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Angelo Gilardino

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  1. Bellissimo segno. Negli accordi, qualchevolta sbaglia la disposizione verticale delle alterazioni. A parte questo, summa cum laude. dralig
  2. Aveva studiato calligrafia a scuola, anzi era lui stesso un calligrafo - le sue lettere sono dei piccoli capolavori. dralig
  3. Nell'edizione che posseggo della Chanterelle delle opere di M. Llobet sono riportate "16 Folksong Setting", oltre a quelle citatre da AG ci sono -Leonesa -Estilo Popular n.1 -Estilo Popular n.2 ma.. immagino non siano Catalane ma solo "popolari"...quindi le Catalane" restano.. 13.. appunto. mr Leonesa procede de Leon! y los Estilos populares son argentinos...y ademas, bastante feos! dralig
  4. Plany 1899 La filla del marxant 1899 El testament d'Amelia 1900 Canco del lladre 1900 Lo rossinyol 1900 Lo fill del rey 1900 L'hereu riera 1900 El mestre 1910 La nit de Nadal (El desembre congelat) 1918 La filadora (1918) La pastoreta (1918 circa) La preso de Lleida (1920 circa) El noi de la mare (non datata, autorship in dubbio). dralig
  5. Il testo è nella lingua di Mallorca, al 99% uguale al catalano. Io non la so, ma la parlo e la leggo (non scrivo). dralig
  6. Anche te Fernando? Ma mamma mia: ho la febbre costantemente a 39, porca miseria... E' vero Alessio, perlomeno riposo e... dimagrisco Esimio King, per il giorno del tuo compleanno, ti faccio beneaugurante omaggio del mio generosissimo dono, consistente nella proroga dell'esecuzione. Tua. Cioè, avendo deciso - ne sono certo, con il consenso di una vasta cerchia di amici e conoscenti, tuoi e miei - di ammazzarti, ed essendo io il tipo di persona che non mette mai tempo in mezzo, tra il decidere e il fare, ebbene, defletto dalla mia norma, e ti ammazzerò il mese prossimo. dralig
  7. Il titolo originale della composizione è in spagnolo: "Zarabanda lejana". Fu composta nel 1926, ed è la prima delle opere per chitarra di Rodrigo. E' dedicata "A la vihuela de Luis de Milan". Ne fu il primo esecutore Regino Sainz de la Maza, nel 1928 (data non precisata). Nello stesso 1926, Rodrigo ne realizzò una versione per pianoforte e l'anno seguente, 1927, ne fece una versione per orchestra d'archi, incorporata nel dittico "Zarabanda lejana y villancico". dralig
  8. Ragazzo del popolo che canti, qui a Rebibbia sulla misera riva dell'Aniene la nuova canzonetta, vanti è vero, cantando, l'antica, la festiva leggerezza dei semplici. Ma quale dura certezza tu sollevi insieme d'imminente riscossa, in mezzo a ignari tuguri e grattacieli, allegro seme in cuore al triste mondo popolare. Nella tua incoscienza è la coscienza che in te la storia vuole, questa storia il cui Uomo non ha più che la violenza delle memorie, non la libera memoria... E ormai, forse, altra scelta non ha che dare alla sua ansia di giustizia la forza della tua felicità, e alla luce di un tempo che inizia la luce di chi è ciò che non sa. ------------ Come vede, caro Francesco, i poeti sanno ciò che i politici ignorano. E nessun politico legge poesie. dralig
  9. Deve trattarsi di una trasmissione come "Dilettanti allo sbaraglio". dralig
  10. Ah, noi che viviamo in una sola generazione ogni generazione vissuta qui, in queste terre ora umiliate, non abbiamo nozione vera di chi è partecipe alla storia solo per orale, magica esperienza; Nella vita che è vita perché assunta nella nostra ragione e costruita per il nostro passaggio - e ora giunta a essere altra, oltre il nostro accanito difenderla - aspetta - cantando supino, accampato nei nostri quartieri a lui sconosciuti, e pronto fino dalle più fresche e inanimate ère - il popolo: muta in lui l'uomo il destino. E se ci rivolgiamo a quel passato ch'è nostro privilegio, altre fiumane di popolo ecco cantare: recuperato è il nostro moto fin dalle cristiane origini, ma resta indietro, immobile, quel canto. Si ripete uguale. Nelle sere non più torce ma globi di luce, e la periferia non pare altra, non altri i ragazzi nuovi... dralig
  11. Pur tenendo nel debito conto la saggezza dell'esortazione proverbiale "Ne sutor ultra crepidam", mi avventurerei nel suggerire che non esiste più il canto popolare perché non esiste più il popolo, se non nelle improbabili - e ridicole - allocuzioni dei politici ("il popolo italiano"), perché è stato sostituito dalla massa, che è tutt'altra cosa. Il popolo aveva una cultura, la massa non ce l'ha. Poiché penso che non abbia tempo per studi filosofici e sociologici (io non l'ho trovato, nella mia vita di musicista, e tendo a pensare che gli altri patiscano i miei stessi limiti), Le suggerisco di leggere un magnifico saggio storico in versi: non Le prenderà più di mezz'ora, e Le farà capire molte cose. La poesia s'intitola "Il canto popolare". Ne è autore Pier Paolo Pasolini. dralig
  12. Segovia si comportava molto liberamente nelle trascrizioni, non meno che nelle revisioni di musiche scritte per chitarra. Nella sua attività di trascrittore, possiamo distinguere chiaramente due periodi: quello iniziale, che giunge fino al 1935, e quello evolutivo, che inizia dal 1936. Nel primo periodo, Segovia, più che trascrivere, elaborò trascrizioni altrui - soprattutto quelle di Tarrega e di Llobet (da Albéniz, Granados e Malats). L'autore che egli esplorò più a fondo in questo periodo, indipendentemente dalle trascrizioni altrui, fu Bach. Questa prima epoca culmina con la trascrizione e la presentazione in pubblico (1935) della Ciaccona. Credo che Segovia ignorasse l'esistenza delle trascrizioni precedenti di Jiménez Manjón, di Antonio Sinopoli e di Regino Sainz de la Maza. Nel secondo periodo, le scelte di Segovia nella trascrizione furono influenzate soprattutto dal fatto che egli aveva sposato la pianista Paquita Madriguera, e viveva con lei a Montevideo nella casa di calle Massini. La Madriguera era una seguace di Granados, del quale era stata allieva, quindi suonava le musiche dei clavicembalisti attingendo alle antologie (a quell'epoca, le edizioni integrali con urtext erano di là da venire). I due coniugi suonavano anche in duo - molte esecuzioni pubbliche dei concerti di Castelnuovo-Tedesco e di Ponce ebbero luogo nei paesi latino-americani con la Madriguera al pianoforte invece che con un'orchestra. Nella biblioteca pianistica della moglie Segovia trovò le fonti della maggior parte delle sue trascrizioni effettuate dopo il 1936. dralig
  13. Tra le edizioni disponibili, quella di Chanterelle è la migliore, perché offre anche il facsimile delle pagine della Revue Musicale con il testo conforme alla volontà di Falla. Il manoscritto è una conferma dell'attendibilità del testo della Revue. dralig
  14. No, il manoscritto non è riprodotto in nessuna edizione. Le edizioni Chester non intendono pubblicare un'altra edizione dell'Homenaje dopo quella curata da John Duarte, che si proponeva di mettere la parola fine all'argomento, e che invece non ha affatto risolto i piccoli dubbi. dralig
  15. La esorto caldamente a seguitare questo Suo progetto e mi prendo la libertà di darLe qualche consiglio, osservando quello che ci insegna la storia della musica. In tutte le epoche c'è stata una relazione più o meno intensa tra la musica popolare e la musica colta, tuttavia l'epoca in cui tale relazione fu coltivata, da parte dei musicisti colti, con la massima intensità e con entusiasmo, fu quella romantica. Il romanticismo fu il movimento artistico - non solo musicale - che valorizzò al massimo la cultura popolare. Le scuole nazionali, fondate sulla valorizzazione del patrimonio folclorico, sono una delle espressioni più forti e autentiche del romanticismo.. Scuole nazionali che in parte non furono esenti da quelle esecrabili istanze ideologiche che spesso si vanno solo riconoscendo alla "scuola" di Darmstadt (mi è venuta leggendo l'ultima frase della sua recensione della dissertazioni di Olivieri)... Ci si dovrebbe intendere su cosa sia stato il "popolare" nell'immaginario collettivo romantico e preromantico (un immaginario appunto spesso mitico, ricordiamoci della farsa dei canti di ossian) e intendere quanto di popolaresco (inteso come poco valore dato alla cultura che si pretende di rappresentare) invece non vi sia nelle pseudocolture abbeveratesi alla fonte di quelle istituzioni musicali che recano ancora nel nome tutte le istanze dei loro micidiali progetti formativi (il "conservatorio" appunto...non che i "riformatori" abbiano una buona fama )...semplificando; in mano ai compositori un qualsiasi materiale (pseudo popolare, soggetto cavato, combinatoriale ecc ecc) è sempre pre-testo per dire qualcosa che appartiene solo a lui (v.Bartok) o nel peggiore dei casi, come in alcuni nazionalismi, per celebrare qualcosa che appartiene ad un'ambigua e deleteria idea di popolo. Altra cosa è l'etnomusicologia intesa come scienza sociale, la quale indaga tanto i Kaluli di Papua (in semi estinzione), quanto la mitologia delle teste di marmo nei palazzi delle istituzioni musicali occidentali. Riguardo poi genericamenrte il topic in oggetto, sarebbe necessario chiedersi che cosa sia il popolare oggi, all'alba del XXI°secolo, soprattutto se esiste, come e in che modo si differenzia dal già citato pop. Mi sembrerebbe un po' ozioso riferire qui, in forma inevitabilmente depauperata, le relazioni tra l'estetica romantica e la cultura popolare - tema sul quale esiste una bibliografia immensa: io mi sono limitato a segnalare a un bravo studente del conservatorio l'evidenza del rilievo che la musica popolare ha assunto presso gli artisti romantici (non solo i musicisti): da lì in poi, tocca a lui, se gli interessa, avviare una ricerca che comporta, ben al di là dello spunto che può aver trovato qui, molte ore di assidua lettura in biblioteca. Gli ho poi segnalato la differenza esistente tra l'approccio romantico e quello novecentesco, indicandogli, nell'ambito dei riscontri che può effettuare immediatamente, brani per chitarra in cui le melodie popolari sono oggetto di un trattamento diverso da quello ottocentesco. Tutto qui. Il Suo messaggio contiene spunti che non intendo raccogliere, perché questa sede è impropria rispetto al tipo di discussione che ne deriverebbe e perché non ne vedo francamente un possibile sbocco utile. Ho dato a Francesco la mia disponibilità a sviluppare il tema in senso strettamente musicale - ove a ciò non gli bastassero le riflessioni che saprà fare da sé e con l'aiuto del suo docente di composizione: tutto qui. dralig
  16. La esorto caldamente a seguitare questo Suo progetto e mi prendo la libertà di darLe qualche consiglio, osservando quello che ci insegna la storia della musica. In tutte le epoche c'è stata una relazione più o meno intensa tra la musica popolare e la musica colta, tuttavia l'epoca in cui tale relazione fu coltivata, da parte dei musicisti colti, con la massima intensità e con entusiasmo, fu quella romantica. Il romanticismo fu il movimento artistico - non solo musicale - che valorizzò al massimo la cultura popolare. Le scuole nazionali, fondate sulla valorizzazione del patrimonio folclorico, sono una delle espressioni più forti e autentiche del romanticismo. La grande lezione del "popolarismo" - con le sue varianti, come l'esotismo, l'alhambrismo, l'orientalismo, etc. - è una lezione romantica. Nel Novecento, la presa di distanza dall'eredità romantica da parte delle varie correnti musicali non ha comportato un abbandono della musica popolare, ma un diverso approccio: alla "collezione" entusiastica di canti e danze del popolo, spesso trasferita nelle sinfonie e nella musica da camera dai maestri romantici, è subentrato lo studio guidato dalle metodologie rigorose, dalle indagini condotte con criteri pressoché scientifici, e ciò ha permesso una comprensione più profonda della musica popolare. Le conoscenze acquisite da studiosi che erano anche compositori - il caso di Bartok eccelle su tutti - hanno influito direttamente sull'atto creativo: si è formata un'area nuova, in cui gli interessi dei ricercatori si identificavano con quelli dei compositori in cerca di nuove possibilità: le scale modali, i ritmi irregolari, i timbri degli strumenti primitivi, hanno offerto non soltanto nuovi materiali di studio, ma anche nuovi suggerimenti compositivi. Bartok da una parte e Falla dall'altra sono i grandi modelli da studiare, ma ce ne sono tanti altri, bellissimi, in cui i materiali popolari sono trattati con grande pertinenza, cioè con mano da etnomusicologo e con destrezza da compositore. Nel repertorio moderno della chitarra, e per quanto riguarda la tradizione popolare italiana, Le suggerisco di studiare (non importa se annettendole al Suo repertorio di chitarrista o meno) le "Tre canzoni piemontesi" di Carlo Mosso e le "Due canzoni italiane" della moglie di Respighi, Elsa Olivieri Sangiacomo: rappresentano il culmine in questo genere di musica del Novecento. Se lo vorrà, ne potremo discutere anche qui, esaminando gli aspetti propriamente compositivi. dralig
  17. quel concerto a Wembley dei Queen è uno dei più bei dischi live rock di tutti i tempi Non so nulla di rock, ma l'ascolto di "Show must go on", impostomi dal mio amico e collaboratore Luigi Biscaldi, mi ha toccato. Mercury era bravo. dralig
  18. Originale: Aria detta la Frescobalda, da "Il secondo libro di Toccate, Canzone,.......Intavolatura di Cimbalo et Organo...Roma, 1637. Niente liuto. Quella di Segovia (Schott, 1939) è una trascrizione, probabilmente derivata non dall'originale, ma da una versione per pianoforte. E' monca di una variarione e contiene un vistoso errore nella prima variazione. dralig
  19. E' un libro imprescindibile per chiunque voglia studiare a fondo l'armonia, non per le cose che insegna (che si trovano in altri trattati) ma per come le insegna. dralig
  20. L'uso che Llobet ha fatto delle melodie catalane è tale da indurre a considerare le "Canciones" come brani originali: l'adozione dei canti popolari è solo un espediente che il compositore ha adoperato per aprirsi la via a un lavoro creativo in cui domina l'invenzione armonico-timbrica. Diciamo che era talmente pigro da non volersi sporgere oltre la soglia di casa per avere a disposizione un ductus melodico da mettere poi, alla fine, sullo sfondo: delle "Canciones", infatti, quel che meno importa sono proprio le melodie, no? dralig
  21. Lutosławski Award 2008 The results of the International Composers` Competition „Lutoslawski Award 2008” The jury of the „Lutosławski Award 2008” comprising: Louis Andriessen, Yi Chen, Ivan Fedele, Yuki Morimoto and Zygmunt Krauze (president) decided to award the prizes as follows: I Prize: Juan de Dios Magdaleno (Mexico) for „Memento Mori” for violin and piano II Prize: Satoshi Ohmae (Japan) for „Memories Once More” for two pianos III Nagroda: Jimmie LeBlanc (Canada) for „The Breaking of the Circle” for string quartet Additionally, the jury decided to award 3 honourable mentions: Wojciech Ziemowit Zych (Poland) for „Retoryka niedo-.../Niedo-...retoryka“ for string quartet Fred Lerdahl (USA) for „ Duo“ for violin and piano Franco Cavallone (Italy) for String Quartet No. 3 „Following memories“ International Composers’ Competition “Lutosławski Award 2008” has been organized due to the funds of Ministry of Culture and National Heritage as well as the City of Warsaw. Biografia essenziale di Franco Cavallone Franco Cavallone, nato a Chisimano (Somalia) nel 1957, si è diplomato al Conservatorio di Cesena in Chitarra. Dal 1994 studia composizione presso il Mo Giovanni Guanti di Alessandria. Ha seguito diversi corsi di perfezionamento per la chitarra con i maestri: Alirio Diaz, Leo Brouwer ed Angelo Gilardino. Nel 1989 ha vinto il primo premio di composizione per chitarra al "Concours International de Sablé sur Sarthe". Nel 1998 gli è stata conferita la "Chitarra d'oro" per la composizione al 3o Convegno Nazionale Chitarristico. Svolge attività concertistica come solista e con il trio chitarristico "Sona". Collabora come recensore delle musiche alla rivista "Sei Corde". E` insegnante di materie tecniche presso l 'I.T.a. di Pianezza (TO). Apprendo dall'interessato - collega stimato e carissimo amico -, il chitarrista e compositore torinese Franco Cavallone, che la giuria del concorso internazionale di composizione "Lutoslawski Award 2008" ha appena conferito una menzione d'onore al suo quartetto per archi "Following Memories". Notizia fresca, per me bellissima e confortante: il concorso di composizione intitolato al grande maestro polacco è uno dei più importanti al mondo, e il fatto che a ottenervi una menzione d'onore sia un musicista che è pervenuto alla composizione passando per una formazione chitarristica, mi fa contento e desideroso di informare tutti i molti estimatori di Franco Cavallone e coloro che ancora non conoscono la sua musica. dralig
  22. o forse, più semplicemente, non interessata a soluzioni chitarristiche di particolare effetto, badando più ai contenuti musicali, e qui ognuno ha il suo gusto. Comunque ritengo Margola un buon compositore, soprattutto, come diceva Piero sopra, per lavorare durante la fase di studio intermedia, periodo in cui leggere, e tanto, è fondamentale, e quel genere di musica si legge volentieri ed è utile. E l'op 25 di Giuliani è un gran lavoro! ed è vero che ha delle potenzialità interpretative e musicali notevoli (per chi ha voglia di farsi il mazzo...è mica facile....per nessuno dei due...) Ciao Margola fu un buon compositore e scrisse brani validi (per esempio la prima Sonata), salvo che nel periodo finale della sua esistenza, quando il suo pensiero - musicale e non - era spesso offuscato dall'arteriosclerosi cerebrale: fu già miracoloso se, in siffatte condizioni di salute, riuscì a mantenere la sua capacità artigianale, ed è a quella soltanto che vanno ascritte molte delle sue composizioni per chitarra della tarda maturità. Certo, non si giudica il valore delle composizioni a partire dagli effetti, ma cento pezzi per chitarra sola composti su un paio di modelli di scrittura, per di più generici, non possono non risultare deboli: la musica strumentale non dev'essere effettistica, ma nemmeno evasiva nei confronti del lessico specifico dello strumento per il quale i brani vengono composti.
  23. Alla fine, in qualche modo, tra intoppi e diversioni, l'argomento è stato trattato. Oggi alcune centinaia di chitarristi sanno che è esistito in Italia un egregio chitarrista alessandrino, che aveva buona formazione musicale (un diploma in violino nella classe di Giaccone non era cosa da poco), che suonava da mancino con accordatura dall'acuto al grave, che ha accompagnato Arnoldo Foà nella recitazione di un famoso poema lorchiano registrato in un LP Fonit Cetra, che ha lavorato con Bruno Maderna e con il Quartetto di Torino. Si chiamava Piero Gosio. dralig
  24. 1957...Ero da poco orfano indigente di padre (famiglia ex-agiata). Studiavo chitarra e violoncello e mi arrabattavo con lavoretti per sopravvivere. Tra i vari lavoretti, c'era anche quello di voltapagine per i pianisti che accompagnavano cantanti d'opera (ripasso spartiti) e strumentisti, e Dio sa se ho imparato da quelle, che per me erano lezioni. Assistevo come uditore (di straforo, grazie alla complicità degli inservienti della scuola e del suo direttore, che chiudeva un occhio) alle lezioni di perfezionamento di pianoforte tenute nella mia città da un famoso docente. Nel mese di settembre, sostenni l'esame di teoria e solfeggio come privatista al conservatorio di Milano. Appena giunto, con un'ora e mezza di anticipo, mi sedetti nel chiostro d'ingresso - a quell'ora deserto - e di lì a poco passò - con il suo incedere da sacerdote - lui, quello che io consideravo (e considero tuttora) il più grande musicista italiano dei Novecento, Giorgio Federico Ghedini, allora direttore del conservatorio. Colui del quale sono oggi considerato un erede artistico... dralig Mangiarane! Non raccolgo la provocazione, o imberbe Vladimir: lo feci allora, nel 1957, perché allora imberbe ero io, e alla tua età si reagisce. Comunque, dopo la prova di solfeggio "difficile", lo avvisarono del caso, e pare che sia stata una delle poche volte in cui qualcuno lo vide ridere. dralig
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