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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Possibile ke nessuno conosca questo padowetz??? :?::?:

    da non confondere con padovec..(cosa ke invece è successa a me..)

    :lol::oops:

     

    Li confonda pure, si tratta della stessa persona. Si chiamava Ivan Padovec.

    Nacque nel 1800 a Varadzin, in Croazia, dove morì nel 1873. Come altri maestri della chitarra in quell'epoca, era un violinista pentito. Si esibì nei paesi dell'impero austriaco, e anche in Inghilterra, fino al 1837, anno del suo rientro in patria. Colpito da cecità, fu obbligato a rinunciare ai concerti, ma rimase entusiasticamente attivo come didatta e animatore della vita musicale croata, anche oltre la cerchia chitarristica. Suonava la chitarra decacorde, come J.K. Mertz. Scrisse brani di musica da camera, pezzi per chitarra e liriche con accompagnamento strumentale.

     

    La mia conoscenza della sua musica è limitata a una raccolta pubblicata in Croazia da Stanko Prek-Mirko Orlic. Non mi sembrano pezzi di sostanza, ma certo sono ben scritti e di ottimo effetto.

     

    So che il maestro Alessandro Boris Amisich di Padova, che si dedica in particolare alla musica meitteleuropea, ha familiarità con la musica di questo compositore e la esegue regolarmente.

     

    dralig

  2. Questo è un giusto riconoscimento del primato di Segovia. Primato che consisteva soprattutto nel suo avere una personalità e uno stile ben definiti, in base ai quali poteva operare scelte nette, convinte, e affermare le medesime come dei valori.

    dralig

    Ciao Angelo.

    Non posso non concordare in pieno con quello che dici. Del resto ancora oggi il suo primato è così presente che si parla ancora, forse in maniera inconsapevolmente caricaturale, di eredi di Segovia!

     

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    AG (la funzione "quote" ha misteriosamente cessato di...funzionare, e quindi spezzo il tuo messaggio, caro Lucio, con linee tratteggiate). L'unico erede di Andrés Segovia è stato ed è suo figlio ultimogenito, Carlos Andrés. Sul comportamento dei cosiddetti "eredi" segoviani nei confronti del loro maestro, ho dovuto mio malgrado rendermi edotto in anni recenti, e tutto quello che posso fare al riguardo è stendere un velo pietoso di silenzio: la miseria umana davvero può essere trascesa solo dalla misericordia del Padreterno.

     

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    Per quello che mi riguarda ho già dimostrato la mia predilezione per Giuliani dedicandogli un intero CD.

    Soprattutto per il Giuliani delle forme brevi (op.50, 51 o 111) o dei cicli di variazioni non complesse (op.2 fino alla 147) che trovo di una pulizia formale, unita ad una semplicità espositiva, davvero ragguardevoli.

     

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    PS: e poi Giuliani ha qualcosa in comune con un suo "collega" contemporaneo le cui musiche mi attirano molto: ambedue non hanno scritto brani con la 6a in re ;)

     

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    AG Temo di doverti smentire: il "collega" (che al momento non lamenta "contrarietà salutatoriali" e ha un editore un po' più leale del farisaico Domenico Artaria) ha scritto nel 2005 un pezzo con la sesta in re (!A Quiet Song"), un pezzo con l'accordatura russa (re-sol-re-sol-si-re) e, vista la magnifica accoglienza riservata a quest'ultimo brano, nel mese di maggio del corrente 2006 ha addirittura composto un Concerto per chitarra russa eptacorde (re-sol-si-re-sol-si-re) e orchestra. Pentito, il traditore della Santa Alleanza con Giuliani sta attualmente componendo un Quartetto per due mandolini, mandola tenore e chitarra, quest'ultima giulianamente rinsavita nell'accordatura classica.

     

    dralig

  3. lo studio piu difficle ql è?

     

    Il numero 5...

    "la bachianas"..

    (non.. scherzo...) :)

     

    m

     

    Concordo. Mentre è possibile - da parte di esecutori molto abili - raggiungere la perfezione in tutti gli altri studi, suonare lo Studio n. 5 con la differenziazione dei tre piani sonori è praticamente impossibile, e quindi anche la miglior esecuzione è tendenziale, non esaustiva.

     

    dralig

  4. Con tutto il rispetto che nella mia piccolezza nutro per l'immenso Segovia, le sue affermazioni su Giuliani mi suonano assai..."segoviane"!

     

     

    Questo è un giusto riconoscimento del primato di Segovia. Primato che consisteva soprattutto nel suo avere una personalità e uno stile ben definiti, in base ai quali poteva operare scelte nette, convinte, e affermare le medesime come dei valori. La mancanza di personalità fu invece la causa dell'assoggettamento a Segovia della quasi totalità dei chitarristi, sia della sua generazione che delle successive. Segovia era conscio di questa realtà, e le poche volte che gli accadde di imbattersi in una personalità autentica, dichiarò esplicitamente di non volersene occupare. Appunto perché si rendeva conto che la personalità è originale e non assoggettabile.

     

    dralig

  5. Ciao Angelo.

     

    Molto interessanti le tue osservazioni sui due modi di comporre, partendo dal basso (Sor parla spesso, nella edizione inglese del Metodo, di "base") oppure, più modernamente, dal mettere a fuoco una linea melodica, e sui diversi stili di scrittura chitarristica.

     

    La citazione su Sor dalla intervista segoviana a Company continuava: <<...: e un grande critico francese della sua epoca lò chiamò (con grande esagerazione!) "il Beethoven della chitarra". Però, anche se c'era esagerazione, il solo fatto che il più grande critico della Francia di quei tempi lo paragonasse a Beethoven, è già abbastanza...>>.

     

    Su Segovia e Giuliani me ne è venuta in mente un'altra: al corso di Ginevra del 1982 un allievo suonò a Segovia una Rossiniana; Segovia lo ascoltò e poi gli disse: "Le consiglio di portare a casa questa musica e, se possibile, di perderla" (!)

     

    Ho citato tutte queste cose perché il dibattito stava prendendo una piega anche storica e mi sembravano interessanti un po' di testimonianze dirette.

     

    Riguardo l'osservazione di fernando sulla mentalità chitarristica "superata" sarebbe un discorso un po' lungo; ma credo che ( mi perdoni fernando) ovvietà come queste, diffuse senza tenere conto di tutti i fattori e diventate tra noi mentalità dominante, con tutto quello che poi si è innescato, siano anche responsabili della situazione non felicissima della chitarra nel mondo musicale di oggi.

     

    Come parere personale sono d'accordo che la questione "Sor o Giuliani" è malposta.

    Credo inoltre che sulla musica di Giuliani per chitarra sola sia stata posta a partire dagli anni settanta- ottanta un'enfasi eccessiva (musicalmente parlando, mi pare che il Giuliani migliore sia quello dove la chitarra è assieme ad altri strumenti o alla voce: ad esempio i Lieder con testi tedeschi, il Concerto Op.30, la Sonata in mi minore per violino e chitarra; nei pezzi per chitarra sola, tranne qualche felice eccezione come ad esempio la Sonatina Op. 71 N°3, trovo la musica di Giuliani, in genere e come valori musicali "assoluti", meno interessante).

     

    Mi sembra poi che alcune cose di Sor, come ad esempio il Minuetto Op. 11 N°1, oppure Op. 13 N° 1 - per fare solo due esempi - possano veramente figurare con dignità anche davanti alla grande musica strumentale di quel tempo. E non mi pare poco...

     

    Dal punto di vista didattico, mi pare ci sia una ulteriore valutazione da fare. Nei primissimi corsi di studio, se gli allievi sono anche molto giovani possono non cogliere facilmente il valore musicale di alcuni studi di Sor (Op.60, Op.31) ed essere più sensibili all'aspetto di "gioco strumentale" , anche se meno impegnativo musicalmente, contenuto in alcuni studi di Giouliani.

    Probabilmente devo tenere conto maggiormente di questo aspetto, qualche allievo mi ha rimproverato di usare troppo poco Giuliani con i piccoli...

    Del resto, non sarà un caso se Giuliani vendette il suo Metodo Op. 1 all'editore Artaria per 600 fiorni (lo stesso prezzo della settima Sinfonia di Beethoven), mentre Schubert vendette la Wanderer per 20 fiorini...

     

    Una premessa: le testimonianze che hai portato sono preziose. La storia della musica - e della chitarra - non è fatta solamente di opere, ma anche di idee. Capire quali siano state le idee dominanti in una determinata epoca è molto importante per rendersi conto della realtà contemporanea. L'idea segoviana della chitarra ha dominato il Novecento con una forza tale da sommergere qualunque altra idea: basti pensare alla resa incondizionata che, rispetto all'estetica di Segovia, si manifestò da parte dei chitarristi italiani, pronti a lasciar da parte il loro repertorio per accodarsi a quello del maestro; capaci di dimenticare figure come Mozzani, Terzi, de Rogatis, di ignorare non soltanto Giuliani, Carulli, Paganini e Legnani, ma anche la nuova musica italiana che nel frattempo andava nascendo, di non accorgersi che si profilava la disponibilità di autori come Ghedini e Malipiero, per sdilinquirsi nel Valzer di Ponce, croce e delizia di tutti i chigianisti, convinti che quello fosse il culmine del nuovo repertorio...

     

    Hanno imparato, da allora, i chitarristi a leggere il repertorio? Io dico di no. Coloro che sono capaci di condurre un'esplorazione della musica esistente, di leggerla con un criterio prospettico, di rendersi conto dei valori, di discriminare, di separare l'eccellente dal mediocre, lo straordinario dal qualsiasi, l'autentico dal fasullo, sono tuttora un'esigua minoranza rispetto al chitarrume che mette sul leggio qualunque cosa. E un'ammissione la devo fare: io, che passavo per eretico intransigente quando, negli anni Sessanta e Settanta, protestavo per la pochezza musicale di certo repertorio segoviano (i "Castillos de Espana" dello slombato Moreno-Torroba, la pedestre "English Suite" nel neo-promosso Jack Duarte, peraltro capace di cose assai migliori, etc.) devo riconoscere che, rispetto alle nefandezze suonate oggi dalla maggioranza dei chitarristi, quel repertorio era sublime. Fa pena vedere oggi le graduatorie dei "migliori pezzi per chitarra" ricorrenti nei forum, infarcite di orrendi polpettoni in cui è evidente - agli occhi di chi abbia una minima nozione del comporre musica - il più volgare dilettantismo...

     

    Secondo me non è stata posta alcuna enfasi sulla musica di Giuliani da parte degli interpreti. Sono relativamente poche, rispetto al lascito del compositore, le opere regolarmente suonate nei recital e nei concerti e incise nei dischi, e molte delle opere migliori sono quasi ignorate. David Starobin ha iniziato una ricerca interpretativa molto perspicace e rivelatrice. Se consideriamo lo stato dell'arte in campo pianistico, cioè la percentuale di musica eseguita dai pianisti rispetto al loro repertorio, dobbiamo riconoscere che i chitarristi sono in ritardo di mezzo secolo.

     

    Giustissima, secondo me, la tua osservazione riguardo il fatto che Giuliani dà il meglio di sé nella musica da camera e nei concerti. Lo stesso dicasi di Ferdinando Carulli. Dobbiamo stare attenti, nel valutare l'opera di questi maestri, e saper distinguere le composizioni in cui essi hanno davvero versato il loro talento e la loro ispirazione, da quelle scritte per rispondere alle esigenze degli editori, che chiedevano musica di consumo per i dilettanti. E' evidente, in Giuliani e in Carulli, questa arrendevolezza, e sarebbe un errore inchiodarli al loro livello minimo. Anche Beethoven ha scritto musica per gli editori, e nessuno appunta il giudizio critico sulla sua opera basandosi su quei lavoretti d'occasione.

     

    dralig

  6. Sull'argomento Segovia - Giuliani - Sor posso citare due testimonianze?

     

    La prima: in una intervista rilasciata ad Alvaro Company nel 1982 e poi pubblicata sulla rivista dell’Accademia Musicale Pescarese (se non erro), Segovia dice – cito testualmente - che "Giuliani, per esempio, era sì un buon compositore, ma la qualità della sua musica è, nondimeno, un po' inferiore alla sua tecnica di compositore". E poco più avanti: "Invece Sor, che non aveva la tecnica compositiva di Giuliani, era senza dubbio un enorme artista. Ci sono opere sue che sembrano di Beethoven giovane...".

     

    La seconda fonte è un colloquio che ebbi l'onore di avere con Segovia nella sua casa di Madrid, poco prima della morte del Maestro.

    Segovia, probabilmente in linea con quanto affermato nella intervista a Company, mi disse che le cose migliori di Sor sono alcuni pezzi brevi, come certi minuetti, mentre non apprezzava le Sonate.

     

    Ciao Piero, Domingo Prat - grande sostenitore di Sor - riporta con sdegno un'intervista in cui Segovia qualificava Sor "flojito" - cioè deboluccio -, e quanto alla somiglianza di alcune sue opere con quelle di Beethoven giovane, sono certo di trovarti d'accordo con me nel prendere l'affermazione di Segovia come un complimento generoso.

     

    La tecnica compositiva di Sor non ha nulla da invidiare a quella di Giuliani. Costruiscono in modo diverso, Sor a partire dal basso, cioè alla maniera antica, concezione nella quale i profili melodici - anche se netti e accattivanti - sono concepiti come fioriture e ornamentazioni; mentre Giuliani mette primariamente a fuoco una linea melodica, e attorno a quello costruisce le armonie (avvicinandosi già al romanticismo). Inoltre - e non secondariamente - Sor tende a enunciare le unità (mezza frase, frase, periodo, etc.) nell'ambito della stessa posizione della mano sinistra, che è disposto a cambiare solo quando non è possibile concludere tale unità a mano ferma, mentre Giuliani estende le unità melodico-armoniche lungo tutta la tastiera, mascherando il cambio di posizione con le corde a vuoto. Anche in questo aspetto, Giuliani sembra più "moderno" di Sor, che fondamentalmente mantiene la scrittura chitarristica nel quadro già tracciato - quando lui inizia a comporre - dai maestri della scuola viennese (Diabelli, Matiegka, Molitor).

     

    dralig

  7. Non conoscevo tutta la storia di Segovia nei confronti della musica di Giuliani,poi chissà perchè ha iniziato a suonarlo cosi tardi.So che Segovia non disdegnava i compositori italiani di quell'epoca,tanto che nei programmi di ammissione ai suoi corsi era obbligatorio eseguire arpeggi di Carulli e Carcassi,quindi come mai ha trascurato la figura di Mauro Giuliani? sono scelte incomprensibili e incoerenti!

     

    Purtroppo, invece abbiamo segni espliciti e incontrovertibili della sua chiusura nei confronti della musica italiana per chitarra dell'Ottocento. Di uno dei lavori più importanti del primo Ottocento - la Grande Sonata per chitarra sola con accompagnamento di violino ad libitum - egli scrisse a Ponce che era insuonabile (per la sua qualità scadente) e indusse il compositore messicano (che di Ottocento italiano non sapeva assolutamente nulla) a tentarne un rifacimento, tradottosi poi - quello si - in un immondo pastiche.

     

    Segovia aveva operato una sintesi tra Tarrega e Aguado, e ovviamente non gli riusciva spontaneo applicare la sua maestria alle pagine degli autori italiani, che tra l'altro gli rimasero per lo più sconosciuti.

     

    Non credo che si sia comportato in modo contradditorio respingendo le pagine degli autori italiani ottocenteschi: il suo non era da intendere come un giudizio critico sulla qualità della musica, ma come l'espressione di un disagio che egli avvertiva di fronte a pagine improntate a un tipo di virtuosità che non rientrava nel suo lessico e nella sua arte. Del resto, fu sempre in base a un criterio di affinità che egli giudicò il repertorio di tutte le epoche, non soltanto dell'Ottocento.

     

    dralig

  8. Dralig diceva che nella musica di Sor e Giuliani non c'è una sola nota fuori posto,in realtà in alcuni brani di Giuliani soprattutto grandi partitute come le Rossiniane,egli eccedeva (volutamente) nell'uso di lunghi passaggi arpeggiati,piacevoli da ascoltare e molto chitarristici,ma il più delle volte erano superflui ai fini della resa musicale del brano e qui mi torna in mente la critica di Segovia..........

     

    Incominciamo da Segovia. Giuliani lo conosceva pochissimo, poco e niente, e soltanto attraverso edizioni manipolate. Nella sua biblioteca, gli unici testi di Giuliani attendibili arrivarono quando lui era già in tarda età, con problemi di vista e pochissimo tempo per leggere e studiare: erano le edizioni Suvini-Zerboni curate dal suo ex-allievo Ruggero Chiesa. L'unico pezzo di Giuliani che giunse intatto o quasi nelle mani di Segovia prima delle edizioni di Chiesa fu la Sonata op. 15, della quale incise in disco il primo tempo. Quindi, parlando di Giuliani, lascerei da parte i giudizi di Segovia (del resto, molto elastici: talvolta lo elogia).

     

    Confermo quello che ho detto riguardo l'assoluta padronanza della forma musicale da parte di Giuliani. I "lunghi passaggi arpeggiati" presenti nelle "Rossianiane" sono in realtà delle transizioni modulanti che egli costruisce per collegare due zone armonicamente diverse: finito di parafrasare un tema di Rossini, non può entrare ex-abrupto in un altro tema, collocato in tonalità differente, e con un carattere diverso dal precedente: deve creare una zona intermedia, e le armonie arpeggiate sono la risorsa migliore, perché gli arpeggi svolgono il collegamento armonico in modo a-tematico, cioè senza introdurre alcun nuovo elemento fortemente strutturato prima del nuovo tema. Che siano "piacevoli da ascoltare" è un pregio in più, ma non è il più importante, perché hanno prima di tutto una funzione formale molto precisa. E, ovviamente, anche una funzione retorica: a queste transizioni ricorrono puntualmente tutti i maestri dell'epoca, compreso - per rimanere vicini al milieu culturale di Giuliani - Beethoven.

     

    Che Sor non ricorra a transizioni del genere, non è per niente vero. Lo fa, anzi, in situazioni in cui il diversivo non risponde a una vera necessità e non svolge alcuna funzione al di là del proprio valore decorativo. Non che questo sia un demerito, ma se vogliamo parlare stando ai fatti, queste sono le evidenze.

     

    dralig

  9. è vero che i due non si possono confrontare x molti motivi, però non si può negare che in sor si trova un linguaggio più ricercato e molto più intimo che in giuliani, il quale era molto più spavaldo

     

    Entrambi fecero uso della chitarra in modo corrispondente alle rispettive concezioni e finalità: in Giuliani ha molto più peso che in Sor l'elemento melodico - con le conseguente implicazioni armoniche - mentre in Sor ha maggior rilievo l'elemento polifonico. Non per nulla si era formato come fanciullo cantore nel monastero di Montserrat...Nei rispettivi ambiti, si mossero entrambi con grande autorità: quale che sia il giudizio di valore che oggi si vuol dare della loro musica, non è possibile disconoscerne la perfezione in ogni aspetto. Non c'è mai, nei loro pezzi, una nota fuori posto, né dal punto di vista compositivo né dal punto di vista della proprietà idiomatica e del rendimento sonoro. Due maestri.

     

    dralig

  10. Ho avuto un problemino con una musica scritta con il finale...dopo aver estratto le parti dalla partitura, per errore ho eliminato quest'ultima...

    si può recuperare con una specie di estrai-parti al contrario o bisogna proseguire cn un bel copia-incolla?

     

    Lavoro con Finale dal 1995, ma un caso del genere non l'avevo mai visto!

    Finale salva automaticamente i files in una cartella apposita, quindi - a meno che Lei non abbia de-selezionato l'opzione di salvataggio automatico - troverà una serie di files della Sua partitura da qualche parte nel Suo pc.

     

    Trova il comando in Program Options - Save. L'opzione è spuntata di default e salva automaticamente il lavoro ogni 15 minuti. Si può deselezionarla - se lo si fa, si è chiaramente pazzi autolesionisti - e modificare i tempi del salvataggio automatico.

     

    dralig

  11. "En los trigales" è il secondo pezzo per chitarra sola di Joaquin Rodrigo (in ordine cronologico). Fu scritto nel 1938, un anno prima del "Concierto de Aranjuez", dodici anni dopo la "Zarabanda lejana" con la quale il compositore aveva preso contatto con la chitarra. Il titolo significa: "Nei campi di grano" (trigo=grano). Nel 1956, fu dedicato a Narciso Yepes e incorporato nel trittico "Por los campos de Espana", insieme ad altri due brani scritti successivamente: "Bajando de la meseta" (1954) ed "Entre olivares" (1956).

    Nel 1938, l'influenza francese era ancora molto forte nella musica del compositore, e il brano "En los trigales" è evidentemente influenzato da Debussy (ascoltare, dai "Préludes" per pianoforte, "Minstrels" e "La sérénade interrompue"). Questo non significa che Rodrigo non mettesse in campo uno stile proprio, e fu precisamente in quegli anni che egli si manifestò come forte rappresentante del neocasticismo, ossia di una tendenza musicale nazionalista che, in Spagna, si rifaceva alla cultura e alla tradizione della Castiglia, e non a quella andalusa.

     

    dralig

  12. It is unfortunate that Maestro Angelo Gilardino jumped to a conclusion that I was responsible for a false attribution of my CD's performance to him while indeed I had ZERO responsibility in it -- I did not encourage it -- I did not support it -- I did not fail to do anything I could have done to stop it -- I did not even know about it -- and when I asked for a concrete reference of where it happened I was not given a single example or reference of a person who had actually seen a track circulating with the false attribution.

     

    I do not use peer to peer networks myself. However, I did everything I could to track the problem. Found the source with Gracenote and had a long discussion with them and the bottom line is some Joe Blow, made the false attribution while scanning my CD and submitted it online. They have no legal responsibility to check with the producer. They can publish whatever is submitted to them by anybody. I didn't even know Gracenote existed. They took steps and immediately corrected the problem.

     

    To assume that this was my responsibility implicitly or explicitly can not be farther from truth and to bash me and post personal details unnecessarily is not cool.

     

    By the way, the website url that was posted by the maestro was not exactly correct -- it's a link which is completely unrelated to this discussion. My correct website url is www.rezamusic.com and there is a page on this peer to peer subject -- I had to put it online because there was this negative, totally ridiculous and untrue accusation that was online and I could see people were running into it via search engines. The purpose of this message on this thread is also the same.

     

    Needless to say I am extremely fond of Mr. Gilardino’s music and have all the respect in the world, as well as eternal gratitude, for him.

     

    Reza, exactly one message before your own above reported, there is a message of mine where I explain with leaving no doubt that I do not consider you as a responsible of the crime.

     

    dralig

  13.  

    idem... sono di tutt'altra scuola di origine ma il lavoro dei 5 cd di porqueddu avrà una risonanza non indifferente.

    ne riparleremo presto....

    Io sono in possesso dei primi tre CD e ho prenotato gli altri 2 in prossima uscita. al di la di quel che si può dire pro o contro l'artista o il compositore si tratta di una delle più importanti e interessanti opere discografiche per chitarra.

    buona spiaggia a tutti!!!! ;)

     

    Permette una piccola osservazione? Si può dire qualcosa contro l'opera, non contro il compositore. Offerta ai lettori, attraverso la pubblicazione, è la musica, non chi l'ha scritta. Su questo punto - non me ne voglia - sono piuttosto ipersensibile e alquanto intransigente: compongo e pubblico musica, e solo quella espongo al giudizio altrui (del quale, a mia volta, mi riservo di essere giudice): nient'altro. Sono certo di trovarLa d'accordo.

     

    dralig

  14.  

     

     

    P.S.: Chissà se è possibile regalare un biglietto per la corrida, posto unico centrale. Nell'arena.

     

    A chi è destinato a occupare il posto unico centrale nell'arena non occorre il biglietto. Entra ed esce passando per un'altra porta.

     

    dralig

     

    Mi sfugge il senso della risposta, mi spiega cosa vuol dire, per favore?

     

     

    Butterfly

     

     

    Prima, per favore, spieghi Lei ai lettori che cosa vuol dire la Sua domanda.

     

    dralig

  15. "Grufolando" un poco su internet, ho trovato il sito della Flamenco world. com, che ha pubblicato un CD con le canzoni popolari sevillane, interpretate dalla cantante e danzatrice spagnola "Argentinita" (Encarnacion Lopez), accompagnata al pianoforte da Federico García Lorca.

     

    La Red Edizioni ha invece pubblicato nel 1997 un libro intitolato "Canzoniere spagnolo. Flamenco e canti popolari. Federico Garcia Lorca e la argentinita", con CD Audio.

     

    Altri CD sono stati realizzati da Paco De Lucia e da Manuel De Falla "El corregidor y la molinera / Antiche canzoni spagnole".

     

    A questo url è possibile ascoltare un file mp3 della Nana de Sevilla suonata al pianoforte:

    http://www.claudiocolombo.net/garcialorca.htm

     

    Qua invece c'è l'incipit di una interpretazione per chitarra e voce (del soprano Montserrat Figueras):

    http://www.amazon.com/gp/product/B000071XAC/103-7483357-9560600?v=glance&n=5174

     

     

    Butterfly

     

    Delle Canciones esistono parecchie registrazioni, e purtroppo quella della Argentinita con Lorca al pianoforte contiene soltanto alcuni brani della collezione. Come pianista, Lorca lasciava molto a desiderare - del resto, non aveva tempo di esercitarsi, preso com'era con il teatro. La Argentinita aveva un temperamento straordinario, pieno di "duende" ma anche di eleganza e raffinatezza, e aveva una voce da canzonettista, non da cantante di musica da camera. Era una donna travolgente, e difatti travolse il famoso torero Ignacio Sanchez Mejias, che abbandonò la moglie per unirsi a lei. Quando, sedotto dalla giornalista francese Marcelle Auclair, scappò con la medesima a Parigi, resistette poco tempo: aveva paura che la Argentinita lo raggiungesse per ammazzarlo, e probabilmente l'avrebbe fatto se, nel ritornare in Spagna, Ignacio non avesse - con un gesto chiaramente suicida - deciso di tentare una corrida - attività che aveva nel frattempo lasciato da parte - affrontando a Manzanares tori giganteschi. Fu infatti ucciso. Mentre agonizzava, Lorca - suo amico intimo - incominciò a scrivere quello che sarebbe diventato il suo poema più famoso: "Llanto por la muerte de Ignacio Sanchez Mejias". Ignacio non era solamente un torero audacissimo e di grandi doti stilistiche, ma anche un letterato, un autore di teatro, un patrono delle arti. Fu nella sua casa vicino Sevilla che si radunarono i giovani poeti che avrebbero dato vita alla "generacion del '27". Bei tempi...

     

    dralig

  16. Bruno Tonazzi non è più in questo mondo. I diritti relativi alla sua versione per chitarra della Nana sevillana non hanno nessuna relazione con quelli della versione di F.G. Lorca: Tonazzi ha creato un'armonia sua e un assetto strumentale proprio. Inoltre, se ben ho conosciuto Bruno, dubito assai che egli abbia depositato il suo pezzo alla Siae, e quindi suppongo che sia da considerare come di pubblico dominio.

     

    dralig

     

    :oops::oops::oops: che gaffe terrificante....

     

     

     

    Butterfly

     

    Nessuna gaffe. Forse si può parlare bonariamente di gaffe nel caso contrario, quando si dà per morta una persona viva e vegeta. Anni fa, appresi da una mailing list chitarristica di essere passato a miglior vita. Risposi prendendo a prestito le parole spese da Mark Twain nella stessa situazione, e scrissi un messaggio con le seguenti parole: trovo la notizia della mia morte francamente esagerata.

     

    dralig

  17. Si, è lo stesso autore. Non saprei dirLe come trovare il pezzo. Io ce l'ho in un'antologia di autori italiani pubblicata 30 anni fa in...Polonia.

     

    dralig

     

    Grazie M.° Gilardino, proverò a contattare il M.° Tonazzi. Ma i diritti d'autore si riferiscono a lui o a Lorca (dovrei conoscerla bene questa normativa, che vergogna...) :roll:

     

     

     

     

    Butterfly

     

    Bruno Tonazzi non è più in questo mondo. I diritti relativi alla sua versione per chitarra della Nana sevillana non hanno nessuna relazione con quelli della versione di F.G. Lorca: Tonazzi ha creato un'armonia sua e un assetto strumentale proprio. Inoltre, se ben ho conosciuto Bruno, dubito assai che egli abbia depositato il suo pezzo alla Siae, e quindi suppongo che sia da considerare come di pubblico dominio.

     

    dralig

  18. Nella stessa collezione di Lorca, è inclusa anche una "Nana de Sevilla" (Ninna Nanna di Siviglia), una dolcissima canzone cantata per un bimbo orfano:

     

    Este galapaguito/no tiene mare/lo pariò una gitana/lo echò a la calle".

     

    Oltre alla versione di Lorca per voce e pianoforte, ne realizzò una bella versione per chitarra sola il chitarrista triestino Bruno Tonazzi.

     

    dralig

     

    Come si fa a trovare questo brano? Esiste qualche cd o spartito reperibile presso qualche editore? E' lo stesso Tonazzi che ha pubblicato il volume su Llobet?

    Grazie!

     

     

    Si, è lo stesso autore. Non saprei dirLe come trovare il pezzo. Io ce l'ho in un'antologia di autori italiani pubblicata 30 anni fa in...Polonia.

     

    dralig

     

     

    Butterfly

  19. Ciao dralig,

    a me interessa la musica ispirata a sevilla e alla sua cultura.

    In particolar modo m'interessano le musiche per chitarra e voce.

    Sono musiche che dovrebbero risalire al '600, così mi sembra che mi abbia detto il mio maestro.

    Cercherò di avere informazioni più dettagliate e intanto la ringrazio!!!

     

    A presto e ciaoo!

    Matrix

     

    Musiche originali per voce e chitarra di autori sivigliani non ne conosco. Forse Lei si riferisce a una canzone popolare della collezione ordinata da Federico Garcia Lorca, che annotò e armonizzò per voce e pianoforte "Sevillanas del siglo XVIII". Questa canzone fu anche incisa in disco dalla famosa cantante Argentinita, accompagnata al pianoforte dallo stesso Garcia Lorca. E' molto spesso eseguita anche con la parte pianistica disimpegnata dalla chitarra.

     

    Il testo è formato da tre strofe. La prima inneggia ai sevillanos, gli abitanti di Sevilla e del barrio di Triana; la seconda alla Macarena, la versione sivigliana della Vergine Maria; la terza al "rio de Sevilla", cioè il Guadalquivir. Il ritmo di questa canzone fu adottato da Albéniz per la sua "Sevilla" per pianoforte.

     

    Nella stessa collezione di Lorca, è inclusa anche una "Nana de Sevilla" (Ninna Nanna di Siviglia), una dolcissima canzone cantata per un bimbo orfano:

     

    Este galapaguito/no tiene mare/lo pariò una gitana/lo echò a la calle".

     

    Oltre alla versione di Lorca per voce e pianoforte, ne realizzò una bella versione per chitarra sola il chitarrista triestino Bruno Tonazzi.

     

    dralig

  20. In particolare volevo sapere se Castelnuovo Tedesco ha scritto qualcosa per questa formazione... Ringrazio anticipatamente per gli interventi

     

    No, non lo ha fatto, e fu un vero peccato. Pochi sapevano scrivere per violino come lui...Il lato curioso della faccenda è questo: CT esortava i chitarristi a impegnarsi seriamente nella musica da camera dove, a suo giudizio (e aveva ragione) la chitarra poteva moltiplicare la sua presenza e farsi apprezzare per il suo timbro e per la sua elatisticità di suono - in altre parole, e lo diceva chiaro e tondo, poteva sostituire vantaggiosamente il pianoforte -, ma lui stesso, a questa volontà dei chitarristi, credeva poco, e quindi scrisse pochi lavori di musica da camera con chitarra...Lo splendido Quintetto, le Ecloghe per flauto, corno inglese e chitarra, la Sonatina per flauto e chitarra, la Fantasia per pianoforte e chitarra.

     

    dralig

  21. Ciao a tutti!

     

    Mi potreste dare qualche informazione a proposito di musica Sevillana?

    Quali sono gli autori e dove trovare gli spartiti (se conoscete qualche negozio online).

    Ho cercato su internet ma non ho trovato informazioni esaustive.

    Mi date una mano?

     

    Grazie a tutti in anticipo!!!!

    Matrix01

     

    Bisognerebbe precisare la domanda. Intende musica scritta da compositori di Sevilla o musica ispirata a Sevilla e alla sua cultura, ma scritta da compositori non di Sevilla? Mi spiego: i due maggiori compositori sevillani che hanno scritto per chitarra sono Joaquin Turina e Manuel Castillo (quest'ultimo mancato nel corrente anno); ma il brano più famoso ispirato alla città andalusa è certamente "Sevilla" di Isaac Albéniz, un pezzo per pianoforte suonato dai chitarristi più che dai pianisti, e la lista dei pezzi "sevillani" non è né breve né facile - arriva fino ai nostri giorni, passando per molti autori (incluso Andrés Segovia, con la sua "Macarena"). Che cosa vuole sapere?

     

    dralig

  22.  

    Beh, se è così allora il problema è soprattutto anche il *nostro*, oltre che degli organizzatori di musica che vogliono ignorare il nostro meraviglioso strumento.... male ... molto male :cry:

    Ci sarà sempre e solo da lottare in eterno!

     

    Gli organizzatori di concerti scelgono tra quello che viene loro offerto dagli interpreti, cercando di andare incontro ai gusti del pubblico - ossia, di quel che ne rimane. Non ci si può ragionevolmente aspettare che chi organizza concerti intraprenda ricerche nel repertorio dei vari strumenti per selezionare le musiche migliori. Questo spetta agli interpreti. Segovia fu capace di imporre un repertorio nuovo - il suo, e non si nascose dietro la scusa che gli organizzatori e il pubblico volevano altro.

     

    dralig

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