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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Infatti, da ciò che mi è stato detto, è pieno di diplomati al conservatorio (anche compositori affermati) che non sanno modulare da do a sol...

     

    Il punto non è imparare degli schemi di modulazione, ma come funzionavano negli stili musicali in cui venivano impiegati. Non ha più senso - anzi, non ha mai avuto senso - imparare un processo modulante come se fosse una norma assoluta, vigente al difuori e al disopra della storia. Chi modula in quel modo, come, perché, a quale scopo, con quale risultato, questo serve, tutto il resto è tempo perso.L'armonia non può più essere insegnata in modo astorico, come se fosse matematica.

    dralig

  2. l'armonia è morta.E non dite di no...

    basta ascoltare composizioni moderne.....uno strazio.

     

    Credo che occorra riflettere, su questo punto. Della musica del passato, noi ascoltiamo oggi il meglio, quello che si è salvato (anche se, nella selezione, sono rimaste impigliate musiche di un certo valore, che non sono ancora abbastanza conosciute). Della musica contemporanea, ci viene proposto invece tutto, dall'eccellenza al ciarpame, la selezione non è ancora stata operata e - come la storia ci insegna - prima che il grano venga separato dalla paglia, molto tempo dovrà trascorrere, non inerzialmente, ma con l'affinamento delle capacità degli ascoltatori. Io credo che molte composizioni contemporanee siano in effetti "uno strazio" (d'accordo), ma lo erano anche moltissime composizioni che affliggevano i nostri antenati di cento, duecento, mille anni fa: oggi non le ascoltiamo più, abbiamo dimenticato i loro autori...La storia, almeno in questo senso, si ripeterà. Intanto, bisogna aver pazienza e accettare che gli autori di musiche strazianti abbiano il loro momento di celebrità, le programmazioni nei festival, le trasmissioni radiofoniche, le registrazioni, al pari degli autori capaci di creare - oggi come ieri -musiche eccellenti: Gesù Cristo ci ha insegnato ad accettare che il grano e il loglio crescano nello stesso campo: non spetta a noi separarli. Un mio collega, che scrive musica orrenda, è pur sempre un mio collega, perché il solo fatto che scrive...

     

    dralig

  3.  

    Mi viene in mente quello per due chitarre e orchestra di Guido Santorsola, [...]

     

    dralig

     

    M° approfitto della Sua citazione per chiederLe cosa ne pensa di questo concerto che ho ultimamente ascoltato in un'esecuzione con il duo Abreu alle chitarre.

     

    Grazie

     

    Musica scritta con maestria, formalmente perfetta, scrittura chitarristica impeccabile, orchestrazione raffinata. Manca il graffio geniale nelle idee.

     

    dralig

  4. Come ho già annunciato sul mio blog personale,[/url] ho avuto la possibilità di visionare l'ultimo lavoro per Chitarra e Orchestra di Angelo Gilardino.

     

    ConcertoDiOliena.png

     

    Organico: archi (4.4.3.2.1), timpani, fiati (Piccolo, 1 fl., 1 ob., 1 cn. ing., 1 cl.,1 fg.

     

    Un'opera astratta con richiami di antichità e dove luce e ombre si mescolano con grande effetto sonoro.

     

    C'è anche la celesta.

     

    dralig

  5. Che cosa sono i "paesaggi sonori"? :roll:

     

     

     

     

    Butterfly

     

    Il critico americano Raymond Calcraft ha forgiato la definizione di "paesaggio sonoro" per la musica di Joaquin Rodrigo che, cieco fin dalla più tenera infanzia, avrebbe - secondo Calcraft - creato nella sua musica una compensazione eviocativa del paesaggio che non poteva più vedere. Si tratta, evidentemente, di una metafora.

     

    dralig

  6. Mi incuriosiva sapere dai compositori che frequentano questo forum, e anche da chi ha studiato composizione, l'iter compositivo che seguono quando compongono un brano musicale. Dai miei primi studi sto acquisendo che i quattro angoli dell'esperienza musicale sono: il suono, le idee musicali, le tecniche artistiche e la struttura del tempo.

    Ecco, quello che mi incuriosisce è sapere se è il solo iter giusto da seguire, o magari se anche partendo da un altro elemento, il risultato può essere considerato valido all'interno dell'arte del com-porre.

     

    Quello che invece non ho mai considerato personalmente, ma forse sbaglio, è la vecchia impostazione ricevuta anni addietro, allorquando frequentavo la scuola media inferiore, e cioè di partire prima dalla struttura fraseologica (sono contrario a questo punto di partenza perchè non posso sapere anticipatamente lo sviluppo totale della mia idea musicale), poi la struttura armonica (e anche qui personalmente sono in contrapposizione perchè considero il cosidetto oggetto sonoro solo in senso orizzontale, ma è un'inclinazione personale opinabile), poi la struttura ritmica, ed infine quella melodica.

     

    Personalmente propendo per il primo iter, ma sono molto ansioso di confrontarmi con chi tutti i compositori di questo forum.

    Vorrei sapere come "impostate" le vostre com-posizioni musicali, come organizzate il pezzo, quali risorse utilizzate e infine come sviluppate il vostro pensiero musicale nato da una semplice idea iniziale.

     

    Grazie anticipatamente.

     

    E' impossibile rispondere seriamente, in questa sede., e con qualche speranza di risultare davvero utile, a una domanda del genere: è argomento per un corso di composizione.

     

    Però posso suggerirLe di studiarsi attentissimamente le musiche che Lei considera valide, non tanto per suonarle, quanto per comprendere come sono state composte.

     

    dralig

  7.  

    OT

    già...il mitico PRODETRITE...era il mio acrostico per ricordarmi il nome dei modi ecclesiastici per distiguerli da quelli di Glareano...

    protus (la cui prima consonante che inizia come una nota è r=re la finalis e la repercussio era la "quinta")

    deuterus =mi

    tritus e (fa)

    tetrardus (sol)

    ognuno autentico e plagale...

     

    Guardi che se continua così qualcuno La accuserà di aver scritto un pezzo in modo ipomisolidio. E' già successo...

     

    dralig

  8. Forse ricordo male, ma ho sentito parare di un probabile "concerto per chitarra e orchestra" scritto da Sor in Inghilterra ed andato perduto...

    E' un vaneggiamento della mia memoria o si hanno notizie su di esso, almeno in termini di riferimenti?

     

    EB

     

    Sono due cose diverse. E' andata perduta una "Concertante" per chitarra, violino, viola e violoncello, che Sor eseguì a Londra alla Argyll Room con grande successo nel 1818.

     

    E' invece stato attribuito a Sor uno scipito e pedestre Concerto per violino, ma non ha nulla che vedere con la "Concertante".

     

    Per puro divertimento, l'ho poi riscritta io, per la stessa formazione per la quale l'aveva composta Sor, adoperando per la parte di chitarra il Gran Solo op. 14 - e immaginando le altre parti nello stile di Ouverture delle opere italiane di fine Settecento (Cimarosa in particolare). Il lavoro è stato pubblicato da Editions Orphée.

     

    dralig

  9.  

    Tuttavia c'è qualcosa che non mi quadra ancora: l'orecchio assoluto è una facoltà indubbiamente legata alla frequenza della nota che si è scelti essere la frequenza di riferimento in base alla quale si intonano le altre note, e cioè il La 440 hz. Ciò che non mi spiego è: come è possibile nascere e avere innato questo preciso riferimento ? ( Deciso dall'uomo negli anni ). Perchè proprio questo riferimento, e non un'altra frequenza ?

     

    Comunque sia, lo trovo argomento molto molto affascinante...

     

    Ovviamente, non si nasce con la nozione infusa del la=440 hz. E' innata la capacità di fissare alla memoria l'associazione tra la percezione di una determinata frequenza e la sua identità musicale (altezza e nome), una volta che questa è stato imparata. Un secolo fa, l'orecchio assoluto avrebbe associato la nozione del la alla percezione di una frequenza di 420 HZ (o giù di lì). E' una facoltà puramente fisica, animalesca, che in sè non ha nulla di musicale.

     

    Affascinante? Guardi, non serve a niente, e si manifesta il più delle volte come un ingombro.

     

    dralig

  10. Bene.

    Si può portare ad un ottavo?

    Stavo già leggendo la Toccata di Daniele Bertotto (allievo di Maghini), e volevo fare qualcosa un po' fuori dagli schemi.

     

    E' un pezzo di espressione, atmosfera e colore, assai più che di virtuosismo (non ne ha). Penso che tu possa permetterti un pezzo più brillante.

     

    dralig

  11. Altra cosa è la facoltà di leggere una partitura (quale però?)....con lo studio si arriva facilmente a "leggere interiormente" la musica classico romantica...ma, con un po più di impegno, anche i compositori più impervi del novecento

     

    Allora ero evidentemente male informato io e ho confuso le due recchie :D

     

    Però .... A me riesce più facile riconoscere gli intervalli piuttosto che l'altezza singola delle note; difatti quando mi diverto a scrivere qualche pagina musicale, decido l'altezza delle note sul pentagramma in base a un discorso legato più a una "regola" stabilita da me in quel contesto.

     

    E poi, non so perchè, se sento un accordo, anche esteso o alterato, o lo leggo sul pentagramma, so che accordo è, forse perchè ho praticato molto jazz in passato, ma già una singola melodia mi mette in crisi ....

     

    Non ditemi che sono anormale vi prego :D

     

    I jazzisti sono in genere dannatamente bravi con l'armonia.

    Se Lei riesce a percepire gli intervalli armonici, dovrebbe trovarsi a meraviglia con quelli melodici, non Le pare? Non per nulla in conservatorio praticano il dettato melodico e non fanno fare esami di dettato armonico: se istituissero una prova di sbarramento basata sulla percezione e sulla scrittura degli accordi, si verificherebbe un'ecatombe.

     

    dralig

  12.  

     

     

    Eppure mi sembra così strano... mi fa fatica credere che sia una dote naturale che non si acquisisce con lo studio...

    Io ad esempio riesco ad intonare ( per ora ) la nota do senza riferimenti esterni... però per arrivare a questo mi ci sono allenato ! E credo che con l'allenamento arriverò ad intonare anche tutte le altre note...

    Magari avessi questa facoltà in modo 'naturale' ! O___O Risparmierei un sacco di tempo ! :D

     

    Io conosco qualcuno che, non avendo dovuto lavorare neanche un minuto per acquisire il cosiddetto orecchio assoluto, se ne libererebbe volentieri, in modo da poter suonare in santa pace un pezzo leggendolo in un tono e suonandolo (con il capotasto) in un altro, mentre ora, se solo ci prova, gli gira la testa.

     

    dralig

  13. Leggevo che grandi compositori come Stravinsky, Ravel e Wagner non avevano l'orecchio assoluto, e pensavo: ma è o non è indispensabile avere l'orecchio assoluto? Quella meravigliosa facoltà di leggere una partitura e sentirla suonare "dentro", si può acquisire anche con l'esercizio? Come ci si arriva? E' solo una qualità innata o con lo studio e l'esperienza la si acquista?

     

    Grazie anticipatamente.

     

    L'orecchio assoluto riconosce i suoni realmente uditi, o permette di intonarli senza riferimento esterno (diapason o altro). E' una dote naturale, tanto che chi non la possiede (la maggioranza dei musicisti, compresi illustri direttori d'orchestra) non la può acquisire nemmeno con gli studi più avanzati.

     

    La capacità di audizione interiore della musica letta è un'altra cosa, si acquisisce con lo studio. Si può benissimo svilupparla anche disponendo "soltanto" dell'orecchio relativo.

     

    dralig

  14. Maestro Gilardino, Sa dirmi per caso se qualcuno ha mai pubblicato le suite Bach sul sistema a due pentagrammi?

     

    Ecco i riferimenti essenziali per studiare seriamente l'opera di Bach:

    a) il catalogoBach-Werke-Verzeichnis (BWV), pubblicato nel 1950; se ne trova uno specchio nel DEUMM (Utet);

     

    B) i testi della prima edizione completa della musica di Bach furono pubblicati dalla Bach-Gesellschaft;

     

    c) una nuova e musicologicamente più accurata edizione è quella della Neue Bach Ausgabe(Barenreiter).

     

    Si rivolga al bibliotecario del Suo conservatorio e si faccia dare in visione i volumi con le Suites che Le interessano (suppongo, quelle per "liuto"). Parta da lì, poi avrà i mezzi per valutare la moltitudine di pubblicazioni.

     

    dralig

  15. Non conosco i vostri allievi, per cui non posso esprimermi in merito, ma non credo abbiate le dovute motivazioni per fare affermazioni avventate e sommarie come queste. Io non ho alcun problema a leggere su due righi, si fa in un normale corso di solfeggio...

     

    Ahime, la storia ci dà indicazioni molto diverse. Fernando Sor - musicista rigoroso - nel pubblicare la prima versione della sua Fantasia op. 7 con un sistema a due pentagrammi scrisse una prefazione spiegando come e quanto fosse assurdo comprimere la polifonia chitarristica in un solo pentragramma. Giustissimo - tutto arioso e chiaro, quasi nulla la presenza di note con tagli addizionali. Eccolo però, di lì a poco, ripubblicare silenziosamente (coda tra le gambe) la stessa composizione sul vecchio pentagramma unico: le copie della prima edizione se le era dovute comprare lui.

     

    Il compositore brasiliano Leonardo Boccia ha pubblicato abbastanza recentemente un libro intitolato "A troca da clave", dove ritorna sull'argomento, dimostrando con ampio corredo di esempi come sarebbe conveniente ripubblicare tutta la musica per chitarra scrivendola nel sistema a due pentagrammi.

     

    Io ci ho provato, in alcuni dei miei brani, ma l'editore mi ha ingiunto di adoperare almeno la chiave di sol e la trasposizione ordinaria in entrambi i pentagrammi. "Se ha fatto così Britten" mi ha detto "che la musica la sapeva, fai così anche tu."

     

    Quindi, l'editoria musicale, come la politica, le cose giuste le sa ma non le fa. E noi non possiamo farci niente.

     

    ag

     

    PS, in compenso, nello scrivere un'esile parte di celesta in una partitura d'orchestra, si usa il sistema pianistico, anche se poi lo si trova deserto o quasi nel pentagramma inferiore.

  16.  

    spendono cifre considerevoli per comprare corde, che poi gettano nella spazzatura quando basterebbe lavarle (la categoria sembra aborrire il sapone);

     

    com'è questa cosa del lavare le corde? Mi illumini!

     

    Grazie

     

    magic guitar

     

    Come lampadina, mi trovo un po' ipertrofico.

    La cosa incomincia con il lavarsi le mani prima di suonare, il che di per sé prolunga la vita delle povere corde - ricettacolo di ogni sorta di rumenta o pattume. Poi, finito di suonare, bisogna accuratamente pulirle da ogni parte. Infine, è utile di tanto in tanto smontarle e, mentre si inaugura una nuova armatura, lavarle in acqua e sapone, farle asciugare e metterle da parte: al prossimo cambio, andranno benissimo. Provi.

     

    dralig

  17. Poi, aldilà della forma, suona proprio bene come brano.

    Poi, alla velocità di Gould, si rischia di cadere dalla sedia...

     

    Fossi in te, riferendomi a Beethoven, non penserei a un "aldilà della forma". Perché è proprio nella forma che il suo genio sovrasta la sua epoca. Non scrisse melodie paragonabili a quelle di Schubert, la sua armonia non è tanto diversa da quella dei suoi migliori contemporanei: ciò in cui si manifesta il suo genio è precisamente la forma. Quella che ha adoperato e quella che ha creato.

     

    dralig

    Non concordo del tutto, se mi permette.

    Melodicamente penso che Beethoven fosse un genio. Esempio lampante è il secondo movimento dell'op.90.

    Il mio "aldilà della forma" non significa che la forma sia un elemento secondario, anzi.

    Beethoven dilata le forme al limite (secondo il mio insegnante di composizione, un po' come Virgilio), e l'effetto che ne risulta è una carica espressiva micidiale (la Nona).

    Poi, a parer mio, è il più grade rivoluzionario della musica: Mozart scriveva dieci anni prima di Beethoven, e basta sentire la differenza tra una sinfonia del primo e la Quinta del secondo.

     

    Melodicamente, penso che il più grande di sempre sia stato... Domenico Scarlatti.

     

    Dimenticavo: cerca in conservatorio la vecchia enciclopedia della musica Ricordi, e consultala alle voci "tema" e "melodia". Ti chiarirai le idee. Non sono un compulsatore di enciclopedie (preferisco le monografie e i saggi), il fatto è che quelle due voci dell'enciclopedia Ricordi le ha scritte Mario Castelnuovo-Tedesco, uno che di melodie ne scrisse molte, e belle...

     

    dralig

  18. Poi, aldilà della forma, suona proprio bene come brano.

    Poi, alla velocità di Gould, si rischia di cadere dalla sedia...

     

    Fossi in te, riferendomi a Beethoven, non penserei a un "aldilà della forma". Perché è proprio nella forma che il suo genio sovrasta la sua epoca. Non scrisse melodie paragonabili a quelle di Schubert, la sua armonia non è tanto diversa da quella dei suoi migliori contemporanei: ciò in cui si manifesta il suo genio è precisamente la forma. Quella che ha adoperato e quella che ha creato.

     

    dralig

    Non concordo del tutto, se mi permette.

    Melodicamente penso che Beethoven fosse un genio. Esempio lampante è il secondo movimento dell'op.90.

    Il mio "aldilà della forma" non significa che la forma sia un elemento secondario, anzi.

    Beethoven dilata le forme al limite (secondo il mio insegnante di composizione, un po' come Virgilio), e l'effetto che ne risulta è una carica espressiva micidiale (la Nona).

    Poi, a parer mio, è il più grade rivoluzionario della musica: Mozart scriveva dieci anni prima di Beethoven, e basta sentire la differenza tra una sinfonia del primo e la Quinta del secondo.

     

    Melodicamente, penso che il più grande di sempre sia stato... Domenico Scarlatti.

     

    Dobbiamo intenderci sul significato del termine "melodia". Se per melodia intendi una successione di note che si possono cantare, allora si, Beethoven ha scritto delle melodie. Se per melodia intendiamo invece un organismo musicale in sé compiuto e perfetto, che non solo non implica sviluppi, ma anzi li esclude (proprio perché in sé completo), e al massimo permette l'iterazione e la fioritura di superficie (oltre, naturalmente, a implicare un accompagnamento), allora no, Beethoven non ha scritto melodie. Tu confondi "melodia" con "voce", o addirittura con "tema". Beethoven è un titano dello sviluppo formale, il che esclude che parta dalla melodia: la melodia, una volta cantata e accompagnanta, finisce lì. Proprio dove, invece, Beethoven comincia.

     

    Il più grande creatore di melodie è Schubert, e la forma melodica per eccellenza è il lied. L'opera contiene melodie, ma anche tante altre cose (recitativo, arioso, etc.), il lied è melodia e basta, e i grandi melodisti si sono manifestati nel lied. Schubert in primis.

     

    D'accordo con te sulla bellezza melodica delle Sonate di Scarlatti.

     

    dralig

  19. Preso dalla curiosità, alla fine sono riuscito a procurarmi tutti i lavori "arcaici" di Gilardino.

    Qualcuno li conosce o li suona?

     

    La nostra cucina - quella piemontese, nelle sue cento varianti - abbonda ed eccelle negli antipasti, come tu certamente sai, o Vladimir. Ebbene, benché piemontese, e difensore a oltranza dell'ipertrofia dei nostri hors d'oeuvre, musicalmente parlando, di antipasti ne ho serviti pochi, che non possono reggere nello stesso menù in cui figurano i primi e i secondi che ho preparato in seguito. Li ho fatti aspettare - è vero -, ma proprio perché si mangia alle 14, conviene cominciare dai primi. Secondo me.

     

    dralig

  20. Poi, aldilà della forma, suona proprio bene come brano.

    Poi, alla velocità di Gould, si rischia di cadere dalla sedia...

     

    Fossi in te, riferendomi a Beethoven, non penserei a un "aldilà della forma". Perché è proprio nella forma che il suo genio sovrasta la sua epoca. Non scrisse melodie paragonabili a quelle di Schubert, la sua armonia non è tanto diversa da quella dei suoi migliori contemporanei: ciò in cui si manifesta il suo genio è precisamente la forma. Quella che ha adoperato e quella che ha creato.

     

    dralig

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