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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Leggendo un post riferito al topic "l'erede di Bream" mi sono voluto informSolo nel 1995, quasi 30 anni dopo, l'avvento della tossina botulinica gli ha permesso di ritornare all'uso pieno delle due mani. Il suo ultimo CD infatti si intitola "Two Hands", Due Mani, ed è nella sua bellezza artistica un vivo esempio di come la determinazione personale e le moderne opportunità terapeutiche possano complementarsi per risolvere con successo disturbi neurologici altrimenti invalidanti."

     

    Che la DF possa essere risolta dalla botulina, è una pia illusione. Una mano con alcune funzioni inibite non è una mano iper-abile, come dev'essere quella di un concertista, è una mano rabberciata. La botulina può inibire sintomaticamente alcuni effetti della DF, ma non ne attacca la cause, quindi serve a poco.

     

    dralig

  2. Vorrei studiare un pò di composizione per riuscire ad interpretare meglio i brani che eseguo. Esistono libri in cui è spiegato qualcosa? voi cosa mi consigliate? Ora come ora non posso permettermi di prendere lezioni da un insegnante per questo cercavo un libro.. Un pò anche per rompere il ghiaccio con la materia!! :P Sarei felice se rispondesse anche il maestro "dralig".. :D

     

    Vi ringrazio anticipatamente,

     

    akaros

     

    Io posso rispondere, ma non so da dove cominciare. Credo che occorra fondare un concetto, e lo faccio ricorrendo a un paragone che a me sembra efficace. Noi tutti impariamo a leggere e a scrivere fin dalla scuola materna, e nessuno si sogna di fare questo per diventare scrittore. Nemmeno coloro che poi si laureano in lettere studiano per diventare scrittori. Si impara a scrivere per la stessa ragione per cui si impara a leggere, no? E anche i laureati dell'accademia di belle arti non sono necessariamente pittori e scultori: sono professori di disegno, o applicano la loro preparazione a mille altre attività, senza dipingere e fare mostre.

     

    I musicisti, no: se sono strumentisti, basta che sappiano leggere. Fu mai dettata regola più intrinsecamente assurda e, mi si permetta di dirlo senza mezzi termini, cretina? Io non capisco, non ho mai capito e non capirò mai perché a uno studente del corso di teoria e solfeggio non si deve insegnare a costruire le frasi musicali, esattamente come si fa a scuola con i pensierini. Imparare a scrivere un mezza frase e la relativa risposta è una cosa che si può fare al primo anno di teoria e solfeggio. Altrettanto cretina è la separazione categorica tra lo studio del solfeggio e quello dell'armonia: imparare e costruire e a collegare gli accordi è una cosa fondamentale, e si può fare dopo il primo anno di solfeggio. Che cosa vuol dire, armonia complementare? Complementare di che cosa? Si studia grammatica italiana complementare, perché lo scolaro farà il geometra e non il letterato?

     

    Ragazzi, se volete fare i musicisti, studiate composizione dal primo anno di strumento. Imparate a scrivere musica non per comporre - non necessariamente - ma perché imparare a leggere senza imparare a scrivere è una cosa da babbuini.

     

    dralig

  3. Mi viene in mente una tecnica (oggi desueta) impiegata da alcuni chitarristi tardo romantici per fare sfoggio dalla propria bravura che consisteva nello far scorrere rapidamente un dito della mano sinstra (il 3 solitamente) lungo tutta la tastiera, facendo percepire tutte le note intermedie (praticamente una scala cromatica) in maniera chiara.

     

     

     

    Saluti.

     

    Si trova un efficace esempio di questa tecnica nel brano intitolato "Coup de vent" di Luigi Mozzani

     

    dralig

  4. potete spiegarmi questa tecnica?

     

    Nel suonare passi di note doppie, la tecnica ordinaria della mano sinistra si sviluppa su tre fasi:

     

    1) pressione delle dita sulle corde per preparare i suoni;

     

    2) rilascio della pressione dopo aver prodotto i suoni con la m.d.:

     

    3) spostamento alla posizione successiva.

     

    Nella tecnica paganiniana, le tre fasi sono compiute a pressione uniforme: si preme lo stretto necessario per permettere alla destra di estrarre suoni puliti e ci si sposta con un movimento del braccio senza schiacciare né rilasciare. La mente dev'essere capace di comandare il braccio per fargli eseguire il movimento in modo tale da far coincidere i tempuscoli di attacco della mano destra e quelli in cui la mano sinistra si trova nel punto esatto vicino alle barrette. Ho constatato che sono capaci di tale coordinamento gli esecutori che hanno la pulsazione interiore, mentre non ne sono capaci gli altri. Per sapere se si ha la pulsazione o no, si controlli con un cronometro, facendo scattare la lancetta dei secondi mentre si inizia a contare chiudendo gli occhi, per riaprirli quando si arriva a sessanta.

    La sentenza la emette la lancetta.

     

    dralig

  5.  

     

     

    Dal momento che gli artisti le ali le hanno "dentro", non credo che anche a seguito di qualche sfortunato caso, gli si possano mai spezzare...

     

     

    Butterfly

     

    negli anni in cui venne pubblicata l'intervista con il titolo a effetto

     

    dralig

     

    a mio parere la scelta di quel titolo fu di dubbio gusto...ricordo che la percepii quasi come un "attacco" al suo malessere...non so perchè...ma questa era la sensazione...

     

    p.s.

    un saluto a tutti

    appena tornato dalle vacanze

    spero tutto/i bene!

     

    Nelle redazioni dei giornali e delle riviste, i titoli non vengono scritti dagli autori degli articoli, ma da "specialisti" che li inventano allo scopo di attirare l'attenzione dei lettori. Talvolta, i titoli non solo soltanto irrelati ai contenuti degli scritti, ma in conflitto...

     

    ag

  6.  

     

     

    Dal momento che gli artisti le ali le hanno "dentro", non credo che anche a seguito di qualche sfortunato caso, gli si possano mai spezzare...

     

     

    Butterfly

     

    Hoppstock lamentava un malessere complesso, con sintomi diversi. La sua attività, negli anni in cui venne pubblicata l'intervista con il titolo a effetto, era fortemente condizionata: poteva registrare con sessioni molto brevi, non superiori ai 10 minuti - e difatti registrò parecchi CD - ma non dava concerti. Un poco alla volta, si è riabilitato.

     

    dralig

  7. Ad esempio, io credo che Paganini suonasse le note doppie con la chitarra adoperando una tecnica violinistica, cioè muovendo il braccio sinistro con pressione uniforme, senza varianti, semplicemente scivolando lungo le corde, e coordinando la velocità dello scivolamento in modo da prendere con le dita della mano destra le note esattamente nel tempuscolo in cui le dita della mano sinistra si trovano nel punto giusto vicino alle barrette.

    dralig

     

    Ho visto un chitarrista (tra l'altro presente sul forum) dal vivo suonare (non ricordo più cosa) con questa tecnica e in effetti mi ha molto impressionato, anche a livello visivo è incredibile da vedere.

     

    Il primo ad attuarla - in modo del tutto spontaneo, tra l'altro: nessuno gliel'aveva insegnata - fu, ch'io sappia, Luigi Biscaldi. La applicò come niente fosse al famoso Studio in la maggiore di Sor sulle terze, e poi da lì, ai passi a note doppie dei Concerti di Giuliani. Io ho poi trasmesso questa tecnica ad altri giovani virtuosi, sempre precisando che non era farina del mio sacco. Naturalmente, è possibilissimo che altri ci siano arrivati con il loro intuito: la scoperta dell'America da parte di CC è una convenzione degli storiografi, si sa benissimo che prima di lui il nuovo mondo l'avevano già visitato altri...

     

    dralig

  8.  

     

    Maestro sta dicendo cosa sacrosante e sicuramente mi trovo d'accordo con lei ma non è mai stata mia intenzione trasmettere un messaggio del tipo "X è bravo,non come quelli che non sono bravi..".Assolutamente!

    Io sono il primo a riconoscere in OGNI artista delle qualità uniche perchè legate al soggetto,al carattere alla sensibilità..

     

    Bene, allora siamo in sintonia. OT: immagino che Lei sappia di essere omonimo (nome e cognome) di un chitarrista argentino, attivo anche nel campo della musicologia, che conduce trasmissioni radiofoniche dedicate alla chitarra.

     

     

    dralig

  9. Innanzitutto voglio ringraziarvi, sopratutto il "riflessivo" dralig (che con questo nick la sua "riflessione" prende anche forma, anzi nome), siete sempre preziosi e disponibili.

     

    Ne approfitto:

    Ho sentito varie interpretazioni, la maggior parte delle volte eseguite a velocità davvero sostenute. Certo parliamo di paganini che è un virtuoso, ma non solo ed (in attesa di reperire le indicazioni "originali") essendo una sonata, dopo aver riflettuto sulle parole di dralig, mi viene da pensare che la strada più interessante e giusta sarebbe sacrificare un pò di virtuosismo che comunque abbonda in moltissime parti del pezzo nelle quali ci si può sfogare e, invece della caccia alla polifonia inesistente, fraseggiare molto. Cosa ne pensate?

    Insomma mi sembra davvero uno spreco leggere questo pezzo come un pezzo virtuoso e (quasi) basta, io ci leggo moltissime frasi bellissime che stuzzicano le dita, moltissime scale dove si può giocare con meno rigore e melodie da sviluppare con intensità maggiore.

     

    Bisogna guardare una composizione per quello che è (fase cognitiva) e poi farne quel che si può e si vuole (fase intepretativa e creativa). Se manca una delle due fasi, il risultato è debole. Paganini scrisse Sonate in varie forme, ma un aspetto è costante: nelle sue Sonate rifulge lo stile italiano, sia esso ancora legato allo stile galante (molte delle 37 Sonate), o sia già propriamente uno stile classico. Questo vuol dire, a farla breve, che i temi sono anche delle melodie: tant'è vero che, di sviluppo, non c'è poi nemmeno l'ombra (come si fa a sviluppare una melodia?). E nelle melodie lo strumento evoca la voce umana: quindi deve cantare seguendo la logica del respiro e cercando di rendere l'espressione il più possibile affine a quella del canto vocale. Poi, ci sono le fasi propriamente strumentali (in Paganini, le scale e le note doppie). E lì, bisogna saperci fare con la tecnica. Ad esempio, io credo che Paganini suonasse le note doppie con la chitarra adoperando una tecnica violinistica, cioè muovendo il braccio sinistro con pressione uniforme, senza varianti, semplicemente scivolando lungo le corde, e coordinando la velocità dello scivolamento in modo da prendere con le dita della mano destra le note esattamente nel tempuscolo in cui le dita della mano sinistra si trovano nel punto giusto vicino alle barrette. Non è una tecnica per tutti, ma chi l'ha imparata ha ottenuto risultati specifici che rendono evidente, nel suono, come Paganini aveva forgiato quei passi.

     

    dralig

  10. L'edizione Suvini Zerboni è quella che rispetta di più l'originale. Ho usato quella per la registrazione ed è quella di riferimento per le mie interpretazioni in pubblico.

     

    Veramente Ruggero Chiesa nella sua edizione modifica la scrittura originale di Paganini realizzando sistematicamente la polifonia non indicata dall'autore: lo afferma Chiesa stesso nella prefazione.

     

    Nella sua edizione Chanterelle invece Giuseppe Gazzelloni ripropone anche la grafia originale di Paganini lasciando al gusto dell'nterprete il compito della realizzazione polifonica.

     

    Comunque si tratta di due ottime edizioni che per di più offrono una riproduzione chiara e completa del manoscritto paganiniano.

     

    Realizzare una polifonia (adoperiamo qui il termine in senso lato, non riferendoci a uno stile di composizione che Paganini ignora) in modo esplicito non è operazione semplice. Il principio di espandere le voci in tutta la loro durata materialmente possibile - principio che sembra informare la maggior parte di questo genere di ri-scritture - è un po' grossolano, e può condurre a risultati infausti. Credo che sia indispensabile conoscere a fondo lo stile: nelle partiture dei maggiori compositori dell'epoca (ma già anche in precedenza), ad esempio, la durata dei bassi non era fissata in base a un criterio di disponibilità, ma veniva opportunamente scandita e interrotta da pause molto significative ai fini del fraseggio. In molte realizzazioni vedo invece patate (semibrevi e minime)...

     

    dralig

  11. Salve a tutti, stò riprendendo questa sonata che avevo studiato da piccino, ora con il senno del poi volevo riprenderla con più testa, potreste consigliarmi buone edizioni?

    Oltre a questo, suggerimenti utili dal punto di vista interpretativo? Articoli scritti? Approfondimenti? Tutto ciò che sapete di questa sonata o che sapete si può reperire.

     

    Grazie.

    M

     

    E' una composizione "trasparente", nel senso che non ha nulla di criptico. Paganini la scrisse da giovane, ma evidentemente la sua maestria aveva già raggiunto la piena maturità: quello che vediamo in questa Sonata è uno stile compiuto, rifinito in tutti i suoi aspetti. Il trattamento della chitarra è diverso da quello dei chitarristi-compositori. Paganini non sembra toccato dalla preoccupazione di rappresentare, in ogni momento, un quadro armonico ben definito, punta tutto sui valori melodici (anche se si tratta di una Sonata), e - strano a dirsi, apparentemente - traccia la cornice armonice completa solo nell'area del secondo tema e nella prima fase della sezione centrale, mentre il primo tema è lasciato relativamente spoglio. Molti interpreti non hanno capito che questa era una precisa risoluzione stilistica, e si sono dannati nel farcire il primo tema e le aree corrispondenti con armonie aggiunte, ottenendo il solo risultato di sfigurare la composizione. Non cadde in questo tranello la grande Ida Presti che, nella sua registrazione giovanile del secondo tempo - armonicamente ancora più "povero" del primo - suonò esattamente quello che Paganini aveva scritto. Ma introdusse qualcosa che certamente a Paganini, sommo violinista, era ben familiare: un uso generoso del vibrato, risorsa di cui lei disponeva in modo naturale e prodigioso.

     

    dralig

  12. Lo spero vivamente anche io..ma purtroppo sono convinto che la mia resterà sempre una speranza e mai diverrà realtà.

     

    Attenti giovani, qui non avete che fare con persone in attesa di essere catechizzate. Fino al punto in cui manifestate positivamente la vostra ammirazione per un artista, siete nel giusto. Quindi, ben vengano le vostre espressioni di plauso per il chitarrista che amate. Da lì in poi, ogni parola in più è fuori luogo. Prendete in considerazione il fatto che è perfettamente possibile elogiare qualcuno senza essere obbligati a biasimare qualcun altro: basta dire di un artista "è bravo", e non occorre soggiungere "non è come uno di quelli che non sono bravi, cioè tutti gli altri, o quasi", perché, vi ripeto, qui non vi trovate tra persone che, per formarsi un giudizio sul valore di un artista, hanno bisogno di istruzioni né, tanto meno, che possono accodarsi alla vostra generalizzata sfiducia nei confronti degli artisti che non vi piacciono.

     

    dralig

  13. Però, nella pagina conclusiva del suo Metodo pubblicato a Parigi nel 1839, Sor non resistette alla meschina tentazione di pubblicare un confronto tra una Variazione sul famoso tema de La Sentinelle (inclusa in una composizione da camera di Hummel), scritta da Giuliani, e la sua versione - confronto accompagnato da un acido commento.

    dralig

     

    Hai ragione e la scelta di quella pagina miserella (un solo chitarristico in un pezzo collettivo di circostanza) è davvero ingenerosa nei confronti di Giuliani. Comunque è noto che ognuno tira l'acqua al suo mulino.

    Per chi volesse andare un pochino oltre al " preferisco" o al "mia piace/ non mi piace" suggerirei un'accurato confronto tra le Variazioni op.3 di Sor e le Variazioni op.112 di Giuliani nei quali i due autori trattano lo stesso tema.

    http://www.kb.dk/elib/noder/rischel/RiBS0353.pdf

     

    http://www.kb.dk/elib/noder/rischel/RiBS0686.pdf

     

     

    La cosa non finì lì, perché, non pago delle sue variazioni op. 3, Sor volle riprendere lo stesso tema, e nella "Quatrième Fantaisie" op. 12 (guardacaso! Giuliani: op. 112) ci tornò sopra, sviluppando altre sette variazioni. E, anche se è antipatico, bisogna ammettere che ci sa fare. Non sono mai riuscito a identificare questo tema. Sai da dove viene?

     

    dralig

  14. mi piacerebbe saperne di più su quanto Giuliani e Sor si conoscessero.....

     

    Non risulta che si siano conosciuti di persona. Però, nella pagina conclusiva del suo Metodo pubblicato a Parigi nel 1839, Sor non resistette alla meschina tentazione di pubblicare un confronto tra una Variazione sul famoso tema de La Sentinelle (inclusa in una composizione da camera di Hummel), scritta da Giuliani, e la sua versione - confronto accompagnato da un acido commento.

    Insomma, Sor si sentiva il primo della classe, ed evidentemente mal sopportava la presenza di Giuliani (che peraltro, nel momento in cui Sor pubblicava il suo metodo, era già morto).

     

    Lo si può dire: Sor era antipatico.

     

    dralig

  15. Qualcuno ha una trascrizione per pianoforte (o per strumento a tastiera) di questo studio?

     

    Mi è venuta l'idea di usarlo sabato al mio culto di matrimonio perchè me lo stavo suonando in testa in un' esecuzione organistica e rendeva molto bene.

    Essendo però l'organista di sabato un mio amico pianista, la pedaliera resterebbe inevitabilmente a riposo.

     

    Insomma, se qualcuno mi evita il lavoro di trascrizione mi farebbe un favore.

     

    :)

     

    Non occorre trascriverlo, un bravo organista è in grado di realizzarlo a vista per il suo strumento, trasportando in alcuni punti la parte inferiore al basso (pedaliera) e rinforzando spesso l'armonia con le parti "mancanti": è un lavoro che qualunque organista di buon mestiere fa quasi automaticamente.

     

    dralig

     

    Eh ma il mio organista è un pianista/pastore uso a suonare gli inni all'organo...con i piedi ci cammina...io comunque gli metto lo spartito davanti mezz'ora prima...così si agita un po'...

     

    Capito. Allora, ad evitare che la cerimonia venga funestata da eventi sonori infausti, proceda così: sopra la pedaliera dell'organo, collochi un secchio, e vi costringa le estremità inferiori del Suo pianista, che in tal modo non potrà più pedalare. Indi, gli dia istruzione di suonare la parte inferiore dello studio due ottave sotto quello che legge (lui non sa che la chitarra traspone, quindi un'ottava serve per annullare la trasposizione e l'altra per abbassare effettivamente la parte), e lasci le altre due voci dove sono (lui le suonerà un'ottava sopra il registro chitarristico, e staranno bene). Benché un po' magro, il risultato sarà comunque piacevole, e servirà perfettamente alla bisogna.

     

    dralig

  16. Qualcuno ha una trascrizione per pianoforte (o per strumento a tastiera) di questo studio?

     

    Mi è venuta l'idea di usarlo sabato al mio culto di matrimonio perchè me lo stavo suonando in testa in un' esecuzione organistica e rendeva molto bene.

    Essendo però l'organista di sabato un mio amico pianista, la pedaliera resterebbe inevitabilmente a riposo.

     

    Insomma, se qualcuno mi evita il lavoro di trascrizione mi farebbe un favore.

     

    :)

     

    Non occorre trascriverlo, un bravo organista è in grado di realizzarlo a vista per il suo strumento, trasportando in alcuni punti la parte inferiore al basso (pedaliera) e rinforzando spesso l'armonia con le parti "mancanti": è un lavoro che qualunque organista di buon mestiere fa quasi automaticamente.

     

    dralig

  17. ..........d'accordo, probabilmente la ripetitività di Giuliani deriva dalle sue molte opere (in misura molto maggiore rispetto alle sue idee musicali), spesso forse dettate dalla necessità di sopravvivere....purtroppo non conosco la sua vita in modo dettagliato

     

    Era un uomo dalla vita allegra, spensierata, con le mani bucate, che tanti ne guadagnava e altrettanti ne spendeva, e che aveva quindi bisogno sempre di nuove entrate. Quando Vienna lo espulse (1819) tornò in Italia, e dalle poche lettere sue che abbiamo, possiamo constatare che la sua prima preoccupazione era la scarsità di fondi. A quell'epoca, vendere la propria musica agli editori era una risorsa primaria per i compositori e per gli autori di metodi, e in base a questa realtà si deve valutare la tendenza di Giuliani (ma ancor più di Carulli e altri) a ripetersi e a prendere a prestito, sia da se stessi che, talvolta, anche dagli altri. Ci sono intere sezioni di brani che possiamo trovare identiche in Carulli e in Giuliani, e non sappiamo chi le abbia scritte, forse nessuno dei due...

     

    dralig

  18. premetto che amo profondamente Giuliani, ma vi segnalo questo interessante articolo sulla "autosimilarità"della musica di Giuliani...che ne pensate??????

     

    http://philiphii.com/articles/eroica.html

     

    Penso che si tratti di uno dei molti scritti in cui un'analisi musicale superficialissima si sviluppa in assenza di una prospettiva storica. Non serve a nulla isolare passaggi tratti da diverse opere di Giuliani e constatarne l'identità, senza avere conoscenza della situazione storica, sociale, professionale, in cui il compositore operava. Scopriremo per questi "analisti" che, non singole transizioni secondarie, ma intere ouvertures vengono adoperate da Rossini per opere diverse? Che Bach ha preso a prestito da se stesso Preludi, Fughe, etc.?

     

    dralig

  19. pensavo avesse già capito...posso dirle che è venuto da noi a cittadella per un masterclass...

    infatti da quello che so non si usa quasi nemmeno più la mandola contralto, e trovo anche io migliore l'uso della chitarra rispetto al mandoloncello che a differenza ha un suono molto nasale...

    quando lo pubblicherà il brano x mand.-chit?

     

    Ho capito, grazie. La Sonatina-Lied (che poi non è mica tanto Sonatina, dura 20 minuti ed è una Sonata in piena regola) è ora nelle mani dei suoi committenti, il duo germanico Ahlert-Schwab. Ne daranno la prima esecuzione in autunno, dopodiché verrà pubblicata senza ulteriori attese. Suppongo che a fine anno sarà disponibile.

     

    Cordialità.

     

    dralig

  20. mica ho fretta... e da quello che ho capito anche parlando cn lei quella mattina sulla terrazza dell'Alb. dolonne la fretta x quelle cose non deve esistere

     

    No, certo che no. Comporre richiede, tra le altre cose, molta pazienza. Sto cercando di ricordarmi la conversazione di Dolonne, e la persona con cui ho conversato, ma non riesco a mettere a fuoco nulla. Se vuole, può aiutarmi. Il fatto è che in quei giorni ero un po' impensierito per la Sonata per mandolino e chitarra, che avevo lasciata incompiuta venendo appunto a Dolonne, e che poi per fortuna ho felicemente terminato rientrando a casa. Nel frattempo, prendevo appunti mentali sugli strumenti a plettro consultando di continuo un'allieva del mio corso di composizione, che suona in un'orchestra a plettro. E' stata lei a istruirmi sulla mandola-tenore, altrimenti io avrei scritto per mandola-contralto, cioè trattando la mandola come una viola. Ho appreso là della differenza tra quartetto classico (due mandolini mandola contralto, mandoloncello) e quartetto romantico (due mandolini, mandola tenore, chitarra), e ovviamente ho optato per il secondo, un po' perché il mandoloncello mi riesce indigesto, un po' perché il suono più scuro e più elastico - grazie alla chitarra - del quartetto romantico è, al mio orecchio almeno, più interessante.

     

    Grazie per il pro memoria.

     

    dralig

  21. bene spero presto di vederlo e magari suonarlo dato che a volte suono con un orchestra a plettro e quindi posso recuperare qualche mandolinista...

     

    Mentre Lei recupera qualche mandolista, io vedrò di recuperare qualche idea per finire il pezzo. Le probabilità che il Suo recupero si concluda prima del mio sono molto elevate.

     

    dralig

  22. Interessante questo quartetto...può dire qualcosa in proposito di questo nuovo nascituro?

     

    E' un quartetto "a plettro", le cui peculiarità sono: l'impiego della mandola tenore, che è accordata come il mandolino (sol re la mi) ma un'ottava sotto, e che quindi suona pressapoco nello stesso registro della chitarra, e che come la chitarra legge trasponendo all'ottava inferiore; il carattere, determinato in gran parte dalla sonorità degli strumenti a plettro - fatta di suoni brevi e dal timbro chiaro - che a sua volta influisce sullo stile della composizione: da un lato, un suono "liquido" e scorrevole, dall'altro una forte strutturazione, per evitare la forma a flusso, inadatta al quartetto. Dunque, il titolo "I castelli d'acqua", che può anche risultare poetico, ma che è attinente all'essenza del lavoro. Questo il progetto, in buona parte già realizzato. Speriamo in bene...

     

    dralig

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