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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Ghedini prendeva i titoli dei suoi pezzi ("Concerto dell'Olmeneta") dall'orario ferroviario. Io mi impegno di più, vado sul posto.

    dralig

    Si vede che era cuneese.

    Alla lunga, castagne, brus, bagna cauda e cuneesi danno alla testa.

     

    P.S. Dica a Biscaldi che quello che annusò da Manzo era brus, un misto di formaggi lasciati marcire (letteralmente) in una specie di anfora con del liquore.

    Per chi non è abituato, può essere fonte di disturbi mentali.

    Per chi lo apprezza, è una goduria.

     

    Ancorché non cuneese, e nonostante sia passato per il patibolo del "brus", il maestro Biscaldi gode di ottima salute mentale (e anche fisica, visti gli allenamenti da maratonera e le sedute in palestra alle quali regolarmente si sottopone).

     

    Ghedini - allora direttore del conservatorio di Milano - lo vidi una volta sola in vita mia, il giorno del mio esame di teoria e solfeggio (51 anni fa, in settembre). Avendomi trovato la mattina presto nel chiostro del conservatorio mentre ripassavo il setticlavio, volle sapere da dove venivo. Glielo dissi e mi diede del mangiarane. Credeva che sarei stato zitto o avrei detto: sissignore. Invece,

    sii sentì rispondere che, per mangiare le rane, bisogna prima saperle acchiappare, mentre, per mangiare le castagne, basta raccoglierle. Per fortuna, non era in commissione.

     

    dralig

     

    dralig

  2.  

    Avevo recensito sul Fronimo nel 1993 quella di Pepe Romero facendo un dettagliato resoconto delle differenze con l'edizione (allora suonata da tutti) di Alirio Diaz. Purtroppo Diaz introduce alcune modifiche, per esempio l'accentuazione nel Polo, che non hanno alcuna ragione di essere.

     

     

    Hai ragione, gli accenti giusti nel "Polo" sono quelli dell'edizione Romero. Per ogni semifrase di quattro misure, l'accentazione è distribuita così:

     

    misura 1 - tempo 1

    misura 2 - tempo 2

    misura 3 - tempo 3

    misura 4 - tempo 1

     

    Per la verità, Rodrigo indica il "marcato" solo sulle misure 1-2-4, e nella misura 3 crea l'accento spingendo la parte d'accompagnamento nell'ottava acuta - il che si percepisce comunque come accento, anche se non si marca la nota superiore.

     

    Non credo che Diaz abbia soppresso o redistribuito l'accentazione, è probabile che abbia lavorato su un originale meno preciso.

     

    dralig

  3.  

    Grazie mille maestro ..

    sono già all'attivo per riascoltare questi brani, in particolare El polo che penso di non aver mai ascoltato.

    La storia che ho sentito riguardo gli spiriti è quella di El Amor brujo (Candela che in finte spoglie di strega riprende il suo compagno) oppure esiste qualcosa relativo proprio ad Invcacion y danza?

     

     

     

    L'elemento magico è connaturato alla musica di Falla fino al 1920, cioè fino a quando si ispirò al cante jondo. Poi, si rivolse alla tradizione castigliana, e il suo stile cambiò completamente (ascoltare il concerto per clavicembalo).

     

    Nella musica di Rodrigo non c'è l'elemento magico - se non di riflesso, quando appunto cita Falla. Rodrigo è un compositore legato alla tradizione castigliana, sia quella popolare che quella cortese, e il suo stile è fondato principalmente su tre elementi: quello araldico, quello melanconico-evocativo e quello ironico. Il tutto condito dalla sua cultura musicale parigina: avendo studiato per anni con Paul Dukas, sapeva come maneggiare forma e orchestrazione in modo elegante.

     

    Scrisse "Invocacion y Danza" per partecipare al concorso di composizione chitarristica di Radio France, ben sapendo che lo avrebbe vinto.

     

    dralig

  4. La citazione scoperta è tratta da Introduzione e Scena, cioè il motivo iniziale de "El amor brujo" di Falla (L'amore stregone). Essendo questo balletto tutto fondato sull'incantesimo (che si scioglie solo nel finale), è giusto che si parli di spiriti e di stregoneria. Ancorché cattolico romano fervente, Falla era soggiogato dalla magia nera ed era anche superstizioso.

     

    Citazioni coperte sono tratte dall'Homenaje per chitarra e dal brano intitolato "El polo" di Isaac Albénizm dalla Suite per pianoforte intitolata "Iberia": più che una citazione, è una parafrasi semplificata.

     

    dralig

     

    Grazie maestro per le sue informazioni a riguardo.

    Approfitto della sua immensa conoscenza per chiedere il suo parere circa la forma di questa partitura e se il bipartitismo invocazione e danza ha delle analogie con le composizioni cui si ispira.

    Inoltre se è a conoscenza di qualche fonte bibliografica che potrebbe essermi d' aiuto.

    Grazie infinite

     

    La composizione di Rodrigo ha forma propria, facile da analizzare (non si può comunque farlo in in forum). Non ho letto finora studi sul brano, ma questo non vuol dire che non esistano.

     

    Direi di incominciare con l'audizione de "El amor brujo" e di "El Polo", dando per scontato che conosca già l"Homenaje".

     

    dralig

  5. Mi sto accingendo ad analizzare un bellissimo brano che tutti primo a poi dovrebbero leggere.

    Sto parlando di Invocación Y Danza (Homenaje a Manuel de Falla) di J. Rodrigo.

    L'analisi vertirà su le analogie delle composizioni di de Falla e le partitura di Rodrigo, in particolare per quanto riguarda l'aspetto formale (derivazioni da altre composizioni e dal cante jondo e popolare in genere).

     

    Mi sto iniziando ad informare, prima di tutto avevo sentito una storia riguardante l'evocazione degli spiriti ma da una prima ricerca non ho recuperato nessuna notizia.

    Ho letto che il brano porterebbe in se delle citazioni da Le tombeau de Claude Debussy, El sombrero de tres picos e El Amor brujo, alcune evidenti altre da scoprire.

    In soldoni vorrei capire "cosa c'è" e quali sono quelle spezie che rendono così affascinante e misteriosa questa partitura.

     

    sarebbe gradito se qualcuno conoscesse l'esistenza di qualche lavoro intrapreso o comunque qualsiasi informazione che possa essermi di aiuto nello svolgere questa "impresa".

    Un Grazie anticipato a tutti quelli che mi risponderanno. :D

     

    La citazione scoperta è tratta da Introduzione e Scena, cioè il motivo iniziale de "El amor brujo" di Falla (L'amore stregone). Essendo questo balletto tutto fondato sull'incantesimo (che si scioglie solo nel finale), è giusto che si parli di spiriti e di stregoneria. Ancorché cattolico romano fervente, Falla era soggiogato dalla magia nera ed era anche superstizioso.

     

    Citazioni coperte sono tratte dall'Homenaje per chitarra e dal brano intitolato "El polo" di Isaac Albénizm dalla Suite per pianoforte intitolata "Iberia": più che una citazione, è una parafrasi semplificata.

     

    dralig

  6. Riprendo il topic per porre un 'altra domanda al M° Gilardino: alla dodicesima misura la terza croma è un la# che riporta come numero di diteggiatura il numero 1, ciò suggerisce di prendere (dopo il mi al dodicesimo tasto della prima corda con il dito 4) tale nota sempre sulla prima corda, perché se si trattasse della seconda corda sarebbe più comodo prendere col dito 3 il la#. Chiedo all'autore conferma di ciò, ed eventualmente perché non ha optato per la seconda corda per prendere quella nota.

    Grazie.

    .

     

    Tendevo (allora, oggi non so) a suonare le linee orizzontalmente, lungo la stessa corda, e non verticalmente, con la tecnica di posizione, distribuendo la melodia su due o più corde. Con la m.s. a ventaglio (indice a barrè anche su una sola corda) si può facilmente suonare ladiesis-mi senza staccare.

     

    Però non ho nulla in contrario se altri decide di suonare il ladiesis in seconda.

     

    dralig

  7. Un capolavoro è l'opera di un genio, che è un capolavoro di Dio (o della natura, se si preferisce) e delle circostanze.

     

    dralig

    Angelo, cosa intendi esattamente per circostanze? Non credi che un genio possa essere tale anche indipendentemente da esse?

    L'ambiente, il percorso formativo, la famiglia, ecc. possono davvero trasformare qualcuno poco dotato in un genio o viceversa?

     

    Il genio non può essere infuso dalle circostanze, però queste lo possono assecondare oppure ostacolarlo al punto da soffocarlo. Noi conosciamo la storia dei geni che si sono manifestati, ma non abbiamo il conto di quelli che sono stati schiacciati dalle circostanze. Temo che sia un conto spaventoso.

     

    dralig

  8. E adesso il Concerto di Oliena.

     

    Angelo, posso chiederti come mai questo titolo? Che tipo di *input* hai avuto? Perchè hai sentito l'impulso di scirvere questo concerto e chiamarlo così? E perchè quel tipo di organico?

     

    Grazie.

     

    L'organico è quello normale dei miei concerti - i legni (compresi piccolo e corno inglese) con un solo leggio per strumento, una caldaia di timpani, gli archi (senza divisi, caso mai si volesse eseguire il concerto come pezzo da camera con un solo leggio per ogni strumento ad arco)i e, in questo caso (ma l'avevo già fatto nel "Liederkonzert" per due chitarre e orchestra) anche la celesta. Adopero questo organico perché funziona per il tipo di orchestrazione che ho forgiato (discorso lungo): non serve, a mio giudizio, un'orchestra a corpo, a sezioni compatte, ci vuole invece un'orchestra-ragnatela, trattata cameristicamente, con una scrittura chitarristica anche nell'orchestrazione. Questo è, in sintesi estrema, il mio modo - credo molto personale - di trattare l'orchestra nei concerti per chitarra. Ho imparato a orchestrare a modo mio perché dovevo scrivere della musica diversa dai concerti classici. E in questi casi, prima di adoperare i ferri, te li devi fabbricare.

     

    Il titolo "Concerto di Oliena" viene semplicemente dal fatto che mi è venuto in mente di scrivere un nuovo concerto mentre guardavo il panorama della borgata sarda da lontano. Se quell'idea mi fosse venuta in mente (ma non credo, le idee nascono in stretta relazione con i luoghi e le circostanze, non siamo mica degi angeli) a Casalpusterlengo, avrei intitolato il pezzo - se non proprio "Concerto di Casalpusterlengo" - "Concerto di Lombardia" o qualcosa del genere. Ghedini prendeva i titoli dei suoi pezzi ("Concerto dell'Olmeneta") dall'orario ferroviario. Io mi impegno di più, vado sul posto.

     

    Ho scritto il concerto perché mi attirava l'idea di un lavoro un po' (ma solo un po') primitivista e arcaicizzante, una sorta di concerto "pastorale" (andiamoci piano, sono sempre io), diverso da tutti i precedenti, e anche perché volevo manifestare stima e amicizia per gli organizzatori (amici nuoresi) di un festival di musiche intitolato a me (cose che di solito si fanno per chi è santamente defunto).

     

    dralig

  9. Qualcuno sa consigliarmi un interpretazione particolarmente degna di nota?

    Non conosco i cantanti...ma mi piacciono quelli che rifuggono il melodrammatico...ovviamente nelle possibilità concesse a tali istrioni.

     

    Dietrich Fischer Dieskau - Daniel Barenboim.

    Deutsche Grammophon.

     

    dralig

  10. .. è uno di quei casi in cui si può parlare di altissima specificità di scrittura musicale, nella fattispecie, del pianoforte, in cui la musica è ad altissimo livello ma al momento stesso perfettamente idiomatica al..pianoforte...

    probabilmente la sua ricerca musicale ha trovato nel pianoforte (ovviamente) il giusto mezzo di espansione verso la musica.. trascendendo il pianoforte e non facendone un limite...

    non necessariamente, credo un compositore debba trovarsi a suo agio in tutto, ad esempio nelle sinfonie come..Mahler..ma questo ovviamente non vuol dire che una ballata di Chopin sia "inferiore" di contenuto musicale...

    mi viene da pensare agli studi di Gilardino ( e non solo ma nello specifico bastano e avanzano..) dove...questo "limite" della scrittura della chitarra viene "appunto" superato e trasceso senza incappare nella trappola della scrittura chitarristica...(leggasi chitarristi-compositori) puntando alla..musica..e facendone uscire vincitrice "anche" la..chitarra...

     

    ecco..possiamo fare una colpa a Chopin di aver "rivoluzionato" la scrittura pianistica (vedi Field, i notturni..) e non aver curato magari la musica da camera e/o sinfonica...?

    ...

    p.s. pensiamo agli studi di Sor..(con i dovuti paragoni) non sono dei capolavori di scrittura musicale-chitarristica?

     

    mr

     

    E' probabile che, se fosse vissuto più a lungo, Chopin avrebbe composto anche musica da camera: la Sonata per violoncello e pianoforte ci dimostra che nutriva interessi non esclusivamente pianistici. Per diventare, da pianista-compositore che era, compositore "puro", avrebbe dovuto in qualche modo sacrificare il pianoforte, ed era ancora troppo giovane per fare il salto (Liszt lo fece intorno ai quarant'anni). Certo, dopo essere uscito dalle grinfie della Sand, non era più un campione di energia...

     

    dralig

  11. Mi cogli impreparato :) Sai bene che non sono un musicista. Vedo se riesco a descrivertelo: lo trovo piu' indefinito degli altri come se la musica non iniziasse e non finisse...

    C'azzecco?

     

    In pieno, con mio sommo stupore. Mi scuso per l'intromissione (un autore non dovrebbe mai partecipare a discussioni sulla sua opera), ma questa, della musica che non ha inizio né fine, e del brano che ritaglia una fase della musica nel suo infinito scorrere, quasi nel suo accadere, era una delle mie fissazioni all'epoca in cui scrissi la quarta serie di studi e, in parte, anche la quinta. Meno male che non è un musicista.

     

    dralig

  12. La notizia mi rattrista sia per il fatto che gli iscritti fossero pochi, sia, e ancor più, per il fatto che si siano ritirati.

    Auguro agli organizzatori che la prossima edizione abbia ugualmente logo e che abbia esiti e affluenze migliori, cui spero di poter dare contributo di persona (intendo alle affluenze... ossia, cui spero di riuscire a partecipare)

     

    EB

     

    E' un concorso che effettua la prima selezione attraverso il programma, risparmiando all'organizzazione e ai candidati trasferte onerose, perdite di tempo, disagi.

     

    Chi partecipa, difficilmente può rivelarsi un esecutore deludente.

     

    dralig

  13. Qualcuno sa com'è andato il concorso di Lagonegro, conclusosi domenica?

     

    EB

     

    Non ero presente (e me ne dispiace, perché era programmata nel festival una serie di concerti assai validi), ma mi risulta che il concorso non abbia avuto luogo a causa della defezione, all'ultimo momento, dei pochi iscritti.

     

    So che il vincitore della scorsa edizione, l'australiano Harold Gretton, ha dato un concerto eccellente.

     

    dralig

  14. Alcazar, poi, è tutt'altro che una bibbia, al riguardo: nel titolo del suo volume ponciano scrive "de acuerdo a los manuscritos originales", ma poi pubblica il primo tempo della "Sonata romantica" nella versione segoviana (senza darne credito a Segovia), benché l'originale gli sia del tutto accessibile, e riproduce tal quale, nella cadenza finale della "Sonata clasica", un macroscopico errore dell'edizione Segovia-Schott.

     

    M° a titolo di cronaca può indicarci questo errore? O vuole dare spazio ad un mistero come quello (ancora irrisolto) sulla "nota di troppo" del Nocturnal :D ?

     

    No, la nota "di troppo" nel "Nocturnal" non è un errore, ma il risultato di una coincidenza - mancata perché materialmente impossibile - tra la logica della forma musicale e la logica della chitarra.

     

    L'errore nella cadenza finale del primo tempo della Sonata classica di Ponce è invece sesquipedale: la penultima battuta dell'edizione Segovia contiene, nel basso, un fa. E' evidentemente un errore del copista, non rilevato da Segovia (che ovviamente non scrisse su quella nota alcun numero di diteggiatura, dando per scontato che si trattasse di una corda a vuoto). La nota è ovviamente un la - al quale per sbaglio è stato aggiunto un taglio addizionale. Passi in una prima edizione. In un'edizione critica, no, non può passare.

     

    Nella sua nuova edizione di alcune opere di Ponce, Tilman Hoppstock ha corretto l'errore e riproposto il testo originale: l'accordo in levare della terzultima battuta è a tre parti (mi-re-sol diesis), con il mi in quarta corda.

    Sulla penultima battuta, c'è la risoluzione solo nel basso (la), mentre le parti superiori mantengono l'armonia di settima di dominante, aggiungendo la quinta (la-mi-si-re-sol diesis), e l'accordo finale è la-mi-la-do diesis - la.

     

    dralig

  15. Ecco l'ennesimo topic su un brano di musica contemporanea, ma devo decidermi per l'ottavo...

     

    Com'è?

    Io l'ho ordinata, mi arriva mercoledì, e non ho la più pallida idea di come sia...

     

    E' un buon pezzo neoclassico, Vladimir. Se l'indecisione sul brano di musica moderna da portare all'esame di compimento medio ha come conseguenza la necessità di leggere molti pezzi, rimani indeciso.

     

    dralig

  16. Certo, è possibile. E' solo che vorrei porter essere daccordo con Chopin, come lo sarei con Mozart :D ; nel caso di Chopin preferirei, però, di avere una fonte più sicura che non il fatto che viene ripetuto dai chitarristi, anche se importanti come Duarte. :roll:

     

    Allo stato attuale della conoscenza delle fonti chopiniane, nulla prova a conferma che il compositore abbia mai detto una cosa del genere.

     

    dralig

  17. Non trovo molto utile avere un catalogo aggiornato se poi le cose che vorrei suonare non sono disponibili..

     

    Incominciamo a leggere i cataloghi e a renderci conto di ciò che esiste e che è disponibile, e constateremo come la quantità di testi non facili da reperire sia minima rispetto a quella dei brani disponibili: questo è il senso della mia esortazione. Un catalogo come quello di Pocci è uno strumento indispensabile a chiunque voglia conoscere a fondo il repertorio del Novecento.

     

    Ho ascoltato credo tutte le incisioni esistenti della suite e ascoltato esecuzioni dal vivo di vari chitarristi professionisti che conosco e a mio parere invece c'è molto da riportare alla luce anche se è pubblicata da 40 anni, anzi, sopratutto per questo. Ovviamente non parlo solo delle incertezze del testo, ha mai avuto la sensazione che un brano pur essendo stato eseguito mille volte non è mai stato suonato davvero? Questo è quello che intendo e per non fare arrabbiare nessuno aggiungo vilmente che è una cosa personale e che non è un attacco a nessuno ne una esaltazione del sè, solo una cosa che si sente spontaneamente dentro.

     

    Sacrosanto. Nulla da obiettare. Aggiungo che il contributo di un interprete - se originale, fresco, intelligente - può dire qualcosa di nuovo anche riguardo a pagine già interpretate benissimo: il Ponce della Piera Dadomo - per rimanere in tema - non assomiglia per niente al Ponce di Segovia e dei segoviani, e getta una nuova luce sui valori musicali delle Variazioni sulla Follia e dei Preludi.

    Questa possibilità non è preclusa dal fatto che i testi disponibili non siano quelli dei manoscritti autografi: la Follia è andata perduta ma, a partire dal testo segoviano, l'interprete in questione è stata capace di ricostruire, con l'aiuto del suo ex-insegnante, quello che poteva essere il dettato originale. Quindi, la strada è aperta, e anche la Suite in re può essere letta e suonata in modo nuovo e artistico, pur senza disporre del manoscritto autografo che, tra l'altro, non sappiamo nemmeno dove sia: Paolo Mello, il curatore dell'archivio Ponce, mi ha detto di persona (qui a casa mia) che non ce l'ha, e Alcazar non dice qual è la sua fonte (strano, da parte di un musicologo che presenta l'edizione dell'opera completa di un autore).

     

    dralig

  18. Mi dispiace solo che un chitarrista esecutore desideroso di riportare alla luce una suite originale per chitarra così bella, deve faticare così tanto per poterla anche solo visionare.

     

     

    La Suite in questione è pubblicata da 40 anni, quindi non è una composizione da riportare alla luce. Alcune incertezze testuali possono essere facilmente risolte da un insegnante che conosca a fondo lo stile del compositore. Almeno a questo riguardo, non c'è da lamentarsi.

     

     

    Ci dovrebbero essere cataloghi aggiornati e disponibili, biblioteche comunali o di conservatorio (come in finlandia per esempio).

     

     

    Esiste un ottimo catalogo di tutta la musica per e con chitarra del Novecento. E' stato compilato da un musicologo italiano, il dottor Vincenzo Pocci, viene aggiornato ogni anno ed è disponibile in CD. S'intitola: "Pocci 2007/ Guitar Reference/Guide do the guitarist's modern and contemporary repertoire". Comprende autori, titoli, organici, editori, indirizzi dei medesimi, etc.

     

     

     

    Credo anche che copie degli originali di autori defunti dovrebbero essere in qualche modo facilmente reperibili. Poi ci si lamenta perchè ad un concerto di chitarra si ascolta il solito programma trito e ritrito.

     

    Mah... misteri del mondo della chitarra?

     

    Non ci sono misteri nel mondo della chitarra, è tutto alla luce del sole: i chitarristi leggono poco, e quel poco che leggono non si peritano di fotocopiarlo. Gli editori non sono più interessati a pubblicare musica che pochi comperano, e questo ha condotto all'attuale situazione di stallo. I magazzini delle case editrici sono pieni di musica invenduta, e i compositori che possono contare su editori disposti a pubblicare le loro nuove opere sono ormai ben pochi. Se, da un lato, c'è un chitarrista curioso e volonteroso che fatica a trovare un pezzo che vorrebbe suonare, dall'altro lato ci sono centinaia di ottimi pezzi pubblicati e disponibili che nessuno compera e legge: quindi, la ripetitività e il conformismo dei programmi non sono causati dall'irreperribilità della musica, ma dalla pigrizia mentale e dall'inadeguatezza degli esecutori.

     

    dralig

  19. Spedirla proprio non me la sento: dovrei estendere la fiducia anche al sistema postale... e poi per me queste cose sono strumenti di lavoro di cui potrei aver bisogno in qualsiasi momento, spero capisca...

    Però me la posso portare dietro in qualsiasi occasione, volentieri.

     

    E' interessante anche la introduzione scritta da Alcàzar ad ogni brano compreso nel volume; da essa si evince che Segovia suonò tutti i movimenti della Suite tranne la Gigue.

     

    Segovia usava cambiare, nei suoi programmi da concerto, i titoli: abbiamo casi dello stesso pezzo programmato in diverse occasioni con una mezza dozzina di titoli differenti; casi di brani intitolati da lui dove il compositore non aveva scritto nessun titolo (Sonata Mexicana) e casi di movimenti di una composizione come una Sonata o una Suite inseriti in un'altra composizione in luogo di un movimento proprio. Quindi, non me la sentirei di affermare con certezza che cosa esattamente suonò Segovia sulla base del solo programma di sala (a meno che non si tratti di composizioni come la Ciaccona). Alcazar, poi, è tutt'altro che una bibbia, al riguardo: nel titolo del suo volume ponciano scrive "de acuerdo a los manuscritos originales", ma poi pubblica il primo tempo della "Sonata romantica" nella versione segoviana (senza darne credito a Segovia), benché l'originale gli sia del tutto accessibile, e riproduce tal quale, nella cadenza finale della "Sonata clasica", un macroscopico errore dell'edizione Segovia-Schott. Non parliamo poi della notazione polifonica della "Suite in la". Quindi, nelle fonti dei testi ponciani, finora, Alcazar è lungi dal rappresentare la parola definitiva.

     

    dralig

  20. Capisco. Devo quindi dedurre che Segovia, come spesso faceva, sceglieva quello che "gli piaceva" (quando uso le virgolette sono sempre mezzo serio e mezzo faceto, come nel caso del falso storico), eseguendo solo 2 dei movimenti della suite e tralasciando il resto, attribuendo a Scarlatti questi movimenti per prendersi gioco dei critici (è corretto?) e modificando (o per meglio dire adattando) la partitura originale per la propria esecuzione senza pubblicare però nulla. Peccato non abbia inciso tutta la suite, sarebbe stato davvero interessante ascoltarla.

     

    Allora non mi resta altro da fare che studiare ancora più approfonditamente ciò che possiedo che a questo punto come partenza non è affatto male, visionare l'Alcazar, modificando ciò che è davvero improbabile suonare come è scritto (ma che invece sembra passare inosservato a quasi tutti gli esecutori che hanno inciso la suite) come ad es. la quart'ultima battuta del preludio, ed infine fare le mie scelte interpretative senza paura, anche perchè per fortuna come è vero che questa suite è adombrata dall'incertezza, tanto è vero che più la studio e più mi rendo conto che dentro di me si è rafforzata invece la certezza di cosa voglio fare e come suonarla e anzi che in tutta coscienza, non potrei, dopo aver scoperto (grazie ovviamente anche all'insegnante che mi segue) tutte le meraviglie "nascoste" che la suite contiene, suonarla in maniera diversa.

     

    Sig. Bonaguri, spero quindi di poter visionare la partitura che possiede, se in uno slancio di fiducia verso il prossimo volesse spedirmela (ovviamente tutto a spese mie) ne sarei ovviamente felice, altrimenti come si diceva speriamo forse di incontrarci a Bologna.

     

    Se altri utenti del forum posseggono tale partitura e volessero contribuire ne sarei ovviamente molto grato.

     

    Grazie

    Massimo Montresor

     

    Prossimamente, "Guitart" pubblicherà un saggio di AG su Ponce: è un profilo biografico del compositore, tracciato con particolare riguardo alle vicende che lo portarono a scrivere per Segovia. I rapporti che legarono i due musicisti, il modus operandi segoviano nei riguardi della musica di Ponce, le travagliate vicende dei testi trafugati nella casa di Segovia a Barcelona nel 1936, sono raccontati nel saggio in modo che il lettore possa finalmente rendersi conto di ciò che avvenne e anche orientarsi nella scelta dei testi.

     

    dralig

  21. Innanzitutto grazie per la gentile risposta. I punti che vorrei controllare in realtà sono davvero moltissimi. Come lei saprà sicuramente meglio di me, la suite è stata composta come "eccezzionale falso storico" da Ponce in re+ ovviamente, (mi scuso per l'errore di tastiera che devo condividere con una in finlandese) ed è una suite ricca ed interessantissima, ma aimè come si diceva è stata soggetta a molte manipolazioni, spesso, come nel caso della partitura che posseggo, fatte in maniera approssimativa o per meglio dire, trascritte con un contrappunto improbabile e con poca attenzione forse all'idea originaria.

     

     

    Entrare nello specifico del lavoro che stò svolgendo sul brano qui sul forum credo sia davvero impossibile, ma solo per farle capire che sono in buona fede e che vorrei seriamente svolgere un buon lavoro sulla suite citata, le posso dire che per es. nel preludio, nella seconda parte (6/8 allegro vivo) Segovia nella sua registrazione ha adottato soluzioni che trovo non solo interessanti ma estremamente in linea con il lavoro di articolazione delle voci che ero intento a fare. Trasporta una parte del basso di un'ottava così da dividere in 2 parti la frase, aggiunge delle note (di seconda voce) e toglie invece alcuni accordi, toglie intere parti di basso per far emergere il canto, insomma davvero moltissime cose. Ovviamente tutto quello che le stò dicendo si basa sullo studio dell'unica partitura che ho in mio possesso e sulla registrazione Segoviana (che tralatro non comprende nemmeno tutti i movimenti) . Molte scelte effettutate da Segovia le condivido altre meno, l'importante però e che mi sono reso conto che non sarei in pace con me stesso se non posso confrontare più partiture e in particolar modo quella che lei possiede, che dovrebbe essere la più affidabile a detta del M° Gilardino, prima di effetture le mie scelte interpretative.

     

    Esiste la possibilità di poter visionare la partitura in suo possesso, di averla in prestito o altro (credo che mi ci vogliano al massimo 2 settimane). Se il libro fosse reperibile ovviamente lo acquisterei subito, ma purtroppo non lo è.

    Ha ovviamente la mia parola che non ne farò copia alcuna e che il mio unico scopo è suonare al meglio una suite di cui mi sono innamorato.

     

    Se invece ha gentilmente altre soluzioni mi dica.

    Cordialmente.

     

    La Suite in re, scritta nel 1931, non fu concepita come "falso storico", ma semplicemente come composizione in stile barocco. Segovia ne attribuì i movimenti che scelse di eseguire ad Alessandro Scarlatti (attribuzione assai impropria), ma questa fu idea sua, non di Ponce.

     

    Riguardo il manoscritto originale, la situazione non è del tutto chiara. Nella sua edizione dell'opera completa per chitarra di Ponce, Miguel Alcazar fa riferimento a un autografo, del quale però non precisa la collocazione, cioè non dice che si trova nell'archivio Ponce, o altrove. Infatti, il catalogo dei manoscritti esistenti nell'archivio Ponce, oggi costituito in "Fondo reservado de la Biblioteca Cuicamatini, Escuela Nacional de Musica" di Città del Messico, non include il manoscritto della Suite.

     

    Da quel che si può arguire ragionevolmente, Alcazar è in possesso del manoscritto autografo recuperato fuori dall'archivio Ponce (che contiene soltanto l'edizione Peer). Infatti, l'edizione Peer, curata da Manuel Lopez Ramos, deve essere per forza basata su una fonte scritta. Alcazar ha quindi riproposto l'urtext, mentre l'edizione Peer-Ramos contiene qualche modifica apportata dal revisore.

     

    dralig

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