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Angelo Gilardino

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  1. Inizio SuperMOD Edit Il thread è stato ripulito da interventi Spam e non inerenti la discussione originale. I post non sono stati cancellati ma sono disponibili qui: http://www.cristianoporqueddu.it/forumchitarraclassica/viewtopic.php?t=5272 Giulio Fine SuperMOD Edit Stimolato dalla lettura di un paragrafo dedicatogli da Mario Dell'Ara nel suo volume commemorativo di Pietro Gallinotti, ho svolto una piccola ricerca sul chitarrista piemontese Piero Gosio. Mancato nel 2004, fu soprattutto un valente arrangiatore di canzoni, ma anche come esecutore fu tutt'altro che comune. Gli ascoltatori del vecchio LP di poesie lorchiane lette da Arnoldo Foà (con il commento musicale di Mario Gangi) ricorderanno soprattutto la superba recitazione del "Llanto": ebbene, il commento chitarristico di quella poesia fu composto ed eseguito da Piero Gosio. Suonava una Gallinotti. Come la suonava, cioè con quale postura e con quale tecnica, è cosa da lasciare stupefatti. Una registrazione televisiva del 1957, accessibile in youtube http://www.youtube.com/watch?v=zwMTDRcm7kU lo mostra in azione, e non occorrono commenti (ma notate, vi prego, la proprietà violinistica della sua mano sinistra). Chiedo venia per l'orrenda canzone che dovrete ascoltare - con un testo kitsch fino alla comicità - ma ne vale la pena (anche per la bellissima voce del cantante, un baritono-tenore lirico leggero che, invece di quelle scemenze, avrebbe potuto cantare benissimo i lieder di Schubert). dralig
  2. Si, era un grandissimo orchestratore. in "Tosca", c'è una pagina miracolosa. All'inizio del terzo atto, prima che Cavaradossi, sulla torre di Castel Sant'Angelo, incominci a cantare "E lucean le stelle", c'è una sorta di preludio orchestrale: l'alba su Roma, con la voce di un pastorello che intona una siciliana. Solo Ravel poteva fare una cosa simile. Normalmente, in teatro, mentre si esegue questa pagina, la gente parlotta in attesa del tenore (secondo me Scarpia non aveva tutti i torti a far fuori un siffatto cretino), quindi per ascoltarla a dovere, meglio un DVD o un CD. dralig
  3. Ovviamente, io non ho mai pensato che si debba usare un solo dito della m.d. su tutte le corde: il pollice controlla le corde 6 e 5, e le dita ima le tre corde superiori, escludendo la quarta: perché mai un accordo arpeggiato si dovrebbe trattare con la tecnica della strappata? La soluzione che ho descritto è usata da molti anni da parecchi chitarristi. dralig
  4. Infatti il la dura 1/8. Il problema di salvo è che il la in questione rischia di essere stoppato dall'inclinazione del 3 dito. Proprio per questo gli ho consigliato di flettere la falange del dito 1. PS. OT. Belli i fiocchi di neve che scendono giù Poiché l'accordo non fa parte di una successione armonica con un movimento organico di parti, ma è solo una macchia di colore, e l'unico aspetto caratterizzante è l'intervallo di seconda tra sesta e quinta corda a vuoto, non cambia nulla - anzi migliora il risultato - alzare il mi di un'ottava e suonare l'accordo sol diesis - la - do diesis - mi - la con la diteggiatura 1-0-4-2-3, molto più propizia per non neutralizzare involontariamente la quinta corda. Questo genere di correzioni, nella musica dei compositori non chitarristi, è comune e ovvio, si fa quasi automaticamente. dralig
  5. Caro Fernando, se un pezzo non è un po' diverso dai precedenti, non si ha motivo di scriverlo. I compositori, al contrario dei liutai (e dei cuochi), devono cercare di non ripetersi. Perché no, è una bella immagine. Scrivi poesie? Se non l'hai già fatto, pensaci... Non occorre sapere che cosa stai componendo, se sai come comporla. dralig
  6. Si riferisce a ciò che, nel suonare, vi è di ludico, e a ciò che il suonare ludicamente condivide con altre discipline: non per nulla i virtuosi sono invariabilmente ottimi giocatori anche di qualcos'altro (dal calcio agli scacchi, dal ping pong al bridge). dralig Si ho capito, ma non capisco la diatriba linguistica. mi sembra inutile. Un esercizio sulla lingua in un forum di chitarra, dove si consuma ogni giorno un immane olocausto della grammatica e dell'ortografia (non parliamo nemmeno della sintassi...)? Può darsi che sia inutile, ma è certamente sublime. dralig
  7. Si riferisce a ciò che, nel suonare, vi è di ludico, e a ciò che il suonare ludicamente condivide con altre discipline: non per nulla i virtuosi sono invariabilmente ottimi giocatori anche di qualcos'altro (dal calcio agli scacchi, dal ping pong al bridge). dralig
  8. Non è in facoltà di un docente concedere o negare a un allievo la scelta del programma dell'esame di diploma, purché corrisponda ai dettami del programma ministeriale. Quindi l'allievo deve semplicemente notificare al docente il programma, e se il docente ritiene di contestarne alcuni punti, dovrà spiegarne le ragioni: al direttore del conservatorio, s'intende, al quale l'allievo rimetterà ogni decisione, non senza far mettere per iscritto le ragioni del rifiuto. dralig
  9. Ora che il concetto Le è chiaro, se Le interessa vedere un esempio di enunciato tematico con pedale triadico e il relativo sviluppo, legga il primo tempo della "Sonata del Guadalquivir" (2004) dello scrivente. dralig
  10. confermo pienamente Poiché è noto il mio rapporto di amicizia e di collaborazione (nella collana "The Andrés Segovia Archive") con Luigi Biscaldi, è opportuno che io eviti di spendere in pubblico parole a suo favore (vedo peraltro, e non me ne sorprendo, che non ce n'è bisogno). Posso però - anzi, credo di doverlo fare - riferire un episodio del quale sono stato testimone diretto. Quando, nel 2004, "Seicorde" recuperò il disco LP che Biscaldi aveva inciso nel 1981 (a 19 anni), lo convertì in CD e lo pubblicò nella collana "I maestri della chitarra", una copia del CD fu inviata dalla rivista alla signora Emilia Segovia, vedova di Andrés Segovia, a Ginevra. Emilia Segovia, prima di diventare la moglie del maestro, era stata sua allieva all'Accademia Chigiana negli anni '50 e, anche se poi ha rinunciato alla sua carriera per dedicarsi alla famiglia, ha continuato a studiare e ad ascoltare: in pratica, conosce tutti, o quasi, i chitarristi in attività. Mi telefonò chiedendomi informazioni sul chitarrista che aveva ascoltato in quel CD e, saputo che la sua attività concertistica era stata interrotta a causa della distonia focale, volle il suo numero di telefono perché - mi disse testualmente - "è l'unico chitarrista vivente il cui suono si possa paragonare a quello di Segovia, e voglio dirgli che deve assolutamente trovare il modo di tornare ai concerti". La telefonata fu fatta nello stesso giorno. dralig
  11. Sono un po' perplesso: non riesco a capire come Lei concepisca l'esistenza di un pedale "di per sé, come entità". Il pedale è una funzione, ed è quindi in funzione di qualcos'altro. Di per sé, non significa nulla, e non esiste uno sviluppo del nulla (Brignolo direbbe dello zero): infatti, è il qualcos'altro che si sviluppa. Nella fattispecie, la fisionomia (e la sostanza) del tema si delineano con l'apporto del pedale, che ha una sua precisa funzione (ritmico-armonica). Il compositore voleva scrivere una romanza e non una sonata, e quindi ha esaurito la potenzialità degli enunciati nella loro esposizione, rinunciando a riprenderli. Se avesse voluto, avrebbe potuto benissimo svilupparli (ottimo terreno per un esercizio di composizione: costruire un tempo di Sonata ampliando una Romanza), e allora avrebbe trascinato con sé anche il pedale, aumentandone l'impiego in sezioni più ampie, ed eventualmente rinforzandolo (un pedale si può dare anche in bicordi e in accordi). Nell'ambito della musica per chitarra immediatamente consultabile, legga il primo tempo della Sonata Classica di Ponce, e vedrà come il primo tema sia enunciato sul pedale di tonica e di dominante, e ne constati poi la ricorrenza ampliata nello sviluppo. Inutile a dirsi, Ponce riprende lo stile classico, che è ricco di esempi: il Suo insegnante, se Lei glielo chiede, Gliene fornirà parecchi. dralig
  12. Risposta ideale: "Me lo voglio proprio augurare" E cambio di insegnante. il mio insegnante è il maestro Biscaldi, non questa persona qua!!! Sarà bene, allora, precisare che il Suo insegnante, il maestro Biscaldi, e l'"insegnante" che ha rilasciato la singolare dichiarazione, sono due persone diverse, e ben diverse! dralig
  13. Solo la misericordia di Dio può essere pià grande di tanta ignoranza. dralig
  14. Premesso che nell'analisi musicale non esistono certezze matematiche, ma solo (e non meno di) gradi di plausibilità - commisurati alla forza degli argomenti che ogni analista adduce a favore delle proprie tesi; premesso che il termine "tema" può essere adoperato per definire elementi poi realmente sviluppati, o anche solo elementi che presentano possibilità latenti di uno sviluppo poi non effettuato (e in questo senso bisogna distinguere il tema, che è tale perché è assoggettabile a sviluppo, dalla melodia, compiuta in sé e non trattabile se non per iterazione o semplice decorazione); la tesi sostenuta dal Suo insegnante è plausibile, perché quello che Lei correttamente definisce pedale ha funzione di sostegno di un enunciato che ha profilo e carattere proprio, ben distinto da quello del "tema primario" e schierato armonicamente, rispetto al medesimo, in funzione di mobilità e di tensione. Riferendosi a questa autonomia dell'elemento secondario, il Suo professore ha ritenuto di definirlo tema, e ne ha individuato il ruolo dialettico: in effetti, questa romanza (come altre) è la radice quadrata di una sonata. dralig
  15. Giusto. Nessun ordine può risparmiare a un cretino o a un mascalzone (che inspiegabilmente di un qualsiasi ordine giunga a far parte) la pena irrogata dalla legge dello stato: e a certi tipi, il fatto che le regole esistano può divenire evidente solo nel momento in cui realizzano quanto costa caro l'infrangerle. dralig
  16. Premessa: mi sto appassionando al thread con l'unico scopo di capire, senza preconcetti e senza alcuna vena polemica. La differenza sta esclusivamente nel mezzo con il quale una persona viene diffamata? La diffamazione a mezzo stampa comporta pene maggiori in quanto fatta mediante atto pubblico: perché è errato considerare un sito internet un atto pubblico? Grazie, ciao. Certo che no! Diffamare una persona o un'istituzione in Internet (nei blog, nei newgroups, etc.) configura lo stesso reato, e la stessa perseguibilità, del diffamarla a mezzo stampa. Ho appurato questo punto perché qualche tempo fa, in un newsgroup, e più recentemente su youtube, erano apparsi alcuni "apprezzamenti" che, nei miei riguardi, sconfinavano dal diritto di critica sull'opera (diritto che rispetto e sostengo) all'ingiuria personale e, per l'appunto, alla diffamazione personale (cose che non sono disposto a tollerare). Lo studio legale al quale ho sottoposto il caso mi ha prontamente informato che, negli scritti in questione, erano presenti gli estremi di una querela per diffamazione, con richiesta di danni morali (commisurabili alla notorietà del danneggiato), e si è dichiarato pronto a procedere. Ho informato gli interessati, che hanno provveduto a scusarsi pubblicamente, nella stessa sede in cui mi avevano ingiuriato e, per il momento, ho deciso di soprassedere, anche se mi riservo di ripensarci: per la causa penale ci sono due anni di tempo, per la causa civile cinque anni. Resto del parere che chi pubblica la propria opera (compositore, interprete, etc.) deve essere disposto ad accettare tutte le critiche di merito rivolte alla medesima sulla base di argomentazioni o a semplice titolo di opinione, e che non deve adontarsi se alcune di queste critiche sono negative: se si altera, vuol dire che non è sicuro del fatto suo e che è comunque fragile. Nel contempo, penso che occorra sbarrare il passo ai mascalzoni e ai falliti che, travestendosi da recensori, si vendicano degli artisti che invidiano, manifestandosi in termini che nulla hanno che vedere con la critica: questi figuri vanno chiamati davanti al giudice, senza remissione. dralig
  17. Si, ho ricordi "speciali" riguardo questo pezzo. Nacque da un'immagine che serbo tuttora nella memoria, nitidissima. Un luogo dove non sono mai stato, e che pure mi è caro e familiare. L'ho anche disegnato, una volta, rispondendo alla stessa domanda che mi rivolge Lei, per uno degli interpreti del pezzo. Non si tratta di una scena, ma di un luogo: dinanzi a me (che non percepisco, di me stesso, altro che lo sguardo), c'è un grande prato verde, deserto, sul cui limitare - a due o trecento metri da me - sorge un filare di cipressi che io vedo di lato (quindi non in fuga). Il cielo è azzurro, senza nuvole e, pur non vedendolo, percepisco - non so come, oltre i cipressi - il mare: so di trovarmi su un altipiano che, dopo gli alberi, cade a strapiombo, con una scogliera, sulle acque calme. Sento - so che alle mie spalle c'è una casa, anche se non la vedo - una voce di donna che canta, ma non sono in grado di percepire un profilo melodico; so però che è morto un giovane, e che il canto lo piange. Dico a me stesso che mi trovo in Grecia ma, al di là del prato e dei cipressi, non c'è altra connotazione visibile che possa definire il luogo. Non credo esistano correlazioni dirette e dimostrabili tra le immagini e la musica, e non ho mai tentato di comporre un brano con un proposito descrittivo o narrativo, ma sono sicuro di aver scritto questo pezzo con quell'immagine chiara nella mia mente. Pertanto, l'ho "sentito" come un lamento per la morte di un giovane eroe greco. Da ciò il titolo, e da ciò l'omaggio a Pizzetti, autore della rabbrividente trenodia di Fedra per la morte di Ippolito. Non ho mai raccontato a nessuno di questa immagine, se non quando, durante una masterclass, un allievo, alla fine dell'esecuzione del pezzo da parte di un altro chitarrista, commentò ad alta voce: "Questa è la musica per la veglia funebre di Patroclo". dralig
  18. Giusto una precisazione: quelle che Segovia diede a Granada nel mese di giugno del 1922 (in occasione del festival di cante jondo organizzato da Falla, Segovia diede ben cinque concerti), non furono le prime esecuzioni chitarristiche dell'Homenaje, che fu invece "estrenado" (eseguito per la prima volta in pubblico) da Miguel Llobet il 13 febbraio 1921 nel Teatro Municipale di Burgos. La prima assoluta era avvenuta a Parigi circa tre settimane prima, il 24 gennaio 1921, per mano dell'arpolirista Marie Louise Henri Casadesus. dralig
  19. In effetti mi è difficile pensare Segovia a suo agio con l'impeto prismatico-varesiano degli ultimi studi. Eppure, ci provò. Eseguì qualche volta in concerto lo Studio n. 11, ma non si convinse mai a registrarlo. dralig
  20. Nonostante ciò, la lettura degli Studi di Heitor Villa-Lobos mi fa più pensare a uno studio in senso pittorico, come un'escursione in un ambiente nuovo ben più oscuro persino di quello raffigurato nella Suite popolare Brasilienne quasi 25 anni prima. La Suite Populaire Brésilienne è del 1912, con l'aggiunta del successivo Chorinho. Gli Studi sono del 1924-1928/9. dralig
  21. Credo che, nella Sonata Classica, l'unico omaggio reso da Ponce a Sor è il sottotitolo: per il resto, il classicismo della sua sonata ricorda parecchi autori della fine del Settecento e del primo Ottocento, ma non certamente Sor. Perchè? Perché Ponce, pur obbedendo alla consegna segoviana di comporre un omaggio a Sor, scelse il modello della sonata classica viennese? Evidentemente, perché la forma adoperata da Sor non gli sembrava soddisfacente. Ben diversa è la Sonata Romantica, nella quale egli accetta in pieno il modello schubertiano - inclusa la modulazione per giustapposizione - e, nel medesimo, dimostra di sapersi muovere benissimo. dralig
  22. permettemi un OT.. ecco il dilemma della nostra epoca...non solo per Segovia temo che non possa entrare il dramma... ma molti credono di risolverlo...amplificando? se prima non esiste nel tessuto..interiore? e cioè..la musica (il repertorio) scusate..potete anche cancellare (dopo aver letto ovviamente) con simpatia m La situazione drammatica si può creare in qualunque dimensione, purché si verifichi un contrasto tra gli elementi che vi agiscono. Villa-Lobos rese si più "grande" il suono della chitarra, ma non fu per questo che fu capace di creare situazioni drammatiche nella - comunque piccola - dimensione chitarristica. Amplificare ciò che non è drammatico (utile o meno che sia, non è questo che intendo discutere) non crea alcun dramma. dralig
  23. M° una domanda: chi allora, secondo Lei, nel XX secolo, o, volendo restringere l'orizzonte di veduta, nella prima metà del secolo ha fornito nuovi modelli di scrittura trattando in maniera nuova lo strumento in fase di composizione? Il mio pensiero va, non so se erroneamente o meno, a Falla; indubbiamente lo spagnolo, con l'Homenaje del '20 ha non solo inaugurato il cosiddetto "tenebrismo" chitarristico, ma ha anche trattato in maniera decisamente nuova la chitarra, non certamente come un semplice strumento da salotto e da intrattenimento, ma quale mezzo per indagare il mistero, per rischiarare -invano- le tenebre: è Falla fautore di un nuovo modo di scrivere musica per la chitarra? Attento, la novità di Falla si manifesta in senso estetico, non nella scrittura. Egli scrive perfettamente l'Homenaje, a partire dalla sua consultazione del metodo di Aguado e dalle sue rapite audizioni di chitarra flamenca, ma non introduce modelli nuovi: ne adopera alcuni già esistenti e, con quelli, dà il suo colpo d'ala. Guardi che a Falla, della chitarra "classica", non importava niente: lo attraeva il mistero della chitarra nel cante jondo, e da lì si mosse per comporre l'Homenaje, pensando a Debussy, e non a Segovia o a Llobet. Nella prima metà del Novecento, la novità forte e autentica, nel campo della scrittura, viene da Villa-Lobos, il Villa-Lobos delle "Douze Etudes": lì ci sono le formule innovative, l'espansione inaudita delle formule precedenti e, esteticamente, si introduce nella musica per chitarra - fino allora, tolto Falla, essenzialmente lirica - il dramma, cioè il conflitto che scaturisce da entità opposte: non per nulla Segovia si troverà spiazzato dalle "Etudes" villalobiane, perché nella sua concezione della chitarra come strumento lirico non può entrare il dramma. dralig
  24. Credo che, nella Sonata Classica, l'unico omaggio reso da Ponce a Sor è il sottotitolo: per il resto, il classicismo della sua sonata ricorda parecchi autori della fine del Settecento e del primo Ottocento, ma non certamente Sor. dralig
  25. Certamente, la cantoria di Montserrat diede al fanciullo Sor l'imprinting che rimarrà in lui per il resto dei suoi giorni. Anche quando, uscito dal convento e gettatosi nel mondo, Sor diventerà un currutaco irascibile, un ufficiale distinto, un cavaliere prono al fascino delle nabokoviane ninfette (oggi, verrebbe accusato di pedofilia), la polifonia continuerà a dominare la sua mente musicale filtrando tutti i suoi acquisti successivi: l'opera italiana, il balletto, la seguidilla...Insomma, un personaggio stendhaliano: il rosso della divisa militar-mondana e il nero della mai dismessa tonaca da chierichetto. E questo dualismo è, in lui, conflittuale. Aguado, tutt'altro personaggio: affabile e gentile, generoso, signore munifico dei contadini della sua grande tenuta vicino a Madrid, declina il suo notevole talento compositivo verso finalità didattiche, in un gesto di altruismo del quale Sor non sarebbe mai stato capace. E', nella mitezza d'animo e nella gentilezza del tratto, fratello maggiore di Regondi. Sor, se un'esecuzione non gli veniva bene, era capace di mandare una chitarra nuova in frantumi... dralig
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