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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1. Maestro, tutto questo suo lavoro di ricerca è già confluito - o confluirà - in un tomo?

    I suoi interventi destano notevoli spunti di riflessione.

     

    Da parecchi anni, mi sono orientato verso il saggio monografico: "Guitart" ne ha pubblicati alcuni (Castelnuovo-Tedesco, Ponce, Villa-Lobos, etc., ed è imminente la pubblicazione del saggio su Tárrega). E' probabile che, in futuro, io scriva un libro su Segovia, perché l'argomento offre la possibilità di chiarire numerose questioni tuttora aperte sul repertorio. Non è inoltre da escludere che io riscriva anche, a partire dal disco di Segovia, la Suite in La di Ponce, finora pubblicata in modo insoddisfacente e, se riuscirò a recuperarle, alcune opere "segoviane" alla cui definitiva perdita non mi sono ancora rassegnato.

     

    Tutto dipende principalmente da due fattori: le commissioni degli editori e la compatibilità con il mio lavoro di compositore.

     

    Nelle pause del mio lavoro esercito, come vede, una sorta di giornalismo estemporaneo in questo forum, dove cerco di rispondere al bisogno di serietà che la stragrande maggioranza dei giovani chitarristi italiani avverte e manifesta: lo considero un servizio reso ai colleghi che si apprestano a diventare i concertisti, gli insegnanti, i ricercatori di domani.

     

    dralig

  2. Suppongo che a parecchi lettori interessi sapere qualcosa in più sul "Balletto" di Ponce. Scrive Miguel Alcázar, che ha curato l'edizione della "Obra completa para guitarra de Manuel M. Ponce/De acuerdo a los manuscritos originales", a pag. 184 del suo volume (Edizione Conaculta, Messico, 2000): "Anche Il Balletto dev'essere stato scritto nell'ottobre del 1931. Esiste una menzione di entrambe le opere [l'altra è il Preludio] nella corrispondenza con Segovia, in una lettera che dev'essere stata scritta negli ultimi giorni di questo mese o ai primi di novembre, dove [segovia] dice a Ponce: La suite non fu continuata e riumasero solo i due movimenti che Segovia seguitò a suonare fino alla fine dei suoi giorni come Balletto e Allegretto." Fin qui Alcázar, il quale onestamente certifica di non aver trovato, nell'archivio Ponce, il manoscritto del Balletto, mentre il testo del Preludio è stato fortunatamente desunto dalla versione per chitarra e clavicembalo, scritta cinque anni dopo, cioè nel 1936, quale dono di nozze per Segovia e la pianista Paquita Madriguera. Segovia non pubblicò mai alcuna edizione sua, né di questo pseudo-Weiss, né dell'altro, ben più ampio, della Suite in La. Il testo pubblicato da Alcázar è dunque desunto dalla registrazione di Segovia ma, ovviamente, egli restituisce la paternità dell'opera al suo vero autore, non senza denunciare sommessamente la speculazione imbastita sul disco segoviano: "habiendo aparecido ediciones posteriores de ambas piezas". Come dire: la bugia è stata ripetuta da altri bugiardi.

    Il musicologo messicano, al momento della pubblicazione del suo volume, non poteva sapere che il manoscritto originale di Ponce invece esiste. L'ho trovato io, l'anno seguente, e precisamente l'8 maggio 2001, nelle carte dell'archivio di Andrés Segovia, custodite presso la Fondazione Segovia di Linares, Spagna. Innanzitutto, il pezzo non s'intitola "Balletto", ma "Air de Dance", è redatto su due fogli di quaderno di musica formato orizzontale, nella chiarissima e inequivocabile grafia di Manuel Ponce. Ho doverosamente fatto pervenire agli attuali curatori dell'archivio Ponce una copia del manoscritto, ricevuto con soddisfazione.

    Angelo Gilardino

  3.  

     

    hahaha Gilardino ti scotta ancora?

     

    A me, non scotta proprio niente. La faccia che scotta, in queste belle faccende, non è la mia: a me, nessuno può e potrà dire che ho pubblicato dei falsi.

     

     

     

    Il buon Gangi tiro' la suite giu' ad orecchio da un disco di Segovia, ma credo che sia Gangi, forse meno Segovia, erano vittime di un piccolo gioco non certo nuovo al mondo della musica (si pensi a Fritz Kreisler ).

     

    Coloro che pubblicarono le musiche di Ponce con il nome di Weiss, e a Weiss associarono il loro nome in veste di curatori di edizioni fasulle, erano delle vittime. Certificate al carbonio. Ponce chi era? Il loro carnefice?

     

     

     

    Comunque provate a farvi sovvenzionare da qualche biblioteca o centro culturale vi forniranno accesso ad archivi e biblioteche e poi portateci i risultati

     

     

    "Portateci"? A chi? Siete, "voi", i membri di una corte di giustizia? E perché "i risultati" dovrebbero essere portati a "voi"? Detenete, Lei e i Suoi compari, qualche potere al quale gli studiosi devono sottoporre i risultati delle loro ricerche? E se bastasse invece indurvi a scrivere due messaggi in un forum per far "risultare", senza ombra di dubbio, a qualche migliaia di lettori, quali sono le "vostre" patenti?

     

     

     

    Se Gangi-Carfagna_bérben nel 1971 sbagliarono nell'attribuizione di alcuni brani questo sarà per me lieto sollazzo e nei prossimi concerti avrò cura di raccontare l'aneddoto al gentil pubblico

     

     

     

    Chiarimento provvidenziale, per la musicologia del pianeta. In questo forum, intanto, anche in mancanza del Suo aneddoto, non ci sarà un cane disposto a credere che il Balletto sia di Weiss, come certifica l'edizione Gangi-Bèrben, e non di Ponce, come i manoscritti dell'archivio Ponce - che io ho - dimostrano. Per non parlare delle attribuzioni dell'edizione Gangi-Carfagna delle opere di Tárrega, la cui attendibilità è difesa solo da "voi". Questo pubblico è poco gentile: i falsi non li digerisce e non li apprezza. E le facce che scottano non sono quelle dei lettori.

     

    dralig

  4.  

     

    hahaha Gilardino ti scotta ancora?

    Ma no dai se nessuno ti sovvenziona 100 dollari di esame al carbonio (in fondo non ce ne è bisogno) vai alle fonti gira per le biblioteche gli archivi o le collezioni private europee, documentati come fanno i storiografi

     

     

    Damiano Mercuri

     

    Lo ammetto, io di documentarmi come fanno "i storiografi" ai quali Lei si riferisce proprio non sono capace. Quelli alla cui categoria io appartengo, infatti, prima di avventurarsi per biblioteche, archivi e collezioni private imparano a leggere e scrivere.

     

    dralig

  5. Perdonate se torno in argomento.

    Cosa vuol dire, a livello pratico, interiorizzare il brano?

    Se ho ben capito, questo processo necessita della memorizzazione dello spartito scritto in testa.

    Dunque, invece di leggere "fisicamente" sul foglio di carta, noi andiamo a pescare nella memoria...una sorta di fotografia?

    La conquista di questa capacità presuppone anni e anni di esperienza, oppure è alla portata anche dei neofiti/principianti?

     

    Memoria auditiva: serve per fissare tutti i parametri specifici del discorso musicale (ritmo, melodia, armonia, contrappunto, timbrica, articolazioni, dinamiche, agogica, espressione) in modo che, anche senza suonare o ascoltare un brano, chi l'ha imparato sia in grado di eseguirlo mentalmente.

     

    Memoria digitale: serve per fissare l'immagine mentale dei movimenti da compiere per eseguire materialmente un brano su uno strumento; si può limitare alla diteggiatura o estendere all'intera sfera corporea.

     

    Memoria visiva: serve per fissare l'immagine mentale del testo musicale rappresentato nella notazione, sia essa stampata o manoscritta; comprende anche l'impaginazione, le voltate e, in una memoria sviluppata qual era quella di Toscanini, anche le macchie sparse sulla pagina.

     

    Memoria associativa: agisce parallelamente alle suddette memorie, affiancando al percorso musicale e visivo-grafico una sequenza di immagini provenienti dal cosiddetto "vissuto" dell'esecutore, il quale, con una funzione cerebrale di cui non si conosce ancora esattamente il meccanismo, fa scorrere insieme alla musica che suona anche una sequenza di immagini-situazioni del tutto personali.

     

    Tutti questi tipi di memoria - che agiscono sinergicamente nel risultato finale, che è la memorizzazione tenace - possono e devono essere coltivati con esercizi specifici, da iniziare prestissimo. Si sviluppano all'infinito, in proporzione diversa per ogni persona. Regola: per assicurare la "tenuta", è indispensabile l'apporto della memorizzazione auditiva, preferibilmente in concorso con quella visiva. Se un esecutore non sa suonare mentalmente un brano e non "vede" la pagina di musica scritta senza stare davanti al leggiom, e si affida alla memoria digitale, attraverso la mera ripetizione, si riserva dei gran brutti momenti in pubblico.

     

    dralig

  6. Verità a scoppio ritardato, Brignolo. Per non parlare poi del fatto che Segovia ed altri "diffondevano" Ponce per Weiss (la colpa fu sicuramente dell'imberbe Gangi) e Gavotte di Scarlatti apocrife.

     

     

    Diciamola pure, questa verità. Segovia registrò la Suite in La di Manuel M. Ponce, attribuendola a Silvius Leopold Weiss, nel 1937: a quell'epoca Mario Gangi era imberbe, ma non fu allora che pubblicò il "Balletto" di Ponce attribuendolo a Silvius Leopold Weiss. Quando lo fece, si radeva da molti anni. Uno sbaglio, accreditato dalla mistificazione di Segovia? Passi, ma da allora la mistificazione è stata abbondantemente smontata e il tempo di ritirare dal commercio un'edizione fasulla - riconoscendo il proprio errore - c'è stato: invece, l'edizione è tuttora presente nel catalogo Bèrben, come niente fosse, avallata dal nome del trascrittore, che non è mai tornato sui proprii passi.

     

     

     

     

     

    "Sons de carillhoes" veniva dato per Villa-Lobos,

     

     

    Si, al mercato delle pulci. Che Villa-Lobos potesse aver scritto quella pinzallacchera, lo credettero solo alcuni chitarristi con evidenti problemi di IQ.

     

    Respighi aveva confuso il liuto con la chitarra....

     

    In quale senso, scusi? In quale affermazione respighiana è riscontrabile il fatto che egli non distinguesse i due strumenti? Respighi veniva - musicologicamente parlando - dai magnanimi lombi di Torchi, musicista e musicologo che scambiava regolarmente corrispondenza con Oscar Chilesotti, ed è verosimilmente sulle trascrizioni in notazione mensurale del predetto delle antiche intavolature che il compositore basò le sue realizzazioni per orchestra da camera intitolate "Antiche arie e danze per liuto". Come doveva intitolarle "Antiche arie e danze per liuto, con qualche brano originariamente scritto per chitarra"?

     

     

     

    Il tutto fregandosene della musicologia, ma privilegiando il repertorio e la diffusione.

     

    Bel privilegio, per il repertorio, la mescolanza delle opere di un autore con il nome di un altro. Quanto alla diffusione, non c'è dubbio che abbia avuto luogo: quella delle panzane.

     

     

    Nessuno disse niente, anzi...

     

     

     

    Falso. Nel 1959, un imberbe chitarrista, che prendeva lezioni da Benvenuto Terzi, disse chiaro e tondo al maestro che la Suite in La di "Weiss" (pubblicata nel 1951 dalle Edizioni Bèrben a cura di Miguel Ablóniz) non poteva essere opera di un autore del tardo Barocco, e che si trattava di un falso: lo disse senza avallo di documenti e senza potersi appoggiare a nessuna indagine musicologica. Terzi, che era amico di Segovia e che da questi era stato informato (riservatissimamente, si capisce!) sulla vera paternità della Suite, preso alla sprovvista, ammise la verità, e rivelò all'allievo il nome dell'autore della Suite. L'imberbe chitarrista, anche se allora, diversamente da oggi, non era "pesantemente sponsorizzato" dalle riviste "di nicchia", non accolse il suggerimento del maestro, di stare zitto per evitare fastidi, e fu dalla sua piccola, modesta, disarmata ribellione che ebbe inizio il processo che avrebbe portato alla riattribuzione della Suite a colui che l'aveva scritta: Manuel Ponce. Infatti, i pochi che già sapevano la verità non parlavano, per non mettersi in cattiva luce presso Segovia. L'imberbe e inerme studente parlò, e incominciò a pagare di persona il suo essersi fatto individuare come "nemico di Segovia".

    Certe scelte - quella di stare dalla parte della verità o della menzogna - non si fanno da un certo momento in poi: il meccanismo che le genera è scritto nel Dna, diversamente il parlare e il tacere obbediranno sempre al criterio dell'opportunità.

     

     

    Mi sembra infatti che ben poco ve ne importi della "musicologia" (quale, poi!),

     

     

    Non certo la Sua.

     

     

    dralig

  7. Ancora si tira fuori questa storia? Non c'è ragione che tenga.

    Le lodi reciproche sono all'ordine del giorno, i "postulati della nuova musicologia"... quaranta anni or sono, quando uno sforzo simile era unico ed inimmaginabile.

    Pesle, Fernando, Zigante, Gilardino... e la crociata continua!

     

    Egregio gasgas, se non vuole che "queste storie" vengano "tirate fuori", le lasci dormire dove sono, caritatevolmente sepolte: è stato Lei a riportarle in luce, insinuando che fosse in atto una congiura del silenzio sulla mirabile edizione Gangi-Carfagna delle opere di Tárrega. Stare zitti per carità è un conto, essere accusati di stare zitti per evitare di glorificare una siffatta perla di edizione è un altro conto. I postulati della nuova musicologia sono, almeno a questo livello, abbastanza semplici: non occuparsi della pubblicazione di musiche che non si conoscono a fondo, e se per disgrazia è capitato di farlo, non aspettarsi e non pretendere, quarant'anni dopo, che chi lo ha fatto venga celebrato in occasione del cententario della morte del malcapitato autore: questo è troppo, e per porvi fine l'unica crociata che occorre è quella del buon senso.

    dralig

  8. Ancora!! Non è più semplice riconoscere il proprio errore, che difenderlo a tutti i costi? Per poi dare dell'arrogante e pedante a chi puntualmente corregge le inesattezze scritte? Trovo che sia veramente paradossale....

    Io ringrazio il Maestro Zigante e spero continui.

     

    Ci può contare, e non sarà solo: il suo metodo di lavoro è infatti quello adottato da tutti gli studiosi di questo mondo.

    D'altronde, la logica messa in campo dal signor Mercurio è chiara e inequivocabile: 1) quello che i curatori dell'edizione Bèrben delle opere di Tárrega hanno attribuito a Tárrega è autentico, e non ha bisogno di essere dimostrato; 2) dimostrare che invece l'edizione suddetta contiene grossolani errori di attribuzione non è possibile, se non adducendo le prove documentali a base di analisi al carbonio 14: un divertimento di una Fuga di Bach diventa un Preludio di Tárrega perché come tale l'hanno pubblicato Gangi e Carfagna, e tale rimarrà "a tutti gli effetti" a meno che un'analisi chimica (fatta su quali documenti?) non dimostri che è di Bach e non di Tárrega, come se non esistessero edizioni scientifiche dell'opera di Bach; 3) riaffermare le vere paternità dei pezzi in questione, smontando le attribuzioni fasulle, non è una corretta operazione musicologica, ma una denigrazione dell'operato di Gangi e Carfagna; 4) la difesa della verità non è un dovere del musicologo, ma espressione della sua arroganza.

     

    Questi - come ognuno può constatare leggendo i messaggi, nella loro inequivocabile chiarezza - sono i postulati su cui si fonda la nuova musicologia. La stessa che mantiene tuttora in circolazione il "Balletto" di "Silvius Leopold Weiss" (edizione Bèrben a cura di Mario Gangi), la cui pubblicazione è stata diligentemente preparata consultando le fonti originali accreditate dalla prova del carbonio.

     

    dralig

  9. In altre parole, mi ha chiesto di "raccontare" la chitarra ai pianisti e ai direttori d'orchestra, ai compratori di biglietti di concerti di musica classica che, da quando Segovia è mancato, di chitarristi non vedono nemmeno l'ombra, e di rivelare loro nomi, opere e gesta dei maestri della composizione chitarristica.

     

     

    lodevole iniziativa Maestro.

    Tempo fa sentii un noto direttore d'orchestra sconsigliare un padre che voleva iscrivere la figlia in conservatorio ad un corso di chitarra. Gli disse: "Per l'ambizione di suonare cosa: Aranjuez? Perchè non iscriverla ad un corso di oboe, almeno ha possibilità di suonare molta musica da camera, impara un po di pianoforte, avrà la possibilità di suonare in orchestra e la chitarra la suona con gli amici". Certamente la posizione del direttore è scandalosa. Ma avrà tutti i torti? Ad esempio lei si immagine se tale fanciulla venisse formata all'indirizzo di certe "scuole"?

    E' iun problema serio.

    Complimenti comunque.

    Comprende anche il 900?

     

    E' una panoramica sul repertorio della chitarra, escludendo - 210 pagine sono relativamente poche - la chitarra barocca, quindi la selezione è fondata sul Novecento, ma include i maggiori chitarristi-compositori dell'Ottocento. Ho tuttavia aggiunto anche alcuni autori - pochissimi, da Bach ad Albéniz - che non scrissero per chitarra, ma che ricorrono abitualmente, e con qualche buon motivo, nel repertorio dei chitarristi. Non ho puntato sulla forza della selezione - anche se l'ho operata con tutto il senno di cui dispongo - ma piuttosto sullo stile, cercando di infondere alle pagine un taglio narrativo scorrevole - e magari a tratti anche attraente: ma ci sarò riuscito? - senza mai perdere di vista l'obbligo dell'aderenza alla realtà storica.

     

    No, il direttore che ha dato quel consiglio non ha torto, anzi ha perfettamente ragione, ma mi fermo lì, perché la discussione diventerebbe troppo ampia e complessa. Comunque, andava fatta prima: è ormai chiaro che il governo intende chiudere i conservatori, chitarra e oboe faranno la stessa fine.

     

    dralig

  10. Salve a tutti,

     

    è già da un pò di tempo che studio brani come Gran Sonata Eroica op.150 di Giuliani e Variationen uber anatolisches Volkslied di Domeniconi, purtroppo però non riesco a fissarli nella memoria.

    Penso che eseguire a memoria qualunque brano sia fondamentale per evitare qualsiasi problema durante una registrazione o anche dinanzi ad un pubblico.

     

    Conoscete qualche espediente per risolvere questo problema? O l'esecuzione a memoria è frutto di una più che assidua interpretazione del brano?

     

    Vi ringrazio!

     

    Se non è in grado di immaginare - senza chitarra - tutto un brano, compresa la sua diteggiatura, non si azzardi a suonarlo in pubblico a memoria. Solo se possiede un'immagine mentale chiara e completa della musica può dire di averla memorizzata, altrimenti ha memorizzato i gesti meccanici da compiere durante l'esecuzione, e questi costituiscono un livello di memoria molto labile, tale da svanire se appena cambiano le circostanze e se, come è normale prima di un concerto, sale l'adrenalina.

     

    dralig

  11. Si faccia gli affari Suoi, che ai miei - compresi i titoli dei miei libri - ci penso io.

     

    dralig

     

    gli amministratori mi hanno redarguito per meno... non capisco perchè questo forum continua ad essere usato per scaramucce tra il Maestro Gilardino e il signor Fabbri!

     

    Evidentemente, nel caso del maestro Gilardino, perché le sue risposte al signor Fabbri sono una parte minima del suo lavoro a favore di questo forum, nel quale ha scritto e scrive ben altro che il messaggio da Lei citato.

     

    dralig

  12. Fantastico. Quando verrà tradotto in inglese/tedesco???

     

    Ci sono anche segni di speranza, talvolta: un 18 anni fa in Germania un mio collega è stato chiesto di fare il solista "nel concerto per chitarra e orchestra". Niente specificazioni, di che concerto si trattasse. Lui propose poi la "Fantasia para un gentilhombre" e il direttore dell'orchestra (di prima categoria al livello di stipendio, anche se non ai vertici delle grandi orchestre tedesche) cadde dalle nuvole a sapere che ce ne fosse un secondo concerto.

     

    Due settimane fa, invece, in Svizzera, suonacchiai l'incipit della chitarra dal primo concerto di Giuliani e, attraverso la porta socchiusa, entrai un mio collega violinista: "Che bello il concerto di Giuliani. Che ne dici della versione per quartetto d'archi e chitarra?".

     

    Esperienza personale, ovviamente, ma qualcosa potrebbe cambiare, voglio sperare, prima che la musica classica arrivi al punto di non essere più interessante al livello economico e di conseguenza sparendo del tutto, trascinando con se anche la chitarra classica.

     

    Neuland

     

    Ciao Neuland, quando un autore scrive un libro, spera ovviamente che venga tradotto in tutte le lingue. Dipende da tanti fattori...Per il momento, io sono soddisfatto di essere riuscito a forgiare un testo di (presumibile) utilità musicale avendo in mente, quale lettore ideale, non un allievo di chitarra del conservatorio, o un concertista di chitarra, o il frequentatore di un forum di chitarra - categorie per le quali ho fin qui scritto -, ma il maestro concertatore e direttore d'orchestra, il cantante di lieder, il pianista ripassatore di spartiti, il bibliotecario municipale, il professore di tedesco, l'avvocato, la maestra d'asilo, l'impiegato e l'operaio che, tornando dal lavoro, riescono a trovare, nella loro intimità domestica, un'alternativa allo sciamano digitale terrestre. Scrivendo, ho pensato a "I giusti" di Borges, immaginando che, alle figure evocate dal grande poeta come quelle di coloro che salvano il mondo, se ne potesse aggiungere un'altra: un uomo che si dimentica del suo lavoro di oggi e non pensa ancora a quello di domani e che, nella sua dimenticanza dell'oggi e del domani, ascolta un Preludio di Villa-Lobos o la Mazurka di Ponce.

     

    dralig

  13. Complimenti Maestro è praticamente lo stesso tipo di libro che il sottoscritto, Carlo Carfagna e Michele Greci abbiamo pubblicato per la Carisch nel 2007: "La storia della Chitarra".

     

    Un manuale (nel vero senso della parola per dimensioni) ricco di materiale iconografico che si rivolge con semplicità a tutti gli amatori dello strumento.

     

    Nulla di nuovo sotto al cielo :)

     

    Dal momento che Carisch è una multinazionale sono in via di realizzazione anche le versioni spagnole, francesi e tedesche del libro.

     

    Roberto Fabbri

     

    Maestro, qualunque tipo di libro Lei e io possiamo o potremo avere scritto, non hanno e non avranno mai nulla, assolutamente nulla in comune.

     

    ag

    questo e' certo grazie a Dio, quindi dovra' trovare un titolo differente! :)

     

    Si faccia gli affari Suoi, ché ai miei - compresi i titoli dei miei libri - ci penso io.

     

    dralig

  14. Complimenti Maestro è praticamente lo stesso tipo di libro che il sottoscritto, Carlo Carfagna e Michele Greci abbiamo pubblicato per la Carisch nel 2007: "La storia della Chitarra".

     

    Un manuale (nel vero senso della parola per dimensioni) ricco di materiale iconografico che si rivolge con semplicità a tutti gli amatori dello strumento.

     

    Nulla di nuovo sotto al cielo :)

     

    Dal momento che Carisch è una multinazionale sono in via di realizzazione anche le versioni spagnole, francesi e tedesche del libro.

     

    Roberto Fabbri

     

    Maestro, quali che siano i libri che Lei e io possiamo aver scritto o potremo scrivere, non hanno e non avranno mai nulla, assolutamente nulla in comune.

     

    ag

  15. Che cosa ne sa il pubblico musicale - quello che assiste ai concerti di musica classica, che ascolta i CD e le varie registrazioni, che magari legge qualche rivista musicale per appassionati - della chitarra? Che cosa ne sanno, del "nostro strumento", i musicisti stessi - quelli che suonano nelle orchestre, i cantanti, i direttori, i pianisti, i direttori artistici delle istituzioni musicali, i programmatori delle trasmissioni, i giornalisti che scrivono di musica? Se domandate a qualcuno degli esponenti di una delle suddette categorie chi è Chopin o Debussy, vi rivolgerà uno sguardo interrogativo, come per chiedervi quale senso abbia una domanda tanto ovvia e banale. Ma se gli domandate chi era Giulio Regondi, cadrà dalle nuvole.

     

    L'idea che questo pubblico, percentualmente modesto a petto di quello che ascolta gli altri generi di musica, ma immenso se paragonato a quello dei concerti di chitarra, possa essere raggiunto da un messaggio informativo sull'esistenza di un repertorio ampio e meritevole di essere conosciuto, qual è quello della chitarra, non è stata mia: fino a quattro mesi fa, io avevo scritto solo testi storici, saggi, articoli, etc., destinati a coloro che, della chitarra, erano già ben consci, e quindi avevo scritto in una forma che dava per scontate certe conoscenze di base: per essere chiaro con un esempio, ho spiegato le caratteristiche specifiche della musica di Napoléon Coste - e di cento altri autori - a chi sapeva benissimo chi fosse stato il compositore dei "25 Studi op. 38".

     

    La direzione di una casa editrice milanese - Curci - mi ha invece proposto di scrivere un libro sulla musica per chitarra destinato a coloro che amano la musica classica, che magari sono anche musicisti, ma che, di chitarra, sanno poco o nulla. In altre parole, mi ha chiesto di "raccontare" la chitarra ai pianisti e ai direttori d'orchestra, ai compratori di biglietti di concerti di musica classica che, da quando Segovia è mancato, di chitarristi non vedono nemmeno l'ombra, e di rivelare loro nomi, opere e gesta dei maestri della composizione chitarristica. L'idea dell'editore è quella di fare in modo che, alla domanda: "Chi era Fernando Sor?" possa rispondere non soltanto il maestro o lo studente di chitarra (e non è detto che sappia dire molto, oltre al fatto che era un chitarrista-compositore dell'Ottocento), ma anche l'architetto che ha in discoteca i Concerti Brandeburghesi , i Concerti di Vivaldi, le Sinfonie di Mozart e di Beethoven e magari i Quartetti di Bartók o il maestro di pianoforte che sa a memoria l'opera omnia di Chopin, ma che non ha mai sentito menzionare Dionisio Aguado. Ovviamente, a tale consapevolezza corrisponderebbe anche un vigoroso aumento degli ascoltatori dei concerti e dei dischi di chitarra, non destroungulati e non reduci dal recente festival di chitarra di San Martino di Castrozza - anche se a nessuno di questi campioni sarà vietato di acquistare il libro, e magari anche di leggerlo.

     

    Dopo aver molto dubitato delle mie capacità di scrivere in uno stile che risultasse accettabile, e magari stimolante, per così diverse e differenti categorie di lettori "musicali", aventi in comune soltanto la loro beata - e non certo colpevole - ignoranza della chitarra, e dopo aver abbozzato e discusso con la direzione editoriale in questione alcune "prove di scrittura", mi sono convinto e anzi animato, e ho scritto il libro, attenendomi alle prescrizioni del committente: 210 pagine di testo, alle quali si aggiungeranno l'iconografia e le soglie. Il volume è in corso di impaginazione e verrà pubblicato tra qualche settimana, con una prefazione di Emilia de Segovia, la vedova di Andrés Segovia.

     

    Comunico tutto ciò ai colleghi, agli studenti e ai lettori di questo forum riferendomi ai recenti accenni all' "isolamento della chitarra"...

     

    Angelo Gilardino

  16. La mattina del 15 dicembre 1909, cent'anni e un giorno fa, spirava a Barcelona Francisco Tárrega.

     

    Alla sua memoria, ho dedicato un saggio biografico intitolato "Il grande maestro povero della chitarra romantica". In questo scritto, che verrà pubblicato nel prossimo numero della rivista "Guitart", ho ricostruito i fatti salienti della sua esistenza confrontando e interrogando le fonti biografiche esistenti e collocando la figura del musicista nel contesto socio-culturale in cui visse. Ho cercato di dare un profilo caratteriale ai personaggi che accompagnarono il suo transito in questo mondo, dal "Cego de la Marina", che fu uno dei suoi primi maestri, alla turbolenta Doña Concha, sua mecenate, dallo stravagante don Gualterio "el inglés" ai suoi devoti alunni.

     

    Questo mio studio non contiene rivelazioni, ma consiste principalmente in una rilettura critica di ciò che sappiamo del maestro valenciano. L'ho scritto soprattutto in funzione didattica e informativa, per aiutare gli studenti a comprendere chi fu Tárrega, che cosa fece, come, dove, quando e, se possibile, anche perché.

     

    A completamento del saggio, "Guitart" pubblicherà anche un CD contenente le splendide registrazioni che, della musica di Tárrega, lasciò Andrés Segovia. Si tratta dei nove brani tarreghiani registrati nel mese di marzo del 1955 a New York. Infine - poiché sono anche, come musicista, un ammiratore di Tárrega - ho fatto includere nel CD la registrazione computerizzata di quattro dei nove pezzi eseguiti da Segovia nella mia versione per chitarra e orchestra da camera, intitolata "Retrato de Francisco Tárrega": insieme al mio lavoro di studioso, ho voluto presentare anche quello di compositore attratto dalla semplice e genuina bellezza del mondo tarreghiano.

     

    Vi ringrazio per la vostra attenzione e vi saluto cordialmente.

     

     

    Angelo Gilardino

  17.  

    Dal momento che Lei ha già espresso pubblicamente il suo orientamento sul libro, affidarLe questo incarico significa da parte della rivista dichiare apertamente che la direzione vuole pubblicare una recensione che abbia un certo orientamento (favorevole o sfavorevole che sia.)

    Affidare poi l'ìncarico attraverso in messagio su un News Group significa dire chiaramente ai lettori: su questa rivista verrà pubblicata una recensione non favorevole.

     

    Al posto Suo, io non acceterei preso dal forte dubbio che l'incarico mi derivi, più che dalla mia autorevolezza in materia e come recensore, dalla mia posizione già pubblicamente espressa, diventando così strumento di una battaglia di parte. Può darsi che Lei non colga questo aspetto oppure che lo viva come un onore.

     

    Caro Frédéric, la rivista in questione - forse tu non hai abbastanza anni sulle spalle per ricordartelo, e allora ti aiuto io - circa 20 anni fa fece recensire il mio Manuale di storia della chitarra - quello che ora, nella stessa collana, è stato sostituito dal libro di Nuti - da Griselda Ponce de Leon, che stroncò il libro - quello stesso libro che Luigi "preferisce" - accusandomi di voler demolire la figura di Segovia e minacciando - testuale - di far brillare i coltelli. Nella sua recensione, tra l'altro, erano stati ampiamente travalicati i confini della critica, e c'erano gli estremi della querela. Prevalse la carità cristiana dell'editore del manuale. Nonostante la fiera opposizione di "Chitarre", il libro ebbe sei o sette ristampe, una seconda edizione, e avrebbe dovuto essere ristampato l'anno scorso, se io non lo avessi ritirato perché lo ritenevo superato nei contenuti: superato dai risultati delle mie stesse ricerche. La risposta alla signora de Leon venne dalla famiglia Segovia e dalla Fondazione intitolata al suo nome, che mi chiamarono al ruolo di direttore artistico.

     

    Auguro all'autore del nuovo manuale, per il futuro del suo libro, una bella recensione, come quella che ricevette a suo tempo il mio.

     

    dralig

     

    ...eccolo....

     

    Grazie.

     

    dralig

  18. Le paventate querele invece mi fanno solamente sorridere, abbiamo un ufficio legale e i nostri collaboratori sono assolutamente tutelati, rimando comunque che legge al concetto di "libertà di critica" ampiamente annunciato in precedenza, invito poi tutti a "smorzare i toni" della discussione: è natale!

     

    Quindi, Fabbri, ride di sé stesso e del suo collaboratore, visto che siete stati solo voi due a tirare in ballo eventuali querele....?

     

    Caro Matteo a tirare fuori per primi la parole "querela" in questo 3d non siamo stati certo noi, ma se vai a pagina 9 di questo lunghissimo post, troverai che questo "primato" va attribuito a dralig...

     

    R. F.

     

    E' vero, maestro Fabbri, ma la verità bisogna dirla tutta, perché la restrizione della verità equivale alla menzogna. Io ho ricordato come, in passato, la "Sua" rivista (uso il possessivo secondo la logica che promana dai Suoi scritti) avesse pubblicato una "recensione" sul mio "Manuale di storia della chitarra" nella quale figuravano apprezzamenti del tutto estranei all'esercizio del diritto di critica, e come tali passibili di querela. Lei stesso ha preso le distanze da quello scritto - precisando che apparteneva alla "preistoria" della "Sua" rivista, la cui linea di condotta è poi cambiata da quando il servizio di recensioni è passato sotto il Suo controllo.

     

    L'episodio è stato da me ricordato per argomentare come, agli effetti del successo di un libro di storia della chitarra classica, una recensione negativa di "Chitarre" non abbia contato assolutamente nulla, nonostante la sua ferocia: anzi, come sempre avviene, l'aggressione da parte delle persone accecate dall'invidia si tramuta invariabilmente in acquisto di stima per chi è aggredito. L'idea che io possa aver ventilato una minaccia di querela ora è insensata, perché io non sono l'autore del libro di cui si tratta, e perché il suo autore non ha bisogno della mia tutela, né culturale né, tanto meno, legale.

     

    dralig

  19. Maestro la ringrazio molto per le Sue risposte, esaurienti e ricche di informazioni difficilmente (almeno per me) reperibili.

     

    Un piccolo off-topic: sotto le guide del M° Cafagna ho terminato da poco lo studio dell' Estudio sin luz del maestro spagnolo; mi accingo allo studio della su citata Oracion. Ha da fornirci (credo che non sia il solo interessato) alcune informazioni storiche sulla scrittura di questo brano?

     

    Sperando di non abusare della Sua disponibilità, La ringrazio nuovamente Maestro.

     

    Sarà disponibile, nel giro di qualche mese, la biografia ufficiale di Segovia, scritta dal suo amico Alberto López Poveda di Linares. Verrà pubblicata a cura del dipartimento di storia della musica dell'Università di Jaén. A Poveda, Segovia consegnò una grande quantità di materiale, incoraggiando il suo progetto di diventare, un giorno, il suo biografo. Gli diede quindi, in moltissime occasioni, lettere, programmi da concerto, biglietti ferroviari e aerei (così da permettergli di ricostruire gli itinerari dei suoi viaggi), conti degli alberghi, ritagli di giornali, registrazioni, appunti, persino occhiali, pipe e corde usate. Con l'eccezione (rilevante) dei manoscritti musicali - per le cure dei quali aveva in mente un'altra persona, non essendo López Poveda un musicista, ma un funzionario amministrativo - tutto passò nelle mani del biografo linarense, oggi 94enne, che è stato anche il creatore della Fondazione Segovia. A questo archivio, si aggiunse, dopo la morte del maestro, il contenuto del suo studio di Madrid.

     

    Da questo lascito, Poveda ha potuto attingere senza limiti: le informazioni che lui ha avuto sono spesso di primissima mano, e non di rado smentiscono molte notizie o voci comunemente note circa Segovia e la sua vita. E' per questo motivo che io mi trattengo dal dare informazioni che potrebbero, in qualche modo, anticipare i contenuti della biografia. Mi limito solo a correggere le voci più grossolanamente sbagliate - e Dio sa se su Segovia se ne sono accumulate - ma, per ogni altro aspetto, cerco di non invadere il terreno di Poveda, come lui non ha invaso il mio, negli anni in cui mi sono curato delle musiche.

     

    Abbia quindi ancora un po' di pazienza e poi saprà, di Segovia, tutto o quasi. Nel frattempo, impari lo spagnolo...

     

    dralig

  20. Ponce? E' tutto perfettamente coincidente con il paesaggio sonoro segoviano, e lo è al punto che, in certi passaggi, Segovia si appropria non solo del testo del compositore, ma lo modifica per esprimere la sua totale identificazione con il compositore (che vede e tratta come un fratello di sangue).

     

    Parla della citazione di Ponce presente in Oracion di Segovia?

     

    No - anche se il Suo riferimento non mi sembra affatto fuori luogo rispetto al tema: parlo delle "invasioni" creative segoviane nei testi di Ponce, là dove non esiste alcuna necessità di modifiche ai fini dell'eseguibilità o del rendimento sonoro. Sembra che Segovia si sentisse in una sorta di simbiosi creativa con Ponce, e per questo, in certi punti, non si tratteneva dal ridisegnare alcuni profili facendoli corrispondere a quello che aveva in mente lui...

     

    dralig

  21.  

    ...e meno male che ogni tanto dralig parla pure di Gangi......

    ....

     

    Lei Gigi Picardi, così solerte nel segnalare le mie interviste, e così benevolo nel definirle "agiografie", magari dovrebbe pure leggerle, non dico integralmente, ma qua e là. Vedrebbe allora come e qualmente, in quella pubblicata recentissimamente da "Guitart", là dove mi si domanda quale fosse la situazione della chitarra in Italia negli anni Cinquanta, io faccia doverosa, rispettosa e non ipocritamente passeggera menzione della figura del maestro Gangi e della sua dignitosissima autonomia dall'allora imperante dogma segoviano. Magari, potrebbe pure dare un'occhiata ai testi musicali (pubblicati ma, si tranquillizzi, non per il loro valore: la loro pubblicazione è il risultato di una congiura di palazzo ordita a mio favore in quel di Ancona, città notoriamente massonica), dove troverebbe due mie composizioni dedicate rispettivamente al maestro Gangi e al maestro Carfagna: ancorché non più bisognose della loro approvazione - perché ormai facenti parte del repertorio di molti concertisti traviati dalla lettura delle riviste che mi "sponsorizzano" - queste musiche testimoniano i sentimenti del loro autore nel momento in cui le dedicò agli illustri maestri. Quindi, delle due, una: o Lei è un ignorante - nel senso etimologico del termine, cioè nel senso che ignora fatti determinanti ai fini della conoscenza del comportamento delle persone sulle quali sparge poi chiacchiere indegne e insensate - oppure sa, e allora non Le dico chi è, non me la sento.

     

     

     

    Delpriora? Ah, il compositore-chitarrista statunitense presentato nel Manuale di Nuti....

     

    Si, un chitarristucolo che, poveretto lui, si arrabatta come docente tra la Manhattan e la Juilliard. Vuol mettere, co' quelli de Roma?

     

    dralig

  22.  

    Ecco, meno male.

    Iniziavo a domandarmi se qualcuno pensava davvero che Bach (evidentemente in possesso di una De Lorean truccata) avesse copiato da Tárrega.

    A me non pare che Gilardino abbia tempo e voglia di offendere l'edizione Gangi-Carfagna delle opere di Tarrega;

    .

     

    Non mi passa nemmeno per la testa. Io ho reagito - e lo rifarei subito - contro l'insinuazione dell'utente Gasgas, il quale sosteneva che era in atto un qualche intrigo per occultare, in occasione dell'anniversario tarreghiano, il valore dell'edizione Gangi-Carfagna: sulla quale, per decenni, io non ho aperto bocca, pur sapendo di che cosa si trattava fin dalla prima lettura che le diedi, al tempo della sua prima pubblicazione. Tacere, passi. Ma essere accusati - sia pur obliquamente - di voler imbavagliare un'edizione del genere, mi sembra francamente troppo!

     

    Poiché siamo sul tema dei silenzi, ecco che ne rompo un altro: quando, una decina d'anni fa, Ricordi pubblicò le Variazioni di Respighi, il maestro Mario Gangi, in un'intervista rilasciata a "Seicorde", dichiarò che si trattava di una falsa attribuzione. Prima di pubblicare il brano, io avevo sottoposto il manoscritto a ben cinque livelli di autentificazione, tutti superati: mi sarebbe stato facile rispondere annichilendo l'accusa e l'accusatore. Tacqui: non dissi una parola. Lasciai che l'acqua andasse al suo mulino: due settimane dopo, Julian Bream presentava il brano nei suoi concerti in Gran Bretagna, e pochi mesi dopo Mark Delpriora teneva lezioni-conferenza alla Manhattan School of Music sull'opera di Respighi. Da un anno - me ne sono testimoni Filippo Michelangeli e Frédéric Zigante - sto insistendo per ripubblicare, nella collana discografica "I maestri della chitarra", allegata alla rivista "Seicorde", la registrazione di Mario Gangi dello splendido "Concerto dell'Argentarola" di Ennio Porrino - mancano solo alcuni sigilli burocratici, ed è cosa fatta.

     

     

    dralig

  23. Senta Picardi, impari a leggere: "lo stesso" si riferisce inequivocabilmente a ciò che immediatamente lo precede, cioè il "Suo intimo", quella pregevole entità che l'ha indotta, prima ancora di leggere il libro in questione, a insinuare vergognosamente che fosse stato scritto a quattro mani, che anche altri, e non soltanto Nuti, ne fosse l'autore, etc.: nel mio mondo, queste sono nefandezze. Immonde.

     

    Se ho qualcosa da dire al collega e amico Carlo Carfagna, gli scrivo o gli telefono, come ho sempre fatto: non credo che Lei sia il Suo vicario in questo forum, e sono sicuro che, con lui, il dialogo scorrerà sempre sereno, come da quarant'anni a questa parte. Quindi, tra Carfagna e me, Lei è decisamente di troppo.

     

    dralig

     

    Va bene, ho letto male.....reciterò il mea culpa....

    Lungi da me l'essere il Vicario sul forum di Carfagna, che non ne ha certo bisogno....

    Comprendo il suo rancore per le insinuazioni, che non volevano comunque essere tali e che sono state interpretate come nefandezze...

    E comunque non può negare che il libro sia stato scritto se non a 4, almeno a 3 mani, visto che alcuni paragrafi sono stati scritti dal dott. Sorrentino...

    Che poi sia lei l'ispiratore del progetto, visto che ha più volte disconosciuto il suo secondo volume, pubblicato più di venti anni fa, penso che non ci siano dubbi. I suoi ex-allievi saranno stati stimolati da Lei a dare il meglio di se in questa pubblicazione

     

    Rinnovo la stima, pur essendo cosciente che ne riceverò in cambio il suo risentimento, il suo odio e la sua fervida e perpetua disitima....

     

    Cordialmente,

     

    LP

     

    Sorrentino è co-autore del libro, come tale dichiarato nelle soglie: i suoi contributi sono contraddistinti, sicché è perfettamente possibile, nel libro, distinguere quello che ha scritto lui da quello che ha scritto l'autore principale, Gianni Nuti.

     

    L'ispiratore del progetto è il signor Fabio Boccosi, amministratore delegato e proprietario delle Edizioni Musicali Bèrben, che mi aveva da tempo segnalato con urgenza la necessità di ristampare il mio libro. Poiché non mi sentivo eticamente intitolato a scrivere di opere nel cui recupero e nella cui pubblicazione avevo avuto parte, gli ho chiesto di esonerarmi dall'incarico.

     

    Lei ha appena rivendicato, in un Suo messaggio, la Sua indipendenza e l'autonomia del Suo pensiero rispetto a quelle del maestro Carfagna: in ciò ha tutto il mio rispetto, ma la domanda che segue, inevitabilmente, è: come si permette di supporre e di insinuare che il dottor Nuti e il dottor Sorrentino non dispongano, nel loro pensare e nel loro scrivere, della stessa libertà di cui Lei fa professione? Hricevuto, Lei, un diverso battesimo, appartiene a una categoria antropologica diversa dalla loro?

     

    Infine, si, confermo - e lo faccio con sdegno - che, con le Sue cattive insinuazioni, Lei si è guadagnata la mia disistima. Però si fermi lì: io non so che cosa sia l'odio, e non La odio per niente. Lei e io siamo diversi nell'intelletto e nelle viscere, ma sappia che io non odio né Lei né nessun altro. Non ne sono capace.

     

    dralig

  24.  

    Se il sig. Fabbri non comprendere il ruolo di musicologia e di ricerca storica sulla vita e l'opera di persone che avevano lasciato i frutti della loro ispirazione, ed è disposta a prendere in considerazione che un plagio, una volta commesso, può essere difeso dalla presunzione di non colpevolezza delle persone che dovrebbero sapere che cosa stanno parlando, allora posso solo concludere che mi dispiace per lui e per i lettori non informati di questo forum, che accettano di sciocchezze come questa, come se fosse la verità.

     

    Caro Matanya so che parli un pò italiano ma eventualmente ti tradurrà il testo Dralig se non capirai qualcosa.

    .

     

    Si, magari glielo tradurrò in italiano. Impresa non facile, dato l'idioma in cui è scritto l'originale.

     

     

     

    Comunque visto che dralig ha voluto esportare la diatriba su Tarega oltre oceano, sappi che il mio intervento era scaturito dallo sdegno derivante dal fatto che dopo quaranta anni, non si sa per quale recondito motivo, dralig si sia palesato con la sua "offensiva" verso l'opera Tarreghiana di Gangi e Carfagna.

    Perchè non lo ha fatto prima? Mistero...

     

    Nessun mistero: non l'ho fatto prima perché non me ne importava niente. L'ho fatto adesso perché il signor Gasgas -che scrive a difesa dell'edizione Gangi-Carfagna delle opere di Tárrega - ha sollevato (lui, non io) l'argomento, insinuando che era in atto una manovra per occultare i meriti della pregevole edizione in oggetto, nella ricorrenza dell'anniversario tarreghiano.

     

     

    Spero che tu non crederai che i maestri non si fossero accorti del fatto che alcuni preludi non fossero attribuibili a Tarrega.

    Però dal momento che le pubblicazioni spagnole dell'epoca li indicavano come tali, e comunque erano pur sempre delle trascrizioni tarreghiane, hanno deciso (a torto o ragione non è questo il problema) di lasciarle nel corpus delle opere del maestro spagnolo, tutto qui.

     

    Nuova regola musicologica, Matanya: varca l'oceano e impara. Allora: i maestri si erano accorti che certi Preludi non erano attribuibili a Tárrega, ma li hanno ripubblicato come tali - Preludi originali di Tárrega - "dal momento che le edizioni spagnole dell'epoca li indicavano come tali". Il che ci porta a concludere che, secondo Fabbri, la regola della moderna musicologia consiste nel prendere le vecchie edizioni e nel ripubblicarle tal quali, anche se contengono errori sesquipedali e attribuzioni fasulle. E aggiunge: tutto qui. Meno male che non c'è altro.

     

     

    Certo che da questo a demonizzare un intera opera editoriale che da quaranta anni è la più completa che abbiamo in Italia sul maestro Spagnolo...

     

    Meno male che in Italia non disponiamo solo delle edizioni italiane.

     

     

     

    L'opera non aveva velleità storiografiche e il mio intervento voleva sottolineare questo, ma voleva essere, come è del resto, una pubblicazione che racchiudesse tutte le opere tarreghiane.

    Evidentemente però il maestro vercellese (se decidi di trasferirti in Italia da quelle parti attento alle zanzare), non aspettava altro che dare contro ai maestri romani e anche al sottoscritto. Mah!

     

     

    un saluto Roberto Fabbri

     

    Che cosa c'entra la storiografia con la ripubblicazione delle opere di un autore? Chi mai ha parlato di storiografia, riguardo a quest'edizione? DarLe contro? Non occorre: basta farLa parlare.

     

    dralig

  25. Che strano, è la prima volta che vedo qualcuno implorare aiuto oltre oceano.

    Forse che questa è un'occasione veramente ghiotta?

     

    E' anche la prima volta che tenta di leggere un testo in inglese, lingua che evidentemente non conosce. Altrimenti avrebbe capito che, lungi dall'implorare aiuto, il messaggio lo offre: Matanya Ophee, come me, non sa come ci si comporta con le attribuzioni di autorship delle musiche, e io gli segnalo un'"occasione veramente ghiotta" (si, più ghiotta non si potrebbe) per imparare. Non vorrà mica che una lapide musicologica come quella dettata dal Suo illustre committente di recensioni venga letta solo in Italia? Le nostre glorie dobbiamo farle conoscere, non Le pare?

     

    dralig

     

    Non ha proprio nulla da fare per perdere tempo in questa maniera! :twisted: ma come ho già detto da un altra parte la perdono ah! ah! ah!

     

    Grazie, Maestro Fabbri. Ci terrei tanto a sapere da dove ha emesso il Suo decreto di perdono nei miei confronti: sa, io non posseggo nemmeno un'utilitaria, e l'idea che qualcuno, magari mentre viaggiava a bordo sua Mercedes o addirittura del suo aereo personale, tra un festival e l'altro, mi abbia perdonato, mi aiuterebbe a giungere a sera, confortato dalla speranza di poter anch'io, un giorno, raggiungere il successo.

     

    dralig

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