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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Collaborando ormai da diversi anni con Mario Garrone,

    notammo in fase di esperimento, che queste note "difettose" sulla quarta e quinta corda migliorano se viene premuto con molta più forza il tasto.

     

    La lunghezza della fondamentale aumenta e la nota incriminata suona bene come le altre.

     

     

    CS

     

    Da ciò, l'aggiunta alla notazione chitarristica del simbolo ssssssffffffzzzzzzz, che non si riferisce alla modalità d'attacco della nota, ma all'impegno da spendere perché suoni in modo normale. Variante, da prendere in seria considerazione: snsdfnstrch (apposta sotto una nota lunga nel registro medio-grave, significa: se non suona, defenestrate la chitarra).

     

    dralig

  2. [

     

    Idem con la tecnica. Non abbiate la pretesa di lavorare su tutti i passaggi possibili immaginabili usati nel repertorio della chitarra ma cercate, piuttosto, di imparare a risolvere situazioni nuove applicando un genere di mentalità sviluppata con l'ausilio di esercizi meccanici e ripetuti.

     

     

    E' stato dimostrato da studi neurologici che la differenti contestualizzazioni di un determinato passaggio (ad esempio, una scala) creano situazioni nelle quali il cervello non trasferisce le nozioni apprese in contesti diversi. Dunque, se in un pezzo c'è una scala in la maggiore, l'averla studiata separatamente non serve a nulla: mutando il contesto, si riparte da zero.

     

    Dopo il secondo- terzo anno, fare le scale serve soltanto a coloro che hanno problemi di tecnica (per aggravarli) e per guardare la televisione, occupazione priva di significato, che ben si accoppia al far le scale.

     

    Scrive Robert Schumann: certi virtuosi si addestrano a suonare le scale ogni giorno, fino alla più tarda età. E' come se i poeti, alzandosi dal letto, recitassero ogni mattina l'alfabeto.

     

    dralig

  3.  

     

    Sono un poco perplessa, non capisco perchè in un forum anche i professionisti, essendo tali, non dovrebbero discutere di tecnica o di altri temi basilari. Lo chiedo senza nessun intento polemico.

     

    Premesso che la polemica, esercitata correttamente, cioè riguardo le idee e gli argomenti, e con pieno rispetto delle persone, è strumento civilissimo di cultura e di relazione, faccio notare che io non ho mai detto che non si dovrebbe discutere di tecnica. Infatti, stavo partecipando a una discussione sulla tecnica. Proprio perché non esistono divieti, mi sono sentito in diritto di osservare come, a parer mio, risultasse sorprendente che un noto concertista sopravvenisse a rendere noto il fatto che, nella sua storia personale, si era verificato, a un certo punto, il superamento delle tecniche manualistiche: e la mia sorpresa derivava dal fatto che questa "personalizzazione" della tecnica è normale in tutti coloro che abbiano raggiunto uno stile personale. Il maestro Catemario ha poi soggiunto che il Suo intervento aveva una valenza didattica, e io ho accettato questa Sua conclusione. Riconosciuto tutto ciò, ribadisco la mia osservazione. Non so di che cosa parlino, nei loro club, i dentisti, gli avvocati e i giocatori di hockey, ma so per certo che, nei convegni tra letterati, si parla di poesia, di romanzi e di saggi, non di ortografia, grammatica e sintassi, dando per scontato che chi partecipa alla vita letteraria non abbia più bisogno di tornare sugli argomenti insegnati nella scuola primaria.

     

    Prego di cogliere la differenza esistente tra il manifestare stupore perché a un certo punto, nel dibattito su un argomento, è affiorata una dichiarazione sorprendente, e il voler mettere all'indice l'argomento stesso: a me non sembra una sottigliezza e, visto che le regole della corretta polemica non permettono di attribuire a qualcuno cose che non ha detto, per poi prendere posizioni contrarie, mentre l'amabile conversazione sembra invece ammetterlo, esorto a polemizzare senza problemi. Ne guadagnano la sostanza e la correttezza del dibattito.

     

    dralig

     

    dralig

  4.  

     

    La penso allo stesso modo.

     

    Ah .. meglio studiare a 200 di metronomo alla semicroma

    8)

     

    CS

     

     

    maròòò...che cazzimma, direbbero alcuni miei cari amici!!!

    :lol:

    comunque sono d'accordo con voi

    credo nello stesso tempo che questa idea di tecnica "assoluta" per molti giovani studenti sia contemporaneamente uno stimolo che un ostacolo...responsabilità sia del maestro che dell'allievo dovrebbe essere quella di accompagnare lo strumentismo fine a se stesso alla musica, quindi all'arte dell'intepretazione musicale (premesso ovviamente che si desideri diventare interpreti)...

     

    Il Suo messaggio inizia bene, Fabio, poi si converte in una esortazione ecumenica ai maestri e agli allievi a comportarsi lodevolmente. Il fatto è, e Lei lo sa benissimo, che, mentre lo strofinamento del mobile è attività democraticamente aperta a tutti, il far musica è un po' meno accessibile.

    Dovrebbe, si. Se potesse.

     

    dralig

  5. Alcuni strumenti di fattura particolarmente pregiata, risentono in misura assai minore di questo problema. Il problema comunque c'è. Anche io ho provato a riflettere già tempo addietro sul perchè. L'idea che mi sono fatto è che probabilmente questo fenomeno dipende da una serie di concause. Ad esempio dal rapporto tra densità, calibro e lunghezza della quinta corda oltre l'ottavo tasto. Suoni come il Sol sul decimo tasto producono una vibrazione con un attacco "spinto" (fuso di vibrazione ampio) con tempi di decadimento assai brevi. Gli strumenti che non sono in grado di mettere in movimento masse di materia adeguate all'attacco di quelle note entrano in una sorta di "controfase". O perchè la tavola ha un tempo di rilascio troppo breve, o perchè non è in grado di liberare energia sufficiente etc...

     

    I liutai con i quali ho parlato io sono pervenuti a considerazioni simili. Il produttore di corde al quale io mi affido da ormai 15 anni ed io stiamo sperimentando una corda che limiti considerevolmente questo problema, fermo restando

    che in uno strumento di livello ottimo esso è già piuttosto limitato.

     

    EC

     

    Mi sembra una diagnosi perspicace. Soprattutto perché fa riferimento non a una causa, ma a un insieme di concause. Quella delle frequenze è, a mio giudizio, tra le meno forti: con la quinta scordata in sol, il problema è sempre lì.

     

    dralig

  6.  

    Caro Christian, se una categoria che si dedica professionalmente alla musica si ritrova a parlare di tecnica, vuol dire che molti dei suoi esponenti non sono professionisti.

     

    Il confronto, a mio avviso, non può e non deve avere argomenti tabù. La tecnica strumentale, in un forum sullo strumento, è uno degli argomenti possibili. Se diventasse l'UNICO argomento di conversazione, io sarei uno dei primi ad abbandonare discussione e comunità non per disprezzo ma per noia!

     

    Cordialmente

     

    Catemario

     

    Infatti, caro Edoardo, a dire il vero - e considerando gli argomenti, i contenuti e il tenore abituali dei Suoi interventi in questo forum - non ho capito a quale necessità rispondesse il Suo sopraggiungere in una discussione sulla tecnica, al fine di manifestare il superamento, da parte Sua, di concezioni manualistiche della medesima, e il conseguimento di una tecnica declinata nelle particolari esigenze del Suo fare musica: ciò è del tutto ovvio per un concertista. Nessun artista adopera solo una tecnica imparata a scuola o da uno o più manuali, ed è artista anche nella misura in cui si forgia le tecniche proprie. Nel Suo caso - essendo i Suoi concerti e le Sue registrazioni di pubblico dominio - è anche evidente e nessuno, ch'io sappia, si è mai sognato di mettere tutto ciò in forse. Io non sento il bisogno di sottolineare il fatto che non adopero il contrappunto fuchsiano nelle mie composizioni, ma un contrappunto mio: che diamine, se no sarei un chierichetto, non un compositore, non Le pare?

     

    dralig

  7.  

     

     

    Ciao a tutti. A quest'ora mi viene da dire che il fatto ha a che fare con l'intonazione della tavola/cassa che dis olito nella magggior parte dei casi è sol-sol # se hanno una tavola spessa.

    Ma devo chiedere a un esperto di intonazione...

    LA

     

    L'ho pensato anch'io, Luigi, ma com'è allora che la stessa nota, sulla quarta corda, suona normalmente? E com'è che, di norma, non è una sola nota a risultare difettosa sulla quinta corda, dall'ottavo tasto in poi?

     

    Avendo interrogato al riguardo liutai diversi nell'età, nella cultura, nell'intelletto e nella pratica costruttiva, mi sono sentito unanimemente rispondere - a diversi livelli di eleganza - che la causa del problema è sconosciuta, e che nessuno sa che cosa farci.

     

    dralig

  8.  

    non varrebbe la pena trovare una tecnica adeguata a quello che ci piace suonare e che ci permetta di suonarlo al meglio

     

    .

     

    una giorno, a lezione da un compositore, imparai una cosa importante...il compositore dovrebbe essere in grado di apprezzare non solo ciò che egli desidera, ciò che sente, volgarmente quello che gli piace...dovrebbe essere anche in grado di farsi sorprendere dalla trascendenza (nel senso qui di Gilardino) del proprio artigianato, il quale può essere in grado di trasportare la musica così scaturita dalla penna (dal piano, dal computer, dalla pietra) verso un luogo a lui stesso sconosciuto, ignoto...l'artigianato per il compositore, l'arte dell'intepretazione per l'interprete sono residui, "tracce di una volontà formatrice che non tanto si riconosce nella organicità di una forma voluta, ma piuttosto si dispone al riconoscimento della formazione di un organismo sorgente dall'evento vissuto" (disse Donatoni)...

     

    Non sono un filosofo, ma mi sembra evidente, in quest'affermazione di Donatoni - nella lettura dell'esperienza del comporre, che poche altre persone al mondo come lui avevano condotto al limite estremo - l'allineamento alle posizioni di uno dei massimi pensatori del Novecento, Luigi Pareyson, che nella suo studio sull'estetica colloca il "fare" non come esecuzione di un progetto preordinato nei suoi dettagli, ma piuttosto come una scoperta di ciò che si deve fare attraverso la coscienza del "come" farlo. Lo diceva anche Stravinskij. A farla breve, quella del compositore "mozartiano" che, prima di scrivere la prima nota, ha già in mente tutta la composizione, è una bella favola. Ho parlato qualche volta con Donatoni (a tavola) della relazione tra autore e opera: devo dire che era, al riguardo, molto romantico, ma non glielo dissi mai, perché mi premeva di finire il pasto, e se invece glielo avessi detto, credo che avrebbe tentato di passare a vie di fatto. Era un tipo sanguigno.

     

    dralig

  9. Per quanto mi riguarda tecnica (meccanica) onnivora, vuol dire saper affrontare "tecnicamente" e senza alcun problema qualsiasi brano che ci si trova a studiare.

     

    Chiaramente dal suonare tutto, al "suonare bene tutto" c'è una differenza enorme. Non è più una questione di dita...

     

     

    CS

     

    Caro Christian, se una categoria che si dedica professionalmente alla musica si ritrova a parlare di tecnica, vuol dire che molti dei suoi esponenti non sono professionisti.

     

    dralig

  10.  

    Oggi la situazione della chitarra è mutata radicalmente, dall'epoca in cui il Maestro Gilardino ha pubblicato il suo trattato. E' possibile, oggi, reperire trattati di tecnica fra i più disparati. Esistono e sono stati adottati con maggiore o minor successo da diversi concertisti (di 1,80, 1,60, 1,50 e meno).

     

     

    Sono piacevolmente sorpreso, caro Edoardo. Non ho mai misurato i concertisti dalla loro altezza corporea, ma la notizia che persone alte meno di 1,50 fanno i concertisti di chitarra mi fa contento - sono sempre stato un ammiratore di Biancaneve.

     

     

     

    Per quanto mi riguarda ho studiato in passato il libro di tecnica del Maestro Gilardino. Mi è servito, molti anni addietro, e non mi è bastato. L'ho usato e sono andato oltre.

     

     

     

    Io ero già oltre il mio libro di tecnica quando lo scrissi 26 anni fa. Non rappresentava né il punto più avanzato delle mie conoscenze né, tanto meno, il nocciolo della mia ricerca artistica. Lo scrissi perché mi serviva un sussidiario da adoperare come pro-memoria per i miei allievi e gli allievi dei miei allievi, non perché ritenessi di collocare, in quel manuale, il punto di arrivo del mio mondo musicale. Era un taccuino, non una stele.

     

     

    Ho sviluppato negli anni una tecnica che si è arricchita di influenze le più disparate e che mi permette di affrontare in maniera soddisfacente tutto il repertorio; una tecnica ed una metodologia di studio che sno adeguate alle mie capacità musicali. Questo non limita, comunque, la mia curiosità nè mi impedisce di cercare ulteriori soluzioni...

     

    Negli anni, io ho sviluppato altre ricerche in altri campi musicali, e lascio che le opere parlino da sole.

     

    drallig

  11.  

    Una tecnica onnivora, capace di rendersi veicolo per un'esecuzione perfetta di tutto il repertorio, non di una parte di esso.

     

     

    Per non essere frainteso come in passato faccio una premessa:

    Non sto contestando nessuno e non mi sto riferendo a nessuno in particolare!

     

     

    Io, quando mi riferisco a qualcuno, lo nomino, così non sorgono equivoci.

     

     

    A me questa idea di 'tecnica onnivora' non convince moltissimo per due motivi:

     

     

    Io non intendo convincere né Lei né nessun altro di nulla, e quella della tecnica onnivora non è più un'idea, da almeno vent'anni è una realtà dimostrata e operante: chi, avendo assimilato tale tecnica, suona i concerti di Giuliani, l'opera integrale di Tarrega, l'opera completa di Castelnuovo-Tedesco, i concerti e i brani di Rodrigo, la Sequenza di Berio e i miei pezzi, non è un fantasma, è un concertista in carne e ossa, e non è il solo.

     

     

    1-Mi da tanto l'idea di una panacea per tutti i mali,il che è francamente impossibile,mi sembra un'utopia..

     

     

     

    Questo genere di utopia pesa sugli ottanta chili, stazza in media 1.80 da terra e si sta moltiplicando sul pianeta con poco utopica evidenza. Utopia è pensare che ciò non esista, perché l'ammetterlo ci obbligherebbe a dare una spolveratina alla nostra formazione.

     

     

     

    2-Ognuno è portato per un certo tipo di repertorio,ha una certa indole,di questo ce ne rendiamo conto da soli ma ce lo fa notare anche il fatto che molti grandi hanno voluto suonare tutto ed è andata a finire che sono stati ricordati come grandi esecutori solo di un certo tipo di repertorio..

     

    Fatti loro. Nessuno è obbligato a ripetere le gesta e gli errori dei grandi del passato. Che artista è, quello che rinuncia a espandere il proprio repertorio, e a cercare di misurarsi con tutto ciò che esso offre, con la scusa che i grandi del passato non ci sono riusciti?

     

     

     

    Quello che mi chiedo è questo,non varrebbe la pena trovare una tecnica adeguata a quello che ci piace suonare e che ci permetta di suonarlo al meglio piuttosto che cercarne una che ci permetta di 'suonare tutto'(dubito dell'esistenza di questa tecnica..)ma con il rischio di non distinguersi mai in nessun 'campo'?

     

     

    Scusi, e se a uno piace suonare tutto il repertorio, da Roncalli fino a Ferneyhough (c'è una regola che lo vieta?) e, seguendo il suo precetto, si forgia una tecnica che "permetta di suonarlo al meglio", che cosa sta facendo? Non arriveremo alla mostruosità secondo la quale, non potendo esistere la tecnica omnicomprensiva, perché a Lei piace credere che non esista, costui dovrà limitare la propria esplorazione del repertorio nel timore di smentirLa...

     

     

    Ribadisco il fatto che queste sono mie considerazioni e che sarei contentissimo se qualcuno mi inducesse,con motivazioni,a cambiare la mia opinione.

     

    Delle Sue opinioni è padrone solo Lei. Dell'evidenza dei fatti già verificatisi, no: Lei è padrone di nasconderli alla Sua vista, non di negarne l'esistenza. Suppongo che il Suo omonimo Fabio Caputo, chitarrista, compositore e musicologo di Buenos Aires, abbia legittimamente esercitato il suo diritto a esistere, anche se Lei non ne era a conoscenza. Adesso, che ne è informato, può scegliere, se interessarsi a lui e al suo lavoro, o affermare che non esiste.

     

    dralig

  12. Gentile Maestro, io non voglio contraddirla perchè la Sua esperienza nel campo della musica è sicuramente tale da farle affermare quanto scrive a ragion veduta...ma ho visto sul campo tante vittime della "dissociazione" di cui Lei parla e che a volte invece non sarebbe stato impossibile risolvere, con le corrette diagnosi e le opportune terapie e che non è da escludere che prima o poi lo siano...

     

    L'animo di un artista è molto più misterioso del sistema nervoso e di tutte le cellule dell'universo ma anche la medicina a volte è estremamente ingannevole e proprio perchè non "comprende", a volte non "accetta" e preferisce incasellare ciò che non comprende (o non comprende ancora) in qualche nome che non intacchi la sua autorità e l'aurea di scienza massima sul potere di vita e di morte.

    La migliore terapia per le frane interiori non è scritta sui libri della Facoltà di Ippocrate...

    Per questo è triste che Simon Dinningam abbia abbandonato tutto e "nessuno sappia dove si trova ora".

    Ma è un argomento che mi rende triste, in un modo particolare, e non vorrei aprire una discussione pericolosa, anche perchè nei forum si scrive ma c'è anche chi legge e la salute è un tema che non ammette superficialità di espressione.

     

    Vorrei solo dire che le parole "mai" o "più" non si confanno a chi sa riempire con l'arte quel "cielo infinito" di cui anche Lei ha parlato...

     

     

     

    Butterfly

     

    Non colgo il senso delle Sue osservazioni: da un lato afferma che, con opportune diagnosi e terapie, certe situazioni si potrebbero risolvere, dall'altro, invece, osserva che le terapie per le frane interiori non sono di competenza della medicina.

     

    Io non ho né emesso diagnosi né proposto terapie: ho raccontato quello che ho visto con i miei occhi. Che il disagio interiore (o psichico) si manifesti attaccando organi e funzioni corporee, purtroppo è un'evidenza che non scopriamo oggi. Io non ho fatto che constatarne le manifestazioni nel campo in cui opero, quello musicale.

     

    Non credo comunque che Mr Dinnigan si sia perso. Come ogni altro virtuoso appiedato dall DF avrà trovato una compensazione in qualche altra attività. Nicola Hall fa l'avvocato, Luigi Biscaldi è uno dei didatti più ricercati e una delle persone più serenamente equilibrate che io conosca, e potrei continuare con l'elenco di coloro che, usciti dal concertismo, hanno manifestato il loro talento e il loro amore per la vita in altri territori.

     

    dralig

  13. Ho alcune domande per il maestro Gilardino:lei conosceva Dinnigan? che opinione si è fatta di questo chitarrista britannico?come lo collocherebbe nel panaroma internazionale?

     

    Grazie!

     

     

    Io non osservo un panorama "internazionale", ma un panorama musicale e artistico, rispetto al quale le nazionalità non contano. Il chitarrista che Lei ammira - fa benissimo! - è stata una delle non poche personalità che si sono manifestate negli ultimi decenni nel campo della chitarra, e che poi si sono precocemente eclissate, a causa di situazioni critiche le più disparate: la DF non ha fermato solo lui, ma tanti altri, ugualmente promettenti e già molto bravi (tra i britannici, mi viene in mente Nicola Hall). Altri si sono fermati per cause apparentemente meno definite, ma ugualmente gravi: uno dei massimi chitarristi che l'Italia abbia mai avuto, al culmine della sua carriera, con in mano un contratto firmato con una multinazionale, una mattina si è alzato, ha preso la chitarra, l'ha chiusa nel fodero e deve ancora riaprilo adesso. Che cosa intendo dire? Che il motore dell'attività artistica, specialmente di un'attività così faticosa e divorante qual è quella del concertista solista, va avanti solo se si mantiene accesa e si rinfocola, nell'animo (o, se preferisce, nella psiche) dell'artista una particolare forma di energia (i romantici la chiamavano ispirazione), affine alla fede religiosa. Se quella si spegne, non c'è santo che tenga...Questa rottura, questa frana interiore, si può manifestare direttamente, e allora l'artista onesto con se stesso e con gli altri attacca la chitarra al chiodo; oppure, indirettamente, per vie traverse: una parte della mente seguita a credere e a dire di si, e un'altra parte non ci crede più e lavora contro: da questa dissociazione, nascono le inibizioni, inclusa la DF.

     

    dralig

  14. Grazie per la risposta.

     

    Mi sapreste anche spiegare, tecnicamente,

    a cosa è dovuta questa "tara"?

     

    Grazie ancora.

     

    Alberto Pala.

     

     

    Non è chiaro. Empiricamente, si può ragionare osservando che le stesse note sulla quarta corda non soffrono dello stesso problema, il che ci indurrebbe a concludere che non è un problema di frequenze e di armoniche, ma di struttura dello strumento. Un'impedenza.

     

    dralig

  15.  

    La tecnica è perfetta se è capace di rendere la musica in modo perfetto, dunque senza farsi notare come tecnica. Se rimane sul lavoro una traccia del gesto che l'ha creato, il lavoro è imperfetto. Nei quadri dei grandi maestri vedo il colore, non le pennellate, e tanto meno le setole dei pennelli.

     

     

    trascendenza?

     

    Per l'esattezza, "virtuosità e trascendenza". Nel senso che la trascendenza è il fine della virtuosità, il suo unico vero approdo artistico. Altrimenti è vanitas: la virtuosità che non si annulla nella trascendenza lascia intravvedere non il corpo del virtuoso, ma il suo scheletro, non il suo capo, ma il suo teschio. Poche cose sanno di morte come un virtuoso che si agita su una pedana. Al cui bordo c'è il nulla.

     

    dralig

  16.  

    Se si nota che un esecutore è bravo, vuol dire che non lo è abbastanza. La perfezione della tecnica consiste nel farla sparire dentro il risultato musicale: si riceve la musica e basta. La tecnica è affare di chi suona, non di chi ascolta.

     

    Quando guarda un bel paesaggio da una finestra ampia e luminosa, che cosa pensa? Alla finestra? Che è brava?

     

    dralig

     

    Ragazzi ma non avete letto il 'Nuovo trattato di tecnica chitarristica' del Maestro Gilardino?Questo è l'ultimo concetto(non per importanza!!) espresso nel trattato..

    Non per fare pubblicità ma penso che sia un trattato che debba essere letto..

     

    Già, una tecnica - e uno strumento - esistono in funzione di un fine, di un risultato. Carulli e Aguado, per fare esempi illustri nella tradizione didattica, stabiliscono questa relazione tra la tecnica che insegnano e il risultato musicale a cui essa è preposta e finalizzata legando le nozioni che impartiscono agli esempi musicali che seguono - a volte studi e pezzi anche molto belli. Sor inaugura il genere del trattato, cioè una speculazione sulla tecnica con pochissimi esempi musicali, ma rimanda spesso, nella trattazione, alla sua musica. In altre parole, chi scrive un libro di tecnica dovrebbe impegnarsi a farne sfociare le conclusioni sul terreno della musica.

     

    Quei metodi e quel trattato nascevano da - e all'interno di - una pratica musicale, erano cioè gli strumenti giusti per eseguire quella musica nel modo in cui essa era stata concepita e sperimentata. E' giusto che fosse così: la chitarra allora andava costituendo il suo repertorio primario, un modo di suonarla corrispondeva a un modo di pensare la musica per chitarra e di comporla.

     

    La differenza, all'epoca in cui io ho scritto quel trattato, è che il repertorio c'era eccome, ed era stratificato su diverse epoche, in generi disparati. L'intuizione - se di questo si può parlare - è stata proprio quella di partire da un presupposto diverso da quello dei grandi maestri del passato (incluso Pujol, che ragionava in termini tarreghiani e anche un po' aguadiani): non serviva più, anzi sarebbe stata d'ostacolo, una tecnica concepita all'interno di un particolare repertorio, di un genere di musica, di un sound, ma una tecnica onnivora, capace di rendersi veicolo per un'esecuzione prefetta di tutto il repertorio, non di una parte di esso. L'ultimo grande esempio di tecnica settoriale era stato quello di Segovia. Insieme ai suoi splendori, incarnati nelle esecuzioni del maestro, aveva prolungato l'equivoco del giudizio del repertorio emesso in base alle proprie disponibilità tecniche, non in base a una lettura attenta delle musiche e a una percezione sensibile dei loro diversi valori: questo lo posso fare, allora è buono, quello non lo posso fare, ma non dichiaro la mia impotenza, lo squalifico dicendo che non è buono (l'Ottocento italiano, ad esempio).

     

    Scritto questo trattato, che è "nuovo" proprio nella misura in cui non si asservisce a un tipo di musica (la mia, ad esempio, all'epoca in cui scrissi la prima versione del trattato era di là da venire), occoreva però precisare a quale risultato esso mirava, al di là della sua pretesa di rendersi padrone di ogni repertorio. Una tecnica, anche se "neutra", implica sempre una qualche visione estetica. Ed ecco allora quella conclusione. La tecnica è perfetta se è capace di rendere la musica in modo perfetto, dunque senza farsi notare come tecnica. Se rimane sul lavoro una traccia del gesto che l'ha creato, il lavoro è imperfetto. Nei quadri dei grandi maestri vedo il colore, non le pennellate, e tanto meno le setole dei pennelli.

     

    Dio che noia, il virtuoso che, su un podio, si agita, si contorce, sbuffa, rumoreggia, suda, rantola, per tirar fuori un passaggio magari sfuocato e manchevole.

     

    A ogni modo, non mi interessa più la tecnica strumentale, non me ne occupo più. Alla mia età, faccio solo musica, e solo con chi la può fare e vuole imparare a farla nel modo più pulito.

     

    dralig

  17. La verità è che si parla sempre bene di chi sta male o soffre o muore.

     

    A questa illuminante rivelazione della verità dobbiamo concedere almeno un'eccezione: Le assicuro che, se anche Lei si ammalasse o rendesse l'anima a Dio, in questo forum nessuno spenderebbe una parola buona per Lei. Come diceva d'Annunzio: ho quel che ho donato.

     

    dralig

  18. Che ho detto?

    Che significa "Evidentemente non sono stato abbastanza bravo"?

     

    Chiedi a Gilardino.

    Ti saprà spiegare.

     

    Se si nota che un esecutore è bravo, vuol dire che non lo è abbastanza. La perfezione della tecnica consiste nel farla sparire dentro il risultato musicale: si riceve la musica e basta. La tecnica è affare di chi suona, non di chi ascolta.

     

    Quando guarda un bel paesaggio da una finestra ampia e luminosa, che cosa pensa? Alla finestra? Che è brava?

     

    dralig

     

    rispetto quello che dice Maestro Gilardino ma senza finestra non può vedere il paesaggio..........

     

    Ho detto dalla finestra, non senza finestra.

     

    dralig

  19. E' un effetto delle sue opere o si sceglie lei gli allievi? :lol:

     

    Da ragazzo facevo il voltapagine in alcune società di concerti, per tirar su qualche liretta e talvolta qualche invito a cena da parte dei pianisti che servivo. Così, li ascoltavo mentre provavano e ho imparato. Sa, girare le pagine ai pianisti che accompagnavano Rostropovich o Milstein non era, per un chitarrista adolescente, un piccolo privilegio. Bisognava approfittarne. Ne ho approfittato.

     

    dralig

  20. Che ho detto?

    Che significa "Evidentemente non sono stato abbastanza bravo"?

     

    Chiedi a Gilardino.

    Ti saprà spiegare.

     

    Se si nota che un esecutore è bravo, vuol dire che non lo è abbastanza. La perfezione della tecnica consiste nel farla sparire dentro il risultato musicale: si riceve la musica e basta. La tecnica è affare di chi suona, non di chi ascolta.

     

    Quando guarda un bel paesaggio da una finestra ampia e luminosa, che cosa pensa? Alla finestra? Che è brava?

     

    dralig

  21. grazie!

     

    Un'idea del colibrì la ho, infatti mi sono riferito impropriamente a quel brano solamente per fare un esempio.

     

    La questione che mi interessa maggiormente non è tanto interpretativa, quanto meramente tecnica (dunque poco interessante...) : a prescindere dai brani da eseguire, volevo sapere se, negli esercizi di pura tecnica (alternati, arpeggi, scale, legati) esiste una velocità che puo essere considerata "decente" per un decimo anno.

     

    Ammetto che in questi termini la questione risulta un po insulsa...

    Aspetto Vostri pareri.

     

    Grazie!

     

    Andrea

     

    Professionista: seicento semicrome al minuto.

    Virtuoso: ottocento semicrome al minuto.

     

    Mi riferisco, ovviamente, a note singole consecutive (scale, arpeggi).

     

    ag

  22. Non mi risultano limiti di velocità sulle nostre corde.

     

    per il colibrì (la mia velocità "sicura" su questo ultimo brano è 132...certamente voglio innalzarla...ma fino a quanto??)

     

    Grazie

     

    Andrea

     

    Ovviamente, fino al punto esatto in cui Le serve per rendere manifesta, nello specifico del suono della chitarra, la Sua idea del colibri. Se ne ha una, su quella regoli la velocità della Sua esecuzione, se non ce l'ha, se la procuri. La tecnica è un fatto cerebrale, e solo marginalmente digitale, serve a esprimere delle idee.

     

    dralig

  23. Salve a tutti.

     

    Vorrei interpellare gli esperti su di un'idea

    che mi sono fatto: ho notato che su molte

    chitarre che mi è capitato di provare, compreso

    uno strumento che mi appartiene, a fronte di una

    qualità complessivamente buona del suono riscontravo,

    in corrispondenza del nono-decimo tasto, un decadimento

    imbarazzante della brillantezza della quinta corda.

    Ora, mi domando, è il mio orecchio a fare cilecca o, visto

    il numero di strumenti che a mio avviso erano carenti

    in quella porzione della tastiera, è un problema nativo

    del progetto chitarra?

     

    Saluto in attesa di gentili riscontri.

     

    Alberto Pala.

     

    E' un problema ben noto: le note a partire dal fa sulla quinta corda sono sorde oppure - peggio ancora - lasciano cadere la fondamentale e subentrare la prima armonica superiore (ottava). Uno dei test primari ai quali si sottopone una chitarra da collaudare è proprio quello delle note critiche sulla quinta corda.

     

    dralig

  24. C'è anche da valutare la chitarra che si suona, la mia è si un'esacorde ma è una chitarra molto particolare e la profondità dei bassi è tale da non sminuire minimamente la loro parte. Suonavo questo pezzo senza, poi il mio insegnante mi ha chiesto un'esecuzione con capotasto, abbiamo entrambi percepito un miglioramento armonico generale con capotasto in seconda posizione.

     

    Pietro P. B. concordo che non è un compositore profondo come un Dowland, ma a volte è proprio da questi compositori che nascono piccoli pezzi, che magari di struttura armonica non sono (sopratutto agli occhi di un compositore esperto) gran che, ma che nascondono per chi le vede e se le sente dentro frasi di bellezza inaspettata. Correggetemi se sbaglio ma a volte la musica, soprattutto quella di questa fattura, va letta certo, ma quello che c'è scritto è solo il 50% di quello che in realtà contiente. Ho spessissimo ascoltato pezzi liutistici eseguiti per chitarra, che risultano mortalmente noiosi perchè mancano di fraseggio e interpretazione, perchè nn viene scoperto nulla di quanto chiunque possa leggere meccenicamente sullo spartito. Poi acquisto lo spartito dello stesso e non vedo questa noia, vedo un mondo sommerso di colori e sonorità. Non essendo un chitarrista di esperienza ne avendo la cultura necessaria, devo poi parlarne con un buon maestro per collocare e capire quanto di tutto quello che sento e vedo rientra nella filologia del pezzo. Dico solo questo perchè nn sono una persona incline a catalogare autori come leggeri e non leggeri, certo si può fare, ma in questa maniera si rischia di sminuire anche il lavoro degli stessi che invece a volte va solo valorizzato.

    Anche su questo vorrei sapere come la pensate.

     

    Grazie

     

    Nessuno ha espresso giudizi di valore sull'opera di Pietro Paulo Borrono: da parte mia, c'è stata invece un'individuazione del carattere delle sue opere, indubbiamente leggero, ma non per questo disprezzabile. Borrono era legato alla canzone e alla danza, e il suo contrappunto non è nemmeno da lontano paragonabile a quello - per parlare di un altro italiano - Francesco da Milano. Questo divario si manifestava in una società, qual era quella italiana del secolo XVI, in cui era netta la separazione tra la musica colta e la musica popolare: Francesco da Milano non scrive canzoni e danze, e Borrono è invece un compositore legato alla musica popolare: tutto lì. In una società qual era quella inglese, strutturata socialmente e culturalmente in modo diverso, possiamo vedere nell'opera di un Dowland l'elemento colto e l'elemento popolare fondersi in un'unità.

     

    L'interpretazione inizia con l'individuazione dei caratteri della musica, non implica l'emissione di sentenze, esige la comprensione dell'essenza della musica. Quella di Borrono è musica "leggera", e l'aggettivo non è in sé, né per l'uso che qui ne è stato fatto, sinonimo di "deteriore". Ci sono esponenti della musica leggera del Novecento sicuramente più meritevoli di certi compositori di musica "colta": questo non toglie che, parlando di Frank Sinatra, sia giusto definire i suoi dischi "musica leggera", no?

     

    dralig

  25. Tra i pezzi del suo genere è uno dei miei preferiti e lo suono sempre con rinnovato entusiasmo. Ho preferenza di suonarlo con il capotasto per ottenere il suono più liutistico.

    Se pur ho discusso più volte con il mio insegnante il pezzo vorrei approfondire sentento il vostro parere su pezzi liutistici come questo (se non questo in particolare). Non ho molta esperienza di questo repertorio.

    Dubbi come:

    - La durata delle note se è stato scritto per liuto alcune note erano evidentemente destinate a non durare per tutto il loro valore, parlo ad esempio delle legature di portamento, anche se sulla carta sono state scritte, e quindi come interpretarle?

    - Io adopero un fraseggio molto deciso e marcato, spezzando molto le frasi sia in dinamica del suono che in velocità, cosa ne pensate?

    - Polifonia e cambi timbrici.

    - L'accorod finale che spesso liutisticamento veniva spezzato e arpeggiato, suggerimenti?

     

    Grazie

     

    Quando si esegue la musica per liuto con la chitarra, si crea un "ambiente" sonoro del tutto diverso. La chitarra non è il liuto. Quindi, non serve porsi obiettivi di fedeltà al mondo sonoro liutistico: adottando la chitarra, lo si abbandona per sempre.

     

    Conviene invece ricollocare le musiche nel loro nuovo ambiente sonoro, adoperando al meglio le risorse che questo offre. Il capostasto va bene se si adopera una chitarra ad otto o più corde: anche elevando la tessitura dello strumento, il basso rimane sempre ben rappresentato. Con una chitarra a sei corde, adoperando il capotasto si rischia di "appendere" la tessitura a un "soffitto" troppo elevato, impoverendo il basso: bisogna giudicare se il carattere di ogni singolo pezzo ne risulta valorizzato o, al contrario, compromesso. Nel caso di un autore "leggero" qual è Pietro Paulo Borrono, non credo che il brano rischi di diventare troppo canterino: non era un compositore profondo, ma solo piacevole. Con un Dowland, le cose cambiano: tirar su la chitarra esacorde di una terza in una fantasia di Dowland è un rischio che io non correrei.

     

    Il liuto ha bisogno di sgranare gli accordi, perché il placcato del liuto, come quello del clavicembalo, è poco estetico. La chitarra può placcare e arpeggiare, quindi si decide caso per caso: in fine di frase l'accordo arpeggiato sta bene, nelle successioni a tre o quattro voci nel corpo della frase in genere è meglio placcare (si tratta di contrappunto, non di accordi), ma qualche volta, sgranando, si può dare rilievo a una voce...

     

    Per il fraseggio, non se ne può parlare: ci sono tante risorse, e adoperarle a modo è ars longa (vita brevis).

     

    dralig

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