. Difenderlo è invece un errore imperdonabile. dralig
  4. Non spetta a me assumere difese d'ufficio (oltretutto non richieste) del libro in oggetto, però - avendolo letto - posso spiegare ai potenziali lettori - con una breve recensione - qual è la sua impostazione. L'autore non ha mantenuto l'impostazione cronologico-territoriale che io avevo adottato nel mio lavoro. Essendo fondamentalmente un letterato, con studi e lauree nell'area interdisciplinare tra musica, lettere e psicologia, ha adottato un'impostazione di carattere estetico, ossia ha letto il Novecento chitarristico come un filosofo della musica. In un approccio siffatto, il tracciato strutturale del libro non individua primariamente gli autori, ma individua delle linee estetiche, e all'interno delle medesime colloca gli autori che, di ciascuna linea, possono essere considerati esemplari o addirittura emblematici. Il limite della trattazione di ciascuna linea è, evidentemente, di natura pratica, editoriale: gli autori sono migliaia, e non è certo possibile includerli tutti. Se però esiste alla base un criterio qual è quello che ha informato l'autore, il fatto che possa esserci Tizio e non Caio è meno - molto meno - importante dell'individuazione e della chiarificazione delle linee estetiche alla quali Tizio o Caio appartengono. E' prioritario, insomma, spiegare che cos'è il primitivismo piuttosto che proporsi velleitariamente di elencare tutti i compositori che ne hanno fatto parte, e a tale proposito è sufficiente esaminare le caratteristiche di tre o quattro autori la cui opera manifesta esemplarmente tale tendenza: essendo una pubblicazione destinata agli studenti, trasmettere loro un concetto ben dimostrato è senz'altro più importante che compilare delle liste di nomi che - per la loro lunghezza - finirebbero per diventare acritiche e prive di significato. Questo è il criterio adottato dall'autore, chiaramente manifesto nelle premesse metodologiche del volume. E ne è prova subitanea il fatto che, nell'inizio, sia riservato un capitolo a Claude Debussy, che per chitarra non ha mai scritto una nota ma che, con la sua estetica musicale, ha aperto lo spazio nel quale la chitarra di Llobet e di Segovia ha potuto farsi ascoltare e apprezzare. Nei conservatori riformati la ricerca storica sta assumendo grande rilievo anche nella formazione degli strumentisti: è a questo nuovo profilo di studenti che l'autore si rivolge, non al chitarrista che considera la formazione extra-virtuosistica un accessorio, e che legge un libro di storia con l'assillo di controllare se il nome del suo idolo, mentore o amico è incluso o meno, o che va in sofferenza se i nomi dei personaggi dei quali egli - per ragioni del tutto personali - diffida, sono invece inclusi e trattati (in tal caso, ovviamente, si tratta di agiografie). Il giudizio va quindi espresso rispetto al modo con cui l'autore ha svolto il tema che si è assegnato. Le categorie estetiche da lui tracciate sono motivate da dimostrazioni abbastanza probanti, o sono soltanto delle ipotesi di lavoro? I brani portati ad esempio sono abbastanza forti e pertinenti, o no? Lo stile letterario dell'autore è all'altezza dei suoi postulati, o risulta inefficace e velleitario? Per venire ai dettagli del tuo messaggio, Piero, leggo nella parte conclusiva - scritta a mo' di dizionario - una voce molto significativa riguardo a Gilberto Cappelli, giustamente (secondo me) valorizzato per la sua musica per chitarra. Non trovo Guarnieri, ma sono sicuro che, se lo segnalerai all'autore, nella prossima edizione del libro non mancherà di aggiungerlo: è persona molto attenta e - se non gli si può imputare di non aver letto diecimila pezzi per chitarra - non gli si può certo rimproverare di conoscerne solo una cinquantina, e di essere pregiudizialmente sordo a tutto il resto. dralig
  5. Concordo perfettamente col M° Scaminante. Mi sembra un libro un po' troppo sbilanciato e parziale, come si può notare da una lettura dell'indice, che il M° Porqueddu ci ha messo gentilmente a disposizione. Gangi è stato estromesso a bella insieme a Carfagna (o forse relegati nel XIII capitolo). A Gilardino sono state dedicate ben 14 pagine: forse che si tratta di un'altra agiografia, che accompagna quella apparsa su GuitArt? Respighi non meritava un capitolo a se', e magari sarebbe stato meglio farne un accenno in un capitolo 'compilativo' come il XIII, magari insieme alla De Rogatis e Company. E' autore di quelle Variazioni per chitarra che lasciano, a mio modesto parere, il tempo che trovano. Più che un Manuale di Storia della Chitarra del '900, mi sembra una versione 'chiacchierata' di una parte del catalogo della nota casa editrice marchigiana. Forse l'autore, il prof. Gianni Nuti già noto per una monografia dal titolo 'Gli Studi di Virtuosità e di Trascendenza di Angelo Gilardino' e di cui sarebbe gradito un intervento allo scopo di chiarire le sue scelte, si è fatto un po' prendere la mano e ha trlasciato una parte del '900 chitarristico. Sinceramente è un manuale che non mi interessa. Molto meglio il secondo volume che acquistai durante i miei studi per il diploma quasi 15 anni fa, scritto da Gilardino, il quale all'epoca non poteva autoincensarsi per ovvi motivi. Non so perchè, ma il manuale odora fortemente di conflitto di interessi... Cordialmente Gigi Caro Gigi, si verifica un conflitto di interessi quando un potere pubblico - politico, amministrativo, giudiziario, etc. - viene adoperato a fini di vantaggio personale da parte di chi lo detiene e lo esercita. Un ministro non può proporre e sostenere una legge i cui benefici ricadono sulle aziende delle quali egli è proprietario. Un sindaco non può far approvare un piano regolatore dal quale deriva un apprezzamento dei terreni che appartengono alla sua famiglia. Gli editori non sono dei ministri, dei giudici, dei sindaci, degli assessori, etc. Sono degli imprenditori, e investono il loro denaro dove ritengono, a ragione o a torto, che ne valga la pena. Se gli editori di musica "puntano" su un autore piuttosto che su altri, si accollano il rischio d'impresa - quello derivante dal fatto che l'autore in questione posa non essere abbastanza valido - ma non vanno in conflitto con nessun interesse, perché non hanno altra veste che la loro. Nell'eccepire dall'impostazione di un libro che non ha letto, Lei menziona il mio nome ben tre volte: segno che Le dà fastidio il fatto che l'autore e l'editore di un libro di storia della chitarra e l'editore di Guitart si occupino così favorevolmente del mio lavoro. Il fatto che, nel volume di storia di cui sono stato autore molti anni fa, io abbia evitato di parlare di me stesso e del mio lavoro, Lei lo ascrive a una costrizione ("non poteva autoincensarsi"), e non, per esempio, alla pura e semplice decenza, a una regola di stile: ergo, se qualcuno scrive apprezzando il mio lavoro, è un agiografo (magari recidivo, e bollato con la gentile epigrafe "già noto": poteva aggiungere: alle forze dell'ordine); se invece io osservo una regola di deontologia professionale e mi comporto correttamente, lo faccio solo perché "non posso" fare diversamente. Ebbene, carissimo Gigi, se tanto La indispone la squilibrata agiografia in atto a mio vantaggio, sarà bene che trovi in sé la forza della rassegnazione: non ci può fare proprio nulla. Come dice un bel proverbio dei saggi del deserto: i cani abbaiano, la carovana passa. dralig Ai correttori degli squilibri storiografici: Margola si chiamava Franco, non Francesco.
  6. Questo è un titolo fenomenale per un libro! Avrei anche materiali in abbondanza, senza dover lavorare di fantasia, anzi... dralig
  7. come fa a saperlo? che peccato non aver mai conosciuto Segovia... Raccontare come faccio a saperlo vorrebbe dire scrivere un capitolo della cronaca nera della chitarra. Se permette, vorrei evitare questa triste incombenza. Si trattò di una storia della quale fui involontario e disgustatissimo testimone. dralig
  8. Mi permetto di dubitare che Miguel Abloniz nel 1951 (Suite in la - Berben), Mario Gangi nel 1960 (Balletto- Berben), Abel Fleury nel 1954 (Suite in la- Ricordi americana) Josè de Azpiazu nel 1958 (Suite in la - Ricordi) e Rafael Andia nel 1982 (Ouverture et Ballet - Transatlantiques) non fossero al corrente del fatto che certamente i brani non erano di Silvius Leopold Weiss e probabilmente erano di Manuel Ponce. Andrés Segovia si era lasciato sfuggire più di un accenno sull'argomento ai suoi corsi a Siena e le voci giravano...Ma continuare ad attribuire questi brani a Weiss consentiva di pubblicarli liberamente mentre attribuirli a Ponce significava dover riconoscere agli eredi di Ponce i diritti d'autore. Segovia non li avrebbe mai pubblicati, Frédéric, e quando vide l'edizione di Abloniz andò su tutte le furie. dralig
  9. Il fatto che nessuna delle opere del compositore in questione sia registrata alla Siae non significa che esse siano automaticamente di pubblico dominio. Teoricamente, i suoi eredi legali avrebbero tutto il tempo di registrarle e di far valere i loro diritti. La domanda è: ne varrebbe la pena? A fronte delle pratiche da sbrigare e delle spese da sostenere, qual è la prospettiva reale di un guadagno? Zero, credo, quindi secondo me non c'è alcun rischio nel procedere con la pubblicazione. dralig
  10. La metrica della trascrizione del Suo link è sbagliata. Il pezzo è ovviamente in 3/4. dralig
  11. L'autore del pezzo è indiscutibilmente Manuel Ponce. Il Preludio in questione fu composto nel mese di ottobre del 1931. Nel 1936, il compositore lo riprese per arricchirlo con una parte di clavicembalo. Di questa esiste il manoscritto, terminato il 27 febbraio 1936. Questa seconda versione fu il regalo di nozze che Ponce mandò a Segovia e alla sua seconda moglie, Paquita Madriguera, pianista. In una lettera scritta a Ponce il 22 marzo 1936, Segovia scrive a Ponce: "Hai tessuto una squisita tela contrappuntistica intorno al tuo antico Preludio, tanto amato da Falla". Questo documento fuga ogni sospetto sulla paternità del brano, caro Alfredo: Segovia suonava da dio, ma una costruzione qual è quella del Preludio in questione non l'avrebbe mai saputa creare. A ciascuno il suo mestiere... dralig Eppure, come sai meglio di me, i rapporti tra Ponce e Segovia, presi nell'angolatura della composizione chitarristica sono tutt'altro che monodirezionali. Come ugualmente sai che proprio con Ponce, anche in virtù della loro relazione di amicizia, Segovia poteva permettersi di avanzare un certo tipo di richieste...Castelnuovo-Tedesco non sarebbe certo stato così disponibile a creare dei falsi storici, o dei falsi contemporanei... Ma il manoscritto del '31 esiste? In ogni caso, è proprio attraverso la corrispondenza cartacea tra i due che in me sorgono alcuni dubbi a proposito dell'effettiva stesura originaria di certi lavori. Io ho confrontato nota per nota tutti i manoscritti esistenti con le rispettive revisioni segoviane. Le lettere di Segovia a Ponce sono tutte coerenti con quello che possiamo leggere nei testi. Non esiste il manoscritto del brano del 1931, ma esiste quello della versione arricchita con il clavicembalo del 1936: niente da segnalare al riguardo. dralig
  12. Si, è vero... il più grande chitarrista di tutti i tempi non era tanto bravo a comporre Non aveva avuto una formazione come compositore, ed ebbe sempre la saggezza di astenersi dal tentare imprese impossibili: si limitò a comporre pezzi brevi per chitarra sola, a ciò bastandogli il talento e il gusto affinato nella sua dimestichezza con Ponce, Turina, Castelnuovo-Tedesco, Tansman... E' curioso: se un compositore che non ha mai studiato la chitarra annunciasse che domani sera darà un concerto chitarristico, tutti si metterebbero a ridere; mentre, quando un chitarrista che non sa un'acca di composizione si mette a scrivere dalla sera alla mattina, quasi nessuno trova niente da ridire. dralig
  13. L'autore del pezzo è indiscutibilmente Manuel Ponce. Il Preludio in questione fu composto nel mese di ottobre del 1931. Nel 1936, il compositore lo riprese per arricchirlo con una parte di clavicembalo. Di questa esiste il manoscritto, terminato il 27 febbraio 1936. Questa seconda versione fu il regalo di nozze che Ponce mandò a Segovia e alla sua seconda moglie, Paquita Madriguera, pianista. In una lettera scritta a Ponce il 22 marzo 1936, Segovia scrive a Ponce: "Hai tessuto una squisita tela contrappuntistica intorno al tuo antico Preludio, tanto amato da Falla". Questo documento fuga ogni sospetto sulla paternità del brano, caro Alfredo: Segovia suonava da dio, ma una costruzione qual è quella del Preludio in questione non l'avrebbe mai saputa creare. A ciascuno il suo mestiere... dralig
  14. Ecco, appunto, Maestro; la mia era una piccola provocazione per arrivare a questo: possono le trascrizioni di Llobet e Segovia valere come originali? Con queste trascrizioni stiamo parlando, credo, della storia della chitarra; Questi autorevoli figli dell'estetica della scuola nazionale spagnola non hanno fatto altro che prendere brani importanti per la loro identità e riaffermarla tramite lo strumento forse più consono alla suddetta estetica, appunto la chitarra. Scusate, ma trovo che ascoltando Asturias, Cordoba, Sevilla, Mallorca alla chitarra (ricordo i miei primi ascolti segoviani) si sprigioni una forza evocativa ed astrattiva che non si evince dalla versione pianistica. Detto questo credo anch'io che una conoscenza della versione originale non faccia male, ma reputo che quelle trascrizioni celebri valgano, se non come "originali chitarristici", almeno per la loro ampia condivisibilità all'ascolto. La valutazione dei pro e dei contro in sede estetica richiede un tipo di dialogo e una quantità di scambi - con relativo dispendio di tempo - impossibili in un forum. Sbrigativamente, io vado alla domanda: se non li suonano i chitarristi, questi pezzi, chi altri li suona? I pianisti no di certo, di Albéniz, suonano - e non molto spesso - i brani da Iberia, e neanche tutti, perché Eritaña, per citarne uno, non lo suonano mai e si trova solo nelle non molte registrazioni integrali del ciclo. Alla fine, in mancanza della trascrizioni per chitarra, questi brani sarebbero morti e sepolti. Quindi, visto che sono tutt'altro che brutti, e che la chitarra in qualche modo permette a una vasta schiera di ascoltatori di conoscerli e di apprezzarli, perché no? che li suonino i chitarristi. Un test che chiunque può fare: chiamando su Youtube il nome "Malats", ne esce un solo pezzo, la Serenata Española, e solo nelle ìinnumerevoli esecuzioni dei chitarristi: in mancanza di Tarrega e Segovia, questo pezzo non esisterebbe più. Possiamo quindi concludere con certezza che la chitarra male non gli ha fatto: al contrario, l'ha tenuto in vita. In un libro sul repertorio chitarristico che sto terminando, ho scritto che si tratta di usucapioni musicali. Mi sembra un concetto efficace per comprendere la storia di queste piccole composizioni... dralig
  15. Non necessariamente, in quanto la versione pianistica è anch'essa un originale: l'ha redatta il compositore di suo pugno. Certo, non gli farà male ascoltare anche la versione chitarristica e quella orchestrale. dralig
  16. Il Suo ayatollah ha contezza del fatto che la nostra capitale si chiama Roma e non Teheran, e che nella nostra Repubblica vige una Costituzione? dralig
  17. La miglior trascrizione per chitarra del brano intitolato "Preludio" (da "Cantos de España op. 232) dal suo autore, Isaac Albéniz, e stupidamente reintitolato "Asturias" da un editore tedesco dopo la morte del compositore, è senz'ombra di dubbio quella di Stanley Yates, inclusa nella raccolta "Isaac Albéniz - 26 Pieces Arranged for Guitar", Edizioni Mel Bay. E' migliore per la più stretta aderenza al testo pianistico e per l'intelligentissima diteggiatura. L'idea di intitolare il pezzo "Asturias" fu sommamente stupida, perché si tratta di una Granadina, con un carattere marcatamente andaluso, del tutto privo di relazioni con la musica popolare asturiana. Sarebbe come intitolare "Milanese" una Tarantella. dralig
  18. Nessun collezionista spenderà 200mila dollari per quella chitarra. La richiesta è un bluff. dralig
  19. La legatura di frase in questione non implica necessariamente l'uso delle legature chitarristiche, le quali però possono essere adoperate, se il risultato permette di disegnare con chiarezza il profilo melodico. Si può anche ricorrere alla mescolanza tra note legate e note prese con la md. Personalmente, credo che sia efficace la legatura della ms sulle note nel registro grave, mentre sulle altre note credo sia efficace un attacco della md molto leggero. dralig
  20. Appunto perché MCT non era chitarrista, doveva dipendere dai suggerimenti di Segovia, che era un grande chitarrista. Uno, non tutti i chitarristi del futuro, ciascuno dei quali, oggi, ha il diritto di suggerire a sé stesso - riguardo la musica di MCT - soluzioni diverse da quelle inventate da Segovia. MCT approvò la versione segoviana, certo, ma non ne vide altre, e non ebbe scelta. Approvò anche le mie versioni dei suoi "Caprichos de Goya", ma io mi guardai bene dal pubblicarle come testo unico e definitivo, le pubblicai insieme al testo originale: Lei preferisce leggere solo le mie alternative, o anche quello che MCT aveva in mente? dralig
  21. E' una questione dogmatica. In questi casi, il problema è a monte... EB Vorrei ricordare che, come ben risulta dai suoi scritti, Segovia era una persona molto intelligente e dotata di una sottile ironia. La spese efficacemente nei riguardi degli allievi di Tárrega quando, visitandoli nel loro santuario di Valencia - la tabaccheria di un certo Loscos - fu interrogato da padre Corell, l'assistente spirituale, nonché ardente ammiratore, di Tárrega. Alla fine delle domande, il giovane Segovia domandò al prestibero: "Padre, ho la sua assoluzione?. dralig
  22. Se la scelta di continuare a usare la versione segoviana è stata operata dopo un attento lavoro di comparazione delle fonti - cioè il manoscritto o l'edizione urtext e l'edizione revisionata da Segovia -, non c'è assolutamente nulla da obiettare. Chi invece seguita nell'adoperare la versione segoviana senza studiare attentamente le fonti primarie oggi disponibili è, musicalmente parlando, un indigente. Non vorrei essere malizioso ma, volendo attenersi alla revisione di Segovia, a quale fonte ci si riferisce? Al testo dell'edizione pubblicata o a quello dell'incisione discografica? La Sonata di MCT incisa da Segovia differisce da quella pubblicata in almeno una dozzina di dettagli: qual è il testo "ufficiale"? dralig
  23. Non lo possiamo sapere con certezza documentale: finora nessuno ha trovato il manoscritto originale. Intanto, però. è possibile confrontare l'edizione di Segovia con la sua esecuzione discografica. Esiste anche un'altra edizione (Opera Tres), ma non rivela le proprie fonti, quindi non risulta più attendibile di quella di Segovia. Io so che cosa è di Moreno-Torroba e che cosa è di Segovia. Lo so, ma non ho i documenti per provarlo, quindi me lo tengo per me. dralig
  24. Le edizioni basate sui manoscritti originali non si propongono di squalificare le revisioni segoviane, ma di permettere a ciascun esecutore di costruire da sé il proprio testo attraverso una comparazione delle fonti. Non è assolutamente vero che tutti seguitano a usare le vecchie versioni: Tarantella, Capriccio diabolico, Sonata Omaggio a Boccherini, Suite compostelana, etc., vengono eseguite molto spesso a partire dai manoscritti o comunque dalle versioni che ne restaurano il contenuto. dralig
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