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Angelo Gilardino

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  1. Falla non ha adoperato modelli di scrittura nuovi, ma ha riconosciuto nel suono della chitarra un potere arcano che, prima di lui, non era stato individuato da nessun altro compositore. Con l'Homenaje, la chitarra è diventata uno strumento capace di profondità: questo è stato l'unico aspetto della poetica chitarristica che ha fatto storia nel Novecento, perché, dopo Falla, è stato raccolto da altri compositori che si sono accostati, come diceva Petrassi, al mistero del timbro chitarristico. Tutto il resto è ricreazione, divertimento (più o meno di classe), lirismo minore o, come diceva Ohana, un grande pastiche neoclassico. Credo che, nel 2100, sarà più facile per i posteri riconoscere nel repertorio chitarristico i valori non caduchi: dall'Homenaje in poi, la divaricazione tra la chitarra "magica" e la chitarra "alla moda" diviene enorme, e inconfondili i rispettivi tratti. Spesso, si dimentica il fatto che, nell'Ottocento, è stata stampata una montagna immane di musica per chitarra, e che quella sopravvissuta non assomma a meno di un centesimo di quella pubblicata (se avessimo nozione anche di quella scritta e non stampata, la percentuale di musica salvata diminuirebbe di molto). Io penso che, nel Novecento, questa percentuale si assottigli ulterioriormente, e che aumenti invece la differenza di qualità. dralig
  2. Digli di sforzarsi, qualche volta, di pensare. Sulle prime, si troverà a disagio, ma con il tempo capirà che è normale. dralig
  3. Questo è troppo. Nota di biasimo ufficiale. Io vorrei non capire, ma purtroppo non ci riesco. E ho capito che Lei - pur provveduto di buona formazione universitaria - ama concedersi ad amplessi (lessicali, s'intende) con le portinaie. Che lo sappia o no, sta peccando contro il sesto comandamento. dralig
  4. Questo è troppo. Nota di biasimo ufficiale. Questo è un punto importante, e Lei ha il merito di averlo isolato (sia pure dichiarando guerra al congiuntivo). come si pone il chitarrista nello spazio che lo circonda? Incominciamo con il prendere atto che trattasi di spazio perturbato: grande o piccola che sia, la sala in cui il chitarrista suona non è insidiata soltanto dai rumori presenti ma, anche in loro assenza, dalla sedimentazione cronica di un disturbo acustico e psichico che ogni ascoltatore porta con sé. Se il rumore non c'è, ognuno lo personifica con il suo magazzino incorporato di disturbi da rumore, ognuno introduce nella sala la propria, ormai congenita, sordità, collegata al vizio di essere servito dal suono immediato, pronto, esaustivo, ancillare, il suono che non richiede all'ascoltatore alcuna attività, che lo adagia nella propria passività come in un diritto. Ecco, il chitarrista che ha idea della propria posizione di interprete in quello spazio, lancia la sfida: non s'ingegna di rendere il proprio suono più forte di quanto lo richieda la poetica del suo strumento, né si arrabatta a escogitare modi invitanti di porgere la musica; suona nel regime di suono proprio dell'arte specifica che professa, e il suo, rivolto al pubblico, è un invito a lavorare, a impegnarsi, a svegliarsi dal torpore, a reimpossessarsi della propria umanità. Ogni concerto di chitarra dovrebbe essere una denuncia dello spossessamento subito da ciascun ascoltatore per vie acustiche. Non capiscono? E allora, che crepino e, alla fine del concerto, se non hanno capito nulla, almeno sospettino che c'era qualcosa da capire. dralig
  5. Meno male che si trattava dell'"apporto italiano": il testo di quella conferenza è un esempio di totale cecità storica - a parte l'ispanizzazione dei nomi. Viene in mente Domingo Prat e la sua confessione: parlando di Tarrega e dei suoi allievi, dichiara senza mezzi termini: "Eravamo ignoranti". dralig
  6. Nella biblioteca del conservatorio di Napoli, città dove Giuliani morì nel 1829, e poi nell'archivio Ricordi. Da lì si dovrebbe incominciare. Dove si finirebbe, è impossibile prevedere. dralig
  7. Mai non fia, ch'io pieghi il mio capo e intinga la mia penna nell'inchiostro per scrivere all'ingrato fellone che Ella menziona, mio giovane e valoroso compagno d'arme Claudio. Egli si portò con tal dismisurata sconvenienza nei riguardi dell'amico nostro comune, messer Mauro Giuliano da Napoli, da meritarsi il castigo dell'onnipotente nel giorno del Giudizio, e la nostra riprovazione in questo mondo. Giacché, tolto che fu Messer Mauro dalla capitale dell'impero austro-ungaro a causa di malvagi pretesti contro di lui usati da vilissime e mendaci persone (egli non aveva fatto che accumulare innocenti debiti di giuoco per l'ammontare di meno di mille gulden e, nell'esercizio delle di lui ammirate doti amatorie, ingravidato una dozzina di pulzelle dell'inclita aristocrazia viennese), ebbene l'Artaria gli volse le spalle e restò muto e sordo innanzi le suppliche che da Napoli - donde il misero Giuliano era riparato, a curarsi l'infida mescolanza di mal sottile e di mal francese di che s'era contagiato nella pur anco fastosa società austriaca - gli giungeano, e oppose gelidissimo tratto di silenzio, negandosi alle richieste, non già di obolo, ma di legittimo compenso, secondo il costume previamente invalso nei loro mestieri. Sicché ne restò ferito e umiliato il nostro Giuliano, alla cui sventura doveano aggiungersi le tribolazioni causate dall'agonia del padre, che fu tenuto in ostaggio per anni da tale Emmanuelle, sirocchia empia e malvagissima di don Mauro, che si appropriò delle sovvenzioni da lui elargite per le cure al vecchio genitore, e costui lasciò in gramaglie, profittandosi del ricavato per li trastulli suoi e dei suoi compari. Ecco quali sciaguratezze ci tocca di testimoniare. Voglia adunque notificarsi dello stato assai migliore di che io godo al presente, favorito dai servizi di editori pronti ad accorrere a ogni mio gesto, e dirsi onorati s'io accorderò loro la preferenza per la stampa di una delle mie opere a venire: ché di quelle presenti nessuna giace silente ne li cassetti del mio scranno scrittorio, a non dire della mia rigorosa astensione dal giuoco e, ancora più proibitoria, della totale abolizione, dal novero de' miei piaceri, di quello del periclitante commercio de' sensi con fanciulle e matrone, pronte a lamentarsene poi e ad esigere costose ammende; il solo peccato che tenti le mie ormai stanche voglie essendo quello della tavola, dalla quale rifuggo come dalla peste bubbonica, non senza però qualche rovinosa ricaduta. Ma, come Ella ben può misurare, non mi sospingerà mai, tale difetto di temperanza, nel debito presso l'usura, e non avrà mai, sul mio cammino, l'ombra di alcun Herr Jakob Scholze a funestare li giorni che mi restano. Con che, immmaginandoLa assorta ne li traffici digitazionali imposti dallo studio del mio Liederkonzert insieme al suo distintissimo socio Paolo, e non volendoLa più a lungo distorglieLa da tanto offizio, La saluto caramente. Angelo Gilardino
  8. Colendissimo, avvegnaché Ella possa coronare il Suo disegno di udire il nuovo Quintetto testé uscito da la mia penna, e bearsene, o inorridirne, secondo che a ciascun de li due opposti effetti l'animo Suo disposto sia, La esorto a rivolgere la Sua attenzione ai propositi del Cavalier Giulio Tampalini, che in quel di Brescia sta cogitando al fine di divisare il tempo e il luogo della comparizione, sua e de la nuova opera, e porgerla con la sua arte al fine orecchio del pubblico della Leonessa d'Italia. Piacque infatti ad Apollo accordarmi la grazia di poter immaginare nuovi concenti e inaudite armonie, e di saperle ammanierare ne le forme che meglio si confanno alla chitarra e agli istrumenti che le fanno corona ma, nel mentre che mi faceva degno di questa grazia, il divo Apollo mi privava dell'affezione in che si nutre l'assidua pazienza del virtuoso che devesi applicare a la diuturna disciplina di esercizio, che sola concede di governare con maestria l'istrumento già caro a don Mauro Giuliano. Talché, orbato del privilegio di poter rendere onore con la mia mano incerta e desueta a l' opra che la mia mente crea, non mi resta che dimorare nell'attesa che i nobili campioni della chitarra si degnino di applicare la loro virtuosità ai frutti del mio ingegno, a beneficio mio prima che dei distinti uditori che vi si accosteranno. A tal riguardo, non mi perito a confidarvi che mi giunse voce - non sommessa, bensì squillante e pressocché araldica nel suo dichiararsi - che il Quintetto avrà primieraramente a librarsi nell'etra in un giorno della prossima estate, fausto nel suo merito ancorché probabilmente gravato da opprimente calura; e se Ella vorrà in tal giorno affacciarsi all'audizione, oso addivinare senz'aria di vaticinio che troverà nella musica dovizioso compenso alla stanchezza che l'improvvida stagione potrà insinuare nei Suoi sensi. Prendo commiato dalla Sua attenzione e La riverisco devotamente. Angelo Gilardino Da Villa Isola in quel di Vercelli
  9. Errore, la composizione con questo titolo non è di Tarrega, ma di Barrios - altrimenti conosciuta come "Una limosna...". dralig Mazza Angelo, questa è bellissima, direi quasi uno studio di virtuosità e trascendenza Si riferisce alla somiglianza esistente tra le "limosne" e i diritti d'autore corrisposti dalla Siae ai compositori di musica classica? dralig
  10. Errore, la composizione con questo titolo non è di Tarrega, ma di Barrios - altrimenti conosciuta come "Una limosna...". dralig
  11. Ecco, poiché hai toccato il tema, sarà bene che i giovani colleghi che ci leggono sappiano la verità. Parecchi docenti di conservatorio della prima leva - cioè quelli che ebbero accesso alle cattedre (ossia, ai corsi straordinari, poi diventati permanenti, e infine trasformati in "scuole") appena istituite - furono nominati sulla base di un titolo conseguito ai corsi estivi dell'Accademia Chigiana di Siena, dove insegnava Andrés Segovia. Attenzione: per essere ammessi ai corsi di perfezionamento di Siena, i pianisti, i violinisti, i cantanti, etc., dovevano essere in possesso di un titolo di studio (diploma di conservatorio). Ebbene, quando i corsi Segovia furono istituiti (1950), ai chitarristi tale titolo non si poteva richiedere, semplicemente perché non esisteva. Che cosa chiedeva Segovia ai candidati perfezionandi del suo corso? Un programma da concerto paragonabile a quello di un esame di diploma? No: gli bastavano le scale, un Preludio di Ponce (della serie da lui edulcorata, e non senza ragione definita "facile") e qualche altro studietto. Quindi, qualcosa di paragonabile a un odierno esame di compimento inferiore - ma assai più breve. E, alla fine del corso, a chi l'aveva frequentato, che cosa veniva rilasciato? Il diploma di un corso di perfezionamento, pari a quello che, nella stessa accademia, conseguivano pianisti che sapevano a memoria il Clavicembalo ben temperato e le Sonate di Beethoven. Parecchi dei chitarristi che uscirono dalla Chigiana con il diploma di perfezionamento non avevano nemmeno conseguito la licenza di solfeggio (il cui esame era accessibile a tutti, anche se non iscritti a una scuola di strumento nel conservatorio), e con il titolo chigiano ottennero le cattedre in conservatorio. Non ci voleva molto a corroborare quel titolo con una ventina di concerti tenuti in provincia - concerti dei quali, tra l'altro, bastava presentare un programma a stampa, senz'alcuna ulteriore verifica. I primi concorsi a cattedra nei quali si impose ai candidati di dar prova delle loro effettive capacità ebbero luogo 40 anni dopo, cioè poco meno di 20 anni fa. dralig
  12. Non abbandonarti a svenamenti di generosità, caro maestro Carfagna: nel "mondo musicale" italiano le ideologie circolavano solo nelle classi di composizione, mentre, tra chitarristi, circolavano chiacchiere, fanfaluche e, non di rado, immondi pettegolezzi. Non era difficile procurarsi dei nemici, nel chitarrume: bastava essere musicisti normali e, anche senza far nulla a nessuno, ci si ritrovava segnati a dito e guardati in tralice da "maestri" ai quali, con il solo fatto di esistere, si stava "rovinando la piazza" (testuale, udita in un'assemblea dell'associazione chitarristica italiana nel 1966). dralig.
  13. ...salvo poi prescrivere, come prova d'esame dei concorsi a cattedra, l'analisi e l'esecuzione di un concerto per chitarra e orchestra. In quale istituzione scolastica pubblica i candidati si saranno istruiti all'analisi musicale richiesta dal bando di concorso, non si sa, dal momento che, nella formazione degli strumentisti, l'unico accenno all'analisi musicale è quello che si fa nel biennio di armonia complementare (glissons...). Come dire: vi esamineremo su una materia che non vi abbiamo mai insegnato, e nella quale le competenze di chi vi giudicherà saranno del tutto ipotetiche. Ho letto un volume su Castelnuovo-Tedesco con un'analisi della Sonata nella quale l'autore non era nemmeno riuscito a individuare correttamente il secondo tema (volume pubblicato). dralig
  14. Io credo di si, e credo che valga la pena di scriverle. Di coloro che non sono interessati, possiamo benissimo a nostra volta disinteressarci: de minimis non curat praetor. dralig
  15. Non intervenni perché non fui invitato. Se avessi ricevuto un invito, e l'avessi declinato, non avrei il diritto, oggi, di scrivere quello che ho appena scritto: non si commenta una battaglia dopo averla disertata. Certo, in mia presenza, non si sarebbe potuta ridurre l'opera didattica di Sor ai 20 Studi della selezione Segovia, non sarebbe stato possibile imballare l'intero secolo XIX in un'indistinta categoria, il secolo XX non sarebbe stato improntato obbligatoriamente al repertorio segoviano e i miei colleghi avrebbero dovuto rispondere alla seguente domanda: a quale criterio di serietà risponde l'obbligo di trascrivere in notazione mensurale le intavolature antiche quando: a) i candidati a tale trascrizione hanno acquisito, come preparazione, il solo contenuto del corso biennale di "cultura musicale generale" (come se il trascrivere non comportasse invece precise nozioni di composizione); i liutisti e gli interpreti di musica antica in genere preferiscono, con ottime ragioni, leggere dall'intavolatura e non dalle trascrizioni in notazione mensurale. Ecco quindi la fioritura delle trascrizioni maccheroniche, premiate con voti altissimi agli esami di diploma, ancorché zeppe di errori di elementare grammatica musicale. Sarebbe divertente sottoporne una campionatura ad Arthur Ness... dralig
  16. Questo tuo messaggio, caro maestro Carfagna, corre il rischio di non essere raccolto nella sua piena importanza, e per questo mi sembra doveroso sottolinearne il contenuto. L'affermazione che i docenti riuniti a Roma dal ministero per compilare il programma degli esami di chitarra nei conservatori di stato agirono per salvaguardare i loro interessi editoriali non viene da un osservatore esterno, reso edotto da "indiscrezioni", ma da un membro di quella stessa commissione, che partecipò ai lavori, quindi dal più diretto e autorevole dei testimoni. E' tuo diritto, oggi, prendere le distanze dal metodo che prevalse in quell'assise. Forse però i lettori non si rendono conto del fatto che, con quel metodo, fu istituito un riferimento che condizionò gli studi di chitarra in Italia per i futuri decenni, e il leggere oggi che, a informare quelle scelte, furono gli interessi editoriali di alcuni membri della commissione è una conferma del fatto che, colà radunati, non vi erano "puristi", ma accorti venditori. E' bene, questa tua rivelazione, incorniciarla. Del resto, come spiegare altrimenti il fatto che, in quel programma, non entrarono opere fondamentali dell'Ottocento (secolo che fu trattato come un blocco omogeneo, senza la minima specificazione di categoria che distinguesse la musica classica da quella romantica, con una scelta che ometteva un lavoro didattico fondamentale qual era l'opera 38 di Napoléon Coste) mentre, d'altro canto, si imponeva il giogo segoviano al repertorio del Novecento, giungendo a selezionare composizioni al limite dell'eseguibilità materiale, come la Suite di Castelnuovo-Tedesco? E' ovvio, come giustamente sostieni, che la trascrizione possa dar luogo a opere d'arte, a lavori di mero artigianato e a prove di risibile dilettantismo, esattamente come avviene nel campo della composizione. Meno ovvio è sottrarre ai chitarristi l'alibi che ha coperto molti dei loro misfatti, inclusa la "Toccata e Fuga in re minore", che non fu trascritta soltanto, come tu riferisci, per due chitarre, ma anche per chitarra sola. Questo alibi giustifica il ricorso alla trascrizione con la carenza di repertorio originale! Nessuno ha mai sospettato il repertorio pianistico di essere carente e, ciò non di meno, i pianisti fanno giusto affidamento su magnifiche trascrizioni, da quelle di Schumann e Liszt e Busoni a quelle recenti di personaggi come Radu Lupu: nessun musicologo, nessun purista, nessun critico ha mai chiesto loro conto di questi lavori, che vengono letti e ascoltati per quello che valgono. I chitarristi, no: devono sempre avere qualche "purista" contro cui scagliarsi (e di puristi, in campo chitarristico, non se n'è mai visto uno), per ogni ribobolo delle loro trippe, devono sempre invocare la presa della Bastiglia e l'ammutinamento del Bounty. Che male c'è nel trascrivere? Nessuno, salvo l'eventualità, largamente rappresentata nei cataloghi degli editori, di trascrivere in modo ridicolo e caricaturale. A che serve mettere le mani avanti e difendere certe scempiaggini, citando la Voltaire e la costituzione, quando nessuno ha fiatato? Excusatio non petita... dralig
  17. Escludo comunque che un letterato delle forza di Bortolotto abbia scritto "transustazione" invece di "transustanziazione". dralig
  18. Se gli esecutori veri sono tuttora in vita, spetta a loro tutelarsi. Se non sono più in vita, chi ha contezza di queste canagliate deve metterle in piazza, naturalmente documentando le sue affermazioni. Fargliela passar liscia è un peccato di omissione. dralig
  19. Vista la larga diffusione di programmi di audio editing e la loro crescente intuitività nell'utilizzo, i direttori artistici - o chi per essi - sono del tutto smaliziati nei confronti delle sole registrazioni audio. Pertanto, come apprendo in parte per esperienza diretta ed in parte per racconti di amici, in molti ambienti (dai concorsi alle produzioni) non basta più proporsi con un dc, bensì viene richiesto un DVD con inquadratura unica, così da evitare la possibilità di manipolazioni da parte dell'esecutore. EB D'accordissimo, ho scritto CD perché - alieno per natura alle truffe e alle simulazioni - non mi è passato per la testa che con un CD si possa anche apparire bove quando in realtà si è rana: tra l'altro, io non so nemmeno se ciò sia effettivamente possibile - sull'argomento le voci sono discordi. dralig
  20. Chi organizza concerti in proprio o come direttore artistico di una società musicale, di un'orchestra, etc, difficilmente presta attenzione al curriculum. Le fonti alle quali fanno ricorso i committenti sono altre: le offerte delle agenzie che gestiscono i concertisti, le informazioni diffuse dalla stampa specializzata (riviste musicali), le vetrine delle case discografiche, le notizie che si diffondono nell'ambiente musicale attraverso le conversazioni tra addetti ai lavori, le raccomandazioni (a volte ben spese, a volte no) delle persone introdotte nei centri di potere. Il curriculum viene richiesto a un concertista dopo che è stato chiamato e scritturato, al momento di stampare i programmi: normalmente, i direttori artistici non lo leggono nemmeno. I giovani che desiderano presentarsi direttamente o tramite un'agenzia possono giovarsi molto di più di un buon CD da inviare alle persone che reputano potenzialmente interessati a scritturarli, che di una presentazione cartacea. dralig
  21. Un autore che non abbia prospettive immediate di introito da esecuzioni pubbliche e registrazioni, può proteggere la sua opera anche senza spendere denaro per l'iscrizione e i depositi Siae. E' sufficiente chiudere il manoscritto in una busta sigillata con ceralacca nelle parti apribili e spedirlo a se stessi con una raccomandata: il timbro postale impresso sulla busta e sul bollettino di ricevuta fanno fede che, alla data in cui il pezzo incluso nella busta sigillata è stato spedito, esisteva ed era nella disponibilità del mittente. Niente di più, ma del resto nemmeno con il deposito alla Siae si ottiene maggior protezione. dralig Si, sicuramente questo modo è efficace senza spendere soldi, però facendo in questa maniera posso eseguire, il pezzo, in pubblico? Poi mi interessava sapere, il versamento alla SIAE è a tempo indeterminato o bisogna rinnovare la tariffa? Certo, può eseguire il pezzo in pubblico, ma se non è associato alla Siae non percepirà nessun diritto d'autore. La Siae non serve a tutelare dai plagi (per questo esiste la magistratura), ma a percepire i diritti. Il versamento per il deposito è permanente. dralig
  22. Un autore che non abbia prospettive immediate di introito da esecuzioni pubbliche e registrazioni, può proteggere la sua opera anche senza spendere denaro per l'iscrizione e i depositi Siae. E' sufficiente chiudere il manoscritto in una busta sigillata con ceralacca nelle parti apribili e spedirlo a se stessi con una raccomandata: il timbro postale impresso sulla busta e sul bollettino di ricevuta fanno fede che, alla data in cui il pezzo incluso nella busta sigillata è stato spedito, esisteva ed era nella disponibilità del mittente. Niente di più, ma del resto nemmeno con il deposito alla Siae si ottiene maggior protezione. dralig
  23. La chitarra, allora, non poteva contare su alcune migliaia di pezzi (inclusi circa 500 concerti con orchestra) che si sono accumulati successivamente nel suo repertorio: essendo questo - il repertorio, in qualità e quantità - il principale indice della situazione storica e contingente di uno strumento, è impossibile non constatare che la chitarra, intesa come strumento di musica colta, sta oggi infinitamente meglio di allora. Questo ovviamente non significa che stiano meglio i chitarristi, ma è affar loro scegliere come stare: affare singolo di ognuno di loro. Quindi, per concludere, la chitarra sta benissimo, e ogni chitarrista sta come può. dralig
  24. questo è un altro bello scoop... che tu sappia esistono registrazioni? E' pressoché impossibile che una prima con i Berliner non sia stata registrata: quasi sicuramente si trattava di un'esecuzione trasmessa dalla radio, quindi da qualche parte la registrazione ci dev'essere. dralig
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