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Angelo Gilardino

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Risposte pubblicato da Angelo Gilardino

  1.  

    Si, è vero, ma non si accasci nello sconforto, scavi nel Suo intimo - lo stesso che Le ha dettato le nefandezze che ha scritto nei Suoi precedenti messaggi - e vedrà che riuscirà a trovare il modo di spiegare questa pesante sponsorizzazione e questo spalleggiamento nei miei riguardi, attribuendoli a qualcosa che non sia il valore intrinseco del mio lavoro: perseveri, ci dev'essere sotto qualche intrigo, qualche manovra, non solo a mio ingiusto favore, ma anche ai danni di qualcun altro. Se non lo scopre, lo inventi - come ha fatto finora - e poi scriva al forum...

     

     

    .....di quali nefandezze parla???

    Nessuno mi detta niente, grazie a Dio penso con la mia testa...

    Se invece si riferisce al suo collega Carfagna......vuoti il sacco!!!

     

    Cordialità

     

    lp

     

    Senta Picardi, impari a leggere: "lo stesso" si riferisce inequivocabilmente a ciò che immediatamente lo precede, cioè il "Suo intimo", quella pregevole entità che l'ha indotta, prima ancora di leggere il libro in questione, a insinuare vergognosamente che fosse stato scritto a quattro mani, che anche altri, e non soltanto Nuti, ne fosse l'autore, etc.: nel mio mondo, queste sono nefandezze. Immonde.

     

    Se ho qualcosa da dire al collega e amico Carlo Carfagna, gli scrivo o gli telefono, come ho sempre fatto: non credo che Lei sia il Suo vicario in questo forum, e sono sicuro che, con lui, il dialogo scorrerà sempre sereno, come da quarant'anni a questa parte. Quindi, tra Carfagna e me, Lei è decisamente di troppo.

     

    dralig

  2.  

    Io mi sentirei - anche se non ho un progetto in tal senso - di scrivere un saggio sull'estetica segoviana per quanto si riferisce allo stile forgiato dal maestro nelle revisioni e nelle trascrizioni.

     

    Mi verrebbe da pensare che la sua ( di Segovia) estetica sia stato il "parametro" nella scelta dei singoli compositori, le musiche dei quali sono state oggetto di trascrizioni del maestro spagnolo. Segovia tuttavia trascrisse Franck, Grieg, Schumann, Debussy, Mozart, Beethoven, Bach, Benda (cito a caso) ecc , compositori la cui estetica musicale in alcuni casi è decisamente differente. La mia domanda è questa: quali sono Maestro, secondo Lei, e sempre che vi siano, i criteri che portarono il maestro spagnolo alla scelta di quel determinato "compositore da trascrivere" (mi si passi l'espressione)? Tutto si risolve nel puro gusto musicale?

     

    Senza abbandonare la mia idea, secondo cui l'argomento può essere trattato in un saggio ma non in un forum, propongo una piccola modifica alla Sua espressione "puro gusto musicale" : direi invece, "puro gesto musicale". L'estetica di Segovia era più di un criterio, ossia si manifestava attraverso una serie di criteri che, di tale estetica, diventavano, i filtri applicativi. I criteri si manifestavano a loro volta in gesti musicali applicati alla chitarra. Quindi, tre livelli: di fondo, un'estetica, ossia un sentimento-concetto del bello; poi, una serie di criteri applicativo-selettivi, esplicabili in termini anche razionali; infine, il gesto musicale-chitarristico, ossia la forma visibile, concreta, dell'estetica e dei suoi criteri.

     

    Segovia era primariamente un artista (le sua prosa e i suoi disegni ci dimostrano che avrebbe potuto diventare uno scrittore o un pittore). Aveva quindi un mondo ideale ed emotivo, una sorta di paesaggio interiore. Da ragazzo, decise di farne un paesaggio sonoro - lo stesso fece, nella stessa epoca, Joaquin Rodrigo (per rimanere nell'ambito della hispanidad) - e scelse di farlo attraverso la chitarra. Da lì in poi, filtrò tutta la musica, di qualunque autore e di qualsivoglia epoca, non al vaglio di un giudizio storico-estetico sui contenuti delle opere da suonare (anche se, ovviamente, non scese mai al disotto di un certo livello qualitativo, compiendo anzi alcune audaci arrampicate come quella che lo portò alla Ciaccona), ma alla luce di un criterio - anzi di una serie di criteri - di compatibilità, di coerenza, o meglio ancora di identificazione (come nel caso della musica di Ponce) - tra le caratteristiche di paesaggio sonoro esistenti in potenza nelle pagine da suonare e il suo mondo, già costituito. Egli non fu un interprete - non hanno capito niente di lui quelli che gli rimproverano di non esserlo stato - ma un creatore che si servì della musica altrui per dar vita alla propria, fu un creatore per procura. I gesti sonori che forgiò per dar vita concreta al suo paesaggio sonoro non sono moltissimi: riducendoli in categorie (qui si apre il tema del possibile saggio da scrivere) non se ne elencano più di una dozzina. Ponce? E' tutto perfettamente coincidente con il paesaggio sonoro segoviano, e lo è al punto che, in certi passaggi, Segovia si appropria non solo del testo del compositore, ma lo modifica per esprimere la sua totale identificazione con il compositore (che vede e tratta come un fratello di sangue). Castelnuovo-Tedesco? E' compatibile fino a un certo punto. Allo stesso modo sono compatibili Tansman, Turina, Moreno-Torroba, Mompou, Manen, etc. Villa-Lobos? E' quasi tutto incompatibile: il suo mondo è primitivista, con la sua musica il paesaggio sonoro segoviano si intorbiderebbe nelle contrapposizioni del dramma, alle quali è alieno, perché è fondamentalmente lirico, non tragico. Non parliamo dei maestri tenebristi, da Frank Martin a Britten...portatori di ansia metafisica. E' già un miracolo che abbia suonato l'"Homenaje", e si vede che non lo amava, come non amava Falla...

     

    Da ragazzo, vedevo Segovia come interprete, e avevo molto da ridire sulla sua arte. Poi - non a caso, da quando ho appeso la chitarra al chiodo e ho virato verso la composizione - ho capito che si può "comporre", ossia "creare", anche suonando, al di là della propria funzione di interprete, e ho cominciato a studiare Segovia come artista, non più come interprete. Mi sono immerso nel suo mondo, lontanissimo dal mio, e alla fine - al di là di tutto il lavoro che il destino mi ha riservato nei riguardi delle sue carte - ho cercato di manifestare il mio riconoscimento del suo paesaggio sonoro in due composizioni, tra loro quasi opposte: da un lato, il "Retrato de Andrés Segovia" per orchestra d'archi, dall'altro il "Colloquio con Andrés Segovia" per chitarra sola.

     

    Secondo me, Segovia andrebbe studiato - e suo figlio Carlos Andrés, filosofo, ha dato una forte indicazione in tal senso - in un'area interdisciplinare in cui dovrebbero convergere l'estetica (filosofia dell'arte) e la musica, sia in senso storico che in senso analitico. In quest'ultima area, non è detto che io non scriva il saggio che ritengo si dovrebbe scrivere...

     

    dralig

  3. Riguardo al M°Gilardino, al quale rinnovo la mia stima (ma egli mi disistima!), sembra che lo si colpisca su un nervo scoperto, appena qualcuno osi citarlo.

     

    Si, La disistimo. No, non mi irrito se appena qualcuno osa citarmi. Dipende da chi è questo qualcuno, e da come mi cita: Lei, per esempio, mi dà fastidio citandomi, ma vedo che non c'è verso di farLa smettere. Sarebbe così bello, non ricorrere più nei Suoi pensieri e nei Suoi discorsi...

     

     

     

    Altra gente, di cui poi scrive solo per far circolare il proprio nome, che altrimenti rimarrebbe sconosciuto ai molti, ma la cosa più evidente è che non sa assolutamente di cosa parla...

     

     

    Nel periodo precedente, sono stato descritto come chi si irrita, toccato su un nervo scoperto, se appena qualcuno osa citarmi. Nel periodo successivo, vengo invece descritto come chi si affanna per "far circolare il proprio nome": mirabile esempio dell'equilibrata coerenza con cui i recensori delle riviste di chitarra osservano i fatti e le persone. Il mio nome rimarrebbe sconosciuto ai molti? Mi basterebbe che lo fosse a Lei e ai pari Suoi. Per "farlo circolare" non trovo altra via che quella di scrivere di "altra gente"? Scusi, se mi ha preso per scemo, perché mi stima tanto?

     

    Inoltre mi premeva dire che alcuni di coloro che 'voi' (citando il SuperSelvafiorita) chiamate 'avversa', rivolgendosi al palindromo maestro vercellese si firmano con rispetto, intercalare sconosciuto ai più e rivolto a senso unico nei confronti di chi non la pensa come voi.

     

    Notevole esempio di ermetismo in prosa, si libra altissimo sopra la grammatica e la sintassi, in attesa che qualche pio esegeta spieghi al volgo di questo forum che cosa diavolo vuol dire.

     

     

     

    Questa storia dei due pesi e delle due misure è il risultato di una aggressione di parte che mi risulta incomprensibile e che rende ormai impossibile ogni forma di collaborazione.....

     

     

    Collaborare con Lei? "Che mi prenda un colpo", direbbe John Wayne. Trattasi di citazione letteraria, non di invettiva personale.

     

     

    Un ultimo appunto e poi mi dileguo.

     

     

    Lei mi dà delle speranze...

     

     

    draliG appare pesantemente sponsorizzato e spalleggiato da tutte le riviste di nicchia (e questo va a suo merito!!),

     

     

    Si, è vero, ma non si accasci nello sconforto, scavi nel Suo intimo - lo stesso che Le ha dettato le nefandezze che ha scritto nei Suoi precedenti messaggi - e vedrà che riuscirà a trovare il modo di spiegare questa pesante sponsorizzazione e questo spalleggiamento nei miei riguardi, attribuendoli a qualcosa che non sia il valore intrinseco del mio lavoro: perseveri, ci dev'essere sotto qualche intrigo, qualche manovra, non solo a mio ingiusto favore, ma anche ai danni di qualcun altro. Se non lo scopre, lo inventi - come ha fatto finora - e poi scriva al forum...

     

     

     

     

    ragion per cui mi sembra che tutti speriate in qualcosa da parte sua, qualcosa che egli nella sua magnificenza sa che non vi potrà mai dare, per i più svariati motivi.....e in questo ha perfettamente ragione!!!

     

    Grande - ancorché involontario - riconoscimento: da un lato, sarei circondato di "accoliti", dall'altro indicato come chi non ha nessuna prebenda da distribuire. Il che vuol dire - inevitabilmente - che sono benvoluto. Le confermo: non dispongo di altro che delle mie capacità, e non ho nessuno al mio servizio. Gli amici e gli estimatori li filtro, e i candidati servi li mando a cercarsi un padrone altrove. In casa, amo la pulizia.

     

     

     

     

    So che peserete tutto ciò col bilancino del farmacista, ma ugualmente e cordialmente vi saluto e, soprattutto, vado a lavorare....

     

    Lo facciamo tutti, ogni giorno, e non lo scriviamo su un forum, come se chi ci legge stesse oziando.

     

    dralig

  4. Che strano, è la prima volta che vedo qualcuno implorare aiuto oltre oceano.

    Forse che questa è un'occasione veramente ghiotta?

     

    E' anche la prima volta che tenta di leggere un testo in inglese, lingua che evidentemente non conosce. Altrimenti avrebbe capito che, lungi dall'implorare aiuto, il messaggio lo offre: Matanya Ophee, come me, non sa come ci si comporta con le attribuzioni di autorship delle musiche, e io gli segnalo un'"occasione veramente ghiotta" (si, più ghiotta non si potrebbe) per imparare. Non vorrà mica che una lapide musicologica come quella dettata dal Suo illustre committente di recensioni venga letta solo in Italia? Le nostre glorie dobbiamo farle conoscere, non Le pare?

     

    dralig

     

    .....guardi che l'inglese lo leggo benissimo, non si preoccupi......

     

    Anche gli altri partecipanti al forum lo leggono benissimo, non si preoccupi.

     

    dralig

  5. Sinceramente non capisco.

     

    Se si tratta della questione relativa alla paternità di alcuni pezzi presenti nella edizione Bérben delle opere di Tàrrega a cura di Gangi - Carfagna - questione apparsa peraltro relativamente tardi nella discussione sul Manuale di Nuti e poi spostata ad altro thread, credo che sia abbastanza evidente il fatto che quei pezzi non sono di Tàrrega ma sono trascrizioni di pezzi o trascrizioni-elaborazioni di frammenti usati da Tàrrega, come ha sostenuto Angelo Gilardino, nell'insegnamento e che Tàrrega probabilmente non intendeva pubblicare a suo nome. Forse ha contribuito alla confusione il Metodo di Pascual Roch dove alcune di quelle cose sono state pubblicate senza dire chiaramente di chi fossero; o forse gli autori della pubblicazione Bérben hanno semplicemente inglobato in un unico volume materiale didattico di appartenenza a Tàrrega senza sentire il bisogno di specificare, caso per caso, se si trattasse di materiale originale o di frammenti utilizzati a scopo didattico. Nel caso dei Preludi, se non ricordo male, quella edizione separava i Preludi veri e propri da altre composizioni brevi, quasi abbozzi.

    Probabilmente oggi si farebbe diversamente, ma non vedo il motivo di usare questo fatto per gettare il discredito su una intera operazione editoriale e, tanto meno, soprattutto, sui suoi autori.

    Perché è poi altrettanto vero che quella è stata forse la prima pubblicazione completa delle opere di Tàrrega, avendo quindi anche una utilità pratica. Io stesso la ho usata, sia per me che con gli allievi.

     

     

    ....

     

    Caro Piero, ti concedo di aver scritto quello che hai scritto sopra senza aver letto bene la discussione. Sembrerebbe infatti, leggendo quello che scrivi, che qualcuno, preso da meschini furori, sia andato a rinvangare le zolle della qualità musicologica di un'edizione tarreghiana per "gettare discredito....sui suoi autori". Questo è falso. E' stato il signor Gasgas, in un suo messaggio, a insinuare che, nel complotto ordito contro quegli autori, fosse compresa anche la scelta di far passare sotto silenzio, in occasione del "centocinquantenario" tarreghiano, l'edizione Gangi-Carfagna. E non è bastato rispondergli che, su quell'infortunio musicologico, il silenzio era la risposta più caritatevole: si è giunti a sostenere che, una volta pubblicate da Gangi-Carfagna con il nome di Tárrega, certe musiche di altri autori, diventavano di Tárrega "a tutti gli effetti" (testuale) e che, per provare come il tema della Fantasia op. 7 di Sor fosse effettivamente di Sor, bisognava produrre la prova del carbonio sui manoscritti. Dov'eri, Piero? Dico, non come concertista o come docente, ma come cittadino, come uomo. E guarda che nessuno è partito da lì per gettare discredito sui maestri Gangi e Carfagna, anzi, ho fatto osservare come, nel lavoro di un musicologo, non sia affatto scandaloso e screditante commettere degli errori, dai quali nessuno è immune: lo scandalo non è, e non è mai stato, un'edizione sfortunata e fatta male, ma l'uso che ne viene fatto oggi, incolpando persone che di quell'edizione non parlerebbero mai, di volerla imbavagliare per negare i meriti dei suoi curatori.

     

     

     

     

    Ma il dispiacere da qualcuno espresso per l'insufficiente peso riservato dal Manuale di Nuti alla produzione di certi autori - da cui è partito il contendere - non poteva, chiedo, essere accolto come almeno comprensibile se non giustificabile (perché se un testo avesse, specularmente, riservato tale trattamento ad altri forse la cosa avrebbe un pochino dato fastidio, nonostante la faccenda dei criteri personali eccetera - è proprio così impossibile immaginarlo?)?

     

    ....

     

    Se fosse stata l'espressione del dispiacere, del disappunto, del disaccordo con le impostazioni metodologiche del libro di Nuti, o sul modo con cui le aveva realizzate nel suo trattato, nessuno avrebbe avuto nulla da ridire, anzi, la discussione sarebbe stata - e ancora potrebbe essere - ampia e proficua. Ma non si è trattato di dissenso sul piano stororiografico e culturale. Si è trattato invece - e mi meraviglia il fatto che tu sorvoli su tutto questo, definendolo "dispiacere" - di una serie di insinuazioni - riportate puntualmente nel messaggio di Fabio Selvafiorita - che nulla hanno di musicologico: sono laidi pettegolezzi. A quelli, e non contro il dissenso culturale, io ho risposto. Vedi, come facevo notare all'autore di un messaggio, il quale mi esortava a rimanere silenzioso, forte della mia situazione attuale, e a non impegnarmi in una polemica, io ho risposto quello che oggi rispondo a te: di fronte a certi comportamenti, non è il musicista che reagisce, è l'uomo, il cittadino, il membro di una comunità governata da leggi etiche e deontologiche. A me risulta impossibile celare la mia ripugnanza per i seminatori di sospetti e di calunnie: se tu hai un margine di tolleranza che ti permette di stare in silenzio di fronte alle loro insinuazioni nei confronti degli altri, sei diverso da me. Se qualcuno ti attaccasse insinuando che le tue scelte di repertorio non sono motivate dalla tua stima per gli autori che suoni, ma dalla loro appartenenza, in veste di accoliti, al tuo clan, io non starei in silenzio. E, qualora tu ti difendessi, non arriverei il giorno dopo nei panni decorativi del pacificatore a esortarti alla concordia.

     

     

    dralig

  6. Quello che scrivi è molto interessante; vorrei aggiungere un dettaglio che mi ha fatto impressione recentemente: suonando alcuni dei Preludios y Estudios di Segovia e alcune delle Canciones Populares (Bérben), mi è parso evidente che, come linguaggio strumentale, sono molto simili alle trascrizioni e revisioni di Segovia.

    Nel senso che, da una parte, le trascrizioni e revisioni di Segovia diventano dei veri e propri "pezzi per chitarra", di per sé non meno idiomatici di quelli che scriveva lo stesso Segovia per chitarra. E, d'altra parte, Segovia, anche nelle sue composizioni originali, non sacrificava l'idea musicale alla pura facilità esecutiva; con un gioco di parole si potrebbe dire che se le trascrizioni segoviane diventano "facili" come i suoi pezzi per chitarra, i suoi pezzi per chitarra sono "difficili" come le sue trascrizioni!

    In ogni caso un pensiero musicale e strumentale sempre chiaro e coerente.

     

    Si. Recentemente è saltato fuori a Montevideo il pezzo più ampio e articolato composto da Segovia, un "Fandango de la Madrugada" di impronta ponciana, che si può considerare il suo capolavoro. Contiene persino un accenno a un tema del "Concierto del Sur", tant'è vero che, sulle prime, di fronte a un manoscritto indiscubilmente vergato dalla mano di Segovia, ma anonimo e senza titolo, si era pensato - non solo da parte mia - a un brano sconosciuto di Ponce. Naturalmente, non mi sono azzardato nell'attribuzione e non ho fatto pubblicare il lavoro, in attesa di altre indicazioni, che infatti sono giunte: un manoscritto segoviano, meno rifinito e meno accurato di quello anonimo, però intitolato e firmato, ha sciolto i dubbi sull'identità del pezzo, che verrà pubblicato presto, insieme a un altro lavoro di minor consistenza musicale ma non meno ampio.

     

    dralig

  7. Che strano, è la prima volta che vedo qualcuno implorare aiuto oltre oceano.

    Forse che questa è un'occasione veramente ghiotta?

     

    E' anche la prima volta che tenta di leggere un testo in inglese, lingua che evidentemente non conosce. Altrimenti avrebbe capito che, lungi dall'implorare aiuto, il messaggio lo offre: Matanya Ophee, come me, non sa come ci si comporta con le attribuzioni di autorship delle musiche, e io gli segnalo un'"occasione veramente ghiotta" (si, più ghiotta non si potrebbe) per imparare. Non vorrà mica che una lapide musicologica come quella dettata dal Suo illustre committente di recensioni venga letta solo in Italia? Le nostre glorie dobbiamo farle conoscere, non Le pare?

     

    dralig

  8.  

    Pier Paolo Pasolini a Gian Luigi Rondi: "Sei così ipocrita che, quando l'ipocrisia ti avrà ucciso/sarai all'inferno, e ti crederai in Paradiso". Cito a memoria, Fabio, è un epigramma tratto, se ben ricordo, da "La religione del mio tempo".

    Immagino che Lei lo conosca. Sono sicuro che " i giovani che ci guardano" non sono stupidi.

     

    dralig

     

    ah

    ecco

    a proposito di dinosauri

    bell'esempio

    uno ha fatto la fine che ha fatto

    l'altro, 140 anni, è ancora direttore del festival del cinema

     

     

    Fabio, Lei è un giovane indisciplinato.

     

    dralig

  9. Mi scuso in anticipo per la lunghezza...

     

    Vorrei esprimere il disagio, che immagino condiviso da altri, per la piega che sta prendendo, forse indipendentemente dalla volontà iniziale dei partecipanti, questa discussione.

    .

     

    Il mio disagio è ben altro.

    Ciò che più sconcerta e deprime non è il loro sostenere delle ragioni, ma il vostro continuo e assordante silenzio sul merito delle questioni (come già si era verificato in altri 3d).

    Quella pazzerella della Fallaci sai cosa disse? " Vi sono momenti nella vita, in cui tacere è una colpa è parlare un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre. Per fare trionfare il male è sufficiente che le presunte forze del bene siano inoperose".

    Ora, a parte il contesto differente della dichiarazione della Fallaci, sconcerta leggere questo tuo intervento. Vedere che con tale superficialità si avvallano falsi.

    Ciò che fa male non sono tanto questi interventi che lasciano il tempo che trovano (ma non solo il tempo; anche gli spazi dove possono essere sostenute tali tesi non sono molti) ma è una posizione come la tua.

    Non c'è nulla secondo me che è possibile fare per andare nella direzione che indichi. Se realmente si è interessati ai "giovani che ci guardano" si cominci ad interagire con i "pochi" giovani che qui stanno partecipando. Può questa domanda di un giovane rimanere a lungo senza risposta in questo forum di professionisti? Parli di apertura e valorizzazione? Ma a chi? A cosa? Quali valori? Realmente è necessario spiegare cosa capirebbe un "giovane" dalla lettura di tutto ciò? Capirebbe che è meglio non invischiarsi in certi fatti, perchè fare ciò potrebbe compromettere qualche concertino nelle province laziali.

    Tutto il resto, il silenzio, è complicità (che spesso va di pari passo all'indiffferenza) con questo stato di cose.

    Chi legge cosa vuoi che creda? Che tra i chitarristi funziona allo stesso modo che tra gli avvocati, gli impiegati e i portieri di condominio. Se la cantano e se la suonano, con beata indifferenza per tutto ciò che riguarda la produzione e la ricerca, musicale e musicologica.

    Ma questo è un paese che va avanti così, grazie ai dinosauri ed è inevitabile pensare che questo stato di cose ce lo meritiamo soprattutto grazie a questo veltroniano silenzio.

     

    Pier Paolo Pasolini a Gian Luigi Rondi: "Sei così ipocrita che, quando l'ipocrisia ti avrà ucciso/sarai all'inferno, e ti crederai in Paradiso". Cito a memoria, Fabio, è un epigramma tratto, se ben ricordo, da "La religione del mio tempo".

    Immagino che Lei lo conosca. Sono sicuro che " i giovani che ci guardano" non sono stupidi.

     

    dralig

  10.  

    La mia è quindi un esortazione ai giovani a superare barriere e steccati culturali ormai obsoleti ma ancora ahimè così ben rappresentati da lei e a non aver paura di dimostrare il loro dissenso dalle sue posizioni. Dissenso che le assicuro è molto più ampio di quello che appare naturalmente in questo forum.

     

    Roberto Fabbri

     

    Non soltanto Le credo, ma mi auguro che il dissenso che la mia opera suscita presso i musicisti pronti ad accogliere le Sue esortazioni sia totale, franco, senza ripensamenti, imperituro. Mi imbarazzerebbe enormemente il loro consenso, e prego Iddio di aiutarmi nel mio fermo proposito di non meritare mai la loro approvazione: verrei sopraffatto dalla vergogna.

     

    dralig

  11. Il forum rappresenta l'agorà del XXI secolo, ma purtroppo a volte questa agorà si trasforma in uno stagno, dove le idee invece di rimbalzare l'una sull'altra e dare vita a qualcosa di nuovo, tendono a sedimentarsi a reitearsi in un assoluto immobilismo che non può che nuocere al nostro strumento.

     

    Così in questo stagno io mi diverto a gettare sassi, a smuovere le acque, naturalmente le "ranocchie" saltano e gracidano da tutte le parti e il "vecchio rospo" (l'unico che possiede la verità...) "pontifica"!

     

    Comunque questa agorà è pur sempre virtuale, purtroppo il mondo reale, cari Alessio ed Ermanno è ben altra cosa, e se ancora non ve ne siete resi conto spero che (nel vostro stesso interesse) lo facciate al più presto.

     

    Gli editori non stanno a braccia aperte ad aspettare nuovi lavori, i discografici non aspettano il cd che possa "risollevare" le vendite del loro catalogo, le riviste non fanno a gara ad intervistare i musicisti esordienti e tanto meno i festival ad invitarli e magari rischiare il successo di una manifestazione!

     

    Io almeno, e questo è un fatto incontrovertibile, ho dato spazio e voce a chi altrimenti difficilmente l'avrebbe avuta.

     

    Come? Attraverso i miei festival facendo suonare gli artisti emergenti, con la mia casa editrice pubblicando lavori di giovani musicisti, o attraverso la mia rivista parlando delle loro iniziative.

     

    Molti che leggono e sono iscritti in questo forum hanno beneficiato di tutto ciò, li invito quindi ad "esporsi" anche se consapevoli del "fuoco di fila" cui potrebbero essere sottoposti!

     

    Il resto sono solo chiacchiere...

     

    Roberto Fabbri

     

    P. S. Nella vita bisogna saper prendere posizioni, anche apertamente e non semplicemente inviando e-mail personali.

     

    Capito, ragazzi? Se vi ostinerete nel rifiutare il cartello "date a Tárrega anche quello che non è suo", e similari, per voi niente editori, niente case discografiche, niente festival: probabilmente, morirete di fame. "Esponetevi" sostenendo che la "Canzonetta" di Mendelssohn è un Preludio di Tárrega, perché così appare nell'edizione Gangi-Carfagna, e innanzi a voi si schiuderanno le porte del successo.

     

    dralig

  12. La ventilata trascrizione potrebbe assumere un valore interessante nel momento in cui venisse ricostruita come trascrizione segoviana, seguendone l'estetica e le peculiarità strumentali proprie del fu Maestro.

     

    Si tratterebbe, chiaramente, non di un falso storico o di un pedissequo tentativo di imitazione, quanto piuttosto di un pregevole rinvenimento borgesiano.

     

    Io mi sentirei - anche se non ho un progetto in tal senso - di scrivere un saggio sull'estetica segoviana per quanto si riferisce allo stile forgiato dal maestro nelle revisioni e nelle trascrizioni. Ho lavorato, nel confronto tra gli originali - sia quelli delle musiche scritte per lui da compositori non esperti nella tecnica della chitarra sia quelli delle musiche scritte per altri strumenti - e le sue elaborazioni, abbastanza da rendermi conto di quello che faceva - ed è constatazione facile - e del come e del perché lo faceva - e si tratta di una serie di constatazioni meno facili. Ad ogni modo,sono in grado di redigere un testo contenente una serie di osservazioni specifiche e dettagliate che, opportunamente osservate e studiate, possono condurre a una descrizione completa del modus operandi segoviano. In questo senso, posso anticipare un'osservazione: uno dei confronti più ricchi di rivelazioni è quello che si può svolgere esaminando le trascrizioni segoviane elaborate non sugli originali, ma sulle trascrizioni preesistenti. Ad esempio, Segovia trascrisse i pezzi di Albéniz adoperando, come testi-base, non gli originali per pianoforte, ma le trascrizioni di Tárrega, di Llobet e, nel caso della leggendaria "Asturias", di un allievo di Tárrega, Severino Garcia Fortea. Ebbene, gli interventi di Segovia su questi, che sono già testi chitarristici e non più pianistici, ci mostrano con chiarezza lampante "come e perché" egli forgiava certi passaggi in quel suo modo, quali erano le sue motivazioni e i suoi scopi, e la coerenza, davvero implacabile, con la quale li perseguiva.

     

    E' possibile, disponendo di questo tipo di conoscenza, "inventare" una trascrizione segoviana di un brano qual è la seconda delle Deux Arabesques di Debussy? E' un po' come domandarsi: il conoscere a fondo il contrappunto bachiano può abilitare a scrivere una Fuga degna del Kantor? Non credo che si possa rispondere in linea di principio.

    Si può provare. Non è detto che io non ci provi, e non è detto che, provandoci, non ci riesca...Si vedrà...Comunque, ci proverà anche Javier Ribas, che recentemente ha pubblicato audacissime trascrizioni di Albèniz.

     

    dralig

  13. Ciao Matanya, at the best of my knowledge, you are one of the most competent musicologists who devoted their searches to the guitar repertoire. Maybe that in your surfing of this forum you have missed a revelation -published yesterday - that will change the rules of musicology universally known and accepted so far. Thus, I take the freedom of leading you to this new Bible. In the thread devoted to Gianni Nuti's new Handbook of Guitar History, the discussion turned upon the fact that the Gangi-Carfagna edition of Tárrega's Complete Works included a good deal of pieces wrongly attributed to the Spanish guitarist-composer. It is a long list. Namely, Frédéric Zigante offered a short sample of these attributions: Gangi-Carfagna edition, published by Bèrben, includes in the book devoted to Tárrega's original Preludes the Trio of the "Canzonetta" by Mendelssohn, the theme of Sor's "Fantasia op. 7", a couple of passages from the Fugue BWV 1000 by Bach, etc. (really the list of the wrong attibutions included in the four volumes could be much longer, but mercifully Zigante restrained his list to these examples).

     

    Mr Roberto Fabbri, an Italian guitarist, historian and scholar, has published yesterday a messages where he claims - literally cut and pasted from his message:

     

    "Se un autore come Tarrega si serviva di "citazioni" da pezzi di altri compositori per la stesura dei suoi pezzi, cui poi dava un titolo, in quel momento questi pezzi divenivano suoi a tutti gli effetti.

    L'eventuale plagio è quindi "colpa" (se così si vuole chiamarla) solamente del compositore, non attribuibile a coloro che poi negli anni hanno pubblicato i suoi lasciti. "

     

    Faithfully translated: "If an author such as Tárrega used from pieces of other composers for writing his own pieces, to which he subsequently gave a title, in that moment those pieces became his own in every respect [yes, in every respect, the translation is literal]. The possible plagiarism is thus a guilt (if one wants to call it so) only of the composer, and it cannot be attributed to those who in the following years have published his inheritage".

     

    So, the editors who missed to recognize, in the "Tárrega Preludes", the works of other composers, and re-published them as Tárrega's original music, are musicologically faultless, and no blame should be given to them: musicologists have no responsibility of discovering plagiarisms, and making themselves aware of the fact that a piece has been written by Sor and falsely attributed to Tárrega does not fall within their duties. If so, which is the task of musicologists has not yet been revealed, but perhaps it will be in one of the next instalments of Mr Fabbri new musicology foundation.

     

    I guess that - as the musicologist who returned to its true author, François de Fossa, one of "Tárrega's original pieces" - you might be illuminated by such a revelation. If you do not feel richer after such a gift, move to Italy.

     

    Ciao.

     

    ag

  14.  

    Se si seguisse infatti il pensiero Gilardiniano della provenienza delle "idee musicali" credo che allora si dovrebbe riscrivere la metà della storia della musica, dovendo attribuire composizioni magari a più autori perchè ad esempio da battuta X a battuta Y tizio ha "copiato" da caio e poi da battuta Z a battuta W ha invece "citato" sempronio...

     

     

    Le segnalerò, Maestro Fabbri, i brani di Gilardino in cui compaiono temi di altri autori:

    -"Appaloosa": nell' ultimo movimento, "The riders in the sky", utilizza alcune battute tratte dal Preludio BWV 997 di Bach.

    -"Estrellas para Estarellas": nel terzo movimento -vado a memoria-, utilizza frammenti dalla Tarantella di Castelnuovo-Tedesco e da "Also Spracht Zarathustra" di Strauss.

    -Nelle "Variazioni sulla Follia", nell' ultima variazione utilizza il tema della Follia nella versione di Sor -quello dell' op. 15-.

    Ho escluso i temi della Fortuna di Dowland e un tema di Schumann che sono stati impiegati come elementi tematici di variazioni -rispettivamente, nelle "Variazioni sulla Fortuna" e nello studio 31 "Omaggio a Fernando Sor".

     

    Tutte queste citazioni sono segnate sulla partitura, e, specie nel primo e nel terzo brano dell' elenco, svolgono una funzione ben precisa, non dissimile da quella di "Come, heavy Sleep" del Nocturnal di Britten.

     

    No Vladimir, non si tratta della stessa cosa. Quelle di Tárrega non sono citazioni inserite nella sua musica. Sono brani interi, o sezioni di brani, di altri autori - la lista è lunga - che lui ha copiato di suo pugno e i cui manoscritti, trovati dopo la sua morte, sono stati pubblicati con il suo nome in luogo di quello dell'autore: sono risibili attribuzioni perpetrate da devoti e sprovveduti ammiratori del maestro, che ignoravano, della musica, qualunque cosa non avessero udito dalla mano di Tárrega. Non possiamo affermare che si trattasse di plagi deliberati, perché Tárrega non fece pubblicare questi pezzi, e di sicuro non pensava che altri l'avrebbe fatto attribuendogliene la paternità.

    Oggi, qualcuno sostiene che sono brani suoi a tutti gli effetti, e che i curatori delle edizioni moderne non hanno il dovere di mettere in chiaro chi ha effettivamente composto quei pezzi, capisci? Il Trio della Canzonetta di Mendelssohn, il tema delle Variazioni op. 7 di Sor, un paio di divertimenti dalla Fuga in La minore di Bach (mi fermo qui, l'elenco è molto lungo) - non brevi citazioni inserite in brani tarreghiani, ma pezzi interi pubblicati con il nome

    di Tárrega quale autore - sono opera sua, e non più di chi li ha scritti: questo lo afferma nell'anno 2009 a chiare lettere un musicista, musicologo, studioso, storico, e aggiunge a questa lapide il suo nome e cognome. Ti pare il caso di seguitare?

     

    dralig

  15. ma stando ancora sul piano del "a me sembra..." c'è poco di cui interessarmi.

     

     

    No, no!

    Non mi è sembrato che a pag .12 del volume dei preludi ci sia un pezzo in do maggiore presentato come Preludio n.11 di Tárrega e che invece io conosco come tema (seguito da variazioni) della Fantasia op.7 di Fernando Sor pubblicata da Pleyel a Parigi nel 1814. Era proprio lui...

     

    Secondo la nuova musicologia mercuriana, caro Frédéric, tutto ciò è irrilevante: si parte dall'assioma che quello che appare nell'edizione Gangi-Carfagna dell'opera di Tárrega è autentico. Se poi tu asserisci che il tema in questione è di Sor, sappi che l'edizione Pleyel del 1814

     

    - e tutte le successive, apparse prima della folgorante intuizione dei curatori tarreghiani - non significano nulla, se non consegni al signor Mercurio una prova al Carbonio con un manoscritto di Sor contenente il tema in questione. Lo stesso per la Fuga di Bach, per la Canzonetta di Mendelssohn e per la non breve lista dei tarregamenti. Da qualche anno, il nostro collega Javier Suarez Pajares , docente di musicologia all'Università Complutense di Madrid, ha dimostrato che Tárrega si servì, nella "Gran Jota", non soltanto del lavoro di Julián Arcas, ma anche, nell'introduzione, di un bel numero di misure scippate pari pari a José Viñas, cioè rubate da una sua composizione pubblicata nel 1863,

     

    cioè scritta quando Tárrega aveva

    dieci anni.

    dralig

     

    Siamo alla fantascienza!!!

     

    Se un autore come Tarrega si serviva di "citazioni" da pezzi di altri compositori per la stesura dei suoi pezzi, cui poi dava un titolo, in quel momento questi pezzi divenivano suoi a tutti gli effetti.

    L'eventuale plagio è quindi "colpa" (se così si vuole chiamarla) solamente del compositore, non attribuibile a coloro che poi negli anni hanno pubblicato i suoi lasciti.

     

     

     

    Roberto Fabbri

     

    Quello che Lei ha scritto in questo messaggio è la più ampia, totale, irrimediabile confessione pubblica della Sua reale statura di studioso e di musicista: non aggiungo una sillaba, ha fatto tutto Lei. E' un esempio senza precedenti di suicidio culturale. Poiché come persona - Dio La conservi - Lei sopravvive, riceva le mie più sentite condoglianze.

     

    dralig

  16. ma stando ancora sul piano del "a me sembra..." c'è poco di cui interessarmi.

     

     

    No, no!

    Non mi è sembrato che a pag .12 del volume dei preludi ci sia un pezzo in do maggiore presentato come Preludio n.11 di Tárrega e che invece io conosco come tema (seguito da variazioni) della Fantasia op.7 di Fernando Sor pubblicata da Pleyel a Parigi nel 1814. Era proprio lui...

     

    Secondo la nuova musicologia mercuriana, caro Frédéric, tutto ciò è irrilevante: si parte dall'assioma che quello che appare nell'edizione Gangi-Carfagna dell'opera di Tárrega è autentico. Se poi tu asserisci che il tema in questione è di Sor, sappi che l'edizione Pleyel del 1814 - e tutte le successive, apparse prima della folgorante intuizione dei curatori tarreghiani - non significano nulla, se non consegni al signor Mercurio una prova al Carbonio con un manoscritto di Sor contenente il tema in questione. Lo stesso per la Fuga di Bach, per la Canzonetta di Mendelssohn e per la non breve lista dei tarregamenti. Da qualche anno, il nostro collega Javier Suarez Pajares , docente di musicologia all'Università Complutense di Madrid, ha dimostrato che Tárrega si servì, nella "Gran Jota", non soltanto del lavoro di Julián Arcas, ma anche, nell'introduzione, di un bel numero di misure scippate pari pari a José Viñas, cioè rubate da una sua composizione pubblicata nel 1863, cioè scritta quando Tárrega aveva dieci anni. Ebbene, tale argomentazione non vale: ci vuole il Carbonio, come per la Santa Sindone.

     

    Sono le nuove frontiere della musicologia. A proposito, come fai a provare che sei effettivamente Frédéric Zigante? Se il signor Mercurio te lo contesta, quali sono i documenti che puoi produrre, visto che, per lui, le pubblicazioni datate non sono sufficienti?

     

    dralig

  17. Scusate ma chi vi dice che Tarrega stesso non usasse queste "citazioni" per farne preludi o studi per i suoi studenti, senza preoccuparsi di scriverne la provenienza, dal momento che non aveva intenzione di pubblicarli?

    Questi "frammenti" con tutta probabilità potrebbero quindi essere stati ricondotti dai suoi discepoli, all'opera del Maestro, nel momento in cui questi ultimi hanno deciso di dare alle stampe il materiale inedito Tarreghiano, senza stare a specificare appunto (come aveva fatto il loro maestro del resto) la loro provenienza.

     

    Caro Maestro Fabbri, celebro la Sua sopravvenienza nel territorio dei ragionamenti. Non solo io non dico che Tárrega non usasse queste citazioni per sé stesso e per i suoi allievi, ma lo affermo categoricamente: lo faceva di regola e d'abitudine. Esistono numerosi manoscritti tarreghiani - che ho esaminato personalmente presso il loro legittimo possessore, il maestro Melchor Rodriguez, titolare delle Ediciones Soneto di Madrid, che ha pubblicato l'opera integrale di Tárrega - contenenti musiche che il maestro ricopiava. Gli piaceva riscrivere di suo pugno tutto quello che suonava. Inoltre, come prova una sua lettera scritta all'allievo Daniel Fortea, in periodi di ristrettezze economiche, usava vendere i suoi manoscritti - anche di opere altrui - ai proprii allievi e seguaci, per campare: una dimostrazione della povertà davvero francescana nella quale visse. Se Le interessa, potrà trovare maggiori ragguagli su questo aspetto della "scrittura" musicale tarreghiana nel saggio che ho scritto per il centenario, di imminente pubblicazione nella rivista "Guitart". E' quindi non da ipotizzare, ma da asserire con certezza, che molta musica manoscritta da Tárrega non è stata da lui composta, ma solo ricopiata. Contro il rischio che questi manoscritti venissero stampati postumi dai suoi allievi, ammoniva severamente Domingo Prat, nella voce "Tárrega" del suo "Diccionario" del 1934: non fu ascoltatp, ma, ad esempio, lui aveva già avvertito che il "Tango" - armonicamente di una povertà indegna di Tárrega - era opera di Carlos Garcia Tolsa, come tale pubblicata (Habanera "Enriqueta") ben prima che apparisse, postumo, come originale di Tárrega.

     

    Orbene, ristampare acriticamente tutta questa paccottiglia attribuita a Tárrega non è stata un'operazione musicologicamente sensata, nemmano quarant'anni fa. E' stato un infortunio. Ogni autore e ogni studioso ha, nella sua storia, degli errori.

     

     

    Se così non fosse, il Maestro Gilardino come fa a sapere per certo che Tarrega non utilizzasse o facesse suonare questi brani? Forse perchè glielo ha detto lui stesso in...sogno?

     

    Come Le ho detto dianzi, io so per certo il contrario, e non per averlo sognato ma, più modestamente, per averlo appreso leggendo le lettere di Tárrega. Non parlo mai a vanvera e, anche se sono lungi dall'essere perfetto e infallibile, sono ostinatamente onesto.

     

    Comunque è chiaro che Tarrega non appartiene al novecento ma allora a questo punto è assolutamente da "rifare" il libro precedente...o quello invece va bene così? :?

     

    Lo domandi all'editore, avrà per certo una risposta. Io ho solo fatto osservare che Tárrega non è un autore del Novecento, anche se, per nove anni, ha trascinato la sua povera e tribolata esistenza nel secolo ventesimo.

     

    dralig

  18. sì sì bellissimo ma le fonti?? le prove?? su che ci basiamo su intuizioni da dimostrare su illazioni personali o su una ponderata ricerca in grado di dimostrare co un "falso" acune composizioni attribuite a Tarrega anche da M. Gange e C. Carfagna???

    Perchè se sono dei falsi sarebbe bello dimostrarlo e portare nuova luce tra noi chitarristi

     

    con stima Damiano Mercuri

     

     

    Nuova luce?

    Guardi che è tutto chiarissimo.

    Preludio n. 11: è il tema della Fantasia op.7 di Sor.

    Preludio n.17: è la sezione centrale della Canzonetta di Mendelssohn, Quartetto op 12 n.1, peraltro presente nel Vol. IV (trascrizioni) per intero.

    Preludio n. 14: sono due frammentini della fuga BWV 1001 di Bach.

    E ho citato solo tre casi più eclatanti…

     

     

    Fermiamoci qui...

     

    dralig

     

     

     

    Tutto il mondo chitarristico le suona come Tarrega ergo???

     

    Nemmeno per idea. Nessun chitarrista al mondo è stato così gonzo da eseguire o registrare un frammento della Fuga in La minore di Bach come Preludio di Tárrega.

     

    dralig

  19. Sarà certamente così; tuttavia mi pare che sarebbe una cosa simpatica ugualmente...comunque se ci sarà la trascrizione poi si potrà usare in vari modi.

     

    Non c'entra molto, ma questa la volevo raccontare, per dire che l'"ambiente" continua ad avere certe, diciamo, peculiarità:

     

    Questa estate ero in Spagna al Festival Herrero e mi hanno detto che se uno fa domanda di insegnamento di chitarra in un conservatorio spagnolo viene esaminato dai docenti di chitarra di quel conservatorio; e se ha la sventura di suonare con l'impostazione della mano destra somigliante a quella di Segovia (che è poi simile a quella di Tàrrega) il posto di lavoro non glielo danno di sicuro...per non dire che a casa Luthier di Barcelona una mia allieva chiese ingenuamente un disco di Segovia per sentirsi rispondere che non li tenevano prorpio...

     

    Hai ragione Piero, il piccolo mondo della chitarra è pieno di comportamenti miserabili. La categoria dei chitarristi è piccola, ininfluente, emarginata. Avrebbe tutto da guadagnare nel compattarsi intorno a pochi punti essenziali, dei quali potrebbe farsi forte, ma invece si spacca in una serie assurda di lotte interne: i capponi di Renzo Tramaglino...

     

    dralig

  20. [

     

    Ebbene, si parte proprio dall'assenza più o meno giustificata e giustificabile di Tarrega in questa nuova opera, per "rigirare la frittata" e andare a fare la critica ad un opera in quattro volumi, scritta quasi quarant'anni fa (quindi con le fonti reperibili all'epoca), che comunque anche con tutte le sue possibili manchevolezze, rimane il lavoro italiano più completo she esista sul chitarrista spagnolo.

     

    Roberto Fabbri

     

    .

     

    L'assenza di Tárrega in un libro di storia della chitarra dedicato al Novecento (come il suo titolo esplicitamente recita) può costituire una mancanza solo agli occhi di quegli storici che non conoscono le date di nascita e di morte degli autori di cui si occupano: per sua fortuna, Nuti non appartiene a questa eletta categoria.

     

    Il Trio della Canzonetta di Mendelssohn e la Fuga in La Minore di Bach, e le relative trascrizioni di Tárrega, nonché la Fantasia op. 7 di Sor, quarant'anni fa erano brani noti a chiunque avesse un minimo di conoscenza del repertorio: presentarli come Preludi originali di Tárrega è stato un infortunio che io mi sarei guardato bene dal ricordare oggi (non ho la vocazione a fare il Maramaldo), se qualcuno non avesse sinistramente sollevato il sospetto che tale edizione "musicologica" fosse stata messa volutamente in ombra da qualche complotto: e dopo le precisazioni di Zigante ho proposto di chiudere il capitolo della sfortunatamente indifendibile edizione.

     

    In fatto di completezza, ha ragione, la suddetta edizione non lascia proprio a desiderare. E' decisamente abbondante.

     

    dralig

  21. Guardando la partitura pianistica mi pare che si capisca come a Segovia possa essere venuta l'idea.

    Dall'inizio del pezzo con i due righi scritti entrambi inusualmente in chiave di violino, ad alcune situazioni armoniche che possono essere ben tradotte sulla chitarra, al fatto che probabilmente non c'è bisogno di cambiare "tonalità" - uso il termine improprio per farmi capire - ci sono diversi elementi che possono suggerire l'idea.

    Certo, in qualche punto del pezzo occorre sacrificare molto in una versione chitarristica; e questa può essere la considerazione che ha poi convinto Segovia a non continuare a proporre il pezzo.

    Debussy nel 1913 era ancora vivo e quindi nel proporlo il ventenne Segovia si paragonava con una punta della composizione contemporanea.

     

    Sarebbe simpatico che una nuova trascrizione di Arabesque figurasse come pezzo imposto, che so, al concorso Tàrrega, a testimonianza di un finale anche se tardivo riconsocimento da parte dei "tarreghiani"...

     

    Caro Piero, credo che la prospettiva storica sia profondamente mutata - dai tempi delle polemiche segoviane nei riguardi degli allievi di Tárrega. Come tu sai, Segovia era un uomo molto intelligente - a parte la sua genialità musicale - e capace di distinguere, anche se urtato nella sua suscettibilità - che era molto acuta - il caposcuola dai suoi stolidi seguaci: fu così che, tracciando netto il solco che lo separava da quei poveri di spirito, e dichiarando apertamente che si sentiva orgoglioso di non essere stato allievo di Tárrega (cioè, simile a loro), non si fece influenzare dalla loro ostilità, e seppe andare dritto alla musica di Tárrega: storicamente, il più potente alfiere dei pezzi di Tárrega fu infatti Segovia, non uno dei devoti del maestro valenciano. Segovia incise, in epoche diverse della sua carriera, ben undici composizioni tarreghiane e, di fronte al valore artistico di quelle registrazioni, e al contributo che esse hanno dato alla fama di Tárrega, quel che possono dire i superstiti del culto tarreghiano oggi - posto che ce ne siano - è del tutto irrilevante. Il riconoscimento di Segovia da parte dei tarreghiani di oggi assomiglierebbe a quello dei discendenti di Benedetto Croce alla memoria di Marcel Proust: nessuno saprebbe che cosa farsene.

     

    dralig

  22. nel quale potrai constatare - come ho fatto io - che il giovane Segovia si fece forte del pezzo debussiano, e della sua trascrizione del medesimo, non soltanto dinanzi agli ottusi allievi di Tárrega.

     

    Siamo nel 1913!

     

    dralig

     

    Dovrete perdonarmi per questo intervento, ma non condivido l'emozione. Quello che abbiamo qui è un annuncio giornale di un concerto che si svolgerà nel futuro prossimo, esta noche. Che non è una prova sufficiente che un tale concerto in realtà ha avuto luogo. Il treno avrebbe potuto deragliare dai ribelli marxisti marocchini, l'artista avrebbe potuto ammalato la sera prima, o più probabilmente, innamorato di una giovane donna a Barcellona, troppo lontano per fare il collegamento con la ferrovia, e di altri incidenti. Se non abbiamo informazioni che il concerto ha effettivamente succedere, e che l'artista ha effettivamente eseguire il programma annunciato, e non cambiare all'ultimo minuto, come i chitarristi, avendo preso loro idea da Segovia spesso, l'esistenza di questa trascrizione Debussy e / o il pezzo originale di Segovia stesso non sono altro che speculazioni divertente.

     

    Questo è il principio stesso, o se si vuole, le regole delle prove, che dobbiamo sempre prendere in considerazione nella ricerca storica. Il recente dibattito sulla presunta concerto Legnani-Paganini, per esempio.

     

    Hai ragione Matanya, non è una prova, ma prova sicuramente un fatto: che Segovia, nel 1913, aveva in mente il pezzo di Debussy. Aveva l'idea. Questo è certo. Qui si pensava, da parte di alcuni chitarristi: l'idea di Segovia, di trascrivere per chitarra la Deuxième Arabesque di Debussy potrebbe essere ripresa oggi, e realizzata come omaggio a Segovia (ricorre quest'anno il centesimo anniversario del suo esordio concertistico che, secondo i suoi biografi, ebbe luogo a Granada nel 1909)? Probabilmente, qualcuno l'ha già trascritta (Julio Gimeno segnala la trascrizione di un concertista svedese per chitarra a dieci corde), ma ecco che, nello stesso giorno, è venuta in mente a due chitarristi - che non si sono parlati tra di loro e che forse nemmeno si conoscono - la stessa domanda.

     

    In quanto a prove, io sono molto peggio di san Tommaso, il didimo. Però, se mi viene un'idea...Come tu ben sai, in questo mondo le idee stanno alla base di tutte le realizzazioni...

     

    dralig

  23.  

     

    sì sì bellissimo ma le fonti?? le prove?? su che ci basiamo su intuizioni da dimostrare su illazioni personali o su una ponderata ricerca in grado di dimostrare co un "falso" acune composizioni attribuite a Tarrega anche da M. Gange e C. Carfagna???

    Perchè se sono dei falsi sarebbe bello dimostrarlo e portare nuova luce tra noi chitarristi

     

    con stima Damiano Mercuri

     

    Nuova luce?

    Guardi che è tutto chiarissimo.

    Preludio n. 11: è il tema della Fantasia op.7 di Sor.

    Preludio n.17: è la sezione centrale della Canzonetta di Mendelssohn, Quartetto op 12 n.1, peraltro presente nel Vol. IV (trascrizioni) per intero.

    Preludio n. 14: sono due frammentini della fuga BWV 1001 di Bach.

    E ho citato solo tre casi più eclatanti…

     

    Fermiamoci qui...

     

    dralig

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